Abbiamo bisogno delle parole

di Paolo Pugni

Oggi per i giornali non c’è emergenza che non sia drammatica, non c’è nevicata che non sia emergenza, non c’è caldo(o freddo) che non sia ondata, e ondata che non sia tragica, non c’è pioggia che non sia torrenziale, né sole che non sia a picco.

Il gelo è sempre una morsa e assedia (generalmente tutto: l’Italia, l’Europa, New York…), le città sempre impreparate, per non parlare di governo, autorità (ovviamente sempre competente, ma viene il dubbio che sia piuttosto incompetente) e protezione civile.

Non c’è coda che non sia chilometrica o ritardo che non sia intollerabile né esodo se non biblico.

Il caos regna ovunque (e meno male che non hanno scoperto l’entropia), le star incantano, l’orrore è senza fine, come lo sdegno.

Non c’è vittima che non sia innocente, né assassino che non sia spietato.

Le polemiche infuriano, la lite è feroce, la spaccatura profonda, l’insulto volgare (curioso di trovarne uno che sia cordiale, o forse l’opposto in questo caso è latino?)

Ma abbiamo perso il senso delle parole o il senso della vita?

Rivogliamo il pacato equilibrio linguistico che insegnava Giuseppe Pontiggia, che rispecchia il valore dell’esistenza.

Non è che lo ami particolarmente, ma non posso qui non citare quella famosa scena di Nanni Moretti che afferma l’importanza delle parole, confermando che siccome per pensare abbiamo necessità di usare dei mattoncini se questi sono spropositati o deformi, ne usciranno pensieri conseguenti.

Verrebbe da chiedersi il perché di questo degrado, e so che questa è irrequietezza tutta mia, che cerco sempre di individuare il fattor comune, il minimo comune denominatore, la trama, la radice. Perché comunque c’è. Sempre. La radice.

E non vorrei che fosse questa voglia di potere che l’uomo ha, aspirazione di dominare il cosmo, che ridacchiando si ribella. Onde per cui tutte le volte che sperimentiamo l’impossibilità di rendere concreti i nostri sogni dobbiamo cercare una ragione, un capro espiatorio, un colpevole, perché non sia mai che l’uomo, colui che può definire ciò che è bene e ciò che è male, sia messo a terra da una nevicata o da un aumento indesiderato della temperatura (indesiderato per chi poi? Io col caldo ci sto benissimo!).

Nel ribellarsi poi non fa che seguire non tanto il linguaggio, che è conseguenza, ma lo stile che caratterizza la filosofia dominante: l’esaltazione dell’emotività, della pancia. Per cui tutti possiamo così strillare felici, dimentichi di che cosa sia il senso della realtà, che sta racchiuso non nel terremoto o nel fuoco o nella tempesta, ma nel soffio leggero del vento.

Pontiggia, del quale ho avuto l’onore di seguire i corsi di scrittura, affermava che prima di posare un aggettivo di fianco ad un sostantivo bisogna pensarci su bene, e a lungo. E poi mostrare generosità sì, ma sobria ed elegante. Che poi è il succo della vita, quello espresso da quei due versi semplici e profondi di Cristina Campo che mi piace sì elargire con prodigalità ripetuta: “con lieve cuore, con lievi mani, la vita prendere la vita lasciare”.

82 pensieri su “Abbiamo bisogno delle parole

  1. in aggiunta, riprendo un’annotazione delle quale non ricordo l’origine che faceva notare come, nella banalità dell’intervistatore becero e incapace di pensiero elevato, la classica domanda che arriva come una sassata contro il disgraziato al quale abbiano appena strappato un pezzo di vita, sopravvissuto sì ma mutilato, se anni fa era “che cosa pensa?” oggi è “che cosa prova?” a dimostrazione di come la ragione sia stata messa da parte per fare spazio alle emozioni, sempre immediate che nella illuminate spiegazione etimologia significano “non mediate” dalla ragione appunuto…

  2. Mi piace l’articolo, Paolo, e l’analisi fatta.
    Anch’io faccio parte del Club “Perché?”, e ho notato l’esasperazione d’espressione maggiormente non soltanto nei mass media, ma anche su facebook, alcune volte adeguandomi all’esagerazione. Me ne ero accorta e mi sono interrogata come mai ci ero cascata anch’io. Li, certamente, per superare i toni precedenti per lo stesso articolo, quindi per farmi sentire, esagerando, quando una faccenda mi stava particolarmente a cuore.
    Credo tuttavia, nelle espressioni della gente comune, ci sia dell’altro e molto più profondo, forse l’unico metodo per gridare al “mondo” l’insoddisfazione personale e generale.
    E’ da tempo che ci vengono negati alcuni diritti di cittadini, come un lavoro secondo le nostre attitudini, come una cura per esaurimento in una casa adeguata, come una pensione che ci permette di vivere, come uno stipendio utile per la sopravvivenza. E così via…
    L’unica via d’espressione che ci è rimasta, sono le parole. Credo che queste ormai sostituiscono la psicoterapia, ci diamo dentro, uno sfogo non è mai misurato, è un rovesciare il sacco sulla piazza principale del paese. Ma che tutti sentano…è importante, senza spettatori o ascoltatori non c’è soddisfazione e ci si sente appagati: “Io sto soffrendo, ma cavolo, volete capirlo, o no?
    Non so tu, o voi, ma quante volte mi viene voglia di gridare per un’ingiustizia subita. Ma gridare forte.
    In una società, alla quale viene negato il quieto vivere, le parole trasformano il malessere accumulato in una testimonianza rabbiosa. E ogni regola perde il suo valore, perché la stessa vita sociale non viene più percepita come degna di essere vissuta e sregolata.
    Noi cattolici conosciamo Cristo, la Chiesa, il confessionale dove svuotare il sacco. Ma gli altri?

  3. Ricevuto stamani da un amico e trascritto:
    “In effetti non comprendo la cupio dissolvi che ti costringe in modo quasi
    coatto ad intervenire e battibeccare coi gesuitici ( ma si fa un torto
    all’odiato cardinale Martini pure lui gesuita ma dotato di cervello
    pensante). E se prendessi in considerazione l’ipotesi di lasciarli
    crogiolare nel loro bel pensiero unico ( pensiero mi pare però parola
    troppo pomposa)?Ti trattano come l’indispensabile topolino che allieta un
    party di gatti randagi e a me non garba punto.Se non fossi un sincero
    democratico che pensa che tutti debbano essere liberi di esprimere le
    loro idee e lasciassi invece libere le mie pulsioni animali li chiuderei
    tutti in un gulag, però gli metterei dentro una bella grotta di Lourdes
    con la madonnina che lacrima.E poi gli farei avere tutti i mesi gli sms
    della Gospa in diretta da Medijugorie.Mi domando come faccia a non
    scappargli da ridere e a non vedere il ridicolo….”

    Credo che la ragione per cui io sto ancora qui fare il bischero sia una questione
    di vanità, parole e vanità, la vanità di poter dire parole “in pubblico” , scrivere in rete,
    sentirsi platealmente parlanti ad altri parlanti, “poter dire la mia” ,che poi in realtà
    sono solo altre parole banali tra miliardi di parole in se stesse sempre banali e uguali,
    (specialmente le mie)fateci caso…

    1. JoeTurner

      Io personelmente non chiedo altro che tu dia retta al tuo democratico amico. (oh quanto adoro i democratici che si autodefiniscono “sinceri”)

        1. Ma no! E’ un sincero tollerante… uno di quelli che alla Voltaire sono pronti a morire perché gli altri possano esprimere il proprio pensiero… purché sia uguale al loro è evidente, altrimenti..
          Io detesto la tolleranza, che si ammanta di un velo di spocchiosa superiorità: sì, va bhe.. poverino…ti tollero…
          Credo invece nella carità, la quale non è mai disgiunta dalla verità.

