di Costanza Miriano
Domenica scorsa in prima pagina Repubblica annunciava la recensione della settimana: Michela Murgia ci spiega gli uomini. Porca Svizzera, stavolta compro, apro e vado a vedere, magari ci rivela come funzionano, fosse la volta buona che trovo dove sta il misterioso tasto che attiva la funzione b459 (coordina-raccolta-quote-regalo-festicciola-compagna-asilo). Prima che frughiate sotto le ascelle dei vostri mariti ve lo dico: il tasto non esiste (e meno male).
Vorrei a questo punto cominciare a dire “se c’è una cosa che non sopporto” e partire con la ramanzina a Rep e ai suoi fari di pensiero, ma devo confessare una cosa. Non è questa l’unica cosa che non sopporto. In realtà sono una spaccamaroni professionista, specializzata nell’età evolutiva (chiedetelo ai miei figli), con certificazione ISO9001, e sono tante le cose che non sopporto. Prima di tutto in me stessa, a partire dalla mia vanità e l’amor proprio. Poi negli altri, e vorrei cominciare a elencare ma non si fa, non va bene. Dico solo, tanto per fare un esempio, che se vedete un soggetto che conciona davanti a due, tre passanti sull’importanza di non parcheggiare alla “fatece largo”, mentre la gente la guarda, se va bene, compassionevole (prima o poi qualcuno mi tonfa), e se vi trovate a Roma, beh, è altamente probabile che quel soggetto sia io.
Comunque, dicevo, se c’è una cosa che non sopporto (licenza poetica), se c’è una cosa che mi fa venir voglia di cominciare a sparare, di tranciare gomme di auto, di prendere a schiaffi a freddo e senza preavviso è l’anticonformismo fasullo. Quando vendiamo – ci sono anche io nel gregge, come no – i nostri atteggiamenti più piatti, banali, scontati – perché solo espressione dei nostri istinti – come vessilli di libertà, conquiste di civiltà, fari di progresso.
No, dico, ti vuoi assestare la mutanda decentrata? Ti vuoi perlustrare le cavità nasali? Vuoi comportarti da testa di cavolo, cioè lasciare che sia il tuo organo genitale a prendere le veci del cervello, a decidere della tua vita? Prego, sei libero. Capita a tutti. Ma per favore non chiamiamo questa cosa conquista, liberazione dalle catene delle convenzioni, dalle pressioni clericali (in qualche modo, alla fin fine, cerca cerca sarà sempre la Chiesa che ti aveva premuto). Sarai un assestatore di mutande, uno scaccolatore, uno schiavo delle tue passioni del cavolo (avrò problemi con le parolacce in questo post, e pur riconoscendone, in certi casi, l’efficacia espressiva, visto che non sono Dante non mi permetto di usarle: se stai disegnando l’ordine del mondo ultraterreno e all’inferno devi chiamare le cose col loro nome le parolacce sono alta poesia; nel mio caso sarebbero solo volgari).
Tutti lo abbiamo fatto qualche volta. Abbiamo eseguito i nostri più bassi pruriti, abbiamo dato sfogo alle nostre inclinazioni, abbiamo dato la craniata e ne abbiamo pagato le conseguenze. Basta chiamare le cose col proprio nome. Stupidaggini, cretinate, peccati, che in certi casi è la stessa cosa.
Michela Murgia recensisce il libro di Domenico Starnone dal titolo Autobiografia erotica di Aristide Gambia. Lo fa con un pezzo (ripubblicato nel suo blog) con un titolo che io non posso ripetere, perché credo che il senso del pudore, anche della bocca, sia un grande valore, una custodia degli occhi e del cuore di cui non possiamo privarci per non banalizzare e appiattire e sporcare tutto.
Invece nel suo pezzo la Murgia parte proprio con l’esaltare, “con una risata potente, sana e liberatoria” l’espressione “le furibonde esigenze del.. BIP”. “Non sono mica una nervosa e imbarazzata signora per bene che si emoziona alla parolacce”, si affretta a puntualizzare. No, ci mancherebbe. E’ molto out non parlare di sesso come un ragazzo delle medie che si diverte a far rotolare sulla lingua le parole nuove.
“E’ una risata di chi sa benissimo che quelle che chiamiamo parolacce sono parole come le altre alle quali capita la sventura di dover portare i pesi che noi non siamo in grado da soli di reggere.” Questo è il punto. E’ qui che vorrei imbracciare il kalashnikov: questa espressione è scorretta. “Portare i pesi” allude a una realtà gravosa e faticosa, lo sapevo che sarebbe arrivata qui. Liberiamoci da questi pesi, sembra essere alla fine il messaggio del pezzo. Ma quali sono? Eccolo, immancabilmente, qualche riga sotto, il peso: “adultità confuse, quasi mai capaci di immaginare il godimento senza il corrispettivo di un dovere.” Siamo alle solite. I repressi sono quelli, “confusi” che pensano che l’amore stia sempre insieme alla responsabilità.
