L’ultimo capodanno?

di Massimo Introvigne     CESNUR  Centro Studi sulle Nuove Religioni

Libri, trasmissioni televisive e film ci spiegano che il mondo finirà il 21 dicembre 2012. Lo assicura, dicono, una profezia degli antichi Maya. Che cosa c’è di vero?

Per rispondere con una parola sola: nulla. Ammettiamo che gli antichi Maya abbiano davvero previsto la fine del mondo per il 21 dicembre 2012. Questo ci direbbe qualcosa sui Maya, ma nulla sulla fine del mondo. La cultura e le credenze dei Maya non sono “la verità” ed è bizzarro che qualcuno oggi le prenda come guida. Per esempio, i Maya credevano che gli dei avessero bisogno di sacrifici umani, un elemento assolutamente centrale nella loro cultura. Credevano anche che migliaia di sacrifici umani avrebbero reso i loro regni invincibili ed eterni. Non è successo: i regni Maya sono stati spazzati via dalla conquista spagnola.

Ma i Maya hanno, in effetti, previsto la fine del mondo per il 21 dicembre 2012?

No. Si tratta di una teoria inventata da un teorico del New Age nato in Messico ma cittadino statunitense, José Argüelles (1939-2011), a partire dagli anni 1970 e illustrata particolarmente nel suo volume del 1987 The Mayan Factor (in italiano Il fattore maya. La via al di là della tecnologia, WIP, Bari 1999). Argüelles ha ottenuto un dottorato e ha tenuto corsi in varie università, ma la sua materia è la storia dell’arte, non l’archeologia o la cultura Maya. Inoltre egli ha francamente dichiarato che molte sue teorie derivano da “visioni” che avrebbe avuto sotto l’influsso dell’LSD. Neppure un solo specialista accademico dei Maya ha mai preso sul serio Argüelles o le sue teorie sul 2012 e “ciarlatano” non è neppure la più severa fra le molte espressioni sgradevoli che la comunità accademica ha usato nei suoi confronti.

Su che cosa si basa l’idea della profezia Maya sul 2012?

Sul fatto che per i Maya questo mondo è iniziato a una data che può essere calcolata. Varie fonti danno diverse versioni, ma la data più diffusa corrisponde all’anno 3114 a.C. del nostro calendario. Da questa data iniziano cicli di anni chiamati b’ak’tun. Molti testi Maya parlano di venti b’ak’tun, dopo di che finirà questo mondo o ciclo. In una data fra il 21 e il 23 dicembre 2012, sempre secondo la versione più attestata dalle fonti del calendario Maya, finirà il tredicesimo b’ak’tun e inizierà il quattordicesimo. In genere la fine di un b’ak’tun per i Maya è occasione di celebrazioni e feste. Le iscrizioni e altre fonti che parlano di avvenimenti rilevanti in occasione della fine del tredicesimo b’ak’tun, nel dicembre 2012, fanno riferimento appunto a celebrazioni. Argüelles e i suoi sostenitori insistono sul Monumento 6 del sito archeologico Maya di Tortuguero, in Messico, che in corrispondenza della fine del tredicesimo b’ak’tun allude in termini peraltro confusi alla discesa di divinità e al fatto che “verrà il nero”. I commentatori accademici delle iscrizioni di Tortuguero pensano che si faccia riferimento anche qui a future cerimonie. In ogni caso, se si guarda al complesso dei testi di Tortuguero, si trovano riferimenti anche ai b’ak’tun dal quattordicesimo al ventesimo, per cui è certo che i Maya dell’epoca di questi monumenti (secolo VII d.C.) non pensavano che il mondo sarebbe finito nel nostro 2012, cioè alla fine del tredicesimo b’ak’tun. E non è neppure certo che i Maya pensassero a una fine del mondo con la fine delventesimo b’ak’tun (da cui comunque ci separa qualche millennio) perché prima del nostro mondo ce n’era stato un altro, e potrebbe dunque trattarsi della fine di un mondo e non del mondo. Rimane anche vero che delle credenze dei Maya noi abbiamo un quadro incompleto e frammentario.

