Il grande vuoto

di Costanza Miriano

Conosco molte meravigliose teorie sul fatto che la lettura deve essere un piacere, e come ogni piacere deve essere libero e scelto. Le conosco ma mi guardo bene dall’applicarle. Io personalmente con i miei figli adotto piuttosto subdole forme di persuasione occulta, e posso anche arrivare a vigliacche minacce terroristiche (“se non provi a leggere due capitoli, alla xbox stanotte potrebbe anche capitare un incidente, per dire…”), convinta come sono che il piacere della lettura non è immediato come quello che viene dai videogiochi, ma alla fine attraente lo stesso o di più anche per un ragazzino.

Sarò quindi bocciata dal pedagogista moderno, ma almeno in un modo o nell’altro sto coltivando in casa giovani famelici lettori. Spesso dunque vado in libreria alla ricerca, e faccio davvero molta fatica a trovare bei libri da imporre, cioè volevo dire proporre ai miei figli. Il problema è che tra gli scaffali spopola in modo davvero abnorme il genere fantasy: vampiri, creature magiche, elfi, folletti, streghette, morti che camminano, angeli. Una fantasiosa mitologia senza neanche una tradizione alle spalle, raffazzonata, approssimativa, scontata. Un’accozzaglia di robaccia posticcia fatta per solleticare a buon mercato e senza troppo sforzo le paure, le emozioni, il gusto del brivido che bambini e ragazzi tanto amano.

So bene che c’è anche una buona fantasy, tipo quella di Tolkien e di Lewis, ma per quanto ne capisco io – poco – la maggior parte dei loro epigoni mancano ampiamente il bersaglio. Mi chiedo dunque i motivi di tanto successo (se i titoli sono così tanti immagino che siano molto richiesti, non dai miei figli comunque).

Io penso che un fenomeno tanto esteso si possa spiegare solo con il bisogno che i bambini hanno di mistero, di esplorare in qualche modo qualcosa che vada oltre il mondo sensibile, che dia qualche risposta su quella che è LA domanda dell’uomo: cosa c’è dopo la morte. In ultima analisi la loro è una domanda di senso, il grande vuoto contemporaneo.

Gli adulti che sono stati così solerti nel togliere Dio dal proprio orizzonte e da quello dei bambini, gli stessi che si preoccupano che la recita di Natale dell’asilo non contenga accenni a Gesù, per non ferire nessuna sensibilità, e che a Lui dovranno risponderne – lasciate che i bambini vengano a me – forse non sapevano che la libertà che credevano di avere conquistato a sé e ai loro figli non è la vera libertà a cui anela il cuore dell’uomo. Il quale, se non è davvero liberato, cerca una nuova schiavitù. E così chi non frequenta la Bibbia si mette a leggere di magici mondi sotterranei, di vampiri, e, cresciuto, di oroscopi, per non parlare di chi più o meno consapevolmente si tuffa nell’esoterismo . Chi non crede in Dio crede a tutto, il vero credente crede in pochissime cose, sa solo Cristo e questi crocifisso.

I ragazzi hanno bisogno di certezze salde, di un mondo ben configurato, magari da provare anche a cambiare, ma solido. Colonne di marmo da superare, barriere belle alte da scavalcare, non l’angosciante liquidità. E non funziona se questo mondo è solo inventato in un libro. Li affascina, li prende, ma non basta, non può bastare perché sa di falso.

Qualche giorno fa avevo a cena un amico dei miei figli, non battezzato, non credente, divoratore di libri fantasy. I miei ragazzi, tanto per non farmi rilassare mentre tagliavo fettine e combattevo ammutinamenti contro le verdure, mi sottoponevano alle solite domanducce, tipo “chi va nel limbo?”, “com’è fatto il purgatorio?”, “che vuol dire tentare Dio?”. L’amico, digiuno di simili argomenti, ascoltava a bocca aperta, affascinato dalla mia certezza (ostentata, peraltro: a volte mi ci vorrebbe un teologo a portata di mano, per le emergenze), assetato di risposte salde e credibili. Il suo sguardo pulito sul mondo, il suo desiderio sincero di sapere meritano di più che risposte artefatte e posticce. Meritano la verità.

fonte: Avvenire

103 pensieri su “Il grande vuoto

  1. Gabriele

    Black-out totale? Nessun commento? Sono il primo? Evviva!!!

    Bellissimo post. Da leggere, rileggere e meditare.

    Quando le mie figlie erano piccole, passavano davanti ai negozi di giocattoli senza quasi fermarsi. Ma guai a cercare di tirarle fuori da una libreria se c’eravamo incautamente entrati 😀

    Ora ho il problema di sistemare qualche quintale di libri in casa. Ma è un bel problema. Bellissimo!

  2. Jack London, Charles Dickens, Mark Twain, Kipling, Conan Doyle, Dumas, i fratelli Grimm, Le Novelle della Nonna della Perodi, Verne, Salgari, (Chesterton?)eccetra…
    e per vale “Voyage au bout de la nuit” “Mort à crédit” , “La peste” “Lo straniero”
    “Demian” ” Padri e figli” “Reparto C” eccetra…

        1. Il Conte è fuori da ogni classe. Ma anche “I Mohicani di Parigi” non scherza. Ma mi sa che bisogna leggerli per forza in francese (l’unica edizione italiana – ridotta per di più – dev’essere della seconda metà dell’Ottocento).

    1. vale

      letti tutti. in francese,ça va sans dire.
      così oggi si capisce perché ieri avevo scritto che Cyrano doveva andare a mangiare dalla sciùra Costanza….

    1. Alessandro

      non segui Il Foglio.
      Ieri ha detto che “il lavoro pubblico femminile è in gran parte inutile e quindi nocivo”.

      1. L’incipit era: “Che l’Istat rovesci la sua ultima affermazione. Non dica più che la cura della famiglia limita il lavoro delle donne, dica piuttosto che il lavoro delle donne limita la cura della famiglia”.
        Qualcosa in contrario?

        1. Alessandro

          Allora trascriviamolo per intero l’intervento di Langone (Il Foglio, 29 dicembre), così ognuno se vuole può farsene un’idea più esatta:

          “Che l’Istat rovesci la sua ultima affermazione. Non dica più che la cura della famiglia limita il lavoro delle donne, dica piuttosto che il lavoro delle donne limita la cura della famiglia. Penso al lavoro pubblico femminile, in gran parte inutile e quindi nocivo. Prendi quella signora, impiegata dell’Inps, a cui mi sono rivolto per notificare la morte di una pensionata. Se il computer dell’anagrafe comunicasse col computer della previdenza sociale, e non credo ci voglia Einstein, io non avrei perso una mezza mattinata in fila e lei avrebbe potuto starsene a casa a curare il marito o il vecchio genitore o il nipotino appena nato. Inoltre verrebbe azzerato il noto fenomeno delle pensioni versate a defunti, godute da eredi truffaldini. Restituire quella signora agli affetti dei suoi cari migliorerebbe la vita degli utenti e i conti pubblici pur continuando a versarle lo stipendio. Ridurre i costi è facile, basta aumentare l’utilizzo del cervello: e il cervello dice che il lavoro pubblico femminile è in gran parte inutile e quindi nocivo.”

          1. E quello maschile? Perchè non tenere a casa tutti, allora?
            Che sarebbe la meglio cosa e, anche, restando lo stipendio, (che potremmo anche incominciarea chiamare indennità di disoccupazione)un risparmio per tutti. Non c’entra comunque uomo o donna , in quanto a inutilità!!!
            Un altro rigurgito acido Longoniano!!!

