La Chiesa riparte dalle ginocchia.

di Costanza Miriano

Si parla di crisi della Chiesa e di strategie per rilanciare l’evangelizzazione. Non sono in grado di dire se questa crisi ci sia davvero, perché, è vero, le chiese sono svuotate, ma secondo me non sono certo i numeri a misurare “il successo” della fede.

“Che bello, il covid ha accelerato di una decina d’anni un processo che era inevitabile” – mi ha detto, sorprendendomi, un sacerdote molto bravo, che immagino voglia rimanere anonimo. Ci ha aiutati, mi spiegava, a fare più velocemente piazza pulita di un cristianesimo “culturale”, borghese, ereditato e dato per scontato, che invece è sempre più estraneo alla cultura nella quale viviamo immersi.

Ma come rilanciare l’evangelizzazione? Pare che se ne parlerà al prossimo Sinodo. Ecco, io non capisco neppure la domanda, a dire la verità. La Chiesa ha una cosa grandissima, che nessun altro nell’universo ha: il potere di dare agli uomini il corpo stesso di Dio, da mangiare. Solo attraverso la Chiesa entriamo in un rapporto reale con Dio, con il Dio vivo, che diventa, se glielo chiediamo, se lo supplichiamo, più intimo a noi di noi stessi. Cioè, noi siamo figli del Re dei Re: possiamo metterci a elaborare strategie per farci seguire? Dovrebbero essere gli altri a supplicarci di farli entrare.

Dio stesso ha voluto che il suo rapporto con ciascuno dei suoi figli fosse mediato dalla Chiesa: cioè, non puoi mangiare il corpo di Dio se non attraverso la Chiesa, non puoi accollare tutti i tuoi peccati a Dio se non attraverso la Chiesa, non puoi diventare figlio di Dio se non attraverso di lei, col battesimo: insomma ha un’esclusiva assoluta su tutti i diritti mondiali, è un canale che dovrebbero volere tutti, ed è pure gratis. Ci dovrebbe essere la fila per strada, tutti a chiedere di abbonarsi.

Se non succede è per due ordini di motivi, secondo me: uno, perché tanti di noi che siamo nella Chiesa non ci crediamo davvero. Non crediamo alla presenza reale di Gesù nell’eucaristia, e non crediamo che la morte è stata sconfitta, che noi possiamo non morire più, che la vita eterna è una cosa reale, che può cominciare già da qui, già sulla terra, per chi entra in un rapporto vero e vivo con Dio.

Il secondo motivo, che discende direttamente dal primo, è che non preghiamo abbastanza, per chiedere la salvezza nostra e dei fratelli.

E poi va be’, ce ne sarebbe un terzo: c’è la libertà di ogni uomo e di ogni donna di dire no a Dio, e Dio rispetta questa libertà. Ma chiede a noi di farci carico degli altri. Di essere lievito, sale. Quindi un pizzico nella pasta.

Io alle grandi masse di persone col cuore conquistato da Cristo non credo, credo però che ogni cuore debba essere sempre più conquistato, incendiato da Cristo. Quando incontri una persona così ti viene voglia di seguirla, di chiederle che droga assume, da quale pusher va. A me è successo così con la messa quotidiana: ho deciso di provare ad andarci perché mi ha colpito la bellezza di una donna che lo faceva.

Quando il cuore appartiene a Cristo, magari ancora non del tutto però lo stai chiedendo, magari mentre ti converti, ci stai provando, ma intanto mischi la tua carne con la sua, e lo cerchi… ecco quando sei in questa tensione verso Dio, allora ti viene non dico facile, ma possibile, vagamente pensabile volere bene anche a quelli antipatici, condividere quello che hai anche se hai paura di non riuscire a mettere da parte nulla per i tuoi figli, buttare la carta nel cassonetto giusto, e fare tutte le altre cose di cui sembra sia importantissimo parlare anche nella Chiesa. Sono tutte cose giuste, ma prima di tutto il lavoro è su noi stessi, sul nostro cuore, nel mendicare la grazia.