I Maya non avevano anche un’astrologia, sulla cui base prevedevano eventi felici oppure catastrofici, e in particolare una catastrofe nel 2012?

In linea concettuale si può dire che il calendario ci dice quando secondo un certo modo di calcolo termina un ciclo: ma che cosa succede alla fine di questo ciclo non ce lo dice l’astronomia ma la religione o l’astrologia. Il problema, però, è che non è neppure certo che i Maya avessero un’astrologia. Tutto quello che si può dire è che è possibile – ma non certo – che alcuni segni trovati in diversi codici (principalmente quello di Parigi – cfr. l’immagine –, acquisito dalla Biblioteca Nazionale della capitale francese nel 1832, ma ce ne sono di meno chiari anche altrove) mettessero in corrispondenza animali e costellazioni, creando una sorta di zodiaco, forse con significato astrologico. Siamo dunque in presenza di una congettura sull’esistenza di tredici simboli che potrebbero formare uno zodiaco e che secondo l’interpretazione più autorevole sono: due tipi diversi di uccelli (ma è difficile identificare quali siano), uno squalo o pesce “xoc”, uno scorpione, una tartaruga, un serpente a sonagli, un serpente più grande ma non identificato quanto alla specie, uno scheletro, un pipistrello, più due animali che corrispondono a zone del codice (di Parigi) troppo danneggiate per un’identificazione certa. Dal momento che non è neppure certo che esistesse un’astrologia Maya, ogni congettura su “previsioni” collegate a questa astrologia è del tutto insensata.

Ma gli attuali indios discendenti dei Maya prevedono la fine del mondo nel 2012?

Assolutamente no. Vari studi di antropologi ed etnologi mostrano che non attendono nulla di particolare per questo anno, anzi non hanno mai sentito parlare di presunte profezie.

Se si tratta di una bufala, perché è così diffusa?

Diversi studiosi dei Maya, piuttosto infastiditi, hanno parlato di una pura speculazione commerciale. È servita a lanciare diversi film, alcuni dei quali dal punto di vista meramente cinematografico sono anche ben fatti e gradevoli, purché li si consideri appunto dei semplici film e non si pretenda di ricavarne profezie autentiche. Da un punto di vista sociologico, forse si possono dire due cose in più. La prima riguarda l’enorme impatto della popular culture – romanzi, film, televisione – su un’opinione pubblica dove ormai è la vita a imitare l’arte e non viceversa e la fiction è considerata fonte d’informazioni sulla realtà (Il Codice da Vinci insegna). L’ultima puntata, del 2002, della popolarissima serie televisiva X-Files annunciava l’invasione degli alieni per il 21 dicembre 2012. Serie TV e film hanno una grandissima influenza su un pubblico “postmoderno”, dove i confini fra finzione e realtà si sono fatti davvero molto labili. La seconda osservazione parte da un fatto: l’idea della profezia Maya lanciata da Argüelles era parte integrante del New Age. Oggi il New Age è in crisi, ma ci sono molti che – per le più svariate ragioni – hanno interesse a rilanciarlo. La diffusione della presunta profezia sul 2012 è stata ed è una grande occasione di rilancio del New Age.

Ma della fine del mondo non parlano anche i cristiani?

Sì. Anzi, Papa Benedetto XVI nell’enciclica del 2007 Spe salvi lamenta che non se ne parli abbastanza, perché la prospettiva della fine del mondo e del Giudizio Universale, dove i sacrifici dei buoni e la malizia dei malvagi emergeranno agli occhi di tutti e saranno definitivamente giudicati, illumina l’intera storia umana. La Chiesa, però, ha sempre condannato il millenarismo, che pretende di detenere un sapere dettagliato, che va oltre la Sacra Scrittura e l’insegnamento del Magistero, sul “come” della fine del mondo e di poterne determinare anche il “quando”. La Chiesa annuncia la parola del Vangelo di Matteo (25, 13): “Non sapete né il giorno né l’ora”. E chi afferma di saperli s’inganna, e inganna chi gli presta fede.

fonte: CESNUR

39 pensieri su “L’ultimo capodanno?