Cari conformisti da quattro soldi, vi do una notizia: il vero anticonformismo è proprio questo: capire che l’amore e la responsabilità sono fratello e sorella, stanno insieme, si appoggiano l’uno all’altra, si rendono più belli a vicenda, e insieme, solo insieme, ci rendono felici. E’ questo il punto che vi frega, a voi, paladini del vietato vietare: che non è vero affatto che in quel modo si gode, se non per un piacere breve e già amareggiato dalla nostalgia di quel bene più grande.
Sono anni che dai vostri giornali e da tutti i canali possibili, cari conformisti, non fate che esaltare questo sottoprodotto di libertà, questa autodeterminazione da hard discount, che vi sembra di pagare quattro soldi e invece la pagate cara, carissima. La pagate con l’infelicità, anzi la paghiamo, perché capita a tutti di caderci (la differenza è saperlo).
Non siete affatto liberi, voi che esaltate la novità che non è più che uno stanco ritornello, il rimario della novità. Sappiate che i veri coraggiosi, temerari, alternativi, la vera avanguardia, quelli che stanno davanti, sulla vera linea di trincea, sono quelli che hanno il coraggio di prendersi la responsabilità, di farsi carico, di accettare il proprio quotidiano e di cercare sotto la buccia per trovare un po’ di succo, e che non si mettono a saltare da un frutto all’altro per non fare la fatica di aspettare, di cercare, di ritrovare il profumo di nuovo. E’ una fregatura che ci prendiamo tutti, prima o poi. Come ha detto mia figlia Lavinia alla messa alla fine del Padre Nostro, qualche giorno fa: “speriamo che non ci imburra in tentazione”, conquistando per quanto mi riguarda un posto tra i miei esegeti di riferimento con l’immagine della tentazione che avvolge di burro la fregatura.
Vorrei dirvelo con affetto, cari conformisti, senza salire in cattedra: mi è capitato solo per grazia di Dio di trovarmi a questo punto in un altro tipo di vita. Non so perché Dio mi abbia custodita, mantenuta, proprio come un’amante a cui viene pagato un assegno vitalizio. Sono una mantenuta e non è merito mio. Ma sono contenta.
Qualche giorno fa la liturgia della messa diceva, se mi ricordo bene, “donaci Signore la forza di rispondere alla tua chiamata alla felicità”. Io, personalmente, non ho avuto nessuna forza, mi ci sono ritrovata quasi incastrata.
Devo essere raccomandata.
“Rimario della novità” è un’espressione geniale, complimenti! Ogni peccatore tende ad aggiungere al proprio peccato anche la vanità di essere il primo con la sua generazione a commetterlo…oh, vanitas vanitatum, direbbe la sapienza biblica! Abbiamo sempre la tendenza a considerare i nostri avi più innocenti di noi (o in altre parole meno “fighi”, più “bigotti”), mentre in realtà gli erano dati solo più limiti al loro degenerare. Michela Murgia e i suoi correligionari non sanno che invece l’Inferno è un antiquariato, non un laboratorio di Silicon Valley; è un ospizio, non un asilo. Anime vecchie chiamano nuovo quello che si fa dall’inizio dei tempi, per questo motivo la storia si ripete.
Riprendendo il post di qualche giorno fa, “Il mondo permette tutto, ma non perdona niente”. Quale migliore sintesi!
Quello che lascia stupiti è l’assoluta incapacità che mostrano questi esaltatori delle pulsione di fare 2+2. Cioè di comprendere le conseguenze, che peraltro a questo punto giustificano il loro più odiato nemico utilizzatore finale.
Se è giusto fare ciò che istinto voca, e se l’unico confine sta nella consensualità, allora per dirla con l’Inquisitore, tutto è lecito e non state qui a menarla al vecchio mal vissuto perché cerca ancora di soddisfare le furibonde esigenze del suo amico BIP anche con uso di adeguate dosi di doping.
Però poi attenzione che se si prende questa china, c’è solo i dirupo alla fine e dovete accettare tutto perché non si può cambiare regole durante la partita.
Bisognerà che qualcuno ci scriva un post…
Cara Costanza, non sei l’unica a trovarsi incastrata in questa “fregatura”. Io, ad esempio, non avevo nulla a che farci… ma mi sono trovato imburrato in queste cose.
Meglio così.
D’altronde da quando per grazia metto freno ai miei liberi istinti, sono molto più felice.
