Sull’importanza della Messa feriale

di Chiara Bertoglio

Non è la prima volta che mi trovo a scrivere su questi argomenti, che mi stanno terribilmente a cuore e sui quali mi sembra che sia necessario, da donna, da laica e da teologa, dire alcune parole.

Sto notando, infatti, in diversi sacerdoti con cui parlo (e dei quali ho peraltro grande stima, come uomini e come preti) un pesante calo di motivazione riguardo alla celebrazione delle S. Messe feriali. Le giustificazioni che vengono addotte sono, per esempio che “la” Messa per antonomasia è quella domenicale, che quelle feriali sarebbero delle “devozioni”, che nei giorni feriali non si può radunare tutta la comunità eccetera.

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Quello che è più nostro della nostra stessa vita

di Costanza Miriano

Domenica scorsa volevo andare a due messe: una di sera a Chiesa Nuova, per incontrare gli amici, una nella mia amata parrocchia, dove sarebbe andato mio marito, di turno al lavoro la sera. Siccome era la messa “di scorta”, per stare con mio marito, sono arrivata più in ritardo del solito (sì lo so sono una brutta persona), e non mi hanno fatta entrare. Vuol dire che i pochi posti disponibili rispettando le distanze erano stati presi, e mentre deploravo la mia sciatteria, gioivo perché erano mesi che non vedevo raggiunto il terzo della capienza.

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Fase 2: e le messe?

di Costanza Miriano

Una volta, quando avevo i figli piccoli, mi capitava di non riuscire ad andare a messa quando si trovavano a scuola, così li portavo con me nel pomeriggio. Ovviamente loro non ne avevano nessuna voglia, per cui, da irreprensibile educatrice quale sono, tentavo di comprarmeli, perché nel contratto madre-figli era contemplata solo la messa festiva. Una messa feriale = un ovetto kinder o una bustina dal giornalaio. Una volta ebbi un rigurgito di serietà, per cui decisi di provare a convincerli senza regalo, spiegando loro quale privilegio sia assistere a una messa, per cui non solo non si ha diritto a nessun regalo, ma anzi è chi è invitato a partecipare che dovrebbe farlo, un regalo.

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Non di sola emergenza vive l’uomo

di Costanza Miriano

Visto che nessuno può fare previsioni sul futuro, ma che da nessuna parte si vocifera certo di una imminente riapertura totale, bisogna cominciare a ragionare su come convivere con questa situazione per un tempo abbastanza lungo. Dobbiamo prepararci a qualsiasi evenienza e dunque riaprire la questione delle funzioni religiose sospese. Non possiamo pensare di stare senza messa fino all’estate o addirittura fino all’autunno, esttamente come non stiamo pensando di stare senza spesa, benché il supermercato sia un posto ben più insidioso delle chiese vuote.

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Sine Dominica non possumus

di Costanza Miriano

È cominciata la quaresima, tempo fecondo di incontro con il crocifisso. Per molti anni ho pensato che dovessi essere io a fare degli sforzi per meritarmi questo incontro speciale, fioretti, programmi ascetici e roba simile, che poi si infrangono puntualmente sulla mia pochezza. Come racconto a volte, da quando poi un sacerdote mi ha incautamente detto che liquida non frangunt, cioè che le cose liquide non rompono il digiuno, passo i miei tempi di fioretto a pensare come potrei frullare la salsiccia o il pane e salame, mentre quanto al Pocket Coffee basta non masticarlo, e lasciarlo sciogliere rimanendo con le mascelle immobili, magari Dio non vede, tipo quando a scuola mangiavi durante la lezione, e il segreto era guardare fisso il prof negli occhi rimanendo ferma con la torta al formaggio nel palato, e masticare freneticamente quando guardava da un’altra parte.

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La faccia di chi ci crede

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di Costanza Miriano

Spesso la messa è per me l’unico momento della giornata in cui mi fermo, non posso fare niente altro che essere lì. Telefono staccato, iPad disconnesso, agenda chiusa. Ed è allora che si scatenano, gli infami.

I pensieri più remoti, assurdi, inaspettati vengono fuori di soppiatto, fanno capolino e poi si installano a un lato della mia fronte, apposta per molestarmi. Tu dimmi, ma quella zia che non vedo da almeno due anni, ma proprio adesso mi deve venire in mente?

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L’orso bruto

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di Andrea Torquato Giovanoli 

Due giorni che non vado a Messa e già mi vedo ruggire dentro la bestia, nel silenzioso tentativo di emergere da quell’apertura che incide così profondamente la mia natura ferita dal peccato originale!

Mi comprenderà chi, come me, patisce un temperamento incline alla brutalità dell’urside, magari non esplicitamente violenta, ma comunque triviale nella sua superba malizia: come una specie di mister Hyde, che nascostamente alberga nei recessi della mia natura, instancabilmente teso a scovare spiragli nel muro della vigilanza che con perseverante fatica applico a me stesso, per sbucar fuori e prendere il controllo della mia umanità, imbecerendola. Continua a leggere “L’orso bruto”

Vengano (ordinatamente) a Me

Ordinatamente

di Emanuele Fant 

Non è un sentimento cristiano. Io provo invidia e rancore. Esistono famiglie, che non sono mai la nostra, che seguono la messa concentrati, da capo a fondo. Hanno tre, quattro, otto figli biondi, disposti sulle panche in ordine di altezza. Il più grande culla il neonato, che sembra ascoltare e comprendere nel profondo le parole del celebrante.  Continua a leggere “Vengano (ordinatamente) a Me”