di Jane
Cos’hanno in comune Fitzwilliam Darcy, Frederick Wentworth e Edward Rochester? Sono tutti e tre uomini perfetti. Ho letto recentemente un articolo intitolato “Il segreto di Mr. Darcy”, in cui si elencavano i numerosi pregi del personaggio maschile più famoso della letteratura romantica, dotato di qualità tali da consentire di definirlo senza ritegno come l’uomo ideale.
Darcy rappresenta il sogno non proibito, ma anzi ideale, di tutte, e la sua foto (preferibilmente nella versione interpretata da Colin Firth) dovrebbe essere appesa nelle camere delle ragazzine in crescita al posto di quella di Justin Bibier (poi un giorno capirò chi è).
Esiste l’uomo perfetto? Sicuramente esiste nei film. Una delle principali caratteristiche femminili è quella di rimanere incantate di fronte a scene cinematografiche di dichiarazioni d’amore con sottofondo di musica romantica che parte proprio nel momento giusto, cosa assolutamente improbabile nella vita di tutti i giorni (però giusto l’altro giorno stavo per perdere l’ultima metro utile e nella foga della corsa sono certa di aver sentito la colonna sonora di Momenti di Gloria e ho avuto l’impressione che i miei movimenti fossero rallentati). Insomma siamo attratte dal bello di ciò che ci sembra perfetto, ma siamo anche consapevoli che non corrisponde alla realtà, per il semplice motivo che nel mondo reale non recitiamo una parte ma viviamo.
Guardare film d’amore rischia di diventare un’abitudine compulsiva come nel film “La rosa purpurea del Cairo”, in cui la protagonista, innamorata del personaggio eroico, vede e rivede una pellicola al cinema talmente assiduamente che il protagonista maschile esce dallo schermo prendendo vita nella realtà. Lei, che era sempre portata a credere che la perfetta finzione dei film corrispondesse alla invece imperfetta realtà, alla fine rimane drammaticamente delusa quando incontra l’attore reale che interpretava l’eroe tanto amato. Insomma, riguardo all’uomo perfetto bisogna fare attenzione perché i film ci illudono.
I romanzi invece sono tutta un’altra cosa. Parlo qui dei romanzi della Austen e delle sorelle Brönte, che sono un po’ il prototipo che si è sempre cercato di imitare. Anche nei romanzi di questo tipo si rischia di vedere falsata la realtà, e si incappa sempre in descrizioni che, seppur minuziose, non possono essere mai esaurienti rispetto a quello che si incontra davvero. Ma un romanzo ha comunque qualcosa in più rispetto ad un film. Un romanzo stimola di più la mente, lascia lo spazio all’immaginazione, permette a chi lo legge di riempire a piacimento i vuoti di immagine, permette l’interpretazione e l’immedesimazione. Un romanzo traccia dei profili, dei caratteri, e nella descrizione dei caratteri fissa le qualità, i difetti, i particolari, ciò che rende una persona amabile o odiabile. Anche alcuni film ci riescono, ma mai in modo esauriente e completo, e solitamente sono tratti da libri.
Il pregio di Jane Austen e delle sorelle Brönte è che hanno saputo sintetizzare nei loro personaggi maschili dei modelli, di fronte ai quali ciascuna di noi, in un modo o in un altro, ad un’età o ad un’altra, non può non aver sognato ad occhi aperti almeno una volta, pensando a quanto sarebbe bello incontrare qualcuno così. Darcy, protagonista di Orgoglio e Pregiudizio, per esempio, rappresenta l’uomo intelligente, leale, onesto, sicuro di sé al punto da non essere interessato a quello che pensano gli altri di lui. E’ coraggioso, non è vanitoso. Ma è anche orgoglioso, misterioso, sfuggente. Rochester, protagonista di Jane Eyre, è maturo, tenebroso, colto, intelligente, sfacciato e determinato. Wenthworth, protagonista di Persuasione, è taciturno, espressivo, fedele, deciso, valoroso, riflessivo. Insomma, tutti questi personaggi virtuosi (e le virtù, oggi, non si sa nemmeno cosa siano) rappresentano, mescolati, il cocktail perfetto del fascino assoluto.
