Perché credono

rosa

di Costanza Miriano

Io credo, per carità, non c’è che dire. Anzi, il Credo è una delle mie preghiere preferite, in chiesa mi spolmono a proclamarlo, e presto diventerò una di quelle vecchiette che rimangono indietro di vari secondi, e vanno per conto loro sempre a voce un po’ troppo alta. Ma la mia fede fieramente declamata reggerebbe a qualsiasi colpo?Conosco una famiglia che sa cosa sia davvero credere. Hanno un bambino che soffre di leucemia da quando aveva tre anni. Un primo trapianto, andato bene, una ricaduta. Un secondo trapianto, con un’altra tecnica, andato miracolosamente bene. Poi di nuovo una ricaduta, un ricovero in un ospedale lontano, la difficoltà di gestire i due fratellini che nel frattempo i coraggiosi genitori hanno avuto, rimanendo aperti alla vita. Adesso il terzo intervento (e speriamo il miracolo definitivo: lo stiamo chiedendo a Giovanni Paolo II).

Non ho mai sentito un’imprecazione che sia una da parte di questi genitori, mai un “perché a me”, mai un “ma perché Dio permette questo?”, mai un “allora le preghiere non servono a nulla”. Io che vado nel panico per ogni doloretto allo stinco dei miei figli (era la botta data in scivolata all’albero di limoni), per ogni mal di gola (probabilmente il bagno in piscina e l’aria condizionata in macchina): “saranno i linfonodi ingrossati? Quanti giorni di vita gli resteranno?”

La croce – che comunque è sempre provvisoria – insegna all’uomo la sua realtà, cioè che siamo piccoli, impotenti, deboli, non in grado di controllare praticamente nulla della nostra vita. Questa è la verità. Forse ora mentre scrivo è già partito l’embolo che mi porterà alla morte (nel caso che l’articolo esca postumo, sappiate che amo molto i mughetti, confido di riceverne da qualcuno un ramoscello, da morta, visto che mio marito non li distingue dagli altri fiori) mentre io mi illudo di controllare tutto della mia vita e di quella dei miei cari. A volte mi viene il dubbio che io consideri Dio un bel complemento a una vita che però fondamentalmente gestisco di testa mia.

I genitori di quel bambino invece sono dipendenti da Dio come un malato dalla bombola di ossigeno. È quella è la nostra verità. Loro sanno che ogni giorno è grazia, che i nostri capelli sono contati da un Padre che ci ama, sanno che siamo nati per la vita eterna. Per questo non impazziscono, per questo sorridono. Perché credono.

fonte: Credere

24 pensieri su “Perché credono

    1. barbara figus

      ti adoro costanza miriano ….. <3 e grazie a aquesta famiglia per l'esempio . ora mi unisco anche io per chiedere la grazia a G:P: 2 <3

  1. 61Angeloextralarge

    Bellissima testimonianza. Un abbraccio al piccolo e ai suoi cari. Le preghiere ci sono già.

  2. liggen

    ….oggi è il mio compleanno..ed una condivisione cosi me la sognavo…esprimo un desiderio…elevo preghiere…vorrei sostituirmi…ma sarebbe un premio troppo ambito..grande..ci sono persone che lo meriterebbero di più…e se fosse questo un limite…non poter disporre a piacimento della nostra vita neanche x una giusta causa…e penso a S Massimiliano kolbe…lui l’ha offerta..ed è stata riconosciuta la sua eroicità…l’eccezione che nega la regola…cosa come quando quanto poter e saper fare o dire..o essere solo presenza…o accompagnare con fervide preghiere..certo …rimettendosi completamente alla Sua Volontà…ma il senso della vita…attraverso i nostri sensi…è ..o ha un senso…il nostro percorso …umano ,terreno..ha una ..continuità con lo spirituale…l’anima riporta le emozioni,vicissitudini ,valori…ok è …problematico voler accostare tante ..sensa zioni..emozioni..ma il cuore oggi non ha ..filo diretto col cervello..c’è una incongruenza…xdona re…gioi re…ama re…accetta re…prega re…ciao

  3. anna

    Mi è stato detto che quando hai una croce veramente pesante da portare (e ogni croce è pesante per chi la porta, non credo ci siano croci leggere) se riesci ad abbracciarla e amarla, alla fine è lei che porta te.
    Senza nulla togliere a quei genitori, ma credo che la parte maggiore la faccia un Altro.

    PS: Costanza, la rosa del post era per me? Perché ci starebbe proprio bene! 😀

    1. anna

      Lacrimuccia…
      Se l’ha messa Admin è proprio la rosa giusta, lo sai, no, che lui è uno dei “servi che avevano attinto l’acqua”?