          1. Roberto

            Senza mai dimenticare che quella frase messa in bocca a Voltaire è un’invenzione (o se vogliamo essere buoni, un cattivo uso delle parole… ) della scrittrice inglese Evelyn Hall, inizio XX secolo…

    2. Fk

      E’ un lampante esempio del pensiero libero e democratico: ognuno la pensi come vuole ma chi non la pensa come me deve essere ridicolizzato, deriso e ghettizzato! Va a finire che stamattina mi gioco pure il “bonus parolaccia…” Ah beh, me l’aveva già giocato nei giorni scorsi…

      Tanto per curiosità, prova a dire al tuo amico di mettere in ridicolo alcuni aspetti sacri dell’islam in un sito musulmano… così, tanto per…
      vediamo che succede!

      1. Fk

        A scanso di equivoci volevo semplicemente sottolineare che il sig. Alvise Scopel approfitta un po’ troppo della bontà dei cattolici, soprattutto quando non si fa scrupolo di ridicolizzare aspetti importanti della nostra fede (a partire dal Papa, per continuare con la Madonna, ecc.)… questo per me è intollerabile!
        Detto questo auguro una buona domenica a tutti, nessuno escluso! Adesso però vado a Messa che mi devo pure confessare!!!

        1. admin

          Fk hai ragione, ad Alvise finora è stato concesso troppo anche mancanze di rispetto verso il cattolicesimo e gli stessi credenti, direi che è finito il tempo di considerarlo un ragazzino un po’ discolo.Qualcuno si è convinto di convertirlo via web in realtà lui qui ha trovato un luogo di persone troppo pazienti e con idee opposte alle sue e quindi con una fonte inesauribile di provocazioni. Qualcun’altro invece è convinto che le sue provocazioni stimolino le discussioni in realtà ci trascina (sapientemente) in diatribe sterili e banali; nei giorni scorsi durante una delle sue innumerevoli “eclissi” ho notato che si sono sviluppate discussioni ben più profonde e interessanti.

          PS: Fk giocati tranquillamente il bonus parolaccia, quanno ce vo’ ce vo’.

          1. 61Angeloextralarge

            “nei giorni scorsi durante una delle sue innumerevoli “eclissi” ho notato che si sono sviluppate discussioni ben più profonde e interessanti”: grazie, Admin! Questa cosa mi era sfuggita. 😉
            Posso confessare che, se mi esamino meglio, mi rendo conto di appartenere ad entrambe le categorie che hai elencato? 😀

          2. grazie admin, e non mi sembra fosse l’unico che giocasse a questo giochetto, prendendo in giro in modo palese… e trovando sempre il modo di dirottare l’argomento o far girare in tondo….
            “siate candidi come colombe e scaltri come serpenti”
            ecco forse travolti dalla prima parte, siamo deboli nella seconda.
            Io per me sono un po’ andreottiano, di quelli che a pensar male si fa peccato ma ci si prende….
            Amare il prossimo non vuol dire sempre mostrare l’altra guancia, qualche volta vuol dire anche rovesciare qualche tavolo dei cambiavalute, distinguendo ira da rabbia si intende….

          3. Roberto

            Admin, mi accodo a Paolo Pugni. Dati i miei pessimi voti in pagella alla voce “sincero democratico” (ma è una materia che non suscita molto il mio interesse… ) e al mio conseguente rispetto per la sana gerarchia ovunque la trovi, non mi permetto di invadere quello che è tuo campo d’autorità e perciò mi limito a dirti: “facce sognà”. 😀

    3. 61Angeloextralarge

      Alvise: se mi mettessere dentro una bella grotta di Lourdes, anche se la Madonna non lacrimasse (non serve al mio cammino di fede l’eventuale lacrimazione o meno), sarei stra-felice! Invece, grazie ad Internet, non mi servono gli sms mensili della Gospa in diretta da Medjugorje: arrivano puntualissimi in tutto il mondo, quindi anche a me! Vuoi che ti iscriva ad uno di quei siti che fa anche questo prezioso (per me) servizio? 😀

  4. È tutto così vero quello che dici. Giornalisti e non ormai hanno un vocabolario ridotto e sempre uguale e tutto deve essere scoop, ad ogni costo.
    Mi piace scrivere e mi piace usare il vocabolario, che è sempre accanto a me sulla scrivania. Forse, per chi non ne ha, varrebbe la pena acquistarne uno. Peccato non vendano anche la voglia di ricercare e di scrivere parole sentite davvero.

  5. Erika

    Condivido la tua analisi, Paolo, le parole sono importanti, non si può definire una nevicata in pieno inverno “eccezionale” più di quanto si possa meravigliarsi che d’estate, in un paese mediterraneo, si raggiungano i 40 gradi. Non sono del tutto sicura invece sulla radice che individui. A me pare che prima della smania di potere, sia la sciatteria del pensiero a dettare iperboli e generalizzazioni (quali ad esempio chiamare marocchino qualsiasi straniero indipendentemente dalla sua nazionalità).
    Abbiamo ormai la capacita’ di concentrazione di un bimbo di 3 anni e se qualcosa non e’ “eccezionale” non ci pare degna di considerazione.
    P. S. Io oltre i 25 gradi inizio a soffrire…;-)

    1. Roberto

      E’ vero che c’è una putrefazione del pensiero! Però potremmo chiederci quali sono le ragioni di tali fenomeni. Se pensare è fatica, e quindi in molti possono all’apparenza provare piacere a risparmiarsi lo sforzo, e avere quindi delle comode e semplicistiche chiavi per (illudersi di) intelleggere e quindi dominare la realtà (salvo poi reagire con paura e violenza a ciò che non comprendono – e più sono le cose che non si riesce a comprendere, peggio è) ci saranno pure alcuni a cui fa comodo che le persone non pensino troppo. Comandare su una mandria di non-pensanti è più facile che avere a che fare con gente che ragiona. E lì il trucco consiste nel far correre avanti e indietro le persone, appresso alla nuova “emergenza”, “disastro”, “prossima apocalisse” per fare in modo che non siano in troppi a fermarsi a ragionare sul senso del proprio operare (e in definitiva, del proprio vivere). Che ci sia un cerchio, una sinergia tra i due aspetti di uno stesso problema?

  6. Sara

    Per li quale però pregheremo, mentre lui invece vagheggia di chiuderci in un gulag. Sai quale è però l’ironia? Nel gulag c’è già chiuso lui, il gulag della sua ottusità.

