Uomini sotto scacco

di Costanza Miriano   da l’Avvenire del 9 marzo 2012

Ieri mattina appena sveglia una dei miei quattro figli, Livia, che ha 5 anni e comincia a cercare di capire qualcosa del calendario, mi ha chiesto che giorno fosse. Con uno sforzo titanico, raccogliendo le forze, ho recuperato alcune coordinate (chi sono, perché vivo, che mese è): “E’ l’8, giovedì. E’ la festa della donna”. “Bene, che regalo facciamo al babbo e ai fratelli?” – ha chiesto la saggia ragazza, avviandosi all’asilo.

Effettivamente, se la logica non la inganna, come succede a Natale, che è la festa di Gesù, è il festeggiato a dare qualcosa agli altri. “Regaleremo noi stesse” – ho risposto, più che altro un po’ terrorizzata all’idea di passare un pomeriggio a cercare qualcosa per mio marito, soggetto difficilissimo e amante della tecnologia, materia a me ostile (se entro in una stanza i computer smettono di funzionare e ho anche l’impressione che ridano di me).

Bene, se alla mia bambina avessi insegnato solo questo in cinque anni mi riterrei soddisfatta. Spero che lei e la sua sorellina appartengano finalmente alla generazione di donne pacificata con gli uomini, desiderose di onorarli, piene di stima e rispetto nei loro confronti, consapevoli di avere bisogno di loro, del loro sguardo sul mondo, della loro virilità, che è essenzialmente capacità di dare la vita per la sposa, i figli, e quelli di cui si fanno carico. Sarà che hanno un padre di poche parole ma di molta sostanza, generoso e presente ma autorevole e anche autoritario all’occorrenza. Sarà che non leggono giornali né guardano televisione, e quindi non vedono nessuna discriminazione in casa o fuori. Sarà che sanno che maschi e femmine sono diversi, e questa cosa a noi tre donne di famiglia piace moltissimo. E non si dica che è così perché il nostro è un uomo eccezionale: è meraviglioso, è vero, ma per il resto è un perfetto esemplare del modello base dell’essere umano. Anche lui chiede come stai e poi esce dalla stanza nel momento in cui comincio a rispondere, anche io, se lui mi guarda ammirato, mi giro a controllare se per caso c’è uno schermo che trasmette un dribbling di Totti o un piano sequenza di Scorsese (di solito sì, c’è), anche lui perde liste della spesa, chiavi e ricevute, anche lui trova difficoltà a fare due cose insieme, anche se le due cose non sono guidare e scrivere al computer, ma guardare l’orologio e rispondere a domande basic (tipo che ora è).

Parlare male dei maschi è il nuovo nero, va bene su tutto, ma forse è ora di smettere: altro che 8 marzo e quote rosa, quella che sta vivendo la virilità ai nostri giorni è una crisi inedita nella storia dell’umanità. Se c’è qualcuno a essere sotto scacco sono gli uomini, indotti dalla pressione sociale e dalla ideologia unica e monocorde, quella del gender, a diventare più femminili, sentimentali, a indossare gli abiti del servizio e a deporre quelli dell’autorevolezza, ormai quasi sinonimo di barbarie. Sarà che autorevole viene da augeo, accresco, porto verso l’alto, e dell’Alto, invece, si è persa memoria, senso, direzione.

Si parla così male dei maschi perché si dimentica che Dio ha creato l’uomo, enigma teologico per eccellenza, maschio e femmina. A sua immagine e somiglianza, maschio e femmina. La tensione tra maschile e femminile deve essere una dinamica di accrescimento reciproco, che rievoca quella di Dio, di cui è immagine. Dio Trinità: tre persone diverse e unite.

Siamo diversi, e per questo non occupiamo gli stessi posti nella società, non per una congiura dei maschi. E’ perché diverse sono le cose che davvero ci realizzano nel profondo.