Difficile pensare che 2-3 milioni di persone a Madrid tutti pensanti allo stesso modo si possano chiamare anticonformisti, forse, scusate il termine di cui mi vergogno ho orrore schifo nausea etc, “diversamente conformisti” paragonati al conformismo pan-cosmico imperante (ma comunque non da prendere tutto in blocco all’ingrosso).
Il vero anticonformismo, ammesso che possa esistere, puo venire praticato solo da persone singole solitarie accentriche pensatori di altri pensieri, se lo fosse possibile, ma non credo, i pensieri che si pensa sono sempre gli stessi pensieri o più o meno.
Unica, credo, eccezzione suprema, TURRIS, la sottostimata (ormai già da troppo) Turris
la quale propongo che sia lei a scrivere anche qualche post che si veda la differenza dagli altri!!!!
errata corrige: eccezzione =eccezione
Alvise, 200% su Turris, alla quale cederei volentieri anche un mio turno di “postazione” (o “postaggio”? Nel caso sarebbe un “com-postaggio”?) se volesse scrivere…
…ma quanto a te: non posso crederti così ingenuo dal pensare che i partecipanti alla JMJ (molti meno di 2-3 milioni, naturalmente) fossero “tutti pensanti allo stesso modo”. Sì e no saranno concordanti sull’idea che Gesù è un personaggio importante per loro: di lì in poi si saranno divaricate differenze abissali tra chi aveva alle spalle un cammino perlomeno abbozzato, chi era stato reclutato per fare un giro low cost in Spagna, chi arruolato nel disperante tentativo di “avvicinarlo” («Avvicinarlo a che? E come? E perché?», diresti tu – non con tutti i torti…).
Il vero anticonformismo, invece, è quello che dici tu, ma la Chiesa cattolica è un posto privilegiato (non necessariamente l’unico, mentre è l’unico per altro) per praticarlo, perché niente e nessuno garantisce altrettanto la simbiosi di dimensione comunitaria e dimensione individuale, senza scadere nell’individualismo e in dottrine utilitaristiche del contratto sociale.
magari!
Già, come scrisse Pontiggia: “ma perché non sei anche tu anticonformista come tutti gli altri?”. L’anticonformismo è nel numero o nel contenuto?
L’anticonformismo è capacità di pensare, se uno ci riesce, e se vuole, ma non per forza, in maniera diversa dagli altri, per cui è un pensiero di pochi. Quanto pochi? Quando due tre quattro etc. chicchi di grano diventano un mucchio di grano?
Può anche essere porsi contro al pensiero degli altri per partito preso, per NON essere mai come gli altri.
Cara Costanza,
“gloria in confusione ipsorum” scrive l’apostolo: il “vantarsi” della propria “confusione” è una delle due naturali conseguenze della trasgressione. Nella colpa o si dispera del perdono, nell’illusione dell’auto-assoluzione e della depenalizzazione, oppure si dispera di sé, aprendosi, implorando il perdono, “confondendosi” per la propria “vanagloria”. Tertium non datur.
E’ divertente e commovente sentirti “mal sopportare” chi si vanta della propria confusione. Ma questa, come ebbe ad intuire un celebre spirito tanto lucido quanto inquieto, e quasi morto affogato nell’inchiostro versato per descriverla, è la nostra “malattia mortale”. E “non sono i sani ad aver bisogno del medico, ma gli ammalati”, no?!
Come stupirsi di chi, rifiutando il medico, sia costretto per forza di cose a negare la malattia? Bada bene, però, che non basta conoscerlo il medico, bisogna lasciarsene curare… Questa è la tentazione di tutti i figli maggiori. Mi spiego.
Come intuisci in quel punto del tuo libro (tutto veramente godibile!), evocando la bellissima pagina del figliol prodigo, solo l’offerta del perdono rivela e guarisce la colpa… Ma nel cristianesimo, come spiega quella celebre parabola e come la nostra “cultura” insieme ahimè a molta nostra “religione” hanno rimosso insieme alla Bibbia, la trasgressione è anzitutto ad una alleanza, la colpa è fondamentalmente il tradimento di una relazione interpersonale, seppure sbilanciata: quella tra il Creatore e la sua creatura.
Se il figlio minore cerca qualcosa di più fuori della comunione paterna, il figlio maggiore aspetta qualcos’altro dalla comunione paterna: chi sta peggio? Quella parabola è drammatica nel descrivere la sproporzione esistente tra padre e figli. Come saprai, nella malattia esistono gradi diversi: ma una ed uguale è la malattia, sia nell’incubazione che nella fase conclamata, mi spiego? Proprio come me e te, anche la Murgia ha lo stesso problema: bisogna prima lasciarsi trovare, convincere di malattia e poi curare, ma abbiamo tutti ugualmente bisogno del Medico!