          2. fefral

            Il problema dell’aumentare l’utilizzo del cervello è trovare un cervello da utilizzare: mi sa che Langone il suo lo cerca nel posto sbagliato

  3. Ricordo ancora il mio primo incontro con il grande JRR (Tolkien). Avevo vent’anni e fino a quel momento avevo nutrito la mia povera mente (ahimé) di materialismo dialettico (sì, è stato in un altra vita).
    La scoperta degli elfi, cioè di un’umanità nobile e giusta, mi ha folgorato, è stata per me la prima intuizione della trascendenza nell’età adulta (l’avevo abbandonata, come tanti, dopo la prima comunione). Ho letto tutto il mattone in tre giorni, con mia madre preoccupatissima (eravamo in vacanza al mare, potete immaginarvi cosa avrà pensato vedendo un ragazzone di vent’anni che preferiva legere anziché andare a rimorchiare) e dopo averlo finito l’ho riletto quasi immediatamente, a oggi credo di essere arivato a venti letture in italiano ed in originale, ne so citare larghe parti a memoria e continua a rimanere stabilmente nella mia top ten.
    Il SdA sta alla Fantasy contemporanea come il cristianesimo sta alla New Age, è l’originale da cui si scopiazza sporcando, epperò non tutto è da buttare, ci sono anche cose interessanti e che val la pena di leggere. Un paio di autori che mi piacciono ad esempio sono David Eddings (del tutto materialista, ma con una buona scala di valori) -ma non tutto, solo il ciclo dei Belgariad- e Harry Turtledove, che ha una solida preparazione storica.
    Unica cosa: non è assolutamente una letteratura per ragazzi! Io fossi un genitore farei di tutto per tener lontani i miei figli dal Fantasy almeno fino ai sedici anni, meglio se diciotto.
    Fino a quell’età ci sono sempre gli immortali: Salgari (mia nipote, sei anni, adora Sandokan), Verne, ecc.
    E per i film? Bisogna distinguere: per me il criterio è la relazione tra bene e male. Per un bambino è fondamentale non fare confusione: i buoni sono i buoni e i cattivi i cattivi. E i buoni devono vincere. Stabilito questo il resto vien quasi da sé

  4. Cristina D.

    Cara Costanza, ti scrivo per la prima volta, ma è come se ti conoscessi da sempre… trovo nei tuoi post i miei stessi pensieri, ovviamente scritti in modo decisamente più affascinante e provo lo stesso brivido che prova la ragazzina che leggendo il diario dell’amica scopre i suoi stessi pensieri. Ho provato a farti leggere alla mia figlia 15enne, ma ogni volta che mi sente fare risatine elettrizzate nel leggerti, mi guarda stranita.
    Volevo farti sapere che anch’io ho la stessa idea a proposito del successo del genere fantasy: il bisogno di mistero è ontologico nell’uomo e se non lo si nutre di Verità, lo si “imbottisce” di chiacchiere (da noi si dice fuffa), per colmare il vuoto.
    Te ne propongo un’altra… il genere horror che va a colmare la conoscenza di cronaca, di storia, di vita e di morte che la quotidianità ci propone. Non si porta il bambino a trovare il nonno all’ospedale, ma si organizza una festa di Halloween popolata di spettri…
    Mio figlio di 11 anni a cui ieri sera ho proposto/imposto (anche qui mi riconosco) la visione del film “Il bambino con il pigiama a righe”, dopo che aveva passato tutto il giorno davanti ai mostri della WII ho voluto che conoscesse i mostri veri, ha decretato, visibilmente commosso, che non mi avrebbe più ascoltato e per disintossicarsi ha guardato un tranquillizzante cartone di Bob aggiustatutto.
    Ti abbraccio.
    Cristina

  5. Alessandro

    E Harry Potter?

    Su “Civiltà Cattolica” di qualche anno fu pubblicato un articolo al riguardo. Eccone la sintesi:

    “Harry Potter, una saga di occultismo e stregoneria da evitare accuratamente o una storia di grande valore narrativo, umano e pedagogico? Né l’uno né l’altro. L’articolo intende indagare criticamente il fenomeno Harry Potter, facendo riferimento soprattutto al ciclo narrativo di J. K. Rowling.
    Una lettura prudente si rende necessaria a causa del contesto di perniciosa attenzione all’occulto in cui i bambini purtroppo sono spesso immersi e che la saga del piccolo mago rischia di accentuare. Tuttavia la storia in sé va sostanzialmente assolta dalle accuse che le sono state mosse.”

    Quaderno n. 3641 del 2 marzo 2002

    1. Alessandro

      Al riguardo Introvigne afferma:

      “Se il richiamo esplicito al cristianesimo sarebbe fuori posto in una favola, molti dei valori che annuncia Harry Potter sono sostanzialmente valori cristiani. Non so se questa sia l’intenzione dell’autrice […] Non credo sia importante: […] C’è una intentio operis che spesso va al di là della intentio auctoris e che, nel caso della Rowling, non può non risentire di un clima e di una tradizione inglese che affonda le sue radici nel meraviglioso di autori cristiani come Tolkien e C.S. Lewis. […]
      Certo, in un mondo dove da un quarto a un quinto degli occidentali crede che le pratiche magiche siano veramente efficaci la cautela si impone, e sarà bene aiutare i ragazzi a cogliere il significato metaforico delle avventure di Harry Potter, per evitare che ci chiedano l’indirizzo della scuola Hogwarts per iscriversi”

      http://www.cesnur.org/recens/potter_mi_it.htm

      1. Alessandro

        E’ vero. Gli esorcisti sono particolarmente attenti a mettere in guardia dalla rappresentazione delle magia, dell’occulto. Personalmente sono dell’idea che che si debba senza dubbio aiutare il piccolo lettore a essere consapevole che la magia occultismo e affini sono in sé stessi aberrazioni, ma penso che, una volta chiarito questo, si possa serenamente vedere nella saga del maghetto quanto di buono c’è, come dicono Spadaro, Introvigne e Buttiglione.

        Perfino il cardinale Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, critico la saga, evidentemente preoccupato (come padre Amorth) delle componenti esoteriche del racconto.
        In risposta all’invio del libro della sociologa tedesca Gabriele Kuby, “Harry Potter: buono o cattivo”, Ratzinger nel 2003 scrisse all’autrice (autorizzando in seguito la pubblicazione della scambio epistolare):

        “la ringrazio per la sua gentile lettera del 20 febbraio e per il libro istruttivo da lei inviatomi nello stesso pacco. E’ un bene che lei, stimata e cara signora Kuby, illumini le persone su Harry Potter, perché si tratta di sottili seduzioni, che agiscono senza essere notate, distorcendo in questo modo profondamente il Cristianesimo nell’anima, prima che possa crescere adeguatamente.”

        Se mi posso permettere di commentare, direi che è possibile che il piccolo lettore che si concentri esclusivamente sulla componente magico-esoterica della saga veda distorto nell’anima il Cristianesimo, prima che possa crescere adeguatamente; bene fa dunque l’uomo di Chiesa a mettere in guardia dal disorientamento e dalle vere e proprie aberrazioni che ciò può provocare nel lettore fanciullo.
        Ma, se il rischio c’è, a me sembra che sia eccessivo vedere in tutta la saga solo “sottili seduzioni”. Nel racconto sono messi in luce (come dicono Spadaro, Introvigne, Buttiglione) anche valori compatibili con il cristianesimo, che chi accompagna il giovane lettore deve evidenziare e convalidare con un’attenta opera pedagogica.