Che regalo fare, dunque, ai maschi, per cogliere il suggerimento di mia figlia Livia anche dopo l’8 marzo? Uno sguardo accogliente, leale, pieno di sincera approvazione. Propongo a tutte le donne di schiacciare la propria lingua, di solito sempre pronta a brontolare, fare battutine, sottolineare il male. Propongo che da oggi, dunque, ogni donna, rasserenata e pacificata, rimandi al suo uomo un’immagine di sé profondamente bella. L’uomo non è sensibile alle manifestazioni di piazza, mentre non resiste a una donna leale, che abbia uno sguardo pronto a vedere in lui la parte migliore.

fonte: Avvenire

55 pensieri su “Uomini sotto scacco

  1. Grazie!
    visto in tv Usa: ragazzo ripara una sedia di una amica che parla per circa 5 minuti di fila poi lui si gira e si scusa “non riesco a fare due cose alla volta, stavo avvitando la vite non ho sentito nulla di ciò che hai detto…” lei abbozza e chiede “ma riesci a ripararmi anche l’asciugacapelli?” Lui replica “sono un maschio: la risposta è sì. Neanche volendo potrei mai ammettere di non riuscire a riparare qualche cosa…”.
    Che anche gli sceneggiatori Hollywoodiani abbiano capito qualche cosa?

  2. Erika

    Non so. A me piacciono gli uomini, non mi sono mai sentita in “guerra” con loro. Credo che in molti casi siano le donne stesse a essere nemiche del loro genere. Non riesco a vedere, tuttavia, differenze così nette tra uomini e donne. Mio marito, ad esempio, e’ capace di fare miracoli con una sega e un trapano e ha anche un grande senso estetico, per cui e’ più interessato di me, ad esempio, all’arredamento della casa. Mio padre (e io ho seguito in pieno il suo esempio!) non ha senso estetico e non e’ capace di avvitare una lampadina…ma sono entrambi maschi. Io sono docile di natura, mi arrabbio con molto sforzo ( c’e chi millanta che ciò avvenga non per bontà d’animo, ma per bieca pigrizia 😉
    ), ma sono lo stesso andata in piazza, più volte, per protestare contro quelle che mi paiono ingiustizie. Atteggiamento mascolino ? Non so, a me sembra più che altro, nel bene e nel male, atteggiamento umano.

  3. Siamo diversi, ma complementari, e in ciascuno di noi c’è una parte, più o meno grande, a seconda del temperamento di ciascuno, dell’altra.
    Perfino tu, Costanza, così femminile, sei a volte innegabilmente mascolina. Lo sei nella tua determinazione incrollabile, nella tua capacità di vedere il quadro generale senza perderti nel dettaglio, nel tuo saper andare oltre il contingente…
    Tu mi dirai che queste cose le hai imparate da Guido, ed io ti risponderò: appunto!
    Il matrimonio è proprio il luogo in cui gli uomini imparano la femminilità e viceversa, in modo da potersi scambiare l’uno il meglio dell’altro.
    E sottolineo il matrimonio, o quantomeno un rapporto di coppia stabile, perché fintantoche l’altro è solo oggetto da lui certo non impariamo nulla.
    Sotto scacco il maschio? Forse, o forse no. Sotto scacco direi la coppia, intesa come luogo della reciproca appartenenza, del darsi e riceversi, in cui si impara ogni giorno a valorizzare l’altro anziché vederlo come una propria appendice.

  4. 61Angeloextralarge

    Ebbene sì, lo ammetto! Quando ieri Ale ha postato il link di questo articolo aggiungendo: “Immagino che nei prossimi giorni l’editoriale sarà proposto come post sul blog, quindi se volete leggete ma non commentate qui”, ho fatto fatica a non scrivere: “Costanza, Smack! :-D). Questo articolo mi piace troppo!
    “E non si dica che è così perché il nostro è un uomo eccezionale: è meraviglioso, è vero, ma per il resto è un perfetto esemplare del modello base dell’essere umano”: questo è quello che definisco EQUILIBRIO! Sano equilibrio nel vedere le persone nella loro pienezza, senza eccessi né sbavature. Questo fa bene alla coppia! 😀
    “diverse sono le cose che davvero ci realizzano nel profondo”: se ci impegnassimo a realizzare queste cose, non avremmo tempo per altro, né in bene né in male! 😉
    “anche dopo l’8 marzo”: giusto! Un regalo non può essere regalo se dura solo un giorno. 😉

