Il travestimento

Berlicche

Lo sapete, è una mia idea un po’ fissa. Cioè che tante di quelle battaglie che qualcuno chiama “di libertà”, o in nome di “diritti”, autodeterminazione e così via, nascondano in realtà la volontà di colpire un singolo obbiettivo, cioè la presenza reale di Dio nel mondo. Che siano, detto altrimenti, dei travestimenti per le zanne e gli artigli di un potere occulto e maligno. Come in un certo libro e ora film di successo, dove il male si traveste da clown che dona palloncini. Sfortunato, e imbecille, chi cade nella trappola.

Così, ad esempio, tutto il movimento iconoclasta che ha piede ora negli Stati Uniti. Credevate che si fermasse alle statue dei generali confederati, scrittori, esploratori come Colombo? No: il prossimo bersaglio sono le croci. Come quella che campeggia su un memoriale a soldati caduti nella prima guerra mondiale, che qualcuno vorrebbe abbattere in nome di una pretesa laicità…

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43 pensieri su “Il travestimento

        1. Senza entrare nel merito degli aspetti estetici, sicuramente il più brutto è il personaggio che rimanda ad una realtà concreta ed attuale, piuttosto che quello partorito dalla fantasia di un romanziere…

    1. Luigi

      “Dite quel che volete, ma quando penso al clown di IT
      (e ai concetti qui espressi da Berlicche)
      mi viene sempre in mente il nostro “caro” ministro dell’istruzione”

      Ma perché tu sei imborghesito! 😀
      A me, invece, vien sempre da accostarvi l’opera di Caravaggio con la testa di Medusa (per motivi ovvii non posto l’immagine).
      Mi sembra un’assonanza più adatta, stante il ruolo di tutore della cultura e delle nuove generazioni che spetta al ministro Fedeli.

      Subito dopo, a contrasto, mi viene alla mente il ricordo caro della mia bisnonna.
      Sopravvissuta all’amato marito di oltre un quarto di secolo – evidentemente due guerre mondiali pesavano un pochino di più di tre gravidanze – non smise per un solo giorno il golfino nero del lutto, inverno o estate che fosse.
      La ricordo, dopo pranzo e dopo cena, ritirarsi in salotto a recitare il Santo Rosario, camminando piano piano intorno al tavolo; mentre le figlie (“svergognate”, secondo il suo pensiero) indugiavano invece a guardare la televisione.

      Giusto per sottolineare la differenza tra dignitosa anzianità e vecchiaia malvissuta…

      Ciao.
      Luigi

      1. MenteLIbera65

        Immagino quindi che tu abbia già programmato che da anziano ti ritirerai in salotto subito dopo cena a recitare il Santo Rosario senza mai vedere la TV e men che meno andare su internet ! 🙂

        1. Luigi

          Premesso che:

          – io sono vecchio, e ne vado fiero per il semplice fatto che ho conosciuto persone che avrebbero gradito diventare anziane, e non ne hanno avuto la possibilità. Per giunta, fra la mia gente il titolo di “vecchio” è titolo d’onore, non marchio d’infamia;

          – già adesso non guardo la televisione;

          premesso questo, auguri per la ricorrenza del vostro patrono, santo Lutero di Halloween! 😛

          Ciao.
          Luigi

  1. vale

    come ricordava la Pellicciari nel suo “lutero”( traggo dall’introduzione):

    “..lutero e i luterani si battono in nome della libertà e dell’eguaglianza….ma dove arriva lutero la libertas ecclesiae è un ricordo del passato…libertà significa solo libertà da roma… con i prìncipi -e dicono di faròo per volontà di Dio ( e nn del cornurazzo,nota mia) che si ritrovano della vita non solo temporale ,ma anche spirituale deile nazioni loro soggette.