  4. Franca 35

    Cara Costanza, i tuoi messaggi sono come un pro-memoria, perché spesso ci dimentichiamo di cosa vuol dire CREDERE. Grazie. Ci dai un po’ di forza. Subito preghiere a G.P.II per quel bimbo sofferente e per i suoi genitori. Di queste meraviglie è piena la Terra, anche se non si vedono. Buona settimana a tutti voi, con tanto amore.

  5. paolo

    Bellissima testimonianza Costanza.
    Se lo fai entrare nella tua vita, Lui te la ribalta, proprio dandoti il centuplo. Anche solo lasciando aperto solo un dito, come faccio troppo spesso, Lui rende gia’ desiderabile avere questa posizione di fronte alla vita. Averla non solo in teoria, ma di fronte a grandi cose come la vicenda di questa famiglia. Certezza del Paradiso, della vita eterna, dell’amore infinito ed incondizionato: questo dobbiamo chiedere, perche questo, molto semplicemente, e’ quello che desideriamo!

  6. Filippo Maria

    “La croce – che comunque è sempre provvisoria – insegna all’uomo la sua realtà, cioè che siamo piccoli, impotenti, deboli, non in grado di controllare praticamente nulla della nostra vita. Questa è la verità”.

    Sì, questa è la verità!!!
    E ringrazio il Signore per questa famiglia e per le tante altre che quotidianamente, nel silenzio, ci insegnano cosa significhi essere tralci uniti alla vite più di molti manuali di teologia. Nei confronti di tutti costoro tanta gratitudine e preghiera.

  7. giuseppe schinelli

    Senza Croce non c’è salvezza, è facile diventare il Dio di se stessi, quando tutto va bene. Io ho fatto, io decido, io dico, io permetto, io dò. Tutto illusione, solo Dio concede, dona, permette, toglie, ma sempre per il nostro bene. Lui è padre e sa di cosa abbiamo bisogno per la nostra salvezza.

  8. Sara

    Grazie, Costanza! E’ una Verità che conosciamo, ma è sempre importante che ci venga ricordata! Mi unisco alla preghiera per il bambino di cui parli e anche per Sara T., della quale ho potuto leggere il bellissimo post solo oggi. San Raffaele, medicina di Dio, guarisca tutte le nostre ferite e le nostre malattie!

  9. lamigliortata:)

    Grazie Costanza, che meraviglia questo articolo, che ci riporta alla nostra realtà. Anche io mi chiedo delle volte se la mia fede, che anche io proclamo in ogni dove, reggerebbe a qualsiasi urto della vita. Poi penso che ci sono momenti della vita in cui siamo chiamati a proclamare con le parole, e altri nei quali (come accade a questa meravigliosa famiglia di cui ci parli) ci troviamo a proclamare con i fatti. Pregherò Giovanni Paolo II affinchè metta la Sua mano santa su questa famiglia sofferente!

    1. E seppure le parole devono essere proclamate – soprattutto se parliamo si “annuncio” – sono i “fatti” o meglio le “opere” e l’ Opera di Dio in noi, che colpiscono, restano impresse e chiamano a conversione anche i più lontani o persone alle quali chi la croce sta portando in Gesù Cristo, magari non rivolgerà neppure una parola, magari neppure un sguardo, persone “non viste” ma saranno quelle che “riacquisteranno la vista”. Vedranno una luce, perché la lampada non e fatta per essere messa sotto il moggio o sotto il letto…;-)

      In questo la “Croce”, dopo più di 2000 anni, continua ad avere il suo effetto salvifico e a “illuminare” le genti. E beato chi il Signore chiama ad essere questa luce… o meglio lampada, o forse anche solo piccola candela su cui brilla però, la luce di Cristo.

  10. Lucia

    Grazie Costanza. Serve che mi venga ricordato: “La croce – che comunque è sempre provvisoria – insegna all’uomo la sua realtà, cioè che siamo piccoli, impotenti, deboli, non in grado di controllare praticamente nulla della nostra vita. Questa è la verità.”
    Sto leggendo il libro su Madre Teresa che si chiama “sii la mia luce”. É bellissimo e parla proprio della croce che ha avuto lei che é la piú grande credo: quella di sentirsi abbandonati da Dio. É impressionante peró vedere come lei era certa che era Dio che glie la mandava e continuava ad avere il desiderio di vederLo

  11. Maria Rosaria

    Cara Costanza, riesci sempre a farti portavoce di cio’ che tanti di noi pensano e vivono.
    Tu hai un dono speciale per questo .. in primis una fede vera e concreta (nonostante la giusta perplessita’ a cui fai riferimento nel tuo articolo) e poi un carisma meraviglioso che e’ quello della scrittura (con la S maiuscola).
    Per tornare al tema del tuo scritto, a me fa spesso riflettere un’affermazione che ho sentito non ricordo piu’ da chi, che e’ questa: il cristiano davanti alla prova non si chiede “Perche’ a me?” o semplicemente “Perche’ questa prova?” ma: “Signore, che cosa vuoi dirmi attraverso questa prova?”. Un’altra prospettiva sicuramente.
    Buon cammino.