    2. Alessandro

      il 14 luglio 2011 su Avvenire ha tentato una lettura teologica di Harry Potter Rocco Buttiglione.

      Affermando che:

      “Harry Potter si lega ad un archetipo natu­rale che nel racconto di Gesù viene assunto e trasfigurato ma esprime una legge della vita presente già nell’ordine naturale. Questo con­vincimento è confermato dal fatto che i primi soggetti del dono della vita sono la madre ed il padre. L’in­cantesimo che protegge Potter na­sce dall’amore di suo padre e di sua madre. Un teologo direbbe che si svolge nell’ordine naturale che già però si apre all’avvenimento cri­stiano.

      Un secondo elemento che caratte­rizza la saga di Harry Potter è il suo impianto, in un certo senso antiesi­stenzialista, almeno nel senso dell’ esistenzialismo sartriano. All’inizio, per la verità, Harry somiglia ad un eroe sartriano. È una li­bertà gettata nel mondo che sembra dovere dare a se stessa il proprio so­stegno ed il proprio senso. Quanto più progredisce il rac­conto, però, Harry scopre di essere inserito in una sto­ria e di avere, in essa, un destino. […]

      La scelta sessuale, poi, sarà una scelta matrimoniale. Tutti i prota­gonisti si sposeranno e avranno dei figli. Sembra che a Hogwarts creda­no ancora al grande amore. Harry, del resto, cresce nel ricordo dell’a­more dei suoi che è, in modo indi­stinguibile, amore dell’uno per l’al­tro ed amore per il loro bambino. […]

      Come mai è possibile ritrovare una tale ricchezza di contenuti simboli­ci in un’opera di fantasy? Vi sono tre risposte possibili. La prima è che la Rowling è cristiana. La se­conda è che esiste nella letteratura inglese una grande tradizione di fantasy a forte contenuto simbolico cristiano ( C.S. Lewis, J. R.R. Tolkien, G.K.Chesterton etc…). La terza è che esistono strutture sim­boliche universali congruenti con la fede cristiana. Sia W. Benjamin che H.U. Von Balthasar hanno in­segnato che ogni storia che meriti di essere raccontata si misura con il tema della salvezza dell’uomo.”

    3. lidiafederica

      In Harry Potter io vedo solo valori positivi: lealtà, amicizia, onestà, matrimonio (Ginny ed Harry, Hermione e Rone, Fleur e BIll…nessuno che convive, nessuno che rimane incinta fuori dal matrimonio..), famiglia (nessun divorzio!, famiglie numerose viste molto positivamente),coraggio, difesa dei più deboli…insomma, io non ci vedo nessun pericolo, anzi, magari i bambini leggessero queste cose! Del resto, a voler eliminare la magia, allora anche tutte le favole con streghe, fate, zucche che diventano carrozze etc. andrebbero eliminate…
      Io adoro il fantasy e odio i vampiri (Twilight l’ho letto, e mi è piaciuto, ma ai miei filgi prima dei diciott’anni non lo farei leggere…).

  6. 61Angeloextralarge

    Grazie Costanza per questo articolo!
    Apprezzo soprattutto e condivido:
    “Io penso che un fenomeno tanto esteso si possa spiegare solo con il bisogno che i bambini hanno di mistero, di esplorare in qualche modo qualcosa che vada oltre il mondo sensibile, che dia qualche risposta su quella che è LA domanda dell’uomo: cosa c’è dopo la morte. In ultima analisi la loro è una domanda di senso, il grande vuoto contemporaneo”.

  7. Buon giorno Ragazzi! A me il genere fantasy, se ben scritto non dispiace neanche un pò. Ok, va bene le letture impegnate, ma secondo me certi autori tipo Anne Rice, pur parlando di vampiri e altre cose, lo fanno in un modo….. darei un’ala per saper scrivere come lei! Ai ragazzi che iniziano ad appassionarsi alla lettura dai Tolkien e li vedi sbadigliare dopo le prime tre pagine ( stesso effetto che ha su di me ), il piccolo Andrea, cita la Divina Commedia con più allegria di quanta ti aspetti da un ragazzino di 11 anni.
    Ok, forse questo è ” colpa mia “, se mai avremo un figlio maschio io e Francesco simo già d’accordo sul nome : Dante.

    1. vale

      mah.contento te di aver capito che dico le solite cose senza perché…..
      intanto lui-celine- si definì varie volte comunista e /o anarchico.(e scrisse pure il “mea culpa” per denunciare l’orrore staliniano(ma non comunista).
      così come un altro come La Rochelle fu attratto dal comunismo e viene considerato di destra.
      allora, la differenza politica-la praxis-tanto cara ai marxisti,tra nazisti(alleati dei comunisti nei primi due anni e mezzo di guerra e con i quali banchettarono sulla Polonia) fascisti( la cui parte iniziale e finale-Salò per intenderci, i cui dieci punti della carta erano degni di apparire nella costituzione dell’URSS a detta di Molotov), era molto più sottile di come la si vede ora.inclusi i fondatori del PCI italiano a Livorno come Bombacci che divennero, poi,repubblichini( e come il”nostro”nobel ultimo per la letteratura fece il viaggio al contrario.
      forse non so ben quel che dico. ma di storia,un tantinello, ne conosco. quanto meno di notizie e di fonti.
      mai fascista o nazista
      lui.
      si vede che celine non è attendibile quando parla di sè stesso.
      buon anno

  8. Come sempre bellissimo, e molto saggio, il post di Costanza che avevo avuto modo di leggere su Avvenire qualche giorno fa.
    E ha perfettamente ragione nel sostenere che in fondo la storia che conta è una sola.
    Ecco perché vorrei spezzare una lancia, o una spada (quella che riforgiata dà il via al ritorno del re), a favore della fantasy, per lo meno quella sana, saggia, da distinguere dal fenomeno commerciale che ha inondato il mondo di storielle assurde spesso veicolo di messaggi modernisti e diseducativi. O fortemente anticristiani come nel caso della autrice Ursula Le Guin.
    Mi sono occupato di Tolkien e del fenomeno fantasy anni fa quando ho avuto l’onore di partecipare a Bologna al convegno del Centro Culturale Manfredini per il centenario della nascita di Tolkien presieduto dal card. Biffi. (qui sotto i riferimenti).
    Tolkien, che spiega che cosa sia la fantasy nel bellissimo saggio Albero e Foglia, parte dal mito, che è la creazione vista dal punto dell’uomo: poiché a differenza di Dio non può realmente creare, l’uomo per essere simile a Dio, nel modo corretto e non oppositivo, creare mondi mitologici.
    E lo fa per parlare di Dio.
    Come Dante con la Divina Commedia, che è il primo esempio di fantasy della storia.

    Approfitto per sponsorizzare il bellissimo libro di Greta Bertani
    Le radici profonde
    sulle radici cristiane delle opere tolkieniane.

    qui due riferimentoi
    http://gretabertani.splinder.com/tag/tolkien
    http://www.paolomarzola.com/blog2/?p=3534

    La conferenza del Manfredini
    http://www.middangeard.org/contenuti/conf92/conf92.htm
    http://www.middangeard.org/contenuti/conf92/pugni.htm

    con donFa apprezzo Turtledove (La legione sparita) e Eddings così come la coppia Weis & Hickman, autori di affascinanti saghe, Terry Brooks (onesto e lucido) e il bellissimo Damiano di cui non ricordo l’autore con protagonisti il bardo Damiano e l’arcangelo Gabriele.

