23 chiamate per abortire. Non era vero.

di Costanza Miriano

Era tutto falso. Purtroppo non è vero che non sia facilissimo abortire. Non è vero che ci siano troppi obiettori di coscienza. Un’inchiesta della magistratura ha ristabilito la verità.
Ricordate quella donna veneta di 41 anni, a cui i giornali avevano dato il nome di Giulia buttandosi a pesce sulla sua vicenda, raccontando che siccome “non intendeva inoltrarsi lungo il sentiero della gravidanza” (leggi: voleva uccidere il bambino che aveva in grembo) e non aveva trovato posto in numerosi ospedali era stata costretta a un calvario di 23 tentativi a vuoto prima di trovare un medico che la facesse abortire? Ricordate come tutti i media ci si erano buttati a pesce, rinnovando la bufala dell’obiezione di coscienza, per appoggiare il presidente della Regione Lazio che al San Camillo aveva indetto un bando per medici ginecologi riservato ai non obiettori, bando di dubbia costituzionalità?
Bene, anzi male. Era tutto falso.
Adesso Massimo Gramellini, il Corriere della Sera, la redazione di Uno mattina, il Fatto Quotidiano, Repubblica, tutti i tg che hanno dato risalto alla bufala senza prendersi la briga di verificarla chiedano scusa in ginocchio, o diano a un’ampia rettifica lo spazio che hanno dato alla falsa notizia, oppure siano radiati da tutti gli albi del pianeta. Massimo Gramellini in particolare, visto che è il firmone del Corrierone e che ci ha scritto un pezzo caramelloso, ne scriva uno altrettanto lacrimevole e pieno di buoni sentimenti in difesa del bambino che è stato ucciso rapidamente e, temo, in barba alla legge che prevede che lo Stato tenti tutte le vie per evitare che una donna decida per la morte di suo figlio. I magistrati che hanno indagato sulla denuncia della Cgil, il procuratore aggiunto Valeria Sanzari e il comandante dei nas Marco Passarelli hanno concluso che le tante telefonate la donna le ha fatte in preda a “uno stato di ansia”, e che nessun ospedale l’ha respinta, nessuno le ha negato l’aborto. Ha fatto la visita una settimana dopo la chiamata, e ha abortito tre settimane dopo, nel pieno rispetto dei termini della 194.
Adesso i media del pensiero unico siano onesti una volta tanto. Facciano un’indagine seria e senza preconcetti. Onestamente. Trovino una donna in Italia, una sola, che voleva abortire e non ha potuto farlo. Se non la trovano – non la troveranno, è certo – scrivano a caratteri cubitali che in Italia NON c’è un’emergenza aborto, che non ci sono troppi obiettori, che l’obiezione è un diritto sacrosanto e inviolabile, che la 194 garantisce alle donne la piena autodeterminazione, che purtroppo non la garantisce ai padri dei bambini né tanto meno ai bambini, che non è applicata nella parte fondamentale, scritta all’articolo 1, che prevede che l’aborto sia l’extrema ratio dopo che si siano provate tutte le strade per evitarlo. A questa Giulia in stato di ansia qualcuno ha detto che le sarebbe stato vicino nel tirar su il suo bambino? Se c’erano problemi economici, o di orari di lavoro, qualcuno le ha detto che questo bambino sarebbe stato un bene, che tutti tifavamo per lei? Qualcuno ha provato a calmare la sua ansia, a dirle che poteva anche lasciare il suo bambino in ospedale dopo nato, che qualcuno sarebbe stato infinitamente felice di poterlo adottare, se proprio lei non ce l’avesse fatta, neanche stringendolo fra le braccia? Qualcuno si scandalizza per questo, per le bugie gridate ai quattro venti, e le verità nascoste nelle brevi?

leggi anche Due o tre cosette da ricordare a Gramellini sulla 194

95 pensieri su “23 chiamate per abortire. Non era vero.

  1. Luigi

    “Purtroppo non è vero che non sia facilissimo abortire”

    Infatti sarebbe stato mille volte meglio che la notizia fosse vera. Che davvero il bambino, in qualche modo, fosse nato.
    Così non è stato.

    Ciao.
    Luigi

    1. Vero Luigi…

      Non di meno credo nessuno potrà togliergli la vita vera e piena che attende agli innocenti e coloro ai quali Cristo usa Misericordia: la Vita Eterna!

      1. procopio

        Vero Bariom,
        non di meno, guai a coloro che toccano gli innocenti. Meglio che non fossero mai nati. Non c’e’ Misericordia senza Giustizia.

        1. Già, ma dovessi scegliere tra le due cose, cosa smuove per prima la mia gratitudine e benedizione a Dio, sceglierei certo la prima…

          1. Fabrizio Giudici

            Ma non esisterebbe la Misericordia senza la Giustizia. Perché intanto tutti gli attributi divini sono inseparabili; esistono solo per la nostra incapacità di comprendere l’essenza di Dio, così lo “analizziamo” in attributi separati. In secondo luogo non si parlerebbe di Misericordia se non ci fossero problemi di Giustizia.

            Per questo ringraziamo Dio semplicemente perché esiste ed è benigno nei nostri confronti di creature.

            1. Io non ho detto che vanno separati.

              Ho fatto una considerazione del tutto personale che non modifica per nulla ciò che esiste o non esisterebbe, nè tanto meno il fatto che ringrazio Dio più che per esistere, per il fatto di avere avuto la Misericordia di essersi a me rivelato e continuare ad amarmi (con Misericordia e Giustizia – dove la prima, nei mie confronti, è certamente superiore alla seconda).

              1. Fabrizio Giudici

                “Io non ho detto che vanno separati.”

                Ricordo bene che il discorso dell’unità di tutte gli attributi lo facesti anche tu, mesi fa. Tuttavia non ha nessun senso dire che un attributo è “maggiore” del secondo, essendo entrambi perfetti. È vero che questo viene spesso ripetuto (“Dio più misericordioso che giusto”), ma è un modo per sottolineare che la giustizia divina non è come quella umana.

                Inoltre non avrebbe senso parlare di misericordia se non si facesse presente che è la giustizia di Dio ad essere stata offesa dal peccato originale, per cui abbiamo bisogno di essere perdonati.

                Su queste cose bisogna essere pignoli perché i Vincent Vega impazzano (e infatti vedo che ha impazzato). Non vado oltre, perché vedo che più sotto Alessandro ha già risposto meglio di come avrei fatto io. Aggiungo solo un paio di considerazioni, sulle derive eretiche che si rischiano se non si è pignoli (chiedendo ad Alessandro di correggere o confermare).

                Per esempio: ma se Dio è onnipotente e misericordioso, perché ha lasciato che grandi tragedie, tanto per dire la “solita” seconda guerra mondiale, si compissero? Avrebbe potuto far morire i malvagi, oppure semplicemente fatto fallire i loro prima che venissero portassero a compimento (questo non avrebbe intaccato la loro libertà: un Hitler rimane libero di compiere il male, ma la sua libertà non implica che l’intenzione maligna debba avere successo su scala planetaria). Oppure: se è tanto misericordioso, perché impone la purificazione delle anime in Purgatorio? Non potrebbe soprassedere? Tanto sono destinate al Paradiso. Sono domande tipiche, basate su quella filosofia sofista a cui accennava exdc, fatta apposta per insinuare dubbi sull’onnipotenza di Dio, o la sua benignità, oppure l’esistenza del Purgatorio, oppure banalmente a sostenere la predestinazione; o la stessa esistenza di Dio, per via del “male nel mondo”.

                In realtà il problema è che si ha un’idea distorta di Dio e della sua giustizia: come se fosse un governatore umano che può decidere quel che vuole e cambiare idea “misericordiosamente” di giorno in giorno; un Pilato che ha il potere arbitrario di rimandare un condannato in libertà a suo capriccio, magari un Pilato misericordioso e non menefreghista.

                Si capisce meglio la questione proprio se si ragiona sulla giustizia di Dio, offesa dal peccato, giustizia che prevede un riscatto del debito contratto; giustizia che non può cambiare dal passato al futuro della Storia, perché Dio è immutabile. Il concetto di riscatto che va pagato sta anche al centro del Sacrificio in Croce di Gesù: infatti se non fosse importante considerare la giustizia divina, non si capirebbe perché Dio misericordioso ci ha redento mediante la Morte e Resurrezione di suo Figlio. Non poteva perdonarci e basta (ovvio, previa nostra richiesta di perdono e conversione)? Cristo non avrebbe potuto semplicemente venire per completare la Legge e darci l’esempio, terminando la sua vita terrena in modo incruento? Perché Dio Padre non ha allontanato il calice e Cristo ha dovuto patire in Croce e morire? Risposta: perché la giustizia di Dio richiede espiazione. E che espiazione richiedevano i nostri peccati. Dunque, non si può far passare in secondo piano la giustizia di Dio. Dio è stato misericordioso nei nostri confronti pagando Lui stesso, al posto nostro (cosa che d’altronde non saremmo stati in grado di fare). Ma non l’ha evitata, perché la sua giustizia la esigeva. Non ha neanche senso porsi la domanda “perché non ha cambiato le regole”, perché quella giustizia è parte integrante di Dio, e Dio non cambia. D’altronde proprio ragionando in questi termini sull’inevitabile giustizia divina si capisce la grandezza della sua misericordia, che ha mandato suo Figlio in Croce: non è una misericordia “gratuita”, ma a caro prezzo.

                Glissare sulla giustizia divina, facendola passare in secondo piano rispetto alla misericordia, vuol dire non comprendere in modo totalmente corretto Dio (s’intende, per come ci è possibile farlo) e arrivare inesorabilmente ad una delle conclusioni di Lutero o a qualche considerazione gnostica che contrappone Cristo a Dio Padre.

                1. “In realtà il problema è che si ha un’idea distorta di Dio e della sua giustizia: come se fosse un governatore umano che può decidere quel che vuole e cambiare idea “misericordiosamente” di giorno in giorno…”

                  Verissimo.

                  Come vero che al concetto di Giustizia (di Dio) si applicano troppo spesso parametri puramente umani.

                  E’ poi Giacomo (2, 13) a ricordarci:

                  «il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.»

