Regole o regali? Il libretto d’istruzione di Dio per l’uomo

di Costanza Miriano

Quando il mondo capirà che il massimo piacere è in Dio, nel vivere secondo la sua legge, per il nemico sarà finita. La legge di Dio è logica, razionale, bella, divertente (è bulissima, direi in perugino). Siamo fatti per quella, è il nostro libretto di istruzioni, e se facciamo come ci pare ci inceppiamo. Crediamo di essere furbi invece stiamo malissimo, siamo dei poveri disperati. Ho in mente una Spoon River, le vedo proprio adesso, una serie di facce di gente che ha fatto come gli pareva nella vita, ed è infelice, depressa, nevrotica, ossessionata, anche se fa finta di no. Nelle lettere di Berlicche il demonio è molto preoccupato di non far sapere che il peccato è una fissazione, un’ansia, una roba brutta che fa star male, mentre a chi segue Dio va tutto alla grandissima (anche quando sembra di no), e cerca di tenere nascosta questa notizia. Bisogna dire che ci riesce abbastanza bene, e anche tra i cosiddetti cattolici.

Per cui oggi va molto, anche tra certi uomini di Chiesa, l’idea che le regole rigide siano lì a costruire muri, mentre i veri misericordiosi sono quelli che non considerano nessuna regola intoccabile. Mi sembra che questo sia un modo di ragionare profondamente pagano, diabolico direi. Chi ha minimamente annusato il profumo della vita in grazia di Dio sa che non si perde proprio niente, che tutto è meglio in Dio, divertimento e sesso compresi, e che a chi confida nel Signore “tutto quello che fa, riesce bene” (è il salmo di oggi). Chi sostiene che le regole servono, sono benedette, sono una fortuna, una custodia, una furbata, un colpo di genio, dunque, non è contro le persone, ma tifa disperatamente per loro, anche quando sembra essere contro. D’altra parte il Vangelo di oggi dice che Gesù è venuto a mettere padri contro figli, madri contro figlie. È il Vangelo di Luca, non l’opinione di mia zia. Essere contro qualcuno vuol dire essere perché lui viva.

Un esempio concreto. Da tempo nella Chiesa c’è chi chiede di cambiare l’Humanae Vitae. Adesso si è unito anche l’Avvenire, di cui Berlicche ultimamente sembra essere l’amministratore delegato, tanta è quest’ansia di abbattere qualsiasi steccato, come se proprio loro che dovrebbero spiegarlo al mondo non sapessero che l’uomo ne ha bisogno per essere felice. E quindi, via spallatine. Leggere, morbide, ma continue. E via con “nessun criterio è assoluto e intangibile”, giù a dire che l’obbligo della regolazione naturale delle nascite è solo “presunto”, che l’Humanae Vitae “non ha il sigillo dell’infallibilità e dell’immutabilità” (quindi un’enciclica non è magistero e un’esortazione post sinodale sì? Come funziona?).

Allora, chiariamo. La regolazione naturale delle nascite e il sesso vissuto secondo Dio non sono un obbligo, è vero, ha ragione Luciano Moia. Sono un regalo, una fortuna, una figata pazzesca. Sono quello che ha salvato la vita a un sacco di gente, sono quello che ha custodito tanti cuori, sono quello che ha messo ordine in tante vite. Perché vogliamo impadronirci di questa ricchezza che è per ogni uomo e ogni donna, e dire che possono decidere loro della loro vita sessuale, non consegnarla? Che diritto abbiamo di togliere a qualcuno una possibilità di felicità?

Cambiamo pure l’Humanae Vitae. Diciamo pure che il modo in cui le persone già nella stragrande maggioranza dei casi vivono la propria sessualità va bene, che non ci sono limiti. Le persone già vivono così, non è che tengano Paolo VI sul comodino e lo consultino sul modo di vivere la loro affettività. Sono felici? Vediamo che questa libertà ha portato felicità nelle relazioni?

La visione del mondo sottesa al reclamo di maggiore libertà è quella di un uomo che non è ferito dal peccato originale, e quindi vive bene seguendo la coscienza. Io però sperimento il mio peccato originale ogni giorno (chi non crede nella sua esistenza venga a casa mia un pomeriggio, in me e nei miei quattro figli è talmente chiaro…. È originalissimo, ognuno ne ha un pezzo) e benedico la Chiesa e la visione dell’uomo annunciata dal Catechismo che mi aiutano a capire e a discernere, nella mia coscienza, come obbedire alle regole. Il discernimento, infatti, non è sulla regola, che deve rimanere chiara, ma sul modo di obbedirvi: i tempi, la gradualità, la fragilità, tutto quello che vogliamo. Ma io lo so che se voglio essere felice il mio libretto di istruzioni è quello.

Quest’ansia che la Chiesa sembra avere oggi di abbattere le regole, forse è un po’ fuori quadro. Il mondo le regole non solo non le segue più da tempo, ma manco sa che esistono, nemmeno nella Chiesa. A tante persone i metodi naturali non sono stati neanche proposti, per paura di allontanare. È un grave torto che viene fatto loro, perché è una strada per la felicità che viene sbarrata. Se andare incontro è un discorso di pastorale, ci sto alla grande, ma deve essere ansia di raggiungere tutti, non di buttare via la sapienza della Chiesa, maestra di umanità. Si va incontro a tutti, si fa amicizia con tutti, si parla con tutti (anche se nel Vangelo di oggi, ripeto, Gesù dice che è venuto a portare il fuoco, perché le persone siano le une contro le altre…).

