
Joseph Card. Ratzinger
Prefetto
Arc. tit. di Cesarea di Numidia Segretario
[…] Nella « Dichiarazione su alcune questioni di etica sessuale », del 29 dicembre 1975, la Congregazione per la Dottrina della Fede aveva esplicitamente trattato questo problema. In quella Dichiarazione si sottolineava il dovere di cercare di comprendere la condizione omosessuale, e si osservava come la colpevolezza degli atti omosessuali dovesse essere giudicata con prudenza.
Nello stesso tempo la Congregazione teneva conto della distinzione comunemente operata fra condizione o tendenza omosessuale e atti omosessuali. Questi ultimi venivano descritti come atti che vengono privati della loro finalità essenziale e indispensabile, come « intrinsecamente disordinati » e tali che non possono essere approvati in nessun caso (cf. n. 8, par. 4).
Tuttavia nella discussione che seguì la pubblicazione della Dichiarazione, furono proposte delle interpretazioni eccessivamente benevole della condizione omosessuale stessa, tanto che qualcuno si spinse fino a definirla indifferente o addirittura buona. Occorre invece precisare che la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata.
Pertanto coloro che si trovano in questa condizione dovrebbero essere oggetto di una particolare sollecitudine pastorale perché non siano portati a credere che l’attuazione di tale tendenza nelle relazioni omosessuali sia un’opzione moralmente accettabile. […]
Scegliere un’attività sessuale con una persona dello stesso sesso equivale ad annullare il ricco simbolismo e il significato, per non parlare dei fini, del disegno del Creatore a riguardo della realtà sessuale. L’attività omosessuale non esprime un’unione complementare, capace di trasmettere la vita, e pertanto contraddice la vocazione a un’esistenza vissuta in quella forma di auto-donazione che, secondo il Vangelo, è l’essenza stessa della vita cristiana. Ciò non significa che le persone omosessuali non siano spesso generose e non facciano dono di se stesse, ma quando si impegnano in un’attività omosessuale esse rafforzano al loro interno una inclinazione sessuale disordinata, per se stessa caratterizzata dall’autocompiacimento.
Come accade per ogni altro disordine morale, l’attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio. Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l’omosessualità, la Chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico.
L’insegnamento della Chiesa di oggi è quindi in continuità organica con la visione della S. Scrittura e con la costante Tradizione. Anche se il mondo di oggi è da molti punti di vista veramente cambiato, la comunità cristiana è consapevole del legame profondo e duraturo che la unisce alle generazioni che l’hanno preceduta « nel segno della fede ».
Tuttavia oggi un numero sempre più vasto di persone, anche all’interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione per portarla ad accettare la condizione omosessuale, come se non fosse disordinata, e a legittimare gli atti omosessuali. Quelli che, all’interno della comunità di fede, spingono in questa direzione, hanno sovente stretti legami con coloro che agiscono al di fuori di essa. Ora questi gruppi esterni sono mossi da una visione opposta alla verità sulla persona umana, che ci è stata pienamente rivelata nel mistero di Cristo. Essi manifestano, anche se non in modo del tutto cosciente, un’ideologia materialistica, che nega la natura trascendente della persona umana, così come la vocazione soprannaturale di ogni individuo.
I ministri della Chiesa devono far in modo che le persone omosessuali affidate alle loro cure non siano fuorviate da queste opinioni, così profondamente opposte all’insegnamento della Chiesa. Tuttavia il rischio è grande e ci sono molti che cercano di creare confusione nei riguardi della posizione della Chiesa e di sfruttare questa confusione per i loro scopi.
Anche all’interno della Chiesa si è formata una tendenza, costituita da gruppi di pressione con diversi nomi e diversa ampiezza, che tenta di accreditarsi quale rappresentante di tutte le persone omosessuali che sono cattoliche. Di fatto i suoi seguaci sono per lo più persone che o ignorano l’insegnamento della Chiesa o cercano in qualche modo di sovvertirlo. Si tenta di raccogliere sotto l’egida del Cattolicesimo persone omosessuali che non hanno alcuna intenzione di abbandonare il loro comportamento omosessuale. Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione.
È pertanto in atto in alcune nazioni un vero e proprio tentativo di manipolare la Chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori, nello sforzo volto a cambiare le norme della legislazione civile. Il fine di tale azione è conformare questa legislazione alla concezione propria di questi gruppi di pressione, secondo cui l’omosessualità è almeno una realtà perfettamente innocua, se non totalmente buona. Benché la pratica dell’omosessualità stia minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone, i fautori di questa tendenza non desistono dalla loro azione e rifiutano di prendere in considerazione le proporzioni del rischio, che vi è implicato.
La Chiesa non può non preoccuparsi di tutto questo e pertanto mantiene ferma la sua chiara posizione al riguardo, che non può essere modificata sotto la pressione della legislazione civile o della moda del momento. Essa si preoccupa sinceramente anche dei molti che non si sentono rappresentati dai movimenti pro-omosessuali, e di quelli che potrebbero essere tentati di credere alla loro ingannevole propaganda. Essa è consapevole che l’opinione, secondo la quale l’attività omosessuale sarebbe equivalente, o almeno altrettanto accettabile, quanto l’espressione sessuale dell’amore coniugale, ha un’incidenza diretta sulla concezione che la società ha della natura e dei diritti della famiglia, e li mette seriamente in pericolo.
Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni.
Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata. Quando tale affermazione viene accolta e di conseguenza l’attività omosessuale è accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la Chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano.
[…] Che cosa deve fare dunque una persona omosessuale, che cerca di seguire il Signore? Sostanzialmente, queste persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, unendo ogni sofferenza e difficoltà che possano sperimentare a motivo della loro condizione, al sacrificio della croce del Signore. Per il credente, la croce è un sacrificio fruttuoso, poiché da quella morte provengono la vita e la redenzione. Anche se ogni invito a portare la croce o a intendere in tal modo la sofferenza del cristiano sarà prevedibilmente deriso da qualcuno, si dovrebbe ricordare che questa è la via della salvezza per tutti coloro che sono seguaci di Cristo.
In realtà questo non è altro che l’insegnamento rivolto dall’apostolo Paolo ai Galati, quando egli dice che lo Spirito produce nella vita del fedele: « amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza e dominio di sé » e più oltre: « Non potete appartenere a Cristo senza crocifiggere la carne con le sue passioni e i suoi desideri » (Gal 5, 22. 24).
Tuttavia facilmente questo invito viene male interpretato, se è considerato solo come un inutile sforzo di auto-rinnegamento. La croce è sì un rinnegamento di sé, ma nell’abbandono alla volontà di quel Dio che dalla morte trae fuori la vita e abilita coloro, che pongono in Lui la loro fiducia, a praticare la virtù invece del vizio.
Si celebra veramente il Mistero Pasquale solo se si lascia che esso permei il tessuto della vita quotidiana. Rifiutare il sacrificio della propria volontà nell’obbedienza alla volontà del Signore è di fatto porre ostacolo alla salvezza. Proprio come la croce è il centro della manifestazione dell’amore redentivo di Dio per noi in Gesù, così la conformità dell’autorinnegamento di uomini e donne omosessuali con il sacrificio del Signore costituirà per loro una fonte di autodonazione che li salverà da una forma di vita che minaccia continuamente di distruggerli.
Le persone omosessuali sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità. Se si dedicano con assiduità a comprendere la natura della chiamata personale di Dio nei loro confronti, esse saranno in grado di celebrare più fedelmente il sacramento della Penitenza, e di ricevere la grazia del Signore, in esso così generosamente offerta, per potersi convertire più pienamente alla sua sequela.
[…]La persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, non può essere definita in modo adeguato con un riduttivo riferimento solo al suo orientamento sessuale. Qualsiasi persona che vive sulla faccia della terra ha problemi e difficoltà personali, ma anche opportunità di crescita, risorse, talenti e doni propri. La Chiesa offre quel contesto del quale oggi si sente una estrema esigenza per la cura della persona umana, proprio quando rifiuta di considerare la persona puramente come un « eterosessuale » o un « omosessuale » e sottolinea che ognuno ha la stessa identità fondamentale: essere creatura e, per grazia, figlio di Dio, erede della vita eterna.
[…] Il Signore Gesù ha detto: « Voi conoscerete la verità e la verità vi farà liberi » (Gv 8, 32). La Scrittura ci comanda di fare la verità nella carità (cf. Ef 4, 15).
Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, nel corso dell’Udienza accordata al sottoscritto Prefetto, ha approvato la presente Lettera, decisa nella riunione ordinaria di questa Congregazione e ne ha ordinato la pubblicazione.
Roma, dalla Sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, 1° ottobre 1986.
Joseph Card. Ratzinger
Prefetto
+ Alberto Bovone
Arc. tit. di Cesarea di Numidia
Segretario
Chiarezza adamantina!
BXVI è davvero grande! Rileggere le sue parole è sempre una gioia immensa, balsamo per la nostra fede e ulteriore incoraggiamento alla speranza. Io insisto: Santo prima!
Sara: concordo… ma santo prima proprio nun se po’… 😉
“Ora questi gruppi esterni sono mossi da una visione opposta alla verità sulla persona umana, che ci è stata pienamente rivelata nel mistero di Cristo. Essi manifestano, anche se non in modo del tutto cosciente, un’ideologia materialistica, che nega la natura trascendente della persona umana, così come la vocazione soprannaturale di ogni individuo.”