  7. Alessandro

    Rassegna di parole abusate:

    “assoluto, assolutamente”: “sono assolutamente d’accordo”
    “importante”: “vittoria importante”, “una conquista importante”, “ha sprecato un’occasione importante”

    fantastico, eccezionale, straordinario, mitico, grandissimo, incredibile

  8. 61Angeloextralarge

    “Ma abbiamo perso il senso delle parole o il senso della vita?”: la seconda che hai detto! 😀

  9. Questo post – arguto e sottile com’è nello stile di Paolo – mi fa venire in mente le parole di T. S. Eliot ne i “Cori della Rocca”

    L’invenzione infinita, l’esperimento infinto,
    portano conoscenza del moto, non dell’immobilità;
    Conoscenza del linguaggio, non del silenzio;
    Conoscenza delle parole, e ignoranza del Verbo.
    Tutta la nostra conoscenza ci porta più vicini alla nostra ignoranza,
    Tutta la nostra ignoranza ci porta più vicino alla morte.
    Ma più vicino alla morte non più vicini a Dio.
    Dov’è la Vita che abbiamo perduto vivendo?
    Dov’è la saggezza che abbiamo perduto nell’informazione?

  10. Credo che il succo stia in un certo modo nel delirio di onnipotenza che ci assale e l’arsura di dominare gli eventi. C’è una frase del “Libro dei mutamenti” che mi porto in tasca sperando di riuscire ad applicarla (e per carità non me ne vogliate per la citazione!) che recita “il non fare è meglio del fare”. Nel senso di non combattere sempre, anche solo col linguaggio da combattimento, gli eventi ma accettarli, perchè nessuno di noi è Dio e non può tutto accadere o evolversi secondo i nostri desideri. La vita va seguita un pò come fa il vento quando sfiora il mondo. Accarezza tutto e poi si curva, girando, quando c’è un ostacolo. Il fiume fa il suo corso da valle a monte, e non c’è nulla da fare, non c’è verso di invertirne il corso. Non è misera rassegnazione, ma saggia consapevolezza di essere solo un puntino in questa vita e non il centro dell’Universo. Non è sminuente, perchè comunque c’è tanto da fare e tanto lavoro per provare a modellarci a misura di Dio per riuscire a vivere col piacere di vivere (e non so se mi sono spiegata :).
    Buona domenica

  11. Alessandro

    OT ma non troppo. Qualche giorno fa si parlava dell’ira del cristiano e dell’ira di Gesù, nel post e nei commenti:

    http://costanzamiriano.wordpress.com/2012/03/03/cattivissima-m-e/

    Oggi il Papa all’Angelus ha detto:

    “La cacciata dei venditori dal tempio è stata anche interpretata in senso politico-rivoluzionario, collocando Gesù nella linea del movimento degli zeloti. Questi erano, appunto, “zelanti” per la legge di Dio e pronti ad usare la violenza per farla rispettare. Ai tempi di Gesù attendevano un Messia che liberasse Israele dal dominio dei Romani. Ma Gesù deluse questa attesa, tanto che alcuni discepoli lo abbandonarono e Giuda Iscariota addirittura lo tradì.

    In realtà, è impossibile interpretare Gesù come un violento: la violenza è contraria al Regno di Dio, è uno strumento dell’anticristo. La violenza non serve mai all’umanità, ma la disumanizza.

    Ascoltiamo allora le parole che Gesù disse compiendo quel gesto: “Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!”.
    E i discepoli allora si ricordarono che sta scritto in un Salmo: “Mi divora lo zelo per la tua casa” (69,10). Questo salmo è un’invocazione di aiuto in una situazione di estremo pericolo a causa dell’odio dei nemici: la situazione che Gesù vivrà nella sua passione.

    Lo zelo per il Padre e per la sua casa lo porterà fino alla croce: il suo è lo zelo dell’amore che paga di persona, non quello che vorrebbe servire Dio mediante la violenza”.

    Insomma: l’ira di Gesù nei confronti dei venditori è zelo per il Padre, che porterà Gesù fino alla croce. Non è violenza, ma “zelo dell’amore che paga di persona”.

  12. 61Angeloextralarge

    PuntoG: “nessuno di noi è Dio e non può tutto accadere o evolversi secondo i nostri desideri”. Grazie!
    Buona domenica anche a te, anzi a tutti! 😀

    1. 61Angeloextralarge

      Sigh! il grazie era per averlo ricordato: ogni tanto sentirselo dire fa bene all’orgoglio! 😀

  13. matrigna di cenerentola

    grazie per il post, Paolo. A commento, sull’uso degli aggettivi a sproposito, non si tratterà soprattutto di ‘cattivo giornalismo’? Trovo molto interessante la tua annotazione su come si sostituisca alla domanda “che cosa pensa” il “che cosa prova” (in genere istanti dopo la morte di un congiunto stretto, e se per morte violenta, seguito da “perdona gli assassini di suo figlio?” o simili domande beote, uno dei motivi per cui la TV a casa nostra viene evitata come la peste nera).
    Mi sembra comunque molto vero che il modo di parlare sciatto di questi tempi contribuisca a uno sviluppo poco armonico del pensiero, e in questo mi riferisco soprattutto al modo di parlare di genitori coi figli. Ho notato che io, per vecchiaia e sovraffaticamento (qualcuno userebbe un altro termine) mentale, parlando coi miei nipoti sono capace di dire “coniglio” al posto di “scoiattolo” e perfino “ippopotamo” al posto di “rinoceronte”, e vengo istantaneamente corretta -ormai anche dal piccolo… Però, quando loro esprimono un concetto confuso su quello che provano, o si esprimono male in un pensiero un po’ articolato che comprende presente-passato-futuro, io (così come i genitori) ridiciamo automaticamente la frase raddrizzando il concetto per indirizzarlo meglio, e lo chiariamo assieme a loro. A un certo punto mi son fatta l’esame di coscienza per capire se ero troppo petulante, ma mi sono assolta riconoscendo che quello che facevo in automatico era un mezzo costante di allenare i bambini a esprimere con chiarezza quello che pensavano. A parte un buon uso dei congiuntivi e condizionali, mi sembra appunto che le parole giuste aiutino a pensare.
    Oggi ho scoperto che, indipendentemente, io con il piccolo e la sorellastra col primogenito abbiamo avuto lunghe discussioni sull’uso della frase ‘io adoro questo’. Il grande si è beccato una spiegazione sul fatto che l’adorazione è riservata a Dio (e l’ha incamerata perfettamente, ma quello è speciale!) il piccolo semplicemente è stato corretto dicendogli che non si dice ‘io adoro le scarpe nuove’, ma ‘a me le scarpe nuove piacciono molto’, perché ‘adorare’ è un termine molto importante da non sciupare su scarpe o giocattoli. Poi Genny mi ha spiegato che MOLTISSIMI cartoni animati moderni sono pieni di ‘lo adoro’ a sproposito, perfino Dora… penso che Nanni Moretti abbia ragione da vendere!

    1. Erika

      Roberto: già, quello che dici e’ vero, capire il motivo di questa ” sciatteria” risolverebbe tanti mali moderni…

      Andreas Hofer: “tutta la nostra conoscenza ci porta più vicini alla nostra ignoranza”.
      Già, questo e’ il nocciolo di tutto, per me.
      Il fatto di non credere, ad esempio, che il mondo, e soprattutto l’uomo, sia stato creato dal nulla 4000 o 6000 anni fa non sposta di un millimetro il senso del Mistero che avvolge la vita, come se la combinazione degli elementi fosse un fatto banale, perfettamente inquadrabile da qualsiasi studente di biochimica.
      Il fatto di essere molto perplessa davanti a eventi ” miracolosi”, come Medjugorje, non cambia il senso di Sacrum che accompagna ogni più piccola manifestazione di vita.

