Sinodo dei giovani, non abbassare l’asticella della fede

di Luca Del Pozzo

In questi giorni che ci separano dal Sinodo dei giovani non ho potuto fare a meno di pensare che è oltremodo grottesco che proprio il beato Paolo VI, che sarà canonizzato il 14 ottobre nel bel mezzo del Sinodo, proprio lui rischia più di ogni altro di uscire con le ossa rotte, metaforicamente parlando s’intende, dai lavori sinodali. Le premesse, inutile girarci intorno, ci sono tutte. All’insegna dell’andazzo che oggi va per la maggiore, il gattopardismo alla rovescia: non cambiare nulla per cambiare tutto.

Il bersaglio grosso nella black list dei novatori, manco a dirlo, è l’Humanae Vitae. Ma siccome l’appetito vien mangiando, nel mirino sono finiti anche i rapporti pre-matrimoniali, l’aborto, la convivenza prima del matrimonio, e via smantellando. Compresa, tanto per non farsi mancare nulla, la famigerata gender theory. Leggere per credere il seguente passaggio dell’Instrumentun laboris del Sinodo:

Ci sono giovani cattolici che trovano negli insegnamenti della Chiesa (sulle questioni di morale sessuale, ndr) una fonte di gioia e che desiderano che essa «non solo continui ad attenervisi nonostante la loro impopolarità, ma che li proclami insegnandoli con maggiore profondità» (RP 5). Quelli che invece non li condividono, esprimono comunque il desiderio di continuare a far parte della Chiesa e domandano una maggiore chiarezza a riguardo. Di conseguenza, la RP chiede ai responsabili ecclesiali di «affrontare in maniera concreta argomenti controversi come l’omosessualità e le tematiche del gender, su cui i giovani già discutono con libertà e senza tabù» (RP 11).

A parte il fatto che sfugge il senso della domanda di una “maggiore chiarezza” da parte di quei giovani che non condividono la morale sessuale della Chiesa (se non la condividono hai voglia a spiegare…), il resto è fin troppo chiaro: dalla riunione presinodale (abbreviazione RP nel testo, ndr) che si è tenuta dal 19 al 24 marzo 2018, è emersa la richiesta che i responsabili ecclesiali affrontino in maniera “concreta” – anche qui, cioè?? – argomenti controversi come l’omosessualità e le tematiche del gender – occhio adesso che arriva il bello – “su cui i giovani già discutono con libertà e senza tabù”. Oibò. E che vuol dire quel “senza tabù” riferito al gender? Forse che il gender è un problema solo per certi adulti magari un po’ bigotti e ottusi che vedono fantasmi e complotti ovunque, financo nelle fiabe innocenti, ma non per i giovani? E in che senso non sarebbe un problema? Nel senso che per un giovane d’oggi non è più scontata l’equazione tra identità di genere e dato biologico senza che questo rappresenti, appunto, un problema? O non piuttosto questo è il messaggio che si vuole far passare, spinto da quegli ambienti, esterni ma anche interni alla Chiesa che lavorano per sdoganare anche la teoria del gender tanto quanto l’omosessualità? (e non fa una piega, essendo il gender una variante dell’omosessualismo 3.0).

In realtà, è tutta l’impalcatura dell’Instrumentum Laboris a mostrare più di una crepa, non solo per gli aspetti citati. Tanto che Charles Chaput, arcivescovo di Filadelfia, ha sentito il dovere di mettere in guardia i fedeli (e non solo) circa i limiti dell’Instrumentum Laboris pubblicando sulla prestigiosa rivista amercana First Things (e ripreso in Italia sul sito de Il Timone), un articolo ricevuto da un rispettato teologo nordamericano. Articolo che mette a fuoco, appunto, i limiti o meglio le “difficoltà teologiche” del lavoro preparatorio del Sinodo, soffermandosi in particolare su cinque punti critici.

Il primo riguarda la prospettiva naturalistica che pervade l’impianto dell’Instrumentum. Prospettiva che, in estrema sintesi, si traduce nel mettere l’accento in modo eccessivo sulla dimensione per così dire orizzontale delle varie problematiche toccate, tralasciando del tutto o quasi quella che dovrebbe essere invece la dimensione privilegiata, ossia quella verticale. Si ha insomma l’impressione, a detta del teologo a cui si rifà Chaput, che la Chiesa sia più interessata a creare “cittadini  responsabili” anzichè santi.

Altro punto critico, il modo in cui il documento pre-sinodale vede il ruolo della Chiesa, sostanzialmente un ruolo di semplice “ascolto” svilendone in tal modo l’autorità come se essa non possedesse la verità ma fosse solo una voce tra le altre nel dibattito pubblico. Col risultato che insegnanti e predicatori dovrebbero mettere da parte l’autorità per sostituirla, indovinate un po’, con il dialogo. Il che, sottolinea l’autore, pone un problema non solo teologico ma anche pastorale nella misura in cui i giovani hanno sì bisogno di qualcuno con cui parlare e che li sappia ascoltare, ma anche (e soprattutto) di guide, il che implica e richiede confrontarsi con l’autorità. In famiglia, in primis, ma anche altrove. Aperta parentesi.

Ci sarebbe molto da dire su questo aspetto, che tocca da vicino uno dei cavalli di battaglia della rivolta sessantottina, a causa della quale con l’acqua sporca è stato buttato anche il bambino. Checchè se ne dica, il frutto forse più marcio del sessantotto è stato proprio il rifiuto del principio di autorità, che ha minato fin dalle fondamenta i due capisaldi della società, la famiglia, appunto, e la scuola (oltre alle istituzioni e alla stessa Chiesa). Rivolta su cui, è bene ricordarlo a scanso di equivoci e per amor di verità (che viene prima di tutto il resto), non poca responsabilità ebbero anche certe esperienze sedicenti cattoliche, ad esempio in campo educativo. Prima fra tutte quella di Don Lorenzo Milani. L’ho già scritto altrove e lo riscrivo qui: con buona pace del priore di Barbiana, l’obbedienza è ancora una virtù. Ed è anzi l’unico, vero antidoto alla dittatura dell’Io e delle sue voglie, per dirla con Benedetto XVI. Non solo. Anche da un punto di vista squisitamente didattico, è tutto da dimostrare che la scuola di Barbiana sia stata un esperimento educativo di successo. Perché se è vero che la scuola  di Don Milani non era per niente facile o poco esigente (grosso modo l’esatto opposto della scuola pubblica statale egemonizzata dalla sinistra che ha progressivamente spinto verso il basso l’asticella della formazione), è altrettanto vero che al pari dell’impostazione pedagogica della sinistra, la scuola di Don Milani era inficiata da una visione egualitaria – qui intesa come un “diritto” di tutti all’istruzione – che oltre ad essere, se possibile, più borghese che cristiana (e non sembri una contraddizione: è una costante della storia che le rivoluzioni siano sorte dall’alto e non dal basso), ha rappresentato di fatto un colpo micidiale alla meritocrazia.