                  Infine io credo che non si possa trasformare ogni singola affermazione di due parole in un trattato dogmatico.
                  Tu sei libero di farlo se credi… ma è un caso che queste dotte e estese puntualizzazioni debbano partire spesso come contestazione ad una mia singola frase?

                  Perché nello specifico mi troverei a dover ribadire pedantemente quanto ho scritto, dove se ho posto l’accento sulla Misericordia di Dio, è stato per sottolineare cosa muove la gratitudine del mio cuore verso Dio: per la Misericordia a me dimostrata perché “secondo giustizia”, avrei meritato ben altro!
                  Sono libero di fare tale affermazione o no?

                  O anche simile affermazione apre a apocalittici scenari eretici?

                  Se poi si ha la pretesa che chiunque nomini la Misericordia Divina debba sempre solo usare il binomio “Misericordia-Giustizia”, allora lo si pretenda anche da chi spesso nominala sola Giustizia.

                  1. Fabrizio Giudici

                    <i<Perché nello specifico mi troverei a dover ribadire pedantemente quanto ho scritto, dove se ho posto l’accento sulla Misericordia di Dio, è stato per sottolineare cosa muove la gratitudine del mio cuore verso Dio: per la Misericordia a me dimostrata perché “secondo giustizia”, avrei meritato ben altro!
                    Sono libero di fare tale affermazione o no?

                    O anche simile affermazione apre a apocalittici scenari eretici?

                    Risposta (in generale): mentre è vero che qui spesso discutiamo a coppie, o a volte a triple, è pur sempre una discussione pubblica. Quindi, quando si risponde a Tizio (o Tizio e Caio), non necessariamente le osservazioni sono fatte a Tizio e Caio. Perché ci sono migliaia di altre persone che leggono, e perché – come ho detto – ci sono i troll. Quindi, quelli che leggono non necessariamente interpretano una risposta di Tizio o Caio in modo corretto, secondo le intenzioni dello scrivente. P.es., uno legge la discussione, trova un intervento corretto nella prospettiva devozionale, ma subito dopo anche un pasticcio totale come quello di Vega; che però è abile a manipolare gli argomenti e a far sembrare di avere un fondamento. Il lettore casuale potrebbe dunque mettere le cose indebitamente insieme e pensare che si rinforzano a vicenda. Purtroppo va considerato anche il caos che viene sparso a piene mani anche da teologi, preti, vescovi, cardinali e papi. Questo è parte del contesto. Ecco perché su tali questioni ritengo che sia non solo opportuno, ma anche necessario ripetere sempre le cose con uno specifico livello di precisione; in particolare far vedere dove si arriva se non si precisano le premesse. Perché quelle conseguenze luterane o gnostiche non sono una mera ipotesi, ma sono presenti ovunque, in quello che si legge e si ascolta.

                    allora lo si pretenda anche da chi spesso nominala sola Giustizia.

                    Ovviamente sì, quando è necessario.

                  2. Beatrice

                    @ Bariom
                    Fabrizio ha ragione nel dire che si tenda troppo spesso (soprattutto negli ultimi tempi) a porre l’accento sulla Misericordia di Dio, tralasciando volutamente l’importanza della Sua Giustizia o peggio lasciando credere che tale Misericordia si trasformi in una sorta di lasciapassare per ogni tipo di peccato. Leggendo lo scambio dialettico tra te e Fabrizio mi sono venute in mente alcune parole dette da Gesù a Santa Brigida di Svezia, di cui sono venuta a conoscenza perché erano state lette da un frate carmelitano durante un’omelia:

                    «Io sono il Creatore di tutte le cose. Sono il Re della gloria e il Signore degli angeli. Ho creato un nobile campo in cui ho posto i miei eletti… Questo campo è la Chiesa militante che ho edificato con il sangue mio e dei miei santi; l’ho legata e congiunta con il mio amore ed ho posto al suo interno i miei eletti e i miei amici. Le sue fondamenta sono la fede, ossia credere che sono un giudice giusto e misericordioso. Ora le fondamenta sono state gettate poiché tutti credono in me e proclamano la mia misericordia; eppure quasi nessuno mi dichiara giudice giusto, né crede che io giudichi con giustizia. In realtà sarebbe iniquo il giudice che, mosso dalla misericordia, non punisse i cattivi, permettendo che opprimano sempre di più i giusti. Io, invece, sono un giudice giusto e misericordioso nel contempo; di conseguenza non lascio impunito il minimo peccato, né trascuro di ricompensare il minimo bene. Chi pecca senza timore, chi nega che io sia giusto e turba i miei amici, è entrato nella santa Chiesa attraverso la breccia delle mura, e rende infelici e inconsolabili quelli che mi amano, vomitando su di loro ogni genere di ingiuria, e tormentandoli come degli indemoniati. Se parlano di me, i miei amici vengono rifiutati e accusati di menzogna; alcuni di loro desiderano ardentemente dire o sentir parlare di cose buone, ma nessuno li ascolta né parla loro di cose giuste. Inoltre vengono pronunciate bestemmie contro di me, che sono Signore e Creatore; i miei nemici, infatti, dicono: ‘Non sappiamo se esiste un Dio; e se c’è, non ce ne curiamo’. Gettano per terra il vessillo della mia croce e lo calpestano, dicendo: ‘Perché ha sofferto? A cosa ci serve ciò? Siamo ben contenti se vuole soddisfare i nostri appetiti e i nostri desideri terreni, ma si tenga pure il suo regno e il suo cielo’. Io desidero entrare nei loro cuori, ma essi dicono: ‘Preferiamo morire piuttosto che abbandonare la nostra volontà’. Vedi, mia sposa, come sono fatti: io li ho creati e con una parola potrei eliminarli e distruggerli, eppure guarda come diventano superbi nei miei confronti. Ora, grazie alle preghiere di mia Madre e di tutti i santi, sono ancora misericordioso e paziente e voglio trasmettere loro le parole uscite dalla mia bocca e offrire loro la mia misericordia. Se desiderano riceverla, mi placherò e li amerò; diversamente farò sentire loro la mia giustizia, essi verranno umiliati pubblicamente davanti agli angeli e agli uomini e tutti li giudicheranno come dei ladroni». Libro I; 5

                    Qui è dove ho recuperato il testo del brano letto dal frate: http://www.preghiereagesuemaria.it/santiebeati/rivelazioni%20di%20santa%20brigida.htm

                    1. Beatrice

                      @ Bariom
                      «e perché lo dici a me??»

                      Per farti capire quanto sia importante parlare non solo di Misericordia, ma anche di Giustizia quando ci si riferisce a Dio. Ecco il perché delle varie puntualizzazioni di Fabrizio e di altri. Nel brano che ho riportato prima è Gesù stesso a lamentarsi con Santa Brigida del fatto che si richiami sempre e solo il suo essere misericordioso e non anche il suo essere giusto. Da un po’ di tempo si sta abusando della parola “misericordia” esattamente come si abusa della parola “amore”: se tutto è amore alla fine non lo è più niente, se io dico “ti amo” a cinquanta uomini diversi passando da un flirt all’altro come se niente fosse, quel “ti amo” perde inevitabilmente di valore. La misericordia non può mai essere sganciata dalla giustizia esattamente come l’amore non può mai essere sganciato dalla verità, pena la banalizzazione dell’una e dell’altro.

                    2. Ah ecco… Perché la tua impressione era che io non avessi ben compreso (o addirittura che abbia “strane idee” a riguardo) 😛

                    3. … e sei anche tu dell’idea che non si può nominare la parola Misericordia senza che sia immediatamente seguita da Giustizia.

                      (ovviamente io rilancio per equità, Giustizia subito seguita da Misericordia…)

                    4. Beatrice

                      Bariom, io non penso che tu abbia idee eterodosse riguardanti gli attributi di Dio, però capisco perché Fabrizio e altri ritengano necessario da un po’ di tempo a questa parte sottolineare anche la Giustizia di Dio unitamente alla Sua Misericordia, perché quest’ultima viene sempre più spesso utilizzata male da alcuni per giustificare il peccato. Se Gesù si lamentava ai tempi di Santa Brigida perché ci si riferiva a Lui solo come misericordioso, non oso immaginare cosa direbbe oggi!
                      La parola misericordia viene oggi talmente abusata da aver perso il suo significato originario, un po’ come è successo con la parola amore che è sulla bocca di tutti, i quali parlano però di un amore del tutto scollato dalla verità. Invece come ha giustamente ricordato Fabrizio si comprende appieno la Misericordia di Dio solo in riferimento alla Sua Giustizia, perché se non fosse stata offesa la Giustizia Divina dall’uomo col peccato, non avrebbe alcun senso parlare di Misericordia Divina nei suoi confronti.

                    5. @Beatrice, guarda che non mi devi rispiegare per la terza volta (tu o altri) quale sia lo scrupolo che muove te, Fabrizio o altri…

                      Io però ribadisco la libertà di ognuno – soprattutto quando parla di sé e della propria esperienza – di soffermarsi su qualunque degli attributi di Dio, senza doversi sentire obbligato a riassumerli tutti (o vedersi impartite lezioncine che vogliono richiamare questa o quella “dimenticanza”), anche perché se questa è la ratio, dovremmo aggiungere anche altro a Giusto e Misericordioso.

            2. Joe Frazier

              @Fabrizio Giudici

              Cerisisko quello che scrive, ma sta di fatto che, nella “pratica”, riguardo al destino dei singoli uomini, cambia radicalmente (tale destino) se Dio decide di abbondare più in Misericordia o in Giustizia.

              Ad esempio sappiamo che Dio dà a tutti, nessuno escluso, la Grazia sufficiente per non peccare. Però sappiamo anche che l’uomo rifiuta sempre la Grazia sufficiente per sua esclusiva colpa (parlo di esclusiva colpa perché la Grazia sufficiente da davvero il “potere” di non peccare, o di pentirsi se si è peccato), e se Dio non pre-muove la sua volontà a determinarsi liberamente e infallibilmente nel bene con la Grazia efficace, quest’uomo andrà all’inferno.

              La scelta di dare all’uomo la Grazia Efficace, con la quale egli osserverà i comandamenti, si pentirà se non li osserverà e morirà in stato di Grazia, nella perseveranza finale, ad esempio, discende solo dalla Misericordia divina. E la Grazia Efficace converte sempre il peccatore http://www.radiomaria.it/Data/Sites/1/extendedArchive/121/512/Domanda_a_Padre_Livio_-_Il_problema_della_salvezza.pdf

              Permettere invece che il peccatore rifiuti la Grazia sufficiente e muoia in peccato mortale, invece, avviene si per permissione di Dio, ma prima di tutto per le esigenze della Giustizia divina.