E in tutta questa descrizione, non ho mai detto che questi personaggi sono anche belli (forse è sottinteso?), fatto sta che sono certa che una donna, dopo una descrizione così, è sufficientemente cotta e pronta a comprarsi l’abito da sposa, fiduciosa e convinta che o dal libro o dalla realtà, un uomo così deve per forza saltare fuori.
Il principe azzurro esiste veramente.
Ma l’ha già sposato mia moglie…
Modestamente, no? Scherzooooo!
Anche gli uomini guardando i film si illudono che tutte siano cicciolina e corrono a comprarsi l’abito nuziale
Che tristezza pensare di sposarsi con cicciolina!!!
questione di humour, era una battuta ovviamente.
(anche perchè se tu vedessi la sig.ra Staller dal vivo come l’ho vista io cambieresti subito idea….)
Cicciolina è sempre stata inguardabile dal mio punto di vista, ok non faccio più umorismo.
Io guardo il mio ragazzo e sono sicura di amare anche i suoi difetti, da quando avevamo 14 anni. Come dice Anne Rice d’altronde ” invecchiando diventiamo sempre più simili a noi stessi “. Come dice mia madre ” Si Ama senza i ma “.
Ps per favore che amo anche i suoi difetti ricordatemelo quando discutiamo.
Ci penso io! Fammi un fischio, però!
Ok!Gli aiuti sono ben accetti!
I tre di cui parla LGT sono invero perfetti a pari merito, tutti sul podio più alto e mi rifiuto di ammettere gradazioni di gradimento. Tuttavia c’è almeno un quarto uomo perfetto.
Questo lo ha inventato – tanto per cambiare – un uomo. L’inventore è Thomas Hardy e il personaggio è Gabriel Oak di Via dalla pazza folla.
Non credo che l’autore da principio lo intendesse come paradigma virile. Direi anzi certamente di no (la descrizione che ne fa nelle prime pagine è discretamente comica, un villan di Lamporecchio trasferito nel Wessex). Poi però a Gabriel capita tra capo e collo uno di quei casi della vita che ti sbattono a faccia in giù sul marciapiede: la rovina economica e (mica bello per un maschio rurale vittoriano) la necessità di lavorare sotto padrona, e per di più una padrona che quando lei era squattrinata e tu benestante non ti aveva neanche preso in considerazione come possibile pretendente. Ma Gabriel è un uomo dalle spalle larghe, che sa affrontare la realtà. Siano pecore o covoni di grano o ragazze testone, Gabriele ci sarà sempre perché con lui .
Perché “Theirs was that substantial affection which arises (if any arises at all) when the two who are thrown together begin first by knowing the rougher sides of each other’s character, and not the best till further on, the romance growing up in the interstices of a mass of hard prosaic reality. This good-fellowship — CAMARADERIE — usually occurring through similarity of pursuits, is unfortunately seldom superadded to love between the sexes, because men and women associate, not in their labours, but in their pleasures merely. Where, however, happy circumstance permits its development, the compounded feeling proves itself to be the only love which is strong as death — that love which many waters cannot quench, nor the floods drown, beside which the passion usually called by the name is evanescent as steam.”
Il resto leggetelo o almeno vedete il film del 1967.
Fatemi dei nomi di uomini (e di donne, tutti/e) qualsiasi e sarà subito sera…
Sì, gli vogliamo bene lo stesso, ci mancherebbe, ma sono tutti (io il primo, o nemmeno, primo nemmeno in questo)) mezzesege della natura della società della patria della chiesa dello spettacolo dell’arte del lavoro della famiglia della politica eccetra….
