L’uomo non è un fungo

di Costanza Miriano

Siamo stati qualche giorno al mare nel basso Lazio. Alla fine della giornata andavo a correre: avevo fortunosamente trovato una chiesa a tre chilometri dalla casa, e andavo a messa correndo (facendo un giro largo): in pantaloncini corti, con una gonna di chiffon avvoltolata nel pugno, per non entrare in chiesa con le cosce nude. Nel tragitto tutte le sere ho incontrato lavoratori che spuntavano alla spicciolata dai campi coltivati. Andavano in bici, sudati, scuri di pelle e nello sguardo, stanchi. Avevo anche un po’ paura di loro, come peraltro di ogni altro uomo che avessi incontrato da sola mezza nuda nella campagna deserta, per cui evitavo di incrociarne lo sguardo, ma quando mi è capitato non ho visto sorrisi amichevoli. Alcuni di loro erano certamente musulmani, molti avevano lunghe barbe nere. Ho provato riconoscenza per loro, e timore e disappunto e tenerezza, e l’ho scritto in un post su facebook che ha scatenato fiumi di stupidaggini e cattiverie e anche insulti. Ecco il post.

Finita la nostra breve vacanza nel golfo di Gaeta, lascio un pensiero riconoscente ai lavoratori stranieri dei campi, quelli che ho incontrato tutte le sere correndo in mezzo alle coltivazioni. Non vi ho salutati perché so che per quelli di voi che sono musulmani una donna poco vestita, come me quando corro, è una poco di buono, e perché eravamo in mezzo al nulla. Ma vi sono grata perché penso che sia grazie a voi se ho potuto mangiare tanta frutta e verdura buonissime e a poco prezzo. Credo che ci sia qualcosa che non va in questo. Voi dovreste avere un lavoro in mezzo alle persone a cui volete bene, e fare il contadino dovrebbe essere un mestiere allettante e remunerativo anche per chi è nato qui. Intanto comunque grazie delle pesche e dei meloni e del basilico e dei cetrioli”.

Sinceramente non mi spiego proprio certe reazioni. Sono certa, per quanto mi riguarda, di non avere nessun sentimento razzista, se per razzismo intendiamo l’idea che qualcuno sia inferiore a qualcun altro per il solo fatto di appartenere a un altro popolo e cultura, indipendentemente dalle sue qualità personali. Sono invece profondamente razzista se con la parola intendiamo la convinzione che ogni uomo è condizionato, oltre che da alcuni elementi biologici da cui non può prescindere, anche dalla sua cultura e, per quanto mi riguarda, soprattutto dalla fede. Credo che questa questione sia centrale ormai. Lo mostra l’ossessione sempre più diffusa in Occidente per il multiculturalmente corretto, e lo dimostra la cautela con cui sia il Papa sia Obama, tanto per dire i due principali, maneggiano la patata bollente della sfida Jihadista nel mondo islamico.

Il multiculturalmente corretto raggiunge livelli demenziali ormai, non si può dire più niente su certe culture – vedi discorso di Ratisbona – senza scatenare levate di scudi e grida isteriche. Vogliamo allora dire che è un bene che ci siano lavoratori provenienti da lontanissimo che vengono sicuramente sottopagati per lavorare i nostri campi, separati dalle famiglie e dalle origini, sottoposti alle (non)regole del lavoro nero, senza tutele, senza più radici, separati dalla loro cultura e da un luogo nel quale vivere serenamente la loro fede? Vogliamo negare che è un peccato che a causa delle nuove modalità di diffusione delle merci e delle mille imposizioni burocratiche dell’Ue è quasi impossibile mantenersi dignitosamente facendo il contadino, ed è difficile anche se si è proprietari delle terre, vivere del loro frutto? (Ci ho fatto diverse inchieste da giornalista del tg3, tra l’altro). Non posso dire dunque che mi dispiace per loro che siano costretti a lavorare qui, e che uno degli elementi di sofferenza per loro è lo sradicamento?

Cosa c’è di offensivo nel dire che l’islam in generale, senza arrivare all’Isis, ha un’idea della donna molto diversa da quella che abbiamo qui in occidente, un’idea che, anche se non è la mia, rispetto in molte sue parti, per quello che ne so? Ma se i miei detrattori me lo ricordano tutti i giorni, che ci sono oltre tutto tanti luoghi in cui le donne non possono parlare, guidare, studiare, e devono essere sottomesse, e non nel senso paolino? È una mia invenzione la poligamia? È una mia invenzione il velo? Sono mia invenzione le storie della atlete di paesi musulmani a cui è stato impedito di correre scoprendo troppo il corpo, donne che magari sono scappate proprio per correre le Olimpiadi? È un fatto che per le strade di Gerusalemme un sacco di uomini abbiano fatto commenti irripetibili (me li hanno tradotti) perché avevo un top che lasciava le spalle scoperte (quando l’ho capito ho rimediato velocemente).

Ora ovviamente sto semplificando, l’Islam è molte cose diverse, si incultura diversamente e ha più correnti al suo interno (tante nordafricane corrono in pantaloncini corti, è vero, ma molte altre non possono), ma io credo che la questione crei un corto circuito nei campioni della tolleranza: tutto ciò che è bianco e maschio e cattolico è cattivo e aggressivo, gli altri sono sempre vittime del nostro imperialismo culturale.

Non è così. Lo scontro culturale è un dato di fatto, l’idea che si possa convivere in modo indolore è falsa e sottilmente cattiva, perché non riconosce il valore dell’appartenenza a qualcosa di diverso, che l’altra persona fatica a lasciare. Ho incontrato la famiglia di profughi siriani portati in Italia dal Papa, mantenuti dal Vaticano in un meraviglioso alloggio nel cuore di Trastevere (in attesa che trovino lavoro); quando ho chiesto se desiderino tornare a casa sono scoppiati a piangere, eppure avevano avuto ciò che neanche nella più sfrenata delle fantasie avevano osato desiderare. Un uomo senza storia non ha futuro, ha detto il padre, mentre la moglie, velata, piangeva.

Cosa c’è dietro questo nostro desiderio di abbandonare la nostra cultura per affrettarci a riconoscere la superiorità delle altre, a tacciare di razzismo ogni affermazione di differenza? Il discorso sarebbe molto ampio e complesso, ma ho la sensazione che l’idea di uomo percepita dal pensiero unico mediatico come auspicabile, come ideale, è quella di qualcuno estremamente flessibile, pronto a spostarsi, senza radici, senza appartenenza, senza cultura e senza fede, e possibilmente anche senza sesso, fluido in tutto, pronto a correre dove le necessità economiche lo ritengono più utile e produttivo, un uomo culturefluid, genderfluid, religionfree. L’uomo Imagine (nessun paese, nessuna religione, nessun possesso). Ce l’hanno venduta come espressione della massima libertà, ma la libertà non è non appartenere a niente e nessuno. La libertà è amare profondamente ed essere amati, appartenere intimamente a una storia, avere radici e cultura e avere l’autonomia di giudicarle, e di trattenere ciò che è buono, ciò che fa per noi.

Perché, la notizia è sempre quella, l’uomo non è Dio, e non può autodeterminarsi in tutto e per tutto. L’uomo non è un fungo che spunta dal nulla dopo una pioggia, anche per il suo figlio prediletto, Gesù, Dio ha scelto che appartenesse a un popolo, che nascesse in un luogo preciso, in un punto esatto della storia, figlio di una serie di generazioni che lo hanno atteso. L’uomo, ogni uomo, non è un grumo di cellule, è un figlio amato, che a differenza dell’animale nasce in una storia fatta anche di cultura, in un luogo preciso, in una catena di vicende, di uomini e donne che lo hanno preceduto e lo hanno portato fin lì. Solo quando si appartiene con certezza a qualcosa si può essere veramente liberi.

227 pensieri su “L’uomo non è un fungo

    1. flavio

      In effetti l’esempio del fungo, seppure molto poetico, andrebbe impostato al contrario. Perché i funghi spuntano sempre nello stesso posto, hanno bisogno del loro terreno, del loro albero, del loro clima. Appartengono ad un luogo specifico che si chiama “fungaia” che per i cercatori di funghi si tramanda di padre in figlio. Sono protagonisti quindi di una storia. E ogni varietà di funghi ha la sua di storia! Come un uomo, come ogni essere vivente.

  1. Ivana Marzocchi

    Come al solito, cara Costanza, i tuoi articoli mi affascinano, perché sai dire il tuo pensiero e la tua visione della realtà con estrema sincerità, ma anche con rispetto delle persone e della realtà, appunto.
    Grazie, perché mi insegni a non rinunciare a dire e proclamare a voce alta e con coraggio i valori della mia cultura e della mia fede, pur guardando con onestà la complessità del mondo in cui viviamo senza generalizzare sguardi e giudizi. Ti voglio bene! Ivana di Forlì.

  2. Luigi

    “ma io credo che la questione crei un corto circuito nei campioni della tolleranza: tutto ciò che è bianco e maschio e cattolico è cattivo e aggressivo, gli altri sono sempre vittime del nostro imperialismo culturale.”

    Sì, è proprio così.
    È talmente virulento, il morbo del politically correct, che ogni tanto fa capolino anche dove meno te lo aspetti; infatti, poco prima, ti è scappato questo:

    “Avevo anche un po’ paura di loro, come peraltro di ogni altro uomo che avessi incontrato da sola mezza nuda nella campagna deserta […]”

    Insomma, va bene fare attenzione, ma non è che gli uomini siano tutti degli assatanati 😀

    Per il resto, evito accuratamente di entrare nel tema “razzismo”, quale che sia il significato che la neolingua assegna a tale parola.
    Lo vediamo proprio in questi giorni, con un processo e una condanna già emessi.
    In televisione, non nei tribunali…

    Dico invece qualcosa sull’altro tema che sale alla ribalta dall’articolo: l’agricoltura.

    Fino a trent’anni fa, nell’Italia del nord, erano studenti, pensionati e casalinghe italiani a lavorare come stagionali per i raccolti.
    Anche gli specializzati – come nelle stalle – erano però italiani.

    Poi la tecnologia ha reso non conveniente economicamente il lavoro dei primi.
    Ecco che sono apparse come funghi – è proprio il caso di dirlo! – le macchine per la raccolta di pomodori, cipolle, aglio e quant’altro.

    Non più di cinque/sei anni fa… il “miracolo”.
    La manodopera umana torna nei campi, sotto forma di nordafricani, negri o indiani.

    Come mai? Perché sono pagati – quando va bene – un decimo di quanto venivano pagati gli italiani.
    Organizzati in cooperative rigorosamente etniche (perché i razzisti siamo solo noi, ma chissà perché arabi e africani neri si guardano bene dal mischiarsi!), che sono niente altro che compagnie schiaviste con patente legale.
    Un po’ come i corsari, pirati con l’autorizzazione del re…

    Questo, grattata la vernice in superficie, è quanto sempre – sempre, sempre – si nasconde sotto la patina del progressismo, dei diritti umani, del multiculturalismo: lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
    L’asservimento, la schiavitù dell’anima e del corpo, la commercializzazione e l’abbruttimento di quanto di migliore vi sia negli esseri umani.

    Con la tattica del pietismo, della lacrima facile, della mozione dei sentimenti – si ammmmano! – hanno precipitato l’Europa nella più barbara delle età; altro che il Medio Evo!
    E il grave è che l’Europa già della millenaria civiltà cristiana, ridotta a larva femminea e impotente, sembra incapace di ogni reazione vitale…

    Buona domenica a tutti.
    Luigi

  3. Luigi

    E aggiungo, scusandomi per la prolissità: l’agricoltura italiana è morta.
    L’hanno uccisa le normative europee e i loro solerti applicatori peninsulari.