  1. Erika

    Ci sono sempre state e sempre ci saranno persone che vogliono credere di poter governare il futuro. Resto sempre basita per la quantita’ di persone che leggono gli oroscopi, (che continuano a furoreggiare anche su testate seriosissime… ). Comunque. Buona fine d’anno a tutti.

  2. Post incommentabile: ci si china davanti a tanto sapere.
    Allora chiudiamo deridendo questo vecchio anno così disastroso.
    Nell’augurare a tutti ogni bene, vero, per l’anno che viene
    mi chiedo
    perché per forza un anno NUOVO?
    Sono o non sono tempi di crisi e sobrietà?
    Meglio puntare su un USATO SICURO!

  3. Alessandro

    “Ma della fine del mondo non parlano anche i cristiani?

    Sì. Anzi, Papa Benedetto XVI nell’enciclica del 2007 Spe salvi lamenta che non se ne parli abbastanza, perché la prospettiva della fine del mondo e del Giudizio Universale, dove i sacrifici dei buoni e la malizia dei malvagi emergeranno agli occhi di tutti e saranno definitivamente giudicati, illumina l’intera storia umana. La Chiesa, però, ha sempre condannato il millenarismo, che pretende di detenere un sapere dettagliato, che va oltre la Sacra Scrittura e l’insegnamento del Magistero, sul “come” della fine del mondo e di poterne determinare anche il “quando”. La Chiesa annuncia la parola del Vangelo di Matteo (25, 13): “Non sapete né il giorno né l’ora”. E chi afferma di saperli s’inganna, e inganna chi gli presta fede.”

    Riporto questa risposta di Introvigne perché mi pare che tanti cristiani si scompiscino pensando ai pronostici sgangherati più o meno attendibilmente attribuiti ai Maya, ma si scordino che la fine del mondo non è stata abolita per il solo fatto che frotte di “vati” più o meno rinomati abbiano fallito smaccatamente nel predirne le modalità e i tempi di venuta.

    Il Catechismo dice:

    “1040 Il giudizio finale avverrà al momento del ritorno glorioso di Cristo.
    Soltanto il Padre ne conosce l’ora e il giorno, egli solo decide circa la sua venuta. Per mezzo del suo Figlio Gesù pronunzierà allora la sua parola definitiva su tutta la storia. Conosceremo il senso ultimo di tutta l’opera della creazione e di tutta l’Economia della salvezza, e comprenderemo le mirabili vie attraverso le quali la provvidenza divina avrà condotto ogni cosa verso il suo fine ultimo. Il giudizio finale manifesterà che la giustizia di Dio trionfa su tutte le ingiustizie commesse dalle sue creature e che il suo amore è più forte della morte.”

    Ricordare che verranno fine del mondo e giudizio finale non è compiacersi di incutere spavento e inquietudine:

    “1041 Il messaggio del giudizio finale chiama alla conversione fin tanto che Dio dona agli uomini « il momento favorevole, il giorno della salvezza » (2 Cor 6,2). Ispira il santo timor di Dio. Impegna per la giustizia del regno di Dio. Annunzia la « beata speranza » (Tt 2,13) del ritorno del Signore il quale « verrà per essere glorificato nei suoi santi ed essere riconosciuto mirabile in tutti quelli che avranno creduto » (2 Ts 1,10).”

      1. Alessandro

        Notiziona!
        Nella graduatoria delle antipatie di Alvise Introvigne ha scavalcato Socci. Instabile la collocazione di Messori

        1. La graduatoria delle mie simpatie è l’inverso preciso di quella del Suyodhana chiantigiano. Vorrà dire qualcosa? 😉

          Comunque buon capodanno gregoriano secondo lo stile ‘a circumcisione’.

          1. Alessandro

            Anch’io stilo le mie graduatorie di fine anno.

