La sera del dì di Natale

di Paolo Pugni

La sera del Natale mi rende triste, ma di una mestizia sana, pacata, lieve.

(Per inciso: che bella parola è lieve, così trascurata e derisa, forse proprio per quella leggerezza pastello che la rende inavvertita a chi non sa che farsene delle sfumature, della voce della brezza morbida e prudente.

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Emergenze teologiche

di Costanza Miriano

A una mamma capita di affrontare emergenze teologiche affettando la carne o infliggendo minestroni. L’altra sera, appunto, una delle mie bambine, cinque anni, mi ha chiesto a bruciapelo: “mamma, chi non crede in Gesù bambino ma solo in babbo Natale va all’inferno?” Poiché sono stata io, non posso negarlo, a raccontarle che Gesù ha detto “chi crede in me avrà la vita eterna”,  mi sono trovata costretta a rispondere l’unica cosa che non mettesse in discussione la mia coerenza. “Be’, sì, se lo rifiuta fino alla fine sì”. “Oddio! Quindi anche la mia amichetta?” Di nuovo, in nome della coerenza ho dovuto dire che sì, è così, anche se l’amichetta ha quattro anni, ed è ancora in tempo per cambiare idea.

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Accendete le luci

di Cyrano

Il mio parroco lo dice ogni anno, più o meno in questo periodo, che il vero difetto del Natale è che è il tempo liturgico più breve dell’anno. Inutile che si stia lì a precisare che probabilmente sta intendendo piuttosto l’arco che va dalla prima domenica di Avvento al Battesimo del Signore: queste sciocchezze libresche le sa come e meglio di me; quello di cui parla lui, invece, è la magia che c’è nell’aria, negli odori, nei colori, perfino nel freddo. È una cosa che diversi amici visibilmente indifferenti a Dio dicono di sentire “allo stesso modo” (vabbè…) continua a leggere