Urge dormita

Avendo io oggi rotto un uovo sul piano cottura perché mi sembrava di averci già messa la pentola e dimenticato un appuntamento medico importantissimo per mia figlia fissato mesi fa.  Dovendo ancora, nel cuore della notte, rigovernare la cucina, come direbbe mia nonna. Avendo scritto una lettera a Libero sulle quote rosa nella metro per casa, con la vicina sconosciuta che mi reggeva il computer, perché poi non avrei avuto un altro momento. Essendo quindi sull’orlo di una crisi di iperattività – che a me si manifesta come sempre con una sorta di ilarità e socialità ipertrofica (fra poco farò conversazione anche con i cassonetti), ho pensato che forse stasera, una volta fatti i piatti, è opportuno che vada a dormire. Pubblicherò quindi vigliaccamente, al posto di un nuovo post, la lettera a Libero, che io titolerei così, loro non so.
LA PERNICE BIANCA NO

Gentile direttore,

io per quanto mi riguarda ho fatto mio il motto di mio nonno, il colonnello: “muro o non muro, tre passi avanti”. E se, per la verità, una volta allenandomi per una maratona ho trovato un palo, e non potrei esattamente affermare di essere andata avanti, se vogliamo sottilizzare (mi sono rotta un braccio e una gamba insieme. Da sola. A piedi), di solito sono abituata a prendermi con la fatica e l’impegno quello che voglio ottenere. E come me molte, moltissime donne, capaci di sforzi sovrumani.

Credo perciò di parlare non solo a nome mio – mi sento chiamata in causa – se dico che le quote rosa ci offendono. Non abbiamo bisogno di aiuti né di riserve naturali come la pernice bianca. Le donne che vogliono davvero arrivare, nel lavoro, arrivano. O comunque hanno le stesse difficoltà degli uomini (anche loro mica sono tutti amministratori delegati).

Possiamo essere uguali, nessuno ce lo impedisce, se non il fatto che secondo me le donne non sono tagliate per una gestione del potere come dominio. Casomai una donna sarà un’armonizzatrice, una che tira fuori da tutti il meglio. E siccome non è questa la logica del mondo del lavoro, è per questo che non arriviamo ai vertici. Perché noi siamo diverse.  E non vorrei che quelle rosa facessero la fine delle quote per gli afroamericani, che più di una volta hanno creato discriminazioni al contrario negli Stati Uniti.

Quindi, dicevo, possiamo essere uguali, certo. Ma, mi chiedo: a che prezzo?

Un prezzo altissimo sul piano della vita familiare. Quella che sia possibile avere tutto è una grossa balla, che ci esenta dalla responsabilità di scegliere. Ma poi una scelta la facciamo per forza. Perché anche l’altra è una grossa balla, quella del “meglio la qualità che la quantità”. I figli hanno bisogno di tempo, non c’è modo di sfuggire a questo. Né tate meravigliose né nonni amorevoli né asili nido modello Reggio Emilia potranno sollevarci dal peso di questa verità.

Invece le regole e i tempi del mondo del lavoro sono modellati sulle esigenze e lo stile di chi non abbia grossi impegni o esigenze fuori.

Così, pur essendo io una portatrice sana di certezze tetragone, che neanche un crociato (un mio amico dice che con sguardo mite e voce flautata emetto giudizi da Inquisizione) in questo caso non so trovare la quadratura del cerchio. Le donne possono dare un contributo alla società con il loro lavoro, ma non nei tempi e nei modi dei maschi. Il lavoro dovrebbe essere modulabile sulle esigenze familiari, nel quotidiano, e nello spazio di una vita, che prevede fasi critiche, come quelle con bambini piccoli o genitori anziani.

Non è pensabile essere presenti su tutti i fronti con la stessa dedizione. Una madre lavoratrice dovrebbe girare con un gonfalone al seguito, ricamato a lettere d’oro il suo stemma: sei in ritardo. Cercherà di capire dallo sguardo del suo caporedattore se per caso è caduto il governo o è fallita la Fed mentre lei, la sera prima, imboccava semolino; fingerà concentrazione alla conferenza stampa, indossando un’espressione compresa e preoccupata per i dati Istat, mentre in realtà sta cercando di ricordare a chi ha chiesto di recuperare un figlio dal basket. Dall‘altra parte, a casa, cercherà di dare risposte coerenti giocando a Barbie mentre in realtà controlla i bollettini condominiali, o dormirà durante la recita dell’asilo.

In questo senso quella delle quote rosa mi pare la battaglia meno modellata sulle nostre vere esigenze. Se c’è una battaglia da fare è quella per i tempi, che vada nel senso, per esempio, dell’intesa tra Ministero del lavoro e parti sociali appena firmata.

Un’ultima notazione: ho tante amiche che negli anni dei figli piccoli se ne sarebbero state  volentieri a casa, ma non hanno potuto.  E mi chiedo: perché prima a una famiglia bastava un solo stipendio? Dobbiamo rendere più sobrio il nostro stile di vita, o forse qualcuno si è preso due lavoratori al prezzo di uno?