            Quest’oggi Sergio Romano sul Corriere ha curato la classifica dei fatti del 2011 “importanti”, “sopravvalutati” e “sottovalutati”.
            Secondo Romano il fatto più “sopravvalutato” è stato (cito):

            “La visita del Papa a Regina Coeli e più generalmente tutte le apparizioni papali”

            Ora:
            1) Benedetto XVI ha visitato il carcere di Rebibbia, NON di Regina Coeli
            2) le apparizioni le fa la Madonna, il Papa non fa “apparizioni”

            Considerati 1 e 2, nonché l’anticlericalismo penoso che conduce l’ex ambasciatore, in buona sostanza, a denunciare come “sopravvalutato” ogni avvenimento che segni l’esercizio della missione apostolica del Papa, con un balzo Romano irrompe in vetta alla mia personalissima classifica degli opinionisti più bolsi e infrolliti dell’anno.

  4. Se devo esser sincero non ho letto nemmeno una riga, né tantomeno ho guardato trasmissioni in Tv, nelle quali si parla di calendari Maya e simili. L’argomento non mi appassiona, anzi lo detesto proprio, anche se dovrei forse occuparmene in termini di psicologia di massa o antropologici o sociologici. Ma siccome non sono né uno psicologo né un antropologo né un sociologo, posso tranquillamente catafottermene, come direbbe Montalbano nella colorita lingua di Camilleri.

    1. Alessandro

      “Se devo esser sincero non ho letto nemmeno una riga, né tantomeno ho guardato trasmissioni in Tv, nelle quali si parla di calendari Maya e simili.”

      A dire il vero, pure io.

  5. 61Angeloextralarge

    Ringraziamento fine anno

    Eccoci, Signore, davanti a Te. Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato. Ma se ci sentiamo sfiniti, non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto, o abbiamo coperto chi sa quali interminabili rettilinei. È perché, purtroppo, molti passi, li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue: seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non le indicazioni della tua Parola; confidando sulla riuscita delle nostre estenuanti manovre, e non sui moduli semplici dell’abbandono fiducioso in Te. Forse mai, come in questo crepuscolo dell’anno, sentiamo nostre le parole di Pietro: “Abbiamo faticato tutta la notte, e non abbiamo preso nulla”. Ad ogni modo, vogliamo ringraziarti ugualmente. Perché, facendoci contemplare la povertà del raccolto, ci aiuti a capire che senza di Te, non possiamo far nulla. Ci agitiamo soltanto. Ma ci sono altri motivi, Signore, che, al termine dell’anno, esigono il nostro rendimento di grazie. Ti ringraziamo, Signore, perché ci conservi nel tuo amore. Perché continui ad avere fiducia in noi. Grazie, perché non solo ci sopporti, ma ci dai ad intendere che non sai fare a meno di noi. Grazie, Signore, perché non finisci di scommettere su di noi. Perché non ci avvilisci per le nostre inettitudini. Anzi, ci metti nell’anima un cosi vivo desiderio di ricupero, che già vediamo il nuovo anno come spazio della speranza e tempo propizio per sanare i nostri dissesti. Spogliaci, Signore, di ogni ombra di arroganza. Rivestici dei panni della misericordia e della dolcezza. Donaci un futuro gravido di grazia e di luce e di incontenibile amore per la vita. Aiutaci a spendere per Te tutto quello che abbiamo e che siamo. E la Vergine tua Madre ci intenerisca il cuore. Fino alle lacrime.