  9. scriteriato:
    spero tu finalmente ti sia reso conto che se Engels ha “distrutto” Feurbach questa distruzione è stata nel senso che F. non era così radicale come poi intesero essere Marx e Engels, e non per ragioni (come sembra di capire tu intenda) opposte.
    Anche sul Bignami c’è scritto!

            1. filosofia0, non cambiare le carte in tavola: hai detto ‘qualcosa per principianti’. Löwith, poi, s’è occupato soprattutto di Nietzsche, Heidegger, Hegel, qualcosa su Cartesio, di sguincio Spinoza. Noi qui stavamo parlando di Marx-Engels-Feuerbach

    1. Ci sono lavori inutili (quasi un ossimoro), è vero. Io sono architetto e sempre più spesso mi chiedo fino a che punto il mio lavoro abbia un senso. Di sicuro ha senso la cura della propria famiglia ed è lì che la donna giganteggia. Se poi per “realizzarsi” (?) la donna trova utile passare il tempo ad inserire dati al computer per conto terzi … Langone mi è simpatico, nella sua conclamata antipatia. Ma quello che dice, per quanto espresso con innegabile arroganza (e sempre in forma paradossale), non è scontato. Per conto mio, lo ritengo intelligente e stimolante.
      Però stiamo divagando, l’argomento del post era molto più pregnante …

  10. Vorrei avere almeno la soddisfazione di vedere un adolescente leggere, anche fosse un pessimo fantasy, per potergli consigliare dell’altro, chessò, il grande Dumas o Tolkien o Conan Doyle (ottime citazioni di Alvise). Ma ahimè di adolescenti che leggono ne vedo pochi, tutti presi come sono dalla Wii o dal telefonino (ma come si fa a spendere 700euro per un Iphone al figlio e non varcare mai la soglia di una libreria???? per me rimane un mistero che mi provoca un fastidio proprio alla bocca dello stomaco e anche un po’ di prurito alle mani).
    Di ragazzini in questa fascia d’età ne conosco pochi, ma ho notato la differenza abissale tra i figli di certi amici (pieni di libri in casa e nelle mani, come nelle borse) e i flgli di alcuni parenti, che millantano una gran cultura, ma se nomini Céline o Musil o Greene manco sanno chi sono. Libri in casa? mah, forse li usano per sollevare una sedia rotta… in mano? mai! in testa entrano a forza di raccomandazioni scolastiche, ma a fine anno sono già evaporati. Non voglio fare la solita paternale sulla nuova generazione che è scarsa, disinteressata, demotivata. Io mi arrabbio coi genitori di questi poveri ragazzi, a loro darei delle craniate in fronte! Cosa hanno insegnato ai figli? a desiderare delle cose, possibilmente già in uso al resto del mondo, e sono pronti a farsi in quattro per farle avere anche ai loro figlioli. Ma la sete vera? quella che non si esaurisce mai? no, quella è meglio metterla a tacere subito chè sennò poi rompono le scatole, e mica li si accontenta con un oggetto alla moda… E allora facciamo che ci chiedano solo le cose semplici, magari anche costose, ma comunque a disposizione. Mai nessuno che faccia suo il suggerimento di Camus: “siate realisti! desiderate l’impossibile!”

  11. nonpuoiessereserio

    Del genere Fantasy posso parlare solo del Signore degli Anelli di cui ho letto il libro, ne sono rimasto affascinato. I miei ragazzi ancora non l’hanno letto perché sono pigri come me, però a loro è piaciuto molto il film. Harry Potter non ha avuto seguito finora. Mio figlio di 8 anni ama giocare con le carte di yugioh ma solo con il cugino. Sinceramente li lascio abbastanza liberi come del resto eravamo liberi noi. Ho sperimentato che molti amici sani di mente che incontro oggi hanno avuto estrazioni culturali contrapposte da piccoli mentre altri che stanno navigando in acque difficili venivano anch’essi da buone educazioni o da meno buone educazione. Morale, sorveglio ma non spingo, educo ma non opprimo, propongo ma non forzo. Sono per fortuna ragazzi responsabili e consapevoli, per ora.

    1. Luigi, credo che i nostri figli abbiano delle sottilissime antenne attraverso cui percepiscono i nostri, di desideri. Se siamo noi ad accontentarci di poco, anche loro faranno altrettanto. Se siamo noi per primi a desiderare molto, tutto, anche loro cresceranno con quello sguardo. Io le craniate le darei a quelli che stanno con gli occhi a terra a frignare su quello che non va, su come è brutto il mondo, su come ci vorrebbe la rivoluzione, e altre cretinate. Poi ci può stare anche la Wii, ci può stare tutto quello che ci piace fare, ma ricordandoci sempre di chi siamo e di cosa desideriamo. Ma che te lo dico a fare??? te sei un grande e i tuoi figli lo vedono di sicuro, educati ma non costretti. Missà che qualche lezioncina da te la devo prendere anche io…

      1. nonpuoiessereserio

        No, voi vedete solo il meglio di me perché io sono vanesio, ma la chiave di lettura se i miei figli se la caveranno è mia moglie. Ci vorrebbe una giusta dose di ambizione che non ho mai avuto, mi salvo con la permalosità. Se uno mi provoca allora ci tengo a sfoderare le mie carte, oppure anche se uno mi stimola nel giusto modo ma altrimenti io sarei per godermi il bello di questo mondo senza far troppa fatica.

  12. Con mio fratello Daniele invece le ho provate tutte, ma non demordo.
    Scusatemi ma il Signore degli Anelli è uno dei pochi casi nei quali ritengo sia il film ad essere meglio del romanzo. Sarei disposta a rivedere 9 ore di film anziché rileggere il libro.

    1. anche io alla prima lettura mi addormentavo, però ti consiglio di riprovarci, soprattutto ora che hai già visto i film. Vedrai che ti piacerà…

      1. è decisamente un libro per… ragazzi… da maschi anzi.
        Più battaglie che romanticismo.
        Del resto gli Inklings erano solo uomini che si trovavano a The eagle and the child per bere birra, fumare la pipa e parlare di mitologia…
        E quando Lewis si innamorò (vedi storia di un dolore) per JJR fu una sorta di tradimento…

        1. angelina

          Non sono molto d’accordo. Eowyn, Galadriel, Melian, Luthien. Le figure femminili non sono molte, ma superbamente delineate, passionali, potenti. E quanto a storie d’amore, bellissima quella tra Eowyn e Faramir nella casa di guarigione, una vera e propria rinascita intessuta di dialogo profondo tra i due. UNICA poi la vicenda di Luthien e Beren. Saprete certamente che i loro nomi sono affiancati a quello di Tolkien e della moglie sulla loro tomba.

    2. nonpuoiessereserio

      Non sei a copulare con tuo moroso? A parte gli scherzi guarda che il film (pur bellissimo) ha saltato alcuni capitoli molto suggestivi.

        1. No,il Principe ( come lo chiamano amici e parenti ) lo vedo questa sera alle 19. Diciamo che secondo me hanno aggiunto ai film scene che mancavano ai libri e li hanno resi meno monotoni. 9 ore di film più fedeli al libro e temo che in tanti si sarebbero fatti un riposino in sala.