  12. restifar

    Anche io credo ed ho sempre creduto sin da quando ho conosciuto veramente la fede. Da allora non mi ha abbandonato mai e mi ha reso la vita difficile perchè quando mi veniva voglia di abbandonarmi al peccato eccola là a guastarmi la festa. Non solo non mi lasciava trarre un minimo godimento, ma poi mi ossessionava come se fossi un ricercato dalla polizia. In un particolare difficile momento della mia vita mi è venuto in mente di reagire diventando “cattivo”. Ed ho tentato di pensare ed agire proprio con determinazione su questa strada. Sono riuscito a comportarmi male solo in un paio di occasioni – anche se oggettivamente non ero lucido perchè fortemente stressato – ed ancora oggi non riesco a dimenticare ed a perdonarmi ed attendo che il Buon Dio mi dia la possibilità di chiedere perdono di persona. Poi mi sono arreso ed ho lasciato campo libero alla depressione trascorrendo giorni ed anni in uno stato di atarassia interrotta solo da qualche problema dei miei figli. Ma per il resto totale e completa indifferenza ed un profondo silenzio con tutti e con me stesso. Il distacco da ogni attività religiosa era interrotto solo da qualche cerimonia e, spesso, restavo fuori sul sagrato della Chiesa a fumare ed a conversare con altri transfughi. Pregare e persino il segno della Croce erano azioni che non facevano più parte della mia vita. Ricordo solo qualche reazione, breve e subito “assorbita”, sul lavoro per evidenti prevaricazioni donatemi da un dirigente poco dotato e molto “influenzato”. Poi d’un tratto accaddero degli “incidenti” sul lavoro che fecero sì che si ricordassero di me e mi chiesero di provi rimedio. Andai a dirigere una grossa Filiale e qui avvenne il miracolo. Tra le clienti vi era una vecchietta che veniva spesso a chiedere di riscuotere la pensione anzitempo e ogni volta era un problema convincerla che non era possibile. Così un giorno, mentre ero impegnato con altri clienti, riuscì ad intrufolarsi nella mia stanza e tirandomi via dalla poltrona mi chiese 50.000 lire in prestito. Tagliai corto e gliele diedi. Qualche giorno dopo, presa la pensione, venne a chiedermi se potevo darle un altro mede di tempo ed io acconsentii. Ritornò ancora nei giorni seguenti e trovandomi in un attimo di “solitudine” si avvicinò alla mia scrivania e mi mi mise nelle mani una piccola croce di legno, dicendomi che l’aveva avuta dal Papa e che me la regalava per ringraziarmi delle mie cortesie e raccomandandomi di recitare ogni sera un Padre Nostro. Ebbene quella sera stessa, quando in camera da letto mi preparavo per la notte, questa croce cadde dalla tasca dei pantaloni ed io meccanicamente la misi sul mio comodino. Quando, poi, il sonno mi spinse a riporre il mio giallo e mi girai per spegnere l’abatjour vidi questa croce e spenta la luce, pensai di fare contenta la vecchietta e così recitai il Pater. Sono trascorsi 14 anni, non ho più visto quella vecchietta ( e le 50mila lire) anche perchè finito il mio lavoro, andai altrove a ricoprire altri ruoli anche molto importanti, ma quel Pater ha innescato una esigenza crescente di pregare che non mi abbandona più. E non ho avuto momenti solo felici. Anzi contrasto ancora con tante difficoltà. E mi resta solo la preghiera e, grazie a te, ho conosciuto la Liturgia delle ore che ormai mi accompagna quotidianamente. Purtroppo non riesco a trovare un Padre confessore con il quale dialogare. Faccio tutto da me. Ma, in realtà, sono ben consapevole che non è così e che c’è Qualcuno lassù che mi sostiene. Lo stesso che sostiene questi tuoi amici e che sostiene anche te che ci dai sempre nuovi spunti di riflessione e porti nella vita di ogni giorno il segno di Dio. Il quale è sempre vicino a noi e si serve anche di una vecchietta umile e povera per cambiarci la vita.

    1. @restifar, direi allora 50.000 lire spese bene!! 😀

      Per il confessore / padre spirituale, chiedilo a Dio (insistentemente). Vedrai, si occupa sempre Lui di procurarci gli incontri migliori. 😉

  13. Flo-Flo

    Ciao costanza,devo un po’ recuperare la lettura del tuo blog….in ferie sono stata full time, con gioia con i miei cari….grazie di questo bell’articolo….e della bella testimonianza di questa famiglia che ci invita tutti a non aver paura e abbracciare la nostra croce…..con gioia.Floriana

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