Mala, male, mali

di Paolo Pugni

C’è questa vicenda  di Filippo (*) che va letta nel modo giusto. Perché ti fa tremare. In molti modi. E ti schianta se non sai prendere la distanza e guardare l’insieme.

Che se non stai attento, se non tieni in equilibrio i piatti, se non guardi dove metti i piedi, tutto cade, non si tiene in uno scenario che strappa un lembo di Paradiso e lo porta in terra.

Se la sofferenza ce l’abbiamo sempre e questo bambino è solo una icona del dolore del mondo, una icona vera, che soffre e vive, e che è immagine e riflesso, è vero che interroga e colpisce.

E di fronte ad essa reagisci in molti modi: uno è quello di non chiedere, ma fare. Quello che puoi. Che poi è pregare.

Ora sulla preghiera si potrebbe scrivere molto, ma da ignorante sintetizzo che pregare serve più a noi che lo facciamo che al destinatario delle preghiere, perché sarà bella l’immagine di catturare l’attenzione di Dio per sfinimento, ma è anche vero che Lui non è che ci faccia una bella figura, che del Vangelo sembra più il giudice corrotto che non il Padre buono. E se ha bisogno di suppliche e digiuni per fare quello che potrebbe fare solo muovendo un ciglio, beh a me non piace molto.

E allora? Allora torniamo alla cananea e all’emorroissa, alle quali non manca la fede nel miracolo. Mica quella mette alla prova Dio. Quando le interroga e le tormenta. Ma nella bontà di Dio. E la prova loro la vincono.

La preghiera ci interroga nel profondo: che cosa sono disposto a fare, a perdere per fidarmi di Te? L’aveva intuito anche Jovanotti. Ecco, è lì dove il midollo congiunge l’anima alla carne, che la preghiera taglia.

E mette a nudo le nostre debolezze. Le mie. Confesso. Per primo. E’ un outing che non mi spiace fare.

Quali fragilità? L’insicurezza: ma vale la pena? La concupiscientia carnis: il digiuno proprio non ce la faccio! La vanità: ehi, ma la mia sofferenza conta di più! L’incredulità: ma perché proprio lui con tutti quelli che soffrono? La superbia: guarda che rincorsa a farsi belli con i sacrifici? Il terrore: e se non funziona?

E qui scatta l’amore: che ti travolge e ti ristora. Spegne le ferite senza negarle, le copre, le rilassa. Perché la preghiera si moltiplica ed espande e getta sollievo su tutti.

Vedere la fiducia dei genitori è uno schiaffo che ti fa capire fin dove arriva la tua fiducia, e ti auguri che sia almeno come un seme di senapa; vedere la pro-attività degli altri scuote il tuo lassismo, quella quiete che nasconde la sicumera di chi si sente ritto nei crocicchi del mondo, petto avanti, Io prima di Dio, ad affermare la propria giustezza. E ti scuote il volume di impegno che non ti senti pronto a fare al punto che rinunciare ad un caffè ti sembra peggio che andare a piedi a Bologna. Quanto sei piccolo, amico mio, quanto sei ipocrita, quanto devi capire e crescere.

Ecco il dono della preghiera per gli altri, che la pioggia fresca di marzo ricade su di te, e ripulisce quella triplice condanna che sant’Agostino sintetizzava così: mala, male, mali. Ovvero non si ottiene ciò che si chiede perché siamo cattivi, perché preghiamo male, perché chiediamo cose sbagliate.

Dunque, questa immersione in questo flusso di carità ti scrosta e, ripuliti gli occhi cisposi di sé, riesci di nuovo a vedere che sì, davvero, tutto concorre al bene.

(*)   Per chi non lo sapesse, per chi non avessimo ancora tormentato con richieste di preghiere, novene, catene di digiuni e intercessioni, Filippo è un bambino di 5 anni figlio di due amici incontrati attraverso il blog e diventati per diversi di noi una compagnia in carne ed ossa. Per molti altri, lontani fisicamente, lui comunque è un presenza costante, quotidiana, nei discorsi, nelle parole. Filippo infatti ha la leucemia, e sta lottando contro questa malattia con un coraggio da leone (anzi, da dinosauro, il suo animale preferito), grazie a due genitori veramente speciali, che stanno vivendo la croce da veri cristiani.

C.M.

103 pensieri su “Mala, male, mali

  1. Come è difficile commentare questo post caro Paolo!
    Tu ci chiami a confrontarci su due temi enormi: la preghiera e il dolore innocente e come si fa a dire qualcosa che non suoni né vacuo né etorico su questo argomento? Anche io, che in teoria deovrei essere un “professionista” della preghiera, in casi come questi mi rifugio nell’oggettività della liturgia e mi taccio, perché solo il silenzio sembra essere una risposta adeguata a tanto dolore, a tanta altezza.

    1. Grazie donFa, non credo che sia sempre necessario sentire il peso di commentare, anche se ovviamente un blog ha la missione di permettere di discutere.
      Credo che quello che scrivo serva soprattutto a me, per mettere ordine, per lisciare i pensieri spettinati.
      E anche, ormai si sa, per coccolare quella vanità che come miglior nemico dentro rugge. Ma questo è un effetto collaterale, spero.
      Scrivere è condividere per moltiplicare -come pani e pesci- la consapevolezza, facendo un passo avanti insieme, ascoltandoci l’un l’altro, ora per spinta ora per reazione.
      M’è costato dolore questo testo, e non è neanche come avrei voluto, perché alcune frasi sono smozzicate, spuntate: quando scrivo che Filippo è icona non intendevo sminuire, semmai confrontarlo al Cristo che pure è vero uomo e vero simbolo.
      Grazie del tuo pensiero.

      p.s. oggi sono in aula tutto il giorno e poi parto per Roma con volo 20.30 per starmene poi confinato due giorni a La Rustica senza mezzi. Quindi come dicono i tutti i film seri… passo e chiudo

  2. Gabriele

    e se qualcuno dubiti dell’importanza della sofferenza nel mondo… rilegga il post e mediti.

  3. nonpuoiessereserio

    Noi siamo creature e Dio è nostro Padre e Maria è nostra Madre. Se soffriamo o qualcuno di noi soffre ci rivolgiamo a Loro. Quanti di noi non hanno pregato affinché il piccolo di Vermicino non si salvasse? Filippo personalmente l’ ho preso a cuore. Lo so che ci sono altri bimbi che non meritano patimenti e pregando per Filippo penso anche ad essi e prego che qualora il destino debba essere la dipartita almeno siano lenite le sofferenze e il tutto sia avvolto in un abbraccio amoroso che accompagni nella pace queste anime nelle braccia gloriose di Dio. Pregare per Filippo è pregare anche per la mamma, il papà e tutta la famiglia. Aprofitto per chiedervi qualche Ave Maria che dovesse avanzarvi per due situazioni delicate di famiglie a me vicine. Grazie.