41 pensieri su “Urge dormita

  1. Filippo

    Costanza, mi permetto per la prima volta di darti del tu perchè voglio farti una confidenza come farei con un’amica di vecchia data: mi stai pian piano letteralmente conquistando! Ti stimo come non credo di aver mai stimato nessuno. Complimenti e continua così, con l’umiltà e la forza/tenacia che contraddistingue le vere Donne (ogni riferimento alla Vergine Maria è puramente voluto 🙂

    P.S.: ho ordinato via internet il libro e non vedo l’ora che arrivi!

      1. Filippo

        Mi riferivo alle vere donne e quindi mi è venuto naturale il paragone con Maria 😉 Maria è la Donna per eccellenza. Madre e moglie umile ma nello stesso tempo forte, decisa, tenace.

  2. Alberto Conti

    Condividendo in toto quanto espresso, vorrei solo aggiungere che i “tempi e i modi dei maschi” sono troppo anche per i maschi: o almeno in Italia ove per fare carriera devi stare in ufficio fino a tardi (attenzione “stare” non “lavorare”, ad esempio stare ad aspettare fino alle 10 di sera che il capo la smetta di chiacchierare amabilmente con altri colleghi per firmarti una stramaledettissima lettera che non può assolutamente partire il giorno dopo e tu hai perso un altro treno per andare a casa a Piacenza da Milano).
    PS: Adesso mi sono messo in proprio, lavoro fino all’1 di notte ma al mattino posso accompagnare i bambini a scuola e alla sera cenare sempre insieme a tutta la famiglia.

  3. “Esporrò ancora le mie riflessioni, ne sono pieno come la luna a metà mese” (Sir. 39, 12).
    L’uomo e la donna sono reciprocamente sottomessi, ma la donna è più per sostenere ed accogliere; l’uomo incarna la regola e l’azione.
    Tutto nella donna è fatto per tale fine, dalla conformazione fisica, al timbro dolce e musicale della voce, quello che ha accolto tutti noi che abbiamo visto la luce da un grembo materno e che dal seno e dalla voce di una donna abbiamo attinto le prime sicurezze e la fiducia in noi e nella vita.
    La voce di una donna tocca corde profonde che inconsapevolmente ci cullano e ci riportano ai primi attimi dell’esistenza, quando la vita dal seme di un uomo prendeva forma nelle profondità delle sue viscere di una donna.
    Tutto, nella donna, ci richiama necessariamente a questo ancestrale richiamo alla maternità ed alla forza vitale e di sostegno che essa racchiude.
    Forse per questo, inconsapevolmente, questa nostra società delle quote rosa sempre più promuove la donna a forse poi non così ambiti (dalle donne) posti di potere.
    Così facendo, l’umanità abbandonata di questa nostra società che si sta perdendo esprime il bisogno disperato di essere, per l’appunto, sostenuta, coccolata, infusa di quella fiducia che solo una presenza materna può offrire in pienezza.
    E, d’altra parte, innalzando le donne, questa nostra società esprime anche l’inconsapevole rifiuto dell’autorità e dell’uomo che, come padre, la rappresenta, l’inconfessato desiderio di tornare allo stadio infantile ed indistinto dell’onnipotenza (tendenza ben rappresentata dal fenomeno dei genders e dell’indiscriminato unisex).
    Una società che soffre, certamente, della sindrome dell’abbandono, che è soprattutto il senso acuto della perdita di un Padre che caparbiamente non vuole riconoscere.
    Cara Costanza, tu e il tuo dannato libro mi state facendo perdere un sacco di tempo … :-D, ma quanta ragione hai dalla tua, e quanto complesse e profonde sono le problematiche che con tanta freschezza e leggerezza ci poni.
    Ti ringrazio di cuore perché mi hai aiutato a mettere a posto le ultime (?…) tessere del mosaico stupendo di una storia che da tempo ho nella testa ed anch’io avrei voluto scrivere, dal mio lato di uomo maschio felice delle prerogative del mio stato.
    Un abbraccio forte e grato! 🙂

    ps: riposati, Costanza. Riposa!