          1. Prendi la storia d’amore tra Arwen e Aragorn. Nel libro è appena accennata ( la riprende solo alla fine per raccontare di come si sono incontrati ) e decisamente freddina per una Paperella romantica come me.

  13. NON MI COMPARE QUESTO POST: LO RIPUBBLICO SENZA LINK, FORSE COSì FUNZIONA

    Come sempre bellissimo, e molto saggio, il post di Costanza che avevo avuto modo di leggere su Avvenire qualche giorno fa.
    E ha perfettamente ragione nel sostenere che in fondo la storia che conta è una sola.
    Ecco perché vorrei spezzare una lancia, o una spada (quella che riforgiata dà il via al ritorno del re), a favore della fantasy, per lo meno quella sana, saggia, da distinguere dal fenomeno commerciale che ha inondato il mondo di storielle assurde spesso veicolo di messaggi modernisti e diseducativi. O fortemente anticristiani come nel caso della autrice Ursula Le Guin.
    Mi sono occupato di Tolkien e del fenomeno fantasy anni fa quando ho avuto l’onore di partecipare a Bologna al convegno del Centro Culturale Manfredini per il centenario della nascita di Tolkien presieduto dal card. Biffi. (qui sotto i riferimenti).
    Tolkien, che spiega che cosa sia la fantasy nel bellissimo saggio Albero e Foglia, parte dal mito, che è la creazione vista dal punto dell’uomo: poiché a differenza di Dio non può realmente creare, l’uomo per essere simile a Dio, nel modo corretto e non oppositivo, creare mondi mitologici.
    E lo fa per parlare di Dio.
    Come Dante con la Divina Commedia, che è il primo esempio di fantasy della storia.

    Approfitto per sponsorizzare il bellissimo libro di Greta Bertani
    Le radici profonde
    sulle radici cristiane delle opere tolkieniane.

    qui due riferimento
    CERCARE GRETA BERTANI – TOLKIEN

    La conferenza del Manfredini
    CERCARE CENTRO CULTURALE MANFREDINI TOLKIEN BIFFI CENTENARIO

    con donFa apprezzo Turtledove (La legione sparita) e Eddings così come la coppia Weis & Hickman, autori di affascinanti saghe, Terry Brooks (onesto e lucido) e il bellissimo Damiano di cui non ricordo l’autore con protagonisti il bardo Damiano e l’arcangelo Gabriele.

    1. lidiafederica

      ciao Paolo, a me Ursula LeGuin è sempe piaciuta molto, il ciclo di Earthsea lo trovo molto bello. Anche io ho notato la forte componente filosofica, di ispirazione non cristiana, della serie, mi puoi dire meglio cosa hai notato tu di anticristiano? Alcuni valori positivi sono messi in luce anche da lei (tipo il valore dell’amicizia, dell’umilità, delle piccole cose, …), anche se sono libri essenzialmente atei, è vero.
      Mi interessa molto. Grazie!

      1. faccio solo un accenno:
        1) il racconto Quelli che se ne vanno da.. (non ricordo il nome) dove la ragione è che in quella città la felicità è garantita dalla sofferenza di un bambino tenuto in carcere, che mi sembra un attacco al cuore del cristianesimo cioè il valore redentivo del sacrificio di Cristo
        2) proprio in Earthsea se ricordo bene il romanzo conclusivo il Mago delinea un nemico che è colui che ha osato varcare la morte e ritornare in vita. Io ci ho letto di nuovo un attacco al Cristo.
        Se poi sommi che la Le Guin è scientista, femminista arrabbiata, laicista, pro-aborto et similia….
        Poi chiaro che sono pareri personali non prove matematiche, si intende.
        Grazie!

        1. lidiafederica

          ma grazie a te!
          Nel ciclo di Earthsea in realtà Ged (colui che ha varcato la soglia della morte ed è tornato vivo) è il protagonista buono. Il “cattivo” è un mago che vuole eliminare la morte, senza accettarla come parte della vita (alla fine è così anche in Harry Potter).
          Comunque alla fine la situazione è complicata, diciamo che gli uomini dopo la morte avevano accettato di finire in una sorta di limbo triste, pur di avere la magia (cioè la capacità di continuare l’opera della creazione manipolando le cose), mentre il ciclo finisce con gli uomini che ritornano ad avere un Paradiso dopo la morte. Io non ho visto particolari attacchi alc ristianesimo, se non nella forma di dire “vita e morte sono parte dell’esistenza, e come tali devono essere accettate senza cercare palliativi religosi”. Perciò mi sembra un ciclo ateo, ma non esplicitamente anti-cristiano…del resto anche le mie sono solo impressioni personali.

    2. admin

      sì Paolo se in un commento ci sono più di 2 link il sistema lo mette in attesa di moderazione

  14. Ok, saranno gli ormoni ma oggi sembro isterica e sto per strozzare il migliore amico del mio ragazzo. Sembra che Dio lo abbia messo qui per mandare all’aria i miei progetti.

  15. lidiafederica

    IL SdA rimane uno dei miei libri preferiti, ovviamente, anche se a un bambino darei prima “Lo HObbit”. Tutto Tolkien è grandioso…io ho deciso di fare la linguista proprio a causa sua 🙂
    Di recente ho letto l’Odissea (versione integrale), grande opera fantasy! 🙂
    Comunque, io aspetto con ansia il giorno in cui leggerò un post (non di Paolo che già lo fa) in questo blog che non ponga in luce un problema del “mondo cattivo” contro i buoni cristiani, oppure di cattivi cristiani contro i buoni cristiani, ma che metta in evidenza uno degli inumerevoli lati buoni del mondo. Giusto per una volta…senza volemose bbene, ma con la lucida consapevolezza che Dio ha fatto il mondo buono – “e Dio vide che era buono” – ed è bello rendergliene grazie.
    Allora, rendiamo grazie per i bei libri che ci sono in giro, oltre a lamentarci (giustamente, per carità) di quelli brutti?

  16. Ciao, non è la prima volta che passo da queste parti, ma questa volta non ho potuto fare a meno di lasciare un mio pensiero spassionato.
    Forse dovrei darti del Lei, ma preferisco l’idea che internet ci possa avvicinare di più e che quindi il Tu, posto sempre con educazione e rispetto, possa rendere più vicini gli interlocutori.
    Mi è piaciuto questo articolo, tranne per qualche particolare.
    Io sono stato come i tuoi figli, adesso però ho quasi 21 anni e la maturità è esplosa all’improvviso senza che me ne accorgessi: credo siano errate le costrizioni, perché sono convinto che siano prive di qualsiasi fecondità. E’ giusto che tu voglia educare i tuoi figli alla lettura, madre del dialogo, della comprensione, della fantasia, e grande chiave per l’apertura delle menti. Trovo errato in parte però il tuo sentimento, posso dirlo? Quasi di paura, verso l’interessamento dei tuoi figli al mondo dell’occulto. Non credo ci sia nulla di male in questo, anzi al contrario! Io stesso mi sono innamorato della letteratura dopo aver letto le liriche di uno dei maestri dell’occulto e dell’esplorazione delle paludi della mente, mi riferisco a Baudelaire. Da lui poi mi sono spostato in lungo e in largo in tutta la grande letteratura, detestando la scrittura moderna e aborrendo tutto ciò che è stato scritto dal 1930 in poi (de gustibus…). Credo che l’avvicinamento alla letteratura sia come l’avvicinamento alla fede: non si può costringere a credere così come non si può costringere ad amare la lettura.
    Ai tuoi figli vuoi insegnare qualcosa con i libri mantenendo il loro acerbo ‘occultismo’? Beh Bram Stoker fa per te, fidati. Da ‘Dracula’ a ‘La Vergine del Sudario’ c’è sempre qualcosa da imparare parlando di creature assurde e fantasiose! Ti prego, non farli avvicinare a quelle brodaglie che scrivono i moderni, troppo prive di contenuti e con forme fin troppo elementari.
    Io sono cresciuto in una famiglia di credenti, però l’ho fatto in pieno libertà ringraziando “gli Déi” (dico così perché essendo agnostico non mi sembra giusto dire Dio, visto che è dei cattolici e dei credenti, la sentirei come un’offesa verso loro non so se mi sono spiegato), e quindi così come ho scelto di non credere, ho scelto di leggere, e cosa ne ho guadagnato? Una fame per la conoscenza assurda, a volte inimmaginabile, lasciando Dio per il momento fuori dal mio conoscere. Ma sai perché? In quanto agnostico credo che l’uomo sia un essere troppo piccolo per comprendere un essere infinito, buonissimo e al tempo stesso vendicativo, ecc.
    Insomma dopo tutto ciò cosa voglio dirti? Non stare troppo sul collo ai tuoi figli, cerca di guidarli come ‘la mano invisibile’ guida il mercato. Non li costringere. Non li indottrinare, perché potrebbero restarne delusi un giorno. Lascia che crescano come le piante nei vasi, con mille cure ma ugualmente libere.

