Luce e polvere

di Cyrano

Uno non può prendersi due giorni (contati) di distensione senza dover poi constatare, rientrando nel blog, che qui nel frattempo c’è da riaggiornarsi su più fronti: «Ma che è – ho scritto a Costanza – Second Life?!» – «Second Life è un gioco di simulazione online che spopolò qualche anno fa…» – «Ecco, appunto: non ti stavo chiedendo cos’era, ma se per caso il blog è diventato qualcosa del genere». Insomma, ve lo garantisco personalmente: Costanza non si lascia sorprendere, e la famosa Garzantina “anti-domande-irreplicabili” è più un amuleto scaramantico che uno strumento realmente utilizzato…

La domanda però non ha trovato una risposta articolata, se una risata comune non può considerarsi “una risposta articolata”. Senz’altro, la “veritas personae” (come la si chiamava nei vecchi manuali di casistica) è una dimensione che alla nostra piazzola mediatica manca. Pensavo proprio ieri alla difficoltà che mediamente ancora abbiamo (con gli altri e con noi stessi) nell’ammettere che una persona per noi cara l’abbiamo conosciuta in rete: inutile, puzza di falso, di superficiale, di artefatto. Se però qualcuno può arrivare a dire che in «questa interessante palestra comunicativa» ci s’imbatte spesso in «una vena aurifera di grande edificazione per tutti» forse non stiamo parlando dell’ennesimo trucchetto che ci regaliamo per distrarci dalla vita che scorre, ma di qualcosa che con lo scorrere della vita ha a che fare come un galleggiante da pesca con lo scorrere del fiume. Per nessun’altra ragione, in fondo, ci ostiniamo a tenere aperto questo spazio: in un modo del tutto particolare, e sempre a patto che questo modo non sia esclusivo, qui si cresce, ci si conosce e ci si vuol bene realmente.

Il problema è un altro, e me lo richiamava alla mente una settimana fa Adriano, quando si chiedeva in che misura sia vero che amiamo solo le cose che durano: detesto fare l’esegeta di me stesso (fa pesante e antipatico) e poi Adriano ha ricordato una cosa di un’evidenza lampante e incontestabile, perché tutti possiamo trovare bello un fragrante mazzo di rose, anche sapendo che nelle poche ore di una giornata cominceranno a perdere a vista d’occhio quel regale incanto pocanzi sprigionato. Se richiamo le mie parole, allora, lo faccio adesso per dire una cosa nuova: «Solo ciò che veramente dura è bello» non significa che ogni sgorbio eretto in granito è bello, ma che c’è un modo autentico di durare a fronte di un modo di durare falso e ingannevole.

Naturalmente, i soldi di un mazzo di rose donato a quella che è il profumo della nostra vita sono investiti ben più durevolmente di quelli con cui ci compriamo un paio di jeans, e non è semplice questione di dare o accumulare, perché sono bellezze che durano anche i tesori stipati nei musei e nelle cattedrali; né si tratta di un elogio del superfluo ai danni del necessario, o del costoso ai danni del cheap, perché il seno che ci ha allattato non ha prezzo e ha dispensato tutto e solo il necessario, ma la sua bellezza non conosce avvizzimento e morte.

Qual è, allora, il segreto di ciò che è destinato a durare in modo autentico? In una parola, mi sentirei di dire che è “la tradizione”, ovvero quella consegna che instaura, sancisce o conferma un patto tra le persone. Gabriel Marcel scrisse che «dire “ti amo” a un uomo significa assicurargli: “Tu non morirai”»: di questo segreto partecipa “la tradizione” per cui “le cose che veramente durano” sono belle. “La tradizione” non è una semplice convenzione, perché si basa sull’autorità di chi può istituirla: così solo una madre può dare del latte a un uomo, solo l’ente a ciò preposto può detenere la custodia di un tesoro senza essere accusato di furto, solo un uomo innamorato dà senso al dono di un mazzo di rose. Questo segreto, poi, non ha paura di essere smentito, proprio perché “tradizione” ha in sé la radice di “consegnare” ma anche quella di “tradire”: pazienza se le rose e i seni avvizziscono e se i tesori sopravvivono ai loro custodi, la loro bellezza dura per sempre. L’inganno, però, è lì a distanza di un passo, pronto a disintegrare fulmineamente ciò che ci attraeva come una mummia all’aria aperta. Basta dimenticare cosa quelle bellezze ti hanno trasmesso, e la stupefacente consonanza di questo con ciò che volevano trasmetterti, e ti sgusciano tra le dita come sabbia cocente.

Inutile dilungarsi a dire, a questo punto, che il Cristianesimo è maestro ineguagliato della bellezza che dura, se centinaia di milioni di persone, oggi, sanno commuoversi ripetendo i gesti e le parole che hanno mostrato a miliardi di uomini fino a noi la trasparenza dell’Eterno nel tempo. Maestro ineguagliato della bellezza della Tradizione, è il Cristianesimo, e i cristiani sanno osare di stare a quest’ardua scuola. Come in un mandala buddhista, sappiamo in partenza che ciò con cui ci sforziamo di dare forma precisa e colori brillanti alla nostra vita non è in sé più che mera polvere; il nostro sforzo, in quest’opera, non è la titanica ribellione di chi vuole trovare «un senso a questa vita / anche se questa vita / un senso non ce l’ha», ma pace, ordine e fiducia in Chi ci ha mostrato in sé la verità; il nostro mandala, poi, ci prepariamo a vederlo distruggersi distruggendo noi stessi, di tanto in tanto, anche le nostre opere, sicuri che quanto c’è di bello in esse non smetterà di perdurare.

Un esercizio difficile, che la cultura occidentale (e il nostro cristianesimo in essa) non ha curato di far esplicitamente suo, ma la cui ratio è già nell’ardito progetto di permettere un culto delle immagini solo a patto che esso resti in bilico tra l’idolatria e l’iconoclastia. L’idolatria, lo so… sempre la stessa storia… ma avreste il cuore di rimproverare a un chitarrista il suo arpeggiare sempre sulle stesse sei corde?! La faccenda è che anche io conosco personalmente l’effetto-amido che le lodi e i fan club producono sulle persone circondate d’ammirazione e consenso. Poi lo dico proprio io, è vero: «Spiacere è il mio piacere / io amo essere odiato», ma è più che altro per farmi una ragione di quelli che non riesco a conquistare, a convincere, a sedurre; perché in un angolino di ciascuno di noi si annida un nanetto tenebroso che ringhia: «Non serviam!», e tutti conosciamo la forza seduttrice che ha il piacere agli altri (perché in fondo non piacciamo a noi stessi, non essendo noi sufficientemente persuasi di piacere a Chi ha dato tutto per noi). Paolo ha parlato per tutti noi, dicendo che «io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. […] Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. […] Sono uno sventurato!» (Rm 7,15.21.24).

Anche la Chiesa, che noi siamo, in cui siamo e che amiamo, anch’essa non è ignara dell’effetto-amido delle lusinghe, il cui esito finale è la pietrificazione: è così facile ritrovarsi a predicare il nome di Gesù per la segreta (?) ambizione di allargare le fila del nostro cerchio, e quindi di essere “più grossi e più forti” (per non dire anche che s’era arrivati prima). Ecco perché un amore maturo resiste a tutti i costi all’impulso (per non dire all’esigenza) di idolatrare l’amato: rispettivamente, se l’amato conosce il segreto della “tradizione” e della bellezza che perdura davvero, non potrà che sottrarsi (a fatica forse) dal consenso che, mentre lo gratifica, lo “inamida” e lentamente lo porta alla morte per pietrificazione.

Il segreto del mandala è custodito e rivelato nelle pagine del Vangelo: da Gesù gli uomini hanno imparato che quando tutti parlano bene di loro c’è poco da stare allegri, i semi a non avere paura di morire e i cristiani che talvolta l’unica via per salvare un’amicizia dall’effetto-amido è il sottrarvisi per un po’, o l’introdurvi diversivi che allentino la dolce morsa del consenso – così possono guardare serenamente la loro mano disfare in un minuto il frutto di tante fatiche. Anche la fine non è la fine.