    la libertà che lutero proclama vale infatti solo per i prìncipi, che diventano liberi alla lettera di decidere e fare quello che vogliono

    al libero esame è collegata la fine della verità teologica e ,quindi, lo sganciamento della libertà dalla verità…

    dall’unità d’Italia in poi ( realizzata in nome della libertà recitata alla maniera luterana e libero-muratoria –

    ed, aggiungo io lo si è visto benissimo quando in contemporanea alla recente riproposizione per i 100 anni di Fatima della riconsacrazione dell’Inghilterra e Galles al cuore Immacolate della Vergine Maria fatta a westminster, a canterbury -nella ex cattedrale cattolica ora anglicana si teneva una contro dedicazione e festa per il 300 anniversario della fondazione della massoneria e della gran loggia di londra ( thomas Becket ivi sepolto si sarà rivoltato nella tomba..)-

    la nostra èlite intellò ,economica e politica attribuisce i disastri della propria gestione della cosa pubblica alla mancata adesione della popolazione alla modernità veicolata dalla riforma protestante.

    la capillarità dell’attacco alla cattolica Italia è descritta bene da LeoneXIII nel 1883 nella Saepenumero considerantes…”

    l’iconoclastia di simboli sacri ne è una diretta conseguenza.

    eppure nella attuale gerarchia c’è pure qualcuno che lo vorrebbe santo subito.

    siam messi bene……

    1. exdemocristianononpentito

      Magari la libertà cui Lutero si riferiva non era e non poteva essere quella che intendono i moderni. La contestualizzazione si deve fare nei confronti di tutti gli avvenimenti e i personaggi storici, non solo a favore di chi ci piace. D’altra parte è vero che la Pellicciari, non e’ una storica che opera con criteri di scientifica e terzietà, ma una valida e combattiva apologeta, quindi, dal suo punto di vista, non ha torto.

      1. vale

        @exdemo

        balle. nel libro ,come negli altri, sono riportati documenti e citazioni( con relativi riferimenti bibliografici) e lutero, x libertà ,intendeva esattamente quello.libertà-terrena- da tutto e tutti. ( salvo ,naturalmente, schierarsi con i prìncipi quando le masse incominciarono a prenderlo alla lettera. naturalmente per soldi. perché i principi tedeschi si intascarono un terzo della ricchezza tedesca di allora.)

        tant’è che dovette falsificare la traduzione del versetto 28 del terzo capitolo della lettera ai romani con l’aggiunta dell’aggettivo “sola” ( sola fede) che, in S. Paolo,in qualunque manoscritto delle sue epistole, non esiste.

        e falsifica anche,mentendo, la questione del primato petrino sostenendo che è una invenzione della chiesa medievale,quando , invece, già nel I sec.Papa Clemente I è autore di una” lettera ai corinti” che viene ritenuta comunemente la prima espressione del primato petrino.

        nell’opuscolo del 1520 “la libertà del cristiano”. “voglio porre queste due proposizioni capitali.1) un cristiano è libero signore sopra TUTTE LE COSE E NON SOGGETTO A NESSUNO.
        2)UN CRISTIANO è SERVO DI TUTTE LE COSE ED è SOGGETTO AD OGNUNO. PERCHé OGNI CRISTIANO è DI DUPLICE NATURA,SPIRITUALE E CORPORALE.” ( SCUSATE IL MAIUSCOLO).

        Posizione alquanto comoda: con la coscienza sei assolutamente libero, ma siccome le pulsioni del corpo sono invincibili pecca fortiter sed crede fortius. ovvero la licenza di far quel che ci pare.

        e Benedetto XVI ci ricorda bene cosa si intende per carne ( lectio divina ai seminaristi di Roma del 22-2-2009): “..carne-nel linguaggio di S.Paolo- è espressione dell’assolutizzazione dell’io, dell’io che vuole essere tutto e prendere per sè tutto. che non dipende da niente e nessuno…il libertinismo non è libertà,è piuttosto il fallimento della libertà.

        e che tale libertinismo porti a eccessi grotteschi lo si vedrà subito con l’anabattismo di giovanni di leida a munster

        potrei continuare, ma la cosa è senza senso,oramai.

        ne parla anche g.ferrara, oggi ,su “il foglio”.che sarà solo un ateo devoto, ma qualche mezzo “culturale” per interpretare l’ha studiato e lo conosce.

        sarà divertente vedere che si inventeranno oggi, anniversario della cosidetta affissione delle tesi in ambito ecumenico: lutero santo subito canonizzato in vaticano?