    Le uniche eccezioni – sempre più rare e perseguitate – sono quelle di chi, per eredità ancestrale o intelligenza propria, ha capito che la coltivazione dei campi è qualcosa di ben diverso e più profondo che il semplice sfruttamento industriale della terra (per non parlare del filone modaiolo/griffato à la Eataly).

    Non per nulla le parole”cultura”, “culto” e (agri)”coltura” hanno tutte la medesima etimologia, dal latino colere.

    E allora è facile riconoscere la matrice comune dell’odio verso le terre e le genti d’Europa…

    Di nuovo, buona domenica!
    Luigi

    1. @Luigi nella mia non profonda conoscenza del tema, mi pare si possa dire che l’Agricoltura Italiana, sia uccisa (per lento e progressivo strangolamento), da tutte quelle Aziende produttrici (multinazionali o meno) che impongono loro il prezzo della materia prima, dalle arance al latte al resto, certo non per abbassare i prezzi al consumo, ma solo aumentare l’iniquo – in questi termini – guadagno.
      Prezzo con il quale una Azienda Agricola non si può minimamente mantenere, né può pagare dignitosamente i propri braccianti (perché mi rifiuto di credere che tutte le Aziende Agr. Italiane siano fatte solo di avvoltoi), non parliamo poi di “metterli in regola”.

      Su questo poi mi pare taccia colpevolmente – da sempre – il governo di qualunque colore, il nome della legge del “libero mercato”!

      1. Luigi

        Bariom,

        quanto tu affermi è il “dopo”.
        Per intenderci, tipo il risveglio con le orecchie d’asino di Pinocchio.
        Il conto salato, insomma, dopo i due mesi nel Paese dei Balocchi. Prima, però, c’è questo.

        Per il resto… non tutte, certo.
        Molte, però, sì.
        Il fatto stesso che tu scriva di “braccianti” la dice lunga.

        Ciao.
        Luigi

  4. Pierangelo

    Ottimo articolo, scritto col solito candore femminile di cui ormai si è persa traccia. Quanto al contenuto, esso riflette la difficoltà di distinguere tra piani di interpretazione diversi(identità religiosa, tolleranza,progetti seri di integrazione)
    Mi ritengo un privilegiato perché essendo un medico ed avendo fatto il giuramento di Ippocrate non ho difficoltà a prendermi cura di tutti, bianchi e neri, uomini e donne, bambini e vecchi, credenti e atei.

  5. Francesco

    Bellissimo articolo. Stiamo diventando veramente “religionfree”. Perche’ Papa Francesco non e’ andato ad accogliere le salme dei connazionali uccisi a Dacca?

  6. Marina

    Gentile Sig.ra Miriano,
    Mi piacerebbe capire quali sono le parti che lei dice di rispettare a proposito della concezione che ha l’ islam della donna….gradirei una risposta puntuale ed esauriente perché non sono una sprovveduta totale in questo campo, visto che mio padre ha lavorato nei paesi islamici per 40 anni…..cordiali saluti.

    Marina

    1. admin @CostanzaMBlog

      Noi invece non gradiamo questo tono impertinente e perentorio.
      Costanza risponderà quando, come e soprattutto se vorrà farlo.

  7. @Costanza “da sola mezza nuda nella campagna deserta…”.

    Presumo il “mezza nuda” non sia letterale 😉 comunque diciamo che rientrando dalla spiaggia ci può anche stare, ma vogliamo anche dire, tanto per uscire dall’ipocrisia del politically correct, che forse sarebbe il caso di smettere di pensare che il girare “mezze nude” (alle volte non molto eufemisticamente), per la città o dove sia, delle donne di ogni età, sia un segno di civiltà e di modernità o di affermazione di uguaglianza di diritti?! (anzi direi che nel concreto i maschi siano molto più vestiti).

    Ieri nelle vie del mio centro città ho incrociato due signore più o meno della tue età, che indossavano nella parte superiore quello che non mi pareva altro che un “top” di biancheria intima… Un po’ perplesso ho chiesto a mia figlia diciasettenne che era con me: “… ma quella è biancheria intima o sono “magliette” che vanno di moda adesso?” (me povero bacchettone-arcaico-veterotestamentario).
    “No “papi”, adesso “si usa”… (sic), possono essere magliette, ma puoi usare anche la biancheria…” (!)

    (Manco male che mia figlia non sembrava approvare…) 😐

    1. Pierangelo

      ” E’ il linguaggio che crea la coscienza ” ho letto da qualche parte.
      Parole come innocenza, candore, decoro, rispetto per la persona e per gli ambienti, femminilità, virilità, maturità,
      riflessione ed altre ancora sono quasi scomparse dal vocabolario parlato.
      Imperano invce parole come : diritti, giustizia, pari opportunità, femminicidio e intercalari del tipo ” come dire”
      “comunque” “detto questo” “dopo di che” inseriti in discorsi vacui o manipolatorii. Attraverso i media tutto questo
      produce una massificazione del linguaggio che prepara al pensiero unico.
      Un religioso ha detto qualche anno fa : l’ignoranza mi fa più paura della cattiveria.
      Grazie per l’attenzione
      Pierangelo

    2. Luigi

      😀

      Bariom, condivido il discorso generale, però era andata a correre… già ci sono le atlete dei paesi mediorientali infagottate nelle tute d’astronauta…

      Per rimanere in tema, bisogna aggiungere che ormai certi capi d’abbigliamento sono “osati” anche da donne (?) che non hanno più il men che minimo requisito fisico, risultando quindi di un ridicolo allucinante.
      Per non parlare dei tatuaggi… non solo non ci sono più gli uomini di una volta, ma neppure le donne…

      Allargando ulteriormente la prospettiva, è interessante notare come le donne possano andare in ufficio – luogo che aborro – in stile peripatetico, mentre gli uomini devono soffocare in giacca e cravatta (così imparano!).
      Le solite conquiste del razzismo femminista, immagino.

      Ciao.
      Luigi

      P.S.: dopo aver aperto un tavolo di discussione sulle sorti dell’agricoltura italiana, ora ci concediamo un dibattito sulla moda femminile. Deve essere il caldo 😉

      1. Beh Luigi, sei fuori moda… ormai “giacca e cravatta” e ben difficile vederli per gli uffici (giusto forse in specifici uffici o settori) 😉 😀

  8. Vanessa

    Gentile Costanza,
    sono una figlia, nel bene e nel male, di questi tempi confusi (ma ne è mai esistito uno che non lo sia stato, dai tempi di Adamo?).
    Di solito non concordo con quello che lei scrive – in quanto il mio modo modo di essere femmina e cristiana è decisamente l’opposto del suo – ma questa volta le dò ragione e ha la mia piena solidarietà per le critiche superficiali e sciocche che le sono state rivolte.
    Lei dice questo:

    “[…] l’idea che si possa convivere in modo indolore è falsa e sottilmente cattiva, perché non riconosce il valore dell’appartenenza a qualcosa di diverso, che l’altra persona fatica a lasciare.”

    Anche Simone Weil (una pensatrice decisamente alla sinistra del Padre) ha scritto ne ‘La prima radice’ che non solo è cattivo il pensiero – implicito nei discorsi pseudo umanitari alla Imagine – di poter spazzare via l’identità, ma che chi è sradicato sdradica.
    È a questo che assistiamo quando battaglie a favore della libertà e dignità di ognuno diventano esse stesse dei totalitarismi omologanti contraddicendo il proprio fine.
    Corruptio optimi pessima, diceva, se non sbaglio, Gregorio Magno.

    P. S. Cosa ne pensa di quei zelanti difensori della tradizione che attribuiscono con gioia al cristianesimo la stessa visione della donna dell’Islam, dando così ragione ai terzomondisti antieuropei? Dag Tessore nel suo La donna cristiana ad esempio.

    1. Pierangelo

      L’epoca attuale non si caratterizza , a mio parere, per la confusione dei valori bensì per il loro rovesciamento, al punto che ciò che è intrinsecamente male viene additato come bene (es. utero in affitto) e viceversa (es. femminilità versus femminismo). Tale tendenza mi sembrerebbe irreversibile a meno di uno shock spirituale seguito da una profonda revisione dell’animo umano sempre possibile per chi crede in Dio.

      1. Vanessa

        Vede Pierangelo, non è mai bene idealizzare in toto dei periodi storici e demonizzarne completamente altri, perché significherebbe o il totale predominio terreno di Dio (il che non è, poiché la terra non è il Paradiso e poiché Cristo disse di non essere di questo mondo) o il totale predominio di Satana (e non è neanche questo il caso poiché vorrebbe dire che Dio non può salvarci). La storia insegna che ogni epoca ha avuto gravi piaghe e c’è sempre stato bisogno della conversione. Ci ha anche insegnato che le ideologie totalitarie reazionarie e laiciste si poggiano proprio sul fare di un idolo rispettivamente passato e futuro.
        Se c’è una cosa- anche grazie alle nostre radici cristiane – per cui l’Occidente moderno è nettamente superiore al mondo islamico (con buona pace dei vari Cardini, Buttafuoco e Tessore e smemorati di sinistra) e alle epoche precedenti è il fatto che nessuno ha il diritto di fare violenza su un altro per imporgli la propria visione del bene e del male e stabilire quale ruolo possa o non possa avere nella società.
        Come il semplice fatto, per una donna o uno schiavo, di essere o non essere inclusi nel suffragio universale, ma potrei nominarne molte altre, come la schiavitù stessa che i zelanti islamici magnifico solo perché sta scritto nel Corano. Questo modo di pensare purtroppo non è loro esclusiva.
        Detto ciò vi saluto e ringrazio la signora Costanza per avermi dato spazio.

        1. Pierangelo

          Cara Vanessa, chiedo scusa se il tono categorico del mio commento possa aver urtato la tua sensibilità. Ti ricordo tuttavia che nel Vangelo sono frequenti i richiami di Gesù ad usare il discernimento per rispondere con un sì od un no alle proposte del mondo così da essere chiari su ciò che è Verità e ciò che non lo è, anche se poi tutti noi siamo peccatori bisognosi della Misericordia di Dio poichè La rinneghiamo ogni giorno.
          Un caro saluto.

    2. Dag Tessore è ortodosso, non cattolico, innanzitutto… Ho trovato diverse cose buone nel suo libro, molte altre non condivisibili. E’ molto complessa la questione. proverò a scriverne…

  9. “un uomo senza storia non ha futuro”:: mi sembra una pensiero da rifletterci sopra!
    Abbiamo una storia, noi omiciattoli? la nostra vita da omiciattoli sottoposti adibiti ai vari impieghi stipendiati ha una storia che sia degna di questo nome? o è una vita da inetti e da alienati? ci si aliena anche senza volere, anzi, è questa la forma più autentica di alienazione, e non possibile dissociarsi! ( non è come scrive la Miriano che “ognuno si aliena e si dissocia come vuole” ) una storia da adibiti abbiamo, o che sia ai pomodori o altro!, più dignitosi i pomodori, di sicuro!(cosa gli racconteremo ai nostri nipoti, ammesso che ci vengano, a noi, dei nipoti?

    1. Giusi

      Alvise se non credi in Dio niente ha significato. Pure un re nasce, vive, muore e se lo mangiano i vermi. Viceversa se c’è Dio (come c’è) gli ultimi saranno i primi.

      1. Giusi:

        …se credessi in Dio e fossi un portaborse sempre un portaborse fossi, in questa vita;
        se non lo fossi non lo fossi lo stesso, quaggiù da basso, dov’è che ci si vive…
        Cosa gli racconteremo ai nostri nipoti, che però abbiamo sempre creduto?
        Io, almeno, non ho creduto! Schiavo non credente, fui!