Solo Lui guarisce, solo Lui è guarigione. E solo questo intende l’apostolo quando esulta: “tutto io reputo una perdita di fronte alla conoscenza di Cristo Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte le altre cose come spazzatura”. Sempre solo questo, concretissimamente, contiene l’invito alla povertà di Gesù: “se vuoi essere perfetto, va vendi quello che hai e seguimi”. Tutto e tutti, il mondo intero per quanto buoni, sono per noi la prima distrazione, il primo schermo e addirittura sostituto del nostro Creatore: e preferire Lui non può essere indolore. Come ogni vera guarigione.
PS. Qual è la differenza tra il rifiuto degli “invitati alle nozze” e la superficialità dell’ospite senza “abito nuziale” nel Vangelo di Domenica prossima? Omnia ad aedificationem.
Mi piace!
E’ sparito il mio commento delle 6.50: problema tecnico o boicottaggio… perché scateno gli indignati nel caso… li porto tutti da Costanza questa sera…. 😉
ok, è comparso, serata salva: porterò solo scatenati sostenitori….
@ Vento dell’Ovest
“Abbiamo sempre la tendenza a considerare i nostri avi più innocenti di noi (o in altre parole meno “fighi”, più “bigotti”), mentre in realtà gli erano dati solo più limiti al loro degenerare.” Sì, è vero!
Ma succede anche che alcuni periodi storici vengano presi come modello di crudeltà e di lascivia per screditarli ed altri invece bollati di puri. Quindi ci risulta che il medioevo era una accozzaglia di torturatori e agli indios pre-colombiani si perdona anche l’antropofagia, pur di passarli alla storia come “buoni selvaggi”.
Credo proprio che quel che si cerca di fare è un processo “il nonstro peccato è meno cattivo (o più figo) degli altri”, o meglio, non lo è affatto…
“Voglio che tu sia te stesso. Lasciatelo dire: il senso di colpa è come un sacco pieno di mattoni, non devi fare altro che scaricarlo! Perché ti accolli tutti quei mattoni? Dio non è così! Ti voglio dare una piccola informazione confidenziale a proposito di Dio. A lui piace guardare: è un guardone giocherellone! Lui dà all’uomo gli istinti, concede questo straordinario dono, poi che fa? Ti assicuro che lo fa per il suo puro divertimento, può parsi il suo cosmico spot pubblicitario. Fissa tre regole in contraddizione: guarda, ma non toccare! Tocca, ma non gustare! Gusta, ma non inghiottire! E mentre tu saltelli da un piede all’altro, lui che fa? Se ne sta lì a sbellicarsi dalle matte risate, perché è un moralista, è un gran sadico….e un padrone assenteista, ecco cosa è! E uno dovrebbe adorarlo? No , mai!! Meglio regnare all’Inferno, che servire in Paradiso: non è così? Perché no? Io sto qui col naso ficcato sulla terra e ci sto fin dall’inizio dei tempi. Ho coltivato ogni sensazione che l’uomo è stato creato per provare. A me interessava quello che l’uomo desiderava e non l’ho mai giudicato. E sai perché? Perché io non l’ho mai rifiutato, nonostante le sue maledette imperfezioni. Io sono un fanatico dell’uomo, sono un umanista! Sono probabilmente l’ultimo degli umanisti. E chi, sano di mente, potrà mai negare che il XX secolo è stato interamente mio? Tutto quanto, Kevin, tutto mio!! Sono all’apice, questo è il mio tempo: è il nostro tempo!!”
piccolissime verità in una grande besciamella di bluff, confusione e malizia… così parla il Nemico.
ci avrà messo lo zampett anche in quel che ha detto i vescovo di mazara del vallo a fam.crist.?
http://www.labussolaquotidiana.it/ita/articoli-se-un-vescovo-crea-confusione-3251.htm
vale
Grande la lettera di Introvigne!
Gran brutta cosa quando i preti fanno politica da qualunque parte stiano.
mi ricorda un film con al pacino e la charlize theron….
scena -quasi-finale?
vale
sì “l’avvocato del diavolo”
Quel che intendevo è che si tende sempre a ricercare “età dell’oro” nella storia della morale, oppure a identificarsi con tale età del’oro. Si pensi a romanticismo e illuminismo. In entrambi i casi però si introduce un’idea di progresso (o di regresso, come fa Nietzsche) in cui sarebbero la civiltà e l’educazione a salvare o a corrompere gli uomini, non invece il male metafisico che abita in loro. Questa è la gnosi: ridurre il peccato a errore conoscitivo, che pertanto è guaribile con una semplice rivoluzione scientifica o filosofica (politica).