        1. sarà divertente vedere che si inventeranno oggi, anniversario della cosidetta affissione delle tesi in ambito ecumenico: lutero santo subito canonizzato in vaticano?

          Si entra nella “fase B”:

          http://www.birdsasart-blog.com/2017/10/30/adding-pop-to-the-laughing-pelican/

          @mentelibera ….Immagino quindi che tu abbia già programmato che da anziano ti ritirerai in salotto subito dopo cena a recitare il Santo Rosario senza mai vedere la TV e men che meno andare su internet !

          Come ha scritto Tania, non è una cattiva idea. Infatti mi chiedo: perché “da anziano”? Io mi sento già molto bene a non dipendere (*) né da televisione né da internet a quarantasette anni (e non è una novità, per me). Per esempio, sono appena ritornato da tre giorni di totale isolamento, inclusi i giornali. Sono stato benissimo. Se mi ributto qui, per esempio, è perché in questo momento è un posto di combattimento; in poche parole, un dovere, non un piacere. E prima o poi la guerra – per lo meno la guerra civile nella sua fase acuta – finirà (si combatterà ancora, ma non in modo così intenso).

          (*) Ho scritto “dipendere”. È evidente che né televisione né internet sono un male a priori, se usati bene. Semplicemente, se in TV c’è una cosa interessante, la seguo; sennò faccio altro (il Padreterno mi regala milioni di cose interessanti da fare). Idem per quanto riguarda internet, che pur contenendo anche cose peggiori della TV, mi dà comunque possibilità di scegliere.

          La tua osservazione, invece, pare quella di un drogato: perché ritieni totalmente assurdo farne a meno. Fai solo compassione, come tutti quelli che si proclamano “liberi” e invece sono solo schiavi. Come diceva un personaggio interpretato da Tomas Milian, a proposito del cane di Mustafà (non riporto la citazione per intero perché ci sono delle signore)…

            1. @Kosmo

              Almeno hanno avuto il buon gusto di sparire (*). Almeno per ora.

              (*) Le “pause estive” sono diventate molto lunghe… ah, già, come spiega la Laudato Si’, dev’essere una conseguenza del riscaldamento globale.

              1. vale

                @fgiudici

                fase C:

                http://www.campariedemaistre.com/2017/10/a-bruxelles-l-del-sinodo-dei-giovani.html

                di Francesco Filipazzi

                Eccolo qui, in un video, il sinodo dei giovani. Mentre i vegliardi si rotolano nel loro fallimento in cattedrale a Bruxelles, celebrando assieme ai protestanti l’eresia luterana, un gruppo di giovani si inginocchia a dire il Rosario.

                chiamano anche la polizia per trascinare fuori i ragazzi, che stanno invero “solo” pregando.

                Questa è l’immagine archetipo del sinodo dei giovani prossimo venturo. I giovani degli anni ’70, che fra una flebo e un reumatismo vengono a dire a noi come essere giovani e se non siamo d’accordo, peggio per noi. Ci buttano fuori.
                Le risate li hanno già seppelliti. In terra sconsacrata. Anche il Belgio risorgerà.

              2. Antonio il medievale

                Io (lo ammetto con una certa vergogna) detti a costoro circa 4 anni fa persino uno o due contributi economici; contributi puntalmente cessati e dura reprimenda quando ho visto che non erano interessati a servire la Chiesa e la Verità, ma solo sottomettersi al mainstream ecclesiale in voga in quel momento, ammantandosi dietro ad una presunta razionalità. Una sorta di Papaboys, con tutti gli eccessi e le idolatrie del caso, ma con ancora meno mezzi, insomma. Almeno, dall’8 maggio ad ora hanno smesso di diffondere le loro sciocchezze; che sia la volta buona che abbiano chiuso definitivamente?

