Si chiama Chiara Corbella Petrillo

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di Costanza Miriano

Si chiama Chiara Corbella Petrillo. Lo so, il nome è un po’ lunghetto, e se la telefonata è intercontinentale, l’interlocutrice una giornalista di Buenos Aires che parla spagnese (un misto tra spagnolo e inglese), con me che parlo inglano (un misto tra inglese e italiano), la tentazione di tagliarlo facendo lo spelling c’è. Ma è importante. Non si chiama Chiara Corbella. Si chiama Chiara Corbella Petrillo.

L’altro giorno alla giornalista argentina che mi chiedeva quale fosse il mio role model, la donna che mi è da esempio, alla quale vorrei assomigliare, ho risposto che oltre alla Madonna non potevo non citare Chiara. Ho raccontato brevemente la sua storia, e l’ho invitata ad andare sul sito, che appunto si chiama opportunamente chiaracorbellapetrillo.

Aggiungere Petrillo è fondamentale perché la storia di Chiara non sarebbe stata la stessa, senza Enrico. La loro, dicono tutti quelli che li hanno conosciuti davvero bene, è stata, è – perché la storia continua – un’avventura di santità di coppia. Ogni passo è stato condiviso, ogni peso è stato portato insieme, e non dico a metà, perché ognuno in una coppia mette tutto, ma in modo diversissimo, e non guarda il peso, la misura, l’equilibrio.

Santa Gianna Beretta Molla non sentite mai chiamarla con un solo cognome, perché anche la sua è una storia di due sposi che hanno fatto del loro matrimonio la via per arrivare a Dio. I Beltrame Quattrocchi sono diventati santi proprio intrecciati insieme, intrecciati come la trama e l’ordito, scriveva lei, vissuta nel perenne pensiero “di abbellire con la propria trama di delicatezza e di amore, l’ordito di una consistenza virile, meno fatta di minuzie, ma tutta compatta nella donazione di sé”.

chiara-corbella-petrillo-siamo-nati-e-non-moriremo-mai-piuCosì è il matrimonio di Chiara ed Enrico, una storia di santità coniugale, perché il matrimonio può essere una chiamata alla santità, non di serie B, come scrivono Simone Troisi e Cristiana Paccini nel loro imperdibile “Siamo nati e non moriremo mai più”.

4197 “La logica è quella della croce: regalarsi per primi senza chiedere nulla all’amato, arrivando fino al dono radicale di sé. Se non si risponde a questa richiesta, non si tratta più di vocazione, ma di un semplice accompagnarsi fino alla morte”. Ed Enrico, la cui lucidità in molti passaggi del libro mi impressiona davvero, ci regala la chiave di lettura del matrimonio cristiano, una vera perla. “Se riconosci che solo in Dio puoi amare, devi amare Dio più di tua moglie, più di tuo marito. Se cerchi la consolazione nell’amore di una persona che ti sta vicino, stai prendendo una strada sbagliata. Perché la consolazione te la deve dare solo il Signore, poi, se il Signore vuole, ti dona la sua consolazione attraverso qualcuno”.

Sono certa anche che Chiara per prima ci terrebbe a farsi chiamare con il nome completo, perché tutto quello che ha vissuto dal fidanzamento in poi lo ha condiviso con suo marito, ogni minima scelta, ogni peso, ogni gioia. E si chiama Petrillo il figlio a cui ha dato la sua vita!

La ribellione delle donne all’uso del cognome del marito spesso dice qualcosa di profondo sulla loro idea di matrimonio. Quanto a me, è vero che io predico bene (c’è chi predica e chi razzola, a ognuno la sua parte), ma in questo caso il problema ce lo siamo posti, e io mi firmo solo con il nome da nubile per non esporre i nostri figli, dei quali ho già raccontato fin troppo (uno di loro, a cui rubo tutte le battute, vuole peraltro il pagamento dei diritti di autore, ma questo è un altro discorso).

27 pensieri su “Si chiama Chiara Corbella Petrillo

  1. Angelina

    Ottimo! Grazie Costanza. Ho letto il libro di Simone e Cristiana, un racconto lucido e amorevole.
    Solo una cosa, posso? Il matrimonio è, non “può essere”, una chiamata alla santità.

  2. mirca

    Anche io ho letteralmente divorato il libro ed è meraviglioso vedere la presenza del Signore nella coppia che giorno per giorno vive la sua santità.