  4. 61Angeloextralarge

    Mi viene da piangere! Le parole sono spesso inutili e a volte sembra che lo sia anche la preghiera, che in realtà non lo è. Filippo, ormai e grazie a Dio, per me e per altri è come un nipotino, un figlio adottato spiritualmente: siamo con lui e con la famiglia! Gli vogliamo bene anche se non lo conosciamo di persona.
    Grazie Paolo per questo post, grazie Costanza, grazie Admin! E uniti sempre in Maria!
    Lo smack non mi viene fuori, scusate…

  5. 61Angeloextralarge

    Proprio ieri era la ricorrenza di Giacinta di Fatima, un’altra icona della sofferenza umana.

  6. Sara

    Cari amici, visto l’argomento vorrei chiedervi una preghiera speciale anche per Sara, una bimba che ha appena compiuto un anno e a cui hanno diagnosticato un neuroblastoma già in fase avanzata. Grazie a tutti di cuore e forza Filippo!

      1. perfectioconversationis

        Alvise, credo che sia un campo in cui non hai diritto di entrare a gamba tesa.

      2. 61Angeloextralarge

        Alvise: anche io vorrei che ti rendessi conto di quello che dici, e, considerato che non sono la sola a volerti bene in questo blog, credo proprio che lo vorrebbe anche qualcunaltro! 😀 😉
        Sara: preghiere garantite e richiesta divulgata (come faccio e farò sempre anche per le tutte le altre).

  7. Alberto Conti

    Sono commosso dai pensieri che sei riuscito a mettere in ordine, Paolo, pensieri che coincidono con i miei; abbracciando questa (come le altre) sofferenze tirendi conto che l’unica posizione umana ragionevole è quella del mendicante: ma è una posizione scomoda, insostenibile, che non concede tranquillità, che richiede quell’inquietudine del cuore augurata dal Santo Padre il giorno dell’Epifania (http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/homilies/2011/documents/hf_ben-xvi_hom_20110106_epifania_it.html); quella condizione che Carron sintetizzava come “sospeso su un pieno”.

    Ma essere mendicante è scomodo perchè dipendi dagli altri (e soprattutto dall’Altro), puoi resistere senza uno scudo di protezione di cinismo solo in una Comunione di poveracci come te: ma questo è inaccettabile dal Mio Nemico. la Superbia.

    Aggiungerei quindi un’altra fragilità alla tua lista: “la preoccupazione: e se funziona?”; già, perchè se funziona come fai a continuare a pensare che in fondo ti basti, che non hai bisogno degli altri (e soprattuto dell’Altro), come fai a continuare a crogiolarti nella tua superbia, sei costretto ad accettare di vivere sospeso, affidandoti a quel “Pieno”.

    1. Claudia

      Alberto, non potevi esprimere meglio quanta bellezza può nascere dal non rifuggire il nostro essere mendicanti… sei costretto ad accettare di vivere sospeso, affidandoti a quel “Pieno”. Grazie

  8. Arrivo io con un’altra raccomandazione: che ognuno di noi preghi per l’altro… ovvio, non posso confinare le mie preghiere ai soli lettori di questo blog, però se so che uno di voi ne ha bisogno, volentieri offro la mia preghiera per lui… per quanto possa essere efficace… e conscio del fatto che la preghiera non è solo per chiedere, ma anche per lodare e per ringraziare.

    1. 61Angeloextralarge

      Stefano: Smack! Aderisco! Credo che quello che hai proposto ci sia già qualcuno a farlo, silenziosamente e discretamente. Grazie a te e grazie a questi “qualcuno” che, secondo me, hanno capito cosa significhi essere veri figli di Dio… e di Maria!. 😉

  9. 61Angeloextralarge

    “Carissimi, non scrivo per consolarvi. Anche perché so bene quanto fastidio vi diano le declamazioni di coloro che sentendosi sempre in dovere di spendere qualche parola con voi, ricorrono ai prontuari dei più indisponenti fraseggi. Non è di compatimento che avete bisogno. Prima di tutto, perché il compatimento è una spartizione fittizia del dolore. Poi, perché vi toglie la fierezza di rimaner soli sulla croce. E infine, perché rischia di fermarsi alla soglia delle parole…
    …Davanti a chi soffre l’atteggiamento più giusto sembrerebbe il silenzio. Però anche il silenzio può essere frainteso o come segno di imbarazzo, o come tentativo di rimozione del problema. E allora tanto vale parlarne. Semmai con pudore, chiedendovi scusa per ogni parola di troppo. Dire che con il vostro dolore contribuite alla salvezza del mondo, può sembrarvi letteratura consolatoria. Ricorrere alle frasi fatte degli occhi che vedono bene solo attraverso le lacrime, può essere inteso come insulto gratuito, almeno come un ritrovato sterile della saggezza umana. Accennarvi che, in fondo, ognuno si porta dentro il suo carico di dolori e che, tutto sommato, non siete poi così soli come sempre, potrebbe accrescere il vostro sdegno. Aggiungere che un giorno sarete schiodati pure voi dalla croce, può apparire uno scampolo di quell’eloquenza mistificatoria che non convince nessuno. Ma dirvi che sulla croce un giorno ci è salito un uomo innocente, e che sul retro della croce c’è un posto vuoto dove un altro innocente è chiamato a fare compagnia ai rantoli di Cristo, appartiene al messaggio inquietante, e pur dolcissimo, che un Ministro della parola non può né accorciare, né mettere tra parentesi. Chiamalo, il tuo Signore: è un nome breve. Non può non sentirti: è inchiodato appena dietro di te. Forse un giorno quel posto sarà mio. O lo è già da adesso, ed è solo l’esemplarità del vostro martirio più grande che me ne rende agevole il tormento. Il mattino di Pasqua, nella corsa verso il sepolcro, voi sarete più veloci di tutti, e ci precederete come Giovanni. E forse vi fermerete sulla soglia, per farci vedere le bende per terra e il sudario piegato in disparte. È l’ultima carità che ci aspettiamo da voi. Un abbraccio.” (don Tonino Bello, da “Lettera agli ammalati”)

    N.B.: don Tonino Bello è deceduto a 58 anni a causa di un tumore allo stomaco.

    1. Claudia

      Bellissimo e sconvolgente allo stesso tempo. Grazie Paolo e grazie Angela per aver condiviso le parole di don Tonino. In silenzio, continuerò a ricordare, a riportare al cuore, Filippo e mi unisco con voi alle preghiere che avete chiesto. Domani entreremo in tempo di Quaresima, ma non saremo soli a camminare nel deserto perchè ci accompagneremo gli uni gli altri.