Come tutti gli uomini, sappiamo di essere polvere, ma a differenza di quasi tutti gli altri non abbiamo paura di ricordarcelo, perché abbiamo visto i colori che nella nostra polvere la luce ha rivelato: così possiamo lavorare sodo, in noi stessi, in coppia, nella società e nella Chiesa, e possiamo pure permetterci il lusso divino di guardare il frutto dei nostri sforzi “andare a male”.

Tanto non è la fine, e l’abbiamo visto ripetersi molte volte, il miracolo della bellezza che perdura. Una forma rara e speciale di sottomissione…

119 pensieri su “Luce e polvere

  1. Dopo birra e limoneto, e vista l’ora, non ho la lucidità per capire tutto quello che dici. Una cosa sola: la battaglia contro la fossilizzazione del compiacimento altrui è dura e subdola.

  2. Arguto e stimolante come sempre. Sono davvero tantissime le vie aperte da questa riflessione La fedeltà, se è autentica e viva, implica il distacco. In caso contrario si volge in adorazione di un’immagine idolatrica o nella fedeltà tributata dall’imbalsamatore al fossile. Le anime si deformano se circondate da un’atmosfera di eccessiva comprensione, pazienza e ammirazione. Talora, per il loro stesso bene, occorre che urtino contro una superficie dura e tagliente, carica di esigenze superiori…
    Mi vengono in mente poi, a mo’ di note a margine utili a “ruminare” alcuni dei molteplici spunti offerti dal post di Cyrano, quattro pensieri letti/sentiti proprio stasera sulla misteriosa parentela tra amore e morte, luce e polvere, speranza e disperazione:

    «L’amore conta / conosci un altro modo / per fregar la morte?» (Luciano Ligabue)

    «La speranza autentica è implacabile: distrugge poco a poco le nostre vane speranze. […] La speranza non è presunzione né disperazione: è disperazione superata e presunzione infranta» (Fabrice Hadjadj).

    «Entrare nella morte è entrare nella luce. Tutte le cose da noi vissute senza conoscerle, tutte le realtà mescolate all’aria che respiravamo, di cui la nostra giovinezza s’è nutrita, attendono l’ora del declino per sorgere nella coscienza; prima di morire, si colorano un istante d’eternità; quel che ha cessato d’essere alimento diviene immagine; l’uomo dal quale la vita comincia a ritirarsi contempla la fonte che non scorre più attraverso le sue labbra: fintanto che beveva non vedeva. Così ogni conoscenza concreta e vivente non è forse che ricordo; è il marchio dell’irreparabile (irreparabile tempus…) a inciderla nel nostro spirito, e la coscienza s’arricchisce di tutte le perdite della vita…». (Gustave Thibon)

    «Che l’uomo abbia sempre due tasche. Nella destra scriverà: “il mondo è stato creato solo per amore verso di me”; nella sinistra: “io sono soltanto polvere e cenere”» (Rabbi Bounam di Pshiskhe).

  3. giuliana z.

    Caro Cyrano:
    per ora ho riletto il post solo 3 volte e sono arrivata a capire (perchè coincide con la mia esperienza) solo la prima metà di cio’ che hai scritto. Sul resto, buio totale (sarà il mandala? quando ho a che fare con le filosofie orientali mi viene un senso di insofferenza, ma sono certa che è un limite culturale dovuto alla presunta superiorità della filosofia occidentale che è “sistematica” e univocamente proposta a scuola).
    Ora vado a farmi un giro al mercato, chè tastare i peperoni e i pomodori cercando i più idonei ad essere imbottiti è cosa concreta e mi aiuta a stare nella realtà. Poi ci ritroviamo qui. Cordialmente confusa, Giuliana

    1. Cara Giuliana, lo so che ho scritto un post particolarmente denso e poco digeribile a una lettura veloce: è che volevo metterci dentro un po’ di bilanci personali sull’ultima settimana di blog, legandole ad alcune considerazioni sulla natura della Chiesa e della sua fede.
      Mi spiace possa risultare indigesto, però… non ti sei mai arrovellata su quell’oscurissima frase di Gesù (che cita i profeti): «Perché vedendo non vedano, e ascoltando non comprendano»?

    1. invece a me piacciono molto (e pure a Guardini, De Lubac e altri teologi ortodossissimi…): talvolta mi sono detto che sono gli unici paganesimi a cui potrei convertirmi! 😀
      La differenza di fondo, tra Buddha e Gesù, è che il primo non pretende di essere la via stessa che indica agli altri, mentre il secondo sì.

  4. “Difatti mi compiaccio della legge di Dio secondo l’uomo interiore; ma scorgo nelle mie membra un’altra legge, che lotta contro la legge della mia mente e che mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.” Paolo Rom. 7 22,23
    Ecco, io vi dico, nel vademecum familiare Miriano la bassezza della carne è rappresentata quasi sempre solo da siparietti domestici o lavorativi o autostradali tanto tanto carucci e simpatici e buffi. Delle famiglie da teatro dei burattini, insomma!Dei puffi umani!!!
    Le cose stanno in tutt’altro modo, ce lo ricorda Cyrano, meno male, 2quando gli uomini parlano bene di loro c’è poco da stare allegri!!!
    Giuliana. una chicca per te.
    Non vi è albero della conoscenza
    Nè sostegno di uno specchio lucido
    Poiché tutto è vuoto,
    Dove può poggiarsi la polvere?

    1. Miriam

      La polvere, che ha già ricevuto il soffio vitale (nephesh), riceve anche lo Spirito di Cristo nella Sua Chiesa, in primis nel Battesimo… Poi, nella vita di Fede (liturgia preghiera e risposta con la vita), impastata da Dio e grazie allo stesso Spirito Presente e operante in chi Lo accoglie, diviene un “figlio di Dio” nel Figlio…

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  6. giuliana z.

    Scusate un attimo…
    sento molto snobismo nelle vostre risposte. Io non sono solita offendermi, ma se volete avere la bontà di spiegarmi cosa c’è di buono nelle filosofie orientali, magari anche io povera casalinga illetterata (o forse letterata in modo limitato) avrò la possibilità di raggiungere le vette del Karma (???). Sono certa che ogni credo religioso o filosofia abbia di fondo una cosa buona, ovvero il tentativo di giungere a capire cosa sia la felicità, da dove veniamo e dove stiamo andando, se c’è una risposta alle nostre domande ultime di bgiusto e di bello. Sono tutti ponti gettati verso il cielo. E quindi sono belli. Se lanciamo questi ponti verso il cielo è perchè la natura dell’umo è di essere un frammento di cielo lui stesso, e non un grumo di polvere. Tutti gli esseri umani di ogni tempo e di ogni luogo hanno sentito e sentono questa natura (che non ci siamo fatti da soli ce lo dice l’evidenza). E se un uomo vive fino in fondo queste domande ultime, le mette a tema in tutta la sua esistenza, allora avrà compiuto il suo io e non potrà non avvertire una intima nostalgia di un altro da sè.
    Io di filosofie orientali ne so quasi zero, ma mi hanno sempre dato l’impressione di essere una specie di evasione da questa domanda, o un voler cercare risposte al di fuori della realtà. Se voi ne sapete di più illuminatemi. Ve ne prego! non fatemi sentire come l’ultima mentecatta di questo luogo che oggi mi dà la sensazione di essere sul pianeta Marte.

    1. Alessandro

      Giuliana,

      non so se conosci Masterbee, che è transitato attraverso le filosofie e le pratiche meditative orientali per approdare alla fede cattolica e alla Chiesa.