Tutto questo può essere giusto per gli autentici seguaci della dottrina cattolica, per tutti gli altri Cristo non ha pienamente rivelato nessuna verità trascendente umanamente condivisibile. Non è giusto quindi (da parte dei cattolici) cercare di ancorare i loro principi morali alla verità eterna della rivelazione che inoltre si sostanzierebbe da sempre per sua natura di verità eterna nella realtà terrena delle leggi morali umane. O le leggi sono umane e allora sono soggette alle vicende umane (storico-mentali) o sono insufflate da Dio nella mente dell’uomo. Ma per far sì che siano insufflate occorre che come prima cosa che esista e che sia esistito un insufflatore, la qual cosa è quanto meno opinabile.
Una morale quindi quella dei teologi redattori di questo documento valida solo a partire da principi teologici che sono anche essi solo e soltanto principi teologici.
Queste le tre mosse pensiero cattolico:
1 considerare Cristo come Dio
2 considerare la sua rivelazione come Verità Unica e Eterna
3 subordinare la morale umana a questa morale eterna assunta non solo come assioma della Chiesa, ma dell’umanità.
tutta.
@filosofiazero
La chiesa e quindi tutti i fedeli hanno il dovere di testimoniare la verità a tutti, soprattutto a coloro che non la conoscono o, peggio, la rifiutano. Ed hanno anche il dovere di fare di tutto per applicare quella verità, anche attraverso l’azione politica naturalmente. Del resto tutti, non solo i cristiani, fanno così. Anche gli atei, quando siedono in parlamento, cercano di imporre la loro Weltanschauung.
Comunque, per difendere la famiglia dagli osceni attacchi dell’Onu e di tutti i nemici di Dio e dell’uomo, non occorre fare riferimento alla verità rivelata, basta semplicemente ragionare sulla natura dell’uomo, sulla realtà delle cose, sul senso profondo e bello che avvolge l’intero universo.
Le persone come te odiano la morale cattolica perché preferiscono l’immoralità.
Giancarlo:
Politica e morale sono due cose diverse.
Le.le persone come te sono ipocrite perchè non fanno che predicare e… nient’altro (a parte i rosari)(e la weltanschauung
Vabbè, la giornaliera emissione di bile c’è stata… «E adesso, pover’uomo?» http://berlicche.wordpress.com/2014/02/11/permesso/
webmistress:
…solo un po’ di diarrea! (grazie!)
…per quanto sopra mi definirei (sic!!!)più immoralista che immorale!
Cosa ne sai tu di quello che faccio io?
La morale, cioè la ricerca del bene, riguarda ogni aspetto della vita, anche la politica. Comunque hai ragione, sono ipocrita nel mio comportamento perchè troppo spesso mi capita di predicare bene e razzolare male: sono un peccatore. Tu, invece, predichi direttamente il male e, così facendo, nessuno può dire che tu sia un ipocrita. Però sei un ribelle che crede di sapere meglio di Dio cosa è bene e cosa è male.
Preferisco essere un ipocrita.
Ma questa è una fissa di Alvise: ogni tanto ci fa la predica, dice che ci dobbiamo convertire. Che per carità: ha pure ragione, non è mai finita! Lui invece è Dioesente, una volta c’erano i militesenti e si diceva (perlomeno al mio paese): chi non è buono per il Re non è buono neanche per la Regina. Esattamente come Alvise: non è buono nè per il Re nè per la Regina ma il Re e la Regina sono lo stesso buoni con lui. Quant’è fortunato quell’uomo! E non lo sa!
…congedato con disonore fui!
.Giancarlo:
..sono sicuro che te non razzoli male, ma razzoli, più o meno, allo stesso modo che si razzola tutti, poveri ometti che siamo (ma ci hai questa brutta fissazione dei principi morali eterni da essere predicati, secundum scripturas). Tutti ci si ha i nostri difetti!
… e proprio lì sta il bello 😉
Ohhh, finalmente una cosa buona esce: siamo tutti peccatori. Bravo! Riconoscere questo è un ottimo punto di partenza. Se ci riconosciamo peccatori, il passo successivo è quello di chiedere perdono a Dio. Fallo subito. Poi ti spiegherò qual’è il terzo passo, fatto il quale, ti ritroverai, in men che non si dica, in grazia di Dio. Forza Alvise che ce la puoi fare.
Refugium peccatorum, ora pro nobis.
Io le ricordo che, in quanto cittadino italiano, lei è tenuto in primis a rispettare la costituzione italiana, la democrazia, la società civile e le sue leggi. Il rifiuto perentorio di assumersi tale dovere davanti allo Stato la identifica come soggetto socialmente eversivo.
E siccome già immagino dove potrebbe andare a parare con una sua eventuale replica, le dico: lo so benissimo che Gesù Cristo viene considerato il primo fra gli eversivi. Solo non si lagni quando giustamente la appenderanno in croce.
?
“Comunque, per difendere la famiglia dagli osceni attacchi dell’Onu e di tutti i nemici di Dio e dell’uomo, non occorre fare riferimento alla verità rivelata, basta semplicemente ragionare sulla natura dell’uomo, sulla realtà delle cose, sul senso profondo e bello che avvolge l’intero universo. ”
Perdonami ma… HAHAHAHAHAHAHA E TE PAR POCO?!
Invece di far battute idiote, proviamo a ragionare sul significato della differenza tra maschio e femmina.
Bene allora, sarò il tuo avvocato del diavolo 🙂
Tì estì?
L’uomo è maschio e femmina. Non esiste una terza possibilità. Siamo d’accordo su questo? Ora la relazione maschio-femmina è una relazione unica, capace di generare conseguenze eccezionali, non altrimenti realizzabili. Siamo d’accordo su questo? Insomma, la relazione eterosessuale non è equivalente ad altre relazioni. Siamo d’accordo su questo? Di conseguenza la relazione eterosessuale non può essere equiparata ad altri tipi di relazioni.
L’omosessualità NON EQUIVALE all’eterosessualità. Significa che non ha lo stesso valore, né lo stesso significato.
Confuta questo, se sei capace, invece di mettere faccine che ti rappresentano perfettamente.
@Giancarlo: hai messo parecchia carne al fuoco, mi sembra. Ti dispiace se prendo pezzo per pezzo?
“L’uomo è maschio e femmina. Non esiste una terza possibilità. Siamo d’accordo su questo?”
Bisognerebbe sempre vedere cosa in effetti intendi con i termini “maschio” e “femmina”; diciamo comunque che sono moderatamente d’accordo, nella misura in cui però si può dire che fra 0 e 1 gli unici numeri esistenti NON sono 0 e 1 stessi.
“Ora la relazione maschio-femmina è una relazione unica, capace di generare conseguenze eccezionali, non altrimenti realizzabili. Siamo d’accordo su questo?”
Concordo che la nascita di una nuova vita è una cosa straordinaria. Pensa che volevo diventare chirurgo ginecologo, per partecipare anche solo in piccola parte a quel mistero e a quel miracolo. In ogni caso, moderatamente d’accordo anche qui: la relazione maschio-femmina è, nelle specie più evolute, effettivamente l’unica capace di produrre nuova vita.
“Insomma, la relazione eterosessuale non è equivalente ad altre relazioni. Siamo d’accordo su questo? Di conseguenza la relazione eterosessuale non può essere equiparata ad altri tipi di relazioni. ”
Ahia, fin qua te l’eri cavata egregiamente, non sto scherzando, chapeau. Questa deduzione però non mi sembra corretta, a meno di non supporre, come mi sembra tu abbia fatto, un’ipotesi e un corollario che non hai citato: “ogni relazione è destinata alla procreazione” e “la dignità di una relazione dipende dalla sua capacità di procreazione”. Ecco, qui sono abbastanza in disaccordo, ma andiamo per ordine: prima, l’ipotesi.
1) ammettiamo, per assurdo, che effettivamente ogni relazione abbia come scopo la procreazione. Dovrebbe essere impedito a chi non è capace di procreare, perchè sterile, una qualsiasi relazione? (lo so, lo so, è un’obiezione scontata, “ab-usata”, di cattivo gusto, però tutto fa brodo)
2) concorderai che solo l’uomo, in quanto dotato di razionalità, è capace di andare oltre la legge della natura. Come giustifichi dunque il fatto che in natura sono comuni relazioni non eterosessuali?
3) è un po’ difficile da spiegare questo punto ma cercherò di essere il più chiaro possibile. Come un bravo induttivista, hai notato che immancabilmente ogni relazione eterosessuale, indipendentemente da etnia, età, status sociale, blabla vari, produce o può in potenza produrre figli. E hai notato anche che immancabilmente la relazione omosessuale non può nemmeno in potenza (per adesso, oserei anche dire, non si sa mai quale diavoleria i nostri nipoti saranno capaci di inventare) produrre prole. Bene. Ora, come si è passati da queste considerazioni descrittive a “una relazione deve produrre prole”? E’ come dire che il sole sorge ogni giorno e che il sole DEVE sorgere ogni giorno – credimi, su questo problema (quello del sole intendo) ci si sono spaccati la testa non poche persone.
Il corollario dipende dall’ipotesi, ma aggiungerei un paio di obiezioni anche qui:
1) ammettiamo pure che le relazioni abbiano come fine la riproduzione. Non ti sembra un giudizio quantomeno limitativo dire che la loro dignità dipende da questo? E’ come dire che un uomo è un uomo solo se riesce a contare fino a 500 senza sbagliare né perdere il conto.
2) perdonami il paragone un po’ macabro, ma… definiamo un uomo un essere con una testa e quattro arti. Se gliene tagli uno, è ancora un uomo? E’ stato sminuito nel suo essere uomo? Oppure rimane uomo lo stesso?