  10. Lucia Maria

    Apprezzatissima scrittrice Costanza Mariano,
    per me sei un genio dell’ironia, un Guareschi in gonnella, ….cioè un mito. Per quanto riguarda lo sradicamento, voglio solo ricordare i milioni di immigrati italiani del sud, del centro, ma anche del polesine, che negli anni ’60 si sono riversati al nord. Diciamolo chiaramente il razzismo c’era. Ancora nel 1976 un ragazzina piemontese non sempre era libera di avere amiche non piemontesi.
    In quanto allo sradicamento tutte le famiglie immigrate l’hanno vissuto sulla loro pelle e su quella dei figli e anche dei nipoti. Lo spostamento dei popoli è antico come il mondo è chi è stato costretto a radicarsi deve imparare in fretta a mettere nuove radici altrimenti vive isolato.
    Con rinnovata stima,
    Lucia Maria B.

    1. Giusi

      E’ vero quello che dici ma c’è una differenza: prima i lavoratori acquisivano via via dei diritti (forse addirittura a un certo punto con qualche esagerazione) adesso via via li perdono. Sono schiavi non solo gli immigrati ma anche i nuovi assunti giovani italiani. I nuovi contratti sono improntati a un nuovo schiavismo senza diritti, senza tempo libero, mal retribuiti e a tempo determinato. Licenziano e forse riassumono: una spada di Damocle continua. Sono le meraviglie del jobs act del cavolo!

  11. Francesco Carraro

    Grazie Costanza per quello che scrivi facendoti voce di molti che come me percepiscono l’atmosfera soffocante del politicamente corretto; delle posizioni prese in modo isterico ed ideologico, dei giudizi spietati contro chi non si allinea velocemente. Povera la nostra Italia che mi sembra allineata su un perbenismo morale laico sostenuto con grande disposizione di mezzi anche dalle principali fonti di Cultura del WEB che poi sono il Corriere e Repubblica. Povera la nostra Italia finalmente liberata dai Comandamenti Cristiani e lasciata libera di avere 1000 idoli, povera Italia che rinuncia all’idea di Famiglia perché a volte l’amore per questa impone cambiamenti e una conversione continua da parte dei partner così che si preferisce una desolazione dei rapporti “fluidi” e superficiali e soprattutto una solitudine profonda di chi non potrà mai sapere quanto è meraviglioso è il piano di Dio sul matrimonio e sugli sposi.

  12. sweety

    Anche io sono un’immigrata. Mi è costato lasciare l’Italia? Sì, ma l’alternativa era la disoccupazione, mentre qui avevo un lavoro. Mi piace vivere in una regione a larga maggioranza protestante? Non dico che sia brutto ma.sicuro qualche problema lo crea. Ma certo che se le persone qui invece di accogliermi e volermi bene (come è, infatti)i dicessero ogni tre per due che sono tristi per me che ho dovuto lasciare la mia patria e che sperano io me ne possa andare al più presto per tornarci certo non mi aiuterebbe.

    1. Giusi

      Se non mi sbaglio tu stai in Germania. Per quel che ho potuto vedere in una vacanza lì gli immigrati li integrano. Non ho visto gente ciondolarsi tutto il giorno o vendere droga tranquillamente in pieno giorno come accade da noi. Qui o sono sfruttati o delinquono. Salvo eccezioni che si riferiscono a persone che stanno qui da tempo (venuti in altri periodi).

      1. sweety

        Sì Giusi, sono in Germania, ed è vero quello che dici, anche se con delle riserve e molti distinguo. Ci sono molte polemiche sulle famiglie turche poco integrate, in cui le madri a stento sanno il tedesco, e ci sono casi di radicalizzazione islamica nelle nuove generazioni (come un po’ ovunque).
        Sicuramente gli immigrati sono integrati, il che significa che lo Stato garantisce loro una Ausbildung (= formazione) lavorativa e linguistica. Ho un amico che è scappato dalla Costa d’Avorio a 19 anni, ha fatto tutta la trafila viaggio a piedi o su mezzi di fortuna fino alla Libia, semi-schiavitù per pagarsi il barcone, approdo in Italia e poi è riuscito ad arrivare qui. Qui lo Stato gli paga un tanto al mese (come ai disoccupati tedeschi) intanto che fa una formazione da ebanista; terminata quella si cercherà un lavoro pagato come ebanista. Fanno anche corsi gratuiti e obbligatori di lingua tedesca. Un altro mio amico è un rifugiato siriano, anche lui con casa data dallo Stato e corso di tedesco per trovare lavoro. I corsi di lingua creano lavoro per tedeschi stessi, così come la gestione dei profughi (solo nella mia regione mi pare almeno 300 posti di lavoro legati ai rifugiati).
        Le moschee sono per la maggior parte legali, controllate e (io sono contraria, ma devo ammettere che funziona) la prostituzione è legale nei bordelli (ripeto: sono contraria, ma almeno per strada non vedo prostitute come vedo ogni volta che torno a casa in Italia!).
        In più, la polizia funziona e la pena è certa, non la barzelletta italiana; nella mia città è pieno di africani (non so perché proprio loro) che spacciano marijuana, devo ammettere, ma niente più di questo, e io vado serenissima in giro da sola di notte (in altre città, come Amburgo o Francoforte, è diverso, ma sono una minoranza). In più la legalità è diffusa: in tanti anni non ho MAI avuto un affitto in nero, neanche per un mese!, e figurarsi lavoro in nero.
        La Germania è un paradiso? No. Ci sono tanti problemi. Non tutti gli immigrati sono integrati come sembra, e il recente afflusso di migliaia di rifugiati ha decisamente creato alcuni problemi anche qui. Ma – a differenza di tanti critici nostrani – io ho vissuto e lavorato e sperimentato il sevizio sanitario e sociale di entrambi i paesi e posso serenamente dire che qui si vive meglio. O meglio: più facilmente; con speranza. Poi la vita non è fatta di sola pecunia, e su questo possiamo iniziare un discorso lunghissimo, sono d’accordo, ma in termini di sicurezza qua si sta meglio.
        ll problema è che, Giusi, quando da noi si dice “okay, integriamo di più; diamo soldi, casa e lavoro agli immigrati; facciamo leggi che impediscano lo sfruttamento” parte la salva di ricriminazioni “non li vogliamo, rubano il lavoro, prima gli italiani, eccetera eccetera”. Francamente non vedo soluzione, così…o non li accettiamo proprio, oppure cerchiamo di sfruttare al meglio la situazione che si è creata e creare le condizioni migliori per il nostro e loro benessere…credo.

        1. Giusi

          Ma la nostra situazione non è quella della Germania. Noi non siamo in grado di assorbire più nessuno.

        2. Fabrizio Giudici

          Ma la Germania è anche il paese dove lo scorso capodanno circa duemila persone hanno aggredito sessualmente circa milleduecento donne. Questi sono i numeri che ha riportato oggi il Corriere, citando a sua volta un noto giornale tedesco. Forse le cose stanno andando fuori controllo anche in Germania?

          1. Luigi

            Decisamente, Fabrizio, le cose in Germania stanno andando fuori controllo.
            Come sono fuori controllo in Francia, Belgio e Gran Bretagna. Nonché in Italia, è ovvio.

            E non si tratta semplicemente di “assorbire” stranieri (cosa che non interessa realmente a nessuno, per altro; basta uscire dai fortini istituzionali per rendersene conto).
            C’è altro, molto più profondo, in gioco.

            Di ciò che l’Europa è stata – e, per favore, basta confonderla con l’Occidente/UE – deve scomparire perfino la memoria.
            Perché?
            Perché, come ebbe a ricordare l’allora Prefetto del già Sant’Uffizio, cardinale Ratzinger, il destino e la missione dell’Europa sono tutte particolari, ponendosi in essa la Sede di Pietro.

            Il nuovo tentativo di erigere la torre di Babele non poteva che avvenire qui.
            Ma fallirà, come il precedente.

            Ciao.
            Luigi

          2. sweety

            Ti posso solo dire la mia esperienza da cittadina in questo paese ormai da anni: io il fuori controllo non lo vedo, e vivo in una città capoluogo di Land, non in provincia. Vedo sincearmente tanta gente che è a favore dei rifugiati; e anche gente che è contraria – che per la maggior parte vive in Sassonia, il Land con MENO rifugiati in assoluto.
            nella mia città di aggressioni da parte di migranti non ce ne sono state. Io posso solo testimoniare la mia esperienza, però…

            1. Luigi

              Non vedi il “fuori controllo”, gentile Sweety, perché – come pressoché tutti – ne fai una questione di ordine pubblico, o poco più.

              Non a caso impieghi termini come “favorevole” o “contraria”, come se giusto e ingiusto fossero questioni di percentuali (e sempre non badando al fatto che le ultime prove elettorali, in quasi tutta la UE, hanno fornito evidenze piuttosto chiare in merito).

              Ma la grande forza dell’articolo di Costanza è proprio quella di aver cercato di andare oltre le semplici questioni poliziesco-elettorali, di aver tentato di perforare la cortina di bugie che avvolge il tema.
              Salvo non essere capito dalla massa trinariciuta, ma non vi è motivo di meraviglia.

              Viviamo in un continente moribondo, dopo mezzo secolo di femminismo, abortismo e odio anti-virile.

              Non ancora contenti, viene organizzata una vera e propria tratta degli schiavi – che, come è noto, rende più del traffico di droga – eradicando milioni di esseri umani dalla loro terra.

              Il tutto propalato dalle élites di governo europeiste, profondamente anticattoliche, che fomentano con ogni mezzo il razzismo nei confronti dei popoli europei (un esempio a caso:
              http://www.ilgiornale.it/news/cronache/mio-marito-ucciso-4-clandestini-governo-nessuna-solidariet-1282277.html)

              Come si può affermare che le cose non siano fuori controllo?
              La realtà dice altro.

              Anche perché non andrebbe dimenticato come, in un’ottica cristiana, l’amor di patria è dovere derivante dal IV comandamento e i doveri di stato di un uomo di governo sono prima di tutto verso i suoi amministrati, non verso le genti di altri continenti…

              Ciao.
              Luigi

              1. ola

                “l’amor di patria è dovere derivante dal IV comandamento”

                Anche qui vero, ma occorre come gia’analizzato in un altro articolo chiarire che la Patria non e’da identificare necessariamente con lo Stato – cfr. traditori della Patria in Dante. Peraltro lo Stato “nazionale” nell’accezione odierna e’un prodotto di quella modernita’che tanto – giustamente – si critica in altri ambiti.

                1. Luigi

                  Certo, la Patria è la Patria, lo Stato è lo Stato e la Nazione è la Nazione. E via così, di La Palice 🙂

                  Se il Catechismo parla di “patria”, io scrivo di patria, è evidente che di Patria – e non di Stato, o Nazione – si stia parlando.

                  Ciao.
                  Luigi

                  1. Enrico

                    Beh, il Catechismo dice anche che dal 4 comandamento deriva che tutti gli uomini sono nostri fratelli, per cui diventa molto complesso stabilire quando un uomo di governo esaurisce i propri doveri verso i propri amministrati e può iniziare ad occuparsi delle altre genti.

                    1. Luigi

                      Enrico,

                      quando si vuole provocare – non sta a me dire se per ignoranza o malafede – bisognerebbe impiegare maggiore attenzione (per altro è già la seconda volta che ci provi con me).
                      Altrimenti non si fa una gran figura…

                      Infatti, anche in merito il Catechismo è di chiarezza cristallina:

                      2241 Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie alla vita, che non gli è possibile trovare nel proprio paese di origine. I pubblici poteri avranno cura che venga rispettato il diritto naturale, che pone l’ospite sotto la protezione di coloro che lo accolgono.
                      Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l’esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L’immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri.