      Lui conosce le tecniche ascetiche e le religioni orientali non solo per sentito dire, ma per averle studiate e sperimentate a lungo con grande profondità (per intenderci: non era uno sprovveduto turista occidentale in cerca di esotismi orientaleggianti più o meno fai-da-te). Non rifiuta in toto queste esperienze, ma è ormai consapevole della loro insufficienza: “Nella mistica cristica l’energia non sale dal basso, dal “sé”, ma scende dall’alto, dalla luce di Cristo, e produce una trasformazione spirituale, che include il corpo […] La conversione mi ha mostrato l’impossibilità delle altre religioni di essere salvifiche, anche quando contengono i semi di Dio, come riconosce il Concilio con la “Nostra Aetate”. Se è pur vero che nel mondo tutto è in relazione, l’intervento di Cristo modifica la realtà e ciò pone un limite alla meditazione del profondo. Essa [cioè: la meditazione del profondo] conduce all’autotrascendenza, fenomeno umano e non divino, e il cristiano può servirsene, ma deve trascendere il metodo con la fede e nessuna tecnica può aiutarlo, perché la salvezza giunge a lui dall’intervento salvifico della Grazia che Gesù Cristo porta nella storia umana e personale”

      Il buddista «non crede in un dio personale», l’induista «crede in un dio, seppur mitico». Il New age, invece, è «un pericolo» e lo yoga «può portare alla soggettività, base psicologica del relativismo». La risposta alle filosofie orientali «protese oltre l’ego» è una sola, la preghiera del profondo e «la resa incondizionata dell’ego a Cristo». Vale a dire questo suo silenzio orante: «Kyrie Jesu Christe Eleison».

      La storia della sua (letteralmente) agonica e drammatica conversione a Cristo e alla Chiesa cattolica è nel libro “Mendicante di luce”

      http://www.avvenire.it/Cultura/Da+guru+buddista+ad+asceta+cristiano_201003150949281830000.htm

      1. Grazie, Alex, d’aver ricordato quel bel libro!
        A dire il vero avevo già chiarito personalmente con Giuliana che quei mondi culturali non sono per me da barattare con la fede cristiana e con la sua dottrina, ma li ritengo tra i più ricchi di spunti (tra quelli che conosco, ovviamente) e tra i meno incompatibili (certo, c’è il problema dell’unicità salvifica di Cristo, che non è da poco…). Quello che ribadisco è che la ricchezza semantica dei loro simboli è di una forza paragonabile solo a quella dell’antico Egitto (cristianesimo fuori gara, chiaramente su un livello incomparabilmente superiore): guarda l’intuizione teologica contenuta in una pittura murale egizia del giudizio di Osiride, o il dito proteso a terra del Buddha a un passo dall’illuminazione, o ancora le immagini della teogonia della Trimurti hindu (su cui innumerevoli teologi, più o meno ortodossi, hanno versato fiumi d’inchiostro)… come fai a non commuoverti? Se con la Nostra Aetate dobbiamo ammettere che ovunque ci sono “germi di verità”, qui verrebbe da pensare a un vivaio “artificiale”, data la densità!
        Chi dice, per esempio, che l’Islam è sullo stesso piano di queste venerande tradizioni, non ha idea di quanto primitiva sia la “teologia” maomettana (con buona eccezione del sufismo), e di quanto siano alte le intuizioni di queste.

    2. no, Giuliana, non sono questo. Certo, hai ragione però ad avere il sospetto: anche uno come Guccini ha detto addio, indignato, «alle magie di moda delle religioni orientali / che da noi nascondono soltanto vuoti di pensiero», ma l’inautenticità delle nostre versioni è data precisamente dalle motivazioni inconsistenti di chi si sceglie “la religione alternativa”, “la religione senza Dio”, “la religione senza dogmi”.
      Solo che come critico aspramente chi pensa di capire la dottrina cattolica sull’eucaristia a partire dalle storpiature che ne fanno (certi) protestanti, così non m’illudo di capire l’essenza del buddhismo a partire da Richard Gere! 😀

  7. Velenia

    Ciao a tutti,anch’io non ho capito molto,mi viene in mente la frase di Gesù che dice che anche i capelli del nostro capo sono contati,quindi che tutto di noi ha un peso eterno.
    Comunque grazie a tutti quelli che hanno pregato per bassotto n.2,l’ intervento è andato bene e lui è già a casa che si sta riprendendo.@Giuliana,un grazie particolare a te,riguardo alla filosofia orientale anche a me ha sempre dato l’ impressione che dà a te,ma forse perchè lo vediamo come un passatempo per occidentali ricchi e viziati,però quest’estate leggendo “Ciò che abbiamo di più caro” di Giussani a pag 200,ho trovato un intteressante spunto sui monaci buddisti del Monte Koya,ti consiglio di rileggerlo,ricordo che a quel tempo(io facevo il CLU,)ne parlammo parecchio.
    Un abbraccio a tutti.

    1. giuliana z.

      ciao Velenia! domani devo scendere in città e passerò in libreria a comprarmi quel libro, quindi leggerò il passo che mi dici tu. Anche io ricordo che il Gius ha incontrato i monaci buddsti, e mi sembra di aver capito che nel buddismo esisto due diverse scuole, una molto ascetica, l’atra….non mi ricordo! insomma, anche di quella filosofia esistono diversi punti di vista. Ergo, mi informerò e poi (molto poi) vi farò sapere se ci ho capito qualcosa.
      Alessandro, carissimo! grazie! devo dire che riesci ad essere meno criptico di Cyrano, a cui cmq ribadisco tutto il mio affetto, anche se mi suscita degli interrogativi grossi come case, e mi lascia sempre un nodo gordiano da sciogliere ad ogni post.

  8. Ciao a tutti!! Velenia come sta il bimbo??
    Sono molto confortata dal fatto che non sono solo io a sentirmi intronata dopo il post di Cyrano!
    Però ho una confessione da fare : ieri sera, in una rassegna a 5 euro, ho visto Habemus Papam con mio marito…Mi vergogno tanto..però..ahò : a me m’è piaciuto tanto tanto….
    Sono Ognunista ?
    Vado subito a fare la purga?

    1. Alessandro

      Paola, un film può piacere o non piacere. A me Habemus papam non piace (lo trovo artisticamente mediocre), e non andrò a confessarmi perché non mi piace. A te piace, e ugualmente non è peccato che ti piaccia, non sei tenuta a confessarti (a “purgare”). Il film non ha ricevuto alcuna condanna della Chiesa; i cattolici che l’hanno visto hanno espresso liberamente consensi e dissensi sulla pellicola, come può fare qualsiasi spettatore.

    2. Avevo in mente un altro tipo di purga, diciamo più “meccanico”, ma va bene lo stesso!
      Nel film ho apprezzato la carica umana ed un grandissimo spaurito Michel Piccoli. Credo che anche il vero Papa, ogni tanto, si senta così.

    3. Paola,
      Credo che alla fine, per antitesi, il film può rafforzare la figura del mio amato Papa Benedetto. Credo che umanamente e psicologicamente il Papa del film possono assomigliassi molto. Ma quello vero ha la fede e prega, dunque, a parità di limiti umani, ha esiti decisamente diversi.

    1. Le sette opere di misericordia corporale

      Dar da mangiare agli affamati.
      Dar da bere agli assetati.
      Vestire gli ignudi.
      Alloggiare i pellegrini.
      Visitare gli infermi.
      Visitare i carcerati.
      Seppellire i morti.

      Le sette opere di misericordia spirituale

      Consigliare i dubbiosi.
      Insegnare agli ignoranti.
      Ammonire i peccatori.
      Consolare gli afflitti.
      Perdonare le offese.
      Sopportare pazientemente le persone moleste.
      Pregare Dio per i vivi e per i morti.