Colpo micidiale, sia detto sempre ad onor del vero, per altro in aperto contrasto con lo spirito della Costituzione più bella del mondo la quale, spesso lo si dimentica, all’art. 34 recita: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Più chiaro di così si muore: hanno diritto di andare avanti negli studi i capaci e i meritevoli, non tutti. Nell’ovvio presupposto (ovvio per chi, come i padri costituenti, abbia una visione delle cose improntata al principio di realtà) che nella scuola, come in tutti gli ambiti della vita, esistono gli incapaci (che non è un insulto bensì la semplice presa d’atto di una non-capacità di fare delle cose. Io ad esempio non so dipingere né cucinare né ballare né tanto altro) e chi non merita di andare avanti. Tra l’altro, si potrebbe far notare en passant che anche in questo caso è scattata implacabile, come per tutto ciò che è ideologico, la dura legge dell’eterogenesi dei fini di vichiana memoria. Perché questa visione della scuola ha finito per innescare una dinamica sociale fortemente penalizzante e discriminatoria tale per cui se non sei diplomato/laureato non vali un fico secco. Il che è oltremodo paradossale, se si pensa che la spinta verso un allargamento della sfera dei diritti è venuta, appunto, da quella sinistra che da sempre ha fatto della difesa dei più deboli il suo cavallo di battaglia. E a proposito del dialogo, mai come ora tutti coloro che a vario titolo (stra)parlano del dialogo ogni due per tre come se esso fosse il fine e non un mezzo, farebbero bene a rileggersi l’enciclica Ecclesiam suam del beato Paolo VI (sì, ancora lui), laddove papa Montini con con quella raffinatezza intellettuale che lo contraddistingueva parla del dialogo come dello “sforzo di avvicinare il mondo, nel quale la Provvidenza Ci ha destinati a vivere, con ogni riverenza, con ogni premura, con ogni amore, per comprenderlo, per offrirgli i doni di verità e di grazia di cui Cristo Ci ha resi depositari, per comunicargli la nostra meravigliosa sorte di Redenzione e di speranza.” Altro che mutuo scambio di vedute, altro che semplice dibattito dove puntualmente ognuno resta della sua opinione; Paolo VI, nel solco della migliore tradizione ecclesiale, intendeva il dialogo come via, mezzo, strumento di evangelizzazione, nella piena consapevolezza che la Chiesa, ieri come oggi come domani, è depositaria non, appunto, di un’opinione ma della Verità. Un concetto riaffermato in quel libro di intatta bellezza intitolato (forse non a caso) “Dialoghi con Paolo VI”, dello studioso e amico Jean Guitton, dove a un certo punto Paolo VI dice: “Questo comune amore della verità è l’unica ragion d’essere del dialogo serio di cui parlo, che è molto diverso dai dialoghi mondani, dove si cerca solo di sembrare spiritosi, o, se si è furbi, di far credere che altri lo sono, come dice (credo), La Bruyeère.” Si applichi ora questo approccio al rapporto tra genitori e figli, e si vedrà chiara la distanza siderale tra il dialogare con i figli come lo intende il mondo e il dialogare alla luce della fede. Chiusa parentesi.

Terzo aspetto problematico dell’Instrumentum Laboris, una visione riduttiva dell’uomo, un’antropologia monca, che vede l’uomo tutto intelletto e desiderio o ragione e affettività, dimenticando che l’uomo  – secondo l’antropologia più genuina – è unione di intelletto e volontà, senza la quale ogni possibilità di vita morale è esclusa.

Quarto: la vocazione. Anche qui, lo studio evidenzia un limite grossolano nella misura in cui sembra proporre una concezione “relativistica” della vocazione, senza ribadire che al di là e a prescindere dalla chiamata particolare di ciascuno, solo in Dio l’uomo può essere felice.

Quinto, e ultimo: il documento pre-sinodale sembra essere viziato da un certo sentimentalismo che cancella di fatto la Croce dalla vita dei giovani. Come se, appunto, solo una vita senza sofferenza può rendere l’uomo felice (il che rispecchia la posizione alquanto morbida di certi circoli ecclesiali nei confronti, ad esempio, dell’eutanasia).

Questi, in sintesi, i punti più problematici dell’Instrumentum Laboris, evidenziati dall’articolo da cui siamo partiti. Ma non gli unici, che anzi c’è molto altro di cui preoccuparsi, a partire dalla falsa dicotomia tra verità e libertà. Siamo insomma ben lontani dal modo in cui S. Giovanni parlava ai giovani nella sua prima lettera. E c’è solo da sperare che, come già accaduto in occasione del sinodo sulla famiglia, non ci si avventuri in improbabili riletture della dottrina cattolica che anziché rilanciare la sfida della fede aiutando i giovani ad innalzarsi alla statura del Vangelo, si risolvessero in un abbassamento dell’asticella alla statura della loro fede. Sarebbe il modo migliore per perderli. I giovani di minestrine annacquate non sanno cosa farsene. Chi ha orecchie per intendere, intenda.

 

 

75 pensieri su “Sinodo dei giovani, non abbassare l’asticella della fede

  1. Francesco Paolo Vatti

    Come già per il Sinodo sulla Famiglia, mi troverò a sperare (inutilmente) che il Papa lasci cadere quanto verrà detto…. Che tristezza!
    Quo usque tandem?

  2. https://www.lifesitenews.com//news/cardinal-were-not-removing-lgbt-youth-from-synod-working-document


    Cardinal Lorenzo Baldisseri, the official responsible for organizing the upcoming Vatican Youth Synod, has said he will not remove the acronym “LGBT youth,” from the Synod’s working document, even though the youth didn’t ask for it to be included. The cardinal, however, has claimed that they did.
    […]
    Today, we told Cardinal Baldisseri that we had looked back at the final document of the pre-synodal meeting with youth in March, and the acronym “LGBT” doesn’t appear anywhere.

    “It’s not there?” Baldisseri replied. “No,” we said.

    This correspondent therefore asked Cardinal Baldisseri if he would consider removing the phrase “LGBT youth” from the Instrumentum Laboris to avoid it being inserted into the final document, and becoming part of the Magisterium of the Church.
    […]
    “Look, I am not removing anything,” Cardinal Baldisseri retorted this morning. “The Synod Fathers will discuss it article by article. All the texts, even the loftiest in the world, will be discussed.”