  4. A me non è mai successo di dover rigovernare la cucina nel cuore della notte, perchè lo fa mio marito mentre faccio il bagno e metto a letto mio figlio. mi rendo conto che 4 figli sono molto più impegnativi di uno solo, ma i genitori sono 2 e se invece che essere sottomessi una all’altro si collaborasse alla pari, senza ‘rimporveri’, ma semplicemente per il piacere (e sì, anche il dovere) di farlo, forse la sera si troverebbe anche il tempo di scambiare 2 chiacchere sul divano con il proprio marito e ci si rilasserebbe un pò.
    detto questo, la sua lettera a libero è un tantino maschilista, per usare un eufemismo.
    io come donna sinceramente non mi sento affatto offesa dalle quote rosa, piuttosto mi offende una mentalità che pensa che mi debba sottomettere a mio marito. e sinceramente penso che anche un marito debba offendersi in quanto secondo la sua teoria gli uomini sono degli inetti incapaci di fare qualunque cosa che non sia stare sdraiati sul divano a guardare la TV e soprattutto sono dei prepotenti che le donne dovrebbero solo assecondare. mi spiace contraddirla ma gli uomini non sono tutti così e se le loro mogli o compagne non sono sottomesse a loro è perchè non ne hanno bisogno per far andare avanti serenamente la famiglia. ma del resto penso anche che ogni donna si sceglie il marito che si merita.
    lei scrive “Le donne che vogliono davvero arrivare, nel lavoro, arrivano”: bè se facciamo due conti non è così.
    le donne sono il 50% della popolazione, e la parte della popolazione che è più meritevole negli studi. se ai vertici delle aziende ci sono quasi solo uomini, evidentemente c’è qualche conto che non torna. NON è vero che le donne che vogliono arrivano, perchè la statistica ci dice il contrario. mi rendo conto che avendo fatto studi classici forse la matematica non è il suo forte, ma non mi sembra un calcolo poi così difficile. solo alcune donne, una strettissima minoranza arrivano, e a che prezzo? stando ai numeri mi aspetto che sia molto più probabile che oggi ricopra un incarico importante un uomo meno competente di tante donne che non ci sono arrivate, piuttosto che con le quote rosa che ci siano donne meno preparate di tanti uomini. e poi parliamo del 20,30%… ma per favore, una percentuale quasi ridicola!
    questa storia del ‘dominio’ poi, qui non si parla del dominio ma di dare a tutti le stesse opportunità. evidentemente le leggi attuali non le hanno date, le pari opportunità, altrimenti ci sarebbe una compresenza di uomini e donne e non sarebbe necessario parlare di quote di genere.
    tutti i paesi in cui sono state applicate ne hanno avuto giovamento, e non parlo solo dei paesi scandinavi (lontani anni luce da noi), parlo anche della Francia, dove c’è un tasso di natalità che noi ci sognamo. riguardo agli orari lavorativi, sono d’accordo con quanto dice Alberto Conti: dovrebbero essere più elastici e soprattutto meno dispersivi per gli uomini quanto per le donne. ma è proprio questo il punto: perchè la donna deve andar via dal lavoro alle 4 e mezza, mentre il marito torna a casa alle 10 di sera, semmai perchè ha perso tempo tutto il giorno perchè ‘tanto ai bambini ci pensa mia moglie’? penso che entrambi dovrebbero fare un orario di lavoro più congruo, no? il nostro paese però si basa sul presenzialismo, non sul lavoro vero e proprio. e anche questo è un problema. chissà che magari più donne ai vertici delle aziende non possano imporre A TUTTI orari più decenti.
    riguardo agli scenari apocalittici che descrive, io penso che faccia parte della vita di tutti i giorni di un genitore di essere multitasking, di incastrare più cose insieme, ma va tutto molto meglio se le responsabilità di dividono equamente fra i due genitori. perchè, se non lo aveva capito, i figli si fanno in due, si educano in due, ci si occupa di loro in due. proprio voi cattolici insistete tanto su questo, ma solo quando vi fa comodo! il padre non è solo l’inseminatore, che una volta fatto il suo compito diventa un altro figlio da accudire!
    riguardo alle famiglie di una volta a cui basta un solo stipendio: sinceramente penso che il lavoro femminile non sia solo una necessità economica. certo lo è in moltissimi casi (e sinceramente è un dato di fatto e se il mondo di oggi è diverso da quello di una volta dovrebbe farsene una ragione), ma è anche una scelta che si fa perchè noi donne siamo anche altro che mamme-chiocce. se ho una laurea e amo lavorare, non vedo perchè devo passare la vita a cambiare solo pannolini e fare la spesa al supermercato. il mondo è pieno di esempi di donne che fanno l’uno e l’altro e sono felici così, e le loro famiglie anche. certo in questo paese lavorare e avere figli sono due diritti che si escludono a vicenda. è come se fossero degli sfizi che la donna può scegliere, ma che non ti sono riconosciuti come necessità (tue, ma di tutta la società) che vanno di pari passo.

    1. Io non ci metto la mano sul fuoco che tutti gli uomini che si stanno dando da fare per promuovere Costanza e il suo libro abbiano universalmente compreso il significato di quel “sottomessa”, certamente qualche furbo che vuol darsi delle facili conferme (come è tipico nella mente ipersuperficiale del maschio) potrebbe ancor più facilmente farne uso pro domo sua.
      Sono altresì abbastanza sicuro che l’estensore (estenditrice?) dell’intervento che mi precede non l’ha capito. Mi chiedo se il libro l’abbia letto o solamente intuito attraverso una griglia di categorie veterofemministe acide come il viakal.

    2. elisabetta

      forse potreste avere una quota di ragione tutte e due, non c’ha pensato? io per esempio condivido alcune cose che lei scrive ma sono fondamentalmente concorde con Costanza sul fatto che il problema principale sia la conciliazione dei tempi. E mi permetto di farle notare il gioco dell’ironia con cui l’autrice racconta perche’, mi creda, il marito non e’ tipo da giacere sul divano mentre lei si sottomette. Lo conosco.