Diceva Franco Nembrini una cosa a cui mi sono sempre aggrappata da quando l’ho ascoltato: il problema dell’educazione è non avere il problema dell’educazione. Quindi lavorare su di te, sulla tua conversione, sull’essere una persona “intera” (come dice Piccinini, sto leggendo la sua biografia), cioè con una unità della persona, che è sempre se stessa quando lavora, quando prega, quando sta in famiglia. I figli lo vedono, e gli viene voglia di essere come te, anche se non te lo diranno mai, non adesso almeno.

Lo stesso nella Chiesa. Non dobbiamo porci il problema di come riempire le chiese: dobbiamo solo annunciare – senza chissà quali tecniche comunicative – che la morte è stata sconfitta, e che Dio in persona sta lì, in quel pezzo di pane, E’ quel pezzo di pane. Se noi ci crediamo davvero, ma davvero, e se qualcuno desidera guardare alla sua vita con serietà, seguirà. Sennò va benissimo che stia fuori.

La Chiesa riparte dalle ginocchia.

E io di ginocchia piegate ne vedo. Non tantissime, ma quelle che vedo, mamma mia, sono di santi e sante. Vedo tanta gente – per esempio tanti del nostro monastero wi-fi, che, scaldate i motori, si riunirà di nuovo a Roma il 2 ottobre (nei prossimi giorni riapriamo le iscrizioni) – e poi tanti sacerdoti che danno la vita, che si fanno carico dei fratelli, risolvono i problemi alla gente, gente che si sacrifica, che porta i pesi, perché cerca il Signore, e chi lo ama deve occuparsi dei suoi figli, come lui ha detto a Pietro. Ma tutto parte da lì. Dalla preghiera, dall’eucaristia, dall’adorazione. Se mancano quelle non servono a molto i convegni e i sinodi, se posso permettermi: mettiamoci tutti in ginocchio, seriamente.

Per esempio, ma è mai possibile che in tutta Roma, che io sappia, non ci sia un luogo dove si fa l’adorazione perpetua giorno e notte, e che l’unico che c’era sia stato chiuso? Che su tre milioni di abitanti non si trovino 720 persone disposte a fare un’ora al mese davanti al Santissimo? Ce la facciamo a farla ripartire?

32 pensieri su “La Chiesa riparte dalle ginocchia.

  1. Giorgio Bruno

    Si, l’annuncio del kerygma va fatto con la testimonianza dell‘amore e dell’unità in Gesù Cristo nostro Signore.

    1. Lucia

      Cara Costanza non abito a Roma ma facendo una ricerca su internet “Adorazione perpetua a Roma” ho potuto verificare che ci sono 7 – 8 chiese a Roma dove si fa adorazione perpetua, molte sono conventi. La situazione è pre-covid ma credo che se non tutte, quasi tutte abbiano ripreso. Mi sembrava strano che non si facesse da nessuna parte proprio nella capitale del cattolicesimo sia pure in un periodo di grande scristianizzazione. Buona giornata

  2. Marina Umbra

    Cara Costanza ieri ho fatto due ore di Adorazione prima in ginocchio e poi quasi a terra imitando un mio santo fratello vicino a me. Si il mondo si cambia così non con i cammini sinodali se sono sociologici e psicologici. Naturalmente è tutto Grazia!!!!

  3. Concetta Bosco

    Il luogo dove fare l’adorazione perpetua giorno e notte c’è. E’ sempre stato lì. Nel nostro umile cuore.
    Coraggio!

  4. luigi

    Sembra ascoltare la voce del profeta: “Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me”. Il ritorno all’adorazione sarà la risposta di una riscoperta e di una esperienza: Dio mi ama!!! Che meraviglia!!! L’amore di un Dio-Uomo che tutto ha fatto tramontare per te, risorgendo e morendo per te. L’evangelizzazione è l’annuncio di questa buona notizia che Paolo chiamava “stoltezza”. Chi vive questa esperienza dell’amore di Dio non può non adorare. L’adorazione è esigenza di un cuore che ama e che cerca di star vicino quanto più è possibile a Colui che lo ama e, se tu vedessi anche in questo momento che sto scrivendo, come ti ama, moriresti dalla gioia.

