Sulla stessa barca

by Cyrano

Non è molto diverso da un ascensore, ma del resto un modo di dire del tipo “siamo tutti nello stesso ascensore” non attecchirebbe, se non altro perché il più delle volte nella vita ti puoi scansare, almeno un pochino, dall’ascella puzzolente sotto cui avessi la ventura di capitare. Proprio come su una barca o, meglio ancora, una nave: limitato, sì, ma in fondo sufficientemente ampio da cambiare aria: insomma, se non ti piace a prua vai a poppa, se non ti piace a babordo vai a tribordo. Di più no, effettivamente: «il blu festoso dell’oceano» (per dirla con Carmen) non è una reale alternativa, se non stiamo parlando di scrivere una poesia. Ecco perché, in buona sostanza, non mi sono allontanato, giorni fa, dal punto della nave in cui m’è toccato sorbirmi il discorso che riporto.

(Una coppia si avvicina a un’altra) «Che meraviglia, quanto ha?» – «Un anno e mezzo!» – «Ma che bello! E che occhi vivaci! Come si chiama?» – «Arturo» – «Un magnifico esemplare, e dove l’avete preso?» – «Vicino Napoli, c’è un allevamento dove se ne ottengono di bellissimi, sono proprio bravi!» – «Accidenti potete dirlo forte! E sembra anche molto buono…» – «Come un pezzo di pane, ma mica solo buono! Arturo, dammi la zampa… bravo, così… visto? E vedeste come nuota…» – «Ah, l’avete portato al mare, che bravi!» – «Beh, sì, l’acqua gli piace così tanto… adesso non si può proprio lamentare, ché ha fatto quattro mesi di fila al mare… è vero Arturo, che ti sei divertito tanto quest’estate?» – «Oh, non me ne parlate: io ho dovuto litigare con quello che c’affittava la villa. Pensa un po’ che disonestà: mentre mi dava le chiavi m’ha detto: “Ah, naturalmente niente cani!”. Come “niente cani”? Perché pensava che avessi bisogno di tutto quello spazio?» – «Ma ti rendi conto!?» – «No, guarda, è inutile: pensa che lei [la moglie, che annuiva sconsolata] non voleva neanche partire, ma ormai avevo già fatto il versamento, e s’è calmato con una busta extra, lo strozzino…». In quel mentre arrivava un’altra coppia (è incredibile quanta gente in quanto poco spazio sanno concentrare, certe creature!): «Ma che meraviglia, e come si chiama?» – «Arturo!» (rispondono tutti all’unisono) – «Sei proprio bello, Arturo, vieni qua, io mi chiamo Gianni. Piacere. [lo accarezza con soddisfazione] Ah, sì, sì, sei proprio bravo, lo sai?» – «Ne ha uno anche lei?» – «Guardi, io non ne avevo mai avuto uno, ma da quando ce l’abbiamo ci ha rubato l’anima…» («Ci ha rubato l’anima…», fa eco la moglie) – «Oh, è successo lo stesso anche a me!» – «Sì, ma sai che è? Uno comincia pensando alla scocciatura delle passeggiate tutti i giorni…» – «…e finisce che ci parla!»: concludeva l’altro sorridendo – «E finisce che ci parla!»: ribadiva il primo seriamente – «Ma come fai a non parlarci [di nuovo la moglie, dando col capo colpetti d’approvazione], sono loro che cominciano a parlare, tu rispondi soltanto!».

Ha ragione Costanza: gli esseri umani sono incredibili, gli animali più interessanti del mondo… sarebbero capaci di parlare anche coi sassi, e di convincersi di star ricevendo risposte. Lo so, detta così suona spietatamente antropocentrista, quindi inaccettabile, ma forse riesco a tradurla in una versione ecocompatibile: «Ecco, non s’è mai visto che i fringuelli intessano conversazioni con le tartarughe a suon di cinguettii, né che le cicale pretendano davvero d’incantare la canicola col loro frinire meridiano! Che presunzione, invece, questi scimpanzé depilati, che giusto per l’aver inventato le piramidi e la banana split pretendono adesso che tutti e tutto rispondano ai loro linguaggi vocali! Un animale vergognosamente immodesto, l’uomo!» Così va meglio?

Bizzarri davvero oltre ogni dire, gli uomini: sanno scandalizzarsi all’idea che gli uomini (ovvero loro stessi, ma non diciamoglielo troppo forte) si reputino speciali tra gli animali, ma al contempo si commuovono all’idea che degli animali possano reputarli speciali tra gli uomini! Così i monologhi di persone più o meno coscienti della finzione che mettono su passano ai loro occhi per avvincenti conversazioni scandite da un continuo botta e risposta.

Boh, che ne so io: «io sono solo un povero cadetto di Guascogna», e poi quella che non sopporto è «la gente che non sogna», mica i matti! Per i matti, invece, nutro uno schietto interesse, ché certe volte vedono chiaramente non dico la verità, ma almeno le nostre contraddizioni. Per esempio, mi veniva da ridere, assistendo a quella scena, pensando a come per chi non conosce il mondo dello spirito (un minuto di silenzio per tutti i poveri materialisti del mondo, chini col muso tra le ghiande) un gruppetto di persone che si ritrovi a condividere la propria fede non debba essere troppo dissimile da quelle tre coppie di esaltati: un materialista entra in una chiesa e vede un uomo che accende un cero davanti a una statua, s’inginocchia e resta lì, magari articolando anche le labbra come se parlasse… che dire? Parla con una pietra, letteralmente, ed è convinto che quella gli risponda! Di male in peggio quando vedesse uno raccolto in adorazione eucaristica: almeno la pietra dura qualche migliaio d’anni, se viene conservata bene! Parlare col pane, invece… mah! Il massimo dell’alienazione, però, si raggiunge evidentemente con l’orazione silenziosa: parlare col vuoto e aspettarsi risposte! «C’ha raggione mi’ fìjo, c’ha – direbbe Padre Pizarro – qua stàmo ar medioevo, stàmo…».

Ora, è inutile scendere in campo contro le granitiche osservazioni del materialista: quello sta piantato coi piedi per terra, e come puoi controbattere, se lui ti dice che «almeno un cane si muove e abbaia, non te lo devi inventare»? No, gettiamo la spugna, e chiediamoci piuttosto che cosa diremmo in positivo sulla differenza qualitativa della vita dello spirito, perché in generale “siamo sulla stessa barca”, ma c’è una cosa in cui ci riveliamo senz’altro “peggiori” dei miei vicini di viaggio: quelli stavano lì, tranquilli, a lisciare il pelo ad Arturo e a raccontare di come aveva loro “rubato l’anima”, ma non avrebbero mai preteso che la cosa dovesse in qualche modo riguardarmi (certo, a parte la loro caciara e la puzza di Arturo, che doveva aver dimenticato le sue cinque gocce di Chanel per orecchio)! E invece noi non solo parliamo con le pietre, col pane e col vuoto, non solo ci aspettiamo risposte e di tanto in tanto pretendiamo anche di averne ricevute, ma sosteniamo sfacciatamente che la vita di chi non si fa “rubare l’anima” allo stesso modo è incompleta, se non completamente priva di senso! «Ma è modo di discorrere, codesto?!»: sento già qualcuno scaldato dal discorso…

La differenza, l’unica, quella che però deve far pensare, è che malgrado le apparenze noi non siamo in una posizione analoga a quella dei miei vicini di viaggio, visto che in tutto e per tutto, quando parliamo col vuoto siamo noi che cerchiamo di rispondere a un richiamo, quando adoriamo il Pane del Cielo siamo noi che veniamo nutriti, quando perdiamo tempo in ginocchio nelle chiese è a noi che viene lisciato il pelo. Non è per evitare titoli teologici blasfemi (Gesù non ebbe problemi a definirsi una gallina), ma il fatto è molto semplice: i cani siamo noi.

97 pensieri su “Sulla stessa barca

  1. Io continuo a pensarla iperbolicamente, come la prima volta che lessi un post di Cyrano (scambiando oltretutto il povero cadetto di Guascogna per un’avvenente fanciulla): con questa capacità di giocare sul filo del paradosso e dell’ironia qui non può che aleggiare dello spirito chestertoniano.

  2. Alessandro

    Scusa Cyrano, domani ti leggo.

    Adesso vorrei chiedervi una pensiero per la nostra Daniela Y, che s’è fatta qualche giorno d’ospedale da paziente per una brutta infiammazione, e ora è a casa sofferente. Ha bisogno di affetto e preghiera. Ne abbiamo bisogno tutti, lei ora un po’ di più. Grazie

    Lei vi abbraccia tutti con la tenerezza che sapete

      1. Uh…Anguria dolcissima…mi vuoi bene….da quanto non me lo sentivo dire…..
        Anguria mi vuole bene, Anguria mi vuole bene…( Io pure, e assai, ma lui lo sa, vero che lo sa?)