  9. matrigna di cenerentola

    “Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro.” (Mt 6,28-29). Una delle cose piu’ belle che io abbia mai visto e’ il fiore di cactus, che si apre la mattina in tutta la sua gloria e dopo poche ore e’ gia’ sfiorito. Il “modo autentico di durare a fronte di un modo di durare falso e ingannevole” mi sembra che possa essere in quel meravigliarsi fino a farsi mancare il respiro, di fronte a una bellezza che, benche’ effimera, ha richiesto tutta una lunga preparazione (forse due anni, nel caso del cactus) e la meraviglia e’ la chiave della conoscenza, magari della conoscenza “come in uno specchio”, ma sempre specchio della verita’.
    Per stabilire se una teoria e’ corretta nella descrizione dei fenomeni a cui si applica, i fisici (persone in genere molto fanatiche, ma che, se sono molto bravi, diventano umili piu’ dei gigli del campo) guardano in primo luogo se essa e’ formalmente “bella”, un esempio interessante dell’equazione verita’=bellezza.

  10. Raga’ ‘sto post di cyrano mi è piaciuto proprio. Però il ragazzo scrive un po’ difficile e ostenta erudizione, e allora mi è venuto il dubbio che non l’ho capito neppure io (giulià, non sapevo neanche io cos’era il mandala, w wikipedia!)
    Cyrano, ho provato a fare un esercizio come ai tempi del liceo quando si schematizzavano i capitoli dei libri da imparare. Mi dici se mi so’ persa qualcosa o se ho capito male?
    Ma un po’ di pane e salame nella tua dieta no? Ti piace mangiare orientale? E vabbè!
    Ciao a tutti, lascio il mio schema e torno al mio letargo (però spero che il nasone mi faccia sapere se ho capito il suo post oppure no)

    1)Costanza è molto aggiornata su tutto e pronta a rispondere a qualsiasi domanda (anche quando questa è fatta non per ricevere una risposta. La domanda, per curiosità, era stata posta per iscritto e senza punteggiatura?)
    2)Breve riflessione sull’autenticità delle amicizie nate in rete- qual è il motivo per cui questo blog continua a vivere? Perché davvero qua ci si vuol bene, non si tratta di una semplice evasione dalla routine quotidiana, da una vita che ci lascia insoddisfatti ma (misteriosamente) sono nati dei legami “reali” (anche se aggiungo io magari non ancora accompagnati da un incontro in carne e ossa con tutti)
    3)Richiamo al post sulla bellezza che dura: la bellezza di cui cyrano parla non sta nella “fisicità” del bene oggetto di ammirazione, ma in qualcosa di più profondo, che può rendere eterno anche il gesto di regalare un fiore che appassirà il giorno dopo. E che rende per sempre bello il seno di una mamma che allatta anche quando dopo anni sarà come una prugna secca (lo so non sono poetica, il poeta è il nasone qua sopra)
    4)I cristiani hanno scoperto il trucco per rendere eterno ciò che è solo polvere
    5)Artificio letterario con questo benedetto mandala (cyra’ ma perché non parli come magni?) che ha confuso solo le idee, dico io non è tanto più bella l’immagine del seme che muore e porta frutto?
    6)Scoperto il trucco per rendere bello (e quindi eterno) ciò che è solo polvere, c’è il rischio di dimenticare che la polvere è sempre polvere, e sostituirla a ciò che ne fa qualcosa di bello. La polvere diventata bella piace. Piacere agli altri è bello. Ma noi cristiani sappiamo che il bello viene dal Dio anche se Lui non vuole fare a meno di noi.
    7)Idolatria-vanità
    8)Chi ama davvero non idolatra l’amato, non lo riempie di complimenti all’esasperazione (un po’ sì però, cyra’: un po’ di lusinghe fanno bene all’amore) altrimenti quello diventa un pezzo di pietra, una bella statuina da guardare. Chi si sa amato rifugge da queste lusinghe, vuole farsi amare per quello che è, difetti compresi, per non morire soffocato.
    9)Una soluzione per salvare l’amicizia (e l’amore e ogni tipo di affetto) dal rischio idolatria può essere quella di sottrarvisi per un po’. Oppure di creare qualche diversivo che mostri anche i propri limiti, che possa quindi allentare il consenso eccessivo da parte di chi ci esalta. L’amore vero è disposto anche a morire piuttosto che trasformarsi in idolatria. Tanto ciò che è veramente bello non muore. La fine non è la fine. Si distrugge l’idolo e rimane in vita il dono. Pazienza se l’idolo era carino e simpatico. Quello che si guadagna è il colore del grano
    10)Come scrive andreas questa è fedeltà. E come dice il liga: conosci un altro modo per fregar la morte?

    1. giuliana z.

      Fefral, grazie per aver ruminato il post e avermelo restituito più digeribile!
      a proposito della bellezza che dura per sempre, non so voi, ma ieri ho rivisto per l’ennesima volta il film “Il postino”. Anche lì si parla di una cosa bella, l’amicizia, che si vorrebbe non finisse mai. Poi il poeta parte e tutto sembra finito, rimane una gran nostalgia e la ricerca continua di conferme al reciproco affetto, che non arrivano. Ma poi il postino si rende conto che il vero lascito del poeta è il suo stesso cambiamento, la vita di Mario non è stata più la stessa dopo quell’incontro. Si capisce cosa voglio dire????

  11. “La differenza di fondo, tra Buddha e Gesù, è che il primo non pretende di essere la via stessa che indica agli altri, mentre il secondo sì.”
    Come direste voi? Questa è una questione moooolto importante!!!!!!

    1. Alessandro

      Sì, Alvise, Gesù dice chiaro che per salvarsi bisogna porsi alla sua sequela, cioè che Lui è l’unica Via per la salvezza di tutti e ciascuno

      “Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14, 6)

      “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua.
      Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà.
      Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?
      E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?” (Mc 8, 34-37)

      E’ questa la fede degli apostoli:

      “In nessun altro [che Gesù] c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati” (At 4,12)

      “Dio, nostro salvatore […] vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tm 2, 3-6).

  12. Maxwell

    Chiedo scusa per l’Out Topic e specialmente a Cyrano perché capita sempre a lui.

    Domani sera partecipo ad una marcia notturna di circa 33 km al Santuario Mariano di Caravaggio ( Bg)
    http://www.santuariodicaravaggio.it/

    Volevo sapere se qualcuno aveva un’intenzione, una richiesta, una supplica…. O molto più semplicemente dire grazie di qualche cosa.
    L’importante è pregare almeno una decina del Rosario dalle 23.00 di domani alle 9.00 di Sabato, poi la candela ve la accendo io.
    O magari può partire l’iniziativa “adottiamo un ateo”…………chi vuole adottare Alvise?

    P.S. Il post di oggi dura un giorno o 2?

    1. Maxwell

      Dopo le 22.00 di oggi e per domani sarò on line.
      P.S. Ovviamente non mi interessa sapere la richiesta, ma solo il numero di candele:-)

    2. Carissimo,

      avevo segnato sull’agenda il 9 settembre (non so perché). Io parto con famiglia al completo per un festeggiamento di uno zio di mia suocera deceduto anni fa che avrebbe compiuto 100 anni. Ci sarà la messa per lui, cene, pranzi e una famigliona radunata…
      Ti penserò venerdì, mi dispiace davvero di non poter essere là.

      Un abbraccio virtuale,
      Daniela

    3. giuliana z.

      Oh, Maxwell! che bel pensiero! io ne approfitto per raccomandare alla Madonna i miei amici Cecilia e Cristiano, che da oggi abitano a Londra. Si dichiarano agnostici. Io gli voglio bene, e per questo li raccomando a Maria, perchè in questa nuova strada che hanno voluto intraprendere siano accompagnati dolcemente e silenziosamente da Colei che li ama senza che loro lo sappiano. Grazie mille!

    4. Tranquillo Maxwell, sarei il più ridicolo degli ipocriti se m’irritassi al vedere il mio mandala distrutto dai piedi d’un passante 🙂
      Il post di oggi… sai che non lo so? Bisognerebbe chiedere ad Admin… ci sei, Admin?