      1. Roberto

        E’ assolutamente vero, nel senso che la prima domanda che un’intelligenza ragionevole dovrebbe porsi è se alle nostra spalle c’è il caso o un progetto – se siamo figli della cieca casualità, del Caos, o di un qualche progetto.
        Se concludiamo ragionevolmente di essere figli del Caos, la conseguenza strettamente logica e coerente (ma non esiste essere umano al mondo che sia strettamente logico e coerente… ) deve essere il suicidio della ragione. Ciò che per caso esiste, solo per caso dovrebbe continuare a esistere – e finirebbe, come diceva Alvise qualche giorno fa – com’era, aspetta? “…come un cadavere, senza più volere né non-volere, patire, godere, tendere, pensare, nulla.
        Né amare, né odiare, né dire, né fare, nulla, rotolarsi nei deserti e morire, nudo.” E tanti saluti a mamma, aggiungo.

        Oppure c’è un progetto, del quale per sommi capi dobbiamo essere in grado di poter scorgere la trama e l’Autore, anche con le sole forze naturali della nostra ragione (ciò a cui la Chiesa si riferisce parlando di fede umana, colta e raggiunta attraverso il mezzo naturale dell’uso della ragione, e che precede o dovrebbe precedere il dono di Fede soprannaturale).

        Ma il problema è che se c’è un progetto, ragione esige che questo progetto sia uno e uno soltanto, e che quindi al limite ce ne sia uno solo vero e di conseguenza tutti gli altri siano falsi.
        Questa semplice deduzione della ragione è censurata in quanto contraddice uno dei “dogmi” sui quali, piaccia o no, si fonda il vivere umano oggi come oggi. E direi che questo è un bel problema, perché crea un doloroso conflitto all’interno della ragione e della coscienza – si vuole, più o meno coscientemente, creare un corto circuito all’interno della ragione umana e della sua esigenza di comprendere la realtà.

        Per esempio è pur vero che il fatto di credere o meno che l’uomo sia stato creato dal nulla “tot” anni fa è assolutamente irrilevante per rispondere alla domanda che ho esposto sopra.
        Però può essere interessante approcciarsi a questo problema sotto questo aspetto: a me in quanto cattolico è del tutto indifferente di come Dio abbia creato il corpo umano, se materializzandolo dal nulla, fabbricandolo dalla terra o “estraendolo” da qualche altro animale. L’evoluzionismo non confligge con alcun Dogma di Fede, purché venga precisato con un paio di considerazioni di ordine metafisico che, in quanto proprio di ordine metafisico, sono al di là e al di fuori dell’ambito scientifico.

        Da un punto di vista scientifico, posso però, senza neppure studiare in modo spasmodico, riconoscere che la teoria dell’evoluzionismo ha più buchi di una forma di groviera, e che di scientifico ha ben poco.

        Posso perciò, con un po’ di malizia, osservare come, se io credente posso in piena libertà interrogarmi sulla veridicità o meno della teoria evoluzionista, perché nessuna delle due possibili conclusioni è in grado di turbarmi, tale libertà è ben più lontana e difficile da conseguire per chi credente non è (credente cattolico, certo, perché un buon numero di protestanti sono un po’ più in difficoltà sotto questo aspetto… ).

        Dopo aver concluso che l’evoluzionismo scientificamente fa acqua da tutte le parti, dopo essermi interrogato sulle ragioni del suo “stellare successo” nel mondo moderno, posso quindi interrogarmi su quali possono essere le ragioni, i “perché” di tale successo, domandandomi “quale bisogno soddisfa l’evoluzionismo? Quali le ragioni del suo capillare e acritico successo?” – e utilizzare tali domande come una leva per sollevare certe pieghe del pensiero moderno le quali mi possono condurre ad altre domande e ad altre successive risposte…

        Fino a che punto chi non crede (ma anche molti tra coloro che credono, ahimè!!) può seguirmi lungo questi sentieri oscuri? 😉 [non mi riferisco a te personalmente, Erika, s’intende]

        1. Erika

          Naturalmente Roberto, hai ragione . L’evoluzionismo non e’ poi così importante… La teoria ha bisogno di aggiustamenti e di mente aperta ( ciò che non posso accettare e’ chi parla di creazione avvenuta 6000 anni fa, quando io stessa ho maneggiato manufatti umani più o meno di quell’epoca…). Comunque il punto e’ che la fede non può offendere la ragione e viceversa. La fede, se offende la ragione, e’ un insulto a Dio che ce l’ha concessa, no?La ragione, se offende la fede, offende se stessa, in quanto manifestazione dell’intelletto umano, e solo di quello (almeno per ora, evoluzionisticamente parlando…;-)
          )

          1. Roberto

            Bhe, per quanto mi risulta, il creazionismo non stabilisce alcuna annualità ^___^
            Ci saranno stati per certo alcuni teologi che avranno voluto giocare a indovinare attraverso la Bibbia l’anno di origine del genere umano, ma finché si tratta di speculazioni intellettuali lasciano il tempo che trovano. Anche un evoluzionismo che volesse far partire il genere umano 6000 all’indietro rispetto ad oggi sarebbe altrettanto inaccettabile quanto un equivalente creazionismo, no? Il problema succulento, quello interessante, è più il “come” è il “quando”, no?

  14. chissenefrega delle discussioni interessanti se non ci si riesce a voler bene!
    Alvise fa il coglione e rompe le balle? Diteglielo!
    Ma prima di dirglielo chiedetevi se gli volete bene.
    Ragà siete sicuri che non siete molto più interessati dal poter dar sfoggio alla vostra cultura e dialettica che dalla ricerca della verità (che non ha nessun senso senza la carità?)

    Alvì, comunque già te l’ho scritto qualche giorno fa: piantala! A volte sei davvero esagerato. Tu stai qua dentro perchè ti piace, forse tuo malgrado, la compagnia. Forse anche perchè hai trovato qualcuno che perde il suo tempo a leggerti e a risponderti. E questa è una cosa bella, perchè stare insieme è una cosa bella. Vedi di non pestare troppi calli, perchè i calli fanno male e pestarli apposta come spesso fai tu non è una cosa carina.
    Quando sei in dubbio se stai esagerando oppure no prova a pensare a come reagiresti se qualcuno parlasse di tua mamma come tu parli della Chiesa. Sono sicura che troverai da solo la misura che trasforma la provocazione in mancanza di rispetto.

    Paolo, la tolleranza non piace neanche a me. La carità vera (caritas in veritate) è però molto difficile. E allora nell’incertezza di riuscire a non mancare di carità preferisco prudentemente cercare tollerare un po’ di più che un po’ di meno. Purtroppo mi riesce davvero difficile anche la semplice tolleranza.
    Buona domenica a tutti

    1. JoeTurner

      Di una cosa sono sicuro, che alvise disprezza la maggior parte di noi. E ormai da un anno, mi sembra normale che qualcuno si sia rotto i co…..

    2. Dissento energicamente: tollerare significa accontentarsi….
      meglio lottare per una carità imperfetta che accontentarsi di meno

      Quanto ad Alvise, da una che ha fatto sfoggio della sua dialettica con LGT, mi aspetterei qualche critica e predica in meno sul chiedetevi se gli volete bene….
      Perché come si diceva sopra la carità è imperfetta. è lotta e rispettare gli altri, ed amarli, non significa che ci stiano simpatici e che dobbiamo accettare tutto.
      C’è un limite che è il rispetto reciproco, quando questo viene meno…
      Dico ciò con quello stile schietto e onesto che Fefral pratica e rispetta.