                      E visto che ci sono, non è male riportare anche il punto successivo:

                      2242 Il cittadino è obbligato in coscienza a non seguire le prescrizioni delle autorità civili quando tali precetti sono contrari alle esigenze dell’ordine morale, ai diritti fondamentali delle persone o agli insegnamenti del Vangelo. Il rifiuto d’obbedienza alle autorità civili, quando le loro richieste contrastano con quelle della retta coscienza, trova la sua giustificazione nella distinzione tra il servizio di Dio e il servizio della comunità politica. « Rendete […] a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio » (Mt 22,21). « Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini » (At 5,29).
                      « Dove i cittadini sono oppressi da un’autorità pubblica che va al di là delle sue competenze, essi non ricusino quelle cose che sono oggettivamente richieste dal bene comune; sia però loro lecito difendere i diritti propri e dei propri concittadini contro gli abusi di questa autorità, nel rispetto dei limiti dettati dalla legge naturale ed evangelica ».

                      Quattro milioni di italiani soffrono la fame (dati ISTAT).
                      Sei milioni e mezzo di italiani sono stati sterminati con l’aborto dal 1978 a oggi (dati Ministero Salute).

                      Oserei dire che i governanti peninsulari sono largamente mancanti non dico nei confronti dei loro amministrati, ma nei confronti della Legge di Dio.

                      Et de hoc, satis.

                      Luigi

              2. Enrico

                Quindi se ho capito bene, i governi occidentali sono andati a mettere sottosopra il Medioriente non per il petrolio, per vendere armi, per mandarci le nostre ditte a ricostruire, per sottrarre quelle zone all’influenza della Russia e per altri motivi economici, ma, avendo intuito tutto delle potenzialità dell’estremismo musulmano, per costringere quella gente ad emigrare in Europa in funzione anticattolica? E per lo stesso motivo non facciamo niente ad esempio contro le dittature eritrea ed etiope?

  13. Fabrizio Giudici

    “Dio, patria e famiglia” sarebbero dei punti di riferimento da non buttare proprio nel cestino…

    Visto che si è commentato di questioni sociali e lavoro… La crisi, o morte, dell’agricoltura è una questione essenziale, perché quel particolare lavoro “lega” ad un territorio e quindi “genera” la cultura del territorio, come accennava Luigi sopra. Ma fa pensare anche il commento di Giusi, che qui “via via si perdono diritti”. Non è che nel mio mondo (l’informatica) vedo situazioni totalmente diverse… Per essere precisi, diciamo che c’è un po’ di tutto, e molti vivono bene e più che dignitosamente. Il fatto che le remunerazioni siano diverse fa una differenza (un conto è avere una paga di mera sopravvivenza, un conto prendere qualcosa in più ed avere la possibilità di prendersi qualche rischio nel cercare un lavoro migliore). Ma ci sono ampie sacche di sfruttamento. Per via delle attività tipiche che svolgo come consulente ho spesso a che fare con “giovani” appena usciti dalle università e inclusi in qualche gruppo di lavoro aziendale; certi assunti, certi consulenti esterni, certi stagisti. In molti casi il rapporto è di pochi mesi, ma con un certo numero di loro rimango in contatto a lungo anche nei successivi “pellegrinaggi” di cui sono protagonisti; infatti spesso mi chiedono dei consigli. La ricostruzione di certi ambienti che faccio attraverso quello che mi raccontano è devastante: è il modello che io chiamo “programmatori da tacchini in batteria”. Che, come i tacchini, in certi casi possono essere anche caricati su un camion e portati in qualche paese dell’Est. Non posso fare nomi, perché sono tutte informazioni indirette, ma ho parecchie conferme, pur di seconda mano, per cui non posso che concludere che il fenomeno “griffe vuote di sostanza” come Eataly ci sono anche nel mio campo. In realtà, ai miei primi passi ebbi una piacevole esperienza di una società griffata che fu mandata a****lo da un cliente, grazie ad un giovane manager arrivato da oltreoceano e che si era stufato di pagare per l’aria fresca. Ma era una mosca bianca. In vent’anni di esperienza (in realtà di più, perché io già avevo qualche esperienza da adolescente) la situazione è cambiata in peggio, ma proprio tanto, negli ultimi tempi.

    A questo aggiungiamo che, per i veri consulenti a partita IVA, i pagamenti arrivano quando càpita (questo però mi pare sia questione tipicamente italica, quando ne discuto con inglesi, americani, francesi, tedeschi, mi guardano tutti con due occhi così). Per quanto mi riguarda il quarto peccato che grida vendetta al Cielo “frode nella mercede agli operai” dovrebbe essere aggiornato anche ai consulenti. Ma non ho mai sentito un prelato parlarne. Mai. Probabilmente perché, nonostante tutto, questo segmento professionale è prevalentemente di maschi bianchi. Ci sono periferie meno periferie di altre, evidentemente.

    D’altronde ogni società ha quel che si merita. Huxley prevedeva già negli anni ’30 che…

    Man mano che la libertà politica ed economica diminuisce, la libertà sessuale ha tendenza ad accrescersi a titolo di compensazione. E il dittatore sarà ben accorto a incoraggiare questa libertà. Aggiungendosi al diritto di sognare sotto l’influenza della droga, del cinema, della radio, essa contribuirà a riconciliare costoro con la schiavitù che è il loro destino.

    Tutti contenti della scopata libera, e questo è il prezzo da pagare. Contenti loro.

    1. Enrico

      Panem et circenses, magari i circenses cambiano nel tempo ma non l’uso che ne fa il dittatore.

    2. Luigi

      Il buon Aldous, della nota schiatta anticattolica degli Huxley, fu per altro anche più esplicito (i grassetti sono miei):

      “Le costituzioni non si abrogheranno, e le buone leggi resteranno nel codice; ma tali forme liberali serviranno solo a mascherare e ad abbellire una sostanza profondamente illiberale.
      Crescendo senza controllo popolazione e organizzazione, è probabile che nei paesi democratici noi assisteremo al rovescio del processo che fece dell’Inghilterra una democrazia, serbando intatte le forme esteriori della monarchia.
      Sotto la spinta continua della sovrappopolazione e della superorganizzazione, crescendo l’efficacia dei mezzi per la manipolazione dei cervelli, le democrazie muteranno natura; le antiche, ormai strane, forme rimarranno: elezioni, parlamenti, Corti Supreme eccetera.
      Ma la sostanza, dietro di esse, sarà un nuovo tipo di totalitarismo non violento.

      Tutti i nomi tradizionali, tutti i vecchi slogan resteranno, esattamente com’erano ai bei tempi andati.
      Radio e giornali continueranno a parlare di democrazia e di libertà, ma quelle due parole non avranno più senso.
      Intanto l’oligarchia al potere, con la sua addestratissima elite di soldati, poliziotti, fabbricanti del pensiero e manipolatori del cervello, manderà avanti lo spettacolo a suo piacere…”

      Su una cosa però si sbagliava.
      Sotto il “totalitarismo della dissoluzione” la violenza ha raggiunto apici ineguagliati nella storia umana…

      Ciao.
      Luigi

  14. Emilio

    Cara Costanza, non entro nel tema del tuo abbigliamento di autodefinita semi-nudità. Parafrasando Qoelet mi verrebbe da dire che c’è un abbigliamento per ogni contesto: se fai l’amore con tuo marito, sei nuda, se visiti la città santa, forse, non vesti un top che ti lasci le spalle scoperte.
    In quanto al rapporto con gli immigrati, quelli veri, quelli che a volte ci danno fastidio, che puzzano, che magari ci importunano, mi pare che ieri all’Angelus, il Papa abbia messo un punto fermo. Il resto, mi sia concesso, è noia.

    1. Giusi

      Veramente il Papa i punti fermi li mette dove vuole lui, in altri campi (non certo marginali) apre processi….
      Dio è nei migranti? Ok
      Ma Dio è pure in quei bambini che vengono pervertiti a scuola e derubati della loro innocenza da tizzoni d’inferno con le teorie del gender;
      E’ in quei bambini concepiti con la fecondazione artificiale, quegli embrioni che a milioni sono lasciati nei frigoriferi e/o gettati nella spazzatura;
      E’ in quei bambini comprati e venduti per soddisfare le pseudo-voglie di paternità o di maternità di ricchi gay e lesbiche favoriti da una legge non ostacolata dalla Chiesa (si veda alla voce Galantino);
      E’ nei bambini abortiti;
      E’ in quelle povere persone che muoiono in mare per quel turpe trasporto di schiavi che la politica immigratoria attuale, sponsorizzata dal Vaticano, favorisce;
      E’ in tutte quelle donne violentate in Europa centrale e nel Nord-Europa dai profughi che non sono tutti buoni per definizione;
      E’ in Asia Bibi e nei suoi parenti……
      E’ in quei sacerdoti e suore ridotti al silenzio e al martirio della persecuzione durante questo pontificato che non usa la misericordia con tutti;
      E’ in tutti i martiri che sono stati uccisi e che saranno uccisi in odium fidei dai musulmani e che non fanno notizia;
      E’ nei bambini, anche neonati (come grida continuamente Don Di Noto) che vengono giornalmente violati dai pedofili e che non ricevono nemmeno un millesimo dell’attenzione che si dà ai profughi;
      E’ nei nostri anziani che rovistano nella spazzatura, che rinunziano alle cure mediche, negli imprenditori che si suicidano, nei giovani che non trovano lavoro, costretti ad emigrare che non meritano una menzione all’Angelus……

      1. Emilio

        Gentile Giusi,
        che il Papa metta i punti fermi dove gli ispira lo Spirito Santo, mi sembra una garanzia di “Assoluto” di cui, solo noi cattolici, possiamo rallegrarci. Del resto, dove vuole che li metta: dove gli potremmo suggerire lei o io? Suvvia!
        In quanto al resto, non posso che concordare con lei. Ma guardi che ci era già arrivato Guareschi quando, ad un don Camillo scandalizzato perché la sua Brescello stava per gemellarsi con una cittadina di “senza Dio” dell’allora Unione Sovietica, fece dire dal crocifisso con cui era solito dialogare: “Don Camillo, non esiste un solo granello di polvere in tutto l’universo in cui Dio non sia presente”.

      2. Enrico

        ‘E’ in quelle povere persone che muoiono in mare per quel turpe trasporto di schiavi che la politica immigratoria attuale, sponsorizzata dal Vaticano, favorisce;’

        Le solite chiacchiere diffamatorie e sgradevoli senza dimostrazione.
        Certi giornali han durato un po’ a dire che erano le nostre operazioni di salvataggio ad attirare i profughi, ma quando ‘Mare Nostrum’ è finita e gli affondamenti (e i morti) si sono moltiplicati,le persone più oneste si sono zittite.

        Per il resto sarebbe ora di finirla che qualsiasi cosa dica il Papa sbaglia perché non ha parlato di qualche altra cosa: giochino facile ma alla lunga, per chi frequenta il blog, un po’ noioso.

          1. Enrico

            Giusi,
            non è assolutamente vero che il Papa non parli di tutto, il fatto è che lo fa parlando di una cosa per volta e tu o la ignori perché ti fa comodo ignorarla o ti lamenti che ce n’era una più urgente ed importante.
            Quanto a Fassino, sai quanto me ne può fregare, se poi è il Giornale che scrive cosa ha detto….

              1. Emilio

                E se come cattolici (senza ulteriori aggettivi) partissimo da Avvenire? Immigrati in Italia, nessuna «invasione»

                La principale evidenza è che l’immigrazione rimane “stabile”, nel corso del 2015, la presenza degli stranieri in Italia, pari a circa 5 milioni di persone. Da gennaio a dicembre si è registrata “una crescita di sole 11 mila unità” e si sono verificati i “primi cali di numeri di immigrati nel Nord Est, nelle Marche e in Umbria”. “La tanto temuta ‘invasione’ che qualcuno paventava con gli sbarchi dello scorso anno – osservano gli autori del Rapporto Immigrazione 2015 di Caritas e Migrantes – non ha praticamente prodotto effetti sulla composizione del panorama migratorio nazionale”

                http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/Lidentikit-degli-immigrati-in-Italia.aspx

                  1. Emilio

                    Se preferisci Il Giornale o Repubblica, fai pure.
                    Se invece avessi accettato di leggere ti saresti accorta che, almeno in questo caso, il “giornale di Galantino” altro non ha fatto che riportare alcuni dati del rapporto Caritas-Migrantes. C’è pure il link per san Tommaso…

                    1. Giusi

                      Ah beh se lo dice la Caritas Migrantes che non c’è nessuna invasione ci credo…… E’ un organo neutro…..