                1. @Antonio il medievale

                  Non devi vergognarti: mica abbiamo la palla di cristallo. Io li leggevo dal 2013 e apprezzavo molto il sito; mica si poteva sapere dove sarebbero andati a parare.

                  @exdc

                  Ma d’altra parte è un’apologeta, non è mica tenuta a muoversi con quella cautela e prudente scetticismo che deve caratterizzare il lavoro dello storico nell’esame di TUTTE le fonti……..!

                  Sulla scientificità della Pellicciari non ho da commentare, avendo letto solo alcuni suoi articoli. Commento invece sul tuo commento: non è così. Un apologeta mica è un propagandista politico che deve convincere con qualsiasi mezzo gli elettori a votare un partito come durante una campagna elettorale. Invece è uno che studia la realtà oggettiva e la divulga. Ovviamente può anche sbagliare, certe cose stanno nel dominio delle opinioni, altre probabilmente non verranno mai risolte definitivamente, ma di principio il suo metodo deve essere rigoroso.

                  1. exdemocristianononpentito

                    Certamente l’apologeta si sforza più del propagandista di essere obiettivo, ma è nella cernita delle fonti, sulla valutazione della loro attendibilità che parte svantaggiato, né potrebbe essere altrimenti, perché il risultato della sua ricerca NON gli è indifferente, come invece, “di regola”, dovrebbe essere per uno storico, il quale, in quanto “scienziato”, non si scompone se l’esito della sua ricerca evidenzia la ragione di tizio invece che quella di Caio.
                    Sarebbe bello poter affrontare queste problematiche, soprattutto quelle inerenti gli aspeti dottrinali del protestantesimo, e mi auguro che, prima o poi, capiti un bel thread “specifico”.

                    1. … perché il risultato della sua ricerca NON gli è indifferente, come invece, “di regola”, dovrebbe essere per uno storico, il quale, in quanto “scienziato”, non si scompone se l’esito della sua ricerca evidenzia la ragione di tizio invece che quella di Caio.

                      L’apologeta non “cerca” la verità, perché la conosce già per fede. Il lavoro dell’apologeta non è quello di scoprire su che strada viene indirizzato dalla sua ricerca, ma è quello di presentare la verità in modo comprensibile agli altri e di confutare le menzogne. Non ha bisogno di procedere in modo parziale nel suo lavoro, perché nella Verità è tutto naturalmente ordinato e concorde. Dal discorso rimangono fuori, come dicevo prima, le questioni che ricadono nelle legittime opinioni diverse, che non contrastano con la Verità.

                    2. exdemocristianononpentito

                      quando l’apologeta opera nel campo della teologia e dell’esegesi biblica, il tuo discorso è cattolicamente condivisibile, ma quando opera in campo storico, no!
                      Le colpe e i torti della Chiesa come entità poltica e le ragioni della contraporte sono ragioni e torti di uomini, non dogmi di fede. La verità negli eventi umani svoltisi con metodi e per motivazioni politiche non appartiene alla Verità rivelata. L’apologeta quando si occupa di storia è, in un certo senso, “incompetente per territorio” a farlo.

                    3. Luigi

                      “non si scompone se l’esito della sua ricerca evidenzia la ragione di tizio invece che quella di Caio”

                      No, non si scompone.

                      Si limita a mettersi d’accordo con i colleghi, per nascondere le prove che contrastano con la loro visione del mondo (rectius: con la visione del mondo di chi li finanzia).
                      Qualora necessario, provvedendo a costruirne di false che invece avallino le loro menzogne.
                      Tutto ciò accade in ogni ambito, ripetutamente, dalla biologia alla medicina all’agronomia alla storiografia.