      1. Che c’entra Lgt in questo? In quel caso non mi sto relazionando con una persona ma con un’autrice che scrive dei post per questo blog. Non c’è mai stato dialogo, conoscenza, relazione. Non posso amare o odiare delle righe scritte, posso solo convenire con quanto è scritto, dissentire, esprimere il mio parere su stile e contenuto. Non ho mai parlato della persona lgt perchè non conosco la persona lgt. Alvise invece, come te, come joe, come tutti gli altri che scrivono anche se coperti da un nick, posso dire di conoscervi, di una conoscenza certo incompleta, ma pur sempre reale. Per questoi mi interrogo un po’ di più sul mio modo di interagire (che poi questo voglia dire comportarmi bene è tutto da dimostrare; ho un carattere di merda e questo mi sembra che non sia un mistero per nessuno). Detto ciò, dopo aver messo lgt su un altro piano (cioè fuori dalle balle in questo momento perchè non c’entra niente) torno a quello che ho scritto per dissentire dalla tua affermazione.

        Tollerare significa tollerare. Se mi accontento di tollerare allora mi accontento. Ma se mentre tollero lotto per vivere la carità allora non mi accontento e lotto per amare cercando nell’attesa di riuscirci di non far male a chi ho accanto.
        Se sono intollerante invece facilmente manco di carità: lo scrivo per esperienza personale, non sto criticando nè facendo prediche: tutto quello che scrivo qua dentro lo sento in prima persona. Se poi ti sei sentito criticato o predicato tu, ti chiedo scusa, non era nelle mie intenzioni. Come puoi constatare tu stesso sono ben lontana dal vivere la carità nella verità, quindi sono l’ultima persona a poter criticare. Ho solo fatto delle domande che faccio prima di tutto a me stessa.
        Sulla mancanza di rispetto ho rivolto ad alvise in prima persona l’invito a piantarla.

        1. Questo post parla del senso delle parole.
          Definiscimi tollerare.
          E spiegarmi la differenza tra un autore al quale puoi dire di tutto, così sembrerebbe, e a un lettore che commenta del quale a rigore non sai neppure se esiste se è una personalità vera se è un troll o che altro

          Comunque come vedi riprendendo ció che diceva Admin alla fine parliamo d’altro e non del tema proposto. E senza che questa digressione aggiunga uno iota alla nostra corsa verso il traguardo.

          1. Fefral

            Qual è il tuo traguardo, Paolo?

            Il mio non è il senso delle parole. Le parole sono solo un mezzo. Le discussioni anche. Le persone no, quelle sono un fine.
            Buona domenica!

            1. Concordo con Paolo. La tolleranza è il ghigno della carità. Tollero qualcuno dall’altezza della mia nobiltà d’animo, il che significa che l’altro per me è soltanto un qualcuno al di sotto di me, e lo tollero perché guarda un po’ quanto sono brava!
              Non va mica bene, molto meglio una mal riuscita carità. Almeno c’abbiamo provato.

              1. Se non dai senso alle parole come fai a darlo alle personeFefral ? Sei stata tu ad iniziare a parlare di tolleranza e carità e a questo mi attenevo? Io starei un po’ attento fossi in te a dare giudizi sulle persone
                Parli di volere bene agli altri ed hai ragione.puoi cominciare anche da noi o siamo una classe inferioread Alvise? Buona domenica a te.

                1. @Filia, Leggo e ricopio Tolleranza: Disposizione a comprendere e a rispettare idee e comportamenti diversi dai propri: t. culturale, religiosa; atteggiamento comprensivo.

                  E ricopio quello che ho già scritto, perchè trovo ingeneroso definire la tolleranza come il ghigno della carità, perchè dipende da come la vivi.
                  “Ma se mentre tollero lotto per vivere la carità allora non mi accontento e lotto per amare cercando nell’attesa di riuscirci di non far male a chi ho accanto.”

                  Paolo perchè mi attribuisci parole e sentimenti che non ho scritto e non provo? Ho detto che il mio fine non è il senso delle parole. Le parole sono un mezzo. Non ho detto che non è importante il senso delle parole. Ma che è un mezzo. Se per il mezzo trascuri il fine hai fallito.
                  Che giudizi ho dato e su quali persone?
                  Come fai a dire che non voglio bene a voi, Paolo? Ma poi voi chi? Non è che si vuol bene a una categoria di persone.
                  Scusami paolo, ho l’impressione che stai perdendo un attimo di lucidità, rileggi le mie parole e prova a fare un passo indietro, magari capisci un po’ meglio quello che ho cercato malamente di spiegare.

                  In tutto questo non ho capito se Alvise è stato bannato o semplicemente ammonito.

                  1. Roberto

                    Guarda che anche a me hai dato la stessa impressione, Fefral.

                    Le parole sono un mezzo per comunicare, e perciò se non ci si mette d’accordo sul significato delle parole, è tanto inutile mettersi a discutere. La cosa dovrebbe essere a tutti di un’evidenza solare. “Qual è il tuo traguardo, Paolo?”, per esempio, comunica attraverso le parole un concetto piuttosto sgradevole, non ti pare?

                    Comunque, per noi cattolici “tolleranza” significa prima di tutto consentire l’errore – e perciò solo in una certa misura e non oltre. Per questo definire in qual senso si sta usando il vocabolo è importante. Infatti, come si vede, ne abbiamo già tratto tre definizioni diverse.

                    In ogni caso, mi è piaciuta la tua precisazione 🙂

                    Con LGT non ci interagisco, quindi posso dirle quel che mi pare. Invece ad Alvise, voi, prima di dire alcunché, dovete interrogarvi pensosi se gli volete bene o meno… ma *rotfl*

                    Allora, io posso dire che di interagire con Alvise, non me ne può fregare di meno, così poi posso dirgli le cose più orribili? C’è qualcosa in questo ragionamento che non mi torna… ma anche qua sarà un problema di parole.

                    Magari il concetto riesce meglio espresso con un esempio:
                    mi piacerebbe piazzarti in casa un ospite sgradevole, maleducato, invadente, prepotente, che ferisce ciò che hai di più caro, con l’imposizione di tenertelo in casa senza dirgli alcunché fino a quando non hai imparato a volergli bene.

                    Poi, ovviamente, come cigliegina sulla torta, io mi erigerei a unico e insindacabile giudice del tuo voler bene a questo sgradito ospite, così che tutte le volte in cui tu ti provassi a chiedere almeno un po’ d’autorità per metterlo al suo posto, io ti potessi rispondere qualcosa del genere, che ne so… “Sai Fefral, mi pare che tu abbia dei gravi, gravi problemi nell’amare il tuo prossimo. E quindi no, mi sa che te lo devi tenere in casa ancora un po’… ” Così, tanto per verificare fino a che punto la cosa sarebbe di tuo gradimento.

                    Vediamo di definire “Carità”: Carità è amare il Signore – che è Verità per eccellenza – e gli altri esseri umani (e le cose create) attraverso di Lui.
                    Alvise è stato tollerato ben più che “un po’ di più”. E il problema non è tanto ciò che diceva Joe, che lui ci disprezzi o meno. Qualcuno di noi incontrerà il suo disprezzo e qualcun altro no, la questione è irrilevante. E’ tutt’altro che irrilevante, invece, che lui dimostri disprezzo verso la nostra Fede, verso Dio, il Papa e chi più ne ha più ne metta.

