Per la famiglia si paga prezzo

di Mario Adinolfi  per La Croce
E’ stata una festa, prima di tutto una festa. Migliaia di persone, tre sale piene all’inverosimile in Regione Lombardia, con ottocento amici che non sono riusciti a entrare e per loro qui sulle pagine di lacrocequotidiano.itabbiamo subito approntato uno streaming video con un liveblogging condotto dal nostro prezioso Lorenzo Ciampoli. E’ stata la festa dello stare insieme, dell’incontrarci e abbracciarci per darci forza l’un l’altro e dirci: non siamo soli. Non siamo soli nella difesa della famiglia naturale, non siamo soli nel voler prima di tutto tutelare i piccoli, i figli, gli indifesi. 

Non siamo soli nel dire che non esiste il diritto ad avere figli, esiste il diritto dei figli ad avere una mamma e un papà. Tutto questo lo abbiamo ripetuto con un entusiasmo che è stato contagioso.

 

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QUI IL VIDEO DELL’INCONTRO – maria.tv 

23 pensieri su “Per la famiglia si paga prezzo

  1. Roberto

    Sono riuscito a strappare probabilmente uno degli ultimi posti a disposizione e, anche se la proiezione su uno schermo in una saletta a parte fa perdere un po’ il piacere della partecipazione, sono stato molto contento di esserci stato.
    Spiace per chi è rimasto fuori: e se eravamo tanti! Non era neppure possibile stare in piedi per ricavare altro spazio. Ragioni di sicurezza, bel regalo degli amici repubblichini. Era un po’ che non passavo sotto un metal detector, ma stavolta i repubblichini l’hanno fatta proprio fuori dal vasino, ahiloro, il giochino della disinformazione che a loro piace tanto gli si è ritorto contro.
    Sì, da un certo punto di vista sono riusciti a imporre in minima parte la loro agenda: si è dovuto dedicare del tempo a ribattere ad alcune delle accuse demenziali da gazzarra mediatica che erano state fatte.
    M’è parso anche di notare una certa comprensibile tensione in chi di volta in volta parlava, causata dal clima appestato che i bugiardi repubblichini si sono sforzati di creare; e la voglia di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Forse persino l’aplomb di Introvigne ne ha un po’ risentito, ma come lui stesso ha detto “Ad alcuni di questi convegni finisco ormai per annoiarmi, ma a questo no di certo.”
    E infatti è questo il punto che vorrei sottolineare: se c’era tensione, attenzione, forza, essa non nasceva semplicemente, banalmente come si potrebbe credere, da nervi tesi a causa di una guerriglia di logoramento che gli ipocriti della libertà d’espressione senza alcun limite ma a corrente alternata hanno imbastito.
    No, qua c’era in gioco il nostro diritto di parlare di famiglia senza il beneplacito dei salotti, dei ‘club’ come definiti da Adinolfi. Per “noi” intendo noi cattolici e gli uomini di buona volontà che, pur non condividendo la nostra fede, si rendono conto che la battaglia per difendere E promuovere la famiglia è una battaglia di civiltà, che prescinde dalle beghe di parrocchia.
    Ci si giocava questo diritto, l’intimidazione dei repubblichini ambiva a questo, né più né meno: si doveva tracciare una linea in forza della quale solo con il ‘placet’ di questo miserabile, umanamente e giornalisticamente, pugno di individui, fosse possibile parlare di famiglia.
    La risposta c’è stata: persone che di solito sono molto più restie a muoversi rispetto agli ideologizzati radical, si sono mossi in quantità tale da annichilire questo vile tentativo di imbavagliarci. Dovevamo essere innanzi tutto in tanti, perché è sull’ignavia della maggioranza che questa misera minoranza confida per imporre con la violenza la propria agenda. E stavolta le persone, bene o male, l’hanno capito.
    Io stesso ho sconfitto la mia proverbiale pigrizia: intanto, sarei stato imperdonabile se non fossi venuto, perché la distanza non è molta; anche se poi non si è riusciti neppure a scambiare un saluto con Costanza (ma va bene così).
    Soprattutto, bisognava rispondere col numero, perché i repubblichini che tanto parlano di democrazia, questo non sono capaci di gestirlo: una risposta di popolo. La risposta silenziosa di chi ha ricolmato le sale è stata questa: “ci siamo e il giochino, stavolta, non ve lo permettiamo.” Per questo si è loro ritorto contro: Maroni ha avuto ragione nel dire che senza il loro involontario aiuto non ci sarebbe mai stata una tale partecipazione.

    Breve nota conclusiva sul provocatore: se errore c’è stato, l’errore è stato di concedergli la possibilità di accedere al microfono. Andava allontanato senza fargli dire neppure una parola.
    E non ho potuto fare a meno di scoppiare a ridere: il giovane provocatore va sul palco, pretende con la violenza di imporre la sua presenza – e SI’ giovane provocatore, pretendere di parlare in casa d’altri per imporre un’agenda TUA E’ una violenza, sappilo – gli viene concesso di parlare (mi si permetta di ribadirlo: sbagliando) e lui cosa fa? Davanti al pubblico che rumoreggia perché NO, non è lì per ascoltare te, perché stai imponendo la tua presenza con l’arrogante protervia tipica della gente fatta come te, tu che fai? Con l’aria del professorino che, evidentemente, fa parte del “pacchetto” insito in chi gravita all’interno di una ben precisa sfera ideologica dici “Finché non fate silenzio non faccio la mia domanda!”
    No, ma hai capito? Non appena si è sentito autorizzato (più o meno) a parlare, ha preteso subito di imporsi con la forza della presunta autorità che il microfono gli concedeva!! Immediatamente dopo aver esercitato violenza per prendersi uno spazio che non gli competeva e sul quale non aveva il benché minimo diritto.
    E’ questa la mentalità con la quale abbiamo a che fare: cerchiamo di non dimenticarlo mai.