              Perciò chiunque di noi (io per primo) si danna, se Dio sceglie di usare la misura della Sua Giustizia. E i dannati esistono proprio oer questo, per mostrare la Sua Giustizia.

              Allo stesso tempo, chiunque di noi si salva se Dio sceglie di usare la misura della Misericordia, dandoci la Grazia efficace che converte.

              Con alcuni la Giustizia si manifesta in modo più abbondante della Misericordia (ed è per questo che esistono i dannati), con altri la Misericordia si manifesta in modo più abbondante della Giustizia (ed è per questo che esistono gli eletti, i salvati).

              Perciò, Fabrizio, sebbene sia impossibile decifrare totalmente il mistero dell’interazione e compenetrazione di Giustizia e Misericordia divina (perlomeno su questa terra), una cosa la sappiamo: il destino di un uomo cambia totalmente se Dio decide che la Misericordia, per quel detto uomo, abbia la preminenza sulla Giustizia.

              Ecco perché nella Coroncina della Divina Misericordia (la cito perché è appena passata la festa della divina misericordia, e soprattutto perché Gesù ha promesso la salvezza a chi ne è devoto) preghiamo “Per la Sua dolorosa Passione, abbi Misericordia di noi e del mondo intero”.

              Non preghiamo Dio di avere prima di tutto è innanzitutto Giustizia, bensì Misericordia, perché solo la Misericordia ci salva.

              1. Alessandro

                @ Joe Frazier, cioè Vincent Vega

                Hai detto un sacco di stupidaggini.

                Scrivi: “Con alcuni la Giustizia si manifesta in modo più abbondante della Misericordia (ed è per questo che esistono i dannati), con altri la Misericordia si manifesta in modo più abbondante della Giustizia (ed è per questo che esistono gli eletti, i salvati)… il destino di un uomo cambia totalmente se Dio decide che la Misericordia, per quel detto uomo, abbia la preminenza sulla Giustizia.”

                Il dio bislacco che hai in mente è un dio che arbitrariamente decide di trattare Tizio con giustizia preponderante sulla misericordia, sicché Tizio si danna, e invece Caio con misericordia preponderante sulla giustizia, sicché Caio si salva.
                Questo dio bislacco è palesemente un sadico che gioca sulla pelle delle persone, usando due pesi e due misure, dannando a caso qualcuno solo perché con qualcuno gli va di far prevalere la giustizia, e salvandone a caso qualcuno d’altro solo perché con questo fortunato gli va di far prevalere la sua misericordia.

                In realtà, in Dio misericordia perfetta e perfetta giustizia coincidono, sicché non ha nessun senso affermare che con qualcuno la giustizia di Dio prevalga sulla misericordia e viceversa.

                Le citazioni a capocchia di Tommaso che alleghi non suffragano in alcun modo la tua tesi strampalata e aberrante, come ognuno può constatare; sono solo messe lì a fare scena per trarre in inganno qualche sprovveduto che non legge la lenzuolata e si fa ingannare dal prestigio dell’autorità invocata.

                1. Alessandro

                  Sulla perfetta coincidenza in Dio di giustizia e misericordia si possono leggere queste parole di Benedetto XVI:

                  “La parabola del vangelo di Matteo (20,1-16) sui lavoratori chiamati a giornata nella vigna ci fa capire in cosa consiste questa differenza tra la giustizia umana e quella divina, perché rende esplicito il delicato rapporto tra giustizia e misericordia.

                  La parabola descrive un agricoltore che assume degli operai nella sua vigna. Lo fa però in diverse ore del giorno, così che qualcuno lavora tutto il giorno e qualcun altro solo un’ora. Al momento della consegna del compenso, il padrone suscita stupore e accende un dibattito tra gli operai. La questione riguarda la generosità – considerata dai presenti ingiustizia – del padrone della vigna, il quale decide di dare la stessa paga sia ai lavoratori del mattino, sia agli ultimi del pomeriggio. Nell’ottica umana questa decisione è un’autentica ingiustizia, nell’ottica di Dio un atto di bontà, perché la giustizia divina dà a ciascuno il suo e, inoltre, comprende la misericordia e il perdono.

                  Giustizia e misericordia, giustizia e carità, cardini della dottrina sociale della Chiesa, sono due realtà differenti soltanto per noi uomini, che distinguiamo attentamente un atto giusto da un atto d’amore. Giusto per noi è “ciò che è all’altro dovuto”, mentre misericordioso è ciò che è donato per bontà. E una cosa sembra escludere l’altra.

                  Ma per Dio non è così: in Lui giustizia e carità coincidono; non c’è un’azione giusta che non sia anche atto di misericordia e di perdono e, nello stesso tempo, non c’è un’azione misericordiosa che non sia perfettamente giusta.”

                  http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/speeches/2011/december/documents/hf_ben-xvi_spe_20111218_rebibbia.html

                  1. procopio

                    Dio non perdona colui che non vuol essere perdonato: chi non vuol comprendere la gravita’ dei propri peccati, non puo’ essere perdonato: questa e’ Giustizia, altrimenti e’ il dio bislacco.
                    Sia ben chiaro: la donna che abortisce, e’ colpevole in prima istanza, ma la comunita’ che la lascia sola o peggio l’aiuta a perpretare l’infanticidio e’ corresponsabile. In questo nostro periodo di individualismo, a mio avviso, ci dimentichiamo spesso del carattere sociale.

                    1. Luigi

                      “In questo nostro periodo di individualismo, a mio avviso, ci dimentichiamo spesso del carattere sociale”

                      Hai fatto bene a ricordarlo, considerato come l’obiezione “ma nessuno obbliga voi ad abortire!”, rivolta spesso ai non molti che ancora si oppongono al genocidio in corso, perda completamente di vista questo particolare.

                      Ciao.
                      Luigi

                2. Beatrice

                  @ Alessandro
                  Hai ragione a chiamare Joe Frazier “Vincent Vega”, dalle cose che dice e dal modo in cui le dice sembra proprio lui.

            3. Joe Frazier

              Tutto questo non è certo una mia invenzione. Enfasi mia in maiuscolo (non sapendo usare il grassetto su questo blog, perciò fate conto che sia grassetto) da questo link http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=3014

              “Per grazia sufficiente s’intende l’impulso che Dio dà per accogliere la grazia.
              Questa grazia sufficiente la dà a tutti, perché vuole salvare tutti e per tutti Cristo è morto sulla croce.
              Tuttavia QUANDO LA GRAZIA SUFFICIENTE È ACCOLTA, VIENE ACCOLTA PER UN ULTERIORE GRAZIA PER LA QUALE DIO AIUTA LA NOSTRA VOLONTÀ AD ACCOGLIERLA.
              Questa ulteriore grazia viene chiamata grazia efficace.
              Con questo s’intende dire che ANCHE IL SI CHE DIAMO ALLA GRAZIA DI DIO È GRAZIA DI DIO: “È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Fil 2,13).

              3. Per cui la grazia sufficiente, se non è accompagnata dalla grazia efficace, non è ancora sufficiente a salvare, a portare in grazia.
              Si dice sufficiente perché in essa c’è la volontà di Dio di accordarla al singolo, ma il singolo la rifiuta.
              Quando la grazia rimane solo sufficiente è perché viene bloccata dalla cattiva volontà dell’uomo che non la vuole ricevere.

              4. Se invece questa grazia sufficiente viene accolta lo si deve al fatto che l’uomo non ha messo ostacolo e ha lasciato che la grazia sufficiente diventasse anche efficace.
              Ma, come ho detto precedentemente, l’uomo non può accordare questo consenso se non per un’ulteriore grazia di Dio.

              Cito inoltre San Tommaso sulla riprovazione dei dannati

              “Dio riprova alcuni.
              Infatti abbiamo già detto [ a. 1 ] che la predestinazione è una parte della provvidenza.
              E si è anche dimostrato [ q. 22, a. 2, ad 2] che la provvidenza può ragionevolmente permettere qualche deficienza nelle cose ad essa sottoposte.
              Essendo quindi gli uomini indirizzati alla vita eterna dalla provvidenza divina, APPARTIENE AD ESSA IL PERMETTERE CHE ALCUNI MANCHINO DI RAGGIUNGERE QUESTO FINE.
              E ciò viene detto riprovare.
              Quindi, come la predestinazione è una parte della provvidenza relativamente a coloro che da Dio vengono ordinati alla salvezza eterna, COSÌ LA RIPROVAZIONE È UNA PARTE DELLA DIVINA PROVVIDENZA RISPETTO A COLORO CHE NON RAGGIUNGONO TALE FINE.
              Per cui la riprovazione NON DICE SOLTANTO PRESCIENZA, ma aggiunge concettualmente qualcosa, come si è già visto [ q. 22, a. 1, ad 3 ] per la provvidenza.
              Come infatti la predestinazione include la volontà di conferire la grazia e la gloria, così LA RIPROVAZIONE INCLUDE LA VOLONTÀ DI PERMETTERE CHE QUALCUNO CADA NELLA COLPA, E [ LA VOLONTÀ] DI INFLIGGERE LA PENA DELLA DANNAZIONE PER IL PECCATO” (Summa Teologics, I, 23,3)

              Perciò chi si danna si danna per propria colpa, chi si salva si salva per Grazia.