        Andreas…grazie…

        Alessandro mia spalla…..

          1. Grazie di cuore, Peppiniello, e… dite a Maxwell che poco fa l’ho infilato nel Sacrificio eucaristico. E appena il tempo di organizzarmi questo fine serata e infilo nel Rosario qualcun altro mai di troppo…
            (IO HO VOGLIA anche DI SCRITERIARE… e come si fa..?)

    1. Laura C.

      Daniela carissima, preghiere assicurate anche da parte mia… e una carezza sulla guancia, come fanno i bambini!

      1. Ricordo bene quando il Signore disse a Santa Metilde che giacchè qualcuno stava incessantemente pregando per la guarigione della sua gamba, Lui non poteva resistere dal gettare un fiume di consolazioni su questa Santa che per disegno divino era invece chiamata ad offrire ogni dolore nel buio della fede e fortissima fede, quale appunto Metilde possedeva…

        E io qui poveraccia – che di Matilde non ho neppure l’acconciatura – come potrei mai dubitare che le vostre preghiere e carezze di oggi non mi siano giunte per vostra intercessione?

        GRAZIE, Lauretta, grazie a te e a tutti…GRAZIE ALESSANDRO…
        ( se qualcuno ha notizie di Luigiotto fatemi un fischio, io abbaio anche all’occorrenza)

  3. E’ il problema di ogni adorazione, ovvero il rischio di degradare in idolatria. E Cyrano ha colto perfettamente la finissima ma fondamentale differenza fra le due: alla prima si è portati da un’attrazione sensibile, intellettuale o spirituale, nella seconda invece ci spingiamo noi con la propulsione dei nostri desideri insoddisfatti. Per questo qualsiasi cosa può diventare idolo, ma non ogni cosa può essere adorata.

  4. oggi non ho nulla da dire: ascolto il richiamo e me lo godo 🙂
    Buona giornata a tutti e un abbraccio a turris e a luigi che oggi dovrebbe operarsi
    ALVISEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  5. FRATE LEONE

    MT 15,21-28
    Partito di là, Gesù si diresse verso le parti di Tiro e Sidone. Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quelle regioni, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide. Mia figlia è crudelmente tormentata da un demonio».
    Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i discepoli gli si accostarono implorando: «Esaudiscila, vedi come ci grida dietro». Ma egli rispose: «Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele».
    Ma quella venne e si prostrò dinanzi a lui dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini».
    «È vero, Signore, disse la donna, ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

  6. Maxwell

    …………………………….un minuto di silenzio per tutti i poveri materialisti del mondo, chini col muso tra le ghiande…………………

    MI PIACE!!!

    Scriteriato, anche se sei arrabbiato postami un video……….per piacere……..ti prego……dai…..

  7. Erika

    Domanda esegetica: cosa significa quel passo del Vangelo citato da Frate Leone in cui Gesù risponde alla donna cananea “Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele”?
    Grazie a chi vorrà spiegarmi!

    1. FRATE LEONE

      Cristo non fa preferenza di persone, ma cerca chi ha veramente fede. Per gli ebrei “i cani” erano i pagani. La donna cananea, pagana, mostra di credere che Gesù sia veramente il Messia che ha il potere di scacciare i demoni. Dire “sono stato inviato solo alle pecore perdute della casa di Israele” era come dire:” è bene non dare le perle ai porci”….Ma poi la fede cambia totalmente le cose….

    1. giuliana z.

      Un minuto di silenzioso ossequio davanti al verbo della sacerdotessa che grida, stracciandosi le vesti, “al regime!” … e anche “ai complici!”. Ti siamo devoti, o sapiente maestra del pensiero, libero ovviamente.
      Amen

    2. Maxwell

      Evidentemente è meglio un peccatore che fa leggi cristiane
      che non
      un cristiano che fa leggi anticristiane
      (aborto, divorzio, fecondazione eterologa,eutanasia, matrimoni gay,adozioni gay et etc)

      MORALISTI DEI MIEI CO……..NI!!!

  8. Erika

    Di certo la Chiesa ha, in passato, dato il suo “appoggio” politico a persone che si sono francamente dimostrate indegne, criticando invece anche aspramente politici cattolici che, sebbene su posizioni a volte più “libertarie”, testimoniavano a mio parere in modo ben più profondo e sostanziale la loro fede e devozione.
    Ciononostante l’articolo della Spinelli è francamente ridicolo: non si può criticare per anni la Chiesa cattolica per le sue “indebite” prese di posizione e poi di nuovo criticarla perché non prende abbastanza posizione…

    1. Roberto

      Ma il fatto è che tra il comportamento privato e l’attività politica, nel politico è assolutamente prioritaria l’attività politica e la conseguente attività legislativa. Il comportamento privato viene assolutamente in seconda istanza.

    2. vale

      se si allude ai sedicenti cattolici adulti, quelli che ai tempi di Pio IX erano i ” cattolici democratici” forse è meglio andarsi a scorrere un bel libro di qualche anno fa “elogio del sillabo” per vedere le loro posizioni”libertarie” dove stavano ed avrebbero portato….
      vale

  9. Erika

    @Maxwell: non si tratta di essere moralisti, si tratta di non poter tollerare, da rappresentanti istituzionali di altissimo livello, comportamenti che calpestano la dignità dei suoi stessi cittadini esponendo al ridicolo internazionale l’ intero Paese.

    1. Maxwell

      Perchè?
      I radicali hanno rotto così tanto con la differenza che il peccato non è un reato……..
      Abbiamo un premier che va a troie……embè? E’ reato? No………

    1. Maxwell

      io sono fermo al fatto che è reato lo SFRUTTAMENTO della prostituzione…..e al massimo qualche comune che da delle multe e fotografa i clienti.
      Non mi risulta che Marrazzo o Lapo Elkann siano stati in galera……….ma loro sono moderni e vanno coi femminielli.
      Non so se le donne siano discriminate anche qui………….

  10. Erika

    Anche se è prevista solo una sanzione amministrativa, non significa che sia un comportamento opportuno.
    Lapo Elkann è un privato cittadino e se anche penso che sia un debosciato non mi rappresenta e non ha nulla a che fare con me.
    Piero Marrazzo, che invece era un rappresentante istituzionale, si è opportunamente dimesso, dopo aver disonorato la carica che ricopriva.

    1. Maxwell

      …..Anche se è prevista solo una sanzione amministrativa, non significa che sia un comportamento opportuno…………

      ma chi lo dice?

      Lapo Elkann è un privato cittadino e se anche penso che sia un debosciato non mi rappresenta
      Piero Marrazzo, che invece era un rappresentante istituzionale, si è “opportunamente dimesso”, dopo aver DISONORATO la carica che ricopriva.

      Io non sono un avvocato ma una cosa o è lecita o non lo è.

      poi si entra nella morale…..una cosa pulita o sporca…….chi lo decide?
      è lecito andare a femminielli ma non per i politici……perchè?
      Se ti sentissero quelli dell’arcigay………….

      Diversa cosa se mi parli di uno stato teocratico……allora torniamo al papa-re….Ah no….devo deluderti………..Nonostante che la sodomia sia un peccato mortale e completamente uguale all’omicidio volontario….vai nella Cappella Sistina……..Il ritratto di Gesù è quello dell’amante di Michelangelo.
      Questi oscurantisti clericali…………………..

      quelli che chiamano il peccato col proprio nome ma che hanno misericordia nei confronti del peccatore….

  11. paulbratter

    qualche giorno fa Adriano ha scritto:

    “Sono qui solo per avere risposte e per conoscere da vicino questo microcosmo e chi ha tutte queste certezze.”

    Allora mi è venuto un dubbio che mi ronzava intorno da un po’ di tempo (e non riguarda solo Adriano, tutt’altro):
    non è che per caso qualcuno qui pensa “quasi quasi mi faccio un giro allo Zoo di questi strani cattolici, lancio qualche nocciolina e vediamo come reagiscono”

    Secondo me dobbiamo riflettere e fare attenzione.

      1. vale

        mi sa che se avessimo certezze tali da comportarci -sempre-di conseguenza saremmo tutti santi…
        vale

      2. paulbratter

        @Velenia:
        no, non prendere cibo dai troll
        @Fefral:
        VOI (come dice Alvise) fate come volete, dico solo che a ME dà fastidio chi punzecchia per osservare la reazione, anche perchè la discussione stessa ne risulta alterata: l’unico che oggi ha commentato il post è stato VENTO DELL’OVEST gli altri tutti a scannarsi sulle idiozie della Spinelli che meriterebbero solo di essere ignorate…almeno qui.