  5. Anna

    Sono d’accordo, cara Costanza, le quote rosa sono un’offesa alle donne. Io non vorrei un posto riservato alle donne, vorrei conquistarmi da sola quel posto. Mi pare di rivedere i parcheggi rosa riservati alle donne, questo sì che è maschilismo. Io so parcheggiare tra due auto e nei parcheggi rosa non la metto la mia auto!

  6. Mary

    Cara Costanza,
    non so cosa l’ha spinta a scrivere quel libro ma mi sembra l’ennesima offesa alla pari della rappresentazione della donna-oggetto in tv.
    Non ne abbiamo bisogno in Italia, siamo già sottomesse (74° posto al mondo per uguaglianza di genere).
    Vuole conquistare la simpatia del sesso “forte”?
    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensa lei del modello della velina molto utilizzato alla Rai (e mediaset)..
    Se lei vuole creare un modello alternativo alla donna-oggetto questo non mi sembra la soluzione giusta visto che lanciare il modello della donna sottomessa mi sembra offensivo e stereotipato alla pari.
    In Norvegia hanno imposto le quote rosa, ora lòa parità è stata raggiunta. L’Italia è l’unico paese che le rifiuta e infatti non è un caso se ci troviamo al fanalino di coda in europa per pari opportunità.
    Poi se lei vuole fare la donna di casa e sottomessa sarà libera di farlo, ma ci sono donne che vogliono ritagliarsi un posto nella società ed essere considerate come PERSONE. Non vogliamo più stare ai margini.
    E poi lei dovrebbe ringraziare il femminismo se ora può lavorare come gioralista in Rai.
    Cordiali saluti.

  7. Stefania Allemano

    @Anna
    Non è vero che le quote rosa sono un’offesa: spesso l’imposizione per legge è un passo dovuto per arrivare ad una maggiore ripartizione di diritti e doveri tra i sessi. Tanto per fare un esempio: in Norvegia 10 anni fa hanno istituito il congedo parentale obbligatorio per i padri, altrimenti gli uomini non lo avrebbero mai preso spontaneamente! E adesso guarda un po’, gli uomini hanno scoperto che non è frustrante, nè umiliante nè svilente occuparsi un po’ dei bambini. Se gli uomini scelgono solamente gli uomini per la designazione dei posti di potere, come faremo a “guadagnarci” quei posti? La legge inoltre è a tempo, dura 10 anni, giusto il tempo di cambiare mentalità (si spera), e di questo cambiamento ne abbiamo davvero bisogno in Italia.
    Detto questo, ma chi l’ha detto che la donna è naturalmente “più per sostenere ed accogliere… Tutto nella donna è fatto per tale fine”??? Questa è solo la solita becera scusa per giustificare i modelli maschilisti imperanti da secoli, in modo che la donna continui ad accuparsi solo ed esclusivamente di casa e famiglia, senza rompere troppo le scatole. Possiamo per cortesia essere accettate per quello che siamo, senza doverci per forza conformare ad un modello precostituito?

    1. Mary

      Poi ognina è libera di fare quello che vuole..non è che deve fare per forza la casalinga solo perchè è nata donna…
      Ma poi l’autrice del libro non mi pare una moglie sottomessa e di casa, visto che ha pure un lavoro..

      1. Mary

        E perchè dovremmo sottometterci?
        io credo che molti di voi abbiano ancora paura delle donne, se no non stareste a cercarle sottomesse.Siamo nel 2011 e non si capisce perchè l’italia sia così terribilmente indietro ma non è solo colpa degli uomini ma anche delle donne che introiettano modelli machisti.

    2. … beh, noi maschi non siamo attrezzati per gestare marmocchi o allattarli al seno. Non capiamo una mazza del linguaggio per noi inintellegibile tra la madre ed il suo figlio … Ancora adesso che sono grandi le intuizioni di mia moglie sui sentimenti dei nostri figli mi lasciano di sasso.
      Senza scomodare JPII e la dottrina della Chiesa, che parrebbe stucchevole e scontato, mai letto niente di Bollea o Risé? …
      Forse anche tu potresti vederle, queste differenze, dentro di te, se solo potessi guardarti con un po’ più di tenerezza dentro … 🙂
      Io detesto i modelli maschilisti. Mi piacciono, invece, quelli cristiani.
      Pieni di donne con una sottomissione attiva, come quella che ci racconta Costanza.
      Te ne propongo un esempio: http://www.laparola.net/testo.php?versioni%5B%5D=C.E.I.&riferimento=1Samuele25.
      Con simpatia.

      1. Mary

        E perchè dovremmo sottometterci?
        io credo che molti di voi abbiano ancora paura delle donne, se no non stareste a cercarle sottomesse.Siamo nel 2011 e non si capisce perchè l’italia sia così terribilmente indietro ma non è solo colpa degli uomini ma anche delle donne che introiettano modelli machisti.