  5. Diciamo così: dopo secoli di dualismo cartesiano siamo stati “naturalmente” inclinati a separare sensibile e spirituale, corpo e anima. Ma all’atto pratico sono inscindibili: non esiste un solo nostro atto che sia solo corporeo o solo spirituale. Anche quando preghiamo la nostra fisicità corporea è lì, presente. I due errori speculari (angelismo-sovrannaturalismo e materialismo-fisicalismo) sono entrambi forme di riduzionismo: il primo assorbe la natura nella sopranatura, il secondo si limita a rovesciare la direzione e riduce lo spirito a materia. In realtà la sana teologia ci insegna che le due dimensioni sono unite, seppure distinte. Non siamo né angeli né bestie: siamo uomini e donne, ogni nostro atto è umano. Ciò significa che in un certo qual senso l’anima femminile e quella maschile sono segnate inevitabilmente dalla loro differente strutturazione fisica, uomo e donna sono “impasti” diversi. Ciò non toglie che ogni individuo poi faccia storia a sé. Non esiste compito, ruolo o mansione “maschile” che non possa essere svolto da una donna anche con maggiore successo. E viceversa. Allo stesso modo, però, ciò non toglie che a parità di condizioni vi sia mediamente tra le due metà del cielo una differenza che ognuno può riscontrare e sperimentare. Generica quanto si vuole, ma c’è. Ed è questa differenza che ci rende liberi, perché l’uomo “genderizzato” e proteiforme (Proteo, non a caso divinità marina, il dio che poteva assumere qualsiasi natura, è il nume tutelare della “società liquida”) è anche un uomo infinitamente modificabile. Ma da chi? A che scopo? La risposta l’ha data lo scrittore preferito di Alvise: «Quando si comincia a pensare all’uomo come a un essere che cambia e può essere alterato, il forte o l’astuto possono facilmente deformarlo, dandogli nuove forme per scopi innaturali. L’istinto popolare vede in questi sviluppi la possibilità di avere schiene appositamente piegate e gobbe per portare fardelli, e membra distorte per adattarle al compito che devono svolgere. Esso ritiene, in maniera fondata, che qualunque cosa sia fatta velocemente e sistematicamente sarà compiuta da una classe di vincitori, che agirà in modo pressoché esclusivo nel proprio interesse» (G. K. Cheserton, L’impero dell’insetto, in Ciò che non va nel mondo, Lindau, Torino 2011 (ed. or. 1910), pp. 258-259).
    Più siamo liquidi e indistinti, più siamo preda del Grande Animale platonico. Dopo i divertimenti del paese dei Balocchi viene la notte in cui siamo mutati in asini e resi schiavi.

    1. Miriam

      Grazie Andreas. Piace anche a me.
      Degna reazione all’articolo di Costanza, da incorniciare (sia l’articolo che la reazione)! 🙂

  6. Mi piace l’articolo e mi piacciono i commenti 😀

    E quanto è necessario ricordare (in un mondo in cui grammatica, sintassi, latino e buonsenso tendono a latitare ) «che Dio ha creato l’uomo, enigma teologico per eccellenza, maschio e femmina. A sua immagine e somiglianza, maschio e femmina.» Homines utriusque sexus, per dirla con un cronista medievale che voleva mettere i puntini sulle «i».

    1. Anzi, ti aggiungo che la grammatica ebraica sottolinea ancor di più di quella italiana (con una sfumatura intraducibile per noi) la valenza di quell’ET.
      L’uomo cioè è immagine di Dio in quanto maschio E femmina, non lo è cioè né il maschio da solo né la femmina da sola…

  7. KantoKiaro

    Ieri, in ritardo (sigh!!) ho regalato il tuo libro a mia moglie. Per la verità volevo farlo per l’8 marzo, ma non mi sono organizzato tempisticamente bene. (Volevo anche lasciare un commento, sempre ieri, ma anche di questo non ne sono stato capace). Più di una sua amica ha sgranato gli occhi, leggendo il titolo. Solo una le ha detto che lo avrebbe cercato con interesse e letto. Ciò che mi ha colpito è vedere mia moglie stringersi con tenerezza il volumetto al petto (e lei non è affatto una buona lettrice) e non pretendere la solita strausata mimosa (bèh un rametto se l’era comprato da se; ed uno io l’ho regalato a nostra figlia). Una gratitudine inconsueta, l’alba di una pacificazione possibile. Intrigante, Vera. Molti saluti.