Sulle conclusioni nemmeno mi soffermo. A te la parola! 🙂
Di solito chi gioca con queste argomentazioni capziose illudendosi di essere tanto brillante non meriterebbe risposta, tuttavia:
il corollario NON è “ogni relazione è destinata alla procreazione” ma “gli organi sessuali sono chiaramente specializzati e finalizzati” e fatti per congiungersi l’un l’altro. Poi qualche spiritosone potrebbe pure voler usare il suo arnese, tanto per fare un esempio, per scassianare una serratura, io non glielo impedirò di certo, ma non ci vuole un gran che di Q.I. per capire che non è quella la sua finalità. Analogamente, ciò vale anche per l’accoppiamento tra invertiti: è un uso dell’organo sessuale chiaramente divergente da quello previsto dalla sua finalità, che è la procreazione. La finalità naturale che dà ragione dell’esistenza dell’organo, in quanto tale, resta anche nel caso di sterilità, ovviamente, come non è difficile comprendere salvo che ci si voglia fare accecare ideologicamente.
Lasciam poi perdere la sessualità degli animali. Anche qua, si gioca a confondere la sessualità delle bestie con una sessualità presunta “naturale” come se un animale, in quanto tale, non potesse far altro che accoppiarsi “naturalmente” e non esistessero, come esistono e in abbondanza, comportamenti sessuali animali aberranti, e aberranti da un punto di vista strettamente biologico.
http://www.totustuus.it/modules.php?name=News&file=print&sid=3231
http://www.rassegnastampa-totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=5141
@Roberto: di solito io, a chi mi prende sul serio, rispondo “OHH we’ve got a badass here”, ma so che probabilmente non verrebbe apprezzata, per cui mi astengo 😉
Ok, ammetto e non concedo che l’ipotesi sia “gli organi sessuali sono chiaramente specializzati e finalizzati”.
Partiamo dal “chiaramente”. Beh, chiaramente (perdona il gioco di parole!) non è così “chiaro”, dato che se ne sta a discutere da… un paio di decenni probabilmente. Inoltre, anche Aristotele diceva che chiaramente se una cosa non era mossa da qualcos’altro, non si muoveva. Eppure…
Andiamo ora al “specializzati”. Beh, forse qui mi trovi leggermente d’accordo, anche se, per amore di precisione, direi che gli organi sessuali sono specializzati a condurre metà fonte della vita all’altra metà.
Passiamo ora al “finalizzati”. Ora, premettendo che credo sia improprio anche solo parlare di “fine”, anche qualora esistesse effettivamente un fine (cosa che di nuovo ammetto ma non concedo), sei assolutamente certo che tale fine sia unico e assoluto?
Sinceramente, non me la sento di osare anche solo dire di capire qual è lo scopo per cui Dio/la Natura/il Signore/quello che vuoi ci ha fatti o ha fatto una parte di noi. E se poi mi si verrà a dire che dovevo fidarmi di più… beh, sono sicuro che ci saranno cose molto peggiori per cui rimproverarmi.
Per quanto riguarda la seconda parte, ti dispiace precisare cosa intendi con “aberranti”? Credo di aver capito, ma ho paura di fraintendere!
Per quanto riguarda invece gli articoli: lungi dal criticare il dottor Lodovici che di sicuro di filosofia se ne intende più di me, mi permetto soltanto di criticare le prove scientifiche che porta a sostegno della sua tesi (in particolare quelle del signor Nicolosi e quello dei signori A.P. Bell e M. S. Weinberg – mi riesce molto difficile credere che 173 uomini abbiano avuto rapporti con mille e più uomini), e a riconoscere che ha un modo di ragionare molto greco (influenza del padre?). Per il secondo, riconosco che in effetti non è esattamente un argomento validissimo. Però bisogna mettere una bella distinzione: mentre pedofilia, stupro, sesso di gruppo, necrofilia comportano effettivamente una oggettivazione del partner sessuale che si trova “sottomesso” (l’ho messo tra virgolette perchè si capisse che intendo proprio “sottomesso” e non “messo a sostegno”), non è assolutamente dimostrato (per quanto il signor van den Aardweg sostenga il contrario – con poco seguito, tra l’altro.) che l’atto omosessuale, diversamente da quello eterosessuale, non comporti reciprocità del rapporto.
In ogni caso, trovo orribili gli esperimenti fatti sui bambini per verificare se l’identità è indotta dalla società.
Caro orologiaio, io non ho supposto alcuna ipotesi o corollario.
L’uomo, maschio e femmina, intreccia, nel corso della vita, numerosissime relazioni interpersonali, da quelle fondative della persona stessa fino a quelle più passeggere e prive di grande significato. In fondo anche il nostro confrontarci via web costituisce una relazione interpersonale degna di un qualche rilievo, nella mia vita. Ora, tra tutte le possibili relazioni che io posso mettere in atto, ve n’è una che si distingue da tutte le altre e che non può essere sostituita da nessun’altra relazione perché è UNICA nelle sue conseguenze e nel suo significato: è la relazione eterosessuale. Come vedi, io non faccio nessuna ipotesi del tipo “ogni relazione è destinata alla procreazione”; io, semplicemente, guardo i fatti. La relazione eterosessuale GENERA BAMBINI, questo è UN FATTO, non un’ipotesi. Né assumo corollari impliciti del tipo “la dignità di una relazione dipende dalla sua capacità di procreazione”; piuttosto, rilevo che SOLO la relazione eterosessuale genera bambini. E questo, mi spiace per te, ma E’ UN ALTRO FATTO, non un corollario.
Abbiamo dunque zero ipotesi, zero corollari e DUE FATTI:
1) La relazione eterosessuale GENERA BAMBINI.
2) SOLO la relazione eterosessuale genera bambini.
Ecco. Ragioniamo ora su questi due fatti. Sono fatti estremamente importanti ed interessanti, capaci di dare senso, pienezza e gioia alla vita delle persone, e capaci di dare futuro all’umanità. Vogliamo, insieme e con un briciolo di serietà, riconoscere il VALORE INCALCOLABILE della capacità procreativa che SOLO la relazione eterosessuale può esercitare? Vogliamo, di conseguenza, riconoscere alla relazione eterosessuale tutta la protezione, l’aiuto, l’incoraggiamento, il sostegno economico e non solo, il privilegio e le corsie preferenziali che merita questa relazione? L’istituto del matrimonio è sempre esistito per questo.
Fatta questa premessa, non dovrei neanche soffermarmi a rispondere alle altre cialtronate, ma solo perché ho tempo (sono a casa con la gotta!) ti voglio rispondere.
Sull’ipotesi (che io però non ho mai fatto e che, anzi, non capisco come tu possa attribuirmela).
Punto uno. La relazione eterosessuale è SEMPRE capace di procreare, almeno in potenza.
Punto due. Certo, l’uomo è capace di andare oltre le leggi di natura, nel bene e nel male. L’omosessualità è un male, come ce ne sono tanti altri.
Punto tre. Io non mi sono mai sognato di dire che “una relazione deve produrre prole”. Io rilevo che la relazione eterosessuale e SOLO QUELLA è capace di procreare. Sono fatti, non doveri. Sono, inoltre, fatti carichi di significato e di valore. Soltanto una mente oscurata dall’ideologia può negare il valore ed il significato di questi fatti.
Sul corollario. Anche il corollario che mi attribuisci mi risulta estraneo. Io dico che la relazione eterosessuale è l’unica ad essere capace di procreare, quindi ha oggettivamente un valore unico.
Punto uno. Io non mi sono mai sognato di dire che la relazione eterosessuale abbia come fine la riproduzione. Ancora una volta, io mi limito ad osservare un fatto: la relazione eterosessuale E’ L’UNICA RELAZIONE FECONDA. Ed attribuisco a questo fatto un valore incalcolabile, riconoscendo a questa relazione, con l’istituto giuridico del matrimonio, un privilegio. Del resto si è SEMPRE fatto così, non è che ce lo siamo inventato noi cattolici.
Punto due. Un uomo senza un arto è certamente ancora un uomo, uguale, in dignità, a tutti gli altri. Però non è più lo stesso uomo, né potrà fare le stesse cose che fanno gli altri. Se gli manca un braccio, prova a mettergli in mano un arco e delle frecce ed invitalo a partecipare ad una battuta di caccia. Poi vediamo se avere un braccio solo equivale ad averne due.
Giancarlo e Roberto, ammiro la vostra pazienza!
E.. Giancarlo, quando metterai ancora di codesta carne al fuoco, chiamami: fa venire l’acquolina in bocca!
Però l’orologiaio (questo adattamento del nick mi è piaciuto!) una giusta l’ha detta, quando ha correttamente definito “diavoleria” ogni altro abominio che un domani potrebbe essere praticato (come se non ce ne fossero già abbastanza, aggiungo io).
Prima di inziare, una piccola parentesi personale, concedetemela.
Non hai idea, Giancarlo, di quanto sia per me utile (e piacevole) stare sul blog, né di quale valore siano queste nostre “conoscenze” virtuali. Internet ha questo grande pregio, permette di confrontarsi anche a grande distanza con idee ma soprattutto persone diverse con un semplice click. Per quanto riguarda te, mi dispiace veramente per la tua malattia, e spero che tutto si risolva in fretta nel migliore dei modi.
In ogni caso, straordinariamente sono in (quasi) toto d’accordo con te. Nei punti principali, diciamo.