    2. 61Angeloextralarge

      Ho riletto, perché mi fa bene al cuore, il testo che ho lasciato sopra e mi viene da pensare al saluto finale: “Un abbraccio”. Credo che l’abbraccio sia più importante delle parole: non sappiamo cosa dire per consolare un ammalato e fargli sentire la nostra vicinanza? Abbracciamolo se è possibile! Con un abbraccio forte e sincero che possa trasmettere il nostro affetto, il nostro coinvolgimento nella sua malattia (questo vale anche per altre situazioni). Quanto è più bello! Quanto è più autentico!
      Filippo, non posso abbracciarti! Siamo lontani! Ma un abbraccio virtuale e sincero te lo invio di cuore e lo invio anche ai tuoi genitori. Lo so, non è la stessa cosa di un abbraccio reale, ma non so fare di meglio. Coraggio!

  10. Chiara

    Misterioso è il senso del dolore, misterioso è l’amore di Dio morto in croce per esseri piccoli come noi, misterioso è il senso della preghiera, misteriosa anche la sua potenza.
    Di fronte a tanta nostra incapacità di poter comprendere, possiamo o ribellarci o accettare il mistero, abbracciarlo, farcene avvolgere e consolare e umilmente amare al meglio.
    Grazie Paolo che hai messo in chiaro alcune mie confuse riflessioni e grazie a tutti per i vostri quotidiani contributi.
    Domani inizia la quaresima, ci accompagneremo insieme.
    Un abbraccio in Cristo.

  11. Alessandro

    1) Sulla preghiera per ottenere la guarigione fisica:

    “Premessa l’accettazione della volontà di Dio, il desiderio del malato di ottenere la guarigione è buono e profondamente umano, specie quando si traduce in preghiera fiduciosa rivolta a Dio. Ad essa esorta il Siracide: «Figlio, non avvilirti nella malattia, ma prega il Signore ed egli ti guarirà» (Sir 38,9). Diversi salmi costituiscono una supplica di guarigione (cfr. Sal 6; 37; 40; 87).

    Durante l’attività pubblica di Gesù, molti malati si rivolgono a lui, sia direttamente sia tramite i loro amici o congiunti, implorando la restituzione della sanità.
    Il Signore accoglie queste suppliche e i Vangeli non contengono neppure un accenno di biasimo di tali preghiere. L’unico lamento del Signore riguarda l’eventuale mancanza di fede: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede» (Mc 9,23; cfr. Mc 6,5-6; Gv 4,48).

    Non soltanto è lodevole la preghiera dei singoli fedeli che chiedono la guarigione propria o altrui, ma la Chiesa nella liturgia chiede al Signore la salute degli infermi.”

    (Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione circa le preghiere per ottenere da Dio la guarigione, 14 settembre 2000)

    2) Sullo spirito con cui vanno formulate le preghiere di domanda:

    “ciascuno di noi è chiamato a comprendere che nella preghiera di domanda al Signore non dobbiamo attenderci un compimento immediato di ciò che noi chiediamo, della nostra volontà, ma affidarci piuttosto alla volontà del Padre, leggendo ogni evento nella prospettiva della sua gloria, del suo disegno di amore, spesso misterioso ai nostri occhi.
    Per questo, nella nostra preghiera, domanda, lode e ringraziamento dovrebbero fondersi assieme, anche quando ci sembra che Dio non risponda alle nostre concrete attese. L’abbandonarsi all’amore di Dio, che ci precede e ci accompagna sempre, è uno degli atteggiamenti di fondo del nostro dialogo con Lui […]
    il donatore è più prezioso del dono. Anche per noi, quindi, al di là di ciò che Dio ci da quando lo invochiamo, il dono più grande che può darci è la sua amicizia, la sua presenza, il suo amore. Lui è il tesoro prezioso da chiedere e custodire sempre.

    (Benedetto XVI, Udienza generale, 14 dicembre 2011)

    3) Occorre sempre essere attenti all’altro, soprattutto se bisognoso e sofferente:

    “In Gesù, vero Dio e vero uomo, l’attenzione verso l’altro, specialmente se bisognoso e sofferente, il commuoversi davanti al dolore di una famiglia amica, Lo portano a rivolgersi al Padre, in quella relazione fondamentale che guida tutta la sua vita. Ma anche viceversa: la comunione con il Padre, il dialogo costante con Lui, spinge Gesù ad essere attento in modo unico alle situazioni concrete dell’uomo per portarvi la consolazione e l’amore di Dio. La relazione con l’uomo ci guida verso la relazione con Dio, e quella con Dio ci guida di nuovo al prossimo.

    Cari fratelli e sorelle, la nostra preghiera apre la porta a Dio, che ci insegna ad uscire costantemente da noi stessi per essere capaci di farci vicini agli altri, specialmente nei momenti di prova, per portare loro consolazione, speranza e luce”

    (Benedetto XVI, Udienza generale, 14 dicembre 2011)

    1. angelina

      Mi interrogo sul senso della preghiera. Di domanda. Preghiera senza domanda (?). Da anni. Mi interrogo non rende minimamente l’idea, forse è meglio “mi lacero, mi scortico, mi infurio, mi perdo”. Il dolore di un figlio, il dolore per tuo figlio ti può annientare. Chiedi e non vedi cambiamenti, ti ritrovi a bussare alla porta di una casa che ti è familiare, cara, in cui hai abitato finora, in cui confidi e ….niente. Fuori. Cioè, rimani dentro: dentro le abitudini, dentro la liturgia, dentro gli impegni presi; rimani ma ti senti fuori, profano, estraneo ad ogni dialogo sensato, al tu-ed-io, alla lode. Signore, tu lo sai…Se vuoi, lo puoi guarire…Dio mio, perchè proprio mio figlio? Ma insomma, oggi si celebra una festa (Domenica, Natale, Pasqua, Pentecoste, Cristo Re, e il tempo passa e si ricomincia) eppure le mie parole sono solo sgomento: fino a quando? Tu vuoi il bene per ciascuno di noi, quanto durerà tutto questo?
      E la realtà è assaporare fino in fondo proprio ciò che dice Paolo P. “se ha bisogno di suppliche e digiuni per fare quello che potrebbe fare solo muovendo un ciglio, beh a me non piace molto”. Ma dov’è questo Padre buono? Di che si occupa nel frattempo?