        1. Fefral

          A ME viene in mente quella frase del vangelo “venite e vedete”
          Ieri mi è piaciuta molto quella parte del commento di Alessandro in cui diceva che l’unica cosa di cui ci dobbiamo preoccupare è essere davvero cattolici. Il resto viene da sè

    1. Giuseppe

      Allo zoo si paga per entrare: quindi si può far tutti i giri che vuole. purchè paghi il biglietto! A me bastano 5 euro!

    1. vale

      prima aspettiamo di sentire che dice il Papa in Germania.ché ,forse,visto la situazione lassù( nel senso di nord,eh!) qualche indicazione dovrebbe venir fuori…
      vale

  12. Erika

    @paulbratter:non posso parlare per altri,ma a me interessa solo avere uno scambio di idee.
    A volte la si pensa allo stesso modo a volte no, ma non mi verrebbe mai in mente di considerare i cattolici bestie allo zoo.
    Se così fosse vorrebbe dire che “lancio noccioline” anche a mio padre, alle mie due sorelle e a una parte dei miei amici.
    Ho cominciato a frequentare il blog perché ho letto il libro di Costanza e molte delle cose che scrive le condivido anche da non cattolica, così come mi interessa approfondire temi che non conosco( a proposito, nessuno vuole rispondermi a proposito del passo del Vangelo citato da Frate Leone? NON è una domanda provocatoria, davvero non capisco l’interpretazione da dare alla frase “Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele”…

    1. paulbratter

      infatti non mi riferivo a te (anzi la tua domanda è interessantissima ma io non sono in grado di risponderti), ma penso soprattutto a persone che oggi non sono neanche intervenute.
      In ogni caso il meccanismo del “lancio delle noccioline” può anche essere inconsapevole, senza l’intenzione reale di provocare ma dettato da un trend che si osserva e al quale si vuole partecipare.

    2. vale

      non ho il testo originale a disposizione, magari cyrano sì: la traduzione indica che tutto israele si è perduto, o che solo una parte di esso,ed è per loro che viene…???
      vale

      1. Non si tratta di testo originale, Vale: il testo è chiarissimo e la traduzione è letterale. La cosa sconcertante, come Benedetto ha sottolineato, è l’idea che Gesù, il salvatore universale, possa non considerarsi salvatore universale. La linea teologica più “facile” (ma non per questo sbagliata) è quella esemplata da Agostino, ovvero quella che vede nelle parole di Gesù uno sprone pedagogico atto a far progredire la coscienza messianica nei suoi ascoltatori. Mettendo tra parentesi questa possibilità (e questo il Papa non poteva dirlo in un Angelus, ma l’ha scritto e riscritto nei suoi libri) ciò che resta è l’enigma misterioso della coscienza messianica che Gesù stesso ebbe, ossia come la coscienza veramente umana di Gesù comprese la propria identità e la propria missione. Ci sono progressi, in questa coscienza? Si può ammettere una qualche forma d’ignoranza, nel Figlio di Dio? Benedetto ha scritto chiaramente che il nodo è insolubile.

    3. giuliana z.

      io azzardo una risposta, ma premetto che non ho mai studiato teologia. Forse Gesù intendeva dire che era venuto per predicare alla sua gente, cioè al popolo di Israele, quindi non ai pagani. Ma poi le cose sono andate diversamente: era più probabile trovare la fede in una cananea pagana piuttosto che in coloro che negli Israeliti, così come poi sarebbe accaduto tra i pagani di Roma. Questo perchè i figli di Israele credevano di sapere già tutto, di essere già nel giusto perchè rispettavano la legge mosaica, il sabato ecc.
      Un po’ come noi oggi: a volte siamo talmente sicuri di fare bene perchè rispettiamo una morale, che non riconosciamo una Presenza, la quale non ci chiede una adesione morale, ma un reale coinvogimento della nostra vita con Lui, fino alla morte. Come diceva san Paolo “non sono io che vivo, ma è Cristo che vive in me”.
      La fede della cananea è quella sicurezza che solo in Lui c’è salvezza. Siamo noi sempre così? non credo. Spesso confidiamo di più nel nostro giudizio, nella nosrtra opinion che nella presenza di Cristo in noi.
      Non so se mi sono arrampicata sulgi specchi, ma chiedo aiuto ad altri amici più esperti di me …..

    4. Alessandro

      Benedetto XVI, Angelus del 14 agosto 2011

      “Cari fratelli e sorelle,

      il brano evangelico di questa domenica inizia con l’indicazione della regione dove Gesù si stava recando: Tiro e Sidone, a nord-ovest della Galilea, terra pagana. Ed è qui che Egli incontra una donna cananea, che si rivolge a Lui chiedendoGli di guarire la figlia tormentata da un demonio (cfr Mt 15,22). Già in questa richiesta, possiamo ravvisare un inizio del cammino di fede, che nel dialogo con il divino Maestro cresce e si rafforza. La donna non ha timore di gridare a Gesù “Pietà di me”, un’espressione che ricorre nei Salmi (cfr 50,1), lo chiama “Signore” e “Figlio di Davide” (cfr Mt 15,22), manifesta così una ferma speranza di essere esaudita. Qual è l’atteggiamento del Signore di fronte a quel grido di dolore di una donna pagana? Può sembrare sconcertante il silenzio di Gesù, tanto che suscita l’intervento dei discepoli, ma non si tratta di insensibilità al dolore di quella donna. Sant’Agostino commenta giustamente: “Cristo si mostrava indifferente verso di lei, non per rifiutarle la misericordia, ma per infiammarne il desiderio” (Sermo 77, 1: PL 38, 483). L’apparente distacco di Gesù, che dice “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa di Israele” (v. 24), non scoraggia la cananea, che insiste: “Signore, aiutami!” (v. 25). E anche quando riceve una risposta che sembra chiudere ogni speranza – “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini” (v. 26) -, non desiste. Non vuole togliere nulla a nessuno: nella sua semplicità e umiltà le basta poco, le bastano le briciole, le basta solo uno sguardo, una buona parola del Figlio di Dio. E Gesù rimane ammirato per una risposta di fede così grande e le dice: “Avvenga per te come desideri” (v. 28)

      Cari amici, anche noi siamo chiamati a crescere nella fede, ad aprirci e ad accogliere con libertà il dono di Dio, ad avere fiducia e gridare anche a Gesù “donaci la fede, aiutaci a trovare la via!”. È il cammino che Gesù ha fatto compiere ai suoi discepoli, alla donna cananea e agli uomini di ogni tempo e popolo, a ciascuno di noi. La fede ci apre a conoscere e ad accogliere la reale identità di Gesù, la sua novità e unicità, la sua Parola, come fonte di vita, per vivere una relazione personale con Lui. Il conoscere della fede cresce, cresce con il desiderio di trovare la strada, ed è finalmente un dono di Dio, che si rivela a noi non come una cosa astratta senza volto e senza nome, ma la fede risponde a una Persona, che vuole entrare in un rapporto di amore profondo con noi e coinvolgere tutta la nostra vita. Per questo ogni giorno il nostro cuore deve vivere l’esperienza della conversione, ogni giorno deve vedere il nostro passare dall’uomo ripiegato su stesso, all’uomo aperto all’azione di Dio, all’uomo spirituale (cfr 1Cor 2, 13-14), che si lascia interpellare dalla Parola del Signore e apre la propria vita al suo Amore”

  13. Erika

    E’ davvero difficile però lasciarsi andare in questo modo.
    Sospendere il proprio giudizio e abbandonarsi in modo così umile.

    1. Alessandro

      è vero, ma è il cammino di un credente: vincere giorno per giorno tutte le resistenze, le remore mentali e caratteriali, gli egoismi che impediscono di abbandonarsi in completa docilità e fiducia senza riserve all’amore di Dio come un bambino al seno della madre. Non sospendere il giudizio, ma cambiare profondamente il proprio modo di giudicare fino ad accordarlo compiutamente al giudizio che Gesù ha sugli uomini e sulle cose.

      1. giuliana z.

        vero, ed è una libertà di giudizio che scatta proporzionalmente all’amore che ci ha presi, ci ha colmati e che riversiamo fuori di noi!
        Non un parto delle nostre meningi, ma l’effetto dell’innamoramento e della fedeltà all’amato.

  14. giuliana z.