    The passage in question, contained in paragraph 197 of the Instrumentum Laboris, reads:

    “Some LGBT youth, through various contributions that came to the Secretariat of the Synod, wish to “benefit from a greater closeness” and experience greater care on the part of the Church, while some ECs [Episcopal Conferences] ask what to propose “to young people who instead of forming a heterosexual couple decide to form a homosexual couple and, above all, wish to be close to the Church.”

    The Holy See has never used the acronym “LGBT” in a Vatican document.

    In compenso, un gruppo cospicuo di giovani ha proposto, nei lavori preliminari, richieste esplicite su cosa vorrebbe si discutesse, e sono stati ignorati:

    https://www.aldomariavalli.it/2018/03/31/sinodo-dei-giovani-quelle-voci-ignorate/

    Il Sinodo che si sta per aprire è taroccato come e peggio di quello del 2014/2015, anche perché nel frattempo sono diventati sfacciati. I rivoluzionari fanno sempre i democratici, ma non fanno altro che nascondersi dietro le presunte volontà del popolo per imporre la propria agenda.

    1. Francesco Paolo Vatti

      Tristissimo darle ragione (niente di personale…)! Dove dovremo arrivare perché si torni al messaggio evangelico?

    2. Francesco Paolo Vatti

      Peraltro, le richieste di cui si parla negli articoli appaiono un filo schizofreniche….

  3. Astore da Cerquapalmata

    Commento che vale anche per il post precedente.
    Custodire la FEDE è innanzi tutto compito dei Pastori.
    I fedeli devono pregare, ma se il lupo entra nell’OVILE, la colpa è dei Pastori che non hanno vigilato.
    Gesù, che è la PORTA dell’Ovile, ha detto che è via, verità e vita, e i Pastori sono proprio quelli che devono vigilare sulla via MORALE, sulla verità della FEDE e sulla vita dei SACRAMENTI.
    Il demonio entra nell’Ovile quando i Pastori pretendono di CAMBIARE la morale, di CORREGGERE gli articoli della Fede e di SMINUIRE i Sacramenti, e soprattutto la Comunione, offrendola senza discernimento a chi non ne sa discernere il valore.
    L’UNITA’ della Chiesa si fa attorno alla FEDE e ciò che ne è conseguenza: la Morale e i Sacramenti.
    Che in questo sinodo l’asticella della fede non deve essere abbassata è essenziale: se si abbassa non è più fede.

    1. Francesco Paolo Vatti

      Purtroppo temo che succederà…. Ogni volta che leggo da qualche parte la parola sinodo, mi viene il mal di pancia!

      1. vale

        @vatti e @astore

        beh, che la Fede sia in caduta libera, non è una novità.

        Non credo che tale sinodo proporrà qualcosa di rilevante, se non il passaggio dall’ospedale da campo alla camera mortuaria.

        da “il foglio” di oggi, pag.1 riprende una intervista al cardinale Eijk,Arcivescovo di Utrecht su ” de gelderlander”:

        titolo: ” L’ultimo cardinale- di 280 chiese,ne salverò una decina- l’annuncio chock di Eijk o la fine del cristianesimo in Olanda”di g. meotti

        la cattedrale di S.Caterina a utrecht è in procinto di essere chiusa.

        “…..mi piacerebbe molto far tornare gli olandesi a credere, tutta la cultura è contro di noi. ogni volta che devo prendere la decisione di chiudere una chiesa mi si lacera l’anima, ma non posso far altrimenti….. nel 2028 quando avrò 75 anni e dovrò consegnare le dimissioni al Papa, resteranno 8 o 10 chiese ( in olanda,nota mia)( e nn consola che i protestanti siano messi peggio).
        Secondo l’agenzia nazionale per il patrimonio culturale,tra il 1975 ed il 2011 ( per cui ,aggiungo io , non sarà mica tutta colpa di Eijk arcivescovo di utrecht dal 2007) non meno di 1340 chiese sono state chiuse, più di mille hanno avuto un nuovo utilizzo,300 sono state demolite.

        quando Wojtyla passò da utrecht,un gruppo di giovani imbrigliò con delle corde la statua di S: Villobrordo,il patrono cattolico dei Pesi Bassi,per tirarla giù dal piedistallo.

        Non avrebbe mai immaginato che 30anni dopo,senza neppure colpo ferire, l’arcivescovo avrebbe chiuso quasi tutte le chiese”.

        eh,la novelle vague della pastorale….

  4. pietro

    condivido al 100% l’analisi sul ’68 e la sua guerra al principio d’autorità. per il resto che fare? siamo bloccati dal famoso (?!) “chi sono io per giuducare?”. Ma perchè insisto ancora nel restare cattolico?

    1. alessandra

      si davvero pietro non vale la pena lottare superare dubbi e nefandezze, delitti e ingiusti castighi come tanti cattolici hanno fatto per secoli verso la chiesa, ma meglio come Caifa essere ben sicuri di se stessi fa bene quando i confronti ci chiamano a asticelle ALTE e non a risposte solo tradizionali e molto piene di “bisogni”.
      la vita ama , si coordina nella complessità , non solo nelle formule
      l’entanglement è un’avvicinarsi timido e commosso a Dio, alla sua onniscienza cooperante.

    2. @Pietro, prendiamola come domanda provocatoria, perché diversamente, se seriamente te lo domandi, probabilmente è più coerente decidere di non restare…

      1. Francesco Paolo Vatti

        Bariom, però questo modo di operare della Chiesa di oggi qualche dubbio te lo fa venire, purtroppo!

        1. Sarà, ma a me non viene nessun dubbio sull’abbandonare la Chiesa Cattolica, attraverso la quale ho avuto il Dono della Fede.

          E dove dovrei andare?
          Oppure mi dovrei fare la mia chiesupola?

          Il “modo di operare di oggi” di una parte della Chiesa (non *della Chiesa*), non può convincermi che sia bene ciò che è male o vero ciò che non lo è, e per quanto in alto possa porsi il vertice dell’eventuale inganno, non sono tenuto, per esempio, ad insegnare ai miei figli che “gay è bello”, o che la loro sessualità è “cosa loro” e che la loro identità sessuale è opinabile… (ci sono tante altre cose fondamentali da insegnare, ma il tema adesso è questo).

          Qui non si addice il vecchio adagio “il pesce inizia a puzzare dalla testa”, perché la testa di questo Corpo è Cristo!