  3. Valeria

    Post molto bello, profondo e stimolante, come gli altri che mi è capitato di leggere su questo blog. Solo un appunto: purtroppo non riesco a riconoscere nella Madonna un tuo modello femminile, Costanza; o, piu’ precisamente, non nella tua apparenza esteriore. Spero accetterai la mia critica. Non credo che una femminilità esasperata e un po’ caricaturale (scollature e spalle scoperte, tacchi vertiginosi, trucco) sia una caratteristica mariana. E’ vero pero’ che la grazia della Madonna traspare dalle tue parole ricche di fede e intelligenza, dal tono mite della tua voce e dalla gentilezza dei tuoi modi.

  4. Enrica

    Grazie! Tu e Chiara siete le mie compagne di viaggio nella strada del matrimonio…una in Cielo e una in terra. Cosa posso desiderare di più? Forse solo due belle bimbe da chiamare con il vostro nome! Ciao
    Enrica Ugolinelli Buratta

  5. …insomma, chiamare i figli con il doppio cognome o no? Gianluca Bellagambi Cinzano, Maria Sole Pancrazi Acciaioli,
    Raffaella Bonciani Del Turco, etc etc, o altre di queste declamazioni? O solo in caso di trame coniugali tessute intrecciate insieme nell’amore di Dio? Salva tamen la non esposizione dei figlioli…

  6. anche per me voi siete le mie guide.. anche se mi sembra di essere così diversa da voi, così lontana certe volte.. e siete i miei miti proprio perchè perfettamente femminili, perfettamente normali eppure uniche!

  7. vale

    Questa canzone è dedicata a mia moglie, che ha rinunciato ad abortire nostra figlia. E che oggi sta salvando altre vite.

    dicembre 7, 2013. Benedetta Frigerio.
    “This Time” postata su Youtube sta avendo un esito inaspettato. L’autore è il marito: «Vedere cosa sta succedendo è incredibile anche per me. Girate il video a tutti quelli che conoscete»

    http://www.tempi.it/questa-canzone-e-dedicata-a-mia-moglie-che-ha-rinunciato-ad-abortire-nostra-figlia-e-che-oggi-sta-salvando

  8. Sara

    D’accordo con Costanza.
    Io sono stata spesso criticata per il fatto di usare sempre il cognome di mio marito accanto al mio e, talvolta, solo quello di mio marito, nei momenti in cui ritengo di star parlando a nome della famiglia o in cui comunque affronto questioni familiari (anche banali: per esempio, se devo prenotare un tavolo al ristorante, uso il cognome di mio marito).
    Solo al lavoro sono obbligata a non usarlo, altrimenti firmo sempre per esteso con entrambi i cognomi.

    1. Grazie a tutti/e…

      L’intervento tecnicamente è riuscito, ora rimane un periodo non semplice e faticoso, ma con l’aiuto di Dio si supererà.

  9. 61Angeloextralarge

    Grazie Costanza. Smack! 😀
    Chiara è anche per me una compagna di viaggio e motivo di preghiera per Enrico e Francesco. Motivo di preghiera per le donne che abortiscono, qualsiasi sia la loro “motivazione”. motivo di preghiera per le donne che non riescono a diventare madri naturali. Motivo di preghiera, infine, per le famiglie tutte, per questa sana istituzione che si sta cercando di annullare, di impoverire. Chiara, ne sono certa, dal Cielo protegge la sua famiglia ma anche le altre. Chiara Corbella Petrillo, sì! Così il suo nome è completo. Lei protegge dal Cielo suo figlio ma anche i figli delle altre donne.
    Chiara è verammmente tutta di Dio.

  10. Lalla

    A Costanza ancora una volta va il mio grazie per il suo impegno infaticabile nel dire le cose con la forza e la delicatezza che la contraddistinguono. Ma oggi vorrei allargare ancora il grazie a tutta la sua sua famiglia, marito e figli, che la seguono e la sostengono, oltre ad essere un’inesauribile fonte di ispirazione! 🙂

  11. chiara

    Episodio banale ma significativo…quando ho rifatto la carta d’identità dopo essermi sposata ho fatto scrivere sullo stato civile “coniugata …” (al posto dei puntini il cognome di mio marito ovviamente)…qualcuno (soprattutto in ufficio) mi ha fatto notare che avrei benissimo potuto evitare e, diciamo così, nascondere il fatto che mi ero sposata….io ci sono rimasta davvero male, io mi sono sposata e sono contenta di averlo fatto e mi piace portare il cognome di mio marito che adesso è diventato anche il cognome di mia figlia e che spero di poter dare a ‘altra creatura (a Dio piacendo)

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