              E questo, cioè la gratuità della Misericordia divina, la quale viene prima dei meriti dell’uomo, visto che i meriti dell’uomo (necessari alla salvezza) sono innanzitutto doni di Dio (POICHÈ senza la Grazia Efficace menzionata sopra nessuno di noi osserverebbe i comandamenti nè morirebbe in stato di Grazia), è spiegata bene da San Tommaso anche in Summa Teologica, Capitolo 23, Articolo 5 (anche qui uso il maiuscolo al posto del grassetto):

              Se la previsione dei meriti sia la causa della predestinazione

              PARE che la previsione dei meriti sia la causa della predestinazione. Infatti: 1. Dice l‘Apostolo [Rm 8, 29]: «Quelli che da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati». E la Glossa [ord.] di S. Ambrogio, commentando le parole [Rm 9, 15]: «Userò misericordia con chi vorrò», dice: «Concederò la mia misericordia a colui che io prevedo che tornerà a me con tutto il cuore». Quindi la previsione dei meriti è la causa della predestinazione.2. La predestinazione divina essendo, come dice S. Agostino [De div. quaest. 1, 2], «un proposito di misericordia», include il divino volere, che non può essere irragionevole. Ma non vi può essere altra ragione della predestinazione all’infuori della previsione dei meriti. Quindi essa è la causa della predestinazione. 3. «In Dio», ci assicura l‘Apostolo [Rm 9, 14], «non c‘è ingiustizia.» Ora, PARE una cosa ingiusta dare a esseri uguali cose disuguali. Ma gli uomini sono tutti uguali, sia quanto alla natura sia quanto al peccato originale, e la loro disuguaglianza è soltanto rispetto al merito o al demerito delle loro azioni. Quindi Dio non prepara agli uomini un trattamento disuguale, predestinando e riprovando, se non a causa della previsione dei differenti meriti.

              IN CONTRARIO: Dice l‘Apostolo [Tt 3, 5]: «Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma secondo la sua misericordia». Ora, come ci ha salvati, così aveva predestinato di salvarci. NON È DUNQUE LA PREVISIONE DEI MERITI LA CAUSA DELLA PREDESTINAZIONE. Dimostrazione: La predestinazione include la volontà, come si è visto [aa. 3, 4]: perciò bisogna ricercare la ragione della predestinazione come si ricerca quella della volontà divina. Ma abbiamo detto [q. 19, a. 5] che non si può assegnare una causa alla volontà divina in quanto atto volitivo; gliela si può invece assegnare [se si considerano] gli oggetti della volizione, dato che Dio può volere una cosa a causa di un‘altra. Non c‘è stato dunque nessuno così insano di mente da dire che i meriti sono la causa della divina predestinazione dalla parte dell‘atto del predestinante. L’argomento invece è un‘altro, vale a dire se la predestinazione, nei suoi effetti, abbia una causa. È QUESTO È COME DOMANDARSI SE DIO ABBIA PREORDINATO DI DARE A UNO GLI EFFETTI DELLA PREDESTINAZIONE IN VISTA DEI SUOI MERITI. Ci furono dunque dei teologi i quali sostennero che gli effetti della predestinazione per alcuni furono prestabiliti a causa di meriti acquisiti in un’altra vita anterior. E tale fu l‘opinione di Origene [Peri Arch. 2, 9], il quale riteneva che le anime umane fossero state create all‘inizio tutte [insieme], e che secondo la diversità delle loro opere avrebbero sortito uno stato diverso in questo mondo, unite a dei corpi. Senonché TALE OPINIONE È ESCLUSA DALL’APOSTOLO [Rm 9, 11 s.], che [parlando di Esaù e di Giacobbe] dice: «Quando essi ancora non erano nati e nulla avevano fatto di bene o di male, NON IN BASE ALLE OPERE, MA ALLA VOLONTÀ DI COLUI CHE CHIAMA, FU DICHIARATO: IL MAGGIORE SARÀ SOTTOMESSO AL MINORE». Ci furono invece altri i quali opinarono che MOTIVO E CAUSA DEGLI EFFETTI DELLA PREDESTINAZIONE SAREBBERO I MERITI ACQUISITI IN QUESTA VITA.
              I PELAGIANI, infatti, sostennero che l‘inizio dell‘agire meritorio proviene da noi, il compimento invece da Dio. E COSÌ ACCADREBBE CHE GLI EFFETTI DELLA PREDESTINAZIONE SONO CONCESSI A UNO PIUTTOSTO CHE A UN ALTRO INQUANTOCHÉ IL PRIMO VI HA DATO INIZIO PREPARANDOSI, E L‘ALTRO NO. — Ma contro questa opinione stanno le parole dell‘Apostolo [2 Cor 3, 5]: «Non siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi». Ora, non è possibile trovare un principio [operativo] anteriore al pensiero. Quindi NON SI PUÒ AFFERMARE CHE IN NOI ESISTA QUELL‘INIZIO CHE SAREBBE CAUSA DEGLI EFFETTI DELLA PREDESTINAZIONE. Vi furono quindi altri i quali insegnarono che la causa della predestinazione sono i meriti che seguono l‘effetto della predestinazione, intendendo dire che Dio dà la grazia a qualcuno, e ha preordinato di dargliela, appunto perché ha previsto che se ne servirà bene: come se un re donasse a un soldato un cavallo sapendo che ne userà a dovere. — Ma costoro evidentemente distinsero ciò che viene dalla grazia da ciò che proviene dal libero arbitrio, come se un medesimo effetto non potesse derivare da entrambi. È chiaro infatti che quanto viene dalla grazia è un effetto della predestinazione: quindi non può essere considerato come causa della predestinazione, essendo incluso in essa. Se dunque qualche altra cosa, da parte nostra, è la ragione della predestinazione, questo qualcosa sarà estraneo all‘effetto della predestinazione. Ma non si può distinguere ciò che proviene dal libero arbitrio da ciò che proviene dalla predestinazione, come non si può mai distinguere ciò che deriva dalla causa seconda da ciò che deriva dalla causa prima: poiché la provvidenza, come è stato già detto [q. 22, a. 3], produce i suoi effetti mediante le operazioni delle cause seconde. Quindi ANCHE LE AZIONI COMPIUTE DAL LIBERO ARBITRIO DERIVANO DALLA PREDESTINAZIONE. E allora dobbiamo dire, concludendo, che possiamo considerare l‘effetto della predestinazione in due modi. Primo, in particolare. E sotto questo aspetto nulla impedisce che un effetto della predestinazione sia causa e ragione di un altro: cioè l‘ultimo può essere causa del primo come causa finale, e il primo può essere causa del secondo come causa meritoria, che corrisponde a [quel genere di causalità chiamato] disposizione della materia. Come quando diciamo, p. es., che Dio ha stabilito di dare a qualcuno la gloria a motivo dei suoi meriti, e che ha decretato di dargli la grazia perché si meritasse la gloria. — In un secondo modo si può considerare l‘effetto della predestinazione in generale. E allora è impossibile che tutti gli effetti della predestinazione, considerati nel loro insieme, abbiano una qualche causa da parte nostra. Poiché QUALSIASI COSA SI TROVI NELL‘UOMO CHE LO PORTA VERSO LA SALVEZZA È COMPRESA TOTALMENTE SOTTO L‘EFFETTO DELLA PREDESTINAZIONE, PERSINO LA PREPARAZIONE ALLA GRAZIA: infatti ciò non avviene se non mediante l‘aiuto divino, secondo le parole della Scrittura [Lam 5, 21]: «Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo». Tuttavia, considerata così nei suoi effetti, la predestinazione ha come causa la bontà divina, alla quale l‘effetto totale della predestinazione è ordinato come al suo fine, e dalla quale procede come dal suo primo principio motore.
              Analisi delle obiezioni:
              1. L‘uso previsto della grazia non è la causa della concessione di essa se non nell‘ordine della causa finale, come si è spiegato [nel corpo].
              2. La predestinazione considerata in generale ha per causa, nei suoi effetti, la stessa bontà divina. In particolare invece un effetto è causa dell‘altro, come si è spiegato [ib.].
              3. Dalla stessa bontà divina si può desumere la ragione della predestinazione di alcuni e della riprovazione di altri. Si dice infatti che Dio ha creato tutte le cose a motivo della sua bontà perché così la sua bontà fosse rappresentata in tutti gli esseri. Ma è necessario che la bontà divina, che in se stessa è una e semplice, sia rappresentata nelle cose sotto varie forme: infatti le cose create non possono raggiungere la semplicità divina. Quindi PER LA PERFEZIONE DELL‘UNIVERSO SI RICHIEDONO VARI GRADI NELLE COSE: ALCUNE DOVRANNO OCCUPARE UN POSTO ELEVATO NELL‘UNIVERSO E ALTRE UN LUOGO INFIMO. E perché si conservi questa multiforme varietà di gradi Dio permette che avvengano alcuni mali in modo che non siano impediti molti beni, come sopra abbiamo visto [q. 2, a. 3, ad 1; q. 22, a. 2]. Così dunque consideriamo ora tutto il genere umano alla stregua dell‘universo: Dio volle che tra gli uomini alcuni, da lui predestinati, rappresentassero la sua bontà sotto l‘aspetto della misericordia, e usò ad essi misericordia; [VOLLE INVECE] CHE ALTRI, DA LUI RIPROVATI, [RAPPRESENTASSERO LA SUA BONTÀ] SOTTO L‘ASPETTO DELLA GIUSTIZIA, E LI SOTTOPOSE ALLA PUNIZIONE. QUESTO È IL MOTIVO PER CUI DIO ELEGGE ALCUNI E RIPROVA ALTRI. E lo stesso Apostolo [Rm 9, 22 s.] assegnò una tale causa con le seguenti parole: «Dio, VOLENDO MANIFESTARE LA SUA IRA», CIOÈ LA GIUSTIZIA VENDICATIVA, «E FAR CONOSCERE LA SUA POTENZA, ha sopportato», cioè ha permesso, «con grande pazienza vasi di collera, già pronti per la perdizione, e questo per far riconoscere la ricchezza della sua gloria verso vasi di misericordia, da lui predisposti alla gloria». E in un altro luogo [2 Tm 2, 20] egli afferma: «In una casa grande non vi sono soltanto vasi d‘oro e d‘argento, ma anche di legno e di coccio; alcuni sono destinati a usi nobili, altri a usi più spregevoli». Ma CHE EGLI ELEGGA QUESTO ALLA GLORIA E RIPROVI QUELLO NON HA ALTRA CAUSA CHE LA DIVINA VOLONTÀ. Quindi Agostino [In Ioh. ev. tract. 26] dice: «SE NON VUOI ERRARE, NON VOLER GIUDICARE PERCHÉ ATTIRI A SÉ L‘UNO E NON ATTIRI L‘ALTRO». Come anche nella natura si può trovare la ragione per cui Dio, pur nell‘uniformità della materia prima, ha creato una parte di essa sotto la forma del fuoco e un‘altra sotto la forma della terra: perché cioè vi fosse varietà di specie nella natura. Ma perché questa parte della materia prima sia sotto la forma del fuoco e quell‘altra sotto la forma della terra dipende esclusivamente dalla volontà divina. Come dipende esclusivamente dalla volontà del muratore che una data pietra sia in questa parte della parete e una seconda da un‘altra parte; sebbene la regola dell‘arte richieda che alcune pietre siano collocate qua e altre là. Né per questo, tuttavia, Dio è ingiusto, pur riservando cose disuguali a esseri non disuguali. Ciò sarebbe infatti contro le norme della giustizia se l‘effetto della predestinazione fosse dato per debito e non per grazia; ma quando si tratta di cose che vengono date per grazia ciascuno può dare a suo piacimento a chi vuole, più o meno, senza pregiudizio della giustizia, purché a nessuno sottragga ciò che gli è dovuto. Ed è ciò che dice il padre di famiglia [della parabola evangelica] [Mt 20, 14 s.]: «Prendi il tuo, e va‘. Non posso fare delle mie cose ciò che voglio?».