                      Ma se – con raro senso di coerenza e onestà intellettuale – lo studioso di turno proseguisse sulla strada della verità, ecco che arriva la morte civile. diretta o indiretta.
                      Né potrebbe essere altrimenti, datosi che la scienza moderna nasce come ribellione, del tutto sequenziale a quella primigenia del Paradiso terrestre e a quella del Porcus Saxoniae, ieri celebrato a reti unificate.

                      Grazie al Cielo, oggi è la festa di Ognissanti!

                      Ciao.
                      Luigi

                  2. exdemocristianononpentito

                    Caro Luigi, la mia risposta a Fabrizio sull’incompetenza territoriale degli apologeti in materia di storia supera la tua obiezione, che è semplicemnte un’accusa di disonestà. E, per espreinza per le accuse di disonestà sono facilmente reversibili.

                  1. Eravamo allora almeno in tre a pascolare su quei lidi (sebbene io avessi all’epoca un nickname diverso, che spesso uso ancora). Comunque sia, quello scambio di battute è stato particolarmente delirante: uno rileva le criticità e le fragilità (teologiche, liturgiche e dottrinali) di questo pontificato, quindi per logica conseguenza sarebbe un lefebvriano? Meno male che me lo sono perso quello scambio di battute, e meno male che UCCR sembra essere finalmente sparito dalla circolazione. Pure troppo è durato.

                    Detto questo, per tornare in tema con l’articolo, il problema è che la prima iconoclastia è stata in seno alla Chiesa, e la causa (scusatemi se adesso, per la sensibilità di qualcuno, sembro un “lefebvriano” o un “bieco tradizionalista”) è da ricercarsi nel delirio ideologico post-Sessantotto e post-Concilio Vaticano II. Non che il Vaticano II avesse gettato certi germi, beninteso; ma la malafede di alcuni nel leggere ed applicare i documenti conciliari è palese ed innegabile. Se quei documenti fossero stati letti come si è sempre fatto, cioè alla luce di un insegnamento perenne pressoché millenario, non ci sarebbe stato alcuno sconvolgimento: alcune piccole correzioni della liturgia (che è il cuore della vita del cattolico, e che quindi è bene toccare il meno possibile), e fine. Invece, abbiamo assistito all’imposizione d’imperio di un nuovo rito, profondamente influenzato dall’archeologismo pure. Sono stati eliminati, o eliminati, tutta una serie di segni di grande impatto e significato: la preghiera, popolo e celebrante, verso Oriente, verso Cristo Sole che sorge, verso la Gerusalemme celeste; il silenzio nella liturgia; il passare molto tempo in ginocchio, atteggiamento naturale dell’uomo verso il suo Signore; la Consacrazione pronunciata sottovoce per il timore reverenziale nei confronti di sì grande mistero; i baci liturgici all’oggetto ed alla mano del celebrante, dato che in quel momento non è un presentatore che intrattiene una platea ma è un ministro di Dio che agisce in persona Christi; la Comunione rigorosamente in ginocchio e sulla lingua, alla balaustra, con la tovaglia ed il piattino, a simboleggiare la Presenza Reale del Salvatore nell’ostia consacrata in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Tutto sparito, cancellato o limitato; e, ovviamente, all’iconoclastia liturgica seguì prima quella dell’edificio chiesa, con bellissime ed antiche balaustre e pulpiti brutalmente vandalizzati ed estirpati, con il mettere orrendi altare coram populo dinanzi ad antichi altari consacrati coram Deo, con la costruzione di edifici sacri (e scrivere questo aggettivo mi ripugnerebbe, se comunque lì dentro non vi fosse celebrato il Santo Sacrificio dell’altare) multifunzionali che sembrano scuole, spa, capannoni, anfiteatri. Ora siamo alla fase dell’iconoclastia, nella Chiesa, dottrinale e morale infine; anche da questo procede l’arroganza dei nemici di Dio, come insegna San Bernardo da Chiaravalle.