    Cyrano! non ti invidio neanche un po’…. io non avrei resistito un solo minuto a sentire la coppia che faceva i complimenti ad Arturo. Alle prime battute pensavo che si fossero rivolti ad un bel pupo nella carrozzina… e invece parlavano del cane! saranno matti a farsi rubare l’anima da un quadrupede? boh! so solo che giorni fa dopo aver portato a scuola i bambini ricevo una telefonata da un’amica “dài, vieni al bar che sono qui con le altre mamme a prendere il caffè!”. Arrivo là verso le 9,15: “come mai a quest’ora?” “Ero alla messa delle 8,30” “ma perchè? vai a messa durante la settimana?” “sì” “ma chè sei matta? ma nun c’hai de mejo da fà? io ce vado solo alle feste comannate!”.
    Ecco, a quelle 5 avventrici del bar devo essere sembrata pazza. Però se dicevo che avevo portato a spasso il cane per 1 ora mi avrebbero lodato (tra l’altro 2 di queste discutevano su chi dovesse avere il privilegio di allevare il coniglio acquistato comunemente alla fiera del bestiame). Pensa che diranno quando sapranno che il mercoledì ho il turno all’adorazione….

    1. basta tenere lo sguardo fermo e sereno: non vedano dialettica, non vedano polemica, non vedano che tranquillità e un sorriso; prima saranno interdette, poi si faranno domande, poi (forse) ne faranno anche a te.

  15. Grazie, grazie, Cyrano. E grazie, Roberto, per il post di ieri, cui riflettevo da un po’. Facendomi un po’ di domande – chiedo perdono per gli errori, m’è partito il sinistro e scrivo con un dito (destro, fiuuuuuuuuuuuu).

    -Che cosa stiamo cercando?
    Ma che cosa stiamo cercando?
    Camminiamo lungo un marciapiede/ cerchiamo lo sguardo del nostro cucciolo di cane/ scrutiamo la nuova alba al risveglio/ ci scusiamo per il ritardo all’appuntamento/ infiliamo la merendina nel taschino del secondogenito/ cumuliamo libri su libri sulle torri di Pisa del nostro comodino/ compriamo un nuovo jeans/ ci smemoriamo dolcemente di tutto dentro la pellicola d’un cinema/ ricominciamo con quell’alunno con voce più ferma/ tratteniamo la nostra carezza sul volto dello sposo per 4 attimi di più/ scriviamo commenti e ne leggiamo avidi in un blog/ cambiamo stazione alla radio/ attendiamo telefonate/ sfogliamo ansiosi testi universitari/ stringiamo corone nell’anticamera di una sala rianimazione/ piangiamo brutti come mucche soli nella pioggia del sabato sera/ piangiamo muti tra ginocchia adolescenti cogli amici assai ridenti, le ginocchia che non sanno camminare da sole e fingono tragitti felici e lunghissimi nell’immobilità totale di tutto il resto di noi/ attraversiamo corsie d’ospedale in ardore di fuga come se la vita fosse ovunque da qualche altra parte, che sia la vita di tutti gli altri ma la mia no, io qua dentro non ci rimango che per il tempo di un caffè al distributore che mai funziona/ fissiamo monitor di pc come lampade di Aladino/ dormiamo-ci risvegliamo-negli occhi di un bambino ci incantiamo-montiamo on line cento siti e passa/ ordiniamo al ristorante/ scriviamo mail su mail/ spegniamo migliaia di sigarette/accendiamo milioni di domande/ quintali di crema idratante sulle gambe a ipnotizzare il tempo che inclemente mai dimentica di firmare/ un profumo nuovo, oggi/ quella nuvola ieri non c’era/ anche oggi nessuno ha compreso-anche oggi non ho compreso nessuno/

    e dentro e cinque kilometri intorno, e dappertutto da qui a Venere, una insoddisfazione scarnificante e chi si pensa solo di materia non ha meno fame di me che mi accolgo infinita.

    Perchè, perchè facciamo tutto quello che facciamo?
    Tutte le gabbie in cui ci imprigioniamo, l’oro luccicoso del ‘vivi per te stesso’ mi sirena nella gabbia, è mia la mano che a doppia mandata gira la chiave e guardo il mondo dall’interno e tutto quello che vedo là fuori è ancora la mia stessa mano – gli specchi ricoprono ogni singola parete della mia gabbia nuova sbrilluccicosa dorata, tutto il resto lì fuori non mi riguarda, tutto quando è un verbo non riflessivo non entra nei miei jeans, è una lingua troppo straniera, ma che volete io non la conosco, un oceano troppo profondo, mica è colpa mia se la paura è più tsunamica di questo gelo che tingo di calduccio, tutto okkei, let me be, se proprio devo vivere lasciatemi morire tra i miei fiorellini, me li sono coltivata con le mie manine, non c’era nessuno mentre ardevo di caldo sola con loro, ero io quella che li innaffiava, ero sola mentre nella gabbia me li rimiravo, se esiste un altro uomo di là dalla mia gabbia, allora la sua gabbia dev’ essere un’isola che non c’è perchè nessuno è venuto a innaffiare i miei fiorellini quando avevo la febbre e quasi morivano con me.

    Io piango-mi addormento-mi risveglio- sogno-mi innamoro-mangio-mi illudo-osservo-poi anche penso-sorrido-rimando-attendo-leggo-sul capino del mio cane con la carezza ritorno- a sinistra un orologio, il tempo fugit ma io non lo comprendo- il silenzio come un plaid d’autunno- s’io fossi il mio cane tutto questo mi basterebbe, eccolo, qui di fronte a me s’accuccia così dolce, dorme come nulla fosse, morirà, lo sa? vive come vivesse per sempre, dorme e mangia e con me passeggia e mai è triste e mai mi abbandona e mai mi delude e se m’illude d’aver capito io più di prima m’intenerisco e con lui al collo io annaspo mi contagi la sua certezza d’essere da me amato. LA SUA CERTEZZA D’ESSERE DA ME AMATO.

    Che cosa stiamo cercando?
    Che cosa mi impedisce di vivere da dea come quand’ero a 3 anni avvinghiata al collo di mio padre?

    E da questo abisso del non senso io la mia cucciola guardo; nella sua cuccetta fa pisolino, se solo faccio un verso con le labbra le si illuminano gli occhioni, si sveglia, si alza, pare non vivesse che per quell’attimo in cui la sto chiamando, lei è una che non pensa tantissimo, ma senza una madre lei muore come chi crede di essere solo materia, figlio di un cane o di una scimmia, nessuno ride dentro – e nonostante tutto – se non ha una madre da cui è venuto e una madre cui tornare.

    Perchè io vibro al tocco di Chopin?
    Perchè io mi sento ancora viva se un amico mi dice “ti porto un tratto io sulle mie spalle” come stanotte il mio fratello – che questo blog m’ha donato – a piangere insieme?
    Perchè è importante che io creda nella vita eterna anche quando non m’è dato affatto di sentire a pelle, percepirla almeno un poco, questa immensa verità del Cielo che mi attende? – l’aridità spirituale, questo assurdo non “sentir nulla” è un passo obbligato verso le vette dell’unione con Dio, nel deserto io mi unisco con Dio, nel deserto non ho nulla da portare se non la mia più vera me: l’essenza di me nella totale povertà di me è la conditio sine qua non al pieno “noi” tra me e Lui – che cosa e quando e perchè io non sono felice quando non sono felice?

    Allora adesso dalla scrivania mi alzo. Ho scrutato cieli e libri e volti e silenzi e ora sono stanca d’essere stanca.
    E allora mi dico dev’essere questo il senso:
    la libertà d’amare.

    Perchè io non vivo che per essere amata. E fuori da quella mia gabbia c’è uno che non vive che per essere amato.
    Chi di noi due uscirà dalla gabbia per compiere il senso della nostra immensa e preziosissima esistenza?
    -Ma io non sono capace, piango io.
    -Ma io non sono capace, piange lui.

    La realtà feroce e la verità inaudita è quell’unica verità che abbiamo entrambi una fregata paura d’amare e un fregata spasmodica brama ed esistenzialissima fame e urgentissima necessità di essere sfamati d’amore. Tutto l’amore del mondo nelle fauci del nostro avidissimo cuore, questa è la verità.
    E se sono infelice e non mi sento una dea quando sono infelice è nell’attimo stesso esatto in cui io ho chiuso il palmo ad accogliere le gemme dall’Unico che è capace d’amore, per primo, e indipendentemente se io sia una brava zuccherina o meno.
    Nessun uomo è capace di amore gratuito, disinteressato, fosse anche soltanto per riceverne un sorriso in cambio, un ‘grazie’ mal detto, nessun uomo di qua dal cielo è capace di amore disinteressato.