              Spero di essere stato abbastanza esauriente. 🙂

              1. exdemocristianononpentito

                Mah! sarai stato esauriente, ma mi sembra che alla fin fine la predestinazione sia un “fatto” in base a tutto questo ragionamento. Mi sembra tutto uno sforzo intellettuale, sul filo del rasoio, che vuole conciliare elenti contraddittori.
                In pratica di dice, “pur dicendo di non voler dire”, che Dio predestina fin dall’inizio ma che, però, l’uomo è comunque responsabile, che Dio fa volutamente nascere uomini che destina alla perdizione, però la colpa è loro.

                Sarà, ma tutte queste sottili argomentazioni (peraltro note da secoli) che continuamente debbono barcamenarsi fra libero arbitrio e predestinazione, correggendo e precisando senza posa, non mi hanno mai convinto (“si” ma non troppo, “no” ma non troppo, “ni” non è proprio esatto, “forse” non si può dire, “qui” si cade nell’eresia X,, “qua” si cade nell’eresia opposta, ecc.: insomma, siamo lontani dal “si si”, “no no” del Cristo!)

                Al contrario mi convinco sempre di più che quando s. Paolo , nella lettera ai Colossesi dice di guardarsi dalla filosofia (senza specificare “questa” o “quella” filosofia) faccia un discorso in generale, per cui un cristiano forse farebbe bene ad astenersi da simili ragionamenti che possono portare per la loro stessa sottigliezza e difficoltà di comprensione a pericolose contraddizioni e antinomie.

                Meglio, secondo me, affidarsi con un robusto buon senso alle Scritture, alle Tradizioni più sicure e lasciare agli studiosi di filosofia le elucubrazioni suddette.

                1. Navigare necesse est

                  Misericordia e Giustizia (senz’altro astrattamente distinguibili, ma concretamente indissociabili in Dio), libero arbitrio e predestinazione (rovello di teologi e filosofi), il problema del male (assolutamente non degradabile a robetta per sofisti)… Acque profonde e non poco agitare, anche se la pirateria vegana non esita a spagaiarvi in giunche di vimini sommariamente intrecciati.

                  La speculazione teologico-filosofica su questi temi non è priva di senso (anche se in un blog, per quanto serio, non può arrivarne che qualche flebile eco). Mal condotta, però, porta allo smarrimento, e non alludo solo alle giunche di vimini, ma anche a certe ciclopiche navi da crociera, che finiscono per diventare mète in sé (come per qualche secolo è stata la riduzione del Cristianesimo ad aristotelo-tomismo).

  2. M. Cristina

    Costanza, manda questo tuo post come lettera al corriere…proviamo a vedere se la pubblicano…

  3. Ceci

    Grazie! Grazie mille! Questa è un’altra vicenda che ci fa capire quanto poco democratico sia questo mondo e quanta violenza e sopraffazione si nascondano in certe prese di posizione. x essere veramente democratici bisognerebbe amare la verità più di sé stessi…

  4. Fiorella

    Costanza, mettici anche la RSI – televisione della Svizzera italiana, che ha ripreso il servizio al telegiornale delle 20, paro paro…senza neanche la minima verifica

  5. Michela

    Grazie Costanza putroppo quello che scrivi é troppo vero nessuno scrive che la legge è disapplicata che vengono uccise delle persone nessuno, nessuno prende le difese dei bambini che avrebbero voluto nascere….nessun papà fratellino cuginetto zio zia amico chiede il risarcimento perché qualcuno oltre a contribuire a uccidere una vita lo ha privato di un figlio fratello cugino futuro amico ….. michela

  6. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa il malamente denominato “Coordinamento NonUnaDiMeno” che a Siena raccoglie firme perché il locale reparto di Ostetricia e Ginecologia è diretto da un “obiettore”.

    1. Fabio

      Bravo Giudici. Mi sembra un ottimo consiglio per chi ha pubblicamente dichiarato di farsi carico delle notizie false. C’e’ anche il morto. Ma qualcuno direbbe che forse non e’ morto nessuno perche’ non “era” ancora. Eppure l’Italia avrebbe grande bisogno di tutti questi bambini buttati, e meno bisogno di ideologie false e distruttive. Domani domenica della Misericordia.

  7. Anche senza andare a verificare la storiella, bastava guardare i dati ufficiali del Ministero della Salute. Dire che esista un’emergenza obiettori è ridicolo.
    Aggiungo che non capisco perché un intervento NON indispensabile e NON salvavita mi debba essere garantito sotto casa, pena indignazione globale, mentre se ho un cancro non importa a nessuno che io faccia chilometri per andare a curarmi, che so, a Milano.

    1. Enrico Turomar

      Ma anche solo se devi partorire: devi fare chilometri tu, attrezzare gli ospedali più piccoli e mantenervi il personale necessario costa troppo, soprattutto in relazione al valore che danno loro alla vita.

  8. Paolopesa

    Attendiamo (sperando di non giungere ad avere ragnatele ) correzione TOTALE e SCUSA TITANICO da parte dei suddetti solini della informazione sopra menzionati. Non si scherza con la vita né la si usa per evidenziare situazioni FALSE, ripeto FALSE. Sono molto indignato.. o non ci si può più indignare ? Bisogna fare sempre finta che la vita sia, non si sa dove ? Bisogna far finta che il cuore di un bimbo abortito non sia un cuore ma un file mp3 registrato ? Evviva LA MARCIA PER LA VITA DI ROMA in Maggio…spero riempiamo le vie di mezza Roma….

  9. Fabio

    Gramellini, saccente delle otto di sera, farebbe meglio ad andare a dormire invece di dire …..te. Ma deve fare cassetta per se e per la televisione. Uno che e’ troppo attento alla cassetta e alla propria fama, non resta lucido quando parla. Chieda scusa se si considera un giornalista serio.

  10. Cristina

    Concordo con gli altri commenti sopra. E’ molto importante dare risalto alla falsità della notizia (non perché sia confortante il fatto che fosse falsa, anzi…), ma per dimostrare che spesso c’è una precisa regia dietro le fake news, costruite ad arte per orientare l’opinione pubblica. Costanza, tu hai la “statura” per farlo: prova a scrivere a Gramellini!

    1. Enrico Turomar

      Esatto, chi propone e chi sostiene leggi luciferine usa tranquillamente mezzi illeciti per mandarle avanti. Non facciamoci illusioni che la notizia della bugia scoperta abbia lo stesso risalto della balla iniziale.

  11. Marina

    Ottimo articolo Costanza!
    Purtroppo quando l’ informazione è piegata alla ideologia le rettifiche in nome della verità sono un miraggio…..non vogliono che i loro lettori aprano gli occhi….

    Marina

  12. vale

    Mi pare che il problema vero sia l’attendibilità dell’informazione.( esclusa-naturaliter-la sciura miriano).
    Nessuno o pochi controlla più le fonti e l’attendibilità delle informazioni.
    È magari non sa neppure come fare.
    Ne avevamo accennato a proposito della finestra di overton.
    A poco a poco passano informazioni che non lo sono ,ma che modificano la percezione della realtà della maggior parte delle persone.
    A faccenda grossa è che se passa la futura legge sulle fake news boldrinesca una boiata del genere sarà verità ufficiale.

    Tempi duri ci attendono.

  13. Jeff M.

    Quando stamattina ho letto su corriere.it che Gramellini tornava sul caso di “Giulia” sono sobbalzato dallo stupore.
    “Incredibile – mi sono detto – Gramellini in fondo ha un po’ di onore, bisogna riconoscerglielo. Scusarsi pubblicamente per aver divulgato una bufala è un atto decisamente nobile”.
    Poi ho letto l’articolo, il suo (velenoso) “caffè” come lo chiama lui. E niente, devo dire che provo un mix strano di disgusto e incredulità. Per fortuna c’è la parte più superficiale di me che mi porta a sorridere divertito di fronte ai suoi contorcimenti mentali e verbali. Sembra un bambino beccato con le mani nel vasetto della nutella. “Non sono stato io! E comunque i cattivi sono sempre gli ultrà antiabortisti!”

    1. Navigare necesse est

      Incredibile – mi sono detto – Gramellini in fondo ha un po’ di onore

      Nel corteggio di inanità incarnate che ormai da un paio di decenni hanno assunto il totale controllo della comunicazione istituzionale la presenza dell’onore è un’impossibilità logica. Corollari del trionfo del trash.

    2. Fabrizio Giudici

      Ringrazio Jeff perché nella fogna di Gramellini generalmente manco entro, ma in questo caso valeva la pena.

      Questo infatti ha scritto oggi Gramellini:

      Ma, almeno stavolta, non si tratta di una tartina di bufala. Il giudice ha riconosciuto che l’aborto è avvenuto presso l’ospedale di Padova nei termini di legge. Ma non ha negato che Giulia, presa dal panico perché i giorni passavano e nulla succedeva, abbia chiamato altri ventitré ospedali e incassato altrettanti imbarazzati rifiuti. Era questa la ragione per cui la sua storia era finita in prima pagina. E per cui ci finisce anche oggi.