Fuori i nomi!!!
…
correggo: MEZZESEGHE
Subito sera, dici? Penso che, se ognuno qui dovesse tirar fuori i suoi, ci vorrebbe parecchio a far sera.
E non parlo di eroi da monumento in piazza, ovvio. Ho conosciuto personalmente almeno tre, anzi quattro grandi uomini della vita di tutti i giorni. Non perfetti ma ciascuno a suo modo un eroe della società, della patria, della cultura, del lavoro, della famiglia. E cinque grandi donne (come sopra), di cui una ancora militante insieme a noi. Più quelli e quelle che non ho conosciuto personalmente ma di cui conosco la storia.
Quel tipo di persone che – quando la vita ti spedisce tra capo e collo uno di quei problemucci per cui la mentalità oggi dominante offre un ventaglio di soluzioni che vanno dallo psicologo alla depressione al suicidio (ovviamente assistito) – quelle persone dicevo che solo a ricordartene ti fanno capire che non puoi tradire il loro retaggio arrendendoti: devi cercare di onorarle tirando avanti, per quel che puoi, meglio che puoi.
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
In ogni relazione c’è una ricchezza ed una ferita.
C’è una ricchezza perché siamo tutti creati ad immagine di Dio, e Dio ha messo qualcosa di stupendo in ciascuno di noi (forse è anche per questo che Egli riesce ad amare, sempre, con amore infinito, ogni essere umano, qualsiasi miseria questi si porti dentro).
C’è una ferita perché siamo tutti, anche i migliori tra noi, in qualche misura imbruttiti dal peccato, e le nostre relazioni, anche le più intime, sono sempre segnate dall’incompletezza, dal non poter mai raggiungere, in questa vita, la pienezza della comunione a cui aspireremmo in ogni relazione “vera”.
La vita presenta due sfide.
La prima sfida è accettare la ferita, soprattutto nelle relazioni più importanti, quando ci rendiamo conto, passata l’ubriacatura dell’innamoramento (non solo quello tra uomo e donna che conduce al matrimonio, ma anche verso un figlio, un genitore, un fratello un amico), che quella persona che avevamo messo su un piedestallo, guarda un po’ non è proprio esattamente come l’avremmo creata noi, se avessimo scritto un romanzo di cui egli od ella doveva essere protagonista.
La seconda sfida è riuscire sempre a vedere la ricchezza di una persona, anche nei momenti in cui questa ci appare completamente sfigurata dal peccato. Vedere sempre la persona nella sua interezza, con le cose belle che ci ha donato, o che magari vorrebbe donarci, e non ridurla tutta ad un singolo passaggio, magari anche molto negativo, della sua vita (che tristezza, sentire un marito o una moglie, dopo anni di matrimonio, uscirsene, magari per una cosa futile, non con un “questa cosa che hai fatto mi ha ferito”, ma con un “tu sei così, sei sempre stato così, chi me lo ha fatto fare di sposarti”, dimenticando all’improvviso, tutti i momenti belli e tutti i momenti difficili attraversati insieme).
A volte, forse spesso, dobbiamo affrontare entrambe le sfide con la stessa persona e nello stesso momento.
Si chiama “amore”.
Eh… lo so che non bisognerebbe stilare una classifica, ma io metto sopra tutti gli altri personaggi della letteratura Edward Rochester. Che ci posso fare? lo adoro!!! dal momento in cui appare a cavallo fino alla cecità nel palazzo semidistrutto in cui lo ritrova Jane….
ma è solo perché ti viene in mente William Hurt….. ;-))
Grande Giuliana!
io da quando ho letto il romanzo, la prima volta a 16 anni, mi sono immaginata un Edward molto diverso da quello del film di Zeffirelli (che ha ricostruito in modo eccezionale costumi e ambientazione), ma se devo cercare un corrispondente cinematografico, mi piace ricordare quello di Orson Welles!