    don Tonino Bello

  6. Alessandro

    “41. Nel grande Credo della Chiesa la parte centrale, che tratta del mistero di Cristo a partire dalla nascita eterna dal Padre e dalla nascita temporale dalla Vergine Maria per giungere attraverso la croce e la risurrezione fino al suo ritorno, si conclude con le parole: « …di nuovo verrà nella gloria per giudicare i vivi e i morti ». La prospettiva del Giudizio, già dai primissimi tempi, ha influenzato i cristiani fin nella loro vita quotidiana come criterio secondo cui ordinare la vita presente, come richiamo alla loro coscienza e, al contempo, come speranza nella giustizia di Dio. La fede in Cristo non ha mai guardato solo indietro né mai solo verso l’alto, ma sempre anche in avanti verso l’ora della giustizia che il Signore aveva ripetutamente preannunciato. Questo sguardo in avanti ha conferito al cristianesimo la sua importanza per il presente. Nella conformazione degli edifici sacri cristiani, che volevano rendere visibile la vastità storica e cosmica della fede in Cristo, diventò abituale rappresentare sul lato orientale il Signore che ritorna come re – l’immagine della speranza –, sul lato occidentale, invece, il Giudizio finale come immagine della responsabilità per la nostra vita, una raffigurazione che guardava ed accompagnava i fedeli proprio nel loro cammino verso la quotidianità. Nello sviluppo dell’iconografia, però, è poi stato dato sempre più risalto all’aspetto minaccioso e lugubre del Giudizio, che ovviamente affascinava gli artisti più dello splendore della speranza, che spesso veniva eccessivamente nascosto sotto la minaccia.

    42. Nell’epoca moderna il pensiero del Giudizio finale sbiadisce: la fede cristiana viene individualizzata ed è orientata soprattutto verso la salvezza personale dell’anima; la riflessione sulla storia universale, invece, è in gran parte dominata dal pensiero del progresso. […]

    43 […] Sì, esiste la risurrezione della carne. Esiste una giustizia. Esiste la « revoca » della sofferenza passata, la riparazione che ristabilisce il diritto. Per questo la fede nel Giudizio finale è innanzitutto e soprattutto speranza – quella speranza, la cui necessità si è resa evidente proprio negli sconvolgimenti degli ultimi secoli. Io sono convinto che la questione della giustizia costituisce l’argomento essenziale, in ogni caso l’argomento più forte, in favore della fede nella vita eterna. Il bisogno soltanto individuale di un appagamento che in questa vita ci è negato, dell’immortalità dell’amore che attendiamo, è certamente un motivo importante per credere che l’uomo sia fatto per l’eternità; ma solo in collegamento con l’impossibilità che l’ingiustizia della storia sia l’ultima parola, diviene pienamente convincente la necessità del ritorno di Cristo e della nuova vita.”

    (Benedetto XVI, Lett. Enc. Spe salvi, 2007)

  7. Alessandro

    “Nell’Enciclica [Spe salvi] ho cercato di dimostrare che proprio il giudizio ultimo di Dio garantisce la giustizia. Tutti vogliamo un mondo giusto. Ma non possiamo riparare tutte le distruzioni del passato, tutte le persone ingiustamente tormentate e uccise. Solo Dio stesso può creare la giustizia, che deve essere giustizia per tutti, anche per i morti. E come dice Adorno, un grande marxista, solo la risurrezione della carne, che lui ritiene irreale, potrebbe creare giustizia. Noi crediamo in questa risurrezione della carne, nella quale non tutti saranno uguali.

    Oggi si è abituati a pensare: che cosa è il peccato, Dio è grande, ci conosce, quindi il peccato non conta, alla fine Dio sarà buono con tutti. È una bella speranza. Ma c’è la giustizia e c’è la vera colpa. Coloro che hanno distrutto l’uomo e la terra non possono sedere subito alla tavola di Dio insieme con le loro vittime. Dio crea giustizia. Dobbiamo tenerlo presente. Perciò mi sembrava importante scrivere questo testo anche sul purgatorio, che per me è una verità così ovvia, così evidente e anche così necessaria e consolante, che non può mancare. Ho cercato di dire: forse non sono tanti coloro che si sono distrutti così, che sono insanabili per sempre, che non hanno più alcun elemento sul quale possa poggiare l’amore di Dio, non hanno più in se stessi un minimo di capacità di amare. Questo sarebbe l’inferno. D’altra parte, sono certamente pochi — o comunque non troppi — coloro che sono così puri da poter entrare immediatamente nella comunione di Dio. Moltissimi di noi sperano che ci sia qualcosa di sanabile in noi, che ci sia una finale volontà di servire Dio e di servire gli uomini, di vivere secondo Dio. Ma ci sono tante e tante ferite, tanta sporcizia. Abbiamo bisogno di essere preparati, di essere purificati. Questa è la nostra speranza: anche con tante sporcizie nella nostra anima, alla fine il Signore ci dà la possibilità, ci lava finalmente con la sua bontà che viene dalla sua croce. Ci rende così capaci di essere in eterno per Lui. E così il paradiso è la speranza, è la giustizia finalmente realizzata. E ci dà anche i criteri per vivere, perché questo tempo sia in qualche modo paradiso, sia una prima luce del paradiso”