  8. Cara Cosmic, non posso rispondere a tutto puntualmente, lo farò piano piano nel blog, ma mi preme sottolineare che la mia è una proposta e una testimonianza, e, se giudico con certezza i principi, non giudico certo le persone, ci mancherebbe. Ognuno ha la sua storia, e nessuna ha la patente di buona madre o moglie.
    Ci tengo a precisare però che mio marito a volte la sera lavora, e anche ieri sera, per questo faccio tutto da sola. Lui è meraviglioso e generoso e fa molto più di me, ma non le stesse cose. Rimangono delle differenze, delle inclinazioni e delle diversità incolmabili tra uomo e donna. Che sono bellissime e, io, personalmente, non vorrei mai cancellare.
    Sono comunque contenta di ospitare opinioni diverse dalla mia!

    1. che ci siano differenze fra uomini e donne nessuno l’ha mai messo in dubbio. del resto, non ci sono differenze anche fra i singoli esseri umani?
      è vero, non ho letto il libro e non ho intenzione di farlo. ma ho letto molte interviste e articoli sul libro, e comunque il titolo non credo sia stato scelto per caso. insomma penso che quando si presenta un libro si cerca in qualche modo di dare un’impressione di quel libro che dovrebbe invogliarne la lettura. se ciò che ho letto in rete non corrisponde a quanto contenuto nel libro, allora qualcosa nel meccanismo di promozione non ha funzionato.
      sono convinta che in realtà lei non sia la moglie sottomessa che viene descritta da certe sue frasi, nè che suo marito sia un ‘tiranno’, altrimenti lei non farebbe la giornalista al TG3 ma la casalinga. e non voglio giudicare la sua famiglia che sono sicura sia come tante altre, presa da impegni lavorativi e gestione delle piccole emergenze quotidiane. il mio commento era proprio per mettere in evidenza come la teoria proposta non sta in piedi oltre che essere dannosa.
      sono convinta che il libro sia stato scritto per compiacere una certa parte della popolazione del nostro paese, che ritiene che le donne debbano stare a casa a occuparsi dei figli, compiacere il marito e non desiderare nulla di più, che anzi quelle che vanno a lavorare sono delle povere sfortunate perchè vivono in una città in cui la vita è cara e un solo stipendio non basta. questa mentalità fra l’altro giustifica anche il completo disinteresse dei nostri politici alle politiche per la famglia: a che servono gli asili nido? è meglio che i bambini siano a casa con le mamme no? oppure in casi estremi con le nonne (anche loro donne sottomesse); a che servono leggi più rigide per le pari opportunità, in fondo le donne che non hanno figli e si fanno il mazzo possono ottenere gli stessi incarichi degli uomini, quelle che invece vogliono famiglia preferiscono stare a casa, è nella loro natura. e così via.
      purtroppo la mentalità che si sente in giro è ancora questa, e un libro come il suo non fa che esaltarla e se ne compiace. anche se poi la protagonista della storia è una giornalista affermata e non una casalinga tutta pannolini e fornelli. ma si sa, scrivere libri è un lavoro e i libri si pubblicano per vendere copie.
      ero convinta che avrebbe apprezzato di sentire opinioni diverse, altrimenti non avrei perso tempo a scriverle!

  9. paul bratter

    per chi ha la pretesa di criticare il libro dal titolo darei un piccolo esercizio,
    provate a fare una recensione di questo libro leggendo solo il titolo:
    CATCHER IN THE RYE (“acchiappatore” nella segale)….

    1. non ho parlato solo del titolo, ma anche delle interviste all’autrice e delle parole introduttive relative al libro stesso presenti in rete. io comunque ho criticato una mentalità che traspare dalle parole dell’autrice, citate per esempio fra virgolette in tutti gli articoli che parlano del libro, e dalle parole da lei stessa scritte in questo blog nonchè sostenute dai suoi ammiratori.

  10. paul bratter

    si ma mi pare che a te le idee contenute del libro (o quelle che tu credi che il libro contenga), non ti smuovono più di tanto ne ti cambiano niente personalmente, anche perchè tu il libro non lo leggerai mai, allora non capisco di cosa stiamo discutendo: di qualcosa che non conosci, che pensi di avere intuito e che comunque alla fine non ti riguarda

  11. Anna

    Se poi verrà preferita la donna segretaria/ultima arrivata/amante del capo rispetto alla donna meritevole, che si fa? Un’altra legge?
    La verità è una sola: chi merita ha ampie possibilità di farcela e non è una leggiucola che stabilisce delle(umilianti) quote rosa a impedire le ingiustizie.

    1. quelle vanno avanti da sempre anche senza quote rosa. ma forse più capi donna metterebbero fine (o almeno attenuerebbero) questo fenomeno.
      ecco, ancora una volta la dimostrazione che quello che pensavo è corretto: secondo la vostra mentalità le donne che arrivano ai vertici sono perlopiù donne senza scrupoli che la danno al capo, mentre gli uomini, loro sì che meritano! su di loro non si ha mai il dubbio che siano andati avanti perchè figli o leccapiedi di qualcuno! insomma sulle donne si dubita sempre che possono essere all’altezza, sugli uomini raramente lo si mette in discussione.
      la frase “chi merita ha ampie possibilità di farcela” implica che pensi che la stragrande maggioranza delle donne non meritino o non siano all’altezza? perchè stando ai numeri la stragrande maggioranza delle donne qualificate non guadagna quanto un uomo e non ricopre lo stesso numero di ruoli dirigenziali. quindi secondo te le donne sono chiaramente meno intelligenti e capaci degli uomini?
      le quote rosa sono umilianti casomai solo per quelle che hanno scelto di stare a casa (sottolineo scelto, non parlo di chi l’ha dovuto fare per necessità o perchè non ha avuto la possibilità di avere un lavoro), perchè un mondo fatto di donne che lavorano, affermate, professioniste, e magari anche con figli, mette in evidenza l’incapacità e la pigrizia di chi invece ha fatto una scelta diversa.