      Poi, ti capita di pensare “Se sto così male io per un figlio, quanto starà soffrendo Lui, nostro padre, per tutti i suoi figli ribelli, disperati, supponenti, indifferenti, figli prodighi e figli maggiori, malati che non chiedono neanche di guarire?” Per un istante, vorresti persino offrirgli conforto, all’idea di un dispiacere così enorme. Tu, a Lui. Mah…

      Poi, ti capita di voler pregare urgentemente per il piccolo Filippo, perchè per lui è davvero questione di tempo: Signore, donagli un altro giorno, dai tempo al midollo fino a domani, e poi ancora fino a dopodomani…una preghiera contro il tempo. E lì dove è questione di vita o di morte, senti che è proprio lì che ti si schiarisce molto (non tutto), arrivi all’essenziale: prego o no? Per me o per qualcun altro? Credo, a che cosa, o a chi?

      Un genitore che alla fine della giornata prega “grazie perchè siamo ancora tutti qui” ha scelto di esserci e di non rifiutare nulla di ciò che gli viene dato. Perché” il donatore e’ piu’ prezioso del dono” (e Alessandro azzecca sempre le citazioni), ma una frase così non è tanto per dire.

  12. 61Angeloextralarge

    “l’unica posizione umana ragionevole è quella del mendicante: ma è una posizione scomoda, insostenibile, che non concede tranquillità…”: a questo proposito condivido con voi questo testo di Albanese.

    “Sei un uomo? Dunque sei un mendicante. Siamo tutti dei mendicanti che ci avvicendiamo a bussare a ogni porta. Abbiamo bisogno di tutto e di tutti: io dite, tu di me, e tutti di Dio. Chi dicesse il contrario è un bugiardo o un povero illuso. L’operaio bussa alla porta del dirigente, e il dirigente alla porta dell’operaio; il professore bussa alla porta del tecnico, e il tecnico alla porta del professore; il contabile bussa alla porta del ministro, e il ministro alla porta del contabile; il contadino bussa alla porta del medico, e il medico alla porta del contadino. Purtroppo non tutte queste porte si aprono: alcune restano chiuse. E se ribatti, senti una voce che ti dice: “Vengo”. Ma tu sei ancora li che aspetti. E se ribatti ancora, qualcuno ti grida: “Il padrone non c’è!”. E la porta non si apre. Ma ce n’è una che si apre sempre: c’è un padrone che non è mai fuori; perché se per caso non ci fosse Lui, non ci saremmo né io né te… Lo trovi a tutte le ore e riceve tutti i giorni, anche alla festa; non riposa il pomeriggio, e di notte, quando tutti dormono, Lui veglia sulle sue creature. Puoi presentarti da solo, non è necessaria la raccomandazione, non ci sono uscieri alla sua casa, né devi fare anticamera; non ci sono code da fare: basta bussare e la Sua porta si apre. Da sola? Si. Perché veramente non è mai chiusa ma socchiusa appena. E la prima parola che Egli ti dice è questa: “Chiedete e vi sarà dato”. Dimmi la verità: ti capita mai qualcosa di simile in mezzo agli uomini? Tu fai la tua richiesta, ripetila, insisti, ritorna, continua, persevera: Egli vuole che tu ritorni, perché ha piacere di rivederti, di riascoltarti, perché ti vuole bene. E se persisti, ti esaudirà. Anche la mamma spesso fa finta di non sentirti, ma per sentirti ancora; non ti accontenta per trattenerti ancora. Chiedi dunque e riceverai. Certo, non sempre tutto quel che vuoi, ma sempre ciò che ti occorre. Non tutto quel che vuoi, perché potresti volere il tuo male senza saperlo, potresti volere ciò che non devi, ciò che non ti giova, ciò che non ti salva. Se la mamma ti avesse dato tutto ciò che chiedevi, saresti vivo oggi? Se ti avesse sempre detto di si, saresti salvo oggi? Se ti avesse sempre accontentato, saresti contento oggi? Al bimbo che chiede il coltello si dà del pane: consentire al capriccio sarebbe un delitto. Tu obietti che il bimbo non sa perché minorenne, e non rammenti che dinanzi a Dio non c’e maggiore età. Che cosa sai tu del domani? Che cosa sai tu della vita? Che cosa sai tu di te stesso? Siamo tutti minorenni! Chiedi dunque quello che vuoi e ti sarà dato quel che ti occorre. Bussa senza esitazione, chiedi senza interruzione, senza pensare che sia troppo grande ciò che tu vuoi, senza credere che sia troppo difficile ciò che desideri, senza timore di essere troppo meschino tu per ottenere; perché più grande è il dono, più risplende la potenza del donatore; più grande è la tua miseria, tanto più profonda è la pietà che ispiri. Chiedi come il figlio chiede alla madre, come il figlio che non limita né la sua richiesta né la sua fiducia, perché è sicuro che tutto sarà possibile a chi gli ha dato la vita. Ricordati che la risposta sarà in misura della tua fiducia. Ogni germoglio è un atto di fede, ogni vagito è un grido di speranza, ogni creatura che nasce e un’invocazione a Dio. Osserva le piante come tendono le loro braccia al cielo: invocano luce, aria, acqua, calore, ma il sole spesso si nasconde, e nella notte si ritira; invece della brezza urla spesso la bufera, e invece della pioggia viene giù la neve. Ma quelle braccia sono sempre levate su, in alto, si protendono oltre le nubi, oltre le nevi, verso il sole che non vedono, che non toccano ma che c’è. Se si curvassero, se ripiegassero verso terra, se si stancassero di chiamare il cielo, morirebbero. Se cessa l’invocazione, cessa la vita.”

  13. 61Angeloextralarge

    Paolo: “E se ha bisogno di suppliche e digiuni per fare quello che potrebbe fare solo muovendo un ciglio, beh a me non piace molto”… Con questa frase mi hai fatto un po’ di male. Mi spiego: subito dopo aver appurato e toccato con mano (e con piedi) che Dio esiste e che è capace di “farsi vivo” e di fare “grandi cose”, ho vissuto una fase durante la quale mi dicevo che se Lui permette COMUNQUE sofferenze, malattie e quanto altro di doloroso c’è nel mondo e nella vita, ed ha bisogno di “insistenza, lagnose novene e soporiferi Rosari” (questo era quello che pensavo…), era COMUNQUE un Dio che non riuscivo ad accogliere in pienezza perché incomprensibile. Per anni ho silenziosamente ma letteralmente litigato con Lui, anche davanti al Tabernacolo, ogni volta che qualcuno mi diceva: “Preghi per me che ho un tumore? Preghi per Tizio che ha la leucemia?”, etc., etc., etc.
    Ringrazio il Signore perché mi ha fatto superare questa fase, piuttosto dura, e per farlo mi ha fatto vivere un’esperienza presso un centro di portatori di handicap fisico, dal quale spesso partivo per andare in uno di portatori gravi di malattie mentali. in quei mesi, pregando per chi avevo accanto e condividendo con loro la quotidianità, ho capito che Dio non ha bisogno delle nostre preghiere, ma per un “misterioso” motivo (credo che anche se ce lo dicesse forse non lo comprenderemmo) ci chiede di pregare, di insistere, etc.
    Spero che qualche frase del testo di Albanese ti illumini anche a questo proposito.