  5. Ago86

    “Ci ha aiutati, mi spiegava, a fare più velocemente piazza pulita di un cristianesimo “culturale”, borghese, ereditato e dato per scontato, che invece è sempre più estraneo alla cultura nella quale viviamo immersi”

    Descrizione precisa dei “cristiani anonimi” di Rahner.

  6. Non capisco

    Aleteia intitola “I vescovi in linea con il Papa: la Chiesa italiana deve “cambiare rotta”.
    Dici “bene… si sono accorti che bisogna tornare ai sacramenti, all’adorazione, alla catechesi fatta bene per adulti e bambini, alla direzione spirituale, alle vite dei santi, a parlare un po’ di più dei novissimi”.
    Che bisogna tornare, come dice Costanza, a ripartire dalle ginocchia.
    Poi vai avanti nella lettura e leggi che il presidente della Cei Bassetti, non pinco pallino (peraltro lo stesso Bassetti che qualche giorno fa ha detto che il DDL Zan va fatto giusto con qualche modifica) afferma:
    «La sfida che attende anzitutto noi Vescovi – spiega – è quella di mettere in campo percorsi sinodali capaci di dare voce ai vissuti e alle peculiarità delle nostre comunità ecclesiali, contribuendo a far maturare, pur nella multiformità degli scenari, volti di Chiesa nei quali sono rintracciabili i tratti di un Noi ricco di storia e di storie, di esperienze e di competenze, di vissuti plurali dei credenti, di carismi e ministeri, di ricchezze e di povertà».
    Vi prego, rileggete questa frase.
    Ditemi cosa vuol dire, che io non capisco.
    Ditemi se Bassetti parla di analisi sociologiche, strategie pastorali et similia oppure di stare in ginocchio in po’ di più.
    Io non sono nessuno e non capisco niente, beninteso.

    1. Concetta Bosco

      Forse e’ arrivato il tempo dello Spirito , tempo di novità inaudita , tempo di compimento della Grazia, tempo in cui la preghiera sulle ginocchia è stata già’ ascoltata , come la Chiesa con San Paolo prega da 2000 anni.
      E’ il momento in cui possiamo dichiarare che gettiamo finalmente le reti per prendere il largo ancora una volta sulla Sua Parola.
      Pregando sempre: Veni Sanctus Spiritus , veni per Mariam .
      ( spero di non aver sbagliato col latino…)

  7. Emanuela Deboni

    Io abito a Jesi, una cittadina delle Marche, l’Adorazione Eucaristica Perpetua c’era da diversi anni ma a causa delle restrizioni di movimento e di lockdown è stata sospesa la notte. io credo che sia la stessa cosa capitata a Roma. Sono anche io convinta che questa pandemia abbia fatto bene alla chiesa, come per ognuno di noi, quando attraversi il pianto tanti amici te li perdi per strada, ma rimangono quelli veri.

  8. Francesco Paolo Vatti

    cioè, non puoi mangiare il corpo di Dio se non attraverso la Chiesa, non puoi accollare tutti i tuoi peccati a Dio se non attraverso la Chiesa, non puoi diventare figlio di Dio se non attraverso di lei, col battesimo: insomma ha un’esclusiva assoluta su tutti i diritti mondiali, è un canale che dovrebbero volere tutti, ed è pure gratis. Ci dovrebbe essere la fila per strada, tutti a chiedere di abbonarsi.

    L’uomo è un essere razionale. Ma se fosse anche ragionevole, la frase qui sopra si avvererebbe. Invece, il nostro orgoglio porta alcuni di noi a vantarsi del contrario…Peccato!