    5. Fefral

      Ne avrei così tante di intenzioni, richieste, suppliche … E pure di grazie! Lascia se puoi da parte mia un bacio alla Madonna..
      E a te un grazie per l’esempio che ci dai! Devi essere uno tosto tu!

  13. Il post di oggi dura due giorni, sabato pubblico qualcosa io.
    Maxwell, anche io mi unisco con una decina, se tu pensi alla candela mi fai un regalo enorme. Buon cammino, che Dio ti benedica.
    Alvise, anche io ho avuto e ho i miei guai veri, verissimi,non da mondo dei Puffi. Cose che voi umani… solo che non mi piace lamentarmi. Non mi sembra giusto. Ne parlo direttamente con Chi può aiutarmi (e con qualche disgraziato che ha la sventura di essere mio amico).

  14. E’ scritto anche: gente di poca fede chi dicono di credere!!!
    Solo coloro che non avranno proclamato di credere saranno puri nel cuore!!! Senza dire di credere salveranno la loro anima!!!
    Solo chi non dice di credere e amare nel suo cuore crede e ama e sarà creduto e amato da me!!!!
    Dai Vangeli Gnostici

    1. Alessandro

      Alvise, per sapere che Gesù diceva di sé bisogna rifarsi alle fonti più attendibili, che non sono certo i vangeli gnostici, ma i canonici e le testimonianze della predicazione apostolica.

      Oltretutto, qual è la cosa fondamentale che Gesù Cristo risorto ha detto di fare ai discepoli? Ovviamente, ha detto di annunciare a tutti che Gesù morto in croce è risorto il terzo giorno. Quindi qual è l’elemento irrnunciabile che deve caratterizzare il cristiano? E’ quello di credere che Cristo è Risorto e di annunciare che Cristo è Risorto.
      La fede nel Risorto va proclamata, non va tenuta per sé.
      Che senso avrebbe che Gesù Risorto raccomandasse ai suoi di tenere per sé questa notizia, di non divulgarla? Non è questa notizia la Notizia per eccellenza? Come potrebbe Cristo proibire di proclamarla dai tetti?

      In Matteo, ad es., la consegna di Gesù agli apostoli è chiara: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.
      Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 18-20)

      Quindi la “credenza” non va tenuta per sé: occorre nientemeno che “ammaestrare le nazioni… insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato”.

      Pietro, dopo l’ascensione di Gesù e l’effusione dello Spirito, che fa? Prende la parola e annucia a tutti la Notizia che salva (Atti, cap. 1):

      “Allora Pietro, levatosi in piedi con gli altri Undici, parlò a voce alta così: “Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole […]
      Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete – dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso.
      Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere.
      […] Questo Gesù Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni.
      Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso! […]
      Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo.
      Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro”.

      Ovviamente, la fede deve essere autentica, va sempre purificata, non va ostentata, ma nasconderla contravviene all’esplicito comando di Gesù.
      Nascondere la propria fede è indizio che se ne ha poca, di fede

  15. fefral

    e invece no, non mi taccio. Perchè lo splendido post di Cyrano non merita di essere profanato così dalla mia versione in prosa (però Cyra’, ho capito tutto o mi so’ scordata qualcosa?)
    E non è solo che è un delitto schematizzare così banalmente qualcosa che si capisce dall’odore che è stato scritto col cuore.
    C’è una ragione più profonda.
    “così possono guardare serenamente la loro mano disfare in un minuto il frutto di tante fatiche”
    Nessuna Fefral ha il diritto di disfare il mandala di Cyrano. Eppure a volte succede. Succede che non siamo noi a scegliere liberamente di morire per fare frutto. Succede che è qualcun altro che abusa di noi, che frantuma in un attimo il frutto di tante fatiche. Vale lo stesso Cyra’? Si può scegliere liberamente la sottomissione anche se è qualcun altro a sottometterci?
    Scusa per la mia incursione sul tuo post 😉 Non ho resistito 😎
    (A me ‘sto ragazzo sta troppo simpatico, pure se non conosce il pane e salamese)

    1. Si può, credo. Penso. Ipotizzo. Perché naturalmente le cose che ci sembrano ragionevoli in testa sono talvolta rivoltanti allo stomaco, e mandare giù qualcosa dal sapore pessimo viene meglio con un organo che non può gustare 🙂 Penso che significasse questo, sulle labbra dell’Agnello: «Lo spirito è pronto, ma la carne è debole».
      Certo che non c’è tutto, in quello schema, e sono sicuro che lo sai, come sai che non potrei dirlo in altre parole che con quelle che ho usato. Quanto al pane e salamese, sto cercando annunci per corsi accelerati, per il momento mi accontento di non far chiudere il blog di Costanza! 😀

      1. Fefral

        Pane salame e i peperoni di Giuliana (a proposito Giuli li hai trovati di quelli buoni?) con la destra, i tuoi post con la sinistra e intanto si aspetta che lo smalto sui piedi si asciughi ben bene prima di muoversi. Altro che mandala 😉

  16. fefral

    @alessandro: prima di tutto bentornato (non mi ricordo se ti ho salutato)
    “Nascondere la propria fede è indizio che se ne ha poca, di fede”
    Eppure nel vangelo si racconda anche di Nicodemo, che andava a parlare con Gesù di notte. E fu proprio Nicodemo, insieme a Giuseppe di Arimatea, anche lui discepolo in incognito di Gesù, a chiedere a Pilato il corpo di Gesù e seppellirlo. Proprio quando tutto sembrava finito, quando Gesù sembrava aver fallito, dopo che addirittura Pietro aveva per paura rinnegato il suo Maestro, i due che Giovanni descrive esplicitamente come quelli che nascondevano la propria amicizia con Gesù sono quelli che si espongono di più e Gli rimangono fedeli.
    A me Nicodemo è sempre piaciuto molto, chissà che fine ha fatto dopo…. qualcuno mi sa dire qualcosa di lui?

    1. Alessandro

      Fefral,
      fede nascosta, quella di Nicodemo e di Giuseppe di Arimatea?
      Sì e no (come d’altra parte dici tu, mi sembra).

      In Gv Nicodemo compare tre volte.
      La prima volta va da Gesù di notte “C’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodèmo, un capo dei Giudei.
      Egli andò da Gesù, di notte, e gli disse…” (Gv 3, 11)
      Certo aveva paura di avere grane dal sinedrio, colloquiando pubblicamente con Gesù. Ma è una cautela comprensibile, che tra l’altro Gesù non stigmatizza neppure.

      La seconda volta, Nicodemo difende pubblicamente Gesù contro i farisei che volevano malmenare il Galileo:
      “Disse allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: “La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?”. Gli risposero: “Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea”. (Gv 7, 50-52)

      La terza volta, come evidenzi tu, si vergogna così poco della sua fede nel Maestro da portare una mistura di mirra e d’aloe di circa cento libbre per seppellire degnamente Gesù.

      Anche la fede di Giuseppe d’Arimatea era “riservata” (“discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei”) e anche pubblica (come evidenzi tu): “chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù” (Gv 19, 38)

      Secondo me bisogna anche distinguere tra la proclamazione prepasquale di fede la proclamazione postpasquale di fede.
      Gesù stesso, prima della Sua passione, poneva alcuni vincoli precisi alla proclamazione di fede da parte dei suoi:

      Ad es.
      “Rispose Simon Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo” (Mt 16, 16-20; e così negli altri sinottici).

      Vincoli che cadranno dopo la Resurrezione (citavo poco su il famoso discorso di Pietro).

      Comunque, quando parlavo di fede nascosta da evitare intendevo dire che va evitata una fede pavida (che poi, appunto, è scarsa fede). Sono contrario alle ostentazioni, per il semplice fatto che l’ostentazione è nemica della fede autentica. E metto in guardia anzitutto me stesso: sia dalla mia fede pavida sia dalla mia fede ostentata (che sono poi due versioni di una stessa fede tarlata)

      Sulla sorte di Nicodemo non so aiutarti. Puoi dare un’occhiata qua:

      http://www.santiebeati.it/dettaglio/90954

      Grazie del bentornato!!