    Non era così. Non doveva essere così.
    Sta bene.
    Chi fece i cieli ben lo aveva previsto.
    E per lasciare intatto il tesoro nell’uomo – il più grande dei suoi tesori non è il suo cane, il portafogli, il sorriso, il curriculum, l’armadio, la biblioteca, il papà famoso, la fanciulla coll’ ammaliare da pantera, quei suoi seni perfetti, quel figlio che è un talento, la villa per l’estate, la stella che mi romantica la notte, nemmeno Chopin e Shakespeare avevano da soli il talento più immenso, ce lo abbiamo tutti, ce ne serviamo tutti, il talento più grande dell’uomo è la sua libertà, e il talento più fruttuoso del mondo è la libertà di amare sempre, piccolissimamente e sempre e comunque, per lasciare intatto il tesoro nell’uomo Colui che ha fatto i cieli non è salito più su, ma le gabbie ha spalancato di ogni uomo e lo ha fatto dalla gabbia del mondo, le chiavi dell’eternità già qui in terra vestità da felicità, negata dalla paura e dall’incapacità di amare al di fuori della propria gabbia: Lui solo, Lui solo poteva sbriciolarla infilandosi per Primo nella gabbia del mondo, senza senso tutte le volte che ci neghiamo di essere essendo per l’altro. Perchè l’unico senso che c’è è quello di saperci amati e nessuno di noi è capace di amare nessuno, senza un amore Altro da noi, Alto, perchè viene dall’alto, e alternative non ce n’è.
    “Io posso, io voglio, io intendo uscire dalla mia gabbia del dorato/fasullo/ognunistico individualismo e relativisimo ma solo a patto di aver qualcuno che ha amato per primo me” – ebbene ditelo, gridatelo al materialista, tampiniamolo di citofonate che questo Qualcuno c’è.

    Se io non conosco quest’Amore, se io di questo amore non mi servo per amare chi non si sente amato – chi questo Amore non ha conosciuto, il materialista? anche – come potrò amare anche solo me stesso?
    Se dunque accolgo di essere infinitamente amato, io divento capace di persuasione d’amore per tutte le gabbie del mondo. Ma sarà la mia vita a persuadere. Il mio nascosto orare, il mio più o meno pubblico darmi.
    Solo il Dio vero poteva amare per primo. Ecco perchè io sono abbondantemente persuasa che il Dio vero e unico sia Cristo Gesù, il Messia, l’Unto che gli Ebrei nostri padri nella fede attendevano.

    Incarnarsi e amarmi “dal basso” per primo.
    Sgabbiarmi col mio permesso.
    Rendermi poi capace di un passaparola tra gabbie.

    Perchè chiunque crede e incarna nel suo piccolissimo quotidiano che Cristo è colui che fece i Cieli e amò per primo sino alla morte di croce,
    questo stesso Cristo è l’unico che mi rende capace di amare chiunque e nonostante tutto, con quello Spirito suo che Egli promise ascendendo al Cielo assicurando di non lasciarmi orfana poi.

    La libertà d’amare è l’unico senso proprio UMANO per essere felici di qua dal cielo. Sia che si creda di essere solo materia, sia per chi ha accolto la buona novella di essere infiniti e immortali (vivendo – e ci combattiamo – decisamente diversamente di conseguenza).
    Ma soltanto questi ultimi hanno il potere pieno ed eterno di amare LIBERAMENTE.

    Non c’è felicità al di fuori dell’amore.
    Ecco perchè i cristiani sono gli dei acquisiti (coeredi) e i trasfusori della felicità: perchè solo un Dio fattosi uomo come loro poteva in loro lasciare tutto lo “scibile” necessario per essere felici non solo dopo la morte, in Sua eterna presenza, ma hic et nunc, e per trasfusione, appunto.

    E non è vero che giacchè siamo cristiani allora siamo immuni da ogni genere di tristezza e di umana inquietudine. Noi non diventiamo cristiano una volta e per sempre. Il battesimo è l’inizio, ma la consapevolezza di tale supremo sacramento – sopra ogni cosa – è una consapevolezza e un modus operandi a conseguire in divenire. Ognuno di noi è a un certo punto del cammino. Il battesimo trasforma e plasma relativamente all’accoglienza di ciascuno.
    Non nasciamo “allegri martiri” non appena nasciamo nel battesimo in Cristo. E’ un cammino. Ma questo il materialista non può saperlo, spesso non vuole capirlo. E’ un cammino diventare cristiani, immagini di Cristo, a Sua immagine e somiglianza lo ridiventiamo, dopo il peccato originale. Ma certamente che rimaniamo “svergognati” – dal materialista – quando non assiste alla nostra “eroicità” di assistere inebetito al nostro sorriso dinanzi al tumore che ci sta divorando vivi. Ma noi non siamo magici, siamo umani folgorati di divino, folgorati gradualmente e non cerca per colpa di Dio.

    Essere cristiani, credere, sperare, amare, non è una panacea del buon vivere esentristezze. Non andiamo in giro come uomini bionici per il solo fatto che dopo la morte non ci sbricioleremo nel nulla autodisintegrandoci in 30 secondi. Noi non siamo immuni al gelo quotidiano di chi non ci ama, al sangue di chi ci maltratta e snobba, al dolore infertoci dal fratello cristiano che sovente tratta noi come un materialista non sognerebbe nemmeno; solo che ne abbiamo la spiegazione, e l’accettazione sensata, e l’offerta quotidiana; tutto un tesoro di vita quotidiana ricapitolata in Cristo, un senso ad ogni cosa; noi siamo in cammino come chi crede nell’unica materia, ma della materia ci serviamo per servire anche chi ci fa del male, godendoci proprio nel mentre del dare, e serviamo con questa debolezza infinita di cui siamo impastati come vasi di creta; siamo poi i primi spettatori stupiti di quanto la “materia” sfolgori di immenso quando posta nelle mani di Dio, perchè poi – prima o poi, nei tempi che non ci appartiene giudicare – è decisamente empirico quello cui assistiamo: soluzioni e pace del cuore dentro fatti assurdi che nessuno avrebbe mai potuto sospettare nella migliore delle “umane ipotesi”.

    Che cosa stiamo cercando?
    Non cerchiamo che amore.
    E non siamo felici che nella piena libertà di darlo non appena ci rendiamo disponibili a riceverlo da Dio, che per Primo e Unico – Lui pieno ed esplosivo esploso Amore -, a noi si è porto, e nel quotidiano oggi delle più piccole e più tenere e atroci cose in cui incessantemente a qualunque costo si porge – Sangue incluso.

    Tale pienezza d’amore – non parlo di briciole: io ho scritto proprio “pienezza” – : è impossibile all’umano.
    E questo, o materialista: è un fatto.

    1. Dani ti abbraccio… una vita leggera come un soffio e intensa come mille vite…desiderio terribile di amare e terrore ancor più insopportabile nel constatare che abbiamo toppato alla grande.
      Non davo amore, non più. Non ricevevo amore (quello amore non è).
      Pensieri sconnessi che non trovano un punto d’appoggio. E’ solo vigliaccheria. Lontana da Lui sei vigliacca ed egoista. Non mi trovo più. Sono esistita davvero fin’ora? O c’era solo il riflesso aggiustato al photoshop? ero una nessuna centomila. Sono davvero l’uno di Dio? come figurina ritagliata sulla carta velina, trasparente, senz’anima.
      Vuota, con un desiderio viscerale di trovare cio’ che mi riempia. Dove posso andare? Qual’è la strada? scusi signore, vado bene di qua? si ma perchè fa così male?
      Vorrei adesso l’omone nero del Miglio Verde a tirar fuori con la sua bocca questo esercito di nere farfalline che mi tormentano da dentro. Sono mai stata l’uno di Dio?
      pensieri sconnessi i miei, lo so.
      Saranno le medicine, perdonatemi.

      1. E’ tutto più che connesso, farfalla che sei, Fede, più che umano, divino: hai tanta fame e un esercito di lego alle spalle. Che ti importa di raccoglierli reclinata a terra? Tu non sei più dispersa in nessuno di quei mille pezzetti di te. Torna, torna alla vera identità, cuore mio: Sua figlia, la Federica Sua, dolce, sgarrupata, fragilissima e più sensibile d’un soufflè. Gli uomini tenteranno sempre morsi troppi audaci per chi è impastato così di delicatezza come te. Ma ce n’è uno – Uno soltanto – che ti prende sulle Sue spalle e non te la indica la via. Se sali su quelle Spalle sei già sulla Via.
        Dunque, stasera stessa, medicine permettendo, andiamo da Lui (io questa storia della confessione, ad esempio, questo poter ricominciare TUTTO daccapo, e OGGI, non “…domani vediamo, dopodomani è meglio” – tipo per smettere di fumare o per la dieta dell’anno -, io se ho mille vite è per le mille volte all’anno che sono risorta donna nuova ognuna delle singole mille volte che mi sono confessata…) Alzati, mia bella, risorgi, amica mia, il più bello dei Figli dell’Uomo ti attende in quel Tabernacolo! Corri, mia farfalla! Non raccogliere nessun pezzo di te, così come sei corri al primo confessionile, ricomincia, e divora, divora Colui che ha fatto i Cieli appena uscita dal confessionale!
        Poi torna da me, e la tua gioia mi rafforzi di gioia, perchè siamo sulla stessa barca e Colui che rema è più affamato della nostra gioia che noi stesse di essere felici!
        TI VOGLIO TANTO BENE.