    N.B.: Grazie a voi tutti: stiamo diventando una “famigliola spirituale virtuale”! Che roba bella!!! Smack a tutti! 😉

  14. 61Angeloextralarge

    Se non mi ascolta più nessuno,
    Dio
    mi ascolta ancora.
    Se non posso più parlare con nessuno,
    più nessuno invocare,
    a Dio
    posso sempre parlare.
    Se non c’è più nessuno
    che possa aiutarmi,
    dove si tratta di una necessità
    o di un’attesa che supera
    l’umana capacità di sperare,
    Egli
    può aiutarmi…

    Benedetto XVI, Spe Salvi n.32

  15. 61Angeloextralarge

    “Spesso si dice: “Il Signore sa già di cosa abbiamo bisogno, perché dobbiamo chiederglielo?”. Questo discorso ferisce il cuore di Dio! Lo scopo della preghiera di domanda non è prima di tutto ottenere ciò di cui abbiamo bisogno, come se Dio fosse una banca o il proprietario di un magazzino. Lo scopo della preghiera di domanda è sviluppare l’intima relazione di figli con il Padre, guardando assieme a Lui la validità di ciò che chiediamo, credendo al Suo amore verso di noi, insistendo con fiducia in Lui. Non tutto quello che chiederemo ci sarà dato perché potremmo per errore chiedere cose inutili o dannose, ma il Padre ci darà cose buone.” (don Oreste Benzi, da Pane quotidiano)

    N.B.: Smetto i copia-incolla altrimenti vi ubriaco… 😀

    1. vale

      resta sempre da capire se uno possa sapere quali sono le “cose buone” per lui e ,va da sè,- nell’ottica di quel disegno che solo per speculum et aenigmate vien visto-e,quindi per definizione,”fumoso,non facilmente intelleggibile”,-se non gliele suggerisce nessuno…..( e non parlo di esseri umani…)
      se non gli capita,son badilate nei denti da mane a sera….

      1. 61Angeloextralarge

        Vale: come facciamo noi a capire? credo che sia impossibile. Capiremo dopo, non al momento.
        “NOI LEGGIAMO IL MONDO AL ROVESCIO E CI LAMENTIAMO DI NON CAPIRE NIENTE” (R. Tagore): credo che con i nostri ochi limitatissimi, perché umani, non siamo in grado di vedere le cose come le vede Dio. Credo anche che sarebbe assurda pretesa, anzi orgoglio, volerlo fare a tutti i costi.

  16. Nei vangeli SEMPRE Gesù interroga: ma tu credi in me?
    La risposta è SEMPRE affermativa e la preghierà è esaudita.
    Cosa può voler dire questo? Che lì siamo nel vangelo e c’è il Cristo,
    e quindi è una situazione speciale, o che gli uomini, oggi, quando pregano,
    in realtà, non credono? Quanto a chiedere cose sbagliate o cattive nel
    Vangelo a dire il vero la richiesta è SEMPRE di ottenere la salute,
    ed à SEMPRE è esaudita. Il che vuol dire che chiedere la salute non
    è chiedere una cosa che non va bene. Resta solo il modo in cui lo si chiede.
    A dire il vero nel Vangelo lo si chiede SEMPRE nello stesso modo molto diretto.

      1. vale

        già. ma il punto non è solo la sofferenza,che,peraltro, può essere non solo fisica.
        la quidditas sarebbe capire anche il tassello che dovresti occupare nel disegno generale.
        da quel che vedo, pochi lo sanno. ed ancor meno riescono ad adeguarsi.
        ovviamente poiché essendo la volontà buona(non la buona volontà come comunemente s’intende) prerogativa di Dio-ché è l’Unico ad avere una volontà Buona per definizione-.
        il tuo “sempre”volutamente provocatorio rientra nel “mistero” del disegno divino su cui gente migliore di me-cito,per es. Maritain-scrisse persino dei libri sulla permissione del “male”.
        ma resta il fatto che la maggior parte di noi si muove come formiche impazzite senza capirne il senso a breve termine. lo si accetta poiché si sa-per fede- del “finale di partita”.
        ma ,”durante”,rimangon le badilate…..

          1. vale

            aridaje….non mi sto limitando agli esempi -esempi-evangelici. che in quei tempi e quei luoghi,uno dei segni “profetici” del messia sia la guarigione fisica è del tutto evidente. ma il Cristo opera guarigioni anche spirituali (i cui effetti non ci sono stati tramandati: non ci dicono,per es. se la donna salvata dalla lapidazione abbia o meno ripreso a fare quel che aveva fatto fino ad allora anche se gli fu detto di non farlo più; idem per lo scacciar demoni) e che ,comunque, i mali spirituali-o psicologici,se preferisci,-comportino anche del malessere fisico ritengo sia ovvio,ma sono un effetto collaterale.e non sempre.(tranne, per chi crede, la salvezza dalla “morte secunda” che è QUELLA CHE CONTA)
            ma gli esempi evangelici non esauriscono la questione. e non ci dicono neppure, i Vangeli, se Tutti quelli che hanno chiesto di essere guariti dal Rabbi,lo furono.
            sei tu che deduci da esempi-che tali rimangono-di un periodo limitato della vita pubblica di Gesù,che tutti quelli che hanno chiesto, hanno avuto.
            apocrifi inclusi….
            angeloextra mi ha in parte anticipato….il bambù non poteva cogliere il disegno di Dio.poteva solo rimaner interdetto di fronte al suo”destino”.liberamente scelto.

      2. 61Angeloextralarge

        Alvise: Hai tralasciato pure il fatto che in alcuni brani Gesù prima di guarire dice: “Ti sono rimessi i peccati”…
        Il buon ladrone ha riconosciuto che Gesù è il figlio di Dio e non gli ha chiesto: “Fammi scendere dalla croce e fammi vivere!”. Credo che se ha riconosciuto Gesù come figlio di Dio, ha anche capito che non sarebbe sceso dalla croce nessuno! Nè Gesù, né lui! E ha accettato questa cosa, guadagnandosi il Paradiso già dal giorno dopo.