I metodi naturali cosa toglierebbero all’uomo di oggi? Costringerebbero a una vita impossibile da gestire? All’Avvenire sono stati tutti costretti a fare dodici figli? Non mi risulta. I metodi naturali funzionano perfettamente, siamo ormai in grado di conoscere con precisione i tempi della fertilità, quindi se si pensa in coscienza di non essere in grado di sostenere l’impegno di un altro figlio, non è certo difficile evitarlo, e intanto si rimane aperti all’iniziativa di Dio, che se ci affiderà una nuova avventura provvederà a darci i mezzi e le forze per affrontarla. Intanto, però, i metodi naturali sono sicuri, permettono una grande libertà e soddisfazione nei rapporti. Sessuologi totalmente atei nel mondo li raccomandano, compresa la biondissima e sexyssima Therese Hargot.  Mi pare che questo sia un altro dei casi in cui la Chiesa, complessata di fronte al mondo, arrivi a saldi finiti. Oggi, con un calo demografico che punta dritto come un razzo all’estinzione, il problema è molto più quello della difficoltà a concepire, che non l’eccesso dei figli (e anche per concepire la regolazione naturale della fertilità è un validissimo aiuto), anche perché la catechesi del mondo– e anche di una parte della Chiesa – alla donna è che deve cercare soddisfazione fuori e non essere costretta “solo” nel ruolo di madre, e magari pensarci dopo che si è assestata professionalmente, cioè di solito dopo i 35 anni, quando la fertilità dimezza.

Certo, i metodi naturali soprattutto negli anni della giovinezza richiedono una educazione e anche una fatica, e poi con gli allattamenti e le gravidanze, e infine nell’età più matura quando il corpo invecchiando cambia. Certo si può cadere, cercando una mediazione, non sarà la fine del mondo. E poi bisogna conoscersi e ascoltarsi, ma quello che si riceve in cambio è molto di più del sacrificio richiesto. Il piacere è solo spostato su un piano più alto, c’è una educazione del piacere, ma questo è vero per tutti gli ambiti, non solo per il sesso, è il cuore della vita cristiana, ed è quello che ci rende felici.

 

leggi: anche Il libretto d’istruzione del genere umano

52 pensieri su “Regole o regali? Il libretto d’istruzione di Dio per l’uomo

  1. Berlicche […] Ma io lo so che se voglio essere felice il mio libretto di istruzioni è quello. Quest’ansia che la Chiesa sembra avere oggi di abbattere le regole, forse è un po’ fuori quadro.

    Parafrasando il card. Caffarra, che parlava di “creazione alternativa”, il cornutazzo ci sta propinando il suo libretto di istruzioni (che poi è un libretto di distruzioni), avendo scommesso con Dio che agli uomini piace di più. E in molti, che sono nella Chiesa-organizzazione, ma non nella Chiesa-corpo-mistico, stanno cercando di spacciarcelo per cosa buona e giusta.

    1. Il problema sta anche nel aver perso il fine ultimo di questo “assemblaggio” (per restare nella metafora).

      Se si perde il senso del “destino” di ciò che si va costruendo, della sua funzione, allora il “libretto di istruzioni” può diventare del tutto superfluo…

      Come quando da bambini, stufi di seguire le istruzioni o pensando di poter inventare giochi nuovi e migliori, tutte le varie scatole dei vari assemblaggi, finivano in un unico grosso scatolone (e le istruzioni si perdevano), in un unico marasma di mattoncini colorati e da lì si tirava fuori ogni sorta di “invenzione”, mai bella, completa e funzionante come era stato il progetto l’originale, tanto se ne era persa l’idea e la funzione.

      Alcuni “pezzi” poi, con il passare del tempo, restavano del tutto “misteriosi”… a cosa serviva questo pezzo? Boh!
      E immancabilmente lo si scartava…

  2. Luigi

    “E via con “nessun criterio è assoluto e intangibile”, giù a dire che l’obbligo della regolazione naturale delle nascite è solo “presunto”, che l’Humanae Vitae “non ha il sigillo dell’infallibilità e dell’immutabilità” (quindi un’enciclica non è magistero e un’esortazione post sinodale sì? Come funziona?)”

    Funziona che si chiama “paradosso dell’argine”.

    I modernisti – chiamiamoli col loro nome, in ossequio al santo Pio X – vogliono farci credere che si possa aprire una falla, nell’argine di un fiume in piena, e che poi sia possibile controllare cosa ne esce.
    Ovviamente la realtà ci dice che non è così.
    Il problema è che ormai tantissimi hanno un rapporto evidentemente difficile, con la realtà.

    Si apre adesso la discussione ufficiale contro l’Humanae Vitae solo perché, come sempre accade con ogni rivoluzione, essa ha già trionfato (almeno secondo il vedere del mondo). Se oggi “Avvenire” agisce così, è perché vent’anni fa non pochi parroci insegnavano ai ragazzi che il profilattico e la pillola sono pienamente leciti.
    (Del resto, una volta che si inizi a contestare perfino l’infallibilità della Quanta cura, non c’è nulla da dire… ma che dico, una volta che si osservi come al tempo di Gesù non esistessero registratori…)

    Purtroppo l’argine della morale “sessuale” era quello che evitava il contatto con liquami terrificanti e, nonostante ciò, fra i più bramati dagli esseri umani.
    A breve, gli accoppiamenti pubblici – ora solo un’eccezione sparuta – saranno la norma. Come lo diventeranno la compravendita di bambini, la pedofilia, la promiscuità spinta oltre ogni dire.
    Non c’è che dire, Berlicche conosce bene i suoi polli…

    Ciao.
    Luigi

    P.S.: anche da parte mia, buon genetliaco!

  3. nat

    Da almeno 30 anni stanno avvelenando le falde. Logico che adesso da qualunque rubinetto esca solo acqua inquinata!

  4. lumpy

    Anche il dolce più buono del mondo, la leccornia più prelibata, se mangiata tutti i giorni, stufa. I metodi naturali insegnano non solo la continenza, ma anche e soprattutto tengono viva la fiamma del desiderio, che è fragilissima quando invece il tiramisù si può mangiare ad ogni ora del giorno e della notte.