Hai assolutamente ragione. Il maggior peccato è proprio quello di pensare d farcela con le proprie mani. In tutti i tempi della storia si sono commessi peccati, il guaio oggi è che non ci si vuole riconoscerli come tali. Come dice Costanza, siamo malati che non si riconoscono come tali!
Anche a me è sparito un commento, me lo confermi admin?
no. non mi risultano tuoi commenti in sospeso
Spero di non averlo postato per errore in un sito di pervertiti
L’articolo di Michela Murgia ( che, lasciatemelo dire, io non boccio in blocco), è stavolta molto banale. Dovremmo ormai avere capito che l’essenza dell’erotismo non si trova nella quantità, ma nella qualità…Per quanto mi riguarda è un po’come con il cibo: puoi abbuffarti da Mc Donald’s, ma è assai probabile che non proverai lo stesso raffinato appagamento che se avessi mangiato porzioni ragionevoli di ottimi piatti preparati da un buon ristorante…:-)
@Erika,mi piace!ti segnalo”il pranzo di babette”
@Velenia:Ha un posto d’onore nella mia videoteca!Grazie!
🙂
Visto e rivisto, bello e intenso.
“porca Svizzera” ?!?
bah, c’è un errore di fondo qui, darei a Cesare quello che è di Cesare…, quindi, se proprio voleva dare della “porca” ad una nazione, poteva rimanere tra le mura di casa
di sicuro sarebbe convenuta l’europa intera su questo
Carina questa! 🙂
La stoccata ci starebbe anche… da un europeo, però.
A proposito, guarda questa, forse capisci cosa s’intende…
digitare su google “porca svizzera”
al primo posto c’è l’articolo postato da Cyrano
PRIMA della svizzera ( di 24 anni) porca e di ” lei porca lui maiale”
Connie sconfigge anche i pervertiti!!!!!!
Quando ero piccola e guardavo alla tivvù i pesciolini sott’acqua io trattenevo il respiro fino alla fine del reportage. Mi meravigliavo che mio fratello accanto a me sul divano riuscisse a respirare indisturbato come se nulla fosse nel mentre.
Mi è rimasto appiccicato addosso ancora oggi questo risucchio empatizzante quando leggo o assisto all’emozione altrui che ne scrive o che me ne spupilla nella gola sfogandosi. E di quasiasi cosa – ma non è solo per questo che scelsi la via della psicologia.
Così, ora che ho finito di leggere il tuo articolo, Costanza, mi scopro a riprendere il respiro, e quel tuo sdegno non riesco ad evaporarlo via dalla mia pelle, e nemmeno da questa sigaretta, che adesso è bene io spenga perchè è finita da un pezzo, incantata-congelata a mezz’aria già alla quarta riga del post.
Se il Cielo fosse un enorme paio di labbra me le vedrei adesso nella piega del disappunto a confermarne ad eco il tuo.
La mia ceneriera qui a destra del pc dice che c’è posto anche per qualche altro articolo di Murgia. Non mi va di leggere delle sue furibonde esigenze; il sesso, la sensualità, l’erotismo, io ci ho messo un po’ a intuirlo, ma non hanno niente a che vedere col cax in sè. Io non sono una donna sposata – e fin qui ci siamo arrivati tutti – ma la vedo dura riuscire a scindere la bellezza del sesso, dell’erotismo tutto
(del cax, della piega di una caviglia, del centimetro a destra del polso, del sospiro, del silenzio, del sospeso, dell’atteso, del desiderio, del ritardato, del conquistato, del rallentato, del ricercato, dello scoperto e del nascosto, del gratuitamente bramato e del gratuitamente accolto, e di tutto quanto meravigliosamente avviene nell’intimo di due intimi che si trasfondono nell’uno),
scindere questa bellezza dal contesto sponsale – ho detto “sponsale”?: avrei giurato non usassi mai premeditatamente parolacce – che ne dà il senso dell’appartenenza totale a colui cui se ne fa dono e imprescindibilmente dalla presa in atto completa del frutto responsabile di ciascuno dei semi a corollario di ogni exploit di ogni eventuale amplesso.
Tutto il resto, scisso dal talamo consacrato dall’Alto, mi pare niente di più e niente di meno della poesia squarciata/mancata di una masturbazione assistita.
Tant’è.
Per me.
visto che siamo fatti di -anche -carne e sangue-, non solo anima e spirito è ineluttabilmente legato il fattore ..x al dono di sé.tu pensa che genio il Capintesta,il procreare ce lo ha reso-per un breve periodo(a parte i fenomeni) anche piacevole. salvo eccessi.
anema e core
vale
Un giorno si crede di essere Steve Jobs, un giorno Amy Winehouse, un giorno Madre Teresa di Calcutta e un altro Di Pietro. Ci preme avere il consenso e quindi siamo degli illusi anticonformisti in balia delle correnti.
stavo pensando a steve jobs e al suo maglioncino nero…
ma non è che per rendere più trendy il clero basta togliere il collarino bianco?