                  2. Kosmo

                    @Fabrizio Giudici: infatti, il termine che hai usato, “trinariciuti”, mi è sembrato perfetto per quelli lì.

                    1. Beatrice

                      Anch’io una volta commentavo su UCCR, ma poi a un certo punto ho smesso sia per mancanza di tempo sia per il livello che spesso raggiungevano le conversazioni con insulti e attacchi ad personam senza mai entrare nel merito della discussione. Comunque il loro problema è proprio il clericalismo ottuso che arriva a negare fatti evidenti pur di non criticare i vertici ecclesiastici di oggi ma anche di ieri (ho letto per esempio un articolo in cui negavano la persecuzione che Padre Pio ha dovuto subire da parte dei superiori, cosa questa risaputa da tutti, così come è risaputa la persecuzione patita da molti altri Santi in seno alla Chiesa stessa, si pensi a Don Bosco, Giovanni della Croce e Teresa D’Avila).

        2. Luigi

          “balle. nel libro ,come negli altri, sono riportati documenti e citazioni”

          Sì, ma sai come funziona: storico è chi dà ragione al Partito, non chi lavora in “scienza e coscienza”.

          Ciao.
          Luigi

        3. exdemocristianononpentito

          Le parole grosse erano molto in uso a quei tempi, da una parte come dall’altra. In tutti gli scritti della Pellicciari si puro sempre riscontrare una cernita nella scelta dei riferimenti e delle fonti, di una parzialita’ unica. Quando da’ qualcosa per certo, si scopre, analizzando la fonte, che essa trae origine, come minimo, da un documento dubbio e/o controverso. ………..
          Ma d’altra parte è un’apologeta, non è mica tenuta a muoversi con quella cautela e prudente scetticismo che deve caratterizzare il lavoro dello storico nell’esame di TUTTE le fonti……..!
          Che i principi tedeschi (e non solo loro) erano mossi da motivazioni economiche all’adesione alla riforma, è cosa risaputa: la Pellicciari riporta semplicemente un fatto notorio: nulla di nuovo.
          Un uomo d medioevo, quale Lutero era, poteva parlare della libertà come facoltà di essere arbitro ossia padrone delle proprie azioni (come aveva detto l’Aquinate) ma nel contempo che si doveva essere subordinati ad un’autodifesa stabilita da Dio, quale quella dei principi.
          A Frankenhausen i contadinicontadini vennero sconfitti da una coalizione cattolico luterana.
          In quanto agli aspetti scritturali e teologici della dottrina di Lutero, ci vorrebbe un trhead specifico per approfondire. Poi dovrei rileggermi qualcosa in merito, perché tanta roba mi è passata di mente. Quindi, su quelli, non ti contesto.

          1. exdemocristianononpentito

            Autodifesa stabilita da Dio= autorità stabilita da Dio
            (Accidenti al completamento automatico!)

  2. ….Immagino quindi che tu abbia già programmato che da anziano ti ritirerai in salotto subito dopo cena a recitare il Santo Rosario senza mai vedere la TV e men che meno andare su internet !

    TUTTO SOMMATO, NON SAREBBE UNA CATTIVA IDEA… 😆🏁

  3. @exdc Le colpe e i torti della Chiesa come entità poltica e le ragioni della contraporte sono ragioni e torti di uomini, non dogmi di fede.

    Questo l’ho già scritto sopra: “Dal discorso rimangono fuori […] le questioni che ricadono nelle legittime opinioni diverse, che non contrastano con la Verità.”.

    Ma tu continui a sostenere una tesi non corretta. Dal tuo discorso pare che l’apologeta (cattolico) sia uno storico di “serie B”, perché è inevitabilmente soggetto ad un – chiamiamolo così – pregiudizio di fede. Ma dovremmo berci che solo i cattolici hanno un pregiudizio? Il termine “apologeta” lo usiamo in ambito cattolico, ma forzandolo un po’ possiamo parlare di apologeti marxisti, liberisti, massoni… Perché devo pensare che loro sono più facilmente “obiettivi” e non hanno mire ideologiche? Quanti storici del cazzo hanno magnificato il marxismo, per finire svergognati dopo pochi decenni per aver descritto cose fuori dalla realtà?