          Trovo che il passaggio:

          “Ci sono giovani cattolici che trovano negli insegnamenti della Chiesa (sulle questioni di morale sessuale, ndr) una fonte di gioia e che desiderano che essa «non solo continui ad attenervisi nonostante la loro impopolarità, ma che li proclami insegnandoli con maggiore profondità» (RP 5). Quelli che invece non li condividono, esprimono comunque il desiderio di continuare a far parte della Chiesa e domandano una maggiore chiarezza a riguardo.

          Si presenti come un trabocchetto logico, un vero sofisma…

          Tralasciamo l’uso dei termini “maggior chiarezza” o “tabù” che suggeriscono visioni poco chiare o ottuse, qui non si tratta di considerare cosa pensino gli uni o gli altri.
          I primi trovano negli insegnamenti della Chiesa “una fonte di gioia” e perché? Perché così gli “piace” o perché così è? E così è perché è Verità o perché sono “masochisti”, visto che è una gioia quella di cui parliamo, che richiede sacrificio per essere raggiunta e gustata.

          I secondi “non li condividono” (??). Cioè non sono d’accordo? Non condividono gli stessi valori? Loro sono per il NON mi piace?
          O il problema è di nuovo il sacrificio e la fatica? (che può essere anche solo una scelta di campo di fronte al mondo).

          Quindi stiamo parlando di idee “opinabili”, idee che valevano ieri, ma non più oggi (non dimentichiamo qual è l’oggetto di tali “idee”… è il concetto antropologico dell’Uomo, è il concetto primordiale di Bene e Male).

          Il dubbio che poi da tanto mi attanaglia è: perché difronte all’incapacità di comprendere, accettare, vivere (con tutti i limiti possibili), gli insegnamenti della Chiesa, io devo ostinarmi a chiedere e spesso pretendere, che la Chiesa cambi o cambi ciò che insegna, a mio favore?
          Che vantaggio c’è, oggi come oggi, per un giovane, voler rimanere a tutti i costi nella Chiesa?
          In realtà poi nessuno caccia nessuno… quindi il problema è più del tipo rimanere nella Chiesa accettato e gratificato, non giudicato (per ciò che faccio), indipendentemente da chi scelgo di essere…

          Perché dico “di essere”? Perché sebbene il mio essere profondo, non può coincidere con il mio peccato (cioè io non sono il mio peccato), però io scelgo di chi *essere* Figlio.
          Perché possiamo avere una sola figliolanza… o siamo Figli di Dio, o siamo …altro.

          E le condizioni per essere Figli di Dio, beh, sono scritte nella Bibbia sin da prima dei Vangeli. Quindi a meno che non si voglia metter meno ad una completa riscrittura…

            1. Ma dai Francesco… ha dubbi su Gesù Cristo?

              Recitando il Credo ti sorge qualche dubbio??

              Va bene le battutine a effetto, ma qui parliamo di questioni serie…

              1. Francesco Paolo Vatti

                Bariom, avere dubbi non significa necessariamente risolverli in maniera negativa (e infatti non è il mio caso). Come dicevo a mia figlia qualche giorno fa, avere dubbi può anche servire a rafforzarsi, perché fa sì che si esaminino le ragioni della Fede.
                Tuttavia, se ci è stato detto che non prevalebunt e vediamo delle cose che sembrano andare in direzione opposta, credo sia umano (altrimenti andrò a confessarmi) avere un momento in cui dire: “Ma non sarà che è tutto sbagliato?”. Però, poi, si deve tenere presente che il tempo ha un valore diverso per noi e per il buon Dio e quindi si riprende a sperare.

                1. Thelonious

                  @Francesco: avere fede significa anche non cedere, appunto, quando la barca SEMBRA (sembra !) affondare. Non ci è stata promessa né la vita comoda né l’evidenza della vittoria di Cristo mentre siamo nel mondo. Aderire a Cristo significa anche aderire alla Sua croce e alla Sua morte, per poi arrivare alla gloria della resurrezione. La glorificazione di Cristo è passato dalla vera sofferenza e dalla vera morte, attendendo ai disegni del Padre.
                  Se non riusciamo ad accettare questo significa che, ultimamente, ragioniamo come Pietro quando rimprovera Gesù, perché l’intento di Cristo non coincide con il pensiero di Pietro (pur se animato da affetto sincero e da buone intenzioni).

                  1. Francesco Paolo Vatti

                    Grazie per la risposta e per il contenuto, che è comunque di grande aiuto! Purtroppo, se Pietro ha vacillato, difficile che non lo faccia io! Detto questo, è un dubbio che avevo già risolto positivamente (anche a me viene in testa la domanda: “Signore, dove andremo?”), ma è bello ricevere tanti aiuti, grazie!

              2. Antonio

                Ma infatti, Francesco, è proprio così. Se Cristo ci ha detto che l’inferno non prevarrà sulla Chiesa, è proprio perché si arriverà ad un punto dove, a viste meramente “umane”, sembrerà l’esatto contrario, sembrerà cioè che le porte dell’inferno abbiano prevalso.

                Ma è proprio quando “tutto sembrerà perduto” che dovremo ricordarci della promessa di Gesù.

                1. Ma è proprio quando “tutto sembrerà perduto” che dovremo ricordarci della promessa di Gesù.

                  Infatti anche la Beata Vergine Maria ha detto a Fatima: “Quando tutto sembra essere perduto ed il male sembra trionfare, allora verrà il Mio tempo”. È chiaro che la prova a cui siamo sottoposti è questa: perseverare anche quando tutto sembrerà perduto.

                  1. Antonio

                    Esattamente Fabrizio. Il piccolo segno che la Beata Vergine veglia sulla Chiesa è il fatto che sempre più persone si stiano svegliando, anche ex bergogliani incalliti come il sottoscritto.

                  2. Antonio

                    P.s: hai fatto bene a ricordare le parole della Vergine a Fatima. Infatti avevo messo il “quando tutto sembrerà perduto” tra virgolette proprio perché stavo citando la nostra Mamma Celeste. 😉

        2. Thelonious

          Mai andare fuori dalla Chiesa ! Ma state scherzando?
          Credete con questo zelo amaro di dar gloria a Dio? Tutto il contrario !
          Chi ve li darebbe i sacramenti? Ve li date da soli nella vostra “Chiesa dei Perfetti”?

    3. Thelonious

      @pietro: “Ma perchè insisto ancora nel restare cattolico?” e cosa vorresti diventare?

      La vera questione é: cerco la Verità (e in questo caso la trovo nella Chiesa Cattolica, pur con tutti i limiti dei suoi membri) oppure cerco un posto che soddisfa i miei gusti e dove i miei compagni siano corrispondenti a quello che mi aspetto?