    Spero d’essere stato chiaro e di non aver offeso nessuno, per chiarimenti sono qua.
    A presto.
    Aléxandros.

      1. E allora perché tanto spavento da parte sua? Poe è un maestro! Io ho letto tanto di lui, e ne sono rimasto affascinato. Si può approfondire la passione per la letteratura con Stoker, Wilde, Stevenson e Mary Shelly, passando per Baudelaire, tanto per dirne alcuni. Ma vi prego a rogo la letteratura a noi contemporanea! 🙂

        1. admin

          non capisco l’obiezione: nell’articolo si parla del fantasy di infimo livello che spopola nella sezione per ragazzi delle librerie

      2. lidiafederica

        io ho letto Poe fra i 12 e i 13 anni…non ci sarà magia, ma non lo direi una lettura per ragazzi. A me certe storie, come il pozzo e il pendolo, o la Morte Rossa hanno lasciato un’impronta indelebile di paura per anni.
        In generale ho letto troppo, da piccola.
        Suggrirei a Costanza di indagare come la sta prendendo suo figlio..

        1. Io lessi Poe intorno ai 10 anni, quando ancora c’erano i dinosauri in giardino. Arrivai al suo ‘Lo scarabeo d’oro’ grazie a, e dopo aver esaurito la bibliografia di, Conan Doyle, dopodiché mangiai pane e Poe per un po’. Non mi pare così pauroso, non dimentichiamo che ci sono scene truculente, materialmente o idealmente, anche in Shakespeare. Forse però non faccio testo, avendo imparato ad apprezzare fin da piccolo Hitchkock.

  17. “filosofia0, guarda che lucrezio è morto, nietzsche è morto, e pure feuerbach, le cui tesi atee erano comunque già state smontate dallo stesso engels.”

    Questo quello che hai scritto ieri. Io ritengo che questa smontaggio da parte di Engels
    non solo non sia nella direzione che si evince dal tuo discorso, ma che non c’entri proprio nulla (per non divagare)

  18. Da Hegel a Nietzsche: la frattura rivoluzionaria nel pensiero del secolo XIX, trad. Giorgio Colli, Einaudi, Torino 1949; 19592
    Opere di Karl Loewith in italiano

    La sinistra hegeliana (a cura di), Laterza, Bari 1960; 1962
    Fede e ricerca, Morcelliana, Brescia 1960
    Il “discorso della montagna” anticristiano di Nietzsche, in “Archivio di Filosofia”, n.3, 1962, pp. 108-120
    La onto-teo-logica e il problema della totalità del mondo, in “De Homine”, n. 2-3, settembre 1962, pp. 20-66
    Significato e fine della storia: i presupposti teologici della filosofia della storia, trad. di Flora Tedeschi Negri, Edizioni di Comunità, Milano 1963; prefazione di Pietro Rossi, il Saggiatore, Milano 1989; EST, Milano 1998; Net, Milano 2004; il Saggiatore 2010
    Il concetto filosofico del bene e del male, in “Archivio di Filosofia”, 1965, pp. 170-187
    Dio, uomo e mondo da Cartesio a Nietzsche, Morano, Napoli 1966; 19892; a cura di Orlando Franceschelli, Donzelli, Roma 2000
    Saggi su Heidegger, trad. di Cesare Cases e Alessandro Mazzone, Einaudi, Torino 1966; SE, Milanp 2006
    Critica dell’esistenza storica, Morano, Napoli 1967
    Saggi sulla storia, a cura di Anna Maria Pozzan, Sansoni, Firenze 1971
    Hegel e il cristianesimo, a cura di Enzo Tota, Laterza, Bari-Roma 1976
    Nietzsche e l’eterno ritorno, trad. di Simonetta Venuti, Laterza, Bari-Roma 1982
    La politica come destino, Bulzoni, Roma 1978 (con Salvatore Valitutti)
    Storia e fede, Laterza, Bari-Roma 1985
    Paul Valéry, trad. di Gianni Carchia, Celuc libri, Milano 1986
    La mia vita in Germania prima e dopo il 1933, prefazione di Reinhart Kosellek, postfazione di Ada Löwith, il Saggiatore, Milano 1988
    Jacob Burckhardt: l’uomo nel mezzo della storia, trad. di Laura Bazzicalupo, Laterza, Roma-Bari 1991; 20042
    Dialogo sulla modernità, introduzione di Roberto Esposito, trad. di Alessandro Ferrucci, Donzelli, Roma 1994 (con Leo Strauss)
    Marx, Weber, Schmitt, prefazione di Ernst Nolte, Laterza, Roma-Bari 1994
    Scritti sul Giappone, introduzione di Gianni Carchia, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995
    Il nichilismo europeo: considerazioni sugli antefatti spirituali della guerra europea, a cura di Carlo Galli, trad. di Furio Ferraresi, Laterza, Bari-Roma 1999
    Spinoza: deus sive natura, a cura di Orlando Franceschelli, Donzelli, Roma 1999
    Ontologia fenomenologica e teologia protestante: due studi, a cura di Ugo Ignazio, ESI, Napoli 2001
    L’individuo nel ruolo del co-uomo, a cura di Agostino Cera, Guida, Napoli 2007
    Bibliografia critica [modifica]

  19. Cara Costanza, questo articolo ha vinto il mio Pulitzer personale, inventato apposta per l’occasione.
    Dio benedica e i tuoi figli lettori, gli amanti di Dumas e di Tolkien, di Dickens (anche se ancor oggi non ho coraggio di leggere David Copperfield) e di Kipling e di tutti i libri che avete citato e di qualche altro ancora.
    Se posso spezzare una lancia, la spezzo per un autore fantasy che nessuno mi pare abbia ricordato qui: Poul Anderson, Tempesta di mezza estate, una fantasy shakespeariana con un finale travolgente…
    E buon fine d’anno a tutti. Io ho buone speranze di poterlo passare a casa in poltrona con una pila di libri a portata di mano.