  17. fefral

    @Alessandro “Secondo me bisogna anche distinguere tra la proclamazione prepasquale di fede la proclamazione postpasquale di fede”
    Alessandro, sì e no 😉
    secondo me Nicodemo è un bellissimo esempio di come la conversione può non essere qualcosa di puntuale ma un crescendo nell’anima di una persona. E per questo a me è una figura che piace molto. Perchè Nicodemo pian piano conosce Gesù (abbiamo solo tre episodi in cui si parla di lui ma sicuramente per essere andato da Gesù a chiedere dei chiarimenti direttamente da Lui l’avrà prima pian piano osservato, ascoltato; e per andare poi da Pilato a chiedere il corpo insieme a Giuseppe di Arimatea probabilmente conosceva già quest’altro discepolo di Gesù quindi avrà continuato a frequentare “di nascosto” l’ambiente) e man mano la sua fedeltà a Lui aumenta. Poi non si parla più di lui da nessuna parte, ma è santo. Io me l’immagino a fare il suo apostolato, a convertire i pagani, con gli stessi modi che aveva quando Gesù era in vita: discreto, un po’ in disparte, eppure fermo sui principi e coraggioso nei momenti difficili. Non un predicatore nelle piazze insomma…
    Comunque non volevo contestare il tuo commento…. mi hai dato uno spunto e ci ho ragionato su. Ciao!

    1. Alessandro

      Sì, è ragionevole ipotizzare che Nicodemo abbia avuto più contatti con Gesù e il suo entourage e gradualmente sia maturata un’adesione sempre più convinta.
      Dobbiamo considerare che con ogni probabilità Gesù andava a Gerusalemme più volte all’anno (come era prescritto a un ebreo osservante), e che quindi a Gerusalemme doveva esserci un gruppo di discepoli di Gesù molto più nutrito di quello che siamo soliti immaginare, che non lo seguiva ovunque (come invece facevano i dodici) ma lo accoglieva e lo ospitava nelle sue venute a Gerusalemme.
      Dobbiamo pure considerare che spesso ci rappresentiamo un sinedrio monolitico, tutto avverso a Gesù. Ma anche nel sinedrio un Rabbì autorevole e che compiva così tanti prodigi come Gesù aveva certo estimatori e addirittura seguaci (Nicodemo è uno di loro; Nicodemo insomma è un pezzo grosso). L’arresto di Gesù e la pressione su Pilato per metterlo a morte è frutto probabilmente di un ben calcolato blitz di alcuni esponenti del sinedrio che trovarono sponda in Pilato.
      Ciao!

    2. fefral

      mi diverte che io mi rappresento il vangelo come se fosse un romanzo e tu invece lo spieghi come un capitolo di un libro di storia 🙂
      Ognuno ha il suo stile 🙂
      Vabbè alessa’ ma alla fine non ti ci sei iscritto su fb?

    3. Alessandro

      fefral,
      ci sta sia il libro di storia sia il romanzo, i vangeli non sono né l’uno né l’altro ma sono scritti usando le tecniche compositive sia dell’uno sia dell’altro… quindi siamo a posto entrambi 🙂

      fb no, non mi avrà! 🙂

      1. Alessandro

        ma che è sto linkedin??
        scusa ma devo scappare, vado ad attingere acqua al pozzo e a controllare se la gallina ha fatto l’ovo… 🙂

  18. fefral

    @cyrano “possiamo pure permetterci il lusso divino di guardare il frutto dei nostri sforzi “andare a male””
    A volte succede anche che i frutti dei nostri sforzi risultano essere completamente diversi da quelli che pensavamo.
    Come se avessimo piantato alberi di mele e venissero fuori delle arance! E a noi tocca non vedere i frutti andare a male ma andare a raccogliere cose diverse da quelle che avevamo piantato.
    Ultimamente mi viene spesso in mente quella frase del vangelo “Servi inutiles sumus” e mi chiedo che cosa vuol dire.
    Ci ha chiamati amici, ci ha fatti figli, e poi noi quando abbiamo fatto tutto quello che ci tocca dobbiamo dirci che siamo solo dei servi. Servire è la nostra vocazione, o essere figli liberi?
    E questa domanda si lega a quella che ti facevo prima: si può scegliere liberamente la sottomissione anche se è qualcun altro a sottometterci?

    Cyra’ certo che c’è anche altro oltre lo schemino che ho fatto. Ma sei molto denso quando scrivi! Metti sul piatto i temi di tutta una vita. C’è materiale per un intero blog in quel tuo post!

    1. giuliana z.

      non so se capisco bene quello che chiedi, ma mi è venuta in mente l’immagine del figlio a cui il padre aveva chiesto di andare nella vigna e ha risposto che non ne aveva voglia, ma poi pentitosi rigirò i tacchi e andò a lavorare. Insomma, la libertà ti permette di dire “no”, ma l’amore per il padre non si può non ricambiare facendo quello che ci viene chiesto. E ci viene chiesto non come un comando, un imperativo morale, ma con l’affetto paterno.
      Non so se ho risposto alla tua domanda ma io sento questo.

    2. Alessandro

      secondo me ha ragione Giuliana, servo di un altro uomo sarebbe inaccettabile, ma servire Dio che è amore infinito è come accettare di essere amati infinitamente, è come servire l’essere amati infinitamente: chi mai troverebbe molesto rovinoso essere servo del venire amato infinitamente? Porsi al completo servizio del venire amato infinitamente? Che ci può essere di più bello e dolce e appagante?

      Più si è servi di quell’amore infinito più si sperimenta di essere amati infinitamente, più si gode dell’amore infinito. Ecco perché il vangelo può dire che che solo il servo inutile è amico di Dio. Chi è infatti il servo inutile? E’ il servo che fa fino in fondo il suo dovere di servo, e non pretende che di essere servo fino in fondo (il servo che non si sentisse inutile sarebbe un servo a mezzo servizio, uno a cui va stretto il compito di servo; il servo di Dio cui andasse stretto l’essere servo s’incamminerebbe sulla strada di Satana, il ribelle per eccellenza). E chi fa fino in fondo il servo di Dio (cioè chi è servo inutile di Dio) serve l’amore infinito, entra pienamente nella dinamica d’amore con l’amore infinito, con Dio, e quindi a pieno titolo solo il servo inutile che ama essere tale è amico di Dio e gode compiutamente di quest’amicizia.

      “siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.
      Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lc 12, 36-37)

      il servo inutile sarà servito dal padrone. La metafora che usa Luca è fortissima, perché se c’è una cosa considerata profondamente disdicevole e degradante per un padrone è servire il proprio servo. Ma questo toccherà in sorte ai servi inutili del vero e unico Padrone.
      E ne abbiamo un’anticipazione sempre nel vangelo di Luca, proprio nel cuore dell’Ultima Cena:
      “Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve”. (Lc 22, 27)

      1. giuliana z.

        grazie Ale! come sempre sei molto più fornito di argomenti rispetto a me. Io ogni tanto ho dei bagliori, delle immagini, ma non sono sistematica, mai ordinata, quanto invece mi sento un prato incolto, dove ogni tanto spunta qualche spiga di grano in mezzo a fiori spontanei…. sarà ora di arare il campo e mettere un po’ di ordine…?!