    L’ho già scritto qualche post fa: nella mia esperienza nei corsi prematrimoniali, ormai frequentati per il 98% da conviventi, spesso con figli, quindi con sessualità piena e attiva il problema è già – e ampiamente – il crollo del desiderio. Arrivano al matrimonio già stufi, già sazi (sazi e disperati, recuperando Caffarra). Troppo tiramisù, troppo presto. Questo poi è anche il motivo -fisio e psicologico- per cui a 35 anni il “figlio (unico) del desiderio” stenta ad arrivare: certo l’età non aiuta, ma anche la pressione psicologica del DEVO RIMANERE INCINTA ORA perché ora è il momento e voglio anche io il mio pancione per indossare i vestiti premaman e poi il mio bambolotto a cui mettere tutine firmate e poi, quando mi sarò stufata, sbatterlo al nido o ai nonni perché io non sono solo una mamma e una mucca, ma una donna che ha bisogno del suo lavoro, della sua palestra e dei suoi spazi. Scusate l’acrimonia, ma io sono stanca di vedere ai corsi questi fidanzati d’argento che dopo anni di convivenza vogliono semplicemente fare una grande festa e una chiesa è una location più fotogenica del comune. E seppur facciano poco o nulla per nascondere la loro indifferenza, fior fior di sacerdoti corrono loro dietro, li assecondano, sorridono. Non molto diverso da quelle scuole dove, per carenza di iscritti, si promuove tutti altrimenti, dice il preside, le classi vengono spente e i posti di lavoro tagliati.

    Altra cosa: la Chiesa corre dietro al mondo, senza rendersi conto che il mondo, gira che ti rigira, alla nel campo delle relazioni il mondo alla Chiesa finirebbe pure per dare ragione, magari senza accorgersene.
    Esempio: una ventina di anni fa in America uscì un famoso manuale di auto-aiuto per donne alle prese con relazioni insoddisfacenti, dal titolo “Le Regole”. Fu un fenomeno planetario, tanto che si parlò di rivoluzione sociale. E cosa diceva di tanto rivoluzionario questo libello? In primo luogo introduceva la famosa “regola dei 3 (o 5 non ricordo) appuntamenti”: mai fare sesso prima di 3 appuntamenti, in modo da “mettere alla prova” l’interesse dell’uomo. Fu una bomba atomica nelle campo delle relazioni. La generazione post-sessantottina, ubriacata di libertinismo, seppe che il sesso era un arma a doppio taglio nelle relazioni e bisognava tenerlo “nella fondina” per “almeno” (!!!!!!!!!!) tre appuntamenti. Cioè, ci andavano due sedicenti psicologhe americane per riproporre, rivisto in chiave contemporanea e laicista, ciò che la Chiesa dice da SECOLI: il sesso squilibra la coppia quando non è ancora solida, distrae, distrugge, soffoca una crescita sana, sposta l’attenzione da una conoscenza che deve essere prima intellettiva e di valori, fa sì che un impulso ferino venga confuso con un sincero interesse. La Chiesa dovrebbe continuare a gridarlo dai tetti, altro che aperture!

    Idem un libello che ho visto leggere recentemente a delle mie studentesse sul tema “come accalappiare un uomo”: qui suggerivano addirittura di aspettare UN MESE. Solo l’uomo che supera questa perigliosa prova può essere considerato serio. E se si attendesse fino a una cosa seria come il Sacramento? avrei voluto chieder loro.

    Quindi mentre il mondo inizia a capire che il sesso troppo presto può soffocare una relazione, la Chiesa invece di stare lì, solida a riaccogliere le pecorelle smarrite, corre nel bosco dietro le pecorelle, mentre le pecorelle stesse non sono nel bosco, ma si stanno riavvicinando al recinto. Ma purtroppo lì non c’è più nè recinto (barriere abbattute), né il pastore.

    1. Thelonious

      @lumpy: l’espressione “sazia e disperata”, però, non è stata coniata dal card. Caffarra, bensì dal suo predecessore, card. Biffi, riferendosi alla città di Bologna.

    2. Guendalina d'Alba

      Salve!! Premesso che per molti versi condivido la sua analisi circa i corsi prematrimoniali e molta colpa attribuisco a chi,custode dei sacramenti, li scende a poco prezzo,le pongo,però, una domanda: ma se,come dice,prova acrimonia e disistima nei confronti di qsti nubendi…come può affrontare la sfida dei corsi prematrimoniali? Non sarebbe più coerente lasciar perdere? Le assicuro: non voglio far polemica…ma solo riflettere…Saluti,Guendalina.

  5. Francesco Paolo Vatti

    Verissimo e bellissimo! Ogni tanto ci vuole una boccata d’ossigeno. Purtroppo viviamo il richiamo contro il peccato come se fosse un giudizio negativo sulla persona e perdiamo l’aiuto reciproco che ci potremmo dare fra noi, ricordandoci e ammonendoci reciprocamente quando stiamo sbagliando.

  6. Visto che mi tirate in ballo… 😉
    un mio vecchio post in proposito

    https://berlicche.wordpress.com/2007/08/01/rtfm/

    Il peccato è volersi fare Dio. Ovvero, essere convinti di saperla più lunga delle persone male informate, cioè tutti gli altri. E’ la pretesa di attraversare la vita senza RTFM (Read The Fucking Manual, Leggere Il F****to Manuale).
    Certo, la vita non ha istruzioni per l’uso; ma quasi tutto il resto sì. Siamo tutti esegeti, filosofi, analisti, allenatori. Qualsiasi teoria è vera, purchè sia abbastanza improbabile e detta con aria di derisione da un intellettuale con gli occhialini. Volumi scritti nel corso di anni da miti studiosi sono ridicolizzati con una battuta, anni di esperienza ignorati con un’alzata di spalle, la saggezza millenaria è abbattuta da una riga di blog. Miliardi di persone per decine di secoli non hanno mai capito niente, fino ad adesso, almeno.