        1. Ma dici che se glie lo chiedo Lui mi coccola un momento? Poco poco, davvero… lo farà nonostante me? Riuscirà a rimpastarmi e ridarmi forma? Mi renderà il coraggio di scegliere la giusta via? Carezzami Dani, che oggi non sorrido proprio…

          1. “Carezzami Dani, che oggi non sorrido proprio…”

            Aaallora….
            C’era una volta una principessa che
            – Ma già la so questa storia
            – No che non la sai, Fede, sta’ bona, rilassati e ‘scolta.
            ….C’era una volta una principessa…
            – Già la so.
            – E allora come finisce?
            – Che sono tutti felici e contenti e io no.
            – Ma dopo la mia carezza poi sei andata dal Carezzatore ufficiale?
            – …Ero troppo stanca e infelice e insoddisfatta e allora…

            – Facciamo un patto: tu domani trovi un angolino di giornata per andare dal Re. Io stasera già glieLo dicevo di te e tutto il resto. Vedi che a un tratto ti spunta dalla sacrestia un sacerdote, tu non ne avrai granchè voglia ma ti ricorderai la certezza di quando ti dicevo:
            “E’ Lui la carezza che rimane. Confessati presto, rimani a sguarducchiarvi un po’ dopo….io provo a innaffiare il mentre da qui e soprattutto: rimani alla S. Messa a divorarti il Re.”

            Poi ti carezzo ancora e ancora, sorelluzza mia, te però domani sei una donna così nuova e rinvigorita che le mie carezze di adesso ti parranno pallide da carne in umido (odio la carne in umido: ma che è ‘sta carne in umido? Uno scialacquamento di gengive, e glielo dissi pure a quello che tutto fiero e gagliardo me le preparava – poraccio.. :-D)

            Capì? E prometti? Prometti, si? E ia, siii?

            (Marò, sta pupatella: se ti avessi qui ti mangerei (ho finito il tempo..: spazzatura/cani a passeggio/ -uno alla volta ma sine lancio, dal VI piano per via del braccio spaiato per un mese- / relazioni paccosissime / etc/ etc/ etc eccì . EMANCOUNOSTRACCIODIMARITOCONCUIACCOCCOLARMIDOPOESAUSTAAAAAAA.

            – Me tapina.

            1. Danié le carezze sono giunte a destinazione e mi scaldano il cuore…
              Prometto.
              Ti abbraccio forte forte (niente carne in umido, Simmental stasera, che di cucinare proprio non avevo voglia).

    2. paulbratter

      Daniela Y, sono contento tu sia riapparsa pensavo fossi “evaporata” …
      un abbraccio anche da parte mia.

      1. Uaaa, ma che è? Tanta gioia tutta assieme e tutta oggi e tutta per me? Dio non voglia rompermi 🙂 anche l’altro bracciolino per lasciarmi acchiappare altre cioccioline (a casa mia così diciamo “fammi le coccole”: CIO CCIOOOOOO LEEEEE CIOCCIOLEEEEE! HO BISOGNO DI CIOCCIOOOOOLEEEE! Poi non è che sia proprio sicuro che oltre le mie 2 cagnoline mi si pianti addosso anche qualcun’altro…e babè…)

        Paul, grazie di cuore, io evaporo solo dal dentista. (Tu non fai il dentista, VEEERO? 😉 )

        1. (Ho scritto “qualcun’altro” –> datemi un aspirapolvere e mieto vittime tra tutti gli apostrofi fuori luogo del mondo.. ARGH)

          – E che pallozz: devo andare dal parrucchiere. Poi dici la sfiga di scassarsi un braccio. M’è dura solo per questo: noooooooo!!! dal parrucchiere nooooooooooooooooooo!!
          mannaggia le polpette mannaggia. vado… Admin, il video di Costanza di Uno Mattinaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa: nun ti scordà!)

      1. ANCHE IO LAURA CARA! TANTO TANTO! Grazie della gioia che mi dai!

        (Io quando ho scoperto che dire “ti voglio bene” spesso e volentieri piace anche alla Mamma…ecco…mi liquefavo di meraviglia a più non posso…. –>

        Messaggio del 25 dicembre 1997 di Maria Ss. da Medjugorje:
        “Cari figli,anche oggi gioisco con voi e vi invito al bene. Desidero, che ognuno di voi mediti e porti la pace nel suo cuore e dica: ‘Io desidero mettere Dio al primo posto nella mia vita!’ Così figlioli, ognuno di voi diventerà santo.
        DITE, FIGLIOLI, AD OGNUNO: ‘TI VOGLIO BENE ‘
        e questi vi ricambierà col bene ed il bene, figlioli, dimorerà nel cuore di ogni uomo. Stasera, figlioli, vi porto il bene di mio figlio che ha dato la sua vita per salvarvi. Perciò, figlioli, gioite e tendete le mani a Gesù, che è solo bene. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