  8. Erika

    Come dicevo nel commento a Don Fabio l’altro giorno, credo che l’unione matrimoniale ci consenta di esprimere noi stessi. Con mio marito posso essere femmina, appoggiarmi, lasciarmi guidare, spingere al massimo sul pedale della seduzione. Tutte cose che evito nell’ambito del lavoro e delle relazioni ” pubbliche”. Nessuno al mondo, a parte il mio uomo, mi vedrà con una camicia da notte tutta pizzi, o piangere nel reparto neonati di un grande magazzino…ma ho sempre pensato che andasse bene così. Ho sempre pensato, cioè, che la mia femminilità dovesse essere vissuta in certi ambiti della mia vita ( certamente quelli più importanti), ma poi sento anche il bisogno di coltivare i pochi altri miei talenti, di esercitare la razionalità, la capacita’ di analisi ecc. Voi che ne pensate? Si può raggiungere un equilibrio personale senza fare continuamente la femmina ( o il maschio ) ?

    1. Miriam

      Cara Erika, ci sono anche tanti altri modi di esprimere la femminilità, oltre quelli riservati esclusivamente al marito e all’intimità… E tanti modi di tirar fuori l’intraprendenza senza diventare mascoline.
      E’ tutta questione di coltivare i talenti, come giustamente dici.

  9. bel post e bel pensiero! Complimenti! “Parlar male dei maschi è il nuovo nero. Sta bene su tutto”. Frase azzeccatissima, non potrei essere più d’accordo!

  10. ” …non è vero che gli italiani e le italiane sono tutti mammoni. A volte, senza arrivare a mali estremi, la madre tendiamo a trascurarla, a darla per scontata. Chi l’ha perduta, o l’ha avuta per troppo poco tempo, o non l’ha mai conosciuta, è più consapevole di noi fortunati che siamo ancora con lei, e troppo spesso non godiamo dell’incalcolabile fortuna di avere una persona che ci ama incodizionatamente, che ci accoglie sempre, che non chiede mai nulla in cambio”
    Aldo Cazzullo

    1. Miriam

      Come madre (si dà il caso italiana) mi sento molto trascurata. Ma ringrazio il Signore finché mi dà la possibilità di badare a me stessa e a mio marito e occuparmi dei figli quanto basta senza essere invadente, ma con una presenza, spero costruttiva come riesco e posso.

  11. “L’uomo non è sensibile alle manifestazioni di piazza, mentre non resiste a una donna leale, che abbia uno sguardo pronto a vedere in lui la parte migliore.”
    Parole sante. Peccato che frasi come queste dovremmo stamparcele in fronte ogniqualmolto…. Ti/vi seguo da poco ma sono estasiato: non è che organizzi magari anche corsi su “come comprendere i generi (maschile e femminile) senza confliggere necessariamente?”.
    Grazie. 🙂

  12. 61Angeloextralarge

    Alvise: che purtroppo ci siano mamme che tirano su figli “mammoni” è una faccia della stessa medaglia. L’amore quando è troppo non aiuta. Non mi ricordo quale santo l’ha detto ma ti riporto questa frase: “IL BENE BISOGNA FARLO BENE” e a questo proposito ti invito a leggere questo post di Andreas Hofer (fresco di giornata):
    http://filiaecclesiae.wordpress.com/2012/03/10/come-si-foggiano-le-anime/
    Andreas, scusa se mi sono permessa sta confidenza! 😀
    E poi, finiamola con sta storia “che non chiede nulla in cambio”. l’amore umano si aspetta spesso qualcosa in cambio; solo se è ben farcito dell’amore di Dio non chiede nulla! Il fatto stesso che certi figli siano mammoni significa che inconsapevolmente anche se amorevolmente, certe mamme non riescono ad allontanare da sè i propri figli. Quante mamme mettono i figli prima del marito? I figli prima o poi “partono” per formare una loro famiglia… il marito resta! Il matrimonio è il sacramento tra moglie e marito, non tra moglie e figli! 😉
    Non ho nulla contro e mamme, beninteso! Ciao mamme del blog! Smack! 😀

      1. 61Angeloextralarge

        Se uno si “impossessa” psicologicamente del bene che fa, non è già un chiedere qualcosa”? Non si chiama gratificazione? Ciò non toglie che tantissima gente, comprese tantissime mamme, facciano veramente tutto senza chiedere nulla: ho parlato di una faccia della medaglia, quindi quella che hai presentato tu è una delle due facce. 😀

            1. Alessandro

              no, non credere in Dio non va bene e non fa bene, né alle mamme né ai papà.