                    E oggi ha veramente passato il segno!

                    Chissà quante discussioni edificanti può aver mandato in vacca, quante persone avrebbero avuto piacere di intervenire ma a causa del suo profluvio infinito di sciocchezze da bambino dell’asilo (inframmezzate a volte da alcuni spunti interessanti, sono il primo a riconoscerlo) si sono scoraggiate e hanno rinunciato, quanti si sono sentiti offesi e urtati, quanti può avere amareggiato durtante una giornata di lavoro in cui “ci si prende una pausa” andando in un sito “amico” e ci si trova invece di fronte a un comportamento insultate a cui non si ha il tempo di ribattere (perché di tempo da sbatter via, oh!, Alvise ne ha per così!) e che viene “tollerato” giorno dopo giorno dopo giorno (e la guancia non si porge quando ciò che viene attaccata è la nostra Fede, tanto per puntualizzare).

                    Carità è ANCHE esigere rispetto e, se necessario, ridurre all’impotenza colui che questo rispetto non ha alcuna intenzione di accordarlo e si limita a provocare, far perder tempo e disturbare – se chi è chiamato a mettere ordine (in un blog, ma è un discorso che vale ovunque, anche per la strada, come in Chiesa, come ovunque altrove) ritiene di dovergli togliere la parola, nessuno può averci nulla da ridire né meno che mai di lanciare accuse di “mancanza di Carità” o inventarsi prerequisiti del tipo “prima chiedetegli se gli volete bene”. Neppure coloro che chiedono o rivendicano la legittimità di tale intervento possono essere accusati di mancanza di Carità. Punto.

                    Poi bene, non era tua intenzione di mettere gli altri utenti sotto accusa, Fefral? Ok, ne prendo atto, però questa è proprio l’impressione che hai dato a più d’uno, perciò prendi in esame intanto la lucidità del tuo primo intervento, per piacere (nel quale sei stata tu a rivolgerti a un generico “voi”, mico io, eh, tanto per essere pignolo), prima di invitare altri a riesaminare la propria lucidità.

                    1. JoeTurner

                      giusto Roberto, io infatti intendevo dire che ci disprezza in quanto credenti ottusi e bigotti (e quindi ancora più grave), non come persone

                  2. JoeTurner

                    la tolleranza in fisica ha senso solo se rapportato ad un valore numerico, infatti quella che noi chiamiamo intolleranza non è altro che tolleranza zero. Io credo che con Alvise sia necessaria una diversa tolleranza

                    1. lidiafederica

                      no perché lo dovrei dare io? è surreale perché vi state tirando i peggio insulti in nome della carità cristiana.
                      Non dico che sia sbagliato, né giudico la vostra dose di carità né cosa direte a Dio nella preghiera di questa discussione, o ltre giudizi idioti così. dico solo che è surreale. Non è un insulto dirlo, di quelli bastano i vostri.

                    2. lidiafederica

                      (“Giudizi idioti” perché li ho dati io a volte, e poi ho capito che fossero idioti – perciò dico che è surreale. Capisco tutti i vostri punti di vista, di tutti, e dò ragione un po’ a tutti – Alvise esagera e anche a ma dà fastidio, ma io penso che sia perché è solo e senza amici (tranne il sincero democratico) – ma appunto è surreale la discussine… vabbè basta, st discutendo anche io adesso..)

                    3. JoeTurner

                      me sa che tu “i peggio insulti” non li hai mai sentiti, ed è un peccato perché anche quelli fanno crescere

                    4. Tra fratelli ci si scambia parole brusche per aiutarsi: volersi bene non vuol dire sorridersi sempre dicendo “ma come sei bravo! sono d’accordo con te!”.
                      Come scrive sotto Fefral, è con le persone a cui voglio bene che discuto, le altre le mando solo a ……
                      Quindi questa non è una discussione surreale in cui ci si tira i peggio insulti in nome della carità cristiana, ma proprio in nome della medesima carità si esercita la correzione fraterna.

                    5. Roberto

                      Non è surreale anche se si capisce bene che può apparire tale.
                      Mi spiego con un esempio. I monaci delle diverse confessioni cristiane che si prendono a colpi di ramazza in testa mentre si contendono il Santo Sepolcro, a te parranno (almeno, lo suppongo) surreali – e ci sta, certo.
                      Per quanto mi concerne, io li vedo esprimere un’ardente Carità. Che poi sarà zoppa, scalcagnata, malmessa (umana?) ma: un’ardente Carità.

                      Aggiugo pure che i due modi, le due prospettive, di vedere quello stesso (tradizionale, ormai!) evento, non si escludono vicendevolmente.

  15. 61Angeloextralarge

    Perché ogni tanto torniamo sugli stessi discorsi e ci rigiriamo-rigiriamo-rigiriamo? E non ci sgaviniamo nulla? Lasciamo perdere le eventuali peripezie e guardiamo i risultati: dai frutti si vede l’albero! Ho fatto un mea-culpa: appartengo ad entrambe le categorie che Admin ha nominato! Aggiungo PURTROPPO perché mi rendo conto che non serve né a me né ad altri.
    Ma credo che quello che Admin ha sapientemente fatto notare sia importante! E Paolo ha allargato la “piazza”, perché non è solo Alvise che gioca con la fionda! Perché dico “fionda”? Non voglio sparare a zero su nessuno, ma è vero che quando c’è qualcuno che in qualche maniera butta un sasso “provocatorio” in un post anche molto interessante, il risultato è quello di uscire per una lunga serie di commenti da quello che poteva essere il positivo per tutti. Basta guardare oggi!
    Ma la cosa che più mi dispiace è che “si alzano i toni” dei commenti.
    Personalmente, ripeto, sono tra quelli che si sono affezionati ad Alvise: perché no? E’ anche vero che faccio “pratica diretta quotidiana” di sassi provocatori, quindi quelli di Alvise, ed altri, non mi fanno alterare più di tanto.
    Ma, subito dopo il commento di Admin ho preso una decisione ed intendo portarla avanti: IGNORARE LE PROVOCAZIONI. Alla faccia di chi poi viene a dire che a “certe cose” non si risponde. Me ne po frega’ de meno se il messaggio che passa dal mio ignorare è questo: mi interessa non perdere quello che posso avere in un confronto serio, anche scherzoso che non guasta mai, ma costruttivo!
    Amen!!! 😉

  16. Roberto: il mio voi non era generico ma era riferito alle persone che stavano discutendo su quanto gli interventi di alvise mandino in vacca le discussioni. Se preferisci elenco i nomi.

    Non ho mai detto che ad Lgt posso dire quello che mi pare. Non la insulto, non le dico che è cretina, nè che mi sta sulle balle. Semplicemente perchè non conoscendola non so se queste cose sono vere. Non le dico neanche che è bella brava e intelligente, per lo stesso motivo. Non mi piace quello che scrive e come scrive. Punto. Ma non stiamo parlando di lgt, perchè cazzo l’avete tirata in ballo? Non mi interessa parlare di lgt, al massimo possiamo parlare dei suoi post, ma non è questa la sede.

    Alvise è ospite sgradito e maleducato? Bene, i padroni di casa possono dargli il benservito, e chi sono io per dire di non farlo? Ma io cercavo di parlare d’altro. A che serve tutto questo bel discutere di fede, speranza e carità se appena ci pestano un callo non vediamo l’ora di menar le mani? A che serve a te, a Paolo, a Joe, a chiunque? A che servono le parole se non per avvicinarci alla verità? Qual è il tuo traguardo, Roberto? Dimmi cosa trovi di negativo in questa frase, cosa di accusatorio! Il mio traguardo è cercare di essere buona. E ne sono spaventosamente lontana. Non è forse questo anche il tuo obiettivo? E quello di Paolo?