    Non esiste lo scienziato perfetto come tu dici. E non è solo un mio sospetto: è quello che dice l’epistemologia (p.es. i lavori di Kuhn e Lakatos, che oltretutto si riferiscono alle scienze dure; figuriamoci a quelle non dure).

    1. exdemocristianononpentito

      No, no qualunque apologeta di qiualunque parte può incorrere in errori e pregiudizi analoghi a quelli della Pellicciari. Il solo sistema è che lo storico e lo scienziato, durante il loro lavoro di ricerca_ mettano momentaneamente da parte le loro convinzioni religiose e politiche ed operino freddamente e spassionatamente, come un PC. Poi, una volta evidenziati, senza riserve mentali, circostanze e cause di un determinato evento storico si possono riprendere le proprie convinzioni e dare, DOPO, un giudizio morale.
      Naturalmente, come in tutte le cose umane, si tratta di un obiettivo raggiungibile solo per approssimazione. È chiaro.

    2. exdemocristianononpentito

      Per intenderci bene: Cardini ci si avvicina al ricercatore ideale che ho descritto: è un cattolico ed è anche un buon storico; idem dicasi per il compianto Scoppola. Altro che serie B!
      E’ una questione di professionalità e di imparzialità nell’attività di ricerca, non di fede religiosa, essere un buon storico o un buon scienziato.
      La Pellicciari purtroppo a quel livello non c’è. Non voglio offendere la persona: sto solo valutando la sua produzione “storiografica”

  4. Beatrice

    @ Exdc

    Nel romanzo “Il senso di una fine” di Julian Barnes c’è una scena che si svolge in una classe liceale, dove il professore sta discutendo con gli alunni sulle cause della Prima Guerra Mondiale, a un certo punto interviene Adrian, da tutti considerato un genio, che dà una risposta fuori dal comune tale da lasciare a bocca aperta persino l’insegnante. Ora, non mi interessa riportare tutto il lungo discorso, vorrei solo citare le ultime frasi perché c’entrano col discorso che intendo fare, Adrian conclude così il suo intervento:

    «È uno dei problemi cruciali della storia, giusto, signore? La questione dell’interpretazione soggettiva in conflitto con quella oggettiva, il fatto che dobbiamo conoscere la storia di scrive la storia, se vogliamo comprendere la versione degli eventi che ci viene proposta.»

    Uno storico non si può limitare ad un’elencazione neutra dei fatti, ma deve darne anche una sua personale interpretazione che ovviamente sarà influenzata dalle proprie convinzioni politiche e religiose. Credere che una tale evenienza riguardi soltanto gli studiosi cattolici, mentre risparmi tutti gli altri è alquanto ingenuo oltre che completamente fuori dalla realtà. Da che mondo è mondo tutti sanno che la storia la scrivono i vincitori e che tramandare certi fatti secondo una precisa narrazione è funzionale alla perpetuazione di una determinata visione della vita particolarmente cara ai governanti di turno. Quindi no, non è vero che, al di fuori del mondo cattolico, la ricerca storica sia improntata alla più ferrea obiettività dei fatti e che ad essa si attenga anche a costo di andare contro il comune sentire o di mettere in crisi credenze storiche che si credevano consolidate e certe. Una prova di ciò che affermo è quanto accaduto allo storico francese Reynald Secher quando decise di indagare a fondo su quel controverso periodo che furono le guerre di Vandea, cito da Wikipedia:

