In questo Passo rifletteremo su un tempo speciale della vita, il tempo della vacanza, del riposo, il tempo libero dal lavoro. Usiamo tanti termini per indicare questi giorni speciali: week end, feste, ferie, vacanze, permessi…
Nella nostra locandina ancora una volta magistralmente realizzata da Andrea Pucci abbiamo davanti agli occhi la disperazione di un uomo al primo minuto del primo lunedì dopo le vacanze estive.
La visione diffusissima del tempo libero come “ora d’aria” ci porta alla conclusione che percepiamo il resto del tempo come una prigione.
Rifletteremo sulla festa che scompare a scapito del “party” e su quanto il nostro modo di vivere i giorni “senza lavoro” sia capace di raccontare della nostra natura più profonda.
La catechesi e il confronto con le domande sarà affidato a Padre Maurizio Botta.
Vi aspettiamo tutti questa sera, Venerdì 11 Marzo alle 21.00 per fare insieme questo ultimo Passo 2015-2016.
Al termine come l’anno scorso ci sarà per tutti i partecipanti un nostro regalo.
Il 26 Maggio 2016 verranno messe a disposizione di tutti sul blog http://cinquepassi.org/ le registrazioni dei Cinque Passi 2015-2016.
L’ha ribloggato su Andrea Pucci.
Solo una segnalazione tecnica: mettete il link diretto a http://www.cinquepassi.org ; ora è presente un link che passa per facebook, in alcuni casi non funziona o può confondere.
Questo è ciò che pensava don Giussani a proposito dell’utilizzo del tempo libero.
Mi pare di trovarci una grande consonanza con quanto scrive padre Maurizio.
“Dai primissimi giorni di Gioventù Studentesca abbiamo avuto un concetto chiaro e semplice: tempo libero è il tempo in cui uno non è obbligato a fare niente, non c’è qualcosa che si è obbligati a fare, il tempo libero è tempo libero.
Siccome discutevamo spesso coi genitori e coi professori sul fatto che Gs occupava troppo il tempo libero dei ragazzi, mentre i ragazzi avrebbero dovuto studiare o lavorare in cucina, in casa, io dicevo: «Avranno ben il tempo libero, i ragazzi!». «Ma un giovane, una persona adulta» mi si obiettava «lo si giudica dal lavoro, dalla serietà del lavoro, dalla tenacia e dalla fedeltà al lavoro». «No» rispondevo, «macché! Un ragazzo si giudica da come usa il tempo libero». Oh, si scandalizzavano tutti. E invece… se è tempo libero, significa che uno è libero di fare quello che vuole. Perciò quello che uno vuole lo si capisce da come utilizza il suo tempo libero.
Quello che una persona – giovane o adulto – veramente vuole lo capisco non dal lavoro, dallo studio, cioè da ciò che è obbligato a fare, dalle convenienze o dalle necessità sociali, ma da come usa il suo tempo libero. Se un ragazzo o una persona matura disperde il tempo libero, non ama la vita: è sciocco. La vacanza, infatti, è il classico tempo in cui quasi tutti diventano sciocchi. Al contrario, la vacanza è il tempo più nobile dell’anno, perché è il momento in cui uno si impegna come vuole col valore che riconosce prevalente nella sua vita oppure non si impegna affatto con niente e allora, appunto, è sciocco.
La risposta che davamo a genitori e insegnanti più di quarant’anni fa ha una profondità a cui essi non erano mai giunti: il valore più grande dell’uomo, la virtù, il coraggio, l’energia dell’uomo, il ciò per cui vale la pena vivere, sta nella gratuità, nella capacità della gratuità. E la gratuità è proprio nel tempo libero che emerge e si afferma in modo stupefacente.”