    1. 61Angeloextralarge

      BUOOOON FINE ANNOOOOOO A TUTTIIIIIIII !!!!!!!!!!!!!!!
      il 2012 sia come un pozzo senza fondo dal quale attingere solo cose buone e preziose.
      Smack!

  20. Roberto

    Bellissimo post, che condivido appieno. E’ questa fame di cui parla Costanza che suscita il bisogno. C’è nell’uomo il bisogno di gettare lo sguardo oltre il visibile.
    Da ex consumatore compulsivo di narrativa fantastica non posso che condividere; fin da ragazzo, per quanto mi proponessero di continuo “il mondo” con le sue bellezze, non c’era nulla che riuscisse a soddisfarmi. Tutto qua? Mi chiedevo, e appena terminavo i miei doveri di figlio e studente scappavo in mondi immaginari che potessero darmi la parvenza di un senso.
    Su Tolkien, posso ricordare questo aneddoto: lo lessi da ragazzo, mi piacque profondamente, ma ancora di più il Silmarillion, che attinge a piene mani al linguaggio del mito intessendolo con la Fede dell’autore.
    Qualche anno dopo la mia prima conversione, lo ripresi in mano e… meraviglia! Le parole erano le stesse, eppure mi si slanciavano addosso con una forza tutta diversa. Ne ero stupefatto e deliziato: ora potevo vedere con che cosa Tolkien aveva impastato i suoi miti, qual’era la sapienza a cui aveva attinto.
    Un altro fantasy ben poco noto in Italia ma che non posso non citare è quello di Thomas Covenant… l’Incredulo (ebbene sì 😉 ) che ha avuto l’onore di una approfondita recensione su “Cultura Cattolica”
    http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=80
    Negli anni della mia adolescenza, credo di averli letti, senza esagerare, una decina di volte. Era lì che fuggivo, da questo personaggio disperato e refrattario a qualsiasi consolazione, che esigeva una risposta al male e non aveva alcuna intenzione di accontentarsi di risposte preconfezionate come caramelle di zucchero.
    C’è poi il famoso S. King, che purtroppo ormai da molto tempo non può fare a meno di cacciare in ogni romanzo o quasi la sua propaganda “pro-choice” per la presunta libertà all’aborto, ma che ha scritto alcuni romanzi memorabili.
    Mi ricordo bene, anche se saranno passati vent’anni o più, un passo che mi colpì, da un suo libro (essì, di vampiri!!), “Le notti di Salem”, in cui dà la voce (tra i tanti) a un certo personaggio, prete cattolico, padre Callahan. Com’è sua abitudine, King entra nella testa dei suoi personaggi svelando le pieghe recondite dei loro dolori e delle loro fatiche. E’ da notare che questo libro è del 1975 – voglio fare notare l’anno. E che pensieri ripone Stephen King nella mente di questo suo personaggio?

    “”Pensò alla giovane Bowie – no, ora si chiamava McDougall – confessargli che aveva picchiato il suo bambino, e quando le aveva chiesto: «Quante volte?» sembrava di vederle girare in testa le rotelle: una dozzina di volte diventavano cinque, cento volte una dozzina. Tristi scuse, per un essere umano. Era stato lui a battezzare il bambino: Randall Fratus McDougall. Concepito sul sedile posteriore della macchina di Royce McDougall, probabilmente al drive-in durante il secondo spettacolo. Ed ecco qua questo cosino urlante. Si domandò se lei sapeva, o indovinava, che gli veniva voglia di stendere le mani oltre la finestrella del confessionale, abbrancare l’anima penitente dall’altro lato e stringere, sbattere, schiacciare fino a farla urlare. La tua penitenza sono sei colpi in testa e un calcio nel culo. Va’ con Dio e non peccare più.
    «Stupida!» disse.
    Ma c’era qualcos’altro, oltre la stupidità, nel confessionale; non era stata soltanto quella a stancarlo e spingerlo ad associarsi al club sempre più vasto dei Preti della bottiglia e Cavalieri del whisky. Era il saldo, potente motore della chiesa, che faceva la spola col cielo portandosi dietro tutti i peccatucci. Era il riconoscimento ritualistico del Male da parte di una chiesa oggi più interessata ai mali della società; l’espiazione fornita in grani di rosario a donne anziane i cui genitori avevano parlato lingue europee. Eppure era reale la presenza del male in confessionale, reale come la puzza di velluto e di vecchio sudore. Ma si trattava di un male scriteriato, stupido, impossibile sia da perdonare sia da condannare. Le botte al neonato, le gomme tagliate col coltello all’auto del rivale, la rissa d’osteria, le lamette inserite nelle mele il giorno di Halloween, le tante insulse malvagità che la mente umana, nelle sue labirintiche circonvoluzioni, costantemente esprime.
    […]
    Da almeno tre anni la realtà della sua condizione gli appariva sempre più chiara alla mente. Era come una proiezione messa gradualmente a fuoco finché ogni linea diventa nitida e definita. Un tempo, lui aveva lanciato una ben precisa sfida. Oggi i nuovi preti lanciavano le loro: contro la discriminazione razziale, per la liberalizzazione delle donne, e perfino per la liberazione degli omosessuali, contro la povertà, la malattia, la criminalità. Lo mettevano a disagio. Gli unici preti socialmente impegnati con cui stava bene erano quelli che si erano battuti contro la guerra del Vietnam. Ora che la loro causa era diventata inattuale, ogni tanto si trovavano per rievocare marce, messe per la pace e sit-in, come vecchi coniugi che rievocano la luna di miele o il primo viaggio in treno. Ma Callahan non era un giovane prete, e nemmeno un vecchio prete: si era inopinatamente trovato nelle condizioni d’un tradizionalista a cui comincino a vacillare i dogmi. Avrebbe voluto comandare una divisione nell’esercito di… di che? Dio, Giustizia, Bene, erano tutti sinonimi, e dar battaglia al Male.
    In questa battaglia non temeva sacrifici: ciò che soprattutto bramava era fissare in volto il MALE, caduti tutti i travestimenti e gli infingimenti di cui ama ammantarsi. Sognava di affrontarlo corpo a corpo, come Muhammad Ali contro Joe Frazier. E voleva che fosse una lotta leale, non contaminata dalla politica che si abbarbica come un gemello siamese sulla groppa di ogni questione sociale. Voleva fortemente tutto questo fin da quando era entrato in seminario per diventare prete, a quattordici anni, infiammato dalla lettura della storia di santo Stefano, il primo martire cristiano, che aveva visto Gesù in croce ed era stato lapidato a morte. Su di lui la lotta, e magari il sacrificio al servizio del Signore, esercitavano un’attrattiva forse anche superiore a quella stessa del paradiso.
    Però oggi non c’erano battaglie, al massimo scaramucce che non risolvevano nulla. E il MALE non aveva un solo volto, ma parecchi, e tutti sfuggenti. A volte, quasi quasi sospettava che al mondo non ci fosse nessun MALE, ma forse semplicemente il male, o addirittura: (il male). Gli capitava allora di pensare che perfino Hitler non fosse in fondo che un burocrate degenerato, e lo stesso Satana nient’altro che un minorato mentale con un rudimentale senso dell’umorismo, tipo quelli che trovano irresistibilmente comico dare ai gabbiani dei pezzi di pane con dentro nascosti dei petardi.
    Le grandi battaglie sociali, morali e spirituali dell’epoca riguardavano le Sandy McDougall che pestavano i loro bambini, i quali, una volta cresciuti, avrebbero pestato i propri. Era più che stupido. Era terrificante, per le conseguenze che aveva su qualsiasi definizione significativa della vita, e forse dello stesso paradiso. Cosa diventava, allora, il regno dei cieli: un’eternità di tombole parrocchiali?””