Sono veramente stupefatto. Sono solo un paio di punti (piuttosto marginali, per la verità) che non mi convincono:
a) dovrei verificare, ma non credo che, come affermi, l’istituto matrimoniale sia nato per difendere e riconoscere la capacità procreativa dell’essere umano. Se mi ricordo bene, credo che il matrimonio sia stato istituito (molto ben prima di Cristo) per una mera necessità economica: serve un modo per mantenere il patrimonio e qualcuno cui darlo. Sto azzardando, ma ricordo anche che il matrimonio come difesa della capacità procreativa sia nata, non sono sicuro nemmeno in ambito cattolico, in tempi relativamente recenti, direi comunque dopo l’Ottocento.
b) l’altro punto che non mi convince è quello dell’uomo senza un braccio. Hai mai provato a sfidarne uno a braccio di ferro?
Innanzi tutto voglio assolutamente rassicurarti sulla mia salute: non ho nessuna grave malattia; nei giorni scorsi sono stato seriamente preoccupato per la salute di uno dei miei figli ma, ringraziando Dio, pare che si tratti di un problema perfettamente risolvibile. Ti ringrazio comunque dell’interessamento.
Per il resto, mi fa piacere sapere che sei sostanzialmente d’accordo con me. Si vede che ho equivocato. Quindi concordi con me che la relazione eterosessuale è unica e non equivalente ad altre relazioni in ragione della sua capacità procreativa? E concordi sul fatto che vada premiata, privilegiata e protetta proprio a motivo della sua unicità? Se siamo d’accordo su questo, siamo d’accordo sul fatto che il matrimonio omosessuale non deve essere concesso. Questo mi basta.
@Giancarlo: non so perchè non mi faccia mettere la risposta direttamente sul tuo post ma vabbè, i misteri della rete.
Tornando direttamente alla questione, temo di non poter accettare le tue conclusioni.
Concordo sul fatto che l’unione eterosessuale sia l’unica capace di procreare, e che la capacità di procreare ha un “valore incalcolabile”, come hai giustamente detto. Tuttavia, proprio in virtù di questa sua incalcolabilità, credo sia riduttivo – per entrambi! – fare una comparazione. Credo infatti che il matrimonio sia prima di tutto amore. Un amore assoluto, di valore anch’esso incalcolabile, e per la rarità e per la qualità, che poi può esprimersi nella generazione di un figlio, evento di valore anch’esso incalcolabile.
Credo quindi che i due matrimoni non possano essere comparati, perchè entrambi degnissimi di essere protetti, riconosciuti, unici, pur per motivi diversi. Quand’anche li si volesse proprio mettere sullo stesso piano e vedere chi è più e chi è meno, il matrimonio omosessuale potrebbe anche risultare inferiore per valore, ma non così inferiore da non meritare riconoscimento. Inoltre, dicendo “il matrimonio eterosessuale è migliore perchè produce vita”, si rischia di trascurare la sua base fondamentale, quella dell’amore, riducendo quindi il valore dell’istituto del matrimonio stesso.
‘Sto love is love nun se po’ sentì!
Perchè, il “io dico di no perchè dico di sì” è tanto meglio? 🙂
E che è? Non lo conosco.
Mi spiace, orologiaio, ma siamo completamente fuori strada. IL MATRIMONIO NON HA NIENTE A CHE VEDERE CON L’AMORE. Il matrimonio è un istituto volto a proteggere una relazione interpersonale unica, capace di generare bambini. Il bene che deve essere protetto con il matrimonio non è, ovviamente, l’amore, sul quale non saremmo capaci di trovare una definizione condivisa. Il bene da proteggere è la capacità di procreare, che è strettamente legata alla relazione eterosessuale. Qualunque altra relazione NON E’ CAPACE DI PROCREARE e, quindi, non ci interessa.
La relazione eterosessuale non è migliore della relazione omosessuale; è diversa per via della sua capacità di procreare. Quindi non è equiparabile.
Bisogna che tu comprenda che la relazione eterosessuale è essenzialmente diversa dalla relazione omosessuale. E’ diversa nelle sue conseguenze sociali e personali. Non è diversa per un’ideologia: è diversa nei fatti. FATTI CHE SONO PERSONE. Non si tratta di amore, di sesso o, semplicemente, di un’illusione. SI TRATTA DI PERSONE. La relazione eterosessuale ha a che fare con i bambini. Quella omosessuale no.
E basta.
Arrivi tardi. Vai a dire al mondo che bisogna smettere di imporre principi come l’uguaglianza tra gli uomini, perché è un’imposizione di una verità che vale solo per alcuni!
11 febbraii
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-11-febbraiola-lezione-apocalitticadi-benedetto-xvi-8413.htm
L’ha ribloggato su mondidascoprire.
http://www.papalepapale.com/develop/quellultimo-brindisi-alla-sua-coscienza-benedetto-xvi-un-anno-dopo/
Ciò che Benedetto XVI aveva capito è che se gli uomini hanno un diritto, tale diritto è solo quello di poter conoscere la “Verità tutta intera”, di fronte alla quale, poi, essi stessi saranno chiamati a giocare la propria libertà e decidere conseguentemente se aderirvi o no.
…
ha cercato di incontrare tutti, mai indietreggiando su nulla: non ha mai fatto finta di essere d’accordo con qualcosa per cui oggettivamente non poteva essere d’accordo, ma allo stesso tempo ha preso sul serio le domande del cuore di chi incontrava
La Chiesa deve mettersi al passo con i tempi, dicono.
Io dico solo:1986.
Purtroppo Lalla, non lo dice solo chi sta fuori…
Vi ivnvito a leggere, anche se un po’ “lungettto”, il sunto delle risposte date dal popolo della Chiesa tedesca al documento preparatorio al Sinodo Straordinario del Vescovi che già Alessandro aveva indicato in altro post.
http://www.dbk.de/fileadmin/redaktion/diverse_downloads/presse_2014/2014-012c-ITAL-Fragebogen-Die-pastoralen-Herausforderungen-der-Familie.pdf
Se poi proprio proprio, non potete resistere alla curiosità ora che ve lo indico, potete leggere il mio commento qui:
http://www.linkedin.com/groups/Questionario-Chiesa-Tedesca-preparazione-al-4793949.S.5838403297043574784?qid=c7c75773-d738-41c4-b08e-ecf8fa14b87f&trk=groups_items_see_more-0-b-ttl
o qui:
http://costanzamiriano.com/2014/02/04/famiglia-la-piazza-piega-il-governo-di-parigi-in-italia-cosa-aspettiamo-a-svegliarci/#comment-74283
A proposito delle risposte divulgate dalla Conferenza Episcopale Tedesca (e non solo), Il Segretario generale del Sinodo (e futuro cardinale) Lorenzo Baldisseri ha fatto notare che “La pubblicazione del materiale non era prevista. Si tratta di un’iniziativa unilaterale delle singole conferenze episcopali. L’indicazione era di inviare il materiale riservatamente in Vaticano. Non mi sembra corretto perché si tratta di materiale non ancora esaminato, di documenti non ufficiali. Poi se c’è qualcuno che fa quello che vuole non ci posso far nulla, ma non era nel programma”
E alla domanda se si può anche configurare una forma di pressione per condizionare i lavori, ha replicato:
“Una pressione? Un po’. Diciamo che è un’interpretazione possibile”
http://qn.quotidiano.net/primo_piano/2014/02/11/1023924-kurt_koch.shtml
Ah, questa non la sapevo… 😐
Pure in tre lingue hanno reso disponibili questi documenti riservati.
A questo punto mi dispice pure aver “commentato” (vabbé che per quel che conta il mio commento…) 😉
Grazie Alessandro.
Figurati, hai fatto bene a commentare, tanto i dati sono ormai di pubblico dominio e tanto vale ragionarci su seriamente. Tenendo presente che – Baldisseri oggi lo conferma -è abbastanza chiaro che questa fretta di divulgare risposte è molto sospetta…
Infatti (e mi pare di averlo scritto…) si dà risalto e si rendono note una serie di “attese” che, quando se (come mi auguro) verranno dis-attese, genereranno ulteriori polemiche e facili accuse di un gerarchia, o genericamente di una Chiesa, che non tiene conto alcuno del “parere” e del “sentire” dei suoi fedeli, nella distorta visione di una ipotetica e erronea concezione di “democrazia”.
Per le accuse, amen, sai che novità… possibili incrinature della Comunione all’interno della Chiesa stessa, sarebbe tutt’altro paio di maniche. 😐
A proposito delle risposte, mi pare che le conferenza episcopale tedesca non si limiti a registrare la situazione ma volentieri prenda le parti dei fedeli che dissentono dalla dottrina della Chiesa e si stanno perfettamente allineando alle parole d’ordine della “modernità”.
Sommessamente ricorderei a taluni vescovi tedeschi che la Chiesa deve essere obbediente agli impulsi dello Spirito, ed è invece tenuta a disobbedire allo spirare dei venti mondani, alle lusinghe dello spirito del tempo.