  5. Stefania

    Perché noi seguiamo Gesù Cristo, e non dobbiamo staccare lo sguardo da Lui, Via, Verità, Vita

  6. Barbara

    Sarà…ma è un po’ svilente leggere di una Chiesa in crisi di identità che si aggrappa ad idee di altri (…) e svende le proprie!
    Non mi piace questo tacciare di essere “tradizionalisti” quelli che richiamano alla coerenza con la Verità annunciata…
    Perché, ovviamente, ci sono questioni opinabili e altre Eterne!
    Dunque : ok essere consapevoli del tempo che stiamo vivendo (qualcosina e’cambiato in 2000 anni…), ma svendere alcuni aspetti salvifici della ns Fede e’ assolutamente aberrante (oltre che diabolico…). Perché, scusate, non e’ forse in gioco la Salvezza di molti giovani? E cosa passiamo alle nuove generazioni? Una Fede annacquata, impoverita di quanto possa urtare la sensibilità di chi non sa neppure cosa voglia dire: sacrificio, obbedienza, lotta? Ma la vita non e’ solo rose e fiori (per non dire gender e famiglie arcobaleno…)… E se non prepariamo i ns figli anche agli insuccessi e alle difficoltà (a cui anche chi crede va incontro inevitabilmente…) non vi sembra che stiamo mentendo? A noi stessi e a Dio.
    Il “giovane cristiano” che sembrerebbe voler sfornare questo sinodo, non pare forse un nuovo S. Pietro (…prima della seconda conversione) che, guardando solo alla questioni terrene, non poteva nella sua mente accettare un Salvatore “umanamente perdente”? Ma la ns Fede non e’forse quella che ci ha annunciato la Gioia Vera, quella che può anche non far tendenza, che non raccoglie solo”like” e passa anche per la croce?
    Se la Chiesa “moderna” si ostina ad autocensurare “dei pezzi” dell’Annuncio, siamo messi male…
    Preghiamo il Signore perché ci illumini. Tutti.

    1. Lo stesso problema, visto da una prospettiva diversa:

      http://www.lanuovabq.it/it/i-cattocinema-senza-giudizio-sedotti-dal-film-pederasta

      Non c’è solo il caso dei salesiani di Rivoli. A proiettare l’inno alla pederastia Chiamami col tuo nome anche cinema cattolici sparsi per tutt’Italia e riviste di movimenti: dai Focolarini agli orionini fino all’Antoniano. “Colpa di una mancanza di giudizio sul bene e il male in cui sono immersi certi ambienti cattolici. Il più delle volte per sudditanza culturale e senso di inadeguatezza di fronte al mondo”. La parola al cineasta Fumagalli.

      […]

      Qui entra in gioco un curioso fenomeno di assimilazione e di sudditanza culturale al mondo che non è in grado di opporsi con originalità di fronte a tutto quello che passa il convento.

      “Si tratta di una linea culturale che tende ad accettare tutto – spiega alla Nuova BQ il professor Armando Fumagalli (foto), docente alla Cattolica di semiotica -. Nel mondo cattolico è diffusa l’idea di vedere tutto e di confrontarsi su tutto, non tendendo conto però che proiettare un film del genere in una sala della comunità significa di fatto promuoverlo implicitamente, perché viene percepita – magari senza volerlo – per forza di cose una valutazione sostanzialmente positiva”.

      Anche questo è un problema che viene da lontano, che abbiamo erroneamente tollerato, e oggi si vedono le conseguenze. Erano i primi anni ’80 e ricordo benissimo i titoli proiettati da un cinema parrocchiale davanti al quale passavo ogni giorno di ritorno a casa da scuola. Rispetto a quello che succede ora era roba all’acqua di rose, ma relativamente a quei tempi abbassavano certamente l’asticella, per usare il termine dell’articolo che stiamo commentando. C’era chi si lamentava: i soliti pochi rompiscatole, che venivano bollati come bacchettoni e ignoranti dai piccoli manipoli di novatores ignoranti e saccenti che avevano preso il potere nei consigli parrocchiali, dinnanzi ad una massa di pecoroni che molto probabilmente non era d’accordo, ma che se ne stava zitta (qualcuno ti veniva a dire che avevi ragione, ma solo in privato, eh, per non esporsi troppo).

      Queste sono le conseguenze a trent’anni di distanza.

      1. Francesco Paolo Vatti

        A proposito di film su questi soggetti, mi permetto di segnalare questa petizione: https://www.sosragazzi.net/petizione-lucia-borgonzoni/?origine=DN-pjgx-xgoc-lofy .
        Molto dipende anche da come si proietta un film: nella parrocchia che frequentavo io c’erano alcuni film che venivano proiettati ad accesso libero e altri che prevedevano un abbonamento e una discussione. I secondi erano più controversi dei primi, ma la discussione ne permetteva un giudizio chiaro.

  7. catherine

    segnalo “Cattolici su Marte” di Aldo Maria Valli, una “visone d’insieme” che, se fossi più agguerrita farei leggere a tutti i parroci… buona giornata, saldi nella Fede

  8. cinzia

    Condivido pienamente quanto detto da Luca Del Pozzo e mi permetto di suggerire un altro intervento di Aldo Maria Valli

    https://www.aldomariavalli.it/2018/09/26/sinodo-sui-giovani-dietro-le-quinte-linsoddisfazione-di-chi-non-si-sente-rappresentato/

    I giovani hanno bisogno di Verità. Anche quelli che sono corrotti dal mondo ma che comunque sono alla ricerca di qualcosa di più, anzi forse soprattutto loro!
    Forse non è un caso che la maggior parte delle vocazioni sono nella chiesa “tradizionale”, quella della Messa in latino e del Catechismo di San Pio X

      1. Vuol dire credere, né più né meno, in quello che la Chiesa ha sempre proclamato, ma che dal Vaticano II sembra aver dimenticato: che esistono Inferno, Purgatorio e Paradiso, che i Sacramenti sono segni reali, visibili ed efficaci della Grazia, che esiste un solo Salvatore, Gesù Cristo, Unigenito Figlio di Dio nato dal Padre prima di tutti i secoli, che l’Eucaristia è il vero Corpo e Sangue di Nostro Signore (pertanto da ricevere in ginocchio con atto di adorazione, dato che non simboleggia Dio ma è Dio), che la Santa Messa è il rinnovarsi incruento del Sacrificio del Calvario per la nostra salvezza, e mille altre cose. Essere cattolici vuol dire amare la Divina Liturgia, che procede dai tempi apostolici con la Messa gregoriano-tridentina (pur senza fermarsi agli stessi, tanto che la Santa Messa all’inizio del XX secolo era, prima delle rivoluzioni di Bugnini, l’espressione sempre più affinata e tendente alla perfezione di quanto nato almeno nel IV secolo), la musica sacra gregoriana e polifonica classica come strumento di preghiera, credere in tutti gli articoli e le verità di fede proclamati nel Catechismo, tridentino prima e di San Pio X poi (e riprese da quello del ’92), nella necessità di salvarsi tramite il Cristo, nel fatto che il Suo vicario è tenuto “solo” a trasmettere il Depositum Fidei ed a confermare i fratelli nella fede e non a dover inventare nuove dottrine, che certe tradizioni che risalgono in certi casi ai tempi apostolici (vedasi l’uso del velo muliebre) sono salutari e da non gettare via con ripugnanza. Questo vuol dire essere cattolici “tradizionali”, cioè cattolici semplicemente.