      Questo invece scrive il Post:

      Stando alle loro ricostruzioni, Giulia si era rivolta al consultorio per avviare l’IVG il 15 dicembre 2015, con una conseguente visita ginecologica presso l’Azienda ospedaliera di Padova fissata per il 23 dicembre. In seguito le era stata fissata l’IVG per il 12 gennaio 2016, sempre presso la medesima struttura. Probabilmente preoccupata dai tempi molto stretti per rimanere entro i 90 giorni previsti dalla legge, Giulia aveva iniziato a chiamare altri ospedali e cliniche, cercando di anticipare la data dell’intervento. Non aveva però trovato altre disponibilità e aveva quindi interrotto la gravidanza il 12 gennaio 2016, come da iniziale prenotazione.

      Negli articoli di inizio marzo si era parlato di “22 ospedali diversi”, prima di trovarne un 23esimo che praticasse l’IVG. I carabinieri hanno però ricostruito che le chiamate siano state 23, ma in molti casi indirizzate verso le stesse strutture sanitarie. In tutto sarebbero stati quindi una decina di ospedali.

      Quindi è totalmente falso che “nulla succedeva”, come dice Gramellini: evidentemente la signora ha avuto subito una risposta, e una visita già dopo otto giorni. Francamente, avendo avuto recentemente un picco di esperienze con ospedali per problemi dei miei familiari, col cavolo che in una struttura pubblica si ottiene una prestazione MENO DI UN MESE da quando è stata chiesta (e per di più con il periodo natalizio di mezzo). Visite collegate a patologie gravi, che mettono a repentaglio la vita, prevedono liste d’attesa molto più lunghe. In secondo luogo, i ventidue ospedali si sono già più che dimezzati.

      Si sentono fin da qui le unghie che scivolano sui vetri: la prossima volta mettetevi d’accordo meglio (detto questo, qualche barlume di onestà il Post l’ha dimostrata, tra mille imbarazzi e un po’ di cortina fumogena, riportando un certo numero di dettagli che Gramellini ha omesso).

  14. Sabino

    I discorsi umani che si fanno sulla giustizia e la misericordia, anche quando sono svolti da grandi teologi, sono sempre poco esaustivi. Dio ci trascende infinitamente e, se non fosse perche’ Egli si è’ rivelato, nulla potremo dire di Lui. Personalmente ho avuto la fortuna, o la Grazia, di leggere don Barsotti che ha parlato di questi argomenti con un taglio nel contempo antico e nuovo. Ripeterò’, male, ciò che lui ha detto molto bene, nella speranza che qualcuno degli interlocutori vada a leggere l’originale. Dio e’ il Santo e la sua santità, non può’ unirsi al male. L’uomo peccando si è’ separato e si separa da Lui. Per salvarci, cioe’ per consentire di vincere la separazione che ci ha allontanato da Lui , per farci cioe’ vivere la sua vita, Egli doveva restituirci quell’innocenza che ci permette di essere uniti a Lui . Incarnandosi il Verbo nella natura umana, l’uomo unito al Verbo, ha vissuto in un amore totale, come e’ quello di chi fa la volonta’ del Padre, amando gli uomini senza misura si’ da dare la vita per tutti, anche per i suoi nemici, per quelli che lo hanno condannato e per tutti quelli che lo avevano e lo avrebbero nel futuro offeso. Ha cosi’ riaperto il ponte tra l’l’uomo e Dio, tra l’uomo e la Santita’ di Dio Se ci uniamo a Cristo che nel suo amore immenso per noi è’ pronto ad accoglierci, ricevendo e vivendo il Battesimo, noi saremo salvi. Sapendo che il suo amore ci perdonera’ sempre se saremo veramente pentiti e decisi ad evitare il male. E così’ si capisce che giustizia e misericordia sono la stessa cosa, due nomi dell’amore di Dio per noi. Non possiamo percio’ pensare che il peccato sia una bagattella di poco conto e che dipende da noi, se vi preserviamo, La condanna, rifiutando l’amore di Dio che ci vuole santi come Lui ( siate perfetti come’ e’ perfetto il Padre mio). Per adesso termino , ma il discorso potrebbe essere ripreso e approfondito.

  15. Klaus B

    Concordo, l’articolo odierno di Gramellini è abominevole. Un personaggio da evitare a ogni costo e per questo abbondantemente foraggiato dalla televisione pubblica. Conferma che la povera donna si è stressata perché ha dovuto fare tutte quelle telefonate. Il concepito, invece, non ne ha potuta fare neanche una per non essere ucciso.

  16. Klaus B

    Disgusto sì, però, ma incredulità no. Anzi c’era da aspettarselo. Una tipica espressione del giornalista collettivo, come lo chiama Ferrara.

  17. Fabrizio Giudici

    “(ovviamente io rilancio per equità, Giustizia subito seguita da Misericordia…)”

    Il che ovviamente è corretto: infatti qui sopra si è scritto in due, anzi in tre, che i due concetti non sono separabili, quindi vale la cosa e la sua simmetrica.

    Ma l’enfasi deve essere commisurata all’errore che pervade l’aere: e oggi non ci sono giansenisti attorno e sul seggio di Pietro, ma l’opposto…

    1. “Ma l’enfasi deve essere commisurata all’errore che pervade l’aere…”

      Mah, dipende dall’enfasi, dall’aere e dalla pretesa che le proprie parole abbiano tanto peso da controbilanciare il supposto errore.

      Per il resto riprendo quanto più su risposto a Beatrice:
      Io però ribadisco la libertà di ognuno – soprattutto quando parla di sé e della propria esperienza – di soffermarsi su qualunque degli attributi di Dio, senza doversi sentire obbligato a riassumerli tutti, anche perché se questa è la ratio, dovremmo aggiungere anche altro a Giusto e Misericordioso.

      L’impressione è che alcuni abbiano sviluppato una sorta di “misericodifobia” (al termine mi auguro non al concetto), ma come l’esempio che Beatrice ha fatto sulla parola “amore”, se ne parliamo ad esempio qui o se il termine amore lo usi tu Fabrizio o Beatrice o chi sia, è forse necessario ogni volta che qualcun altro vi chieda di specificare di che amore si stia parlando?
      O vi riporti a scanso di equivoci il CCC o altro?

      1. Fabrizio Giudici

        Intanto la libertà non te la toglie nessuno, quindi pare una lamentela senza alcun fondamento. Neanche ti stiamo invitando a non scrivere certe cose, né ad essere più preciso. Ovviamente tu dici quello che vuoi nel modo che vuoi. Però, libertà per libertà, noi parimenti abbiamo la libertà di ritenere quando dover precisare le cose che vanno precisate.

        In secondo luogo, tu perseveri nel tentativo di ridurre tutto alla soggettività: non sono le “nostre” parole, ma il Magistero. O meglio, le parole sono le nostre, e sicuramente potrebbero essere anche più chiare, ma sono tutto sommato adeguate al contesto, non essendo questo – come tu spesso ripeti – un consesso di teologi. Che non siano le nostre parole è testimoniato da una pattuglia di cardinali, vescovi, prelati e teologi, che al Magistero sono rimasti fedeli, nonché da documenti e testi di papi defunti ed “emeriti”. Che se non li riportiamo, tu dici che è roba nostra, ma se li riportiamo dici che sono “lenzuolate”. Il che mi porta a pensare che certe tue critiche siano strumentali.

        Certo che è una “misericordifobia”, certo che è riferita all’uso distorto del termine e non al concetto reale, e certo che è proprio una fobia; fobia nel senso di timore, perché sappiamo bene quanto la cosa sia pericolosa per la salvezza delle anime. San Tommaso diceva che “la giustizia senza la misericordia è crudeltà; la misericordia senza la giustizia è madre della dissoluzione”.

        E abituatici, perché sarà sempre peggio: andrà avanti finché Francesco non correggerà il caos che ha causato, oppure finché il Padreterno provvederà in altri modi. Può anche essere una cosa lunga. Più passerà il tempo, più la situazione diventerà grave, più la contrasteremo in ogni modo lecito, opportuno e inopportuno.

        1. Io non riduco un bel nulla alla soggettività, né tanto meno lo faccio se viene citato il Magistero, quindi per favore dacci un taglio!

          Parlo di soggettività quando mi riferisco alla mia soggettività, così come ho fatto all’inizio di questa ridicola querelle (ridicola perché portata avanti sul nulla – sennò mi accusi subito di ritenere ridicolo il tema o il Catechismo o chissà che altro). Punto.

  18. Sabino

    Fabrizio Giudici. Va bene , ma eviterei L’ enfasi sulla giustizia, perché’ in qualche modo mette un’ombra sull’identita’ con la misericordia. Inoltre suggerisce l’idea che ci sia un qualcosa da pagare per ottenere la misericordia, mentre la verita, non sempre ben compresa da certa teologia tradizionale, e’ che L’uomo si è’ separato da Dio con il peccato e che da solo non riesce ad uscire dalla gabbia in cui si è’ messo e non e’ piu’ capace di aprirsi al perdono di Dio, che invece non solo non l’ha abbandonato’ ma “studia” in che modo, rispettandone la libertà’ e quindi la dignità’, puo’ riportarlo all’innocenza perduta e consentirgli di aprirsi a Lui per vivere la sua vita, essere suo figlio e quindi partecipe, per grazia, della sua natura. Proprio perché’ la concezione di don Barsotti esprime meglio il mistero di Dio e del suo rapporto con l’uomo è’ anche piu’ efficace a rispondere alle derive teologiche di questi tempi.

  19. Navigare necesse est

    Forse, chissà, l’attuale “misericordimania”, con le sue pastorali del perdono ad alto tasso di saccarosio, si è determinata in reazione alla “giustiziomania” di un non troppo lontano passato, con le sue pastorali della paura ad alto tasso di acido ricinoleico.

    I maliziosi direbbero che la Chiesa esalta i muscoli della giustizia quando si trova, socioculturalmente, in posizione di forza, mentre esalta il miele della misericordia quando si trova in posizione di debolezza. Può darsi che qualche ruolo lo giochino anche simili contingenze.