    Si dice che è inutile discutere con gli idioti: ti portano al loro livello e poi ti battono per esperienza. E così trovo che è inutile dibattere con chi pensa che tutti i mali della Chiesa si risolverebbero con un poco di aggiornamento e buttare a mare tutta la Tradizione. Questa è gente che non pensa che Dio sia morto, ma che in fondo sia solo un po’ vecchio. Che non ha mai letto S.Tommaso, ma è pronto a dichiararlo obsoleto sulla base di Dan Brown. Che non sa bene chi fosse la Maddalena, a parte che era la convivente di Gesù, ha posato per Leonardo da Vinci ed è stata bruciata dai Templari. Hanno avuto anche una figlia, che però non sapeva trasformare l’acqua in vino come suo padre ma riusciva a fare al massimo del Tavernello. Sta tutto scritto nei Vangeli apocrifi, che come è noto sono a migliaia ma la Chiesa tiene nascosti perchè Costantino ha detto così. Chi sia esattamente Costantino non è chiaro, ma l’hanno visto l’altro giorno in qualche show televisivo con a fianco delle manze incredibili, quindi è chiaro che sa quello che fa. Volevano registrarlo, ma non sono riusciti a far funzionare il maledetto apparecchio. Che pretendevamo, che gli toccasse RTFM?

  7. Alessandro

    “E via con “nessun criterio è assoluto e intangibile”, giù a dire che l’obbligo della regolazione naturale delle nascite è solo “presunto”, che l’Humanae Vitae “non ha il sigillo dell’infallibilità e dell’immutabilità” (quindi un’enciclica non è magistero e un’esortazione post sinodale sì? Come funziona?)”

    Funziona, nei fatti, che il potentato ecclesiastico di turno si arroga di stabilire lui che cosa sia Magistero infallibile o non lo sia. E pretende che il suo arrogarsi sia, quello sì, infallibile. Se il potentato ecclesiastico di turno non è stroncato dal Papa – o, peggio, se è favorito dal Sommo Pontefice -, allora la frittatona (impalatabile, una vera schifezza) è fatta.

    Per conto mio, con buona pace delle note di Amoris laetitia e delle commissioni su Humanae vitae e delle articolesse dei cosiddetti quotidiani dei cattolici, sto con il Catechismo della Chiesa Cattolica, che al n. 2370 vieta esplicitamente qualsiasi pratica contraccettiva e al n. 1650 vieta altrettanto esplicitamente in ogni caso l’ammissione alla Comunione eucaristica di divorziati risposati conviventi more uxorio.

    Finché tale sarà il Catechismo, qualsiasi indicazione contraria di qualsivoglia Vescovo sarà indubitabilmente irricevibile e irrilevante per ogni cattolico. Carta straccia.

    Vogliono svuotare Familiaris consortio e Humanae vitae? Bene, allora cambino il Catechismo.

    1. vale

      @alessandro

      siccome sul sito del vaticano non c’è il catechismo con il nuovo commento ( tra i commentatori anche il sedicente priore di bose,ecc) sarei curioso di sapere come spiegano i due articoli da te citati-perlappunto- nel commento.

      visto che non ho nessuna intenzione di spendere quattrini per tale novità,magari ,qualcuno, s’è già preso la briga di comprarlo e leggerlo.

      1. Alessandro

        @vale

        No, non conosco il nuovo commento teologico-pastorale, e d’altro canto ho già una bella edizione del Catechismo e quindi me la farò bastare.

        Confido inoltre nell’intelligenza dei cattolici, e quindi sono convinto che se l’articolo tale dice “non ficcare il dito nel tritacarne”, nessun cattolico penserà che quell’articolo autorizzi chicchessia (in determinate circostanze, a determinate condizioni ecc.) a ficcare il dito nel tritacarne, quand’anche il commento all’articolo si avventurasse in spericolate e tortuose disquisizioni su che cosa sia un dito e glissasse un po’ sulla pericolosità dei tritacarne per il medesimo…

        Sono cioè persuaso che i cattolici abbiano abbastanza senno e acume (se e quando vogliono…) per non farsi circonvenire come polli da appariscenti sofismi di quart’ordine né da qualche nota di incerto tenore a margine di un’esortazione apostolica…

  8. Bene, allora cambino il Catechismo.

    Non è detto che non l’abbiano già fatto, con il nuovo “Catechismo di Francesco”, commentato tra l’altro dal sig. Enzo Bianchi. Perché, visto che non si cambia la dottrina, ma la pastorale, magari non è necessario fisicamente cambiare il testo, basta reinterpretarlo.

  9. Dio dice: “Ho creato l’uomo a mia immagine”.
    Il Diavolo risponde: “No, io ho creato l’uomo a mia immagine”.
    Dio dice: “Ho creato l’uomo libero, perché se non fosse libero non potrebbe amare”.
    Il Diavolo risponde: “No, l’uomo è schiavo: delle sue pulsioni, delle sue emozioni, di quello che gli suggerisce la sua pancia (anche se il modo di dirlo è: Va dove ti porta il cuore)”.

    L’uomo è libero se sceglie di essere libero, se sceglie di dominare i propri impulsi e le proprie emozioni e fare quello che è giusto, anche quando sembrerebbe che non gli convenga. Anche quando la libertà comporta il martirio, di qualsiasi natura, da quello del sangue a quello del sacrificio quotidiano.
    In effetti, la vera libertà non è la possibilità di scegliere tra più opzioni tutte valide allo stesso modo, ma è la capacità di capire qual è il vero bene e di seguirlo. Qualsiasi cosa ci propongano la società, i media, l’opinione pubblica e le leggi.
    Ma la libertà costa sofferenza. Del resto, se non fosse così, se essere liberi, liberi di amare sul serio, non costasse niente, quanto varrebbe l’amore?

    E qui veniamo al problema dell’uomo.
    Amare è bellissimo. Ma costa fatica, sofferenza, sacrificio.
    Il Diavolo arriva e ti propone un amore a buon mercato, un amore fatto di farfalle nello stomaco, di emozioni, di sesso senza problemi con chi ti pare, sempre con la possibilità di tirarsi indietro e ricominciare con qualcun altro.
    E il Diavolo ti dice che in realtà non sei libero, che se, giusto per fare un esempio, provi attrazione per una persona dello stesso sesso, o per una persona sposata con qualcun altro e che ti corrisponde, nessuno può farci niente. Neppure tu.