  9. daniele fringueli

    altro che in ginocchio. PENITENZA A PANE ED ACQUA come si usava nei monasteri una volta. Gli ecclesiastici si sono imborghesiti ed ingentiliti. Il demonio non si combatte con i sinodi e le vaque paroie dei porporati

  10. Serena

    mah! forse quel sacerdote, spero, intendesse diversamente…
    l’idea che nella Chiesa ci sia qualcuno che spera di “fare velocemente piazza pulita” di fratelli imperfetti (chi non lo è?) mi ha fatto malissimo, anzi mi preoccupa assai che ci siano questi pensieri – forse mal espressi ? – in “bravi sacerdoti”.
    Certo puo’ sembrare lo stesso andare in Chiesa per mera abitudine o non andarci proprio (a parte che non è comunque la stessa cosa, quando sei li davanti a Lui qualcosa succede dentro, anche se poi restiamo ahimè spesso incoerenti).
    Non riesco a capire, a volte mi pare di percepirlo anch’io, e non solo da questa frase, che non bruci in noi la passione per “tutte” le anime, dovremmo avere lo sguardo su tutti come fossero tutti figli nostri (non sono in fondo i figli cosi’ diversi, e tutti un po’ “sbagliati “per qualche verso, che se non ci ricordassimo i dolori del parto, almeno noi madri, a volte ci verrebbe il dubbio se sono tutti figli nostri tanto sono opposti?) .
    Certo un ateo, un peccatore, un drogato, un povero, un ammalato, uno straniero povero, un disabile, suscitano maggiore compassione di un borghese agiato che va in Chiesa magari solo per abitudine ma…non ci brucia forse la passione di salvezza per tutti i nostri figli, o fratelli come preferiamo sentirli? forse non sta anche qui il problema della Chiesa? Se facciamo selezione di “anime” per cui ha senso pregare e sacrificarsi e “anime” di cui è meglio “fare velocemente piazza pulita”… ho timore che Gesù dovrebbe tornare a farsi crocifiggere perché non abbiamo capito niente…
    ma sono certa che quel sacerdote intendesse solo dire che gli brucia la passione che queste anime si volgano a Dio veramente, che si convertano…a noi pregare e vivere e sacrificarci , donarci per tutti, senza distinzioni, forse i ricchi/benestanti/potenti hanno bisogni maggiori dei poveri, a questi manca il pane, a quelli puo’ mancare la Vita…chi è il piu’ povero?
    quando il Papa giustamente ha detto “chi sono io per giudicare” penso lo estendesse a tutte le anime…senza distinzioni…a noi pregare e amare, e sperare, senza giudicare e mai parlar male…forse dovremmo iniziare a farlo prima di tutto per i nostri sacerdoti, che siano luce ed esempio per tutti noi…

  11. Noi piccola parrocchia della provincia di Bologna, Rastignano (qualche anno fa Costanza sei venuta a presentare un tuo libro) grazie al nostro parroco che ha lanciato l’idea e ci ha creduto veramente, sono mesi che la Chiesa è sempre aperta giorno e notte con il Santissimo esposto e gli adoratori non mancano mai!

    1. Teresa

      Non per niente Padre Pio diceva che se i Cristiani capissero veramente cosa succede nella Santa Messa,ci vorrebbero i Carabinieri per regolare la folla …

  12. Natale

    Intanto in molte chiese -anche importanti- stanno levando gli inginocchiatoi perché – questa la sconcertante “giustificazione teologica – Dio ci vuole amici, figli e non servi o peggio schiavi e lo stare in ginocchio era la posizione propria dello schiavo davanti al padrone…
    Provatevi a chiedere la comunione in ginocchio…
    Non è nostalgia di un vecchio che da ragazzino riceveva l’eucarestia in ginocchio alla balaustra ma la semplice constatazione che a furia di desacralizzare si è finiti col buttare il bambino con l’acqua sporca (posto che fosse poi davvero sporca).

    1. Antonio Spinola

      In quelle chiese dunque le parole del Vangelo contano davvero poco.
      Si legge infatti che Gesù stesso, nel Getsemani, “Andò un po’ avanti, si gettò con la faccia a terra e si mise a pregare…” (Matteo 26:39).