  17. Scusate, mi sono sbagliato, Marco dice che i due ladroni lo schernivano, Luca invece dice che uno solo dei due lo insultava, l’altro invece chiese a Gesù: “ricordati di me quando tornerai nel tuo regno e Gesù gli rispose. 2in verità ti dico oggi sarai con me in Paradiso” (che è uno dei punti più alti e poetici del Vangelo)

  18. 61Angeloextralarge

    Mi dispiace non mantenere la promessa, ma quanno ce vo’ ce vo’:

    “C’era una volta un bellissimo e meraviglioso giardino. Era situato ad ovest del paese, in mezzo al grande regno. Il Signore di questo giardino aveva l’abitudine di farvi una passeggiata ogni giorno, quando il caldo della giornata era più forte. C’era in questo giardino un bambù di aspetto nobile. Era il più bello di tutti gli alberi del giardino e il Signore amava questo bambù più di tutte le altre piante. Anno dopo anno, questo bambù cresceva e diventava sempre più bello e più grazioso. Il bambù sapeva che il Signore lo amava e ne godeva. Un bel giorno, il Signore, molto in pensiero, si avvicinò al suo albero amato e l’albero, in grande venerazione, chinò la testa. Il Signore gli disse: “Caro bambù, ho bisogno di te”. Sembrò al bambù che fosse venuto il giorno di tutti i giorni, il giorno per cui era nato. Con grande gioia, ma a bassa voce, il bambù rispose: “O Signore, sono pronto. Fa’’di me l’uso che vuoi”. “Bambù”, la voce del Signore era seria, “per usarti devo abbatterti”. Il bambù fu spaventato, molto spaventato: “Abbattermi, Signore, me che hai fatto diventare il più bel albero del tuo giardino? No, per favore, no! Fa’ uso di me per la tua gioia, Signore, ma per favore, non abbattermi”. “Mio caro bambù”, disse il Signore e la sua voce era più seria, “se non posso abbatterti, non posso usarti”. Nel giardino ci fu allora un grande silenzio. Il vento non tirava più, gli uccelli non cantavano più. Lentamente, molto lentamente, il bambù chinò ancora di più la sua testa meravigliosa poi sussurrò: “Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, fa’ di me quello che vuoi e abbattimi”. “Mio caro bambù”, disse di nuovo il Signore, “non devo solo abbatterti, ma anche tagliarti le foglie e i rami. Se non posso tagliarli, non posso usarti”. Allora il sole si nascose e gli uccelli ansiosi volarono via. Il bambù tremò e disse appena udibile: “Signore, tagliali!”. “Mio caro bambù, devo farti ancora di più. Devo spaccarti in due e strapparti il cuore. Se non posso farti questo, non posso usarti”. Il bambù non poté più parlare. Si chinò fino a terra. Così il Signore del giardino abbatté il bambù, tagliò i rami, levò le foglie, lo spaccò in due e ne estirpò il cuore. Poi portò il bambù alla fonte di acqua fresca vicino ai suoi campi inariditi. Là, delicatamente, il Signore dispose l’amato bambù a terra: un’estremità del tronco la collegò alla fonte, l’altra la diresse verso il suo campo arido. La fonte dava acqua, l’acqua si riversava sul campo che aveva tanto aspettato. Poi fu piantato il riso, i giorni passarono, la semente crebbe e il tempo della raccolta venne. Così il meraviglioso bambù divenne realmente una grande benedizione in tutta la sua povertà e umiltà. Quando era ancora grande e bello e grazioso, viveva e cresceva solo per se stesso e amava la propria bellezza. Al contrario nel suo stato povero e distrutto, era diventato un canale che il Signore usava per rendere fecondo il suo regno”.

    1. angelina

      Bello Angela! Solo per immagini possiamo intuire ciò che è troppo misterioso e duro per noi…

  19. Roberto

    Probabilmente davanti al dolore innocente ciascuno di noi è colto da uno degli innumerevoli aspetti particolari di questo grande Mistero del Signore. Personalmente, la prima cosa su cui medito io sono i peccati degli uomini. Il Signore associa alla Sua Passione tanti innocenti che portano quella Croce che altri meriterebbero di sopportare per aver violato innumerevoli volte la Sua Giustizia. Come sarà, quando coloro che sono stati salvati grazie a questo dolore vicario si troveranno faccia a faccia con coloro per mezzo dei quali Cristo li ha salvati? Chi sono coloro che hanno dovuto espiare per i lunghi anni dei miei peccati, per aver pagato pegno di Giustizia al mio posto, grazie ai quali ora io sono dove sono? Volti e nomi che non conoscerò se non quando (si spera) questa mia vita di terra finirà. Che cosa dirò loro? E se neppure li conosco e non posso pregare per loro, posso però pregare per altri che, da quel poco che scorgo almeno, sono chiamati allo stesso modo.
    E’ molto bello il racconto del bambù postato da Angela – ecco, invece di commuoverci oltremisura per le nostre piccole e spesso sopravvalutate sofferenze quotidiane, dovremmo ricordare che molto spesso non siamo affatto il bambù, ma siamo il campo, e che sono altri, anonimi, misconosciuti, a essere i nostri, ignorati, bambù.
    E perciò, Signore, abbi pietà di noi peccatori.

    1. 61Angeloextralarge

      “molto spesso non siamo affatto il bambù, ma siamo il campo, e che sono altri, anonimi, misconosciuti, a essere i nostri, ignorati, bambù”: grazie. E grazie al Signore che ci fa avere “bambù” attorno. 🙂

    2. Alessandro

      Roberto, è vero, dovremmo meditare più frequentemente e intensamente sulla sofferenza vicaria dell’anonimo (per noi, ma non per Dio, che chiama sempre per nome e sa contare solo fino a uno, fino a “tu”)

      1. Alessandro

        Tutto il patire di Cristo fu un patire “vicario”, cioè un patire “al posto dei” peccatori e per la remissione dei loro peccati. Configurando il proprio patire a quello di Cristo, anche l’uomo può esercitare il patire vicario, cioè soffrire in espiazione del peccato altrui.

  20. Alessandro

    “Ma che significato ha la preghiera di Gesù, quel grido che lancia al Padre: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato», il dubbio della sua missione, della presenza del Padre? In questa preghiera non c’è forse la consapevolezza proprio di essere stato abbandonato?
    Le parole che Gesù rivolge al Padre sono l’inizio del Salmo 22, in cui il Salmista manifesta a Dio la tensione tra il sentirsi lasciato solo e la consapevolezza certa della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Il Salmista prega: «Mio Dio, grido di giorno e non rispondi; di notte, e non c’è tregua per me. Eppure tu sei il Santo, tu siedi in trono fra le lodi d’Israele» (vv. 3-4). Il Salmista parla di «grido» per esprimere tutta la sofferenza della sua preghiera davanti a Dio apparentemente assente: nel momento di angoscia la preghiera diventa un grido.

    E questo avviene anche nel nostro rapporto con il Signore: davanti alle situazioni più difficili e dolorose, quando sembra che Dio non senta, non dobbiamo temere di affidare a Lui tutto il peso che portiamo nel nostro cuore, non dobbiamo avere paura di gridare a Lui la nostra sofferenza, dobbiamo essere convinti che Dio è vicino, anche se apparentemente tace.