  2. La gente col cuore pieno di malizia, soprattutto i giornalisti, ieri hanno visto un ragazzo che – poverino – sale sul palco ma viene cacciato. Io ho visto un ragazzo mandato da qualcuno (e sappiamo da chi) senza nessun titolo per parlare, mandato disonestamente a fare una domanda che non c’entrava niente con nulla che si era detto prima, una domanda che non aveva diritto di fare togliere la parola a Padre Maurizio Botta. Un usurpatore irrispettoso delle regole base della democrazia. Ho visto un leone farsi agnello, un sacerdote grosso il doppio del ragazzino che poteva spazzarlo via con una manata, un sacerdote seguito da migliaia di giovani, che stava sul palco a pieno diritto, con il credito che gli viene da una testimonianza di vita vissuta e spesa per gli altri, un uomo che si è fatto mille chilometri di treno per farsi togliere la parola da qualcuno che non ne aveva nessun diritto. Un uomo vero e onesto e leale contro persone disoneste. Un uomo per cui della gente ha attraversato l’Italia, un uomo che ha accettato di tacere quando gli è stata tolta la parola, e un ragazzino che protestava perché questa parola la voleva a tutti i costi pur per dire cose che non c’entravano niente, irrispettoso del lavoro e del sacrificio che tutti noi stiamo facendo senza guadagnarci niente di niente (solo punti paradiso, e ti paresse poco). Invito il ragazzino e i suoi amichetti a farsi il loro convegno. Noi non ce li fileremo e non li andremo a disturbare sul palco. Solo, vorrei vedere se anche per lui qualcuno attraverserà l’Italia, starà tre ore al freddo milanese perché non è riuscito a entrare, solo per abbracciare gli amici e guardarli negli occhi senza vergogna.

    1. carlo

      Molte volte il problema su cui noi cristiani dobbiamo interrogarci non riguarda tanto quello che diciamo (su quello mi trovo in sintonia) ma l’atteggiamento con cui ci proponiamo. A me sembra che In fondo in fondo  si cerca molto la visibilità, l’ostentazione di sé, voler essere accattivanti e simpatici per suscitare approvazione. In certi casi anche le critiche, soprattutto se diffuse sui mezzi di comunicazione, ci potrebbero risultare gradevoli (anche se non lo ammettiamo) perché ci fanno sentire tra i perseguitati evangelici  e, tutto sommato,  ritornano anche a vantaggio di quella popolarità che, soprattutto dopo averla assaggiata, ricerchiamo con tutti noi stessi. E capita anche di contraddirci con le nostre stesse parole quando  evochiamo il nascondimento e l’umiltà di Maria e magari poco dopo diffondiamo i nostri sacrifici e le nostre imprese ai quattro venti. Non dico che non occorra testimoniare, parlare e perfino lottare, ma  l’impressione è che tutto questo lo facciamo con gli stessi criteri di quel mondo che intendiamo contrastare. Contenuti diversi che si combattono, ma stessi criteri di combattimento, stesse armi. Fazione contro fazione. E beati quelli che hanno più numeri di persone al seguito.  Tutti allo stesso livello.

          1. E pure che cerca “i più deserti campi”. Ma come la mettiamo con «Vi dico che se questi (gli apostoli) taceranno, di me parleranno le pietre!» (Lc. 19,39)? 🙂

  3. Vero

    Comunque, passando ad argomenti veramente seri: Costanza complimenti, sei magra e molto fashion!

  4. f.iulietto@tin.it

    parola d’ordine: resistere !!!!!! continuate così ! grazie per la speranza ,siamo moltissimi ma tanti come noi non si fanno sentire ma insieme saremo sempre più forti!

  5. 61angeloextralarge

    Grazie. Solo grazie per la costanza, ormai da mesi non più solo di Costanza ma anche degli altri 3 moschettieri e dei fortunati presenti. Smack! 😀
    La libertà personale, quindi anche quella di fare domande, finisce quando si cozza contro quella degli altri.

  6. A parte il testo delirante di questo manifesto che invita ad una manifestazione-contro (più che contro-manifestazione), vi faccio notare il nome che si sono dati…

    https://pbs.twimg.com/media/B6c45HTCYAAEPVb.jpg:large

    “i Sentinelli” !! 😐 🙁 😀 😀 😀

    No dico… I SENTINELLI …. azzarola che menti origgggginali !

    Che acume, che …. boh (che dire di chi scimmiota?) i sentinelli… no, ridico(li) i sentinelli… astag/sparagnag/mammamiabella/isentinelli/punto/ punto/ punto/che?

      1. Ovviamente ogni singolo rappresentante sarà un “sentinello”… 😀

        Senti nello… nel tinello.. col campanello… mamma mia: troppo bello! 😀 😀 😀

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  8. beppe

    bravi e avanti così. che si debba assistere a queste scena da GUERRIGLIA URBANA per poter tenere un convegno , dopo la settimana di ubriacatura libertaria e illuministica, à la charlie, è veramente penoso.

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