Altrimenti più che un Papa converrebbe mettere alla guida della Chiesa un sondaggista che sondi e registri le opinioni dei fedeli. Non confonderei inoltre il sensus fidei del popolo di Dio con la sua deforme parodia mondana, le opinioni dell’opinione pubblica…
“Ci sono poi altri studi – alcuni, in Italia, li ho diretti io – che si occupano di credenze. È vero che la grande maggioranza degli italiani (93%) si dichiara credente, ma si tratta di vedere in che cosa crede. In Italia percentuali significative di persone che pure si dichiarano cattoliche non credono alla divinità di Gesù Cristo, non credono che la Resurrezione sia un evento storico realmente accaduto, non credono all’esistenza dell’Inferno e del diavolo e non credono che la Chiesa Cattolica sia un’istituzione voluta da Dio e divinamente assistita. Queste percentuali di «non credenti selettivi» per alcune verità della fede diventano maggioritarie fra i giovani dai 15 e i 29 anni. Più di metà dei cattolici italiani non si confessa mai. In altri Paesi le cose vanno molto peggio, sia quanto alle credenze sia quanto alla confessione, frequentata in molte zone del Nord Europa e degli Stati Uniti da sparute minoranze.
Cito questi dati per far capire come – mentre ha un senso utilizzare lo strumento dei questionari per capire quanto è profonda la crisi del mondo cattolico contemporaneo – non ne ha nessuno prendere i risultati, anche ove siano attendibili, di queste ricerche come indicazioni su come la Chiesa potrebbe cambiare per adeguarsi al «mondo»…
Né una bizzarra Chiesa che costruisse la sua dottrina a colpi di sondaggi dovrebbe fermarsi alla morale. Inseguendo i sondaggi occorrerebbe abolire l’Inferno, i miracoli, la Resurrezione, la divinità di Gesù Cristo, la natura divina della Chiesa: tutte credenze impopolari. Dichiarare che tutte le religioni sono uguali, perché lo pensa la maggioranza delle persone. Consigliare a Papa Francesco di non perdere tempo a parlare tutte le settimane del diavolo, perché la grande maggioranza non ci crede. E di smetterla di mettere al centro del suo Magistero la confessione, perché tanto ci sono intere diocesi dove i cattolici che si confessano sono ridotti a quattro gatti.”
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-lipotesi-folle-di-una-chiesa-che-insegue-i-sondaggi-8388.htm
“Cito questi dati per far capire come – mentre ha un senso utilizzare lo strumento dei questionari per capire quanto è profonda la crisi del mondo cattolico contemporaneo – non ne ha nessuno prendere i risultati, anche ove siano attendibili, di queste ricerche come indicazioni su come la Chiesa potrebbe cambiare per adeguarsi al «mondo»…”
Sottoscrivo in toto e voglio crede e mi auguro, che il senso sia proprio il primo che indichi.
Chiesa-Chiusa! (da intendersi in diversi modi)
Secondo il mio modestissimo parere tale sondaggio non andava fatto perchè già solo il proporlo dà l’impressione di voler sentire cosa ne pensa la “gente” per adeguarsi. Io non voglio sondaggi, voglio dei pastori che si mettano sui tetti e ribadiscano la Parola di Dio che non segue le mode o i sondaggi! L’effetto di questo sondaggio è un disastro!
“Sondaggi. Non riesco a trovare, negli Atti degli Apostoli, i vari passaggi in cui i discepoli e gli apostoli di Gesù, attraverso un sondaggio, chiedevano ai diversi popoli che via via convertivano, come avrebbero voluto il Cristianesimo.”
http://www.lastampa.it/2014/02/11/blogs/san-pietro-e-dintorni/chiesa-cattolici-sondaggio-choc-in-paesi-iYQ9o9KXX60yLBKjYtwo7N/pagina.html
Giusi, io non la vedrei per forza così…
Nel senso “cosa pensano i fedeli per poi adeguarsi…”. Non credo sia sbagliato misurare in qualche modo qual’è e su cosa esiste la maggiore distanza tra la “Verità annunciata” e la “vertià percepita”, o accettata, o vissuta.
Seppure si potrebbe dire che questa “distanza” potrebbe essere misurata anche solo guardandosi intorno, non credo sia così semplice. I risultati di una simile indagine possono poi servire NON per adeguarela Verità del Messaggio (ci mancherebbe), ma anche eventualemte sui modi, sui tempi, sui mezzi.
E’ troppo facile ma fuorviante fare un paragone dei tempi odierni e della Chiesa di oggi, con quella degli Apostoli, seppure la Verità proclamata e il “cuore” (come anche la forma originaria e lo zelo) dovrebbero essere gli stessi.
Avere l’essatta (pur sempre un’esattezza empirica) percezione delle lacune, dei punti dolenti, di quanto la mentalità del mondo ha attecchito proprio in quel popolo che tutti i giorni vive nel mondo e forse ha scordato che NON E” DEL MONDO, non è indifferente.
Come in una Famiglia il padre e la madre non possono non conoscere al meglio possibile cosa passa in realtà per la testa dei loro figli, non per rinnegare la proposta del “piano educativo” ma per adeguarlo alle esigenze. O il medico che ha certo a cuore solo la guarigione del paziente, ma non può permettersi di NON conoscere le tossine o i virus che sono in circolo e scegliere la giusta terapia.
Per la personale lettura che ho dato al documento in questione, la diagnosi non è delle migliori, perché il malato in alcuni casi è del tutto ignaro di esserlo o di star contraendo un virus mortale, o cerca di auto-curarsi o peggio rifiuta la cura.
Poi non ho certo io in tasca il vaccino o la cura (potrei ribadire concetti che qui potremmo ribadire in tanti…), se l’avessi non sarei certo qui adesso (a scrivere forse fregnacce…). 😉
Bariom tra quei fedeli ci sono vescovi che tirano fuori teorie assurde! Sono padri degeneri! Il pesce marcisce dalla testa! Per fortuna che in definitiva trattasi di testoline e tutto è in realtà in mano a quell’Unica Testa coronata di spine. Ma avremo molto da soffrire. Da un simile sfacelo non si esce senza una grande purificazione.
Giusi io mi limitavo ad alcune notazioni sul documento delle risposte date da gruppi di fedeli, parrocchie, associazioni, ecc… poi se vuoi metterci dentro di tutto e invocare il fuoco dal cielo, padrona, ma così non è che si va lontano… né si riesce a concludere un qualunque ragionamento.
Sono proprio certi ragionamenti (non tuoi) che mi sconvolgono….
Non dirlo a me, Bariom, io in una di quelle diocesi ci vivo…
Sono anche stata invitata dal parroco durante la messa domenicale, come tutti quelli che erano presenti, a collegarmi al sito e rispondere alle famose domande! Che, siccome erano scritte in modo “un po’ difficile” erano state opportunamente spiegate e facilitate. Gulp! Come temevamo in molti, le hanno prese per un sondaggio popolare, Per nausea o per vigliaccheria, o, insomma, per non arrabbiarmi, non sono andata a vedere come le presentavano.
@Lalla, scusa “come le presentavano” chi? Solo per capire…
Intendi nel documento riassuntivo?
Non mi sono spiegata bene. Volevo dire: il modo in cui presentavano le famose domande, dirette ai fedeli sull’apposita pagina web. Non so se a livello di diocesi o di parrocchia, mea culpa, non ho approfondito.
“Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l’omosessualità, la Chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico.”
L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energie rinnovate e rinnovabili.
Era inevitabile la strumentalizzazione del famoso sondaggio: credere davvero che i risultati sarebbero rimasti secretati, vuol dire essere sul limite del… “peccato d’ingenuità”.
E’ la ragione per la quale, come diceva Giusi, anch’io quando ho sentito per la prima volta della decisione di svolgere il sondaggio mi son messo le mani nei capelli. Ovviamente nulla lo vieta, ma questo è un modo di procedere “a vista”, pericolosamente imprudente.
Questa è la ragione per cui parecchi, me compreso, sono così preoccupati per l’avvicinarsi del sinodo sulla famiglia. Sono certo della buona fede e buona volontà di molti, ma sono altrettanto certo che tante volpi non aspettano altro per entrare nel pollaio. E la facilità con la quale queste volpi riescono già a gettare le basi per strumentalizzare l’evento, non lascia ben sperare. La preoccupazione è che si ottenga un risultato caotico e pericoloso, simile nelle forme e nei modi a quello postconciliare. Ne ha parlato bene il Mastino nel link lasciatoci da Giusi nel post di ieri. Credere che tutto si possa risolvere con qualche ponderoso e prolisso documento ecclesiale che quasi nessuno leggerà, immaginando che null’altro finirà per turbare l’armonia di Santa Chiesa, vuol dire veramente eccedere in ottimismo…
Specialmente se chi ama davvero la Chiesa non ci metterà la prudenza e l’astuzia del serpente che è indispensabile in questi casi.
Ho trovato una bella citazione, un po’ lunga, tratta da un saggio scritto dall’allora Vescovo di Segni e Gaeta Monsignor Luigi Maria Carli, intitolato: “Nova et Vetera. Tradizione e progresso nella Chiesa dopo il Vaticano II”, Istituto Editoriale del Mediterraneo edizione 1969, dove si parlava, ovviamente, delle situazione ecclesiale postconciliare, ma che mi pare sia facilmente adattabile anche ai commenti sopra di Bariom e Alessandro (e tanto, chi non ha voglia di leggerla perché troppo lunga, non deve far altro che saltarla a piè pari, no? 😛 )
Scrive il Vescovo nel primo capitolo:
La Chiesa cattolica è in angustie: tutto il mondo ne parla. Che un vescovo s’interroghi a voce alta su un tema il cui interesse oltrepassa i confini della sua diocesi, per toccare quelli della Chiesa universale, non deve produrre meraviglia né venir giudicato come eccentricità. Ciò rientra, anzi, nella più antica e migliore tradizione dell’episcopato cattolico.
[….]