                    2. Enrico

                      Emilio,
                      lascia perdere. Lei hai numeri di Migrantes preferisce le chiacchiere della Lega. Quella Lega che negli anni ’90 si lamentava degli sbarchi (quando dello stesso barcone i giornali parlavano per giorni per alimentare il mito dell’invasione) e non si accorgeva delle fiumane di rumeni che arrivavano dall’Est. Non era il colore della pelle, quello che rendeva accettabili i clandestini dell’Est, era la possibilità di avere badanti e manodopera a basso prezzo oltreché facilmente ricattabile.

                    3. Giusi

                      Io non sono di nessun partito. Certo a Padova ho votato Bitonci che è cattolico e contrasta il gender contrariamente al vescovo che è cattocomunista come te.

                    4. Piero

                      Adesso l’infallibilita’ papale si estende, oltre che ai discorsi “aerei”, anche a giornali e organizzazioni (profit) in qualche modo riconducibili alla Chiesa…

                    5. Giusi

                      Che faranno senz’altro del bene ma che non sono immuni da truffe (dove girano soldi…….)

                      Truffa sui soldi per i migranti, indagato il responsabile della Caritas Campania

                      http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/24/truffa-sui-soldi-per-i-migranti-indagato-il-responsabile-della-caritas-campania/1714563/

                      Scandalo Caritas: i pm indagano su una truffa da 4 milioni ai danni degli immigrati e dello Stato

                      http://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/05/25/news/caritas-115176124/

                    6. Piero

                      La Caritas e’ quella organizzazione che disse che gli immigrati commettono lo stesso numero totale di reati degli italiani, OMETTENDO pero’ di dire che sono in numero dieci volte inferiore…
                      Questo e’ il livello di “affidabilita'” di questa organizzazione.
                      Quindi non si scappa: o sono molti di piu’ di quello che vogliono farci credere, o il “tasso di illegalita'” (peraltro pesante) e’ molto piu’ alto… Decidetevi…
                      Agli immigrati pagano pure l’assicurazione auto, mentre un italiano puo’ morire di fame…
                      Non ho mai visto, in tutti gli anni della mia vita, una tale “premura” (alquanto pelosa, peraltro) al richiamo dell’ “accoglienza”, dello “sfamare”… E quanto c’erano (e ci sono) MILIONI di famiglie italiane che dormono in auto, con il padre licenziato (perche’ c’e’ chi fa il lavoro suo e prende un ottavo del suo stipendio, peraltro in nero) e la nonna sulla sedia a rotelle? Quelli fanno schifo ai buonisti?

                  2. elisa

                    Mi scusi SIgnora, ma tutta questa convinzione di essere “meglio” di uomini di Chiesa e del Signore da dove le viene? Tutte queste accuse che lei muove non solo a sacerdoti ma al Santo Padre non stridono un po’ con ciò che nostro Signore ci ha insegnato?
                    Poi, non mi piace fare la maestrina, ma il suo elenco è confutabile punto per punto:
                    “Ma Dio è pure in quei bambini che vengono pervertiti a scuola e derubati della loro innocenza da tizzoni d’inferno con le teorie del gender”, non ha forse detto Papa Francesco che la teoria del gender era paragonabile al nazismo? http://www.tempi.it/papa-francesco-il-gender-e-colonizzazione-ideologica-pensate-ai-balilla-pensate-alla-gioventu-hitleriana#.V4OcCLiLS70
                    “E’ in quei bambini concepiti con la fecondazione artificiale, quegli embrioni che a milioni sono lasciati nei frigoriferi e/o gettati nella spazzatura;
                    E’ in quei bambini comprati e venduti per soddisfare le pseudo-voglie di paternità o di maternità di ricchi gay e lesbiche favoriti da una legge non ostacolata dalla Chiesa (si veda alla voce Galantino);
                    E’ nei bambini abortiti;”
                    http://www.tempi.it/papa-francesco-contro-aborto-eutanasia-e-fecondazione-assistita-gli-esseri-umani-non-sono-cavie-da-laboratorio#.V4OcL7iLS70
                    “E’ in Asia Bibi e nei suoi parenti……” http://www.tempi.it/papa-francesco-incontra-il-marito-di-asia-bibi-prego-per-lei-e-per-tutti-i-cristiani-perseguitati#.V4OceLiLS70
                    Non proseguo per non essere noiosa, ma davvero vedere che chi si professa cattolico infama così ingiustamente la figura del Santo Padre fa rabbrividire!!
                    Si tolga le fette di salame dagli occhi Signora per cortesia, e non veda solo quello che le fa comodo vedere.

                    1. Giusi

                      Io non devo chiedere il permesso a lei per non apprezzare Galantino che è stato d’accordo con l’approvazione delle unioni civili previo stralcio dell’adozione che non ci voleva uno scienziato a capire che sarebbe stata introdotta dai giudici com’è già avvenuto. Io non ho detto che il Papa non ha mai parlato di altri argomenti ma per le unioni civili “non si è immischiato” (quando la Chiesa si immischiò i Dico non passarono), molte diocesi non contrastano il gender nelle scuole a cominciare da quella di Padova, un sacerdote ha nominato San Paolo ed è stato ridotto al silenzio dal suo vescovo senza che nessuno dall’alto sia intervenuto. C’è un’evidente sproporzione tra il rilievo dato ad alcuni argomenti rispetto ad altri. Il salame sugli occhi bisogna vedere chi ce l’ha e in ogni caso io non ho infamato nessuno. Rivendico il diritto di dire quello che penso finché si può……

                    2. Piero

                      mentre invece accusare continuamente gli altri di essere farisei, di voler rimanere attaccati alla legge (solo perche’ non si accettano gli strappi continui alla Verita’ fatti solamente per avere gli applausi del mondo), questo si’ che e’ essere cristiani, fin nel midollo eh?

  15. ola

    “Dio, patria e famiglia” sarebbero dei punti di riferimento da non buttare proprio nel cestino…

    Concordo, sotto la condizione di definire correttamente “Patria”, come abbiamo gia’avuto modo di analizzare con semn in un altro thread.

  16. Enrico

    Bell’articolo.
    A proposito della coppia armena ospite del Vaticano, conosco tanta gente che è convinta che l’Italia sia il posto migliore del mondo dove vivere e non concepiscono che altri (gli immigrati) possano pensarla diversamente. Non si accorgono che quel che li fa star bene in Italia è il fatto che è la loro patria (qui hanno le radici e quella italiana è la loro cultura), non gli oggetti e le comodità che hanno.
    Grazie per aver osato criticare l’uomo Imagine.

    1. Enrico

      Intendevo coppia siriana, ovviamente, mi sono confuso perché recentemente ho letto da qualche parte qualcosa su una famiglia armena con la nonna che era dovuta fuggire e non aveva più rivisto la sua città.

  17. cinzia

    Quando ero ragazzina sentivo parlare tanto dei missionari, persone – religiose e non – che partivano e andavano in Paesi poveri ad aiutare le persone con interventi di vario tipo (scuole, ospedali … ma anche agricoltura, artigianato, infrastrutture…. aiutando le persone di questi Paesi disagiati a migliorare le loro condizioni di vita, imparando a far da sé e quindi diventando per molti aspetti autosufficienti). E ho anche conosciuto direttamente persone che in missione ci sono state.
    Ora invece l’Occidente che sa tutto, sa cosa è bene e cosa è male…. va in certi Paesi a scatenare guerre e rivolte cosicché molte persone sono costrette a fuggire, venendo da noi con viaggi limite nei quali il rischio di perdere la vita è enorme. Al di là del fatto che scappa chi può (quanto costa imbarcarsi su quei barconi?) cosa davvero possiamo offrire loro? Li manteniamo qui da noi a non far nulla (nel mio piccolo paese è stata concessa una casa ad un gruppo di ragazzi (tutti maschi) che passano il loro tempo mantenuti da noi a non fare niente). Davvero li aiutiamo in questa maniera? Secondo me no. Spendiamo tanto per loro, vengono tolti servizi a noi, li si tiene nell’inattività alimentando la loro pigrizia… eppoi la noia in qualche modo va gestita, e purtroppo non tutti la gestiscono bene! Inoltre stiamo alimentando un razzismo al contrario (i fatti di Fermo spiegano bene a che punto allucinante siamo arrivati!).
    Quanto potremmo aiutarli nei loro paesi con gli stessi soldi?
    C’è chi dice che sia tutto piano ben organizzato per distruggere l’Occidente e i nostri valori (ma avendo buttato via le nostre radici cristiano ancora non capisco quali sono i nostri valori: sesso libero? gender? droga libera? aborto?)

    Sorvoliamo poi sul discorso che Dio è nei migranti. Il post di Giusy mi sembra più che sufficiente. E anche su come stanno riducendo il lavoro per tutti (col fatto che dobbiamo essere già contenti ad avere uno stipendio a fine mese – qualunque esso sia – ci stanno togliendo tutto).

  18. Fabrizio Giudici

    “che il Papa metta i punti fermi dove gli ispira lo Spirito Santo”

    E basta con questo disco rotto… non se ne può veramente più.

    1. sweety

      Almeno la possibilità che lo Spirito Santo c’entri qualcosa credo dovremmo lasciarla aperta, no?
      Il dovere di critica, di correzione fraterna e filiale, tutto bello tutto giusto, ma francamente la possibilità che forse forse Dio adesso POTREBBE essere d’accordo con quello che il Papa ci sta dicendo non la butterei a mare a priori. Hai visto mai che Dio stia ispirando il Papa.

      1. Beatrice

        @Sweety
        Dio ci ha già parlato in maniera chiarissima su determinati argomenti per mezzo di Gesù, le cui parole e i cui insegnamenti sono riportati nei Vangeli. Quando Cristo ha parlato in maniera inequivocabile del fatto che il matrimonio è indissolubile e che l’uomo non può separare ciò che Dio ha unito, lo ha fatto in un periodo in cui la pratica del divorzio era diffusissima proprio come ora, anche se in realtà all’epoca era solo l’uomo che poteva ripudiare la moglie. Gesù non ha pensato di ammorbidire le sue parole per adeguarle alla società e ai suoi costumi, perché sapeva che l’uomo cerca la verità, è di essa che ha bisogno e non di parole ambigue quando non addirittura false che se va bene lo lasciano nel dubbio e se va male lo spingono a commettere peccato. Ora, io non credo che dopo più di duemila anni Dio abbia cambiato idea sul matrimonio e sul divorzio, quindi se il Papa dice o scrive cose che contraddicono le parole di Gesù, ne deduco che non è lo Spirito Santo a parlare!

        1. Enrico

          E’ singolare come Dio abbia parlato in maniera inequivocabile solo in fatto di sesso, mentre tutto il resto vada interpretato, dall’ama il prossimo tuo al porgi l’altra guancia.
          Poi sul fatto che il matrimonio è indissolubile non ci piove e nessuno lo nega, la questione non è lì.

