Annunciate ai ragazzi la vita eterna!

di Costanza Miriano

Quello che ho ascoltato alle conferenze stampa del Sinodo mi fa pensare a quando una volta don Vincent Nagle, trovandosi davanti a una marea di ragazzi e parlando senza riuscire ad attirare la loro attenzione, si interruppe, fece silenzio, poi gridò: “Ragazzi, voi dovete morire”. Il brusio cessò e tutti si misero ad ascoltare (e poi, una volta che cominci ad ascoltare don Vincent, se lo fai entrare nel cuore, sei spacciato).

I ragazzi, che sono solo uomini e donne con qualche giorno di meno, sono alla ricerca del senso. Se la Chiesa non parla loro di morte e di vita eterna, che gliene può importare ai ragazzi dell’opinione dei preti sul mondo? Che autorità hanno i preti, se non quella dell’accesso al sacro? Ci sono sociologi migliori di loro, e psicologi, e animatori, e anche operatori sociali. Perché mai qualcuno dovrebbe ascoltarli? Da dove viene loro l’autorità?

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L’inferno dantesco, un pugno nello stomaco del politicamente corretto

di Costanza Miriano

La casa dei giovani eroi più che una casa è una navicella nella quale chiudersi in tempo di tempesta: è il libro scritto da un padre di fronte al dolore della figlia, eppure è un libro pieno di speranza e di allegria e di gioia di vivere. Non pensavo, è per questo che ho tardato tanto a leggere la penultima opera di Antonio Socci: la foto di sua figlia Caterina, in copertina, mi aveva frenata. È che da quando sono mamma faccio tanta, tantissima fatica con la sofferenza dei figli. In più il fatto che stavo scrivendo un libro mi forniva un valido alibi. E così i mesi sono passati, e il bellissimo profilo di Caterina continuava a campeggiare in cima alla pila dei libri da leggere, intatto. Continua a leggere “L’inferno dantesco, un pugno nello stomaco del politicamente corretto”

Chi ha paura delle preghiere per i morti?

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di Costanza Miriano

Sinceramente, dopo tutto il tempo passato a rimuovere bestemmie e offese surreali dal mio profilo facebook, ero tentata di lasciar cadere la faccenda, ma non lo farò, per due ordini di motivi. Il primo è che continua a sembrarmi preziosissimo pregare per le vittime del terremoto. Il secondo è che da questa assurda vicenda ho imparato alcune cose utili che vorrei condividere con chi lo desidera.

Per chi si era sanamente distratto dal mondo virtuale, riepilogo. La sera dopo il terremoto ero sul divano con tutta la famiglia, incollati a guardare i luoghi nei quali abbiamo trascorso le vacanze degli ultimi anni con gli amici più cari. Cercavamo volti e luoghi noti. Durante la giornata avevamo chiamato persone che erano ancora lì per capire se si potesse andare a dare una mano, ma la risposta, letterale, era stata: “la Protezione Civile sta cacciando tutti” (nel senso di tutti quelli che non sanno esattamente cosa fare in questi casi). A raccolte di cibo e soldi aveva pensato mio figlio. L’unica cosa che rimaneva da fare era pregare. Quando si muore nel sonno, o in pochi secondi, chissà, magari non si ha neanche tempo di raccomandare l’anima a Dio. Chissà in che condizioni erano quelle anime, pensavo. Se fossi al posto loro sarei felicissima che qualcuno mi presentasse al Padre chiedendo misericordia per me. Continua a leggere “Chi ha paura delle preghiere per i morti?”

Avventurieri dell’eterno

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di Costanza Miriano

L’ultimo di Antonio Socci è stato il libro dell’estate per me. A dir la verità il primo motivo è che è stata una stagione piuttosto impegnativa dal punto di vista sanitario familiare, e i miei tempi per la lettura si sono decisamente ridotti (misurabili in numeri di righe al giorno, per intenderci), e quindi Avventurieri dell’eterno è stato portato a prendere aria, intonso, al mare, in Umbria, in montagna. Deve averne tratto giovamento, comunque, perché quando alla fine sono riuscita a tuffarmici l’ho trovato animato di quella ricerca di Dio, di quel desiderio infinito, di quella nostalgia del di più che fa battere anche il mio cuore.

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L’inferno è la dis-umanità

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di Claudia Mancini   LaPorzione.it

«L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio».

Così scriveva Italo Calvino ne «Le città invisibili», per ricordare che non esiste una “città umana” ideale, perfetta, senza difetti, in quanto la “città reale” è sempre l’espressione diretta degli uomini che la abitano.

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