Paulbratter for president!
Secondo me, Paul Bratter si ispira a Naomi Klein ma e’ troppo furbo per dircelo
Sempre più brava, Costanza! E sempre più determinata nelle tue affascinanti convinzioni.Un abbraccio. Gabriele
Oh, Gabriele! Da quanto! Che nuove mi porti da quel di tuo figlio? Dunque a quando le nostre nozze, padre mio?
😀
Bellissimo questo pezzo. Una fortissima tensione interiore controllata e mai sguaiata. Come un temporale che nell’aria elettrica ingrossa nubi plumbee e minacciose, senza poi scoppiare anzi alla fine sciogliendosi in un raggio filtrante tiepido di sole e di speranza.
Il commento m’è venuto così. Licenza poetica! 🙂
Ma io mi domando…
ci credono davvero che sia libertà???
Ci sono o ci fanno?
Io di farmi comandare dal mio basso ventre non mi compiaccio per niente, non posso pensare che uno debba andare avanti a dare testate sui muri (se non usi il cervello non vedi, non ascolti, non pensi) e trovarlo bello.
Questi discorsi li sento ancora fatti da persone “adulte” che mi sembrano più che altro cerchino di scusare se stessi.
Dalle adolescenti so che sono innamorate follemente di un vampiro che dice:
Edward: Non cercare di toglierti i vestiti.
Bella: Puoi farlo tu se vuoi.
Edward: Non stanotte.
Bella: Tu ehm, quindi non vuoi, d’accordo.
Edward: Ti prego, Bella, io ti desidero. Voglio solo che noi prima ci sposiamo.
Bella: Mi fai proprio sentire come una specie di depravata che sta tentando di carpire la tua virtù.
Edward: Non è la mia virtù quella che mi preoccupa.
E dalla nipote poco più che ventenne e dalle sue amiche, sento “oggi le cose sono cambiate, se non gliela dai non ti guarda più nessuno”, e l’atteggiamento non era proprio di “felicità”, di libertà, ma di rassegnazione, di conformismo a un giogo.
Mah… sarò fatta male io.
Una volta si diceva ai ragazzi che ci si deve donare soltanto dopo aver preso un impegno con l’altra persona.
Siamo passati al ci si deve donare soltantooltanto dopo aver deciso che con quella persona prenderai un impegno.
Ora si dice non devi prendere un impegno prima di aver provato!
.
Ma te come hai fatto?
Io ero al secondo stadio… poi mi sono convertita…
Gli altri invece non devrebbero passare almeno dal secondo stadio? Te sì e loro no? Ma te, dici, ti sei convertita e ora parli per i convertiti, ma aspettiamo che si convertano, almeno!!!
Infatti, io spero per loro… ma spero anche in un mondo nel quale non si spinga i ragazzi a sbattere la testa prima di essere consapevoli (tanto basta usare la panacea per tutti i mali: il preservativo). Si impara anche mettendo la mano sul fuoco, ma fa male e lascia il segno.
Poi, raggiunta la maturità di prendersi libertà insieme a le responsabilità ad esse connesse, ognuno è libero di fare quel che ritiene meglio, ma che non mi spaccino le loro scelte per libertà.
L’importante è che non “spaccino”!!!
Parole sante Danicor.
Purtroppo è in atto un’ondata di neoconformismo.
Io sono dell’idea che chiunque debba deicidere per sé (ognunista al cubo!), ma solo DOPO aver valutato quali sono le conseguenze delle proprie azioni, non perché “oggigiorno è così”.
E le conseguenze di certe azioni sono davvero poco simpatiche.
Valutare le conseguenze è utopia in certe condizioni, meglio una drezada.
quindi meglio avere rimpianti che rimorsi…
vale
«Fratello Gallione, tutti vogliono vivere felici ma, quando si tratta di veder chiaro cos’è che rende felice la vita, sono avvolti dall’oscurità. Ed era così difficile raggiungere una vita felice che più la si ricerca con affanno più ci se ne allontana, si è fuori strada. Quando questa poi ci porta in direzione opposta, proprio la velocità diventa causa di maggiore distanza. Prima bisogna stabilire dove vogliamo andare, poi considerare per quale via possiamo farlo nel modo più rapido. Capiremo durante il viaggio, se sarà quello giusto, quanto ogni giorno si procede e quanto siamo più vicini a dove il desiderio naturale ci spinge. Certo, finché vaghiamo a caso, senza seguire una guida ma il clamore discorde di chi chiama da ogni parte, la vita si consumerà, resa breve dagli errori, anche se giorno e notte ci daremo da fare con le migliori intenzioni. Decidiamo, allora, dove vogliamo andare e per quale via ma non senza un esperto che già conosca la strada che cominciamo a percorrere, perché certo non è come negli altri viaggi dove, se si è individuato il percorso e si chiedono informazioni agli abitanti, non si può sbagliare. In questo caso, invece, proprio le strade più battute e frequentate ci traggono in inganno. Soprattutto bisogna fare attenzione a non seguire, come pecore, il gregge di chi ci precede, perché non si va dove si deve andare, si va dove vanno tutti».