Eh… al cubo moltiplicato per tre. Come darti torto? 🙂
Nessuno conosce Alexander Barrington de “Il cavaliere d’ inverno”?
Comunque io voto per Screk
La Bestia (da La Bella e_). Un avatar di Mr Rochester, of course 😉
Alex Barrington manca al mio carnet ma “Il cavaliere d’inverno” figura nella mia sterminata lista di libri da leggere. Il tuo commento casca bene perché – vedi caso – non sapevo cosa regalarmi per Natale. A tuo parere è meglio fare ‘un pianto e no tanti’ e procurarsi subito tutta la trilogia?
Mah,io le ultime 50 pagine de ” Il Cavaliere d’Inverno”,le ho lette a 2 pagine al giorno,perchè non volevo finirle prima di essermi procurata “Tatiana e Alexander”,praticamente i personaggi erano usciti dal romanzo e pranzavano con me,”Il giardino d’Estate” non è al livello degli altri due,ma l’ho letto lo stesso.
Dalla lettura della trilogia mi è rimasta un’abitudine: fare il pane in casa.
Quando si dice che un libro ti cambia la vita!Questo ha cambiato la dieta della mia famiglia.
l’ultimo di film era davvero bello!
Bel post, non c’è che dire!
Ammetto però che essendo realista e concreta, mi sono sempre “accontentata” di chi avevo accanto, con i suoi pregi e difetti. A volte, nei momenti di crisi, mi dicevo: “Ma uno un po’ meglio, no?”. Però, essendomene innamorata, mi “accontentavo” anche dei suoi difetti e pensavo ancora: “A Bo Derek! Ma chi vuoi Tom Cruise?
Poi ho incontrato il più bello tra i figli dell’uomo e me lo sono sposato!
Sei una suora?
Consacrata (Voti Privati), non ho nessun abito e vivo nel mondo.
Il mio ragazzo invece ha come ideale Angelina Jolie……………..poi stà con me, che non le somiglio affatto.
Il post di Laura è abbastanza comprensibile. Si tratta sempre del filone del principe azzurro. Le bambine iniziano con le fiabe e poi proiettano i loro sogni sui personaggi dei cartoni animati (Terence di Candy Candy), poi sui personaggi dei romanzi o sugli attori dei film. Diciamo che voi donne siete piuttosto autolesioniste perché poi spesso incorrete in delusioni e vi trovate davanti il marito impantofolato con la pancia che guarda le partite. Può essere che vi piaccia vivere contemporaneamente un mondo parallelo per distrarvi dalle faccende del quotidiano. Sappiate che dietro la pancia e le pantofole comunque in genere si cela un principe azzurro che vi sopporta.
Gli uomini forse idealizzano le attrici come donne e non come mogli.
stavo pensando la stessa cosa…. E comunque quando vedo mio marito appantofolato davanti alla partita, ultimamente anche coi figli vicino (…la malattia pallonara è contagiosa)provo una grande tenerezza, e penso che la sua più grande prova di forza è amarmi ogni giorno con gran sopportazione!
(resti tra noi, ma la cosa mi permette di chiudere un occhio sulla sua smodata passione per Monica Bellucci, a cui ovviamente io somiglio solo nell’unghia dell’alluce destro)
La Bellucci non mi piace per nulla. Zero assoluto. Vada per Salma Haiek piuttosto o Jennifer Lopez.
in fondo è meglio una salma che una presunta cocotte versione portaerei(lato b)…..
de gustibus…
Da bambina il modello ideale di uomo era mio padre. Come deve essere.
E lo stesso era per le mie sorelle.
Forte (mi ricordo ancora le sue braccia quando fingevo di dormire per far si che lui mi portasse in braccio fino al letto), bello con i suoi capelli grigi ribelli, gli occhi azzurri e il sorriso largo. Faceva tutto per mia madre, per noi, lavorava, gestiva la spesa, faceva le riparazioni, costruiva sculture di sabbia meravigliose! Ma la cosa più bella era vedere l’amore che provava per mia madre, perché si, si vedeva, si poteva quasi toccare!