    Notevole, eh? Per uno statunitense cresciuto in famiglia metodista e agnostico di suo (a quanto mi risulti). Quel giorno compresi perché la Chiesa non mi suscitava la benché minima attrattiva… cosa da meditare! 🙂

  21. Raffa

    Ho letto velocemente il post e i diversi commenti. Personalmente mi sono avvicinata al mondo di Harry Potter circa dieci anni fa, per capire cosa leggevano i miei alunni…l’ho divorato, leggendomi in inglese i libri man mano che uscivano per sapere come sarebbe andato a finire. Sarò sprovveduta, ma io vi ho trovato una storia bella, ricca di rimandi al cristianesimo.
    Un commento sul film “Il bambino con il pigiama a righe” (premetto che non ho letto il libro): trovo quel film un vero disastro e gravemente lesivo per i bambini, oltre che storicamente scorretto…quando mai è stata costruita una casa di civili tedeschi a pochi metri da un campo di concentramento?Ma come cavolo si fa a pensare che un bambino ebreo potesse passare il pomeriggio a parlare con quello tedesco ai confini del campo eludendo la sorveglianza delle guardie, cani e quant’altro??????…Ma chi si vuole prendere in giro con questo film? Lo sconsiglio vivamente per questi e tanti altri motivi che non sto qui ad elencare, uno su tutti: mia figlia più grande (ora ha 11 anni) è stata costretta a vederlo a scuola, in quarta elementare, in occasione del giorno della memoria.Ha avuto incubi per l’intera settimana successiva alla visione del film. Sono insegnante nella scuola elementare e non ho per nulla digerito in questo caso la “libertà di insegnamento”, perchè gli orrori della storia vanno sicuramente fatti conoscere, ma calibrando il peso sulle spalle di chi hai davanti. Buon anno a tutti

  22. principeva

    Sono capitata su questo blog per caso, grazie al link che ho trovato tra i “Freshly Pressed” di WordPress. Da aspirante mamma, scrittrice esordiente, avida lettrice e cristiana non credente nella Chiesa, ci tengo a lasciare la mia opinione. Io ho sempre amato i libri, fin dal primo momento in cui ho imparato a leggere. Da bambina amavo la mitologia greca, adoravo l’Iliade e l’Odissea (naturalmente leggevo le versioni per ragazzi…). Da ragazzina ho cominciato ad interessarmi ai fantasy, ho letto i libri di Anne Rice, Tolkien e anche Harry Potter, ma i miei gusti sono presto cambiati, e ho cominciato a leggere i classici, sia italiani che stranieri, e la poesia. Ero, e sono ancora oggi, appassionata di romanzi ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale. Letture decisamente diverse da quelle dei miei coetanei! Ancora oggi, a 25 anni, vengo ritenuta “strana” da persone ben più grandi di me perché leggo, che so, Svevo, Dostoevskij o Kafka anziché Twilight. Ho pubblicato due libri di poesia e sto terminando il mio primo romanzo, che forse non riuscirà mai a vedere la luce, perché parla di argomenti decisamente diversi da quelli che interessano oggi al pubblico, ovvero elfi, fate, streghe e stregoni, vampiri…
    Da adolescente non avevo né la televisione in camera né alcun videogioco, a differenza dei miei coetanei, e non ne ho mai sentito la mancanza, perché la lettura mi teneva compagnia. Ho sempre avuto una forte predisposizione per leggere e scrivere, ma credo che ogni genitore dovrebbe cercare di aiutare i propri figli ad avvicinarsi ai libri. E’ quello che sicuramente farò anch’io quando diventerò mamma. Non posso esprimermi su quale sia il metodo migliore, dato che ancora non ho figli, però mi piacerebbe che i miei bambini crescessero come me, senza inutili videogiochi e senza stare per ore su facebook, e interessandosi a passatempi più sani come la lettura o lo sport. So che sarà difficile, perché vorranno imitare i loro coetanei, ma ci proverò.
    Per quanto riguarda la religione… Io sono stata battezzata, come i miei coetanei (e come i bambini di oggi) ho frequentato la Chiesa e sono andata a lezione di catechismo, ma questo non mi ha impedito di formare le mie idee sulla religione. Fin da adolescente non ho condiviso certe posizioni della Chiesa, e ho cercato Dio al di fuori delle mura di un luogo sacro. Come faccio anche oggi. Ho convissuto, poi ho deciso di sposarmi, ma in Comune e non in Chiesa, e non perché non volessi celebrare la nostra unione davanti a Dio (Dio è ovunque ci sia amore, e vi assicuro che la nostra è un’unione fatta di amore), ma proprio perché sono troppe le posizioni della Chiesa che io e mio marito non condividiamo. Anche se crediamo in Dio. E devo dire che mi ritengo una persona migliore di tanti cristiani fanatici che vedo attorno a me, che sgridano i propri figli se bestemmiano, ma non se insultano un ragazzino di un’altra nazionalità o se picchiano un cane… Che vanno in Chiesa e poi non tendono la mano al prossimo, che festeggiano il Natale andando in settimana bianca… Non credo che i genitori di oggi abbiano eliminato Dio dalle vite dei loro figli. Io credo che molti genitori non siano capaci di insegnare i valori cristiani perché loro stessi prima di tutto non li conoscono e non li seguono. Andare in chiesa o a catechismo non serve a niente se lo si fa solo per apparire, e non per essere.
    Scusatemi per la lunghezza di questo commento e buon anno a tutti.

    1. Buon anno a te, Principeva, e benvenuta.
      Grazie anche del tuo racconto. Non ho un motivo per dubitare di quanto dici della tua famiglia, ma non posso che dirti il mio dispiacere, nel vedere una volta di più che l’incoerenza dei “bravi cristiani” ti porta al triste primato di sentirti “migliore di molti di loro”.
      Traguardo certamente non dettato dallo Spirito di Cristo. Bada, non ti giudico affatto. Ti auguro soltanto – prendilo come un auspicio per l’anno nuovo – di capire cosa intendeva dire Gesù quando rispondeva: «Queste cose dovevate fare, senza omettere quelle».
      Buon anno.

    2. Alessandro

      Princeva, permettimi di confidarti che mi pare di aver capito, del cristianesimo, che il pellegrino avviato sul sentiero della santità è quello che ringrazia incessantemente Dio perché dona così tanto a lui, creaturina pusilla conscia di offendere quotidianamente troppo Chi non merita di essere offeso.
      Questo pellegrino non si dedica a sentirsi migliore di qualche fratello più o meno malconcio quanto a cristiana irreprensibilità, perché 1) sa di peccare 2) sa che i peccati del fratello furono e sono i suoi, e se suoi non furono e non sono potrebbero diventare 3) Dio gli chiede di amare i fratelli peccatori, di pregare per loro, di attendere alla loro correzione secondo carità, non di raffrontarsi con loro per stilare graduatorie di coerenza evangelica.

      Buon anno anche a te

    3. nonpuoiessereserio

      Buon anno principeva ma se tutti i libri che hai letto ti hanno portato a porti come hai fatto qui, sarò ben lieto di legare i miei figli davanti ai videogiochi.

I commenti sono chiusi.