Per dirla subito e in breve, è mio convincimento che nella Chiesa cattolica si stia attraversando una crisi gravissima, sul cui esito, ove non intervengano fatti nuovi, non oso azzardare alcuna previsione. D’altronde, in un campo come questo, dove giuocano in maniera del tutto eccezionale i liberi interventi di Dio e degli uomini, non si dimostrerebbero fallaci tutte le leggi della previsione umana? Nemmeno l’esperienza della storia bimillenaria della Chiesa potrebb’essere sicuramente indicativa, perché la Chiesa non è uscita alla stessa maniera né in uguale spazio di tempo dalla crisi gnostica, dalla crisi ariana, dalla crisi delle investiture, dalla crisi protestante, dalla crisi modernista.
L’attuale è una crisi ben più grave di quella modernista; assieme a molti altri, ne sono persuaso. Che sia più grave ancora di quella protestante, sono in molti, e molto dotti, a pensarlo.
Intendiamoci bene. Non mi difetta, grazie a Dio, il fondamentale ottimismo di chi crede nella divina origine e costituzione della Chiesa cattolica, nella permanente assistenza dello Spirito Santo, nella promessa di Gesù che chiama a fiducia il drappello dei suoi primi apostoli: “Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate fiducia, io ho vinto il mondo” (Giov. 16, 33), e assicura che “le potenze dell’inferno non prevarranno sulla sua Chiesa” (Mt. 16, 18).
Sono anch’io figlio della speranza cristiana. Tengo per indubitato che soltanto a Dio spetta l’ultima parola, la parola della vittoria. Ma, quando vorrà Egli dirla, dopo quante e quali prove, e forse battaglie perdute, io non so. “Il Padre ha riserbato al suo potere i tempi e i momenti decisivi” (Atti 1,7).
La mia fede e la mia speranza non mi autorizzano a scartare a priori l’ipotesi che la Chiesa, indefettibile per garanzia di Gesù, possa conoscere anche nell’epoca attuale giorni di grandi tribolazioni, apostasie vaste e clamorose, smarrimenti di pastori, lagrimevoli perdite di anime. Il cuore potrà suggerirmi il desiderio che Dio risparmi alla sua Chiesa una tale iattura; ma il freddo raziocinio non me ne dà, oggi come oggi, alcuna certezza.
Certo, la Chiesa possiede tante e tali risorse interiori che di qualsiasi epoca, anche la più triste, può fare una primavera pentecostale. Ma nei suoi membri umani essa ha, purtroppo, tanta fallibilità da poter vederle tutte neutralizzate, quelle risorse, e la grazia stessa di un Concilio risolversi praticamente in un fallimento, per non dire occasione di rovina per moltissimi.
Preferisco dire crisi nella Chiesa, anziché crisi della Chiesa. Già S. Ambrogio precisava che “non in se stessa, ma in noi, è ferita la Chiesa; badiamo, dunque, che il nostro fallo non diventi lacerazione della Chiesa” (2). La Chiesa, dunque, santa Sposa di Cristo, rimane danneggiata dalle colpe dei suoi stessi figli. È una eventualità verificabile in ogni tempo, anche in quello post-conciliare. Sarebbe, pertanto, una sottile forma di trionfalismo volere, a tutti i costi, attribuire alla situazione particolare della Chiesa uscita dal Vaticano II ciò che le è stato divinamente garantito solo in prospettiva globale ed escatologica.
Crisi gravi, anzi gravissime, la Chiesa ha conosciuto anche in altre epoche della sua storia, anche dopo altri Concili. Ha superato quelle; supererà anche questa, non v’è alcun dubbio. Ma è sul prezzo che essa dovrà pagare per tale superamento che qui ci si interroga con trepidazione. In altre parole: io non mi domando, come ha fatto qualcuno che non aveva più la fede, se la Chiesa avrà un domani, ma quale sarà il domani della Chiesa dopo il passaggio dell’attuale ciclone.
Dico francamente che mi stupisce assai la sicurezza, quasi aprioristica, con cui da molti si qualifica l’attuale soltanto come “crisi di crescenza”, “esuberanza di vitalità” della Chiesa, preventivata dopo ogni Concilio, anzi necessaria e provvidenziale, comunque di breve durata. Tale sicurezza, a mio avviso, è pericolosa anche perché, se di null’altro si tratta che di crescenza, viene spontaneo il concluderne: fenomeno normale, s’aggiusta da sé, non preoccupiamocene troppo!
Temo che si dia corpo ai propri lodevoli desideri. Sinceramente, bramerei anch’io che l’attuale crisi fosse per tutta la cattolicità il crogiuolo temporaneo attraverso cui la vita di fede e di grazia si faccia più pura, più ricca, più personale. Ma chi o che cosa mi autorizza a scartare il dubbio che quell’opinione, pur largamente condivisa, possa risultare un tragico tranquillante? Che non già la fede e la grazia siano in crescita, non già l’impegno morale della sequela di Cristo si vada estendendo ed affinando, ma, piuttosto, siano in fase di crescita galoppante il razionalismo e il naturalismo, che svuotano di contenuto religioso e fede e morale, e la contestazione teorica e pratica dell’autorità sacra, che mina dalle fondamenta l’edificio della Chiesa?
Si ripete spesso, con l’aria quasi di chi alza la voce per farsi coraggio: “Non sono più i tempi degli scismi! Roba del passato!”. Fosse vero. Ma perché mai gli scismi non sarebbero oggi più possibili? Dove sta scritto? Chi l’ha decretato? E non dimentichiamo che, ancorché non più dichiarati formalmente, come un tempo, mediante la pubblica affissione di tesi ereticali da una parte e bolle di scomunica dall’altra, gli scismi più insidiosi e deleteri rimangono quelli negati a parole ma esistenti nei fatti. La conclamata volontà di certi novatori di “andare avanti restando nella Chiesa” potrebbe anche significare il deliberato proposito di giuocare allo svuotamento del cristianesimo dal di dentro, di “portare l’infedeltà nel cuore stesso della Chiesa”. Costoro potrebbero rimanere dentro le strutture, perché gli riesca più facile “non solamente interpretare la realtà della Chiesa, ma cambiarla, alla luce del vangelo di Gesù Cristo”. Questo fenomeno — riconosciamolo pure, con sincerità — non avveniva dopo i Concili del passato, quando i contestatori del magistero ecclesiastico se ne separavano apertamente. Così, almeno, la nettezza delle posizioni assicurava la purezza della fede dei cattolici!
Trovo scritto che lo sbalordimento prodotto dai fenomeni che avvengono oggi nella Chiesa “non arriverà certo al vertice parossistico quale lo vide S. Girolamo, quando nel 350, dopo furiosi dibattiti politico-conciliari, rivelò che il mondo intero, addolorato, era stupito di ritrovarsi ariano”. Non arriverà certo… Ma donde tanta certezza? Perché non potrebbe accadere, poniamo tra qualche decennio, che un secondo S. Girolamo fosse costretto a riconoscere, gemendo, che l’intera cristianità non si ritrova più cristiana?
L’espressione “crisi di crescenza” merita di essere considerata più da vicino. Essa deriva dal linguaggio della fisiologia degli organismi materiali, soggetti a leggi necessarie. Una pianta, un animale, un corpo urbano, per il fatto stesso che vivono, bene o male sono in crescita (una crescita, ovviamente, necessaria), fino al termine del periodo del loro naturale accrescimento, diverso da specie a specie. Questa crescita può essere accompagnata da fenomeni morbosi collaterali, prodotti dallo stesso sviluppo ma tali da non bloccarlo. In altre parole: gli organismi materiali si sviluppano nonostante le loro “crisi di crescenza”.
Ma una simile espressione non potrebbe applicarsi senza molte riserve ad un organismo soprannaturale come la Chiesa. Corpo mistico di Cristo, essa è, per vocazione essenziale, sempre chiamata a crescere “nella grazia e nella conoscenza del Signore nostro e Salvatore Gesù Cristo” (2 Pt., 3, 18). Ma trattandosi di una crescita libera e volontaria, possono darsi periodi di stasi o anche di regresso. Se fosse vero che la crisi attuale nella Chiesa è una crisi di crescenza, bisognerebbe concludere che lo stato di crisi è il suo stato normale, chiamata com’essa è a crescere sempre, senza alcun limite e senza soluzione di continuità! Viceversa, per la Chiesa le crisi consistono proprio nella mancata sua crescita. Or dunque, i fenomeni aberranti che oggi si lamentano, lungi dall’essere il segno o l’effetto della sua crescita, costituiscono piuttosto il bloccaggio del suo sviluppo, perché la crescita soprannaturale non può produrre morbilità.
“Dal frutto si conosce l’albero” (Mt. 12, 33), ha detto Gesù. Diagnostichiamo, dunque, la natura della crisi dai frutti che essa produce. Illudersi ancora sulla sua natura è, a mio avviso, uno dei sintomi più allarmanti della sua gravità.
[…]
Eccetera eccetera eccetera. Non voglio ammorbare troppo, perciò interrompo qui una citazione che potrebbe andare avanti parecchio 😉 ma che già così, direi, merita e fa pensare, ora che i decenni a cui alludeva allora il Vescovo sono, effettivamente, passati…
“…non in se stessa, ma in noi, è ferita la Chiesa…”
Forse il più delle volte, qui sta il nocciolo del problema.
Cmq debbo tornare con più calma e tempo su quanto, Roberto, hai qui riportato 😉
Mons. Ignatius Ayau Kaigama, Arcivescovo di Jos e Presidente della Conferenza Episcopale della Nigeria, ha detto:
“in Africa, quando si tratta di controllo della popolazione, uso del preservativo, omosessualità, ecc., a volte, le posizioni occidentali sono imposte a forza agli africani attraverso gli incentivi finanziari. Gli africani non devono essere degli imitatori, credendo che qualunque cosa provenga dall’occidente sia giusta”.