    Intendersi sulle parole… cos’è che non è chiaro nelle parole che ho usato? Carità è anche esigere rispetto? Dipende. Se ami allora è carità. Se non ami allora è solo esigere rispetto.

    Ma adesso sono stanca, anzi mi sono rotta le balle. Scrivo ancora in questo blog perchè voglio bene a parecchie persone che scrivono qua, alcune le trovo solo qua dentro e quindi qui vengo a cercarvi. Ma mi sono stufata di dovermi spiegare continuamente. Do fastidio, questo lo avverto. E sinceramente anche io provo fastidio sempre più spesso. Già altre volte ho provato a spiegare, ma qua dentro quando provi a dire qualcosa che non sia “quanto siamo bravi, quanto siamo fortunati” sembra sempre che stai pisciando fuori dal vaso. Ecco cosa mi dà fastidio: non mi pare che ci sia capacità di autocritica. Poi è vero che è una bella compagnia, gente in gamba, buone, brave, ed è difficile trovarne in giro persone così. Ma si può migliorare o dobbiamo considerarci già arrivati?

    Chiedo scusa a chiunque possa essersi sentito ferito dalle mie parole, spesso taglienti lo riconosco. Sono scuse sincere, ci resto male quando mi accorgo di avere esagerato, ma purtroppo me ne accorgo sempre dopo.
    Faccio però notare che a parte una persona io di scuse qua dentro non ne ho ricevute neppure dopo essere stata davvero offesa. Ma a parte quelle volte, che in fondo facili da mandar giù, più volte qua dentro mi sono sentita giudicata, fuori posto, sbagliata. “e che ci vieni a fare?” mi potrebbe chiedere coi suoi modi gentili Joe. L’ho detto: mi sono affezionata, vi voglio bene, di un affetto alcune volte non ricambiato, probabilmente perchè non compreso e percepito.
    Per questo tendo a difendere chiunque qua dentro venga, a torto o ragione, messo all’angolo. Forse perchè ci sto male quando all’angolo ci finisco io. Ma adesso ho scritto anche troppo. Un po’ sul senso delle parole abbiamo anche discusso, quindi non è tutto off topic. Ma Lidia ha ragione, tutto questo è surreale. Buonanotte

    1. JoeTurner

      io non voglio farmi deridere, sbeffeggiare e prendere in giro , non voglio che il Santo Padre sia apostrofato come un idiota, e che si metta alla berlina coloro che credono che la Madonna appaia a Medjugorie. Nessuno ti impedisce di fare la crocerossina, di farti carico della carità cristiana che io ipocredente non ho, vai sul blog di Alvise e prenditi gli insulti anche da parte mia. Grazie

      1. non mi posso far carico della tua carità cristiana, Joe. E non ti ho mai dato dell’ipocredente. Perchè ti incazzi con me?

    2. Carissima
      mi sembra che tu abbia un po’ la sindrome della perseguitata… dò fastidio! ma chi te l’ha detto? Ma le ruvidità le hai tu quanto gli altri.
      Hai un carattere di merda scrivi. Confermo. Un bel po’ pepatino e presuntuoso: quello che fai tu è giusto, gli altri invece non amano.
      Ti dico perché ho tirato in ballo LGT: perché le hai cucinato addosso più volte dei bei commentini piccantini e mica tanto cartitatevoli né tolleranti. Ti basta non conoscerla per farlo? E Alvise invece lo conosci? Oltre che leggere quello che scrive qui che potrebbe a rigore essere fasullo, che cosa sai di lui? E degli altri che scrivono qui?
      Ti permetti un bel po’ di giudizi mi sembra proprio mentre affermi il contrario…
      messa all’angolo?
      Non mi pare: messa di fronte alle tue affermazioni, forse.
      Come tutti.
      Come tu hai fatto con me.
      Anche io sono stato messo all’angolo, allora non parteggi per me?
      Che cosa ho di diverso? Eppure mi conosci anche di persona!
      Io devo guadagnare in lucidità, comprendo e ci provo. Sono fumino.
      Tu più o meno come me….
      Apprezzo molto le tue scuse, te le ho fatte anche io poco sopra, capisco in una stringa illeggibile colpa dell’iPhone, che poi ho tradotto.
      E te le rifaccio ora se servono,
      Qui c’è bisogno di te. Come di tutti. E quindi di nessuno.
      Ma per cortesia cerca anche tu di capire e di non fare battaglie da don Quichotte (o come accidenti di scrive) e cerca di romperti meno le balle, perché poi sembri quello che prima urla e poi quando si accorge gli ce n’è più d’uno che gli fa notare che forse non aveva tutte le ragioni per farlo, si incazza, porta via il pallone dicendo “la palla è mia e ci gioco solo con chi voglio io”, che mi sembra un comportamento isterico e pavido che non ti dovrebbe nemmeno sfiorare.
      Ti conosco determinata, brusca, forte, sincera e soprattutto onesta.

      Le parole che hai usato non erano chiare, come lo sono tutte le volte che manca il non verbale. Ma anche come definizione.
      Per me tollerare significa mandare giù: si tollera la fatica, si tollera chi rompe le scatole, non con affetto, ma con superiorità, quella di chi si sente migliore e più nobile. Questo io lo aborro. Non è questo che chiamo tolleranza? Chiamiamolo francobollo se preferisci, ma intendiamoci sui significati, altrimenti non si comunica più.

      E stai serena, che di gente che ti vuole bene qui ce n’è tanta, e non dai fastidio.
      Cerca di mostrare un po’ più di quel bene che dici di volere perché perdonami, non se ne vede tanto, te lo scrissi anche in privato quando pensai che ce l’avessi con me.

      Ora come dice quel tale se sei calmo quando tutti sono nel panico, forse sei il migliore o forse, più probabile dice lui, non hai capito un ca….. Un esamino di coscienza non sarebbe male, come ci stiamo facendo tutti…. e magari addolcire il tono, aiuterebbe tutti.

      Nel frattempo come hai notato Alvise non solo non è stato escluso, ma non ha perso occasione per mostrare uno spirito che più che toscano definirei ancora una volta infantile, della serie sono riuscito anche questa volta a rovinarvi il giocattolo.

      Questo a me non va tanto giù, e non è che mi interessano più i post che le persone, o le parole.
      E’ che per prendere schiaffi restando in silenzio come Gesù che autem tacebat ci sto lavorando sopra e me ne manca tanta di strada. Ma lo sdegno per le perle calpestate dai pòrci, beh forse di quello ne ho in eccesso…

      Grazie e buona notte.
      Mi imbarco tra pochi minuti per rientrare in Italia.
      Un abbraccio a tutti

      1. Roberto

        Ringrazio il Pugni per aver espresso a parole quel che a me sarebbe venuto fuori solo a grugniti, e sottoscrivo ogni parola.

        Aggiungo solo, ed è davvero questo che mi turba molto, che essere veramente e sinceramente convinti che sia Carità lasciare imperversare una persona che non trova niente di meglio da fare che calpestare la nostra Fede, e quindi non saper o voler vedere che, lungi dall’essere Carità, questa è proprio *mancanza di* Carità, nei confronti del Signore, di noi stessi, e persino di colui che tanto di diverte in questo giochetto, è tragico e sconfortante.