Poi ci fu il fatidico svegliarsi, quello inevitabile: il giorno nel quale scopri che il tuo supereroe è in realtà un uomo normale, uno che ha difetti, che è fragile, che sbaglia.
Io avevo 12 anni, me lo ricordo benissimo l’evento che mi ha fatto uscire da “Far far way” ed arrivare alla realtà: una telefonata ricevuta da me, un ufficiale giudiziario che diceva che la nostra casa sarebbe andata all’asta. Da li ho iniziato a sentire molte cose che l’Italia sente ora: debiti, interessi, asta, ipoteca, default…
Lui ha provato a sistemare le cose, ha nascosto tutto per proteggere tutti noi, aumentando il disastro. Pensava di farcela, ma la crisi che di era abbattuta nel Brasile degli anni ottanta fa sembrare questa vostra un’inezia!
Il principe caduto dal cavallo entró in depressione, si attacó all’alcool… Non si sentiva più degno.
Li entró in scena la principessa, ha fatto vedere di che pasta era fatta. Ricordo le parole di mia madre quando qualcuno le chiedeva come mai sopportava certe cose: “lui è sempre quell’uomo meraviglioso che ho sposato e che ha curato tutti noi per anni, solo che non si ricorda più.”
Quello che sono e fanno i genitori ha un’influenza immensa su tutti i figli, ma non è un dato deterministico. Conta molto come uno vede le cose. Le mie due sorelle più grandi hanno avuto per più tempo il superpapá, una era già sposata quando è successo il patatrac. Loro hanno mantenuto il “mito”, chiudendo gli occhi all’uomo, con il risultato che nessun uomo era degno, nessuno era come lui (infatti sono entrambe divorziate e risposate in continua crisi di nervi). Il fratello cinque anni più piccolo di loro, tre in più di me, non ha mai acettato bene la cosa, portando dentro una rabbia con il mondo che ha fatto si che lui preferisca avere i gatti e non i figli.
Da bambina il modello ideale di uomo era mio padre. Come deve essere.
E lo stesso era per le mie sorelle.
Forte (mi ricordo ancora le sue braccia quando fingevo di dormire per far si che lui mi portasse in braccio fino al letto), bello con i suoi capelli grigi ribelli, gli occhi azzurri e il sorriso largo. Faceva tutto per mia madre, per noi, lavorava, gestiva la spesa, faceva le riparazioni, costruiva sculture di sabbia meravigliose! Ma la cosa più bella era vedere l’amore che provava per mia madre, perché si, si vedeva, si poteva quasi toccare!
Poi ci fu il fatidico svegliarsi, quello inevitabile: il giorno nel quale scopri che il tuo supereroe è in realtà un uomo normale, uno che ha difetti, che è fragile, che sbaglia.
Io avevo 12 anni, me lo ricordo benissimo l’evento che mi ha fatto uscire dal “Far far way” ed arrivare alla realtà: una telefonata ricevuta da me, dove un ufficiale giudiziario diceva che la nostra casa sarebbe andata all’asta. Da li ho iniziato a sentire molte cose che l’Italia sente ora: debiti, interessi, asta, ipoteca, default…
Lui ha provato a sistemare le cose, ha nascosto tutto per proteggere tutti noi, aumentando il disastro. Pensava di farcela, ma la crisi che di era abbattuta nel Brasile degli anni ottanta fa sembrare questa vostra un’inezia!
Il principe caduto dal cavallo entró in depressione, si attacó all’alcool… Non si sentiva più degno.
Li entró in scena la principessa, ha fatto vedere di che pasta era fatta. Ricordo le parole di mia madre quando qualcuno le chiedeva come mai sopportava certe cose: “lui è sempre quell’uomo meraviglioso che ho sposato e che ha curato tutti noi per anni, solo che non si ricorda più.”