    Ripetendo dalla croce proprio le parole iniziali del Salmo, “Elì, Elì, lemà sabactàni?” – “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46), gridando le parole del Salmo, Gesù prega nel momento dell’ultimo rifiuto degli uomini, nel momento dell’abbandono; […]

    E’ importante comprendere che la preghiera di Gesù non è il grido di chi va incontro con disperazione alla morte, e neppure è il grido di chi sa di essere abbandonato.
    Gesù in quel momento fa suo l’intero Salmo 22, il Salmo del popolo di Israele che soffre, e in questo modo prende su di Sé non solo la pena del suo popolo, ma anche quella di tutti gli uomini che soffrono per l’oppressione del male e, allo stesso tempo, porta tutto questo al cuore di Dio stesso nella certezza che il suo grido sarà esaudito nella Risurrezione: «il grido nell’estremo tormento è al contempo certezza della risposta divina, certezza della salvezza – non soltanto per Gesù stesso, ma per “molti” » (Gesù di Nazaret II, 239-240). In questa preghiera di Gesù sono racchiusi l’estrema fiducia e l’abbandono nelle mani di Dio, anche quando sembra assente, anche quando sembra rimanere in silenzio, seguendo un disegno a noi incomprensibile.”

    (Benedetto XVI, Udienza generale, 8 febbraio 2012)

    1. Più uno si inventa cose incomprensibili, più diventa tutto sempre più
      incomprensibile, Il guaio è che uno ci si crogiola nel mistero.
      Come essere al cinema, ma senza fine.

      1. Alessandro

        Incomprensibile queste parole dell’Udienza del Papa? Non mi sembra proprio

        In sintesi: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, in bocca a Cristo crocifisso, non è il grido di chi dispera, di chi ormai s’è persuaso che la croce e la morte abbiano l’ultima parola. E’ il grido che porta con sé l’intero Salmo 22 (donde è tratto), il quale non è il salmo della disperazione fomentata da un Dio ostinatamente assente e muto, ma si conclude con un canto di giubilo per l’opera del Signore:

        “I poveri mangeranno e saranno saziati,
        loderanno il Signore quanti lo cercano:
        “Viva il loro cuore per sempre”.

        [28] Ricorderanno e torneranno al Signore
        tutti i confini della terra,
        si prostreranno davanti a lui
        tutte le famiglie dei popoli.

        [29] Poiché il regno è del Signore,
        egli domina su tutte le nazioni.

        [30] A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
        davanti a lui si curveranno
        quanti discendono nella polvere.
        E io vivrò per lui,

        [31] lo servirà la mia discendenza.
        Si parlerà del Signore alla generazione che viene;

        [32] annunzieranno la sua giustizia;
        al popolo che nascerà diranno:
        “Ecco l’opera del Signore!”.

          1. 61Angeloextralarge

            Tiengo da farrrre! A più tardi per le spiegazioni. Anche se continuo a non capire. Coraggio e pazienza, Alvise e tutti noi! 🙂

    1. Alessandro

      Alvise, non ho capito dove sarebbe la mancanza di serietà nel post e nei commenti. Che è che non ti convince?

  21. Cosa devo dimostrare? Che siete lontani dal segno? Che vi perdete nelle casistiche, nei ragionamenti capziosi?
    Che non state all’essenza, che è credere e sperare? Visto che dite che ci siete arivati, a credere, (cosa su cui anche voi dubitate, dubitate e soffrite, oh quanto soffrite, e lo dite, e lo ridite, soffrite tanto voi, e solo voi, e prendete la sofferenza adosso, in custodia, per i vostri, e non vostri ,peccati, non nè vero?)almeno non lo sprecate questo dono in discorsi quasi, a un certo punto, blasfemi!!!

      1. In quanto prendete su di voi anche il male degli altri, i peccati degli altri, l’espiazione, la quaresima, la carestia, il cilicio, il digiuno, le veglie le marce notturne con torce, pensate che dandovi una martellata su un piede si risani il piede di un altro,
        che se gli piglia male a alvise, ne è risparmiato un altro, ma questa è quasi pensiero magico….

        1. Alessandro

          poiché Cristo ha sofferto interamente in espiazione di peccati che non ha commesso, perché meravigliarsi se accade che qualcuno, alla sequela di Cristo e ad imitazione di Cristo, soffre in espiazione di peccati altrui, cioè di peccati che codesto sofferente non ha commesso?

    1. 61Angeloextralarge

      La fede, dono dello Spirito Santo, ce l’hanno tutti i battezzati. Però, crescendo, si affievolisce grazie alla nostra umanità, al peccato che è innato in tutti noi, alle vicende della vita. i doni dello Spirito Santo (quindi anche la fede) vanno continuamente richiesti a Dio, per il nostro bene spirituale: se siamo “ripieni” di Spirito Santo (come i cannoli con la crema – esempio adatto alla giornata di oggi), non può entrare in noi qualcosa in più! Che so? Non può entrare il peccato e quanto di più mi allontana da Dio. Purtroppo, essendo gli uomini (tutti) fatti di carne ed ossa, si cade e cadendo cade la crema da dentro il cannolo, quindi occorre rimettercela: si va dal pasticcere principale (Dio) e gli si chiede la crema (fede o altro).
      E facendoti questo esempio mi sono ingrassata 1 Kg. 😀

    1. 61Angeloextralarge

      Mancanza di rispetto è anche dire “voi” quando si scrive: Admin ha detto più volte che “voi/noi” noi esisite ma esistono 61Angeloextralarge, Alessandro, Vale, Fefral, Nonpuoiessereserio, Filosofiazero, Giuliana Z., Danicor, etc.
      Qui chi lascia il commento dice quello che pensa, esattamente come fai tu. Non sei il solo che ancora usa il “voi” ma questo non significa che la cosa sia giusta. 😉
      Se Ale ti ha risposto con un inno sacro, limitati a chiedere spiegazioni a lui.
      Comunque, Ale del mio cuore, mi fai la cortesia di spiegare ad Alvise perché hai inserito l’inno sacro dopo il suo commento? Strasmack!
      Da parte mia ho “capito” (se si può dire) che la tua temperatura emotiva è salita quando hai lasciato il commento delle 17:11 (Il dolore vicario? Anche questa ora? (ma chi peccatori?)”,e Ale non ha inserito l’inno sacro ma ti ha risposto spiegandoti il “dolore vicario”, cioè Chi lo ha rappresentato molto bene: Cristo in Croce! non mi pare che la cosa sia stata complicata! va beh, so’ gnurant cum ‘na capra… 😉

      1. Alessandro

        Angelina cara, sotto al mio commento delle 17:16 (nel quale riportavo le considerazioni del Papa sulle parole del Salmo 22 pronunciate da Cristo in croce) Alvise ha scritto (17:29): “Più uno si inventa cose incomprensibili, più diventa tutto sempre più
        incomprensibile. Il guaio è che uno ci si crogiola nel mistero”, e allora ho scritto un commento (17:41) nel quale ho fatto una sintesi di quello che ha detto il Papa sulle parole del Salmo 22 pronunciate da Cristo in croce, e ho riportato la parte finale del salmo 22 per mostrare che quello non è un salmo che si conclude nella disperazione (come ben sapeva Gesù, quando in croce pregava quel salmo).