        Non per il singolo caso, s’intende, ma per il dilagare (ormai inarrestabile?) di tale modo di vivere la questione tra i cattolici. Questo mi inquieta, e molto. Questo rifiuto radicale di riuscire a distinguere tra gli attacchi diretti a noi personalmente da quelli diretti verso Colui in cui crediamo, è e sarà sempre più foriero di un’oscurità che, se la Divina Provvidenza non spariglia le carte in qualche modo, prima o poi ci chiederà un pegno – costoso, mi sa.

        1. mi sa che non leggi quello che scrivo, non ho mai affermato che la carità sia quello che tu affermi che sia stato detto. Nè che fosse giusto lasciar imperversare alvise quando offende. Ma probabilmente il giochetto di adesso è di dimostrare che fefral fa i capricci, va bene così.

  17. Paolo il significato di tolleranza te l’ho copiato dal dizionario. Tutto il resto sono interpretazioni.
    Rimane il fatto che io non ho mai dato del presuntuoso a nessuno, non ho mai criticato il carattere di nessuno se non il mio, tranne in qualche scambio privato di mail, nel blog ho sempre solo discusso di quanto viene scritto. Se ho raccontato di essermi sentita messa all’angolo è per spiegare perchè salto quando viene fatto con qualcun altro che è in posizione di minoranza (e ho aggiunto a torto o ragione, perchè lungi da me affermare che alvise faccia bene a offendere! Gli ho chiesto anche io di piantarla), non per fare la lagna nè per fare dispetto: il gioco continua con o senza di me, non solo non sono indispensabile ma sono davvero inutile (e contenta di esserlo) come ognuno di noi. Questo pensiero (servi inutili!) è di un riposante che nient’altro è così.
    Tu, Paolo, sei in posizione di maggioranza, non hai bisogno di mamma fefral che faccia il tifo per te[…]. Rimane il fatto che il blog non è casa mia, e quindi finchè mi viene concesso di esprimere la mia opinione lo faccio (cercando di non scadere nelle offese personali) il giorno che si decide di mettermi sotto moderazione come è stato fatto con Alvise (esiste, Paolo, non è finto) prenderò atto della decisione.
    Non c’era bisogno delle tue scuse, comunque grazie davvero. E grazie dei complimenti che mi sembrano un po’ esagerati.
    Un ultima cosa: non perdo tempo a discutere con persone di cui non me ne frega niente. A chi non amo riservo l’indifferenza. Non ho la sindrome della perseguitata. So per certo di stare sulle balle a qualcuno, e mi sembra anche umano e comprensibile. Non siamo monete d’oro, no? So anche che c’è qualcuno qua dentro che mi stima e mi vuol bene (e devo dire capisco meno questi che quelli che non mi sopportano, ma è un balsamo per la mia autostima questa consapevolezza). Avrei preferito che non tirassi in ballo gli scambi di corrispondenza privata, ma è un dettaglio di poca importanza, comunque non sei l’unico che conosco di persona qua dentro. C’è qualcuno che avrei piacere di incontrare e ancora non ci sono riuscita. Sono serena, più di quanto possa forse apparire dalle parole scritte (questa della comunicazione scritta è stata una delle prime discussioni su cui io e te ci siamo confrontati, e ti ho aiutato a decodificare alcuni messaggi scritti da altre persone, ricordi? Come fai a dire che non parteggio per te, Paolo?)
    Scrivo sempre di fretta, senza rileggere, e quindi scrivo sempre quello che penso senza addolcire nulla, non ho tempo, e neppure voglia a dire il vero. Spero che l’affetto reale che provo venga percepito, Se non è così mi dispiace, dovrò girare un po’ di più lo zucchero nel caffè, ma adesso devo proprio scappare, mi aspettano un paio di giorni nella tua (mia ex) città, e devo dire che ne ho proprio voglia! A proposito, che tempo fa?
    Buona giornata a tutti!

    1. BACK HOME (è grigio e fa fresco, ma tieni conto che fino a 24 ore fa stavo a Ocean Drive con sole a picco e 30 gradi).
      Per poco, entro 4 ore riparto per Roma dove mi fermo tutta la settimana.
      Grazie di quello che scrivi.
      Alcune cose le condivido, altre no. Nel caso se ne parlerà di persona.

      Chiudo solo con una chiosa: quando ho iniziato a lavorare nella comunicazione mi hanno insegnato una regola zero. C’è sempre una distorsione tra le intenzioni di chi comunica e l’interpretazione di chi riceve. Questo è il dramma della comunicazione, quello che Pontiggia ha parafrasato con “lo dica pure con parole mie”.
      E mi è stato anche detto che sì, è vero, il ricevente ci può mettere del suo a non capire, a non voler capire.
      Ma la responsabilità di esprimersi in modo da farsi capire da tutti sta nel comunicatore.
      Se il suo messaggio viene percepito distorto, beh un buon 80% della responsabilità cade su di lui.
      Fatti due conti…. e rileggi quello che hai scritto, come sto facendo io, dato che questa legge vale per tutti, primero yo è ovvio.
      Perché se in tanti ci siamo costruiti la medesima interpretazione, saremo anche pirla prevenuti, ma forse anche non del tutto…
      buona settimana.

      1. sto partendo, lasciando una giornata di primavera, ma tanto amo milano anche quando è grigia e malinconica, ci ho lasciato un pezzo di me e ogni volta che ci torno lo ritrovo volentieri.
        Solo una domanda: in “tanti”? Io al momento ne conto solo tre: te, Roberto e Joe. E so per certo che c’è qualcuno che invece non ha frainteso.
        Nel frattempo vedo che è scattata la censura sui miei commenti, ma la frase sul fatto che lgt non è detto che sia cretina l’avrei lasciata, togliendola sembra che invece lo do per scontato, cosa non vera. Ma va bene così, mi ha scritto un amico ieri sera dopo aver letto tutto ‘sto casino “l’importante è volersi bene (…) queste sono cazzate. Restiamo amici.” e sono totalmente d’accordo con lui.
        Bye! Mi mancherà durante il viaggio la pira cuoriforme di alvise, ma … c’è un tempo per tutto!

        1. admin

          beh se per dire che non la ritieni cretina devi dire per tre volte che scrive str***ate….

          1. Fefral

            Vabbe ma allora cancella tutte e tre le volte. Se no rimane solo che ho scritto che scrive str***ate (così ti piace Hal?) e non che non penso che sia c…ina, poi arriva grozzy e mi insulta e non è carino!

  18. Ma sono stato escluso o no?
    Lo chiedo perché avevo mandato un commento (non provocatorio) e non l’ho visto più apparire.
    Sono stato escluso?
    Se è così un salutone a tutti e venitemi a trovare se avete voglia, magari
    ci si può conoscere meglio!!!
    Alvise Scopel – Via del Lonchio, 4 – 50012 – Antella- (FI)
    alvisescopel@gmail.com
    cell. 0039+3386264286

    1. admin

      non sei stato escluso, ma ci sono nuove regole, i tuoi commenti, quando non posso controllare in tempo reale, vanno approvati; se ti va bene è così altrimenti hai fatto bene a mettere i tuoi riferimenti.

      (è chiaro che non puoi decidere tu quello che è o non è provocatorio)

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