    Tutte le leggi anti-umane che sono state approvate in questi ultimi decenni, in primis le leggi sciagurate sull’aborto, si basano proprio sul presupposto che l’uomo non è libero: “Se non regolamentiamo l’aborto, tanto le donne abortiranno lo stesso, in condizioni pericolose per la loro salute”, e non “Se la legge proibisce l’aborto, molti, dopo un attento discernimento, rinunceranno a ricorrervi”.

    Per cui, abbiamo il paradosso dei paladini della libertà a tutti i costi, che in realtà impongono una forma raffinata di schiavitù, in cui tu stesso ti metti le catene e butti via la chiave. La schiavitù perfetta, in cui lo schiavo è convinto di servire se stesso, e invece serve il Principe della Menzogna.

    Gesù è venuto, oltre 2000 anni fa, proprio per liberarci da questa schivitù: la schiavitù del peccato, quella più terribile di tutte, perché, se riesce ad incatenarti fino alla fine della vita, diventa eterna.

    Ma Dio ci ha dato la libertà.
    Il Diavolo, mentitore per natura, mente quando dice che l’uomo non è libero. Anche credere a questa menzogna è una scelta, un esercizio, terribilmente sbagliato, della nostra libertà.

    Oggi la nostra umanità è devastata. Devastata dalla rivoluzione sessuale, dalle leggi sull’aborto e sul divorzio (che, a guardarle da vicino, non fanno altro che codificare lo spadroneggiare del più forte sul più debole), dalle relazioni “liquide” che creano persone individualiste, egoiste, isolate, disperate.

    E, sia ben chiaro, nessuno può sentirsi in diritto di giudicare le persone che sono cadute in queste trappole. Penso che abbiamo tutti qualcuno che ci è molto caro e che vive queste esperienze di peccato. Solo Dio vede il cuore dell’uomo.
    (Chiamiamole con il loro nome, però: non “errore”, “fragilità”, “debolezza”, “IVG”, ma “peccato”, “fornicazione”, “adulterio”, “omicidio”).

    Vedere pastori, o anche laici con ruoli di responsabilità legati alla Chiesa, che, nella foga di accogliere il peccatore, normalizzano il peccato, in aperta contraddizione con quello che insegna il Vangelo (dove si legge che Gesù è tanto tenero con il peccatore quanto inflessibile riguardo al peccato), ecco, questo mi mette molta tristezza. Non rabbia, perché la rabbia non è un sentimento cristiano. Ma tristezza sì.

    Però ho fiducia nella parola di Gesù: “le porte degli inferi non prevarranno sulla mia Chiesa”.

    1. Concordo solo Dio conosce il cuore del’uomo…..C’è tanta sofferenza in questo mondo, che sia per le legge, che lo stato emana, sia per una cattiva educazione, e via via….Dio sa e vede…..ciao !!!!

    2. Beatrice

      @Chesterton63

      Condivido tutto quello che hai detto e, in particolare, penso tu abbia fatto bene ad aggiungere che non bisogna giudicare quanti cadono vittima degli inganni del solito noto col risultato di danneggiare sé stessi ancora prima che gli altri (perché in effetti a volte la schiavitù di cui hai parlato è proprio incolpevole, soprattutto quando il principe della menzogna si veste da angelo di luce con discorsi su amore et similia, certo poi uno può anche non sapere che la bevanda che gli piace tanto contiene veleno ma non per questo eviterà di ucciderlo, ecco perché è importante continuare ad avvisare le persone sul pericolo di certe scelte lasciando naturalmente la libertà se ascoltare o meno l’avvertimento).
      C’è, però, una frase del tuo bel discorso con cui non sono d’accordo ed è questa:

      «Non rabbia, perché la rabbia non è un sentimento cristiano.»

      Ecco, forse non sai che esiste una “santa ira” che non è peccato per niente, anzi peccato sarebbe il non averla. Esistono situazioni in cui un cristiano non è che può, ma addirittura deve arrabbiarsi pena il commettere peccato. Ricordo che una volta su un blog cattolico ho visto postata questa immagine che mi ha fatto molto ridere:

      Sul sito “Amici Domenicani” ho trovato una risposta di Don Angelo Bellon in cui viene spiegata bene la differenza tra l’ira come vizio e l’ira come santo zelo:

      «Quando l’ira non è peccato
      Quesito:
      Caro Padre Angelo,
      Sul Vangelo leggiamo che Gesù scacciò i mercanti dal tempio rovesciando i tavoli e usando una frusta. Quello che mi chiedevo è: Gesù è nato senza peccato, ma in quel momento pecca di Ira o di Violenza? So che la risposta è no ma vorrei capire il perché. Grazie anticipatamente per la risposta… un grande saluto