“Senza un discernimento culturale o intellettuale – ha aggiunto Mons. Kaigama – corriamo il rischio di perdere i nostri valori e di diventare né africani né occidentali…
Dobbiamo rimanere fedeli alla nostra eredità religiosa persino quando parte di coloro che ci hanno introdotti al cristianesimo sono diventati critici veementi e alcuni nutrono un odio patologico nei confronti delle direttive o delle valutazioni morali della Chiesa”
http://www.fides.org/it/news/54578-AFRICA_NIGERIA_No_all_imposizione_di_valori_laicisti_in_Africa_afferma_l_Arcivescovo_di_Jos#.Uvu_m_l5M9Z
Così con l’incensazione morale degli aiuti economici, viene imposta una mentalità ed un modello che divengono spesso anti-evangelici, con buona pace di tutti i donatori (anche di piccole cifre, anche cattolici) a numerosissime e blasonate ONG (Unicef compresa tanto per non far nomi…).
Per non parlare di quanto delle donazioni serve a sorreggere gli interi “baracconi” e quanto divine aiuto concreto… 😐
A proposito di vescovi tedeschi.
La situazione è abbastanza chiara. In curia a Friburgo hanno cucinato un polpettone avvelenato di cui i vertici della conferenza episcopale tedesca vanno molto orgogliosi, tanto che stanno cercando di ammannirlo a tutta la Chiesa: le “Linee guida della pastorale di accompagnamento in casi di separazione, divorzio e nuovo matrimonio civile” (ottobre 2013) del’ufficio pastorale dell’Arcidiocesi di Friburgo.
La difficoltà del propinamento sta nel fatto che il prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede Mueller non ha gradito il polpettone dei colleghi e connazionali, ed ha chiesto di ritirarlo “e di rielaborarlo in modo che non vengano avallate vie pastorali contrarie al magistero della Chiesa”.
Ma il presidente dei vescovi tedeschi s’è ben guardato dal ritirarlo, anzi ha rilanciato, ed ha in animo di rifilarlo alla Chiesa intera come il non plus ultra in fatto di pastorale dei divorziati risposati. I vescovi tedeschi, nelle risposte al noto questionario presinodale (divulgate senza autorizzazione: ma si sa che il piazzista non deve lasciare nulla di intentato per far percepire come irresistibili le sue patacche), notificano gongolanti che molti dei sondaggiati “sostengono esplicitamente le “Linee guida della pastorale di accompagnamento in casi di separazione, divorzio e nuovo matrimonio civile” (2013) del’ufficio pastorale dell’Arcidiocesi di Friburgo. Secondo un recente sondaggio condotto dall’Istituto di demoscopia di Allensbach il 66% dei cattolici è a favore di un matrimonio religioso per i divorziati. [Urca! Che scoop! ndr]”
Quindi, i vescovi tedeschi, genuflessi alla demoscopia, si presenteranno al Sinodo cercando di spacciare il loro pastrocchio eterodosso come la panacea per la questione “comunione eucaristica ai divorziati risposati”. Ne son talmente entusiasti che lo stanno già propagandando, come vedete.
Nelle loro intenzioni, ovviamente, il pastrocchio andrebbe corredato da altre prelibatezze tossiche preparate come da arcinota ricetta reperibile sull’arcinota agenda liberal.
E’ dai tempi dell’Humanae vitae che vorrebbero cambiare la morale sessuale della Chiesa. Al Sinodo ci riproveranno. Son più di quarant’anni che rosicano e borbottano e ricevono porte in faccia: prima da GPII, poi da BXVI. Come biasimarli, in fondo, se quando ritengono di poterla spuntare, se quando credono di intravvedere uno spiraglio, ritentano l’assalto? Quarant’anni e rotti di sconfitte son dure da digerire…
E io non ho dubbi che le “corna” (allegoriche fino ad un certo punto) se le romperanno di nuovo 😉
😉
Per fortuna i vescovi tedeschi non sono tutti uguali.
Inaugurando l’anno accademico della facoltà teologica dell’Italia settentrionale, il Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede Mueller ha tenuto una prolusione da applausi (pelo e contropelo, senza nominarli, ai vescovi tedeschi “progressisti”, agli esternatori piroctecnici come il cardinal Maradiaga, ai cattolici di osservanza bosiana).
Alcuni estratti (ma è difficile scegliere…):
“il rigore critico della teologia deve anzitutto sgomberare il campo dalla SUPERFICIALITA di chi si lascia assecondare dai luoghi comuni creati dalla pressione dei media e di mentalità non compatibili coi contenuti autentici della fede: pensiamo a quanta LEGGEREZZA nel teologare intorno a temi come il sacerdozio femminile, l’autorità nella Chiesa, l’accesso ai sacramenti da parte di chi non è in piena comunione con la Chiesa…
E, guarda caso, quanti APPLAUSI da parte dei media nei confronti di CERTI TEOLOGI e di opinioni teologiche non radicate fino in fondo con i capisaldi dottrinali della fede. In tal senso, attorno a certi temi, vi è oggi più che mai il rischio di una DERIVA SENTIMENTALE DELLA FEDE, anche a livello di espressione teologica.
Logos e Agape, che sono inseparabili coordinate dell’essere umano nel mondo, vengono sovente contrapposti, e spesso un amore male inteso viene utilizzato per offuscare, se non oscurare, la verità.
Perciò, i pur giusti richiami alla gerarchia delle verità, alla necessaria pluriformità che la stessa natura “cattolica” della Chiesa esige, all’unità da ricercare soprattutto intorno agli elementi essenziali della fede, alla libertà del pensare – intesa non come un pretesto per una inaccettabile autonomia –, non tolgono che, a questo riguardo, ogni discorso rischia di essere vano se non mette a fuoco una questione previa: quella del “sensus fidei” e del “sensus fidelium” in Ecclesia…
ogni protagonista che voglia essere tale, all’interno dei legittimi dibattiti teologici, deve in primo luogo autenticare le sue prese di posizione, specie se pretendono di porsi con accento di novità, testimoniando anzitutto una sostanziale fedeltà alla vivente trasmissione della fede apostolica, le cui fonti – Scrittura, Tradizione e Magistero – sono INSUPERABILI e inaggirabili…
mai come oggi occorre una rinnovata riflessione intorno ai contorni autentici di “sensus fidei”, “sensus fidelium”, “sensus Ecclesiae”. Qui la teologia oggi può e deve dare molto.
E non vi è chi non vede la scorrettezza e la miopia, a questo proposito, dell’impiego di tecniche di e-mailing per sondare indiscriminatamente nella rete, via internet, l’opinione dei più… Ben altri sono i forum e le agorà di cui necessita la Chiesa oggi per rinvenire ed esprimere, in modo genuino, quel “sensus fidei” da cui è, in ogni tempo, rinvigorita e ringiovanita.
L’aver sostituito l’OPINIONE della rete ai luoghi propri del “sensus fidelium” rivela non solo un misunderstanding intorno a ciò che costituisce la Chiesa ma induce persino a pensare che nella formazione ecclesiale si ritengono, in fondo, più efficaci alcune tecniche di pressione politica piuttosto che i criteri mutuati dalla stessa fede. E anche di fronte a questo pericolo – che la politica conti più della fede anche nella Chiesa – la teologia ha oggi un compito profetico insostituibile. Si tratta di un compito oggi quanto mai profetico e “martiriale”, nel senso letterale di martyria…
A tal proposito, guardiamo anche a quale vasto campo di testimonianza si apre di fronte a noi, in un tempo in cui occorre aiutare molti nostri contemporanei, afflitti da un ormai cronico fraintendimento della libertà umana, che usa il lemma del GENDER per auto-affermarsi, a fare i conti con un inaggirabile sostrato che pre-costituisce ogni uomo. Il concetto di “natura”, infatti, rappresenta quel fondamento indisponibile senza cui l’uomo non riuscirebbe più a fissare, oltre i labili e volubili contorni delle maggioranze di ogni tempo, i confini NON NEGOZIABILI della sua dignità e identità, e quindi dei suoi diritti e doveri.
Una dignità e identità che sono “donati” all’uomo, che l’uomo è chiamato dapprima a riconoscere e poi ad attuare, e che nessuno può auto-fabbricarsi, pena lo smarrimento di quelle identità e dignità, e di un fraintendimento di quei diritti e doveri: ciò che appunto oggi è già accaduto ed avviene.
Anche qui attendiamo dalla riflessione teologica un contributo insostituibile e che oggi esige anche un CORAGGIO profetico di fronte ai continui tentativi di MANIPOLARE la natura, l’identità e la vita umana.”
http://www.incrocinews.it/chiesa-diocesi/l-annuncio-del-vangelo-offerta-br-della-verit%C3%A0-alla-libert%C3%A0-dell-uomo-1.87758
Applausi anche al cardinale (tedesco) Walter Brandmüller, interpellato dall’agenzia cattolica Kath.net:
“né la natura umana né i Comandamenti né il Vangelo hanno una data di scadenza…
Serve il coraggio di enunciare la verità, anche contro il costume corrente. Un coraggio che chiunque parli in nome della Chiesa deve possedere, se non vuole venir meno alla sua vocazione…
Il desiderio di ottenere approvazione e plauso è una tentazione sempre presente nella diffusione dell’insegnamento religioso…
Ma ogni volta che la chiesa si trova in contraddizione con l’opinione pubblica”, a dirimere la contesa deve essere “l’esempio di Cristo, che è vincolante.