        1. Alessandro

          Giuli’, grazie a te, ti apprezzo molto, il tuo spunto è interessantissimo, io ho dato il mio; ognuno col suo stile, colla sua sensibilità. Il bello di essere uniti nella differenza (insomma: cattolici!) è anche questo…

  19. “Mi sono poi dato a esaminare la sapienza e il perché delle cose e a persuadermi che la malvagità è follia e la stoltezza una pazzia , e trovo che amara, più della morte, è la donna, la quale è un laccio. una rete il suo cuore, catene le sue braccia. Chi è grato a Dio ne può scampare , ma il peccatore ci resta preso […]un uomo solo, su mille, ho trovato, ma una donna tra tante non l’ho trovata”.
    Ecclesiaste 7 (25-28)

    1. Alessandro

      “un uomo solo, su mille, ho trovato, e il suo nome era Alvise”
      Ecclesiaste 7, secondo il papiro Strafalkion

      1. Sì, giusto, su questo siamo (tutti?)d’accordo, ma io volevo “insinuare” possibile si sottometta chi in realtà ci incatena? O sta tutto qui il sugo dell’amore e della vita a due (più svariati figlioli): due dementi: una che sottomette ma in realta si sottomette, l’altro in catene, ma di nome Zampanò (sono sicuro che vi piace messa così la cosa) (del resto il film di Felllini non era su questo, anche?)

  20. Maxwell

    Giuliana Z.
    sorellastragenoveffa
    Fefral
    Connie
    Velenia

    Nessuno vuole adottare cristianamente Alvise? Basta una decina stanotte ed una Ave Maria al giorno fino a Luglio con l’intenzione : “Signore, fa che veda”

    Admin
    Io sono troppo incasinato con i miei problemi e non riesco a perdonare la str… pardon …la ex……. ci pensi tu alla pedagogista? 🙂 8)

    1. Fefral

      Ho già tre figli, pure alvise mo’? Eh no!!!
      E vabbè…mi sono impegnata ad accogliere tutti i figli che il signore mi avrebbe mandato. La decina per Alvise me la sparo io (si accettano tate peró!)

    2. Maxwell

      Danicor
      Hai ragione………sono andato a controllare.
      Qualche diavoletto mi ha fatto scrivere 9 anzichè 2.
      Sono un pirla!!!!

  21. Velenia

    @Maxwell,sicuro lo adotto io,di figli ne ho già 4 + 1 in cielo,cosa vuoi che sia avere un figlio in più, anche di 50 anni del resto anche questo fa parte della promessa del centuplo quaggiù,no?Qualcuno più in gamba di me trovi la precisa citazione evangelica.

      1. Velenia

        Intendevo la zia di Alvise,se fossi zia di Don Mazzi come prima cosa gli darei una bella sculacciata,e in Svezia non potrebbero farmi nulla,perchè non è reato suonarle ai preti che sparano m…….e,comunque la decina per lui possa dirla.Ma chi lo ha ordinato prete se non è mai stato in seminario?

          1. vale

            ma se un don Mazzi non ha fatto il seminario ed è diventato prete per corrispondenza-dite simpaticamente voi-, uno come don gallo come ha fatto?(volutamente minuscolo)

  22. paulbratter

    chissà perchè ma, in generale e con le dovute eccezioni, mi piacciono poco i preti che si fanno chiamare con il cognome…

    1. giuliana z.

      anche io me lo sono chiesto…. ma si può davvero? e se sì, allora chi li prepara? cosa studiano questi “aspiranti preti”?
      vuoi vedere che don Mazzi ha trovato l’ordinazione come sorpresa delle patatine?!

      1. che io sappia devono comunque fare degli studi obbligatori di teologia. In ogni caso non credo che chiunque si vuole far prete viene ordinato, anche se passa gli esami col massimo dei voti. E’ il vescovo o il superiore (se si tratta di religiosi o di appartenenti a qualche istituzione della chiesa) che decide se uno si può o meno ordinare. Quindi anche don Mazzi avrà avuto un vescovo che l’ha ordinato.

        1. giuliana z.

          se wikipedia è fonte attendibile: dice che il Mazzi è stato nel seminario di Verona. E’ laureato in Teologia e Filosofia, ed è stato ordinato nel ’56 dal vescovo di Ferrara.
          Insomma, il bagaglio non gli manca.
          Però il fatto che abbia esercitato negli ultimi 30 anni nella diocesi di Milano, dove c’è stato prima Martini e poi Tettamanzi…. per la verità l’illustre card. Martini non mi è mai garbato molto (detto anche “un uomo, una donna, un cocktail”!)… ma questa è una considerazione del tutto personalissima e senza importanza….

          1. Alessandro

            “il bagaglio non gli manca”

            sì, però ha sbagliato a farlo, il bagaglio, ha portato gli sci all’equatore

  23. Sulla storia del “servo inutile”, oltre a tutte le bellissime cose già dette, potrebbe significare anche quel servo che si mette a disposizione del padrone ma non pretendere di essere indispensabile, sa di essere uno in più, ma non cerca di essere quello più importante. Non pretende di saperla più linfa del padrone stesso. Mica Don Mazzi.

    1. vale

      eppoi perché forse vi è sfuggita l’ultima avvenuta nella basilica di S.Paolo a Cantù dove don Lino Ceruti fa leggere preghiere islamiche al termine della celebrazione ed invita i fedeli a prendere i foglietti con le preghiere-sempre islamiche- e portarsele a casa( riportato da Libero di oggi pag.21 e da L’Ordine di Como con tanto di copie delle preghiere) dove si ringrazia allah(volutamente minuscolo) per tutto quello che ha donato..ecc.
      questo prete, invece, dove avrà studiato?(e sopratutto, chi lo ha ordinato prete).????

    2. Alessandro

      per associazione di idee mi fai venire in mente Giovanni Battista, che a chi era tronfio e si sentiva superiore a tutti perché discendente di Abramo ricordava che l’uomo è niente, è polvere: “non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre” (Mt 3, 9)

      Parafrasando: siate servi inutili, non gonfiatevi di superbia pensando “io conosco la Rivelazione e sono coerede con Cristo”, perché Dio i coeredi con Cristo li può far sorgere anche da queste pietre.

  24. @Cyrano “talvolta l’unica via per salvare un’amicizia dall’effetto-amido è il sottrarvisi per un po’, o l’introdurvi diversivi che allentino la dolce morsa del consenso”
    io più che dell’effetto amido ho esperienza dell’effetto melassa. Le modalità sono un po’ diverse, invece della bella statuina imbalsamata ci si trasforma in qualcosa di appiccicaticcio, vischioso. Ma l’effetto finale è lo stesso, la morte (non per pietrificazione ma per soffocamento). Forse l’effetto melassa è più femminile, non saprei, ma la sostanza non cambia.

    1. non saprei anch’io, ma forse: il fatto è che in questo femminino e mascolino non coincidono affatto con femmina e maschio, e si possono trovare l’uno nell’altro ed entrambi frullati insieme… amido e melassa… che ricettina, eh? 🙂

      1. Fefral

        L’amido in cucina si usa, mi pare, per il budino…. Budino alla melassa? Credo sia disgustoso 🙁

  25. Alberto Conti

    Buongiorno! è permesso? scusatemi, il mio corpo è rientrato ma la testa è ancora la mare.

    Sono 2 giorni che cerco di riflettere sul post di Cirano ma non riesco proprio a connettere (grazie Fefral per il Bigino), posso dire che a pelle mi è piaciuto molto ma andrebbe sviscerato con un’attenzione che potrò avere solo ad ottobre inoltrato.

    Sull’articolo della Bussola su don Mazzi posso solo condividerne appieno i contenuti e riconfermare che solo il Papa ha affrontato (ed affronta) anche la piaga della pedofilia con un’attenzione, un’affezione ed una ragionevolezza completamente umana (rimando ad es. alle pagine di “La luce del mondo” sull’argomento).