      Risposta del sacerdote:
      Carissimo,
      1. quando si parla di ira è necessario distinguere tra sentimento (passione) e vizio capitale (peccato).
      Il sentimento dell’ira, e cioè quella reazione che istintivamente si prova dinanzi ad una determinata realtà quando la si percepisce come un male da eliminare, non è né buono né cattivo. Come tutti gli altri sentimenti, di per sé è neutro.
      Di fatto diventa buono o cattivo dipendentemente dall’uso che se ne fa.
      Come il sentimento o passione dell’amore diventa buono quando si ama Dio o il prossimo e diventa cattivo quando si ama il male e il peccato, così l’ira può essere buona se ci si accende di sdegno per le cose sante che vediamo profanate, oppure cattiva quando ci si adira a sproposito.
      2. Come vedi, l’ira non sempre è peccato.
      Lo diventa quando lo sdegno è fuori posto oppure è esagerato.
      Oppure anche perché si lascia correre tutto, compreso il male. In questo caso vi è peccato per mancanza d’ira.
      L’ira può essere buona o cattiva a seconda che sia espressa secondo ragione oppure fuori ragione.
      L’ira, come qualsiasi altra emozione o passione “può essere o non essere regolata dalla ragione, e quindi assolutamente considerata non implica né merito né demerito, ossia né lode né biasimo. Ma in quanto essa è regolata dalla ragione, può avere l’aspetto di cosa meritoria, o lodevole; oppure, in quanto non è così regolata, può essere demeritoria e biasimevole” (Somma teologica, II-II, 158, 2, ad 1).
      3. Intanto va ricordato che le emozioni, compresa l’ira, hanno nella nostra vita una loro valenza.
      Scrive San Tommaso: “La passione dell’ira, come tutte le altre emozioni, serve a rendere l’uomo più pronto nell’eseguire ciò che detta la ragione. Altrimenti l’appetito sensitivo sarebbe inutile: mentre “la natura non fa niente di inutile” (Somma teologica, II-II, 158, 8, ad 2).
      4. Vediamo quando l’ira è buona o cattiva.
      Dice San Tommaso: “Due possono essere i rapporti dell’ira con la ragione.
      Primo, l’ira può essere antecedente. E allora essa svia la ragione dalla sua rettitudine e quindi è peccaminosa.
      Secondo, può essere conseguente: in quanto l’emozione viene mossa contro i vizi secondo l’ordine della ragione. L’ira in tal senso è buona ed è chiamata zelo.
      Ecco in proposito le parole di S. Gregorio: “Si deve soprattutto badare a che l’ira, di cui ci si serve come di uno strumento della virtù, non domini l’animo affinché non vada innanzi da padrona, ma sia soggetta come serva, e le tenga sempre dietro” (Moralia 5,45).
      E sebbene quest’ira nell’esecuzione dell’atto ostacoli in qualche modo il giudizio della ragione, tuttavia non ne compromette la rettitudine. Di qui le parole di S. Gregorio: “L’ira dello zelo turba l’occhio della ragione; mentre l’ira del peccato l’acceca”” (Somma teologica, II-II, 158,1, ad 2).
      5. L’ira, e cioè lo sdegno che ha provato il Signore nel vedere il Tempio trasformato in una spelonca di ladri, è stata un’emozione conseguente ed esercitata secondo ragione.
      6. Talvolta potrebbe esserci peccato per mancanza d’ira.
      San Giovanni Crisostomo dice che “chi non si adira quando c’è motivo di farlo, pecca.
      Infatti la pazienza irragionevole semina i vizi, nutre la negligenza, e invita al male non solo i cattivi, ma anche i buoni” (Op. imp. in Mt. hom. 11).
      Quando non si elimina il male, anche col castigo, là dove ve ne è bisogno, “indubbiamente si commette un peccato” (San Tommaso, Somma teologica, II-II, 158,8).
      7. Purtroppo in noi l’ira molto spesso è antecedente, sicché gli atti compiuti sotto il suo effetto facilmente portano fuori dalla regolatezza richiesta nella virtù e diventa peccaminosa.»

      https://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=4506

        1. Luigi

          Eh, ma come ricorda Guareschi don Camillo era quello che si dice una “buona panca”! O:‑)

          En passant, non solo non ci sono più gli uomini e le donne di una volta. Nemmeno il Lego è più quello di una volta…

          Ciao.
          Luigi

            1. Luigi

              Qui si provoca… per la serie “quelli di una volta”:
              https://en.wikipedia.org/wiki/Lego_Castle

              e in particolare l’inarrivabile capolavoro:

              Ma anche:
              https://brickset.com/sets/theme-Pirates

              Non so il motivo per cui Medio Evo e Pirati siano completamente scomparsi dalle serie dell’azienda danese, per far posto a “Friends” e dintorni (del resto, come già messo in luce su questo blog a Copenhagen sono un poco svirgolati).

              O, meglio, lo so benissimo ma è meglio se mi zippo la bocca.
              Diciamo che solo apparentemente sono questioni non attinenti con quanto scritto da Costanza…

              Ciao.
              Luigi

  10. Attilio Centurioni

    Brava Costanza, ho sempre pensato anch’io che non c’è mai regalo ricevuto di cui non abbia letto le istruzioni e non c’è nessuno tranne il Costruttore che le possa indicare. E per il dono della nostra vita ci arrangiamenti da noi? Follia pura.
    Aggiungo che ho sperimentato personalmente i metodi naturali e ho visto anche gli insospettabiliardo dati dell’OMS che confermano ormai una efficacia elevatissima di tali metodi, che rispettano il corpo della donna e in fondo un affidamento ultimo a Dio della propria fecondità di coppia e non ti dico che gioia profonda questo comporti. E adesso che ci siamo arrivati qualcuno vorrebbe raccontarci che la contraccezione va bene? La contraccezione è l’anticamera dell’aborto e chi ha cuore sincero lo sa.
    Attilio

  11. Fab Gra

    Ciao Costanza.

    Ti segnalo questo bell’ articolo su Aci stampa con il Vescovo olandese EJK.

    Ti seguo con piacere e interesse. Dio ti Benedica.

  12. Giulia

    Grazie Costanza. Una chiarezza adamantina nel ricordare alla Chiesa che è portatrice del Vangelo di Cristo, non del vangelo degli uomini. Neppure un iota o un segno passerà. Peccato che nell’aldilà ci sarà chiesto conto del male fatto ai piccoli che saranno stati ingannati da chi dovrebbe custodire integro il deposito della Fede.

  13. Antonio Spinola

    Per un motivo misterioso (ma nemmeno tanto), i “regali di Dio” sono diventati “problemi” per una certa Chiesa.
    Perciò questa Chiesa sta diventando povera, di una povertà totale, esteriore e interiore.
    Lo si notava da tempo nel desolante panorama stilistico delle nuove chiese e degli arredi, nello scadimento brutale della musica sacra e della liturgia, e ora in questa corsa disperata alla deregulation dottrinale, neanche fosse un’azienda costretta dalle logiche di mercato.
    Non la francescana povertà della rinuncia alla sicurezza materiale e sociale, assolutamente no, piuttosto una povertà dai costi elevati, che rende il mondo e tutti noi sempre più poveri.