  12. Anna

    Ci si accontenti allora del posticino assicurato con la leggina rosa, una sorta di cartellino taroccato, di serie B. Bella conquista! Sopratutto di pari dignità.

  13. Poirot77

    Mi permetto di tentare una piccola intercessione a favore di Costanza (anche se non ne ha affatto bisogno..), pur cercando di rispettare al massimo i punti di vista discordanti.
    La vera pietra d’inciampo secondo me, è l’uso del verbo “sottomettersi”che purtroppo oggi risente tanto delle inflessioni che il termine ha preso nel corso della storia , sempre più caratterizzata da conflitti sociali.
    Sub-mitto (dal latino) ha tante accezioni e una delle più indicate in questo caso è anche “mandare in aiuto” . E’ indicata proprio perchè parlano di donne si rifà molto alla creazione della prima donna , Eva, che Dio creò come “aiuto che gli sia simile”(all’uomo ovviamente).Non c’entra nulla la lotta fra i sessi, parità o non parità!Dio , ha mandato la donna in soccorso dell’uomo!!E menomale!!Perchè in buona sostanza la donna è più tosta dell’uomo!!Nessuno si sognerebbe di definire S.Paolo uno schiavista eppure scrive rivolgendosi agli schiavi – ancora presenti al tempo – dicendo di obbedire ai padroni giusti e pure agli ingiusti!!E che diremmo, che fosse un servo dei padroni?? Non direi proprio…Anzi, la schiavitù è stata proprio abolita dal cristianesimo che rende gli uomini (come genere umano) tutti uguali al cospetto di Dio!!
    Il verbo “sottomettersi” sembra ormai un attacco alla dignità personale che tutti sono convinti di tutelare strenuamente – non vedendo quante volte veniamo meno alla nostra stessa dignità di figli di Dio.. – ma è falso!!
    Faccio un piccolo esempio per rendere il senso del concetto che c’è dietro l’uso di questo verbo:
    se ho un bel mazzo di rose o altri fiori stupendi, per poterne godere appieno che faccio??Li metto in una bottiglia di plastica tagliata a metà e li espongo in salotto??O cerco un bel vaso, magari decorato finemente per poter dare il giusto valore ai fiori??
    Alla i fiori sono belli a prescindere, ma vuoi mettere la differenza se sono esposti un una mezza bottiglia di acqua minerale o su un bel vaso (non da notte , mi raccomando!! 🙂 ) ???
    Un bel mazzo di fiori dentro un bel vaso è il massimo che si può trarre per poter godere dei fiori in casa!
    Il discorso è tutto lì..
    Per un cristiano , e ricordo che il libro è scritto da una giornalista crisitina se magari qualcuno/a se lo fosse dimenticato, la scoperta che c’è Qualcuno che conduce la nostra vita e che ci aiuta a capire chi siamo e cosa fare (dalle scelte più semplici a quelle più complesse) è una cosa meravigliosa!!Ci semplifica il nostro essere costantemente inquieto!!
    La lettera di S.Paolo è solo un vademecum, istruzioni-per-l’uso , per la vita di una famiglia cristiana, dove a noi mariti tocca pure una bella missione ardua: dare la vita per le mogli!!
    E solo così che il mazzo di fiori e il vaso pregiato danno il meglio di se…

    1. “Perchè in buona sostanza la donna è più tosta dell’uomo!!”… e chi l’ha detto che ‘la donna’ è più tosta dell’uomo? ci sono donne toste e uomini tosti, donne deboli e uomini deboli. è proprio questa generalizzazione che trovo qualunquistica, questo dire che “le donne sono così e il loro ruolo è questo”, qualunque cosa voglia dire e qualunque sia il significato… secondo me ogni donna ha il suo ruolo e ogni uomo ha il suo all’interno della SUA coppia e della SUA famiglia. non tutte le coppie sono uguali, non tutte le famiglie sono uguali, non tutte le persone sono uguali. solo che siccome parliamo di persone, vorremmo che TUTTE le persone, in quanto esseri umani e cittadini abbiano le stesse opportunità nel lavoro, nella vita, nella famiglia. poi ogni coppia e ogni famiglia trovano il loro equilibrio e ognuno a casa sua faccia ciò che vuole.

  14. paulbratter

    io non vedo nel mondo del lavoro la discriminazione verso le donne (verso le mamme si, ma allora è tutto un’altro discorso), quello che vedo è invece carriere spianate da nepotismi, raccomandazioni politiche, cognomi importanti e appartenenza a logge massoniche.
    e stiamo a parlare di quote rosa!!!!?????