Quello che sono e fanno i genitori ha un’influenza immensa su tutti i figli, ma non è un dato deterministico. Conta molto come uno vede le cose. Le mie due sorelle più grandi hanno avuto per più tempo il superpapá, una era già sposata quando è successo il patatrac. Loro hanno mantenuto il “mito”, chiudendo gli occhi all’uomo, con il risultato che nessun uomo era degno, nessuno era come lui (infatti sono entrambe divorziate e risposate in continua crisi di nervi). Il fratello cinque anni più piccolo non ha mai acettato bene la cosa, portando dentro una rabbia con il mondo che ha fatto si che lui preferisca avere i gatti e non i figli. Quello dieci mesi più piccolo di me, già fragile, si è visto crollare la figura paterna e ingigantire quella materna…
Io ho fatto il mio viaggio probabilmente per staccarmi. Probabilmente perché ero da troppo tempo genitore dei miei genitori, sono stata quella che ha affiancato la mamma, che è forte, ma disordinata cronica, nelle ricerche di una nuova casa, di una nuova scuola, nel controllo delle spese, nel pagamento bollette (contribuivano anche gli altri, che sia chiaro!)… Ero ancora in università quando presi in mano il problema della casa, e con le risorse che c’erano ho progettato, cercato i materiali e gestito insieme al papá la costruzione della tanto sognata casa di proprietà che avevamo perso quando eravamo bambini. Quando sono andata via la loro situazione era già più tranquilla, infatti la casa c’era, la pensione pure. Oggi che ci penso con serenità su tutto quello mi rendo conto che, per costruire una famiglia mia, mi sono presa una distanza di sicurezza. Oggi questa distanza mi pesa, ma sono molto legata a mia madre e siamo molto vicine anche se lontane.
Alvise dice che siamo tutte mezzeseghe, io dico che siamo mezziuomini, capaci di cose grandiose se siamo con Dio!
Grazie carissima Daniela, per questa testimonianza!
Grande uomo tuo madre e grande donna tua madre!
“lui è sempre quell’uomo meraviglioso che ho sposato e che ha curato tutti noi per anni, solo che non si ricorda più.”: come sarebbe bello che ogni uomo e ogni donna dicessere questo della loro “metà”… purtroppo invece, ci si separa.
Bella storia Dani. Ormai mi sembra di conoscere così bene la tua famiglia che mi sento quasi parente.
Fratellone!!!
E’ vero anche il mio ragazzo fà il principe azzurro in pantofole. Premesso questo occorre dire che qualche volta i momenti magici ci sono davvero.
Questo Settembre dovevo andare ad un matrimonio, con mia suocera, il Principe e mio suocero.
Io mi vedevo già la serata rovinata dalla presenza della suocera. Quando mi chiama il mio ragazzo per dirmi che non gli hanno cambiato il turno al lavoro e quindi non ci sarà alla cerimonia, ma solo al ricevimento in villa il mio morale precipita.
Il giorno prima passo a ritirare il vestito in lavanderia: era disintegrato. A quel punto come una sciocca Paperella femmina, mi viene una crisi isterica e scoppio a piangere per i nervi. Mia madre nel pomeriggio mi porta a fare un giro di compere ( a rimediare a parte del danno ). Sabato arrivo a casa di mia suocera già pettinata e truccata, così mi infilo un lungo e bellissimo abito nero. Arrivo in cucina e lei non commenta, ma si nota bene che sotto lo spesso strato di trucco impallidisce.
La stessa reazione della sposa al nostro arrivo ( e qui devo dire che hanno giocato i miei 20 anni meno ). Mio suocero ( buono e bello ), gongola per tutto il matrimonio con me sotto braccio.
Ma il bello arriva con l’arrivo al ricevimento.