    Un saluto

    1. Questo post è molto più tosto e più profondo del mio bigino…. penso che più che da capire sia da meditare più volte. A me trasmette molta pace.
      Mi è piaciuto molto anche il commento di Andreas, in particolare il suo uso del termine “fedeltà” che Cyrano non adopera nel post ma di cui si sente il profumo dalla prima all’ultima parola.
      A me è capitato che per non tradire un affetto ho dovuto tagliare o quantomeno prenderne le distanze. Proprio per non farlo morire ho dovuto “distruggerlo”.
      Questo può doversi ripetere per un lavoro, per un impegno che si è preso, addirittura per un cammino di vocazione. Quando si perde il senso profondo delle cose (anche quelle buone), quando si perde la dimensione del dono, quando viene meno la gratuità e viene sostituita magari dalla ricerca del consenso (o anche, aggiungo io, da altre tentazioni come il possesso dell’altro, o il piacere fine a se stesso o qualunque altra tentazione che ci allontana dal bene) può rivelarsi necessario adottare misure drastiche.
      “Tanto non è la fine, e l’abbiamo visto ripetersi molte volte, il miracolo della bellezza che perdura”
      Perchè quello che eventualmente viene allontanato, tagliato, distrutto non è l’amore, bensì un’immagine falsa dell’amore che ci siamo costruiti o che abbiamo lasciato che qualcun altro si costruisse guardando noi. La bellezza rimane, la bellezza di una rosa che viene donata per amore perdura in eterno anche quando la rosa appassisce.
      (p.s. Cyra’…. questo commento è un pochino meglio?)

  26. Maxwell

    Giuliana Z.
    sorellastra genoveffa
    Fefral
    Connie
    Velenia

    + 2 adozioni

    Qualcuno all’ultimo momento?

    P.S. L’acronimo di S posati E Sii SOttomessa mi risulta…..sesso!
    Non sono maniaco……solo che lo volevo scrivere sulle candele……. 8) .-)

    1. paulbratter

      se fosse stato sulla copertina di un disco rock qualcuno l’avrebbe preso per un messaggio subliminale…

  27. “e tutti conosciamo la forza seduttrice che ha il piacere agli altri (perché in fondo non piacciamo a noi stessi, non essendo noi sufficientemente persuasi di piacere a Chi ha dato tutto per noi)”

    E’ un fronte su cui combatto ogni ora – non piacere che a Lui solo, senza fronzoli, midollarmente, uno scalzarsi perennemente in fieri, di cui resto spesso vanamente esauta, purchè tutto il resto faccia un salutare e salvifico passo indietro.
    – Piacere a Te solo, o Re.
    A me pare di non vivere che per questo: una granitica determinazione in fieri, in potenza naturalmente, cattedrali scarmigliate di Daniele vinte, poi. Ma ricomincio. Me ne stanco sino al pianto, alla sera – quasi – ogni sera, di tutti questi miei tentavivi falliti. Ma ricomincio.
    Sognare – e vivere e combattere e morire e piangere e rialzarmi – unicamente di piacere e piacere a Lui solo, al punto tale da puntarci su tutta una vita alla caccia al tesoro, dove il tesoro è cacciarGli sulle Eterne Labbra un signor sorriso.

    La mia vocazione è tutta qua.
    Che Lui sorrida è la seduzione più attraente che mi bolle nelle vene.
    A me pare di non voler vivere che per questo.

    ( Je vous remercie, Cyrano: bellissima riflessione questa tua)

      1. – Mmhh.

        ( Piccolo, unico, e graziosetto, suvvia, mi consenta 😀 )

        – Mmhh.

        (Oh, pardon, erano dunque DUE. M’è scappato, Cyrano…Sono da manette – io -, inefficaci – loro -, oh se lo so.
        Ma che monella, ma che monella questa ragassuola)

  28. ” «una vena aurifera di grande edificazione per tutti» forse non stiamo parlando dell’ennesimo trucchetto che ci regaliamo per distrarci dalla vita che scorre, ma di qualcosa che con lo scorrere della vita ha a che fare come un galleggiante da pesca con lo scorrere del fiume.”

    Caro ragazzo della penna turchina, il tuo post è una vena aurifera difficilmente esauribile…

    Volevo soffermarmi su questa riflessione sul blog, sul paragone con il galleggiante. Tu hai parlato del galleggiante da pesca, io mi sono figurata una boa.
    Ognuno di noi cercando di stare a galla nella marea di problemi, cada uno con i propri… Nuotiamo insieme a tante persone diverse, la mera non è chiara a tutti, si va avanti. Ma ogni tanto c’è bisogno di respiro, di una pausa. Ci si rifugia presso la boa. Ci si attacca, giusto per riprendere fiato. La boa non è la meta, che è molto lontana, ma è un piccolo aiutino.
    In questo rifugio scopriamo che, come noi, ci sono tanti altri nuotatori che si fermano lì, che hanno la nostra stessa meta.
    Poi è necessario ripartire, ricchi delle conoscenze fatte, nuotare per un altro poco, altrimenti ci si innamora della boa e non si arriva da nessuna parte.
    Parlare di Dio non è parlare con Dio. La seconda è fondamentale per fare bene la prima.

      1. [ …in chiesa, a 3 centimetri dal Tabernacolo, io la solita strega a fare ‘SSSHHHHSSSHHHH’ alle vecchierelle dietro:

        – ma parlavamo DI Dio! (bugia: era il pranzo del giorno, quello che durante la Messa si commentava, a voce mica niente bassotta)
        – ma parlate CON Dio, diamine. Ma almeno qua, diamine. Se proprio si deve parlare, diamine.

        Io in chiesa ho una pazienza da iena scuoiante. Fine del flash back ]

  29. “Pensavo proprio ieri alla difficoltà che mediamente ancora abbiamo (con gli altri e con noi stessi) nell’ammettere che una persona per noi cara l’abbiamo conosciuta in rete” ci ho messo parecchio a “perdonarmi” di aver conosciuto in rete alcuni dei miei più cari amici, io che ho bisogno di vedere e di toccare per sincerarmi che le persone che amo esistono davvero. Eppure è andata così. E la persona con cui parlo più spesso dopo mio marito, che sa tutto di me anche se non glielo dico, che se dico “oggi ho lo smalto ciclamino” capisce qual è lo stato d’animo che mi ha portato a scegliere un colore di smalto così assurdo per me (mi sta malissimo il ciclamino) e non ho bisogno di raccontargli nulla perchè con una parola è in grado di farmi cambiare umore, beh io questa persona l’ho conosciuta proprio in rete. E ci ridiamo su, ma in fondo ci sembra ancora un po’ assurdo.
    Second life? No, questa non è second life. Però non mi sono stupita quando anche qua dentro mi sono trovata a parlare con degli sconosciuti delle cose più importanti della mia vita e di trovarmici a mio agio come se ci conoscessimo da sempre. E’ una trappola della realtà virtuale? Io penso di no, perchè ho girato su parecchi altri siti e una cosa così mi è capitata solo un’altra volta. Cos’è allora? La fede comune? No, perchè mi sono trovata legata anche a qualcuno che la fede non ce l’ha. Però c’è qualcosa, qualcosa che ci fa sentire amici anche se non ci conosciamo e ci fa sentire uniti anche se siamo lontani .
    Io non lo so spiegare cos’è. Ma per esempio quando genny ci racconta del suo bimbo la stretta che io sento allo stomaco non è virtuale. Ecco, se qualcuno sa di che si tratta e lo sa spiegare…. io posso solo dirvi che ci sono già passata e che non è second life questa ma può essere (non è detto che lo sia) un pezzettino di vita vera.
    Vi saluto tutti, penso che mi eclisso un altro po’.
    Grazie Cyra’, ho ancora da pensarci un po’ su alcune cose che hai scritto…. ma magari lo faccio tra me e me.

    1. Anche per me è vita vera.
      Forse la rete ha superato un primo momento di finzione e sta andando verso qualcosa di diverso.
      Una volta un missionario diceva che tante persone non lasciano uscire i figli da casa perché hanno paura che facciano dei brutti incontri, ma non li lasciano da soli davanti al computer in camera senza accorgersi che oramai gli incontri (belli o brutti) si fanno anche li.

      1. Precisamente, Dani: chi ha detto che la persona che incontri al mercato si lasci conoscere “di più” e “meglio” di quanto non facciamo noi qui?

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