Così Seneca, aprendo il suo De vita beata.
(giusto a proposito di “prima e dopo”…)
a proposito di esegeti in erba, uno dei miei figli da piccolo recitava: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri genitori.. volesse il cielo!
Bellissima questa!!!!
@Marion: prima o poi succederà, ma di solito i “debiti “dei genitori vengono rimessi dopo i 25-30 anni dei “pargoli”…perlomeno ai miei genitori è andata così…poveri!
Bella!
Le uniche vere esigenze del bip sono quelle dell’urologo, le altre sono quelle del cervello.
Introvigne, con un discorso lungo un chilometro, cosa vorebbe dire’
Che un uomo di chiesa o non si deve interessare di politica o se se ne interessasse dovrebbe sostenere solo quelli che “garantiscano”, anche in futuro, i principi non negoziabili?
vuol dire che,semplicemente,lo schierarsi come cittadino,quando si è-in questo caso ahimé, vescovi,o si dicono le stesse cose anche dal pulpito( ed in questo caso,visto che la chiesa non giudica mai il foro interno del perché uno abbia agito come ha agito-tranne in confessione,se uno è sincero-non giudica pubblicamente), ma si limita a constatare se le azioni sono conformi o meno all’insegnamento della stessa ed al comportamento ke si dovrebbe tenere,questo dovrebbe valere per TUTTI,non solo per qualcuno. poi Introvigne faceva riferimento ad altro che il mero comportamento individuale.
forse aveva ragione Bat Ye’or in un suo libro quando parlava di preti,vescovi e perfino cardinali che non credono più…
vale
o si dicono le …. o si tace (per prudenza,quando si parla per sentito dire.o si stigmatizzano tutti…)
vale
Laura Beccenti, preside e docente del liceo classico Monforte di milano….
Sembra l’inizio di una novella di Pirandello….
Boccenti
E’ fantasticaaaaaaaaaaaaaaaa la Laura Boccenti!!!!!!!!!
Siccome pare che per i miei vicini io non abbia nulla da fare e siccome spesso bussando trovano qualcuno che apre loro la porta… sono la candidata ideale a ricevere le confidenze sentimentali, una specie di posta del cuore in carne ed ossa.
La Murgia c’ha poco da ridere a crepapelle sulle furibonde esigenze dell’organo! evidentemente si ferma alle parole. E anche fossero solo quelle, suonano così brutali che il divin marchese al confronto era un analfabeta. E poi anche le parole hanno un peso eterno.
Bene, detto questo, dico che la sofferenza postuma di chi per anni si è consumato in battaglie di letto è grandissima. Una può saltare la cavallina per decenni fingendo di avere il pelo sullo stomaco. E magari per anni ce l’ha pure, ha la baldanza provocatoria di dire “se lo fanno i maschi, lo faccio anche io”. E così si coglie ogni occasione per sentirsi confermata nella femminilità, ammesso che fare sesso come fosse uno sport agonistico sia una conferma di ciò. Ma sentendo le parole, vedendo le lacrime di chi non ce la fa più con questa vita….. bè, capisci che i conti non tornano. Si cerca disperatamente di essere amati e si finisce per accontentarsi delle briciole. Perchè è così! non diciamo loccate, che si fa sesso con leggerezza. Si fa perchè si pensa che possa essere una risposta al bisogno d’amore, poi una volta bruciate le tappe ci si butta via sempre di più finchè non si tocca il fondo. E lì si inizia a scavare, finchè ti consumi le dita e il dolore arriva all’osso. Io non ci credo al compiacimento di chi dice di stare bene così, di chi mette nero su bianco le proprie esperienze erotiche per farci almeno qualche soldo, per poi andarsene in pensione e ritirarsi in privato guardando con l’aria superiore di chi ci è già passato il resto del mondo che ripercorre quel sentiero.
La verità è che hanno già mandato la loro umanità in pensione da un bel pezzo. Si accomodino pure a decalmare “il godimento senza il corrispettivo di un dovere” questi sacerdoti del neoconformismo. Ma i danni, le ferite che si portano addosso coloro che sono stati gli adepti di questa religione, chi li paga?