    (Benedetto XVI, Incontro con i parroci e il clero della Diocesi di Roma, 7 febbraio 2008)

  8. Non c’è commento all’articolo di Introvigne, che mi piace sempre moltissimo.
    E non commento neanche le molte persone che conosco, cattoliche, che facendo conversazione al bar parlano di questo famigerato 2012 chiedendo al lampadario sul soffitto “ma allora ci sarà la fine del mondo?”. Mi cascano le braccia….un altro caffè, grazieeeee!

  9. Fefral

    Un saluto veloce per augurarvi un 2012 sereno. E se ci sarà la fine del mondo ci si vede tutti di là (alvi’ pure tu! Luigi porta il vino. Io ho preparato i profitteroles)
    Torno in cucina (ma chi m’ha cecato di invitare tutta la famiglia a casa mia stasera?)

  10. Alessandro

    “Da quando il Salvatore è disceso dal Cielo, l’uomo non è più schiavo di un tempo che passa senza un perché, o che è segnato dalla fatica, dalla tristezza, dal dolore. L’uomo è figlio di un Dio che è entrato nel tempo per riscattare il tempo dal non senso o dalla negatività e che ha riscattato l’umanità intera, donandole come nuova prospettiva di vita l’amore, che è eterno. […]

    «Te Deum laudamus!» Noi ti lodiamo, Dio! La Chiesa ci suggerisce di non terminare l’anno senza rivolgere al Signore il nostro ringraziamento per tutti i suoi benefici. È in Dio che deve terminare l’ultima nostra ora, l’ultima ora del tempo e della storia. Dimenticare questo fine della nostra vita significherebbe cadere nel vuoto, vivere senza senso. Per questo la Chiesa pone sulle nostre labbra l’antico inno “Te Deum”. È un inno pieno della sapienza di tante generazioni cristiane, che sentono il bisogno di rivolgere in alto il loro cuore, nella consapevolezza che siamo tutti nelle mani piene di misericordia del Signore.
    «Te Deum laudamus!». Così canta anche la Chiesa che è in Roma, per le meraviglie che Dio ha operato e opera in essa. Con l’animo colmo di gratitudine ci disponiamo a varcare la soglia del 2012, ricordando che il Signore veglia su di noi e ci custodisce. A Lui questa sera vogliamo affidare il mondo intero. Mettiamo nelle sue mani le tragedie di questo nostro mondo e gli offriamo anche le speranze per un futuro migliore.”

    (Benedetto XVI, Omelia per Vespri e Te Deum di fine anno, 31 dicembre 2011)

  11. Qua che c’è gente che ne sa: quanto tempo fa la Chiesa ha smesso di dire che il mondo era stato creato un giorno preciso di un anno da qualche parte intorno al 3000 o al 5000 avanti Cristo? Da quello che so si tratta di un’interpretazione letterale delle Scritture che è tipica dell’ebraismo e delle denominazioni cristiane di origine luterana e successive. La Chiesa cattolica la adottava?

    Buon anno a tutti!