    1. 61Angeloextralarge

      Alvise: non esistono mamme senza Dio! Nessun essere umano è senza Dio: anche se non si crede in Lui, Dio è sempre con noi, quindi anche con le mamme che non credono in Lui… 😉

    1. Alessandro

      Non ricordi? L’agnostico che sei: “pole essere che Dio non c’è ma pure che c’è, a me mi pare”

        1. Fk

          Le nostre menti dogmatizzate! Non ho mai ricevuto un complimento così bello!!! 🙂 Come vorrei che fosse vero!
          (perché “in quelle vostre” c’ero anche io, sì?)

  13. Più giusto che avessi detto “me stesso quale?” intendendo con questo dire
    che dipende anche, la personalità (ammettendo esistesse e che noi succedesse che cel’avessimo)o cambiasse come anche si vede che fanno (alle volte)le genti o alle pompe religiose o politiche o altre(pur restando la stessa la persona in questione? questa è cosa da vedere)

  14. Questa a ogni modo è una cosa tremenda (fosse vero il vostro credo suddetto) che uno lo sarebbe comunque destinato a subire la presenza di Dio, senza possibilità di recedere. E questa non è predestinazione, come minimo?

  15. Mario G.

    Il mio commento sarà di parte, ma Costanza hai ragione! Condivido ogni tua frase e ti ringrazio per il modo originalmente simpatico ed un po’ autoironico con cui ci aiuti a riflettere.

  16. Fefral

    ” L’amore quando è troppo non aiuta.”
    AngeloXL, l’amore non è mai troppo. Quando non aiuta allora non è amore. Chiamiamo le cose col loro nome.
    Le mamme che tirano su figli mammoni, che non li aiutano a staccarsi da loro, che li vogliono dipendenti e cercano di controllare ogni loro scelta lasciano che l’egoismo prevalga sull’amore.
    L’amore in quel caso è troppo poco, non troppo.

    1. 61Angeloextralarge

      Fefral: chiarisco meglio quello che penso, aggiungendo una parola! “L’amore UMANO quando è troppo non aiuta”. Sai quante amiche ho che stanno letteralmente “rimbambendo” i figli perché “per amore” li stanno tirando su nella bambagia, non gli fanno muovere una virgola, prevengono i loro desideri, li stracoccolano anche quando portano valutazioni basse (e se la prendono con l’insegnante perché non capisce che il loro figlio è un genio)… Quando parlo con loro, la risposta è : “Amo mio figlio e non voglio che abbia problemi! Tu non capisci perché non hai figli!”… E attaccaci una pezza se ci riesci!
      In fondo, carissima Fefral, stiamo dicendo la stessa cosa, perché, come ho già ri-detto ad Alvise, il mio commento era per parlare dell’altra faccia della medaglia: la prima faccia della medaglia era quella della quale aveva parlato Alvise e che tu hai confermato con questo commento. Non volevo assolutamente smentire Alvise, ma fargli vedere anche “altro”, perché purtroppo questo “altro” esiste. Smack! E buona domenica! 😀

      1. stiamo dicendo la stessa cosa, ma io preferisco a insistere a non chiamare amore ciò che amore non è. Non c’entra amore umano o non umano. L’amore disinteressato e autentico deve essere umano e poi può essere anche santificato.
        Quello che tu chiami amore umano è egoismo.

        1. 61Angeloextralarge

          Fefral: stiamo dicendo le stesse cose, perché anche per me quello che ho definito “amore umano”, cioé possessivo, limitato, etc. è egoismo. Dio è Amore (illimitato, smisurato, immenso…) ed noi, per quanto spirituali possiamo essere, più che un “cincinin” del Suo Amore non potremo mai contenere

  17. Che bella questa frase (soprattutto per i maschi): sposati e sii sottomessa 🙂 E’ bello che qualcuna parla bene dei maschi… Io parlo così bene delle femmine… Mi sento fortunato a essere maschio. Perché i maschi hanno accanto a loro delle persone (femmine) dolcissime, tenere, allegre, simpatiche, ottimiste, sorridenti… Certo, purtroppo non sono tutte così le femmine :-/ Ahime non sono tutte così… Auguri, anche se in ritardo. Massimo rispetto…

  18. Fatica fatica fatica. Però che fatica trattenersi, ce la farò?? non so ! ma neanche un pochino!
    Ma sai che delle volte quando vado al parchetto coi figli mi capita di essere avvicinata da mamme mai viste che mi vomitano addosso i problemi che hanno coi loro mariti?

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