  16. FRATE LEONE

    AMARE GLI ANIMALI

    Li vedi a tutte le ore del giorno e della notte trainati dai loro animali, sotto il sole o sotto la pioggia, disposti a tutto, ma proprio a tutto, gioiosi ed indaffarati, imbarazzati e spesso affannati, assoggettati o assuefatti, arresi all’evidenza della schiavitù più totale da parte di quello che doveva essere una cosa bella e liberatoria, liberatoria spesso da rapporti considerati stringenti o troppo costringenti, per cui era stato meglio lasciarli andare, per far confluire la propria libido affamata di qualcosa da possedere (scambiata per qualcuno da amare ) su un animale, (dire bestia sarebbe offensivo,dispregiativo).
    Invece trattasi di qualcosa di amorevole, di così “tender “ appunto da sbrodolarsi in nuovi morbidi sentimentalismi. Ma guai con costoro a parlare di schiavitù ! Per questa porzione di cittadini si tratta invece di poter condividere con grande piacere finalmente una relazione capace di dare reciproca soddisfazione.
    Oh che bello, carino, figlio, tesoro, mia gioia e consolazione di anni bui di dolori, insoddisfazioni e delusioni! Opportunamente interrogati sulle cause che avevano portato a tali profonde e dolorose decisioni, alla fine le situazioni erano sempre le stesse : nessuno che voleva fare quello che dicevano loro : né mogli, né mariti, né figli, né genitori… Allora la decisione di rompere gli schemi prefissati e di passare a qualcosa di rischioso ma necessario : il tentativo (a detta loro riuscito) di stringere un solido rapporto, senza finzioni, nella verità più totale, aprendosi completamente, con un essere diversamente umano, cioè animale, che potesse finalmente dare loro quello di cui avevano bisogno ed allo stesso tempo cui loro potessero finalmente dare (a modo loro) quello di cui erano certi l’animale avesse bisogno . E la conferma di ciò sentendoli esclamare che anche se l’animale non può parlare, più passa il tempo più riescono a capire le sue esigenze e lui le loro ! Si sono infatti resi conto che tante volte il silenzio parla meglio di miliardi di parole, anzi che tante volte non c’è bisogno di parole e tante altre le parole spesso fanno male .E allora come può avvenire tutto ciò ?
    Ma è chiaro : l’umano comanda, l’animale ubbidisce, sempre e comunque ! Ma non si tratta di uno squallido rapporto di sudditanza come noi umani siamo abituati a pensare, no di certo ! Si tratta di amore, di vero amore ! Una dimostrazione ? L’uomo non fa mancare nulla all’animale : li portano fuori, li vestono, li fanno mangiare bene… e questa non può essere altro che una relazione amorosa ! Non si tratta di mera costrizione come si vuol far credere, ma di un puro e semplice rapporto d’amore !
    D’altra parte si vedono in giro sempre meno mamme con i loro bambini ed invece sempre più single o monoparenti o giovani con i loro simpatici animaletti in braccio o scorazzanti per i giardini condominiali o aree di transito pubbliche comuni con o senza guinzaglio , quasi sempre senza museruola, quasi sempre senza attrezzatura per raccogliere i bisognini, per cui spesso al buio delle strade non lampionate la sera ci vai a finire per bene e ringrazi il cielo perchè porta fortuna, anche se a questo tipo di fortuna avresti fatto volentieri a meno…
    E pensi che se fosse stato un bambino pannolinato ad emettere dolci escrementi e si fosse alzato un benefico effluvio, i circostanti avrebbero fatto facce disgustate e veramente contrariate del come e perchè il poppante in questione si fosse permesso di compiere un tale abuso in luogo pubblico tale da suscitare la giusta reazione sdegnata e schifata.
    In realtà si tratta purtroppo in questo caso di essere umano, notoriamente soggetto, peraltro alla stessa maniera dell’animale, a siffatta fisiologica necessità .
    Una volta, ai bei tempi andati, tale olezzo, anche se spiacevole, sarebbe stato comunque sinonimo di buona salute, ma oggi no : nell’era della pulizia e della nettezza a mille all’essere umano, poiché presunto raziocinante, non è permesso più nulla, nulla di spiacevolmente scorretto gli deve essere più reso possibile. Certo, a pensarci bene, già è improbabile trovare un bambino o bambini in giro; dunque,semmai succeda, lo si deve trovare pulito, lavato e impossibilitato ad emettere tali nauseabondi odori, pena il pubblico ludibrio e la ferma convinzione che si ha ragione quando si dice che è meglio non mettere al mondo bambini se devono ahimè prodursi in loro tali funesti effetti…
    Ma l’animale figlio prediletto no, lui no : lui produce la santa cacchina, la quale essendo tale può e deve rimanere al suolo, per far presente che lui sta bene ed in questa maniera riesce ad esprimere pienamente la sua personalità, perchè non tiene nulla dentro.
    Altrimenti sarebbe il segnale inequivocabile e terribile che potrebbe stare male, con conseguente stato d’ansia del padrone amato e amante, il quale potrebbe pensare chissà che cosa gli potrebbe essere successo e quindi chiamare d‘urgenza il medico veterinario nonché psicologo per verificare il perchè la gioia del suo compagno di genere animale si sia trasformata improvvisamente in stitichezza. Dottore mi dica è grave ? Posso essere stato io anche inavvertitamente a provocare una siffatta dolorosa situazione ?
    Perchè se cosi fosse non me lo perdonerei mai…
    Il dottore con sguardo pensoso e dubitante dice : non so, vedremo, per adesso nel dubbio sono 150 euro, poi però suvvia lei deve passare più tempo con la dolce e incolpevole bestiola, magari forse è vero che lei lo sta trascurando… “Eppure io credevo di no, lui è la mia gioia, mi creda io faccio di tutto per lui.. Magari prenderò le ferie per provare a capire cosa sta succedendo tra noi, cosa non va perchè desidero sistemare tutto…Grazie dottore del suo prezioso consiglio, a presto….
    Poi provare ad accarezzare il proprio amico aspettando da lui un segno, un gesto, un atteggiamento che potesse cambiare la situazione, che la riportasse a com’era in precedenza.. Ed il guardarti con quei suoi occhioni espressivi in modo tale da far dire agli altri tante volte ma a farlo pensare per primo a te : ma lo sai che ti comincia ad assomigliare ? ha comportato un tuo conseguente rossore, con l’ emozione che ti ha attraversato con un brivido improvviso, dolce e piacevole tanto da farti nuovamente coraggio, al pensiero che questo è veramente e sicuramente l’amore, potendo testimoniare che questi brividi non li avevi mai provati prima d’ora !
    E allora pensare di condividere di più e più pienamente portandolo con te a fare la cosa che di più l’essere umano moderno predilige e brama : fare le compere, fare shopping, aggirarsi gioiosamente fra i negozi fianco a fianco, più forti e sicuri che mai !
    Vedrai, gli hai detto, ci potrà aiutare a ritrovarci, sono sicuro.. glielo hai detto dolcemente, soddisfatto e pieno di vera speranza… ricominceremo di nuovo, ne sono certo ritroverai la tua verve perduta, il tuo spirito libero, la tua e la mia amicizia potrà rinnovarsi ancora …..
    Perchè l’amore è amore, non dimentichiamolo mai !!

  17. oh turrisquellamattagrafomanecheprimacifapreoccuparepoiciriempiediparolebelle
    “il talento più grande dell’uomo è la sua libertà” ehhhgggiaaaàà

    abbraccio a sfogliatella che te ne pare? Ovviamente sfogliatellafrollaperceliaci 😉

    1. Giuseppe

      grazie per il riassunto! A ne ho chiesti decine di riassunti, ma non me ne fa mai uno! Ma per fortuna stavolta ci sei tu! Quindi grazie

    2. UHHHH siii, siiii, siiii! Ma che sapore avrà mai la sfogliatella??
      E la frolla???
      Ma che importa, io ho due cose: l’abbraccio fefralloso e Gesùmiotuttopersonalequandoentroinchiesa-emelorubocongliocchieconlaboccuccia

      …….Tutto mio! Sono l’unica celiaca della mia parrocchia che si comunica con Ostie in pisside conservata a parte nel Tabernacolo e…quando entro in Chiesa…
      Oh…Lui per me e io per Lui, anche “fisicamente”…

      Ahhhhhh..l’ amourrrrrrr 😀

  18. FRATE LEONE

    Perdonami Cirano ma oggi è grande festa, san Matteo

    Dalle «Omelie» di san Beda il Venerabile, sacerdote
    (Om. 21; CCL 122, 149-151)

    Gesù lo guardò con sentimento di pietà e lo scelse
    Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi» (Mt 9,9). Vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. Vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: «Seguimi». Gli disse «Seguimi», cioè imitami. Seguimi, disse, non tanto col movimento dei piedi, quanto con la pratica della vita. Infatti «chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si è comportato» (1Gv 2,6).
    «Ed egli si alzò, prosegue, e lo seguì» (Mt 9,9). Non c’è da meravigliarsi che un pubblicano alla prima parola del Signore, che lo invitava, abbia abbandonato i guadagni della terra che gli stavano a cuore e, lasciate le ricchezze, abbia accettato di seguire colui che vedeva non avere ricchezza alcuna. Infatti lo stesso Signore che lo chiamò esternamente con la parola, lo istruì all’interno con un’invisibile spinta a seguirlo. Infuse nella sua mente la luce della grazia spirituale con cui potesse comprendere come colui che sulla terra lo strappava alle cose temporali era capace di dargli in cielo tesori incorruttibili.
    «Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli» (Mt 9,10). Ecco dunque che la conversione di un solo pubblicano servì di stimolo a quella di molti pubblicani e peccatori, e la remissione dei suoi peccati fu modello a quella di tutti costoro. Fu un autentico e magnifico segno premonitore di realtà future. Colui che sarebbe stato apostolo e maestro della fede attirò a sé una folla di peccatori già fin dal primo momento della sua conversione. Egli cominciò, subito all’inizio, appena apprese le prime nozioni della fede, quella evangelizzazione che avrebbe portato avanti di pari passo col progredire della sua santità. Se desideriamo penetrare più a fondo nel significato di ciò che è accaduto, capiremo che egli non si limitò a offrire al Signore un banchetto per il suo corpo nella propria abitazione materiale ma, con la fede e l’amore, gli preparò un convito molto più gradito nell’intimo del suo cuore. Lo afferma colui che dice: «Ecco, sto alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20).
    Gli apriamo la porta per accoglierlo, quando, udita la sua voce, diamo volentieri il nostro assenso ai suoi segreti o palesi inviti e ci applichiamo con impegno nel compito da lui affidatoci. Entra quindi per cenare con noi e noi con lui, perché con la grazia del suo amore viene ad abitare nei cuori degli eletti, per ristorarli con la luce della sua presenza. Essi così sono in grado di avanzare sempre più nei desideri del cielo. A sua volta, riceve anche lui ristoro mediante il loro amore per le cose celesti, come se gli offrissero vivande gustosissime.

  19. 1)Riguardo all’articolo di Barbara Spinelli osservo che è vero che i cosiddetti intellettuali del quotidiano “la Repubblica” pretendono dalla Chiesa come organizzazione quello che alla Chiesa non comopete di fare , e cioè entrare dentro all’interno del dibattito politico. la politica della Chiesa, da quello che ho capito anche da questo periodo passato nel blog,
    dovendo essere quella della predicazione di un’altra vita che non non è questa sulla terra, ma quella che ci aspetta, forse, se ce la meriteremo, in cielo, ma comunque , anche andando all’inferno, se non sarà che Iddio non ci porti tutti con sé, dopo tanto patire.
    Sia lasciato ai materialisti, grufolanti le ghiande, il compito di occuparsi di cose terrestri,
    mentre altra è la vera “realtà”:
    2)Chi crede nella nostra composizione di atomi di materia non è necessariamente un materialista come chi crede che ci sia uno spirito in azione al nostro interno staccato dal corpo non sempre straborda nello spiritualismo o chi crede in qualche i istinti non razionali nel nostro comportamento, come, a volte, accoppiarsi, diventa necessariamente un irrazionalista e così di seguito.
    Uno può per esempio pensare che siamo fatti di carne e non grufolare per forza la ghianda e sempre questi stessi incarnati pensare che ci voglia più giustizia sociale o invece pensare che sia giusta la competizione a oltranza tra gli individui o che necessiti forse una dittatura che riporti l’ordine e la disciplina o anche altre cose qualsiasi. Come, per esempio, Leopardi, che era un materialista e intanto produceva versi lamentosi e da molti giudicati sublimi.