    1. Ciao, Simone, buon anno a te.
      Le datazioni “ab orbe condito” sono una costante del mondo antico, e in quanto tali tornano e ritornano in tutti i cronachisti e gli storici almeno fino all’età carolingia, quando la datazione “a Redemptoris Natali” (nella versione di Dionigi il Piccolo, di qualche secolo prima) s’impone come quella comune.
      Questo non vuol dire affatto che la ritenessero “vera”, ma solo un altro metro di datazione con cui, letteralmente, “fare i conti”, insieme con le datazioni consolari, quelle urbane, quelle delle olimpiadi, quelle imperiali…
      Per quanto riguarda l’aspetto dottrinale, visto che quelle datazioni erano non di rado legate a dottrine millenariste, esse furono ben presto rigettate dalla gran maggioranza dei dottori ecclesiastici, diciamo già tra II e III secolo, anche se giganti come Giustino e Tertulliano attestano ancora di prestarvi fede.
      Questo è quanto. 😉

      1. Grazie, Cyrano. Rimango sempre perplesso davanti ai creazionisti americani, e mi chiedo se ci credano veramente quando dicono che l’ipotesi di un’evoluzione lunga milioni di anni è impossibile “perché la Bibbia dice chiaramente che il mondo è stato creato cinquemila anni fa”. Mentre potevo capire che un’idea del genere fosse un retaggio superstite di un pensiero altrove superato, quello che dici mi sembra abbastanza chiaro 🙂

        1. ora che hai parlato di “creazionisti americani” mi si è fatta chiara anche la tua allusione a correnti “luterane”… conosco diversi luterani (teologi) ma in nessuno di loro trovo di simili corbellerie. Più che Lutero, che non era un fesso, qui giocherà qualcosa l’atteggiamento biblicistico fondamentalistico – anche la Bibbia può essere adottata a vitello d’oro…

          1. Fk

            “anche la Bibbia può essere adottata a vitello d’oro…”

            Grazie Cyrano! Sarebbe bello, almeno io ne avrei bisogno, se tu potessi sviluppare, anche in un post, questo argomento. Mi sembra che questo biblicismo sganciato dal magistero sia in voga anche nei cattolici-adulti di oggi, compresi alcuni sacerdoti e vescovi… è una mia impressione oppure…

            1. di sacerdoti e vescovi è meglio non parlare, Fk, né in genere né in specie, ma certamente la deriva è possibile, e c’è chi l’alimenta, in modo forse non cattivo ma talvolta sprovveduto. Stavo pensando di scrivere di cose simili, anche perché mi rifrulla in testa da più di un mese, credo, l’osservazione di Erika sui cattolici adulti. Magari nei prossimi due-tre post… Tu come stai? Hai iniziato bene l’anno?

            2. Fk

              Hai ragione… lasciamo stare sacerdoti e vescovi! L’argomento tuttavia resta interessantissimo, a mio avviso. L’anno è iniziato molto bene, direi, grazie… Spero anche per te! Nessuna vincita al superenalotto per carità… (anche perché non gioco) ma ci sono certe pieghe nel mio quotidiano che, nonostante tutto, mi fanno impazzire! Di gioia, ovviamente…. 😀

    2. Alessandro

      Pensa che Dante usa ancora la cronologia di Eusebio di Cesarea: cf Paradiso, XXVI, 118-123

      Quindi onde mosse tua donna Virgilio,
      quattromilia trecento e due volumi
      di sol desiderai questo concilio; 120

      e vidi lui tornare a tutt’ i lumi
      de la sua strada novecento trenta
      fïate, mentre ch’ïo in terra fu’mi. 123

      Parafrasi

      da quel luogo (“Quindi”), dal Limbo, dal quale Beatrice (“tua donna”) fece muovere Virgilio in tuo aiuto, io [Adamo, il primo uomo] desiderai salire a questa corte (“concilio”) per 4302 giri, rivoluzioni (“volumi”) del sole, cioè per 4302 anni. E vidi il sole tornare a tutti i segni dello Zodiaco 930 volte, ossia vissi 930 anni.

      Ossia: Adamo morì 4302 anni prima della discesa di Cristo al Limbo, subito dopo la Sua morte, e visse 930 anni. Quindi dalla creazione del mondo (e di Adamo) alla morte di Cristo trascorsero 5232 anni. Poiché Cristo morì a 33 anni, la creazione del mondo si colloca, per Dante, nel 5199.
      Dante attinge dunque alla cronologia adottata, tra gli altri, da Eusebio di Cesarea (265-340)

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