          1. Beatrice

            @Enrico
            Io non ho mai detto che Gesù abbia parlato in maniera chiara solo di questioni legate alla sessualità, perché non lo penso per niente. Gli insegnamenti di Cristo sono stati rivoluzionari in moltissimi campi e tutti sono rivolti a restituire la giusta dignità ad ogni essere umano, anche il più peccatore di tutti. Le parti del Vangelo che parlano di amare il prossimo, di perdonare settanta volte sette, di amare i nemici, di porgere l’altra guancia sono giustamente tra le più famose e le più belle del Nuovo Testamento, ma anche tra le più difficili da mettere in pratica e proprio per questo sempre attuali ancora oggi. Io non voglio mutilare il Vangelo delle parti che personalmente faccio più fatica a vivere nella mia vita (per esempio io sono molto orgogliosa e ho difficoltà a perdonare chi mi ha fatto del male), non pretendo di modellare le parole di Gesù sulle mie personali capacità, capisco che sono io che devo cambiare e non il Vangelo, a me Gesù va bene così com’è con tutti i suoi insegnamenti, perché mi fido di lui e so che se mi chiede qualcosa di difficile al limite dell’impossibile è solo perché vuole il mio bene e crede che con l’aiuto della Grazia io sia in grado di compierlo. Il sapere che Dio ci ama per come siamo con tutti i nostri difetti non deve essere una scusa per sedersi sugli allori accontentandosi di vivere nel peccato, ma deve essere un incentivo per cercare di contraccambiare quell’amore incondizionato crescendo a poco a poco nel proprio percorso di santità.
            Per quanto riguarda la Comunione ai divorziati risposati tanti illustri teologi e uomini di Chiesa pensano che concederla anche solo in alcuni casi eccezionali porti a minare l’indissolubilità del matrimonio e io non posso che concordare con loro. Un giornalista del New York Times, Ross Douthat scrisse che una delle tesi di chi è a favore di una modifica della prassi sacramentale sostiene che “i cambiamenti in discussione sarebbero semplicemente “pastorali” piuttosto che “dottrinali”, e che fino a quando la chiesa continua a dire che il matrimonio è indissolubile, niente di rivoluzionario sarà accaduto. Ma questo sembra un po’ come sostenere che la Cina non ha, di fatto, subito alcuna rivoluzione del mercato perché è ancora governata da sedicenti marxisti. No: in politica e in religione è la stessa cosa, una dottrina svuotata in pratica, è svuotata in realtà, qualunque cosa la retorica ufficiale suggerisca”. La credibilità di una persona si verifica solo osservando se c’è consonanza tra ciò che dice e ciò che fa: io posso dire di credere in determinati ideali e di seguire determinati principi morali, ma se nella mia vita non li metto in pratica tutte le mie parole perdono immediatamente valore e significato. Qui c’è la testimonianza di un monaco ortodosso su come l’indissolubilità del matrimonio venga di fatto rinnegata attraverso la prassi dell’oikonomia: http://www.iltimone.org/32186,News.html

        2. @Beatrice, il problema è che alcuni affermano con estrema sicurezza (come fai tu) che il Papa afferma o scrive cose che contraddicono le parole di Gesù, e questo è a mio giudizio atteggiamento quanto meno temerario.

          Forse è il caso di imparare dal cardinal Cafarra nell’intervento già riportato da Alessandro:
          http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/07/11/caffarra-schonborn-sbaglia-e-questo-e-cio-che-vorrei-dire-al-santo-padre/

          1. Beatrice

            @Bariom
            Caffarra è sicuramente più colto e più bravo di me con le parole e ammetto che a volte dico le cose in modo troppo diretto, mentre dovrei imparare a essere più diplomatica, ma la sostanza non cambia. Qui Caffarra dice chiaramente che alcune affermazioni contenute in “Amoris Laetitia” sono contrarie alla dottrina della Chiesa sulla sessualità e sul matrimonio: “Vescovi e molti teologi fedeli alla Chiesa e al magistero sostengono che su un punto specifico ma molto importante non esiste continuità, ma contrarietà tra “Amoris laetitia” e il precedente magistero. Questi teologi e filosofi non dicono questo con spirito di contestazione al Santo Padre. Ed il punto è questo: “Amoris laetitia” dice che, date alcune circostanze, il rapporto sessuale fra divorziati-risposati è lecito. Anzi applica a questi, a riguardo delle intimità sessuali, ciò che il Concilio Vaticano II dice degli sposi [cfr. nota 329]. Pertanto o è lecito un rapporto sessuale fuori del matrimonio: affermazione contraria alla dottrina della Chiesa sulla sessualità; o l’adulterio non è un atto intrinsecamente disonesto, e quindi possono darsi delle circostanze a causa delle quali esso non è disonesto: affermazione contraria alla tradizione e dottrina della Chiesa. E quindi in una situazione come questa il Santo Padre, come già scrissi, deve secondo me chiarire. Se dico “S è P” e poi dico “S non è P”, la seconda proposizione non è uno sviluppo della prima, ma la sua negazione. Nè si risponda: la dottrina resta, si tratta di prendersi cura di alcuni casi. Rispondo: la norma morale “non commettere adulterio” è una norma negativa assoluta, che non ammette eccezioni. Ci sono molti modi fare il bene, ma c’è un solo modo di non fare il male: non fare il male”.
            E tra l’altro Caffarra fa un affondo mica male ai suoi colleghi dall’opposta visione sul problema della Comunione ai divorziati risposati, quando consiglia cosa dire a un fedele confuso: “Io semplicemente gli direi: Leggi e rifletti sul Catechismo della dottrina cattolica, ai numeri 1601-1666. E quando senti dei discorsi sul matrimonio – anche da parte di preti, vescovi, cardinali – e tu verifichi che non sono in conformità con il Catechismo, non dare ascolto ad essi. Sono dei ciechi che guidano dei ciechi”.

            1. Giusi

              E oggi ne ha scritto pure Tosatti:

              Amoris Angoscia. Polemica fitta
              Dicono che il Pontefice dia qualche segno di insofferenza quando si affronta il tema delle polemiche e delle perplessità che l’Amoris Laetita, l’esortazione post-sinodale sulla Famiglia, suscita nel mondo cattolico, praticamente in ogni continente. Se è così, è bene che si armi di santa pazienza, perché i segnali non vanno verso la bonaccia anzi. Petizioni, critiche e anche un “Libellus” di condanna.

              http://www.lastampa.it/2016/07/12/blogs/san-pietro-e-dintorni/amoris-angoscia-polemica-fitta-d3Q81oZfZ61QEmPeBjXIUL/pagina.html

            2. @Beatrice, non è questione di essere diplomatici…

              E’ che Cafarra (giustamente) chiede chiarezza di fronte a qualcosa che può indurre a fraintendimenti e confusione, tu ti esprimi con una chiarezza che non so da dove ti venga, dicendo che AL afferma tesi che sono contro la Dottrina!

              Delle due quindi o tu ne sai più di Cafarra e lui e “diplomaticamente” non prende una posizione netta denunciando l’errore, o come ho già detto, si potrebbe imparare qualcosa da Cafarra…

            3. Alessandro

              Mi pare importante richiamare il cuore di quello che ha detto il cardinal Caffarra.

              Caffarra sostiene che ogni affermazione – anche se proveniente da “preti, vescovi, cardinali” – che “non fosse in conformità”, cioè contraddicesse il Catechismo della Chiesa Cattolica “ai numeri 1601-1666” non è in alcun modo vincolante per il fedele, cioè non appartiene al Magistero, anzi va nettamente respinta dal fedele, perché appunto contrasta con il Magistero.

              Al n. 1650 del Catechismo (cioè in uno dei numeri indicati da Caffarra) si legge:

              “La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo (« Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio »: Mc 10,11-12), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la Legge di Dio. Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione. Per lo stesso motivo non possono esercitare certe responsabilità ecclesiali. La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza.”

              Considerato ciò, si fa chiaro che il cardinal Caffarra sta sostenendo quanto segue: ogni affermazione la quale nega che è in ogni caso illecito che i divorziati risposati civilmente conviventi more uxorio (cioè che non si sono impegnati a vivere in una completa continenza) accedano alla Comunione eucaristica è un’affermazione – anche se proveniente da “preti, vescovi, cardinali” – che contraddice il Catechismo della Chiesa Cattolica e quindi non è in alcun modo vincolante per il fedele, cioè non appartiene al Magistero, anzi va nettamente respinta dal fedele, perché appunto contrasta con il Magistero.

              Se, alla luce di questo netto ed inequivocabile giudizio di Caffarra, si legge l’appello filiale che egli rivolge al Santo Padre quanto all’Amoris laetitia, si capisce bene che il porporato ritiene che vi siano ragioni oggettive (e non pretestuose o speciose) per giudicare che il senso manifesto di alcune affermazioni del capitolo 8 di Amoris laetitia è tale che, se detto senso manifesto fosse anche il senso autentico di dette affermazioni, le affermazioni in questione sarebbero affermazioni che contraddicono il Catechismo della Chiesa Cattolica e che pertanto andrebbero respinte dal fedele, in quanto non appartenenti al Magistero e contrastanti con il Magistero stesso.

              Quindi, Caffarra sta sostenendo che, fino a quando non interverrà una chiarificazione da parte del Santo Padre che mostri inequivocabilmente la compatibilità delle affermazioni in questione con il Catechismo ai nn. 1601-1666, permarranno ragioni OGGETTIVE (non pretestuose, non speciose, non dettate da prevenuto malanimo nei confronti del Santo Padre) per ritenere che le affermazioni in questione di Amoris laetitia al capitolo 8 contraddicono il Catechismo della Chiesa Cattolica e che pertanto esse vanno respinte dal fedele, in quanto non appartenenti al Magistero e contrastanti con il Magistero stesso.

              1. Si Alessandro, il tuo ragionamento non fa una piega, ma si innesta tutto su un “se”:
                “se detto senso manifesto fosse anche il senso autentico di dette affermazioni…”,
                e il “se” tu mi insegni resta un’ipotesi, mentre mi pare qui le “certezze” si sprechino.

                Poi, difetterò certo io di misericordia, ma mentre non ho dubbi che nel caso di Cafarra (ma anche di altri) le ragioni della sua richiesta e/o analisi e/o critica, siano “non pretestuose, non speciose, non dettate da prevenuto malanimo nei confronti del Santo Padre”, per altri nutro più di un dubbio…

                1. Alessandro

                  Certo Bariom, c’è chi dubita del Santo Padre senza fondate ragioni e “a prescindere”, ma visto che non mancano, anzi abbondano quanti perseverano ad affermare perentoriamente che non esistono ragioni oggettive (ma solo interpretazioni pretestuose e malevole nei confronti del Santo Padre) che consentano di ritenere che il capitolo 8 di Amoris laetitia non sia Magistero, anzi contrasti con il Magistero e quindi vada respinto dal fedele, è quanto mai notevole che nietemeno che il cardinal Caffarra dica chiaro e tondo che queste ragioni oggettive esistono eccome.

                  E poiché sono d’accordo con Caffarra i cardinali Burke e Brandmueller, mons. Athanasius Schneider, un filosofo e teologo del livello di Spaemann e molti altri insigni teologi e vescovi, mi pare proprio che, a tre mesi dall’uscita di AL, non si possa più fondatamente negare che queste ragioni oggettive esistano.

                  Il problema vero è che queste discussioni non sono meri dibattiti accademici. Il problema è che ci sono intere conferenze episcopali che, in nome del capitolo 8 di Amoris laetitia, hanno già dichiarato che i divorziati risposati conviventi more uxorio potranno ricevere la Comunione eucaristica.
                  Questo è un abuso radicalmente in contrasto con il Magistero (come lucidamente precisa Caffarra citando ineccepibilmente “Familiaris consortio” n. 84, “Reconciliatio et poenitentia” n. 34, “Sacramentum caritatis” n. 29, Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1650).

