Penso di avere un debole per gli scrittori russi

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di Eleoniora Barberio
Penso di avere un debole per gli scrittori russi.
Non so perché, ma ogni volta che vado in libreria, puntualmente ed irrimediabilmente, mi ritrovo pietrificata davanti ai mattoni di Tolstoj e di Dostoevskij.
Tra un’ “Anna Karenina” e l’altra, tra un “Idiota” e un “Giocatore”, mi piace cercare quei libri perennemente introvabili che mancano alla mia personale ed intoccabile collezione. Sono alla ricerca continua dei capolavori nascosti e poco conosciuti, ma intrisi ed intessuti di umano e di bellezza, o di entrambi. Ciò che più mi affascina di questi geni russi è il fatto che non risparmino nulla, che sputino in faccia la realtà, che non abbiano paura del tormento, della sofferenza e del “sottosuolo” dell’anima.
Non risparmiano gli angoli scuri e sporchi dell’ esistenza, non risparmiano una lettura vera e nuda della realtà, lontana dai luoghi comuni e dalle banalità. Ma ciò che amo più di tutto è il fatto che, senza tanto pudore nè complesso alcuno, non risparmino Dio. Non nascondono il Vangelo e la redenzione. Non occultano la condanna ma nemmeno la salvezza.

Tante volte a scuola, nelle ore più noiose e pesanti, o durante le interrogazioni dei miei compagni di classe, mi hanno fatto compagnia proprio questi libri narranti delitti e castighi, conversioni, lacrime e morti o amori forti e puri, sbagliati o perfetti. Tante volte anziché scrivere a matita sul banco o scarabocchiare il diario durante spiegazioni estenuanti, ho gustato opere d’arte della letteratura come “Le notti bianche” o “La morte di Ivan Ilic”.

E sì, magari avrei anche dovuto seguire quegli approfondimenti della professoressa su Senofonte o quelle considerazioni ovviamente interessantissime sul simposio, ma è innegabile che il marchio dell’innamoramento del bello me lo abbiano impresso, in maniera cruda quanto raffinata, i miei amatissimi russi. Grazie a loro ho imparato che l’uomo, alla fine, è sempre lo stesso. Se Ivan Turgenev mi ha permesso di apprendere che ogni preghiera si riduce ad una richiesta di un miracolo, ad un “Ti prego, Signore, fa’ che due più due non faccia quattro”, se Boris Pasternak mi ha consolato e mi ha poeticamente e meravigliosamente mostrato che nell’abbraccio di Cristo nasce l’uomo, se Fedör Dostoevskij mi ha fatto comprendere che non esistono atei ma idolatri, se Lev Tolstoj mi ha incantato con la sua lacerante ricerca di uno sguardo appartenente al Creatore, allora, sono davvero da considerare maestri.
E sì, ho 17 anni, e ancora sì, sono una normalissima ragazza. So che in tanti proverebbero ad obiettare con l’affermare che è difficile che i ragazzi leggano questi libri e si stupiscano per questi significati, ma in completa e sincera onestà ritengo che l’abbassare il livello non sia la soluzione. È vero, tutti hanno sensibilità e preferenze differenti, circa la lettura, ma sono pronta a scommettere sul fatto che certe parole lascino seriamente un solco nel cuore, magari incoffessato per non dare soddisfazione, ma comunque un solco: qualcosa simile ad un segno che ricorda la bellezza.
“Credete che non c’è nulla di più bello, di più profondo, più simpatico, più ragionevole, più virile e più perfetto di Cristo; anzi non soltanto non c’è, ma addirittura, con geloso amore, mi dico che non ci può essere.
Non solo, ma arrivo a dire che se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità.” Questo scrisse Dostoevskij in una lettera a Natalija Dmitrievna Fonvizina. Sono assolutamente convinta che anche il ragazzo più difficile, il peggiore, il più ostinato o il più ostile alla fede, davanti a queste parole potrebbe sì, criticarle ed avversarle in tutti i modi, ma non potrebbe mai smentirle.
Dunque, con fermissima convinzione, mi oppongo allo spreco di carta causato dalle varie pubblicazioni delle 50 sfumature di grigio o nero o rosso di turno, e mi schiero per il “o bianco o nero”. Mi dichiaro inoltre contro i libri stupidi e ridicoli che vengono assegnati nei licei d’Italia a noi poveri ragazzi e affermo il mio totale ed aperto dissenso ai cartacei indottrinamenti al nulla. Presentateci gli scrittori veri, regalateci letture degne di questo nome.
Io, dal canto mio, se ancora non si fosse capito, amo gli scrittori russi.

20 pensieri su “Penso di avere un debole per gli scrittori russi

  1. lucia

    Carissima Eleoniora,
    grazie per questo meraviglioso tuo scritto!
    Anch’io amo Dostoevskji e ho passato un’estate in compagnia di Tolstoj e Florenskji. Soprattutto e’ Dostoevskji che, leggendolo, mi pare ci legga l’anima: e’ un uomo che davvero ci mette il cuore in moto facendoci giungere all’essenziale. Grazie per il tuo ardore e la tua passione per una vita vera: vai avanti cosi’!

  2. vale

    beh,dopo aver letto l’articolo di blondet di oggi, con questo mi son quasi ri-tirato su di morale. se è vero che una rondine non fa primavera, si può sempre sperare che sia la capofila di altri silenziosi che cercano qualcosa in più del viver come amebe.