Tramonto, luce tenue, l’orchestra che suona il valzer e il mio ragazzo lì, fermo nel centro del vialetto, stupendo nel vestito elegante ( e anche se sono di parte devo proprio dirlo bello più del Sole!). Io scendo dalla macchina ( per una sola volta in vita mia senza inciampare nel tacco 12, io che porto solo scarpe da ginnastica!), non inciampo nello strascico del vestito ( evvai!) e lui…………..che mi guarda come se fossi la donna più bella del pianeta, mi prende tra le braccia e mi fà ballare, davanti ai presenti attoniti.
Ragazzi, mi guarda sempre come se fossi quello che di più bello ha visto, ma è stato uno di quei momenti che credevo esistessero solo nei film!
Wow abito lungo nero, molto sexy (a parte quello da suora). Voglio vedere le foto e forse le mamme qui vogliono vedere quella del tuo principe.
Un argomento già trattato, ma sempre attuale non è vero caro Paolo (Pugni) ?
http://27esimaora.corriere.it/articolo/multitasking-una-qualitao-una-fregatura/
Appena ho tempo posto un commento all’articolo di LGT
Mr Darcy forever!!!!
Ovviamente nella versione bionda del mio scostante, burbero, affascinante marito.
Dritta per trovare il principe azzurro: non cercarlo mai, per nessun motivo.
Ma accoglierlo con garbo e gioia quando si presenta.
non cercarlo mai….è ‘na parola! diciamo così: cercalo ma non darlo a vedere 😉
Quando l’ho conosciuto avevo 22 anni, avevo vinto una borsa di studio all’ universita’ di Montpellier e non cercavo certo un uomo. Per lui valeva la pena modificare i miei piani. Le mie amiche con una gran fretta di accasarsi hanno fatto scelte decisamente piu’ avventate…
“Il marito ideale rimane celibe.”
“Bisognerebbe essere sempre innamorati. Questa è la ragione per cui non bisognerebbe mai sposarsi.”
Oscar Wilde
“Tutte le donne aspettano l’uomo della loro vita, però, nel frattempo si sposano”
Anonimo
🙂 🙂 😉
Ragazzi, oggi vi saluto in anticipo e vi auguro un Buon weekend. Al principe azzurro gli hanno cambiato posto di lavoro questa mattina, quindi oggi ce ne andiamo io e lui, in un posto sulla costa isolato dal mondo dove non c’è internet, non c’è la tv e i cellulari non prendono!
Insomma a tutto relax………..Un bacio!
Ci risentiamo lunedì!
Io penso sempre che per trasformare il rospo in principe ci vuole il bacio di una principessa…
e che io spesso assomiglio di più ad una strega che ad una principessa…
LGT con il tuo post hai smosso in me il desiderio di leggere questo romanzo, “Orgoglio e pregiudizio” ed è già qualcosa. Quindi ti ringrazio.
Per il resto noto come questo argomento sempre affascina e scuote l’altra metà del cielo… Che vorrà significare? Desiderio di amore mai pago…? Amor cortese…? Dura e diversa realtà…? Lascio al chi mi segue provare a dare una propria personale risposta.
fatemi capire bene come dovrebbe essere il principe azzurro.sembra colui che non esiste.
perché sulle principesse,azzurre o meno, io ,un’idea, l’avrei…..(e mi sa che non esiste neppure lei…)
Ma va? Come hai fatto ad arrivare a questa conclusione? Io credo ancora anche a Babbo Natale e alla Befana! (Con la befana mi riesce meglio, perché mi torna in mente ogni volta che mi guardo allo specchio).
faccio un OT: il problema delle donne quando sognano il principe azzurro è quello di non rendersi conto che loro non sono belle e dolci come biancaneve (o chi per lei).
donne bruttine, acidelle, senza particolari pregi vorrebbero questo o quell’uomo.
ma non esistono pasti gratis (cit.) 😉