    In ogni caso penso il richiamo alla concreta e necessaria compresenza di Giustizia e Misericordia in Dio sia importante, proprio per evitare accentuazioni fuori misura o, peggio, unilateralismi. Quando si fa astrazione di un termine che vive concretamente in una realtà strutturale, il rischio – il tiro mancino che ci gioca l’intelletto astraente – è quello di assegnare realtà autonoma a ciò che realtà autonoma non ha, come quando si dà, per così dire, corpo stabile a un mero momento logico. Ecco perché quando si parla di Misericordia divina non si dovebbe perdere per strada la divina Giustizia, così come quando si parla di peccato e perdono non si dovrebbe perdere per strada il pentimento, e via dicendo. Del resto basterebbe tenersi al dettato vangelico, senza edulcorazioni (o acidificazioni) strumentali.

    1. Fabrizio Giudici

      Forse, chissà, l’attuale “misericordimania”, con le sue pastorali del perdono ad alto tasso di saccarosio, si è determinata in reazione alla “giustiziomania” di un non troppo lontano passato, con le sue pastorali della paura ad alto tasso di acido ricinoleico.

      Da quello che ho ricostruito dai tuoi commenti, hai più esperienza vissuta di me. Io le pastorali della paura non le ho mai viste – mi vien da ridere solo al pensarci – ma immagino che ci siano state. Cioè: so che all’epoca dei giansenisti, prima evocati, c’erano (e anche in forme diverse secoli prima); ma evidentemente tu fai riferimento a qualcosa di più recente.

      Tutta la storia umana è fatta di oscillazioni da un estremo all’altro, quindi la cosa non mi sorprende. Lewis, se non erro, diceva che Satana manda le eresie sempre in coppia; una e il suo opposto, dove cadono quelli che combattono la prima in modo sbagliato (e viceversa). Il che è un modo per ribadire il vecchio concetto che due errori non si compensano, ma si sommano.

      Le contingenze oggi probabilmente giocano un ruolo. Non mi pare negli ultimi centocinquanta anni: la Chiesa era politicamente debole dopo il 1870, come quasi mai era stata in tutta la sua storia, eppure nessuno dei papi da Pio XI in poi fu debole in Magistero. Al massimo Leone XIII fu debole in alcuni atti di governo rispetto allo Stato francese, ma fu un episodio ben circoscritto.

      PS Da materiale recentemente pubblicato durante il convegno “Amoris Laetitia: fare chiarezza”, un’opinione diversa sulle pressioni esterne:

      “Diversamente da questi due Papi [Onorio e Liberio] che per pressioni esterne avallarono formule errate [monofisismo e arianesimo] senza aderirvi essi stessi, oggi è in atto una grave deformazione dottrinale che deriva da Lutero e dal modernismo e che trova espressione nell’Amoris Laetitia senza che ciò sia la conseguenza di pressioni esterne”.

      1. Navigare necesse est

        Io le pastorali della paura non le ho mai viste – mi vien da ridere solo al pensarci – ma immagino che ci siano state.

        Sì ci sono state, anche se non hanno mai costituito l’intero della pastorale cattolica (come d’altronde non lo costituisce l’attuale misericordismo). Se oggi al pensiero si può sorridere, probabilmente è perché quel clima ci è ormai quasi completamente estraneo (il misericordismo è l’apice di tale estraneità, e un giorno, chissà, qualcuno sorriderà al pensiero delle pastorali del perdono). Se oltre a immaginare che ci siano state, vuoi averne contezza storica ti suggerisco, oltre alla testimonianza di chi è incappato negli ultimi scampoli del fenomeno, il celebre saggio dello storico Jean Delumeau La péché et la peur, cui si deve la formula “pastorale de la peur” deve la sua affermazione.

        Una vena zuccherina, comunque, ha iniziato ad apparire ben distinguibile nel terreno cattolico ben prima del V2. L’iconografia sacra dell’Ottocento ne restituisce echi significativi. E il frammassone Gioachino Rossini, nel suo Barbiere (1816) poteva prendersene spietatamente gioco: https://www.youtube.com/watch?v=vKtOsG1LyY4

        1. Fabrizio Giudici

          In questo momento non posso vedere video… Fammi indovinare: “Pace e gioia… gioia e pace”?

          1. Navigare necesse est

            Naturalmente, Fabrizio. E in noi l’effetto delle “giornate della misericordia” è simile a quello che il mantra ha su don Bartolo… “Oh ciel, che noia!”. Salvo che nel Barbiere il mantra serviva a strappare la fresca Rosina dalle grinfie del vecchio tutore, mentre nell’Europa del XXI secolo serve a favorire l’invasione afro-islamica e a favorire l’impunità dei criminali appartenenti a determinate etnie.

      2. Beatrice

        @Fabrizio
        «PS Da materiale recentemente pubblicato durante il convegno “Amoris Laetitia: fare chiarezza”, un’opinione diversa sulle pressioni esterne:
        “Diversamente da questi due Papi [Onorio e Liberio] che per pressioni esterne avallarono formule errate [monofisismo e arianesimo] senza aderirvi essi stessi, oggi è in atto una grave deformazione dottrinale che deriva da Lutero e dal modernismo e che trova espressione nell’Amoris Laetitia senza che ciò sia la conseguenza di pressioni esterne”.»

        Il brano che citi qui viene dall’intervento del prof. Claudio Pierantoni. Io ero al convegno il 22 aprile e devo dire che il momento in cui ha parlato Pierantoni è stato il più bello di tutta la giornata, quell’uomo è troppo simpatico, durante il suo intervento sono partiti una serie di applausi spontanei per le battute che faceva sulla situazione attuale della Chiesa. Ad un certo punto ha parlato del discernimento e del modo distorto in cui viene interpretato oggi soprattutto da alcuni gesuiti: ha detto che il discernimento serve per distinguere il bene dal male non per capire quali peccati si possano compiere impunemente, perché la legge naturale rivelata da Dio nelle Scritture funziona come il libretto di istruzioni per muoverci nella vita nel modo giusto, ha usato un’immagine molto efficace che riporto, ha detto testualmente “se per far funzionare un auto serve la benzina, non è che dopo un processo di discernimento arrivo alla conclusione che può funzionare anche con l’alcol, no, l’auto funziona sempre e solo con la benzina”.

        1. Alessandro

          “Discernimento pastorale” è il nuovo abracadabra illusionistico, il trucco di prestidigitazione che fa sembrare giusto l’adulterio senza far sembrare che ne vada della dottrina.

          Purtroppo, a differenza che i trucchi degli illusionisti, questo non è dichiarato. Quindi c’è il rischio che tanti stimino davvero l’adulterio giustificabile senza adulterare la dottrina (cioè la volonta di Dio).

          Gridiamolo dai tetti: il trucco c’è ed è pericoloso, destiamoci dall’incantamento, questo “discernimento pastorale” è fasullo!

    2. Beatrice

      @Navigare
      Innanzitutto ci tengo a precisare che concordo con tutto ciò che hai detto, la mia risposta quindi non vuole essere un modo per ribattere alle tue opinioni ma semplicemente un modo per precisare meglio quali siano le mie di opinioni.

      Ho scoperto da poco di appartenere alla categoria dei cosiddetti “millennials” (coloro che sono nati tra i primi anni ’80 e i primi anni 2000 nel mondo occidentale), quindi per ovvie ragioni l’epoca di quella che tu definisci “giustiziomania” non l’ho vissuta, non metto in dubbio però che ci sia stata e che sia qualcosa da evitare come la peste perché tanto dannosa quanto la “misericordimania”. Leggendo in giro dei commenti di persone che orbitano attorno al mondo tradizionalista rilevo effettivamente un’eccessiva mancanza di carità nei toni e nei modi di rapportarsi agli altri, così come un’esasperata accentuazione solo di determinati aspetti magari marginali del cristianesimo (a dire il vero la mancanza di carità nel rapporto col prossimo la rilevo spesso anche tra i misericordisti, che hanno sempre la parola “misericordia” sulle labbra ma quando la dovrebbero usare nella pratica dimostrano di non possederne neanche un po’).

      Oggi, però, il problema impellente nel cattolicesimo non è la “giustiziomania”: da quattro anni a questa parte c’è un evidente tentativo di usare la misericordia divina per sdoganare determinati peccati che non sono più considerati tali dalla cultura dominante e quindi fanno problema al mainstream ideologico. Mi sembra ovvio che in un clima generale in cui la parola “misericordia” viene da molti prelati completamente svuotata del suo significato originale perché sganciata dalla “giustizia” (e infatti questi prelati con parole e azioni avallano più o meno esplicitamente comportamenti contrari alla legge divina), beh sentir nominare la misericordia fa venire come un’istintiva reazione di auto-difesa per la propria anima e per quella degli altri che fa dire “no, un attimo ma qui questo prete come la intende la misericordia?”, un po’ come se un uomo mi dicesse “ti amo” dopo averlo detto a cinquanta donne prima di me, capisci che il dubbio sulla sua sincerità poco poco mi viene!

  20. Navigare necesse est

    Oggi, però, il problema impellente nel cattolicesimo non è la “giustiziomania”: da quattro anni a questa parte c’è un evidente tentativo di usare la misericordia divina per sdoganare determinati peccati che non sono più considerati tali dalla cultura dominante e quindi fanno problema al mainstream ideologico.

    Vero. E non è un problema da poco. Per questo è saggio e urgente applicarsi affinché si riacquisisca stabile consapevolezza del binomio (e, riferito a Dio, direi del “sinolo”) Giustizia-Misericordia.

    un po’ come se un uomo mi dicesse “ti amo” dopo averlo detto a cinquanta donne prima di me, capisci che il dubbio sulla sua sincerità poco poco mi viene!

    Sì, verrebbe anche a me. E anche qualcosa in più del dubbio. Nel clima dell’attuale pontificato il tema la misericordia viene spesa troppo superficialmente, troppo a buon mercato, e fa pensare ai saldi di fine stagione. Dirò di più: questo schierarsi sistematicamente dalla parte di Caino, dalla parte del perpetratore, dalla parte del prevaricatore – fuorché nel caso in cui questi appartenga a determinate categorie socioeconomicoculturali (se è un ricco produttore d’armi, vada pure senz’appello all’inferno!) o nel caso in cui la vittima appartenga a determinate categorie etnoreligiose (se è scuretto e preferibilmente islamico, sia tutelato!) – è figlio certo dell’ideologia, che, come sappiamo, non è donna di buoni costumi…

    1. exdemocristianononpentito

      Così in ordine sparso:
      A navigareecc:
      premesso che considero Rossini un grandissimo operista (forse il più grande), ma a te risulta davvero che fosse massone? Io “prove serie” in tal senso non ne ho trovate……Che fosse cosa possibile, siamo d’accordo, ma “possibile” non è “certo”………

      A fabrizio :
      cosa sia passato nella testa di papa Onorio non credo sia possibile dirlo, e non crederei proprio che lui ritenesse, Firmando il documento a favore del monotelismo (non del monofisismo), di NON emettere un documento che avesse validità dottrinale.
      Per Liberio è diverso, sembra proprio che la sua libertà fosse coartata. Poi sono passati tanti secoli, e i pareri degli storici (e dei teologi) sono discordi. Poi i giudizi “a posteriori”, qualche dubbio me lo lasciano sempre.