  9. Silvia

    Leggo quotidianamente e condivido appieno gli articoli che leggo qui e nel blog del vaticanista Aldo Maria Valli.
    Per usare le sue parole, mi
    sento sempre più “marziana” e sono realmente preoccupata per quello che già sta accadendo nella Chiesa e per il peggio che concretamente mi sembra si prospetti.
    Prego e non perdo la Speranza ma provo un gran dolore per questo.

    É un po’ come se mia Madre, dopo avermi cresciuto per 45 anni con amore, stesse perdendo il senno, ripetendomi sempre più spesso che se non riesco ad applicare il nuovo paradigma della misericordia, nella nostra casa per me non c’è più posto.
    Ma in estrema sintesi, l’applicazione pratica di questa nuova misericordia a me sembra si chiami più appropriatamente Permissivismo e non capisco proprio a capire come, applicata a tutto campo, possa far del bene.

    Nella mia esperienza di vita ho sperimentato che la vera Misericordia spinge alla conversione, di cui ho per prima costantemente bisogno, mentre il Permissivismo fa decadere la necessità di convertirsi.
    Per questo credo che ci sia seriamente da preoccuparsi e che occorra pregare sempre di più per non lasciare abbassare o peggio eliminare del tutto, l’asticella di cui si parlava.

    1. Francesco Paolo Vatti

      Verissimo! La Chiesa che non annuncia il vero, diventa poco interessante. Come disse una volta il vescovo (mi pare) di Massa Marittima e Populonia: “Non dobbiamo trasformarci in una onlus! Il mondo, certe cose, le fa meglio di noi!”. Penso sia vero. Se si abbassa l’asticella, è più attraente abbassarla ancora un po’ e seguire gente del mondo e non della Chiesa. Bisognerebbe che le Gerarchie ricordassero che fra i motivi per cui il Cristianesimo si affermò a Roma fu che era un mondo senza speranza e che il cristianesimo dava quella speranza. Era un mondo nel vizio e Cristo dava l’amore…. Se dimentichiamo queste e altre cose, non abbiamo più niente da dare.

  10. Guerrino Pecci

    Sicuramente la Speranza, la gioia, la fiducia verso il prossimo ed in particolare i giovani e verso il nostro Papa, non fa parte di molti articoli dell’autrice dell’articolo e non solo lei, purtroppo. Personalmente per quanto mi riguarda considero guidato dallo Spirito Santo Tutti i Papi, a partire dal Santo Simon Pietro. Auguro e prego per tutti coloro che sono convinti di avere la verità nel proprio cuore di pensare positivo, perché la Trinità vigila su tutti i popoli…

    1. admin @CostanzaMBlog

      Non è un’autrice, ma un autore (Luca Del Pozzo), è scritto in grassetto, proprio in cima all’articolo (mi domando con quanta attenzione lo abbia letto…)

    2. Personalmente per quanto mi riguarda considero guidato dallo Spirito Santo Tutti i Papi, a partire dal Santo Simon Pietro. Auguro e prego per tutti coloro che sono convinti di avere la verità nel proprio cuore di pensare positivo, perché la Trinità vigila su tutti i popoli…

      Personalmente può credere a quello che vuole, basta che non si proclami cattolico, perché non lo è. Anzi, è piuttosto ignorante sia del Magistero che della storia della Chiesa.

      1. Salve, mi aiuti a capire. Io sono cattolico e lo proclamo a voce alta, spero più coi fatti che con le parole. Sono cattolico e credo in ciò che dice il nostro Papa. Sbaglio? Qua mi pare che ormai anche quando Sua Santità invita a pregare ci sia gente che fa dei distinguo… La cosa penso faccia assai male.

        1. Uno può proclamare a voce alta che 2+2=5, ma l’affermazione rimane falsa lo stesso. Ci sono tanti cattolici che si proclamano tali a voce alta (e sono molto meglio di altri, perché mostrano adesione al Magistero) e proclamano parimenti a voce alta che Francesco non è papa, e che il vero papa sarebbe ancora Benedetto. La questione non si risolve certamente in base a quanto è alta la voce del proclama. Tutte le nostre voci sono meno di una scorreggina, se non si fondano su qualcosa di solido.

          Il punto è che uno che si definisce cattolico e in un’asserzione sintetica non sa altro che nominare il Papa (questo vale anche per un intervento precedente) ha seri problemi. Prima di tutto dovrebbe nominare Cristo, poi la Chiesa: primo, perché Cristo è primizia di tutto e tutto è instaurato su di Lui, secondo perché se il Papa è il Vicario di Cristo che guida la Chiesa, anche dal punto di vista logico-formale non si capisce come può essere nominato prima degli altri due.

          O meglio: si capisce il senso della risposta se la Chiesa è stata ridotta ad un’entità socio-politica gestita in modo arbitrario da una singola persona, senza più alcun riferimento a Cristo (se non a parole) e al suo Magistero.

          Quanto all’infallibilità papale (a parte il fatto che credo che a tanti anni di distanza dall’inizio di questa crisi ogni ignoranza a proposito sia in malafede, perché ormai la questione è dibattuta così tanto, con dovizia di riferimenti al Magistero, che non è possibile non esserne edotti), essa si applica non alla definizione di nuove dottrine (nessuno, neanche un Papa può definire nuove dottrine), ma alla cura con cui viene tramandata quella di sempre, semmai compresa meglio ed estesa ai casi del tempo corrente. Non è quello che sta succedendo: come ha scritto bene Del Pozzo, siamo in presenza di un gattopardismo alla rovescia, si sostiene che non sta cambiando niente, ma in realtà si sta cambiando tutto. Chi sostiene un cambiamento della dottrina è in grave errore, fosse anche Papa. E il dovere del cattolico è rimanere aderente alla vera dottrina, non andare dietro a uomini che presto o tardi faranno il loro tempo.