  14. apebue

    Cara Costanza,
    Il vantaggio odierno è quello che non avendo più valore il Magistero passato – creatosi un vulnus nella traditio della Chiesa – neanche l’odierno è legittimato ad essere osservato. Non obbliga. Non è cogente.
    Il “tana libera tutti” permette a ciascuno di osservare ciò che ritiene più opportuno in accordo con il proprio “foro interno”, come insegna…(“indica” secondo il pensiero soggettivo del suo autore, sarebbe più esatto dire) un recente libello ricco di pagine e povero di fede nella Grazia.
    Questo obbliga ciascuno ad una coerenza tra fede e vita – fides quae e fides qua direbbero i teologi…tra cui oggi non piace essere annoverati a meno che non siano della scuola di san Gallo, in omaggio a Pietro – senza più un Magistero, cioè senza più maestri che dicano cosa è bene e cosa è male, ma abbandonati ciascuno alla propria coscienza.
    Senza avere, altresì, la pretesa di volerla formare.
    Pecore senza pastori si potrebbe parafrasare.
    Tempi eroici per quelle pecore che rimangono attaccate agli insegnamenti dei Pastori passati, tempi doppiamente eroici per quelle pecore abbandonate al proprio peccato originale senza più una speranza di poter essere migliori. Solo non giudicati. Ma non migliori. Non si crede, cioè, più possibile in realtà, una loro redenzione.
    Per questo tutto è solo coperto dalla Grazia di Dio, dalla Misericordia buona per tutti, ma della dignità del riscatto che proprio quella Grazia ti permette di ottenere, grazie all’adesione fruttuosa e personale di ciascuno, più nemmeno l’ombra.
    È un uomo senza speranza quello cui la Misericordia non può coniugarsi a Giustizia.
    Senza speranza di poter essere migliore.
    Non è più uomo, connotato da libertà e volontà, ma burattino del peccato prima e della misericordia poi.
    In questo tipo di Magistero, chi prova a mantenere barra a dritta, sarà provato, salato, dagli altri e dai suoi.
    Così nascono i santi.
    Tempo di santi…cara Costanza.
    Tempi in cui vale la pena provarci.

    1. exdemocristianononpentito

      Con tutto il rispetto, il discorso: “non avendo più valore il Magistero passato – creatosi un vulnus nella traditio della Chiesa – neanche l’odierno è legittimato ad essere osservato. Non obbliga. Non è cogente” MI SEMBRA un po’ eccessivo, in quanto NON è provato.
      Su quali passi della Scrittura o su quali documenti del Magistero passato (sicuramente ascrivibile a quello infallibile) si fonda?
      Quando si fa un’affermazione, sopratutto se “grossa”, sull’affermante graverebbe l’onere della prova………………

      1. exdemocristianononpentito

        Anche perchè il Magistero odierno dice (così, effettivamente, “dice”) che quanto ha innovato non apparteneva a quella parte del Magistero passato COPERTA da infallibilità, per cui “poteva” essere mutato.

        1. Alessandro

          “il Magistero odierno dice (così, effettivamente, “dice”) che quanto ha innovato” ecc.

          Il cosiddetto “Magistero odierno” non ha “innovato” proprio niente.

          Infatti – discorrendo della questione più vessata, quella del cap. 8 di Amoris laetitia – NESSUN atto magisteriale ha innovato, mutandolo, il divieto in ogni caso per i divorziati risposati conviventi more uxorio di accedere alla Comunione sacramentale, divieto impartito dal Magistero autentico della Chiesa.
          Il divieto in oggetto rimane peraltro pienamente in vigore, giacché – ribadisco – NESSUN atto magisteriale è intervenuto a modificarlo. In particolare

          1) non costituiscono certo atto magisteriale in grado di modificare tale divieto impartito dal Magistero autentico le ormai celeberrime note di incerto tenore di Amoris laetitia. Il Magistero autentico, diuturno e consolidato non si modifica certo con delle note in calce…

          2) non costituiscono ovviamente atto magisteriale in grado di modificare tale divieto impartito dal Magistero autentico le dichiarazioni rilasciate al riguardo dal Papa in sede di intervista, né le affermazioni di Francesco contenute nella famosa lettera privata rivolta ai vescovi della regione Buenos Aires.

          Perché il “Magistero odierno” innovi, modificandolo, quel divieto è necessario almeno che il Papa intervenga (con “motu proprio”, ad esempio), modificando il Catechismo negli articoli afferenti (soprattutto il n. 1650) e i canoni 915-916 del Codice di Diritto Canonico.

          Questo, a prescindere dalla – si badi – fondamentale questione previa: e cioè, se sia possibile che il Magistero autentico innovi nel senso indicato, o se ciò sia impossibile in quanto tale innovazione importerebbe di necessità un costrasto reale e incomponibile con qualche contenuto del Magistero infallibile (definito e/o definitivo).

          Quindi, è falso affermare che il Magistero odierno ha innovato. Al più, ciò che è accaduto è che il Papa si è detto contrario a un determinato divieto e desideroso di innovare al riguardo. Senza però aver emesso alcun atto magisteriale in grado di modificare tale divieto. Cioè: senza porre in essere al riguardo alcun atto innovativo appartenente al Magistero autentico della Chiesa.

          Il guaio grossissimo è che molti Vescovi agiscono come se quell’inesistente innovazione apportata al riguardo da atto del Magistero autentico esistesse.

          In assenza di atto del Magistero autentico, il divieto permane intatto e inalteratamente vincolante, checché ne pensino in contrario taluni Vescovi e presbiteri.

          1. exdemocristianononpentito

            Ma allora, se le cose stanno così, se il Magistero odieno non innovato nulla (ci sono stati soltanti discorsi di vescovi e presbiteri in veste privata), NON c’è stato il vulnus della traditio paventato dal’utente di cui sopra, e il Magistero attuale rimane cogente come quello passato…..è così? o no?