Loro stessi, ammesso che si ritrovino a doverli pagare. Anche qui dipende dai caratteri, da come uno prende la vita, la vecchiaia, la morte. Io personalmente ho conosciuto tante donne “maiale” che sapevano di esserlo e a cui piaceva esserlo e che hanno avuto una vita felice (per quanto umanamente possibile) serena senza pesi che sentissero di portare di colpe o colpevolizzazioni o vittimizzazioni di colpe o rimorsi etc. e hanno amato e sono state molto amate dai figli dai mariti dai conviventi dai trombanti anche di poche ore e o sono morte senza battere ciglio o sono vive e non si lamentano di come sono ora grinze e riseccolite, donne con la D maiuscola!!!
Il solito porcellone illuso che si tira su le brache e si fuma cica.
Ma io non sono porcellone!!!
Io sono solo un imbriagòn!!!
ma chi te lo dice come stanno dentro, nel loro intimo, queste “maiale” come dici tu??? soddisfare i pruriti è solo un modo per darsi un contentino, una briciola, un pulviscolo evanescente di felicità. Chi dice di essere contento così mente a se stesso, bara con se stesso. Allora o uno riduce mostruosamente il suo Io fino a sopprimerlo del tutto, o prima o poi farà i conti col dolore. E poi non è così vero quello che dici, che li pagano solo loro i conti: i figli di queste persone sportivamente saltanti da un letto all’altro non sono per nulla equilibrati, molte ragazze soffrono di anoressia, altre si adagiano per anni sul divanetto dell’analista, altre si buttano via a loro volta, come hanno fatto le madri, molti figli maschi trattano le donne che incontrano come spazzatura.
Altro che donne con la d maiuscola…. sono persone che hanno smarrito la dignità per correre appresso ad un fantasma che sfugge sempre loro di mano.
Chi me lo dice come stanno loro? Loro!
Chi me lo dice come stai te? Te!
“prima o poi farà i conti col dolore” (!!!)
Da “il Vernacoliere” di Livorno
Sacrifici:
Anche la Chiesa fa la su’ parte
‘r Papa s’è sognato di pagà l’ICI
poi s’è svegliato e ha detto
la sera devo mangià meno.
Manovra.
ce ne sarà meno per tutti
tagliata anche la topa
i Pisani : o ‘un era già tagliata di suo?
Da confidente di uomini e donne “liberi”, quoto Giuliana.
TEMPESTOSO SOFFIA IL “VENTO DELL’OVEST”:
“la purezza originaria della dottrina e dei costumi religiosi è l’esca con cui anche un monaco serio come Lutero fu preso all’amo e diede inizio al dramma del protestantesimo, che è la tentazione di ogni epoca in cui i liquami del peccato ricoprono più vistosamente gli abiti talari, provocando scandalo nei fedeli. Davanti a ogni peccato di chierico, reale o presunto che sia, già sentiamo in noi una voce che con tono ragionevole chiede “riforma, riforma, riforma”…..ebbene, in quell’ora sappiamo cosa rispondergli: vade retro, Satana !”
Alvise mi rendi un grande onore a declamarmi! 🙂
“i liquami del peccato” …insuperabile!!!!
concordo, Alvi’… c’è del vibrante, in certe prose…
caro Vento dell’Ovest, l’altro giorno sono capitato casualmente sul blog di Michela Marzano e ho ammirato tantissimo il tuo tentativo di dialogare nonostante gli altri (a cominciare da Michela Marzano)proponessero argomenti che sembravano presi di terza mano alla fiera del luogo comune.
Qualcuno poi ci racconta come è andata a Milano????
Così però mi fate arrossire! 😀
@Paulbratter: Michela Marzano ha una certa, come si suol dire, coda di paglia. Non ha risposto al mio ultimo commento, in cui ribattevo alle sue stupidate, e non ha voluto pubblicare un commento in cui controbattevo a un suo fedele lettore. Com’è divertente smascherare questi paladini della libertà! 😀
Mi dicono che a Milano è andata benissimo e che c’era molta gente anche del blog (danicor, andreas, salvatore, maxwell, raffaella, alessio, alberto, paolo etc etc) e che stanno andando a cena tutti insieme. Quindi ho idea che stasera si commenterà poco.
overbooking!!!!!!!!!!!!!gente fuori dalla sala, un macello
Admin hai una moglie bellissima bravissima in gambissima……altro che “quando scopriranno la bufala….”
si saranno trattenuti a stento dal portare il Genio cosmico in trionfo.
Umbria conquistata, Roma conquistata, Svizzera come conquistata (non avendo armi atomiche), Milano conquistata, prossima tappa:
il resto del mondo.
bello!
…ma Hal non ha moglie
Virtualmente sono a cena con voi e mi sembra di sentire le vostre risa, i suoni dei calici e delle posate. Buonanotte amici.