Quando lui chiese ai discepoli di mangiare la sua carne e di bere il suo sangue in modo da raggiungere la vita eterna, dovette confrontarsi con una forte resistenza e con l’abbandono di numerosi discepoli. E lui, per tutta risposta, chiese agli apostoli se anche loro volessero andarsene”.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/21925
“… non hanno una data di scadenza ” detto da un cardinale che chiama Brand-müller
🙂 🙂 🙂
🙂
Il Mastino: sarà sopra le righe ma parla chiaro
SONDAGGIO TRA SEDICENTI “CATTOLICI”.
“Valanga di sì ai divorziati risposati”
Anche Roma ha scoperto l’acqua calda: che a chiedere alla gente le cose facili tutti ti dicono sì.
Volete voi scopare con chi vi pare? Sìììììììììììììì
Volete voi desiderare la donna d’altri senza fare peccato? Siiiiiiiii
Volete voi santificare le feste stando davanti la tv? Siiiiiiii
Volete voi farvi le pippe senza macchia? Siiiiiiiiiii
Volete voi farvi mettere incinta dal primo che passa e poi abortire senza far peccato? Siiiiiiiiiiii
Volete voi fare una siringata ai vecchi piscioni malati, mandarli all’altro mondo e fare opera buona? Siiiiiiiiiiiiiiii
Volete voi un’assoluzione automatica per i vostri peccati senza pentirvi? Siiiiii
Chi scegliete voi fra Cristo e Barabba? Barabbaaaaaaaaaaa
VOLETE VOI ESSERE MARTIRIZZATI PER LA FEDE DI CRISTO? Silenzio. Emblematico.
VOLETE VOI RIUNCIARE A SATANA E A TUTTE LE SUE OPERE E SEDUZIONI? Ancora silenzio.
Era quest’ultimo il sondaggio che si doveva avere il coraggio di fare. I sondaggi si fanno sulle cose “scomode”, non su quelle “comode”.
Cara Giusi, accettiamo pure la provocazione di un sondaggio siffatto… ma, tanto per essere maggiormante concreti,
sulle domande “topiche”, che sono le ultime due:
1) VOLETE VOI ESSERE MARTIRIZZATI PER LA FEDE DI CRISTO? Silenzio.
Silenzio certo per chi ha risposto “siiiiiii” alle prime, ma siamo certi che anche per tanti qui (io per primo…) ci sarebbe un plebiscitario SI! Io prevedo un emblematico e saggio… silenzio 😉
Sinceramente diffido di chi si auto-proclama pronto al martirio (lasciamolo fare agli invasati di cui è pieno il mondo.
Il Martirio non è cosa che compi sulle tue forze, né è detto tu sia chiamato o ti sia dato. Certo è giusto contemplare il suo possibile divenire (come conteplare chi ci è stato di esempi: i Santi e Cristo primo tra tutti) disponibili con giusto tremore a compiere la Volontà di Dio, ma questa è altra cosa.
2) VOLETE VOI RINUCIARE A SATANA E A TUTTE LE SUE OPERE E SEDUZIONI? Ancora silenzio.
Certo ancora silenzio nuovamente per il “popolo dei siiiii alle prime”, ma anche qui, tra coloro che sono consapevoli si quanto sia necessaria e conveniente questa rinuncia, quanto consapevolezza c’è su quante e quanto siano sottili ed ingannevoli, i maneggi, i tranelli, le seduzioni di Satana (che non è stupido, né ci ritiene tali e non ci presenta la scelta tra un bene ed un male, ma tra un bene e un – apparente – altro bene)? Quanto sia pervasiva la “mentalità del mondo”…
Esempio concreto: “Volete voi santificare le feste stando davanti la tv? Siiiiiiii”, ma quanti bravi cattolici, non trovano nulla di male nel santificare le Domeniche… lavorando tutto il giorno? Non sto a fare la casistica “lavori si, lavori no… parlo di chi può scegliere e sceglie, o di chi non dice neppure “beo” per difendere il suo sacrosanto diritto (e guarda un po’, alle volte difenderlo è già un piccolo martirio perché porta persecuzioni…).
Insomma, invito ad una più personale riflessione, perché il sondaggio non sia, sulla vita altrui e non la mia… perché tutti dobbiamo essere SCOMODATI dalle Parole di Cristo.
( Il mastino abbaia e ci può stare se il suo compito e far la guardia, ma se tutti si abbaia, ne esce solo una gran “cagnara” 🙁 )
E’ giustissimo quello che dici nè credo che il Mastino si ritenga un eroe, mi piaceva il modo estremo con il quale ha mostrato “l’assurdità” di un tale sondaggio.
Ci mancava questo di sondaggio! Mi astengo volutamente da qualsivoglia commento! Del resto parla da solo! Non è Vanity Fair, è Famiglia Cristiana (sigh e sic!). Vabbè ho fatto pure un commento….
http://www.famigliacristiana.it/speciali/questionariofrancesco.aspx?utm_source=FC&utm_medium=banner_autopromo_articolo&utm_campaign=Questionariopapafrancesco
ecco.appunto. e poi c’è pure chi si lamentava venisse definita famiglia pagana( per non ricorrere all’altra definizione di V.Feltri, mi pare…)
Davvero da piangere! Che poi, a parte la tragicomica (e, ahimé!, attualissima) precisazione di scegliere una sola risposta alla domanda “Lei è: maschio/femmina”, mi pare sia un sondaggio che non lasci esprimere tutte le posizioni: ad esempio, l’ultima domanda non prevede la possibilità che si vada a Messa più di una volta a settimana, e le domande che esordiscono con “Da quando c’è questo Papa” non permettono di rispondere che il giudizio sulla Chiesa era già buono (si dà per scontato che fosse almeno in parte critico), che la fede fosse già forte, che già si frequentasse, pregasse, ci si accostasse ai sacramenti assiduamente; alla domanda “Cosa si aspetta che faccia Papa Francesco per la Chiesa?” seguono risposte che (con l’eccezione dell’unità dei cristiani) offrono anche prospettive di rinnegamento del Catechismo e del Magistero. Stendiamo un velo su quelle del tipo “Se Papa Francesco fosse…”: un giochino che ho smesso di fare appena iscritta all’asilo…
Mi pare evidente che il risultato debba essere uno solo: “Wow! Questo Papa ha riavvicinato tanta gente che si aspetta che ora finalmente spazzi via tutti quegli oscurantisti divieti che la Chiesa ha imposto sino ad ora!”
Già… wow… che tristezza… Grazie a Dio il Papa ha una visione, come dire?, leggermente più ampia di questa!
Ecco per cosa siamo obbligati a pagare il canone! Queste porcate nel prossimo San Scemo!
http://www.imolaoggi.it/2014/02/08/a-sanremo-rufus-wainwright-il-cantautore-che-aspetta-il-messia-gay/
sarà un seguace di questa setta o chiesa o chiamatela come vi pare:
http://radiospada.org/2014/02/troy-perry-e-la-metropolitan-community-church/
Se non ci fosse piuttosto da piangere, sarebbe da sbellicarsi dal ridere: a noi danno degli omofobi, mentre questo… be’ certo che non è oltraggioso!
veramente c’è pure di peggio.qualora fosse possibile…
l’elenco delle para-chiese che mettono il termine cattolico nella loro denominazione…
e ho scoperto pure una chiesa che, naturalmente si rifà in quanto a riti e vestiario e titoli alla cattolica, in sicilia dove il vescovo è un travestito…
per fortuna il Vescovo di Agrigento-anche se non so a quanto serva- fece un comunicato in merito al caso del sedicente vescovo..
( http://www.grandangoloagrigento.it/licata-arcivescovo-tuona-contro-prete-abusivo-pronta-la-scomunica-per-lorella-sukkiarini/
http://www.comunicati.net/comunicati/istituzioni/varie/16088.html
http://www.cesnur.org/religioni_italia/o/ortodossia_14a.htm
http://radiospada.org/2014/02/cattolicismi-scismi-e-scomuniche/
http://radiospada.org/2014/02/s-e-r-monsignor-sukkiarini/
vale:
…sono l’ultimo che dovrebbe parlare (vedete, sto imparando!) ma una cosa:
mai mai mai e poi mai in nessunissima maniera usare “talora”…nemmeno per scherzo!
che mi dici di “quantunque”?
La Talora è infatti una rara pianta carnivora (appartenente alla famiglia delle Taleidi), che dopo aver paralizzato la “vittima” (ma sarebbe corretto dire il suo cibo…), prende a fagocitarla e a scioglierne il corpo con quelli che potremmo paragonare ai nostri succhi gastrici.
Il cibo più “fortunato” è quindi quello che la Talora, riesce ad inghiottire “in un sol boccone”!
Talora è usato da Dante e Petrarca, due noti fessi…
A me piace ancorché e sebbene, e anche quantunque: posso usarli? E qualora? Senonché?
Basta, ok talora non s’ha da usare, nemmeno per scherzo (cosa sarà, un vocabolo in codice? Un segnale? Magari c’è qualcuno da qualche parte che appena legge talora lancia una bomba?)
Talora continuerò a usarla, per ischerzo [*] e anche sul serio, ogni qualvolta me ne pungerà vaghezza. E chi non gli va bene, péste lo cólga.
[*] Epentesi.
A sproposito, una bella storia appena letta
http://www.rinocammilleri.com/2014/02/hofer/
Giammai…LIRReverendo