    1. Mary

      e le mamme non sono donne?
      Dalla tua affermazione sembra che discriminare le mamme è giusto.

    2. allora, le donne ch enon sono mamme hanno meno problemi a piegarsi a una mentalità del lavoro presenzialista e ad abbassare la testa di fronte a certe difficoltà. le mamme molto spesso non possono semplicemente permettersi di andare a lavorare perchè il mondo del lavoro non permette la conciliazione, oppure semplicemente l’assenza di servizi per l’infanzia rende la cosa economicamente (e praticamente) impossibile. sono assolutamente convinta che nella maggiorparte dei casi le mamme che lavorano per il piacere id lavorare siano delle privilegiate (e fra queste ci sono anche io).
      s eperò parliamo di discriminazione, le donne che non hanno figli sono discriminate anche loro, perchè se non hanno figli oggi potrebbero averli fra 1 mese.
      e comunque le quote rosa servierbbero proprio a questo. in altri paesi sono servite. parliamo di dati di fatto, non di chiacchiere. il fatto che ci siano nepotismi con le quote rosa non c’entra. sono due problemi dovuti a motivazioni diverse e vanno affrontati in maniera diversa. è come se dicessi che c’è la malasanità e allora che stiamo a fare a parlare di ricerca scientifica…

      1. e aggiungo anche che proprio perchè si sa che le mamme sono discriminate, molte donne rinunciano a diventarlo. questo è un cancro per la nostra società. non dimentichiamoci che siamo ultimi in europa come occupazione femminile e tasso di natalità. e non è un caso.
        aggiungo infine che le quote rosa sono state applicate in molti paesi e si sta cercando di applicarle anche da noi (al 20-30%? ma vi rendete conto di che cifre ridicole parliamo?) semplicemente per RISPETTARE UNA DIRETTIVA EUROPEA.

  15. raffaella

    Anch’io non sono favorevole alle quote rosa (che mi fanno un po’ sentire una protetta dal WWF) perché credo che la possibilità di arrivare a posizioni di responsabilità e di prestigio debba dipendere esclusivamente dalle qualità personali dell’individuo. Certo bisogna anche però che si parta con uguali possibilità ed opportunità ed è su questo punto, a mio avviso, che si deve lavorare ancora molto.
    Per quanto riguarda poi il fatto che le donne non siano adatte al potere, credo che bisogna intendersi sul termine “potere”. Se lo si considera come l’espletamento dispotico ed arrogante delle proprie responsabilità penso che non dovrebbe essere adatto a nessuno, e quindi la battaglia dovrebbe essere nel campo dell’organizzazione e della psicologia del lavoro.. Se invece il potere è assunzione consapevole delle proprie responsabilità e capacità di lavorare al meglio insieme agli altri, sono convinta che le donne possano gestirlo egregiamente utilizzando quelle loro peculiarità che Costanza tanto evidenzia e che anch’io credo esistano in buona parte anche se, secondo me, non per origine biologica ma culturale. Creare una contrapposizione tra donne e potere rischia di legittimare la relegazione della donna lavoratrice solo in posizioni subordinate e marginali. Comunque, anche in questo caso conta più l’individuo che il sesso (conosco uomini che ricoprono cariche di grande responsabilità e che lo sanno fare con correttezza, delicatezza ed equità e donne arroganti e aggressive che intendono il potere come oppressione)
    Il problema vero e centrale mi sembra proprio quello di favorire la donna che lavora, soprattutto quella che non può permettersi nemmeno il dubbio se lavorare o meno, con tempi, orari, modalità e servizi che la permettano di conciliare lavoro e famiglia. Naturalmente una diversa organizzazione del lavoro deve interessare anche i padri perché credo che se la presenza materna sia insostituibile nei primi mesi di vita del bambino, non mi sembra poi molto diverso se a far la spola scuola-piscina- casa o ad accompagnare alle feste o a parlare con i professori sia il padre anziché la madre: la scelta dovrebbe essere libera all’interno della coppia, alla luce di considerazioni personali senza condizionamenti o forzature esterne.
    Il problema del recupero di una certa sobrietà di scelte e di vita è oggi molto in voga e probabilmente è l’unica possibilità che abbiamo per non finire schiacciati da quello stesso modello culturale che abbiamo creato. Certo è innegabile che le nostre esigenze e quelle della nostre famiglie siano oggi molto cambiate rispetto a pochi decenni fa, anche se, devo dire, della mia sobria infanzia (lavorava solo mio padre) ho un ricordo bellissimo.
    Annotazione personalissima sul marito di Costanza: conoscendolo un poco, posso affermare che se Costanza ha scritto questo libro ed anima con tanta vivacità questo blog, un po’ lo deve anche a lui (e lei è la prima a riconoscerlo) che certamente quando è a casa non sta stravaccato sul divano a sorseggiare birra. Delle tante cose un po’ negative ( per chi non ha colto l’ironia di Costanza) che su di lui sono emerse l’unica alla quale mi sento in parte di associarmi è la sua non proprio sfavillante propensione alla vita mondana che vada al di la di una pizza al “Core de’ Roma”