        Tutto qui 😉

        1. 61Angeloextralarge

          A volte sembra che parliamo arabo tra noi ed invece basterebbe avere un po’ più di pazienza. Grazie Ale! E un grande SMACK! 😉
          Alviseee, ti voglio bene ma a volte mi mandi a fuoco le rotelle… Smack! 😀

  22. Non ti nascondere sempre dietro la tua (dichiarata)ignoranza.Tutti siamo ignoranti, basta con questo discorso dell’ignoranza, per favore!!!
    Allora noi si sarebbe come Cristo che si prese sul groppone tutto il male del mondo?
    Ma quale male abbiamo fatto mai noi per meritare il male che si soffre? O si paga per altri?
    O non ci aveva digià tutti sterilizzati Gesù?
    Ma quante ne inventate di favole?

    1. Alessandro

      1) “Allora noi si sarebbe come Cristo che si prese sul groppone tutto il male del mondo?”

      No, noi non ci prendiamo sul groppone tutto il male del mondo, possiamo espiare del male che non abbiamo commesso, ma ciò lo possiamo fare solo perché Cristo s’è fatto carico di tutto il male del mondo.

      2) “Ma quale male abbiamo fatto mai noi per meritare il male che si soffre?”

      Può accadere che si soffra in espiazione di un peccato che compiamo in vita o che si soffra semplicemente in conseguenza del peccato originale, ereditata dai progenitori.

      3) “O si paga per altri?”

      Può accadere anche che si soffra in espiazione di peccati compiuti da altri

      4) O non ci aveva di già tutti sterilizzati Gesù?

      La passione e la morte di Cristo non ci ha esonerati dal soffrire, ha reso possibile che il dolore non sia irreversibile, che ci salviamo l’anima, che accediamo alla beatitudine eterna.

      1. angelina

        C’è anche la Bibbia. Non credo che ad Alvise possa piacere la lunga citazione, mi spiace perchè davvero è arrivato al succo della questione: la sofferenza, l’apparente indifferenza di Dio. Da qui, il salto nel buio. La croce, la “totale simpatia” di Cristo con noi poveri esseri umani. Sono parole che dovremmo conservare nel nostro cuore, permettere che diventino parte di noi poco alla volta.

        La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio.

        E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza,
        noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani;
        ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.
        Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini. (San Paolo ai Corinzi)

        Disprezzato e reietto dagli uomini,
        uomo dei dolori che ben conosce il patire,
        come uno davanti al quale ci si copre la faccia,
        era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
        Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
        si è addossato i nostri dolori
        e noi lo giudicavamo castigato,
        percosso da Dio e umiliato.
        Egli è stato trafitto per i nostri delitti,
        schiacciato per le nostre iniquità.
        Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
        per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
        ……
        Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
        e si sazierà della sua conoscenza;
        il giusto mio servo giustificherà molti,
        egli si addosserà la loro iniquità.
        Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
        dei potenti egli farà bottino,
        perché ha consegnato se stesso alla morte
        ed è stato annoverato fra gli empi,
        mentre egli portava il peccato di molti
        e intercedeva per i peccatori. (Il servo sofferente in Isaia 53)

    2. 61Angeloextralarge

      1. Non mi nascondo dietro la mia (dichiarata) ingnoranza ma riconosco i miei limiti, scherzandoci sopra perché così mi pesano di meno. 😉 Non ho mai scritto che comunque SONO INTELLIGENTISSIMA (altra cosa che purtroppo penso), solo per non salire nell’orgoglio già alle stelle! 😛
      2. Pazienza ne ho tanta ma a volte con te arrivo al limite e quindi, perché ti voglio bene (e non venirmi a dire che l’ho già detto e/o che mi nascondo anche dietro questa cosa), e perché ho promesso (soprattutto a me stessa) di moderare il mio linguaggio, non ti mando da nessuna parte. Resta il fatto che queste domande le hai già fatte e che qualcuno ti ha anche risposto (nota bene: non ho scritto “ti abbiamo già risposto”). 😀
      3. “Io partecipo volentieri alla discussione sulle idee religiose,”: ma poi dici “quante ne inventate di favole” (aridaie con il “VOI”!!!!!). La cosa è contraddittoria, non trovi?
      4. Adesso “vo’ a fare” cose più interessanti, cioé a pregare! Notte, Alvise! Notte a tutti! Smack!

  23. nonpuoiessereserio

    Alvise, quando sei in cordata tutti dipendono da tutti e se capiti in osteria non offri volentieri un’ ombreta de rosso?

    1. 61Angeloextralarge

      Che bello! Sono “rientrata” giusto giusto per l’ombreta de rosso! Hic! 😉

  24. Lina Botte

    Ho capito che non credete! gente senza fede. Volete solo chiacchierare e non pregare. Non vi interessa di chi soffre e vuole guarire. Continuate a fare blablablablabla…………. dov’è la preghiera? chi l’ha rimossa?

    1. admin

      signora Lina la SUA preghiera non l’ho approvata io perché mi aveva lasciato un po’ perplesso nella forma e nei contenuti e già esordire con un “pregate così:” non mi sembrava un buon segno. La sua reazione (che fosse stato sempre per me non avrei neanche pubblicato) decisamente scomposta mi conferma che non mi ero sbagliato.

    2. 61Angeloextralarge

      “Ho capito che non credete! Gente senza fede!”: questa sì che è una botta di Spirito Santo!
      Battuta a parte, ripeto (già detto in un recentissimo post) che vediamo negli altri quello che abbiamo dentro.
      Peccato, Lina, perché abbassando il tono e modeandoi le cose l’occasione di “relazionarsi” c’è per tutti in questo blog, quindi anche per te!
      Admin! Smack all’efficienza! 😀

  25. credo nel potere della preghiera, all’indirizzo di una intelligenza suprema,Dio o universo, non ha importanza; credo anche che ognuno scelga, a priori, il proprio viaggio in questa dimensione e in quest’ottica anche la sofferenza ubbidisce ad un disegno prestabilito atto al compimento della propria crescita spirituale.

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