    «nel 1983 Reynald Secher termina il dottorato di terzo ciclo in scienze storiche e politiche alla Sorbona di Parigi, con una tesi dal titolo “La Chapelle-Basse-Mer, village vendéen. Révolution et contre-révolution”. Lo studio analizzava la situazione prima e dopo l’insurrezione, a livello culturale, politico, sociale, economico e religioso, di questo piccolo comune vandeano, La Chapelle-Basse-Mer, che durante le guerre di Vandea giocò un ruolo importante in quanto faceva da crocevia tra la “Vandea Militare” e la Bretagna.
    I professori con i quali discusse la sua tesi, in particolare Jean Meyer (relatore della tesi) e Pierre Chaunu, gli consigliarono di estendere i suoi studi dal piccolo villaggio a tutta la prima e seconda guerra di Vandea. Così nel 1985, per il suo “dottorato di Stato” in scienze umanistiche, discusse, con gli stessi professori, una tesi dal titolo “Contribution à l’étude du génocide franco-français: la Vendée-Vengé”, che l’anno successivo verrà pubblicata con il titolo: “Le génocide franco-français: la Vendée-Vengé.
    Per formulare la sua tesi, Secher analizzò documenti privati come memorie e lettere dei protagonisti della guerra e documenti pubblici conservati negli archivi diocesani e parrocchiali, nei municipi, nei dipartimenti e negli archivi militari della fortezza di Vincennes (vicino Parigi). Il libro di Babeuf sta alla base della tesi del genocidio: nonostante la Convenzione avesse ordinato di distruggere tutte le copie del libro, Secher ne trovò una delle otto ancora esistenti nell’ex-Urss (dove i libri di Babeuf erano abbastanza diffusi, perché è considerato il “padre del comunismo”). Dopo la pubblicazione della sua tesi, Secher decise di ripubblicare anche il libro di Babeuf, che riteneva una delle fonti più importanti del suo lavoro.
    Il “genocidio vandeano” sarebbe quindi avvenuto nel periodo che va dal novembre 1793 all’aprile 1794, durante il quale non ci furono scontri militari in quanto l’armata vandeana era stata sconfitta in seguito al Virée de Galerne. Le vittime della repressione non furono soltanto gli insorti superstiti, ma anche e principalmente i civili che abitavano nella “Vandea Militare”. La Convenzione aveva infatti esplicitamente stabilito, in diversi provvedimenti e decreti, di sterminare gli abitanti della Vandea indipendentemente dalla loro partecipazione all’insurrezione, non distinguendo quindi tra combattenti e civili, tra cui donne e bambini e nemmeno tra controrivoluzionari e rivoluzionari.
    La tesi di Secher fece molto discutere sia all’interno dell’università sia fuori, soprattutto perché venne pubblicata alla vigilia del bicentenario della Rivoluzione francese. Secher affermò di aver incontrato difficoltà e ostruzioni anche durante la redazione della tesi (gli venne ad esempio negato l’accesso ad alcuni documenti e archivi statali). Una settimana prima della discussione della tesi poi, uno dei componenti la commissione di esame, Pierre Chaunu, diffuse ai giornali la notizia secondo cui un dottorando era riuscito a dimostrare scientificamente che in Vandea si era compiuto un genocidio. Secher in quella stessa settimana subì un’effrazione nel suo appartamento di Rennes, nel corso della quale gli vennero sottratte tutte le copie della tesi (tranne gli originali che aveva già depositato all’università). Un funzionario del ministero dell’educazione gli chiese di non discutere la tesi che altrimenti avrebbe infangato la storia della Francia. La conseguenza di ciò, fu che Secher venne sollevato dall’insegnamento pubblico, nelle scuole superiori e nelle università e gli venne impedito di presentarsi in altri concorsi pubblici. Rimase quindi disoccupato per quasi due anni, prima di venire assunto da alcune scuole private.»

    https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_di_Vandea

    1. exdemocristianononpentito

      nei miei 2 post di ieri 13:57 e 16:44 ho risposto alle sue obiezioni, Beatrice. Ribadisco comunque che non sono così ingenuo dal credere che “apologetica storica” la facciano solo i cattolici. Di gente parziale e faziosa ce n’è a bizzeffe e da tutte le parti: non c’è da preoccuparsi per questo!

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