    ( anche se tolstoj è scomunicato per la chiesa ortodossa )

  3. Fransi

    anche se, il “genio russo” è una vetta immancabile per la ricerca interiore, la testimonianza scritta dall’autrice dell’articolo è interessante e reale, anche notando la giovane età; noi italiani abbiamo un autore, Eugenio Corti ed il suo “Il Cavallo Rosso”, che nulla può invidiare. Anzi, essendo una copia carbone dell’Italia del novecento, della sua spensieratezza nelle periferie, della sua caduta e della sua ricostruzione, negli squarci delle relazioni, della morte suoi figli, è ben più significativa ed importante di farla leggere nelle scuole (anche se tale banalità è stata scritta per ogni libro).

  4. Cacioppo Giuseppe

    Anche io amo molto gli scrittori russi. Abbiamo un Tolstoj , un Dostoevskji italiano, si chiama Eugenio Corti. Se leggete “Il Cavallo Rosso” rimarrete stupiti dalla sua grandezza. Vi chiederete meravigliati il motivo per cui è poco conosciuto. Il fatto è che Eugenio Corti aveva il torto di essere cattolico e di scrivere della e sulla “Verità”, in modo sublime senza sconto alcuno!

    1. Fransi

      interessante che abbiamo scritto la stessa cosa, sembra che alla fine Corti non sia poi così sconosciuto.

      1. Il “Cavallo Rosso” di Eugenio Corti ha la grandezza di respiro e la tragicità dei grandi autori russi.Chi lo legge può comprendere il carattere del nostro popolo, ciò che lo accomuna e lo distingue dagli altri, la vita, la morte che si contendono, fino all’ ultimo respiro, in una strenua lotta, l’ anima di ogni singolo uomo!
        La musica di questo libro si accorda in modo straordinario con quella dei grandi autori russi.

  5. Klaus B

    Un conto è il Tolstoj romanziere, un altro il pensatore. Un conto il tolstoismo, certamente discutibile come visione del mondo, un’altro un racconto come La morte di Ivan Ilic, certamente non discutibile come capolavoro assoluto. Scomunicato ma genio inarrivabile. Tra l’altro i due si stimavano reciprocamente, nella loro grande diversità, e non vedo come avrebbero potuto non farlo.

  6. Signori e Signore, mettiamo una cornicie ai romanzieri russi nella loro capacita’ letteraria.
    Sono dei pensatori e hanno inquadrato i loro romanzi nella Legge Cristiana e su questa Via ed e’ sempre un intreccio fra morale, coscienza, bene e male.
    Era un altra era….ed oggi purtroppo lo capiamo solo come grandi scirttori perche’ sono in un contrasto enorme con la nostra mentalita’ e cultura moderna perche’ siamo fuori strada come persone e societa’.
    Cordiali saluti, Paul Candiago

  7. Sara

    Per quanto mi riguarda questa è l’età in cui hai più voglia di verità e non ti accontenti di cose banali.Io ho letto libri veramente profondi a 16 anni e so per esperienza, con i figli, che la maggioe parte dei ragazzi non li leggerebbero di loro spontanea volontà,se non sono stati stimolati ; ma in questo vanno educati e i frutti si vedranno e ti ringrazieranno di non aver sottovalutato quella voglia di bellezza,profondità e verità che è in loro. Grazie

  8. PUPI

    Cari docenti,
    svegliatevi: la ragazzi vi inchioda.
    Io ho frequentato una scuola supercattolica e, insieme agli amatissimi greci e latini (per fortuna in lingua originale), ho letto con il professore di italiano: tutto Kafka, I fiori del male, Madame Bovary, gran parte di Raimbaud.
    Lasciate perdere la seconda metà del Novecento e le letture politicamente corrette: gli studenti vi saranno grati per tutta la vita.

  9. Giusi

    Amo anch’io gli scrittori russi. Li ho letti da adolescente. Tutto Dostoevskji. Lo divoravo. Ma mi sono deliziata pure su Oblomov di Goncarov. E le anime morte di Gogol? E’ un libro di un sottile umorismo. Conservo gelosamente una collana: i classici russi che ci regalò mio padre: copertine con cartoncino verde e incisioni dorate….

      1. Cupo

        Per chi ha coraggio, I demoni, prima e lucida teorizzazione del totalitarismo, con il suo contorno di distruzione dell’uomo pensante, della religione, della letteratura.

  10. Cornetta Maria

    E’ evidente che sei una ragazza d’intelligenza superiore alla media e di grande sensibilità. Questo ti qualifica come una persona profonda. Ti faccio i miei più sinceri complimenti.

  11. Davvero complimenti per quello che hai io scritto, per avere 17 anni hai una grande cultura. Io studio la letteratura russa all’università e ti posso dire che hai azzeccato in pieno il mondo russo, gli autori russi derivano da una storia del paese stupendamente travagliata e da questo deriva la loro malinconia. Mi fa davvero piacere leggere una persona come te.

  12. Chiara

    Ho iniziato ad interessarmi alla letteratura russa da pochi mesi, a 42 anni e concordo sul giudizio. Che meraviglia che si parli senza scandalo di Dio, di Gesù, di Maria, di amore divino come scopo della vita e di salvezza per fede, oltre che per opere! E poi, che romanticismo assoluto, pur senza la descrizione di un solo bacio, mentre oggi tirano tanto le famose 50 sfumature….

  13. Ciao !! Eleniora Barbiero……Sai quando sono andato a conoscere la mia famiglia d’origine di mio padre, ho avuto l’occasione di incontrare la mia cugina che non conoscevo…(.in Polognia Cracovia ) e si parlava di letture, lei mi disse guarda il migliore libri son di Tolstoy Dostoeveski…..dopo la Sacra scrittura…..e i Vangeli….in fatti mi devo ancora fornirmi di queste letture, mi devo dare da fare……è vero che leggo molto di tutto….ma vedo che questo è rimasto in sospensso e devo e voglio trovare il tempo per cercare questi libri…….ti ringrazio per quanto hai scritto….buona serata

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