  13. francesca ottaviano

    Ciao Costanza, questo articolo ha confermato, quello che sento nel cuore , che ora più che mai dobbiamo ripartire da Gesù Eucarestia.
    A Ragusa facciamo già, Adorazione perpetua da 16 anni , una grazia anzi un fiume di grazia, solo la pandemia ha chiuso la piccola chiesetta dove tante anime si ristorano.
    Ma ,abbiamo Adorato Gesù appena c’è l’hanno permesso di giorno, e che dal 7 giugno riprenderà anche la notte. Inoltre già in alcune parrocchie si fà Adorazione tutti i giorni.
    Faccio parte della comunità “eccomi manda me” fondata da don Salvatore Tumino , che ha come missione, L’Adorazione ed evangelizzazione, siamo stati formati dal nostro fondatore ad Adorare ed evangelizzare, obbiettivo fisso è assillante, cioè annunciare a tutti che Dio è VIVO!
    Uniamo le forze ,uniti nella preghiera affinchè ogni uomo, che cerca Dio, lo possa incontrare attraverso la meravigliosa esperienza dell’Adorazione.
    Pregherò affinchè a Roma (cuore del mondo) possa ripartire, l’Adorazione perpetua.
    Si , decisamente la chiesa riparte dalle ginocchia !

  14. Ripartire “dalle ginocchia”, dall’Eucaristia, dalla Adorazione Eucaristica, dalla Preghiera.

    Certo, certissimo… ma punto di partenza o punto di arrivo?
    Perché se riconosciamo – e dobbiamo riconoscere – che per tanti l’Eucaristia è diciamo una “santa abitudine” se non addirittura la mera assoluzione di un precetto (che male non fa), allora come possiamo parlare di Adorazione Eucaristica? Come possiamo parlare di Preghiera – che è un esercizio tutt’altro che banale, spesso è “combattimento, perché si confrontano la mia e la Volontà del Padre, laddove la mia preghiera dovrebbe essere quella di Cristo al Getsemani.

    Si deve allora ripartire dalla basi – anche per i cosiddetti “praticanti” – dalla catechesi, dalla formazione spirituale, dal discernimento sulla propria vita (tanto difficile senza una guida!).

    E allora non si tratta di “fare pulizia” – il covid dovrebbe aver parlato all’Uomo di ben altro, ma pare l’orecchio sia piuttosto chiuso e passata la tempesta si tornerà alla vecchie abitudini – ma di rinnovarsi tornando alla fondamenta o ai “fondamentali”, come mi pare si dica nello sport.

    Allora si tratta di riconoscere che siamo TUTTI peccatori, che siamo TUTTI chiamati a conversione, anche chi fa 2-3-4 ore di Adorazione, perché se abbiamo la Grazia di avere questo spirito di intimità con il Signore, a cosa serve se non alla nostra conversione, che si concretizza anche da un cuore che non giudica nessuno, che guarda agli altri come superiori a sé, che piuttosto vorrebbe essere anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei propri fratelli (S.Paolo).
    Una intimità che mi mostri dove il Signore vuole io agisca, magari non per salvare il mondo ma per chiedere perdono a quella persona che si è sentita giudicata, offesa da me anche se non ne avevo volontà (che testimonianza avere l’umiltà di chiedere perdono!).

    Dall’Eucaristia, dalla Adorazione o anche semplicemente dalla nostra Preghiera quotidiana, dovremmo uscire trasformati, brillare della luce che brillava sul volto di Mosè (tanto che dovette velarlo), si che gli altri vedano e si domandino: “da dove ti viene questa luce? Anch’io la desidero!”
    E quando incontriamo un peccatore, lo aiutiamo a “vedere il suo peccato”? Ad entrare un poco nella Luce, ma non additandolo magari con un cartello fosforescente, ma parlandogli del NOSTRO peccato, di come ci ha fatto soffrire, di come ci ha tenuti schiavi nella morte e di come Dio è venuto a salvarci! (E qui si aprirebbe la parentesi della consapevolezza nostra o del nostro auto-assolverci, perché dai… non sono malaccio, le mie ginocchia sono sempre piegate…).
    Cosicché il fratello nell’errore entri in conversione e desideri anch’egli di essere salvato.

    Infine, punto nodale e dirimente: LA CROCE.

    Già, la Croce… perché se non abbiamo sperimentato concretamente che la Croce è “albero della mia salvezza”, “letto d’amore dove mi ha sposato il Signore” (cit.), come posso credere che Cristo è risorto, come posso testimoniarlo, quale il senso dell’Eucaristia, della Pasqua?