  16. Elisabetta

    Cara Cosmic,
    non sono l’autrice ma le confido una cosa: Costanza voleva intitolare il libro “Da che pulpito viene la predica”, l’editor (che di mestiere vende libri) le ha suggerito di inserire le parole sposalizio e sottomissione nel titolo, proprio per scatenare il dibattito che anche qui fiorisce.
    Odio i commenti lunghi, per cui in sintesi: bisogna intedersi sul significato della parola sottomissione, senza fare esegesi del testo, Costanza la intende come mettersi sotto, farsi base, sostegno non come subire, sopportare, castrarsi.
    Il fatto che a scrivere non sia una casalinga frustrata, ma una donna lavoratrice oltre che madre e moglie parla da sè. E poi Costanza è credente e questo segna il suo punto di vista.
    Sulle quote rosa sposo la linea della legge a termine, come per i congedi parentali in Norvegia, per le stesse ragioni culturali. Magari con animi più sereni ne discuteremo ancora.

  17. maria

    ho letto il post e francamente mi sembra di sentir parlare mio nonno… Penso che siano mentalità come la sua che non fanno arrivare le donne ”al potere”, ci ha mai pensato? Uno pensa ‘le donne non sono fatte per il potere, per comandare’, sono fatte per ‘accogliere’, e allora per questo motivo tra una donna qualificata e un uomo meno qualificato si sceglie l’uomo, per via di questo pregiudizio… Ti credo che alla fine le donne che arrivano sono poche, per sfidare tutti questi pregiudizi ci vuole davvero una forza d’animo d’acciaio.
    Per quanto riguarda le diversità tra uomo e donna, parliamo di diversità a livello fisico e sessuale, ma mi rifiuto di farmi influenzare da queste diversità in altri ambiti, specie sul lavoro: in quanto donna avrò anche una vagina fatta per ‘accogliere’ il pene (nel momento del sesso), ma da qui a dire che devo essere ”sottomessa” e accogliente in ogni parte della mia vita e devo farmi da parte perché sono gli uomini quelli ‘forti e determinati’, ne passa di acqua sotto i ponti.
    In quanto persona, a me piace essere giudicata per la mia personalità, non per la mia conformazione fisica: se una donna non è adatta a gestire responsabilità, lo è perché in quanto persona non ha le qualità necessarie, non perché in quanto donna si da per scontato che non ne sia capace.
    E comunque, il titolo alla san pietro style è un vero tocco di classe, fatto apposta per incrementare le vendite. Della serie tutto purché se ne parli (e se ne guadagni). Complimentoni 😛

    1. raffaella

      Quando ho saputo il titolo del libro, pensavo fosse ironico e il fatto che invece sia serio non è facile da digerire. Inoltre sono in disaccordo con molte tesi dell’Autrice ma di una cosa sono assolutamente certa: non ha scritto nulla in cui non creda sinceramente e profondamente ed è mille miglia lontana da ogni logica di marketing. La si può criticare sulle idee ma non credo sia giusto mettere in dubbio la sua onestà intellettuale

  18. Come dice il mio amico Camillo Langone un libro non è un indovinello, e non va spiegato.
    A quasi tutte le questioni sollevate da alcune perplesse compagne di blog la risposta è nel libro. Che però, è ovvio, si può sempre non comprare!
    Quanto alle accuse a me, alle mie idee e alla mia persona, sono sicuramente tutte giuste: anzi, io che mi conosco da vicino saprei dire ben di peggio di me (ma lo faccio solo con il mio confessore). Però, come dice Raffaella, con la quale spesso ci troviamo su posizioni diverse ma ci stimiamo e rispettiamo, io di sicuro ci credo in quello che dico, e non faccio la furba.
    Per fortuna non sono in politica, non dirigo niente, non ho nessun potere (anche la signora che pulisce in casa mia fa di testa sua) e non minaccio in nessun modo le altre donne che non la pensano come me. Non ho neanche scritto un trattato di sociologia, né un saggio. Solo lettere ad amiche, parlando di quello che per la mia vita ha funzionato.
    Infine, che mio marito sia meglio di me, è sicuro. Sono cristiana, ma mica sono scema!

  19. claudia

    Cara Maria se tutti fossero come lei, non lo leggerebbe nessuno il libro, invece, poichè esistono ancora persone che prima di emettere sentenze, leggono gli atti,il libro è richiestissimo anche se mal distribuito.
    Per quanto riguarda i guadagni, penso che sia l’ultimo pensiero dell’autrice, la soddisfazione più grande per lei è di trovare persone che condividono il suo pensiero, dopo una lettura più profonda ma condita da tanta ironia, non limitata al titolo, piuttosto che uno sguardo a Vanity Fair

  20. giovanni

    Mary, lascia perdere, la lettura del libro ti irriterebbe: capiresti il vero significato delle idee della Miriano, leggeresti un inno al matrimonio (ancor meglio al matrimonio cristiano), un elogio della fedeltà, un incoraggiamento addirittura a chiedere la Grazia sacramentale, ecc. Tutta roba degna di tuo nonno: proprio quel genere di “politically correct” che fa aumentare le vendite dei libri, in questa societá oscurantista e medievale!

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