      A Sabino:
      derive teologiche ce ne sono state anche in passato, come abbiamo argomentato io e navigareecc., più sopra, in risposta a Joe frazier.
      PS: mi e’ davvero dispiaciuto non poterti adeguatamente rispondere (ma ho visto il tuo post troppo tardi) sulla questione della scienza “presuntamente nata solo in ambito cristiano e dell’apologeta Agnoli. Ma non mancherà occasione.

        1. Navigare necesse est

          stessa domanda su Rossini: da quali fonti deduci che fosse massone?

          Come ho già scritto rispondendo a exDCnonpentito, le fonti sono puramente indiziarie: p. es. la scelta del libretto L’italiana in Algeri (scritto dal fratello, lui sì conclamato, Angelo Anelli, e contenente allusioni, neanche troppo velate, ai simboli e gradi della massoneria) oppure il richiamo al fraterno amore universale nel finale del Viaggio a Reims o ancora l’interclassismo liberale (egualitarismo massonico?) di opere come Il barbiere e La cenerentola. Una generica simpatia di Rossini per quell’ambiente e per suoi ideali è difficilmente refutabile.

          Nulla di dirimente, sia chiaro. Ma se domani venisse alla luce un documento che provasse l’iniziazione di Rossini alla massoneria, non ci sarebbe molto di che sorprendersi, data la discreta messe di indizi e visto il nutrito elenco dei musicisti italiani che intorno a quel periodo furono effettivamente in quota muratoria (Geminiani, Piccinni, Clementi, Salieri, Viotti, Spontini, oltre al già citato Cherubini e altri ancora).

          1. Thelonious

            Allora lascerei perdere le prove “indiziarie” se non sono certe. Non mi piace l’idea di “condannare” un innocente. Sarebbe come dire: “ho il vago sospetto che tizia tradisca il marito, però non ho prove”. Se non si hanno prove, meglio tacere.

            1. Navigare necesse est

              Se non si hanno prove, meglio tacere.

              Ne segue che quando, all’inizio dell’Ottocento, Sterbini e Rossini prendono in giro la zuccherosa cordialità dei presbiteri giovialoni lo fanno al di là dell’eventuale livore anticlericale di stampo massonico. Il che non fa che corroborare quanto ho inteso affermare (cioè che la melassa aveva libero corso già qualche secolo fa) 😉 .

              1. Thelonious

                Potrebbe essere anche semplicemente così. Sai, per avere l’allergia alla melassa clericale non è necessario essere massoni: basta avere cervello 🙂

                1. Navigare necesse est

                  Non so se sia una questione di cervello, di stomaco, di pelle o di qualche altro organo. Però quello che dici è indubbiamente vero: per provare ripulsa nei confronti della melassa non è necessario essere iniziati all’Arte Reale.

                  P.S. Già che si siamo, tanto per fare un po’ di scavo indiziario, un iniziato alla muratoria era Luigi Balocchi, il librettista dei rossiniani Mosè in Egitto, Viaggio a Reims e L’assedio di Corinto

      1. Fabrizio Giudici

        @exdc La “massonicità” di persone come Rossini mi intristisce sempre, è come una stilettata.

        Su Onorio e Liberio, c’è sempre da ricordare l’epoca di quei fatti storici, con la conseguente incompletezza dei documenti. Però, su Onorio possiamo dire una cosa netta: all’epoca i contemporanei i documenti li avevano; l’anatemizzazione di Onorio fu pronunciata da un Concilio e confermata da un Papa poco tempo dopo. Qui parliamo di giudizi contemporanei, non troppo distanti nel tempo. E nessun Papa o Concilio successivo hanno ribaltato la questione. Magisterialmente, mi sembra una questione forte.

        @sabino
        Non si vuole mettere enfasi sulla giustizia perché essa pesi più della misericordia. L’enfasi sulla giustizia serve a bilanciare uno squilibrio, causato dall’enfasi sulla misericordia.

        “ci sia un qualcosa da pagare per ottenere la misericordia”

        Be’, sì, intendiamoci cosa vuol dire “pagare”. La misericordia è gratuita nel senso che Dio così ce la offre, non deriva da nostri meriti; però non ci arriva gratis, richiede la nostra conversione. La conversione non è gratis: sappiamo bene che costa. Vuol dire cambiar vita, addirittura lasciar perire l’uomo vecchio per far posto ad un uomo nuovo. La parabola del figliol prodigo è chiara: la misericordia non gli piovve nel porcilaio. Mica roba da poco.

        1. Già, ma al suo ritorno cos’ha prevalso?

          Neppure quel minimo di giustizia che il prodigo si attendeva giustamente di ricevere “…non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni.”

          Il Padre addirittura fa festa e di fatto il fratello maggiore che si aspettava maggior giustizia (quella giustizia che tutti ci aspetteremmo, quella ad esempio del diverso salario perché già lavoriamo dall’alba, ecc. ecc.), rimane scornato.

          O ricordare queste cose si creano pericolosi “sbilanciamenti”?

          1. Fabrizio Giudici

            “O ricordare queste cose si creano pericolosi “sbilanciamenti”?”

            Sì, perché se insisti ancora, a questo punto della discussione, con il verbo “prevalere”, inizio a pensare che veramente hai una visione distorta delle cose. “Prevalere” vuol dire “avere maggior valore, maggior forza e potere, essere superiore” e questo non può essere pensato di nessuno degli attributi di Dio, tutti perfetti. Sennò sembra di avere a che fare con una persona umana che è presa da tendenze opposte e che poi prende una decisione mediando tra di loro. Questo lo facciamo noi, ma non è proprio di Dio. Ora, Papa Francesco è stato recentemente “accreditato” di una pessima uscita sulla Santissima Trinità: “Nella Santa Trinità le Persone discutono a porte chiuse ma all’esterno danno l’immagine di unità”. È una fesseria clamorosa.

            Con il figlio minore, il Padre usò misericordia perfetta e giustizia perfetta, senza contrapposizioni o superiorità dell’una o l’altra. Vale la pena di ricordare che la misericordia estingue la colpa, ma non necessariamente la pena in modo totale, sennò il Purgatorio non esisterebbe. Il figlio maggiore, invece, semplicemente non aveva capito un gran che e pretendeva di vedere dal padre l’applicazione di una giustizia imperfetta in quanto modellata sui canoni umani.

            1. Sei cosa? Non di rado vi sono aspetti che prevalgono senza per questo sminuisca l’essenza di null’altro… non credo sia un concetto difficile da capire.

              E’ che tu devi sempre e solo trovare la “stortura”, specie nelle mie parole, ma va bene così… (chissené per la verità).

              Peraltro sono in buona compagnia e ri-cito:

              “…la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio.”

              “Ha sempre la meglio” cioè prevale o è il sinonimo che non ti aggrada?

              Sto dicendo che Dio è “più” in qualcosa e “meno” in qualcos’altro?
              Niente affatto! Questo lo vedi tu nelle mie parole e il problema è tuo (e se non è solo tuo, sarà anche problema altrui).

              Nulla contro il Purgatorio. Giacché anche il Purgatorio e Giusta Misericordia (o Misericordiosa Giustizia, vedila come ti pare).

  21. Navigare necesse est

    ma a te risulta davvero che fosse massone?

    No, l’ho definito “frammassone” per prevenire eventuali obiezioni. L’affiliazione di Rossini alla massoneria è un po’ come l’omosessualità di Michelangelo: molte voci, nessuna documentazione certa. Il carattere “omosessuale” delle rime di Michelangelo per Tommaso de’ Cavalieri sono un po’ come lo “spirito massonico” del Barbiere e di altre opere rossiniane: chi ce li vuole vedere ce li vede, ma prove inoppugnabili non ve ne sono. Diversamente dal caso di altri musicisti, di sicura affiliazione massonica, come Johann Ch. Bach (l’11° figlio del grande Johann Sebastian), Haydn, Mozart, Hummel, Spohr, Gluck, Cherubini, Meyerbeer, Liszt e tutti gli altri dei quali si conosce anche la loggia d’appartenenza.

      1. Navigare necesse est

        Molti musicisti (e non solo i musicisti) furono l’uno e l’altro, cattolici, spesso sinceramente devoti (come appunto Haydn), e massoni. Haydn fu iniziato a Vienna aveva superato i cinquant’anni di età, nella loggia “Zur Wahren Eintracht”. Nessun documento attesta, tuttavia, che egli seguitò a frequentare la loggia.

    1. Fabrizio Giudici

      Anche Mozart – e non solo – era cattolico. Comunque, quello che possiamo sperare è che le vicinanze, più o meno strette, di tutti quei grandi musicisti alla massoneria fossero una mera questione di convenienza, diciamo così, di “pubbliche relazioni”, e non un’aderenza reale al nocciolo esoterico e agli intenti.

      1. Navigare necesse est

        Penso che spesso sia andata effettivamente così. Più o meno alla stessa età in cui il cattolicissimo Haydn si affiliava (o più probabilmente si faceva affiliare da Mozart) alla massoneria, il massone Liszt prendeva gli ordini minori in Vaticano. Probabilmente da molti di costoro la massoneria non era inquadrata nei suoi intenti anticattolici, ma nei suoi orientamenti filantropici, di derivazione innegabilmente cristiana. Resta il fatto che, massoni o non massoni, molti di questi compositori scrissero pagine di assoluta grandezza, e spesso autentici capolavori della musica sacra. La grande arte, in effetti, trascende appartenenze e ideologie.

    1. Navigare necesse est

      Quella di Gramellini è una mente sottratta al mercato del pesce, dove sarebbe brillantemente riuscito a vendere totani per calamari.

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