                  Tocca al Papa porre fine a questo abuso non occulto, ma attuato palesemente. Solo lui può farlo. Di più: è suo dovere di Sommo Pontefice farlo. E per farlo è ovviamente necessario che egli precisi che quanti in nome dell’Amoris laetitia ammettono alla Comunione eucaristica i divorziati risposati conviventi more uxorio si stanno sbagliando di grosso, perché l’Amoris laetitia non autorizza in alcun modo chicchessia ad ammettere alla Comunione eucaristica i divorziati risposati conviventi more uxorio.
                  Si tratta insomma – come suggerisce il cardinal Caffarra e come disse mons. Athanasius Schneider – di emanare un’interpretazione autentica di Amoris laetitia nella quale il Papa affermi con ogni chiarezza che l’esortazione apostolica non intende in alcun modo contraddire in materia il Magistero autentico precedente.

                  Come ognuno vede, una siffatta iniziativa avrebbe il pregio inestimabile di dissipare la perniciosissima confusione tra i fedeli (ben al di là del novero dei “divorziati risposati”) in materia di matrimonio, convivenze, adulterio ecc. che purtroppo Amoris laetitia ha di fatto incontestabilmente, evidentissimamente suscitato o quantomeno potentemente aggravato.

                    1. Giusi

                      Hai ragione Bariom….. Al massimo fa un “convegno” dove ingarbuglia ancora di più le idee….. 😀

                  1. Alessandro

                    Bariom, mi fa piacere che convieni… non preoccuparti per i refusi da smartphone 😉

                    1. Fabrizio Giudici

                      “Menomale che di solenne è rimasta la dichiarazione della tua uscita!”

                      Scherzi a parte, nessuno qui ha depositato la tua (di Bri) dichiarazione dal notaio. Se rimani dell’idea originaria, va bene, ma se cambi idea in qualsiasi momento nessuno avrà niente da dire…

                    2. Enrico

                      Bri,
                      grazie per il link.
                      Ho apprezzato la chiarezza e la semplicità del linguaggio, tanto che ho capito anch’io quello che ha scritto il teologo.
                      Direi che dal punto di vista delle nostre discussioni il fulcro del suo discorso è questo (almeno in base alle nostre discussioni):

                      ”C’è tuttavia un principio fondamentale implicitamente assunto dal testo surricordato di FC,84 per escludere i divorziati risposati dall’eucaristia: su di esso si basa sostanzialmente l’esclusione espressa in termini generali. Il principio è questo: non può essere mai ammesso all’eucaristia chi vive una contraddizione oggettiva con quanto significato oggettivamente dall’eucaristia.
                      Ebbene, il principio in tale forma assoluta non si ritrova nella tradizione; anzi si può affermare decisamente che la tradizione e la prassi morale della Chiesa non conoscono questa assolutizzazione”

                      Se il MAI della FC,84 è eccessivo rispetto alla tradizione allora cadono, credo, le accuse alla AL, se non è corretto quello che scrive il teologo allora rimangono. Ho semplificato troppo?

                      AL (giusto o sbagliato che sia) dice chiaramente (il linguaggio è alla portata di molti se non di tutti) che l’Eucaristia non va concessa ai divorziati risposati come categoria, ma solo in eventuali casi. Se qualche Conferenza episcopale vuole generalizzare è perché l’aveva già deciso e aspettava solo l’occasione per affermarlo pubblicamente, secondo me non è corretto attribuire a papa Francesco questa colpa.

                    3. Fabrizio Giudici

                      “Tempi duri per la solennità! Non che mi fossi illusa……..”

                      Ah, Giusi, sempre con le “profezie”; e poi sfiga vuole che si avverino.

                      Penso che sia il caso di riepilogare i fatti, con gli antecedenti, anche se questo creerà altri punti di dissonanza cognitiva tra gli estimatori del presule nero.

                      1. La nomina di Sarah come prefetto della Congregazione per il culto divino aveva fornito qualche paravento ai normalisti: ecco, vedete che Francesco non nomina solo modernisti. Fu risposto: verrà isolato nel suo ruolo. Come volevasi dimostrare. Se i normalisti avessero l’umiltà di verificare che le loro previsioni vengono regolarmente impallinate dai fatti, mentre i critici quasi sempre ci prendono, non sarebbe cosa malvagia.
                      2. Sarah ha introdotto la questione di celebrare “ad orientem” alcune parti della liturgia già dal maggio 2015, se non erro. Cioè più di un anno fa.
                      3. La sua affermazione relativa al fatto che i preti possono già farlo, perché non è proibito dalle norme liturgiche, è caduta nel vuoto; il presule, evidentemente consapevole del fatto che gli inviti vengono accolti più facilmente quanto più sono concretamente associati ad uno spazio o a un tempo, qualche giorno fa ha proposto di iniziare dal prossimo Avvento.
                      4. Sarah ha più volte precisato che il suo programma è stato preso di concerto con il Papa. Non lo ha detto di sfuggita: ha fatto un preciso riferimento al concetto di “riforma della riforma”; il che fa anche capire che non sta parlando di un’iniziativa puntuale, ma di un “processo” (per usare i termini bergogliani) di un certo spessore.
                      5. Chi conosce Sarah sa che è un prelato colto, preparato, prudente, serio, intelligente. Non è uno che parla a braccio o che improvvisa.
                      6. La secca smentita di Padre Lombardi (preceduta da una convocazione in udienza privata dal Papa) è un richiamo piuttosto forte; direi che è addirittura umiliante nei confronti del prelato africano. Viste le premesse del punto precedente, non penso sia neanche lontanamente immaginabile che ci sia stata un’ “incompresione” (questo d’altronde è un termine-paravento proprio del clericalese), perché implicherebbe una notevole superficialità da parte del card. Sarah. Non si capisce poi perché il richiamo non è avvenuto in tutto l’anno precedente, ma solo nel momento in cui la proposta di Sarah si è fatta più concreta. Come dire: finché parla e nessuno lo sta a sentire, lasciamo andare; ma stendiamolo non appena si avvicina all’area di rigore.
                      7. Se ne deduce che qualcuno non sta dicendo la verità su come si sono svolti i fatti. Decidete un po’ voi chi.

                      Ho riportato certi fatti e certe mie opinioni. Questo darà la scusa a molti per liquidare la questione, senza minimamente tentare di darsi una spiegazione alternativa. Fate voi.

                      PS A proposito: vedete quanto è tempestivo Padre Lombardi a smentire e precisare! Evidentemente, quando non lo fa, per esempio dopo certe interviste in aereo, è perché ha l’ordine preciso di non farlo.

                      PPS Bariom: io ieri sera non ho sostenuto che Caffarra “avrebbe affermato” certe cose. Ho riportato quello che ha affermato, pari pari. Il mio commento sotto è semplicemente un’analisi semantica del testo, visto che certi ormai sembrano duri di comprendonio anche per l’italiano chiaro.

                    4. Alessandro

                      @Bri

                      Si tratta di lettura della Amoris laetitia che – e ciò non meraviglia conoscendo come la pensa Petrà – è per larghi tratti incompatibile con il Magistero, soprattutto perché non recepisce la dottrina su ciò che è intrinsecamente cattivo (“intrinsece mala”) e propaganda quindi una sviata etica della situazione (tutti errori recentemente denunciati dall’enciclica Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II, del 1993).

                      Un esempio per tutti (il medesimo pensiero è ripetuto con minime variazione numerose volte). Scrive Petrà:

                      “E’ importante sottolineare che questo aiuto al discernimento personale di tipo pratico da parte del pastore non deve essere interpretato come un aiuto a ben applicare la norma alla situazione ma come un aiuto perché la coscienza colga la concreta possibilità del bene ovvero il bene possibile in situazione…
                      Nel contesto del Capitolo VIII e in particolare alla luce del n.292 (che distingue tra realizzazione radicale dell’unione ideale -matrimonio cristiano- e realizzazioni “in modo parziale e analogo”) quel che abbiamo appena detto significa che la coscienza del fedele può considerare ‘bene possibile’ una di quelle “situazioni che non corrispondono ancora o non più al suo [della Chiesa] insegnamento sul matrimonio”.”

                      Ecco, qui Petrà ci sta dicendo che ci sarebbero determinate situazioni in cui sarebbe impossibile per il soggetto evitare di compiere atti che il Magistero della Chiesa proclama essere sempre e senza eccezioni cattivi (“intrinsece mala”). Insomma, secodo Petrà ci sarebbero situazioni in cui sarebbe impossibile al soggetto evitare – che so – la fornicazione, o l’adulterio…
                      Ma questa personale opinione di Petrà è in manifesto, lampante contrasto con l’ininterrotto Magistero della Chiesa.

                      Cito (ringraziando don Alfredo Morselli che ha approntato un repertorio chiaro ed esauriente:
                      http://blog.messainlatino.it/2016/05/osservazioni-su-alcuni-punti_43.html):

                      “È quindi sbagliato giudicare la moralità degli atti umani considerando soltanto l’intenzione che li ispira, o le circostanze (ambiente, pressione sociale, costrizione o necessità di agire, ecc.) che ne costituiscono la cornice. Ci sono atti che per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze e dalle intenzioni, sono SEMPRE gravemente illeciti a motivo del loro oggetto.” Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1756:

                      La dottrina secondo cui esistono atti che per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze e dalle intenzioni, sono SEMPRE gravemente illeciti a motivo del loro oggetto è ribadita diffusamente e limpidamente dall’Enciclica Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II soprattutto ai numeri 79 e seguenti.

                      Alla tesi di chi – al modo di Petrà – obietta che ci sarebbero situazioni in cui è impossibile per un uomo concreto in carne ed ossa evitare atti che sono intrinsecamente cattivi, il Magistero si oppone con inequivocabile chiarezza e fermezza:

                      Il Concilio di Trento (Decreto sulla giustificazione, 13-1-1547, Sessio VI, cap. 11) DEFINISCE:

                      “Nessuno, poi, per quanto giustificato, deve ritenersi libero dall’osservanza dei comandamenti, nessuno deve far propria quell’espressione temeraria e proibita dai padri sotto pena di scomunica, esser cioè impossibile per l’uomo giustificato osservare i comandamenti di Dio”,

                      La proposizione giansenista, che suona: “Alcuni precetti di Dio sono impossibili agli uomini giusti, nonostante il volere e gli sforzi, secondo le presenti forze; pure manca loro quella grazia, che li rende possibili” è stata condannata da Innocenzo X come “temeraria, empia, blasfema, condannata con anatema, eretica” [H. Denzinger, Enchiridion symbolorum…, n. 2006 – Costituzione apostolica Cum occasione, 1653 – condanna dell’Augustinus di Giansenio.].

                      Nel complesso, è pregevolmente eloquente, esplicito e riassuntivo questo passaggio della Enciclica Casti Connubii di Pio XI (31-12-1930):

                      “non possono mai darsi difficoltà di tanta gravità che valgano a dispensare dai comandamenti di Dio, che proibiscono ogni atto che sia cattivo di sua natura; e, in qualsivoglia condizione di cose, possano sempre i coniugi, sostenuti dalla grazia di Dio, fedelmente compiere l’ufficio loro e conservare nel matrimonio, pura da macchia tanto abominevole, la castità, perché resta inconcussa la verità della fede cristiana, proposta dal magistero del Concilio di Trento:
                      «Nessuno ardisca pronunciare quel detto temerario, condannato dai Padri sotto la minaccia di anatema, che per l’uomo giustificato i comandamenti di Dio siano impossibili ad osservarsi. Dio non comanda cose impossibili, ma nel comandare ammonisce di fare ciò che puoi e di chiedere ciò che non puoi, e aiuta perché tu possa» [Concil. Trident., sess. VI, cap. 11.]. E la dottrina medesima fu dalla Chiesa solennemente ripetuta e confermata nella condanna della eresia giansenistica, che aveva osato bestemmiare contro la bontà di Dio affermando che «alcuni precetti di Dio agli uomini giusti, che pur vogliono e procurano di osservarli, sono impossibili secondo le forze che hanno al presente: e loro manca la grazia, che li renda possibili» [Const. Apost. Cum occasione, 31 Maii 1653, prop. 1].”