    1. Ho molto amato Leopardi.
      Ho molto sbuffato a D’Annunzio.
      Ho molto imparato da Dante.

      Tutti e tre intensamente hanno vissuto e trasmesso.
      Ma mi è parso che solo uno di loro sia stato veramente felice.

      Ma magari ho studiato antologie biografiche di parte (…).

      Se un materialisita basta a se stesso – e ne è sinceramente felice – si astiene da ulteriori domande.
      E’ solo che io un materialista felice mica l’ho mai incontrato.

      – A guardarlo felice negli occhi, però.
      Mica per sentito dire.

        1. Vie qua da Turris tua e fatti sbasciucchia’ un pochetto – che so’ giorni che Alvisuccio mio sta nero Calimero

          -CHI E’ STATO, AH? CHI E’ STATO, CORAGGIO, SALTI FUORI ! CHI M’HA RIMESTATO LA MELMA DEL NON SENSO in questo cuccioletto d’uomo mio….? Ah? Allora?

  20. Francesca Miriano

    Voglio assolutamente grufolare ghiande e voglio pure che i preti facciano i preti SEMPRE e mai si occupino di leggi ,di Stato , e che pure il papa rappresentasse il papa per chi vuole un papa. Per quelli a cui non frega nulla che sia il cittadino straniero Ratzinger che se spara cazzate possa essere normalmente criticato come si può criticare la Merkel o Obama senza anatemi e pappè satan aleppe.Dopodichè sarebbe buona cosa che i cittadini italiani c’avessero un po’ di schifo non delle zoccole del sultano ma del fatto che gliele paghiamo noi che pure di quattrini lui cen’ha così tanti che si paga un intero parlamento.E senza aspettare gli anatemi dei preti che chissenefrega.
    @Scriteriato: nun me fa’ sentire in colpa!Batti un colpo e dimmi che non ti ho offeso!Non volevo proprio!E non mi permetto di leggere nei pensieri di nessuno :leggo a stento nei miei!

  21. Fabio Bartoli

    Posso criticare un pochino? Solo un po’, prometto. Non mi piace sentir parlare male dei materialisti, perché io sono decisamente un materialista. Amo moltissimo la materia, la dolomia di cui son fatte le mie montagne mi commuove, le esplosioni atomiche che all’orizzonte tingono di rosso ogni tramonto (e vi giuro in nessun luogo al mondo ho visto tramonti emozionanti come qui a Roma), le molecole dio ossigeno e di idrogeno che mescolate si perdono all’infinito ed in cui naufragar è tanto dolce, per non parlare di quel regno vasto e pericoloso che è il mio stesso corpo e di quello ancor più vasto ed ancor più pericoloso che è la mia psiche…
    Però sospetto che quelli che voi chiamate materialisti siano in realtà idealisti, gente cioè che si innamora delle idee (in particolare delle proprie) e quindi della materia in realtà gliene frega pochino. Gente che sarebbe capacissima di dire con il buon Guglielmo Federico (Hegel) “tanto peggio per la realtà”.
    Cavolo, chi ama la materia non gli verrebbe mai in mente che possa esserci solo materia, se non altro perché c’è anche lui che la ama, materia consapevole di sé e dunque (per il terzo teorema di Goedel se non erro) che già materia non è più.
    Ma poi soprattutto chi potrebbe essere più materialista di Colui che guardando la materia ha detto “è cosa buona” e l’ha amata al punto da arsi materia lui stesso?
    Dai, siamo seri, chi grufola faccia a terra non è il materialista, ma il gretto. E, credetemi, ne ho consociuti tanti tra i frequentatori di chiese.

    F

    1. “ne ho consociuti tanti tra i frequentatori di chiese”

      – ah be’, anch’io. Uff quanti. Però non sono proprio proprio sicura che il fattore X sia questo frequentare chiese contemporaneamente ad una ipocrisia di fondo.

      Perchè giocare a chi ce l’ha più lungo? – chiedendosi se è più lungo il danno che fa a se stesso il materialista o quello del sepolcro imbiancato che va ogni giorno a Messa.
      – Che gara è?
      Si vince qualche cosa a far parte per forza dell’una o dell’altra schiera? Io nel materialista non vedo nulla di encomiabile. Nemmeno se per fargli fare meno “brutta figura” ho bisogno di metterlo al fianco dell’ipocrita sacrestano h24 in chiesa.

      Ma che gara è?

      1. Fabio Bartoli

        ahimé, temo che lo sforzo di essere ironico e leggero a mezzanotte mi abbia preso la mano, finendo con il rendere ancor meno chiaro il mio già confuso pensiero.

        Ciò che volevo dire era che:

        1) il problema dei materialisti non è che sono materialisti, ma che non lo sono abbastanza, perché:
        a) il più materialista di tutti è il Dio che ha creato la materia e si è incarnato
        b) la materia stessa è più che materia e ha in sé un indicatore che rimanda oltre

        2) Stante questo, allora la distinzione autentica non è tra materialisti e spiritualisti, quanto piuttosto tra uomini che prendono sul serio il mondo e la vita e uomini che no

        Nessuna volontà quindi di fustigare i credenti (sebbene sia sport a cui mi dedico spesso, ma da credente, quindi fustigando anche me mismo) e mi dispiace che l’unica frase che potesse prestarsi a questo equivoco ti abbia disturbato tanto

        F

        1. “mi dispiace che l’unica frase che potesse prestarsi a questo equivoco ti abbia disturbato tanto”

          No, no, macchè, anzi: carissimo F, mi piace davvero la tua delucidazione, bella bella bella. Non avevo affatto colto io.
          Dio ti straulmini di benedizioni e giornata alle pesche a tutti!
          (=fruttuosa, capì?)

            1. Paul, sto facendo 444 piegamenti di autopunizione con una sola mano, con l’altra sto accendendo una candela di eternissima gratitudine per te.

              ( di “autopunizione preventiva” perchè tanto a momenti ci provavo con “F” 😀 , PRIMA di informarmi sul suo stato di singletudine: – ma com’è sta’ storia che gli ominidi + sensati o so’ sposati o so’ sposati co’ Dio? Mi frega sul tempo Quello lì. Uffà: io mai acchiappo.
              Don, un consiglio sbriluccicosamente illuminato sul mio acchiappaggio MANCATO? Ma com’è che pappa per me niente niente??
              – Uffààààà. In attesa della risposta del Don e degli ultimi sacramenti torno ai miei studi sullo STRESS)

              -E me tapina. Che grama vita/che vita grama 😀

        2. Naturalmente, F. Chi si commuove per la materia come dici tu, però, è un mistico, non un materialista: quello che dici tu è Teilhard de Chardin, non il chimico di De Andre’…

    1. Io vi supplico! Fatelo un post apposta 🙂 sulla faccia della presentatrice (come si chiama..?) a ogni singola affermazione di Costanza. Io vi supplico!
      Zitti, ‘n attimo e fatemi continua’ a vede’.
      (Ahahhah! Basita la tipa!! Non ce la posso fare!!! ) Zitti, zitti, fatemi senti’ che dice…)

    2. Hai capito, allora Costanza?
      Un conto è fare un bambino e un altro conto è R-E-A-L-I-Z-Z-A-R-S-I.

      Perchè E’ EVIDENTE che fare un bambino/essere madre/essere moglie/ è robetta di secondissimo piano, e, soprattutto:
      NON HA NULLA A CHE VEDERE CON LA REALIZZAZIONE femminile.

      E’ evidente, no? Quisquilie, capì?
      (Meglio che ora spenga tutto qua, va’. A me questa roba infervora il sangue nel mononeurone. Che tristezza ingannarsi così. )

        1. Già…
          E la tipa manager che ha aspettato di “sentirselo dentro” quando era bene fare un figlio?
          (Solo noi esseri umani – le scimmie anche no – siamo capaci di spegnere a accendere il grembo materno zippando con telecomando a pile di comodità)
          Bellino l’ufo che le avrà mandato un sms per l’okkei della prima gravidanza.

  22. Alberto Conti

    Sonoindietro ma mi è piaciuto proprio qs. post.

    La cosa che mi mette più tristezza? Il fatto che ormai sia normale usare nomi di persona per gli animali.

I commenti sono chiusi.