          Inoltre l’infallibilità ex-cathedra è limitata a pronunciamenti chiari e formulati con una certa forma: che Francesco si rifiuta di usare (anzi, lui stesso dice di “fare il furbo” e “fare casino” apposta) e che gli sono stati chiesti esplicitamente, per esempio con i Dubia, invano.

          1. No, guardi, mi perdoni ma un punto non è proprio condivisibile. Il Papa attualmente è Francesco. Poi uno, come dice lei, può impuntarsi che 2+2=5, ma il risultato non cambia. Condivido tutto il resto.

  11. Martina

    Trovo interessante l’osservazione su don Milani fatta nell’articolo. Devo ammettere che ho sempre guardato con un certo sospetto o scetticismo l’esperienza di Barbiana. Qualcuno ha delle fonti da condividere in merito?

  12. Luigi

    Anch’io ho letto l’intervento del Baldisseri. Non toglierà l’acronimo lgbt dal testo.
    Questo mi basta per capire che anche questo Sinodo avrà probabilmente una conclusione già scritta come quello della Famiglia.
    Chissà cosa tireranno fuori dal cilindro questa volta.
    Nel frattempo preghiamo il Rosario e le invocazioni a Maria Santissima e a San Michele Arcangelo come ci ha chiesto Papa Francesco.
    Io ci metto però l’intenzione che questo papato rinsavisca e ascolti finalmente lo Spirito (quello vero però non quello del mondo) e torni a proteggere il Gregge di Cristo dai lupi…

  13. Mai andare fuori dalla Chiesa ! Ma state scherzando?

    Il dilemma si risolve facilmente considerando che la Chiesa è Corpo Mistico. Quella che, in periodi come questo, ci riempie di dubbi e anche ci disgusta non è che la parte umana e visibile (di persone che si sono di fatto messe fuori dal Corpo Mistico); ma il Corpo Mistico rimane intonso e perfetto. Dunque il disgusto si prova per una cosa, la volontà di rimanervi attaccato per un’altra.

      1. Maria Cristina

        Secondo me il quesito non e’ rimanere o no nella Chiesa ma :
        Cosa succede se di anno in anno la Chiesa istituzionale espressa dal papa , dai cardinali, dai vescovi, dai teologi si allontana sempre di più da quel “ depositum Fidei “che dovrebbe difendere, se cioe’ di anno in anno andiamo sempre piu’ verso il contrario di quello che insegnavano prima per arrivare in certi casi all’ insegnamento opposto? Facendo l’ esempio dei rapporti sessuali , se ora si insegna che sono comunque leciti e buoni , sia fuori dal matrimonio, sia con persone dello stesso sesso, basta che ci sia l’ amore, anche se temporaneo, mentre prima la Chiesa predicava che l’ adulterio, il concubinato, i rapporti contro natura sono peccati gravi?
        A questo punto non si tratta del dilemma se rimanere o no nella Chiesa, ma : rimanere fedeli al depositum fidei anche se la Chiesa tutta dice il contrario ? Cioe’ una persona che voglia rimanere fedele si trova ipso fatto messa fuori dalla Chiesa MODERNA, come chi voleva( prima del Summorum Pontificum) andare alla Messa VO , era di fatto messa fuori dalla Chiesa.
        Insomma se una determinata corrente teologica ( modernisti) prende il potere e lo mantiene per i prossimi cento duecento anni, cosa fa il fedele ? Si deve adeguare?

        1. Francesco Paolo Vatti

          Maria Cristina, Però la Chiesa visibile costituisce un aiuto per trovare e seguire il depositum fidei. Se tutta la Chiesa visibile (sto volutamente esagerando, per fortuna) andasse contro, sarebbe difficile, soprattutto per le generazioni future che non hanno avuto la stessa nostra educazione, anche solo capire quale sia il depositum fidei…

          1. Maria Cristina

            Non bisogna andare avanti nel futuro , già adesso le nuove generazioni si stupiscono se qualcuno ricorda loro che i rapporti prematrimoniali ed extramatrimoniali non sono leciti per la religione cristiana.
            Prima di tutto quasi tutti i giovani non lo sanno, l’ignoranza regna sovrana, e poi se anche qualcuno glielo insegna si mettono a ridere:
            pensando che solo qualche raro avanzo di bigotto vecchio stampo possa ancora sostenere questo. E come per i rapporti prematrimoniale, fra pochi anni, o già adesso , varrà per i rapporti omosessuali. le nuove generazioni NON SAPRANNO NEPPURE cosa insegnava la Chiesa , perchè nessuno glielo ricorderà. capisci cosa voglio dire’ in questo scenario non ha senso il dilemma . esco dalla chiesa cattolica. il dilemma è piuttoso DOVE è la Chiesa cattolica? Dove sarà la Chiesa cattolica?

            1. Francesco Paolo Vatti

              E’ proprio quello che intendevo! L’astinenza prematrimoniale era già demodé quando ero ragazzo io, figuriamoci ora! E’ triste vedere che nessuno si sposa più senza prima aver convissuto o sentire le vecchiette sul treno dire che la nipote è andata a convivere…. E così altre cose.
              Quanto alla domanda, purtroppo non so rispondere.

        2. Thelonious

          Tra una Chiesa scalcagnata per come si presenta (ma che, comunque nella sua essenza è santa perché generata dallo Spirito Santo) ma reale e una Chiesa immaginaria e perfetta fatta dalla gente che la pensa come me (anche se fossero idee giuste) io non ho dubbi: scelgo la prima, perché la prima è opera dello Spirito Santo, anche se costituita dagli uomini imperfetti, la seconda è un club.

  14. Antonio Spinola

    Vorrei riallacciarmi a quanto detto poco sopra Francesco Paolo Vatti “…fra i motivi per cui il Cristianesimo si affermò a Roma fu che era un mondo senza speranza…”, perchè se questo è certamente vero, è vero anche che allora il terreno era “fertile” e si poteva lavorare.
    I pagani dell’età classica infatti, pur nell’errore, vivevano pienamente nel senso del sacro e del divino, e non si sarebbero mai sognati di rinnegare le virtù dei loro padri. Il cristianesimo è stato seminato e nutrito col sangue dei martiri sul terreno inquinato ma fertile di quel paganesimo classico. Non ci sono più quelle condizioni, il paganesimo moderno è unidimensionale, non c’è più posto né per un ambito sacro, né per un Dio trascendente. In questo Marcuse aveva ragione: l’uomo della società industriale avanzata globalizzata è un uomo a una sola dimensione, tutta orizzontale. Non è che le masse siano tornate pagane o che “fuggano” dal cristianesimo verso una qualche alternativa più attraente, le masse sono diventate quel necessario sconfinato terreno sterile sul quale si può scaricare qualsiasi prodotto globale di successo e di rapido declino.
    La vedo dura.