            1. Alessandro

              Purtroppo, come ho scritto, “il guaio grossissimo è che molti Vescovi agiscono come se quell’inesistente innovazione apportata al riguardo da atto del Magistero autentico esistesse.”

              E si sono dati ad ammettere alla Comunione eucaristica divorziati risposati convivento more uxorio, ammissione che indubitabilmente costituisce un grave vulnus al Magistero autentico della Chiesa, che (come ho mostrato prima) seguita a vietare tale ammissione…

              Insomma, un vulnus gravissimo è inferto e seguita a essere inferto, purtroppo.

  15. Paola

    Ringrazio il Signore perché continuano ad esserci persone che instancabilmente, con la Sua Grazia, ribadiscono la Verita’!

  16. ulisse

    E cosa è questo “peccato originale” io non l’ho mai capito. L’unica cosa che mi è chiara è che chiunque l’abbia in qualche modo “inventato”, o chiunque abbia “sfruttato” l’esistenza/preesistenza di esso, l’abbia fatto per tenere in pugno le persone, soggiogarle…perché controllare una persona che ha “paura” è molto più facile, e meno faticoso soprattutto, perché la paura di dire o fare, o solamente pensare cose che potrebbero essere tacciate per errate incatena prima di tutto a se stessi…carceriere e prigioniero nella stessa persona !

    Non mi ricordo chi è che disse (non testuali parole) : “se della bibbia andasse perduto tutto, tranne le parole – Dio è amore – in realtà non si sarebbe perso nulla”…e (aggiunta mia) il resto sono solo derivazioni di quelle tre parole, derivazioni non si sa quanto veritiere, riportate o trascritte male, modificate per interesse o semplicemente sbadataggine del traduttore, interpretate correttamente o meno.

    Ultima cosa, come ci si fa a “preoccupare” della presunta estinzione del genere umano ?…7 miliardi in costante aumento non dovrebbero destare preoccupazioni di sorta.

  17. Enrico Turomar

    Riguardo alla pillola, se si cercherà di definirla accettabile, si andrà contro la scienza. Le pillole degli ultimi anni, più leggere di quelle di 50 anni fa, possono fallire come contraccettivi ma hanno un secondo meccanismo: impediscono l’annidamento dell’ovulo fecondato. Questo è aborto, senza se e senza ma.
    Quello su cui si può riflettere è sul fatto che HV dice che ogni atto sessuale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita: come si può conciliare questo col fatto che i moderni metodi sintotermici, naturali, hanno un’efficacia altissima, tanto che in teoria, una coppia potrebbe non avere figli usando questi metodi. Sembrano così scindersi unione e procreazione che HV definisce invece inscindibili. Ecco, forse questo punto potrebbe essere approfondito, visto che a quei tempi la questione non c’era.

    1. Luigi

      “Le pillole degli ultimi anni, più leggere di quelle di 50 anni fa, possono fallire come contraccettivi ma hanno un secondo meccanismo: impediscono l’annidamento dell’ovulo fecondato.”

      Io – per ovvii motivi – non me ne intendo, per cui magari la mia domanda può apparire molto banale: ti stai riferendo alla cosiddetta “pillola del giorno dopo”, oppure stai proprio dicendo che la pillola “classica”, quella intesa come anticoncezionale, è in realtà anche abortiva?

      Giusto per capire a quale livello di abiezione si sia giunti.
      Grazie.

      Luigi

      1. @Luigi, visto che non arriva risposta da Enrico (che mi pare ricordare sia farmacista…) provo a darti una risposta io con termini certamente non medico-scientifici e limitatamente alle mie conoscenze (che magari qualcuno vorrà rettificare se inesatte).

        La cosiddetta “pillola del giorno dopo” è considerato un “contraccettivo d’emergenza” a base di progestinico che va a ritardare l’ovulazione di alcuni giorni abbassando il rischio di fecondazione se l’ovulazione non c’è ancora stata, se la donna ha già ovulato, viene invece impedito l’annidamento dell’embrione attraverso lo sfaldamento dell’endometrio.

        E’ chiaro come non potendoci essere certezza della effettiva fecondazione, la “pillola del giorno dopo” è *potenzialmente* abortiva.
        Qui entra in gioco la questione morale, dato che, certa a meno che sia la eventuale gravidanza, l’assunzione di questo contraccettivo avviene con il preciso intento di evitare la gravidanza stessa e se perfettamente consapevoli del funzionamento della pillola accettando la logica abortiva.

        La differenza che intercorre tra pillola del giorno dopo e la pillola abortiva conosciuta anche come RU486 sta nel fatto che la prima è un “contraccettivo d’emergenza” da assumere subito dopo il rapporto sessuale “a rischio” e impedisce la fecondazione (nei due modi descritti), la seconda è un farmaco certamente abortivo che interrompe la gravidanza già riscontrata in atto (tralasciamo qui i gravissimi possibili – anzi possibilissimi – danni collaterali per la donna che possono arrivare sino al decesso per gravi complicanze).

        La normale pillola contraccettiva, interviene a vario modo sul ciclo fecondo della donna inibendo di fatto l’ovulazione.
        Va detto che l’assunzione della pillola contraccettiva può avere anche scopo terapeutico avente scopo opposto a quello di evitare una gravidanza, come quello invece di preservarne la possibilità futura.
        Ad esempi nel caso di intervento chirurgico dove si sia resa necessaria l’asportazione di ampie porzioni delle ovaie. Mettere queste a “riposo”, consente ad esempio il rigenerarsi del tessuto delle stesse fino all’auspicabile ripresa di tutta la loro “funzionalità”.

        Di nuovo la questione è morale su cosa spinge all’assunzione della stessa.

  18. Enrico Turomar

    Nel fine settimana normalmente sto lontano dal computer. Mi riferivo alla pillola classica. Ho un libro in farmacia che ne parla citando studi. Domani se ho tempo aggiungo qualcosa.

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