    E allora chiedo, la Croce, la schivo, la maledico, mi scandalizza (questa Dio non me la dovevi fare), diviene “pietra d’inciampo”, mi annienta, mi distrugge?

    Perché alla fine di tutto questo discorso (sproloquio forse) cosa interroga, attira a sé, infonde una Speranza, fa desiderare entrare in conversione, testimonia la Vita Eterna e chiama seriamente a mettere mano alla propria vita credendo che Dio, tramite lo Spirito Santo, per grazia di Suo Figlio Gesù Cristo, compirà in noi l’Opera che NESSUNO al mondo può compiere, donandoci gratuitamente lo Spirito del Risorto?
    E’ la CROCE GLORIOSA che il Cristiano testimonia: ciò che nel mondo uccide, ontologicamente e fisicamente, la persecuzione, la spada, l’ingiustizia, la fame, la malattia, la povertà, il Male, sono vinte, perché amiamo Cristo certo, ma è Cristo che ci ha amati per primo, quando noi eravamo ancora peccatori degni di condanna e non di amore.

    Ciò vale per me per primo e ultimo, come per il più “alto” dei prelati.
    E’ da questo Spirito, da queste fondamenta che ogni opera di rinnovamento, ogni opera di evangelizzazione, cresce e porta frutto, per una Chiesa né di tanti, né di pochi, né di “puri”, ma una Chiesa di Santi, che divengono per il mondo Sale, Luce, Lievito.

  15. Valeria Maria Monica

    Io, però, quando leggo che Costanza elenca fra i segni di conversione “buttare la carta nel cassonetto giusto”… ecco… divento triste. Ma tanto.

    1. Lucia

      Cara Valeria Maria Monica, credo ti sia sfuggita una sottile ironia di Costanza, io almeno l’ ho vista così. Il discorso di Costanza è questo: QUANDO e DOPO una vera conversione, si è talmente aperti al rispetto di TUTTI e TUTTO ciò che ci circonda si buttano ANCHE le cartacce nel contenitore giusto, cosa che invece per una certa chiesa sembra la cosa principale e iniziale….. Buona giornata

  16. Angela

    Perché so che per quelli di Roma è veramente difficile fare la differenziata ….
    Con sincero affetto

  17. Luigi Riccardo

    Cara Costanza,
    Non sono totalmente d’accordo, e non parlo di un’opinione, della mia opinione. Il motivo per cui vai a messa è santo, perché c’è una persona che lo fa, e molto probabilmente è Santa. Il vero Uomo e vero Dio si manifesta in lei. È attraverso l’incontro con le persone, con determinate persone che si rende evidente che il corpo di Gesù Cristo è la Chiesa. Forse, oltre a pregare, oltre alle parole, servono opere, serve necessariamente guardare l’orizzonte di tutti i rapporti che si hanno. `Egli è veramente in mezzo a loro’ sennò quando si potrà mai dire?
    Siamo noi l’ostensorio vivente di Cristo!
    Quel che ci viene chiesto è vivere, vivere veramente e pienamente, andare incontro alla realtà. Don Giussani diceva a Piccinini che non doveva pregare in Cappella prima di entrare in sala operatoria ma con il bisturi in mano dire Veni Sancte Spiritus.
    Grazie per la riflessione

  18. Federico

    Grazie Costanza per la lucidità e profondità delle tue parole: riesci sempre ad esprimere quello che sento e dare forma a quei pensieri per cui non riesco a trovare parole. Sei preziosa

  19. Roberto Ceccacci

    Le sentinelle non hanno fatto ciò che avrebbero dovuto…….le pecore non. sono altro che le vittime perché lasciate senza cibo.

  20. Roberto

    l’Eucarestia, non è la croce ne l’agonia. E’ un dono di Amore di Gesù, che da se stesso vivo, vittima viva e patto nuovo di corpo e sangue vivi, no morto .L’agonia ,la passione , la croce e morte vengono dopo.

I commenti sono chiusi.