    1. Io non tanto…

      Ciò che è rimasto e che anzi si va gonfiando a dismisura è che oggi è più lancinante rispetto tempi passati dove la società aveva aspetti comunitari più palpabili (seppure pagani) è la disperazione e la solitudine dell’Uomo!
      La sola dimensione orizzontale dell’Uomo odierno, ne testimonia la morte ontologica, richiama alla posizione di chi giace nella bara.

      In realtà questo sarebbe momento ben più propizio per l’Annuncio, per la Testimonianza.

      Ciò che rende duro questo tempo è appunto, purtroppo, la riluttanza all’Annuncio, alla proclamazione del Kerigma “nudo e crudo”, la rinuncia alla stoltezza della Predicazione senza se e senza ma…

      Il “terreno” sarà anche divenuto sterile, ma lo è per aridità, per sete, perché nessuno più sembra preoccupato di doverlo coltivare anche con il sudore della fronte a costo del martirio, che è anche “martirio bianco” e perché c’è chi gode di questa sterilità.

      Allora come non “vederla dura”?

      Perché Dio non può essersi dimenticato delle Sue creature e dei Suoi Figli.
      Un tempo di carestia non dura mai in eterno. Il Popolo d’Israele, causa il suo peccato, girovagò 40 anni nel deserto e una intera generazione perse la possibilità di vedere la Terra Promessa.

      Quante saranno le generazioni che dovranno attendere ancora io non lo so, ma Dio non è uomo che viene meno alle Sue promesse e Cristo non è certo morto invano.

      1. Comunque, dura o non dura, non è un gran problema: la questione non si misura con le nostre capacità. Più la questione è difficile, più interviene la Grazia di Dio. Il problema è sempre lo stesso: che ne arrivi di più o di meno, proporzionata alla difficoltà della quesitone, bisogna solo accettarla. Dunque: ci sono ancora uomini di buona volontà che la accettano, e ci saranno sempre per promessa di Cristo. Per il resto, è più un discorso relativo a quanto dovremo patire.

        1. No infatti non si misura con le nostre capacità e anche quando parlo di “azioni” non alle nostre capacità mi riferisco, quanto alla nostra apertura e adesione all’Opera dello Spirito Santo.

          Vi sono poi “azioni straordinarie”, che non sempre è facile cogliere (anche questo è dono dello spirito) e “azioni ordinarie” che sono quelle che “ordinariamente” compie (o dovrebbe compiere) la Chiesa, sia come gerarchia, sia como intero Popolo di Dio, il che riguarda ognuno di noi.

          1. Francesco Paolo Vatti

            Mi sembra che la definizione dei tempi pagani sia un po’ troppo rosea rispetto alla realtà. L’epoca di cui parlavo non è quella repubblicana classica, ma quella imperiale. La religione dei padri veniva abbandonata e Augusto dovette quasi ri-forzarla nella gente, talora con misure anche pesanti. Non ricordo quale poeta scrisse che nemmeno le vecchiette credevano più nelle storie dell’Olimpo…. Non vedo, francamente, grandi differenze rispetto a oggi. E più avanti fu anche peggio.
            Penso che Bariom abbia ragione: la rinuncia a predicare è un grosso problema e la tendenza ad annacquare ed edulcorare il messaggio è un crimine.
            Ma dobbiamo avere fiducia e cercare di restare fedeli. Non c’è altro che possiamo fare.

            1. cinzia

              @Francesco….
              “Non ricordo quale poeta scrisse che nemmeno le vecchiette credevano più nelle storie dell’Olimpo….”
              Ma stai paragonando la nostra religione alle storie dell’Olimpo?

              Spero di aver capito male!

              1. Francesco Paolo Vatti

                Cinzia,

                Direi di sì. Intendevo dire che i pagani, in larga misura, non avevano quella fede che Antonio Spinola diceva.

  15. Antonio Spinola

    In parte posso essere d’accordo, ma la differenza resta enorme.
    Poi, certo, credo fermamente che il Padre stia tuttora dispensando grazie speciali, e tutti i carismi necessari alla Sua Chiesa; ma vengono usati? e se si, come vengono usati? cosa si sta seminando, con la forza e l’urgenza che i tempi richiedono, perché un’intera generazione non vada perduta? Siamo praticamente fermi.

    1. cosa si sta seminando

      Da ingegnere ti rispondo: quando si guarda l’evoluzione di un sistema, ci sono spesso variabili non visibili. Sulla superficie appare tutto fermo, ma in profondità ci sono cose che si muovono. Poi, ad un certo punto, gli effetti si vedono anche sulla superficie. Funziona in negativo (negli ultimi tempi è andata così, e la crisi è scoppiata senza che molti la vedessero arrivare), ma può funzionare anche in positivo.

  16. Francesco Paolo Vatti

    Stamattina pensavo al Sinodo. Sono partito da considerazioni pessimistiche. Ma poi mi domandavo: potrebbe essere un po’ negativo di quello sulla famiglia: si saranno riorganizzati i vescovi validi. Sbaglio?

    1. si saranno riorganizzati i vescovi validi. Sbaglio?

      Disgraziatamente si sono riorganizzati anche vescovi non validi. Intanto Baldisseri ha già detto che le bozze delle discussioni dei gruppi non verranno rese pubbliche, il che indica chiaramente l’intento manipolativo (l’altra volta ci provarono, ma si ribellarono alcuni prelati, in testa il cardinal Pell – che stavolta è fuori gioco).

      Il card. Sarah, intanto, era stato eletto nella Commissione per l’informazione del Sinodo, ma ha fatto sapere di aver rinunciato. “Motivazioni personali”, che molto probabilmente sono semplicemente la volontà di non mettere la firma su una porcheria.

      Ovviamente non ho la palla di cristallo: ma non mi illudo che ci sia alcun miglioramento finché la cricca al potere non sarà più al potere. Insomma, per un po’ andrà sempre male su tutti i fronti, e quando si toccherà il fondo si risalirà su tutti i fronti. La punizione, d’altronde, dovrà arrivare sino in fondo: gli uomini hanno chiesto, strepitando, il diritto di fare quello che vogliono? E in qualche modo il Signore sta dicendo: lascio che cadano tutti i motivi che vi trattengono. Se volete andarvene, andatevene pure. Il matrimonio è stato solo l’inizio.

      1. Francesco Paolo Vatti

        Come scrisse qualcuno che non ricordo: “Dio non punisce gli uomini: essi sono troppo impegnati a punirsi da soli”

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