Matzneff, il peccato non estinto

di Costanza Miriano

Trovo davvero allucinante e totalmente inaccettabile il dottissimo pezzo con cui sul Foglio del fine settimana Giuliano Ferrara difende ancora una volta il suo amico Gabriel Matzneff dall’accusa di pedofilia, e ripercorre le radici culturali della condanna di quel tipo di condotta. Non mi interessano le radici culturali, conosco la delicatezza e la debolezza di un piccolo uomo e di una piccola donna che si affacciano alla vita, affermo con certezza che sono e devono restare inviolabili, e il sangue mi ribolle nelle vene, a leggere certi distinguo.

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Le donne e altre violenze

di Costanza Miriano

Sarebbe molto bello poter credere che tanta mobilitazione contro la violenza sulle donne sia davvero mossa dall’amore verso le donne. Invece il vero obiettivo della manifestazione di ieri, e del martellamento mediatico sul cosiddetto femminicidio è sempre e solo lo stesso: l’autodeterminazione della donna, intesa però solamente come libertà sessuale. Questa libertà è sacrosanta, per carità, come tutte le libertà, ma il fatto che solo questa venga difesa con tanto fervore, denuncia senza possibilità di equivoco che a stare a cuore non è la vera felicità delle donne, ma l’affermazione di un modo di vivere la sessualità che risponda alla pansessualizzazione attuale (sesso come libertà individuale e non di relazione, sesso come compimento di ogni mio desiderio, che diventa diritto).

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La vera violenza sulle donne

di Costanza Miriano

Il senso di questo proliferare di giornate mondiali per, contro, del, è di far palare di qualcosa di cui si tace, far emergere un aspetto in ombra, ricordare una verità dimenticata. Il senso della giornata contro la violenza sulle donne qual è? Esiste forse qualcuno al mondo, in questo mondo occidentale in cui si celebra, che non la condanni? Che la giustifichi? Esiste qualcuno che passando davanti al Campidoglio illuminato di rosa venga alfine fulminato da una sorta di agnizione e decida di non essere più violento?

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Stroncature e altre violenze

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di Costanza Miriano

Se agganci un’idea assurda e contraria alla natura (uccidere tuo figlio nel grembo) a un’idea oggettivamente buona e incontestabile (combattere lo stupro) puoi far passare nel sentire comune, con qualche bella battaglia mediatica, pressoché di tutto. Così è successo, appunto, per le battaglie radicali per l’aborto, e pazienza se la storia di Jane Roe – quella che ottenne in Usa la storica sentenza –  era inventata, come poi è stato dimostrato. Chi mai può essere favorevole allo stupro? E così usi un caso estremo – anche falso – per innescare un cambiamento di mentalità epocale. Chi non vuole che le donne siano libere di eliminare i propri figli diventa automaticamente una persona a favore della violenza sulle donne.

Così è successo, per esempio, per la campagna che indusse le donne a fumare: una possente campagna pubblicitaria agganciò il fumo all’idea di emancipazione femminile, e pazienza se invece è un’altra schiavitù, a pagamento e dannosa per la salute. Così è successo per la legge sulle unioni civili: chi dice che i figli hanno diritto a un padre e una madre viene considerato contro le persone con tendenza omosessuale. Il passaggio è stato complicato, ci sono voluti anni di campagne mediatiche, ma quasi stanno riuscendo (la sola idea che in Parlamento si possa discutere una legge contro l’omofobia, una cosa che non esiste, ne è la prova). Continua a leggere “Stroncature e altre violenze”

Il disprezzo online è virale

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di Tonino Cantelmi per SIR Servizio Informazione Religiosa

 Tiziana Cantone, 31 anni, si è tolta la vita. Sì, è stata imprudente. Ha registrato per gioco o per vanità un video hard. I suoi amici, a cui era destinato, l’hanno tradita. Il video è divenuto virale e si è diffuso in rete. A nulla è valso cambiare lavoro, trasferirsi o cercare di cambiare il cognome. La maledizione del web non l’ha mollata. Una vicenda, che insieme con quella della diciassettenne ubriaca, violentata nei bagni di una discoteca, filmata e diffusa su Whatsapp dalle amiche-iene, pone con urgenza la necessità di pretendere la protezione del diritto di ciascuno alla gestione della reputazione digitale.

Il web è crudele. Se ti penti non puoi tornare indietro. Tiziana Cantone, 31 anni, si è tolta la vita. Sì, è stata imprudente. Ha registrato per gioco o per vanità un video hard. I suoi amici, a cui era destinato, l’hanno tradita. Il video è divenuto virale e si è diffuso in rete. A nulla è valso cambiare lavoro, trasferirsi o cercare di cambiare il cognome. La maledizione del web non l’ha mollata.  Nessuno può fermare la macchina infernale del web crudele. Continua a leggere “Il disprezzo online è virale”

Francesco e il sultano

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Il Sultano d’Egitto sottopose a Francesco D’Assisi un’altra questione: “II vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuol togliervi la tonaca,dunque voi cristiani non dovreste imbracciare armi e combattere i vostri nemici”.

Rispose San Francesco: “Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Il perdono di cui Cristo parla non è un perdono folle, cieco, incondizionato, ma un perdono meritato. Continua a leggere “Francesco e il sultano”

Chi sei tu che mi sgozzi?

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di don Vincent Nagle

Sono un pochino vergognoso della mia reazione davanti alla morte di Padre Jacques Hamel, l’anziano prete francese che è stato sgozzato durante la messa da due uomini al grido “Allahu Akbar!”. Il suo martirio mi ha colpito profondamente e dolorosamente. Allora perché mi vergogno? Perché nonostante io cerchi di seguire bene le notizie riguardo i movimenti islamisti in tutto il mondo e sappia dei massacri di congregazioni intere in Nigeria, delle moltitudini di persone musulmane e non sterminate nel Medio Oriente, dei tanti miei connazionali americani e delle centinaia di innocenti europei stroncati in bagni di sangue e fuoco, non sono mai entrato del tutto dentro l’esperienza di terrore e dolore delle vittime. Continua a leggere “Chi sei tu che mi sgozzi?”

Quinto: Non uccidere

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di Costanza Miriano

Vorrei provare a fare una piccola riflessione sul delicato tema del femminicidio (che brutto neologismo), senza alcuna pretesa di essere risolutiva; magari, ecco, provare a spostare un po’ lo sguardo, a vedere se dietro c’è qualcosa su cui ragionare. Perché “davanti” – insomma, a ragionare sul fatto in sé – non c’è molto da discutere. Uccidere è sempre una cosa sbagliata, terribile. Ancora più orribile quando la vittima è oggettivamente più debole del carnefice.

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Il veleno contro la spada

di Andreas Hofer

“Ci sono sempre Termopili presso cui morire”

(Nicolás Gómez Dávila)

Cos’è che ultimamente rende emblematico lo scontro – raccontato nelle sue linee essenziali in questo bellissimo editoriale di Roberto Marchesini – tra l’antagonista No-Tav e il carabiniere in tenuta antisommossa? Cos’è che rende vile l’insultante atteggiamento dell’uno e valorosa la composta reazione dell’altro? Continua a leggere “Il veleno contro la spada”

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