                      Più recentemente:

                      Paolo VI, Allocuzione ai membri della Congregazione del Santissimo Redentore (settembre 1967): AAS 59 (1967), 962: «Si deve evitare di indurre i fedeli a pensare differentemente, come se dopo il Concilio fossero oggi permessi alcuni comportamenti, che precedentemente la Chiesa aveva dichiarato intrinsecamente cattivi. Chi non vede che ne deriverebbe un deplorevole relativismo morale, che porterebbe facilmente a mettere in discussione tutto il patrimonio della dottrina della Chiesa?»

                      Tanto basta per mostrare quanto sia sviato l’approccio di Petrà. Non meraviglia che, con queste premesse, il seguito del suo intervento non faccia che accentuare (se possibile) il suo contrasto con il Magistero. Quindi, mi pare inutile seguitare a criticare punto per punto gli errori che compie questo teologo morale.

                      Direi che il migliore consiglio l’ha dato il cardinal Caffarra:

                      “Leggi e rifletti sul Catechismo della dottrina cattolica, ai numeri 1601-1666. E quando senti dei discorsi sul matrimonio – anche da parte di preti, vescovi, cardinali – e tu verifichi che non sono in conformità con il Catechismo, non dare ascolto ad essi. Sono dei ciechi che guidano dei ciechi”.

                      http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/07/11/caffarra-schonborn-sbaglia-e-questo-e-cio-che-vorrei-dire-al-santo-padre/

                    5. Piero

                      @Fabrizio:
                      che le smentite (e le non-smentite) di Lombardi rispondessero ad una precisa “logica” (prettamente “mondana”) e ordini da “piu’ in alto” e’ una cosa talmente palese che mi pare che solo chi ha le fette di salame sugli occhi potrebbe non vederlo.
                      Quello che pero’ non ho capito di AL, e spero che i “normalisti” mi possano spiegare, e’ la seguente:
                      visto che andrebbe deciso “caso per caso” (e gia’ qui…) con che giustificazione il prete potrebbe condannare il panzone 60enne che lascia la moglie per inconciliabilita’ e si mette con una 22enne ucraina, stante, a parole della stessa AL che il voto di castita’ in alcuni casi “non e’ bene” e che puo’ verificarsi il fallimento di una unione precedente.
                      Che si fa? Ci si mette un tetto all’eta’? O alla circonferenza dell’addome dell’uomo?

                    6. @Piero,
                      ammesso e non concesso che dalle parole di AL si arrivi a ciò che espone, mi fanno specie questi “casi” così esposti, che sembrano sottintendere che da domani ogni buon sacerdote nonché confessore, si sia improvvisamente rincoglionito e non sappia più avere discernimento “caso per caso”, come sempre ogni buon sacerdote (i cattivi sacerdoti non fanno testo…) ha già sempre applicato per qualunque questione che discernimento necessiti.
                      Crede davvero che di fronte alla situazione tratteggiata, non avrebbe motivi di “condanna”?

                      Il “panzone 60enne” (se fosse smilzo sarebbe uguale giusto? O fosse solo 40enne…), che prendesse a scusante del suo peccato di lussuria e di infedeltà, qualsivoglia lettura o rilettura o interpretazione distorta a suo beneficio di qualsivoglia documento a giustificare il suo peccato, o nascondesse il suo peccato dietro a qualsiasi scusante, risponderà del suo peccato anche trovasse un confessore compiacente…

                      Lei di cosa è preoccupato? Non che l’anima di costui si possa salvare, credo, vista l’ironia beffarda con cui scrive… quindi non si preoccupi dorma sereno.

                      P.S. non creda le abbia risposto in quanto “normalista”, ma lei è padrone di farsi le casistiche sue…

                    7. Piero

                      @Bariom
                      Caro Bariom,
                      (credo) inavvertitamente mi dai ragione sulla “mia” interpretazione.
                      Appunto! (come disse Mons. Capovilla in merito alla questione del Segreto di Fatima)
                      PERCHE’ mai un prete dovrebbe negare l’assoluzione ad un panzione 60enne che sta con la 22 ucraina e invece darla ad un 40enne smilzo che ha fatto la stessa identica cosa?
                      Solo per la differenza d’eta’? Solo per la circonferenza addominale?
                      Cosa distingue il suddetto panzone 60enne da uno che contrae nuovo matrimonio con tutta la annessa e connessa “casistica” esplicata nella AL?
                      “normalista” o “non normalista” (che e’ solo una provocazione), me lo puoi spiegare?

                    8. Giusi

                      Gesù tornerà da Oriente. Ma in Vaticano hanno perso la bussola
                      La Santa Sede sconfessa il cardinale Sarah, che nella messa vuole che preti e fedeli siano tutti “rivolti al Signore”. Ma lui non cede e rilancia la proposta. Da Ratzinger a Bergoglio, l’incerto destino della “riforma della riforma”

                      di Sandro Magister
                      http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351338

                    9. Piero

                      @Bariom
                      tra l’altro non capisco questa “filippica” contro chi pretenda scusanti per i suoi peccati in documenti papali piu’ o meno chiari…
                      Se l’avessi detto io, o Fabrizio Giudici, o Giusi, verso un omosessuale, apriti cielo. Me ne avreste dette di tutti i colori… Vi siete scordati del “Chi sono io per giudicare?”

    2. Emilio

      Caro Giudici,
      attendiamo con ansia di sentir suonare il disco della sua chiesa!
      Quello della Chiesa Cattolica, che a lei pare rotto, afferma: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. E le porte degli inferi non prevarranno su di essa”. Dica lei da chi è ispirato l’odierno successore di Pietro.

      1. Enrico

        Emilio,
        sull’argomento Papa-Spirito Santo si è già discusso in altri articoli del blog. Praticamente ogni volta si ripete un discorso di papa Benedetto sul ruolo dello Spirito Santo. E’ un discorso sensato, ovviamente, ma non è chiaro se è ex-cathedra e/o se è magistero della Chiesa o piuttosto solo una sua opinione.

        1. Emilio

          Ah, ho capito, Enrico.
          Quello che si vuole dire è che lo Spirito Santo, da buon educatore quale è, in realtà ha fallito. Nel caso di Papa Francesco ha lasciato troppa libertà ai sigg.ri Cardinali e questi hanno eletto non un Pontefice secondo il cuore di Dio, ma un battitore libero, un opinionista free lance. Interessante come tesi.

                1. Emilio

                  Nella Chiesa Cattolica, oggi, il successore di Pietro si Chiama Francesco. In quella di Giusi, dimmi tu.

                  1. Giusi

                    Nella Chiesa cattolica oggi ci sono due Papi e già su questo non so cosa ne pensi lo Spirito Santo……

                    1. Emilio

                      Pare che il Papa Emerito la pensi diversamente: “ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice”.
                      Quindi: nella Chiesa Cattolica, oggi, il successore di Pietro si Chiama Francesco. In quella di Giusi, dimmi tu.

                  2. Piero

                    Enrico/Emilio,
                    lo Spirito Santo ispirava anche Alessandro VI e Giulio II?
                    Vorrete rispondere una buona volta a questa semplicissima domanda?
                    E quando Pietro, che ricevette la correzione di Paolo, anche allora era ispirato dallo Spirito Santo?
                    Intendo PRIMA della correzione di Paolo, mentre sosteneva la sua tesi poi rivelatasi erronea, era ispirato?
                    Voglio vedere se rispondete…

                    1. Enrico

                      Piero,
                      accetto che non tutto quello che dice il Papa sia sotto suggerimento dello Spirito Santo, ma resto convinto che in generale il Papa goda di una speciale assistenza del medesimo, per cui se devo fidarmi di qualcuno in campo teologico-religioso mi fido di chi in quel momento è il Papa.
                      Apprezzo il proposito di mons. Caffarra che chiederà in forma scritta chiarimenti al Papa. Per me i suoi modi corretti, benché la critica sia forte, sono importanti. Vedendo come è difficile discutere in un blog penso che la cosa migliore sarebbe un colloquio faccia a faccia, guardandosi negli occhi e avendo più sicurezza che le parole usate siano intese nel senso voluto da chi le pronuncia.
                      Anch’io ho pensato a Paolo che corregge Pietro. Per quel che ne sappiamo dalle Scritture nessuno si è sognato di pensare: Pietro fa solo confusione, quanto sarebbe meglio Paolo come Papa. Al giorno d’oggi invece è abbastanza evidente in qualche scritto il rifiuto di Francesco in toto e il pensiero: speriamo torni Benedetto o almeno che ne arrivi un altro. Nel blog e fuori (fuori è peggio).

                    2. @Enrico, concordo sulla tua sintesi…

                      Cmq si consolino gli speranzosi di un rapido “cambio”… nessuno è eterno su questa terra 😛

                    3. Enrico

                      Bariom,
                      Francesco stesso ha detto che pensa non gli resti molto da vivere. Su questo punto spero proprio non sia infallibile 🙂

                    4. @ Piero. Ho tempo solo per Rodrigo de Borja y Lanzol
                      «[…] su cui si sono appuntati tanti strali moralistici. Invettive giustificate, intendiamoci. Persino il barone Ludwig von Pastor, il grande (e cattolicissimo) storico del papato, alla fine delle pagine dedicate a quel pontefice, allarga le braccia: niente da fare, pur con tutte le attenuanti dei tempi in cui visse, fu davvero un uomo dissoluto, dedito innanzitutto al piacere suo e alla gloria della sua famiglia. Eppure, è lo stesso von Pastor che dimostra come Alessandro VI razzolasse malissimo ma predicasse assai bene: sul piano religioso il suo pontificato fu impeccabile, fu difesa l’ortodossia, non si dimenticò l’apostolato, si incoraggiarono le iniziative dei santi fondatori. E sono certo che, alla fine, la Vergine intervenne benigna per un papa che ebbe una grande devozione per sant’Anna e che, soprattutto, ripristinò ed estese a tutta la cristianità il suono dell’Angelus.
                      Ma qui vorrei parlare della singolare benevolenza di Alessandro VI per gli ebrei, che protesse e favorì e dai quali trasse tra l’altro i suoi medici di fiducia. Quando, nel 1492, i re di Spagna espulsero i loro marranos, il pontefice decise di accoglierne quanti poteva nei suoi stati e in Roma stessa. Ed è qui che si verifica l’episodio singolare: gli ebrei romani si recarono da Alessandro VI scongiurandolo di non aprire le porte ai loro correligionari spagnoli. Di fronte al rifiuto papale di accettare la loro supplica, gli israeliti fecero ricorso ad un argomento al quale lo sapevano molto sensibile. Gli offrirono, cioè, una grossa somma di denaro, purché non ospitasse quegli ebrei forestieri, di cui loro, i circoncisi romani, diffidavano. La simpatia e la solidarietà di papa Alessandro verso i profughi iberici dovevano essere davvero vive se neppure l’oro funzionò. Dunque, gli ebrei spagnoli furono accolti e ancor oggi molti israeliti di Roma e dell’Italia Centrale ne discendono.»
                      (http://www.vittoriomessori.it/blog/2014/04/26/febbraio-2005-il-timone-vivaio/)

                    5. ola

                      @senm e il mio catechista, dopo aver tratto le stesse conclusioni di Messori, usava chiosare con: “Fate e osservate ciò che vi dicono, ma non quello che fanno. Poiché dicono ma non fanno.” 🙂

                    6. ola

                      Sempre @senm: ma vedo che l’articolo di Messori e’pieno di perle – non che ne sia stupito:
                      «C’è un paradosso nella denuncia dei cattolici tradizionalisti della “protestantizzazione” della Chiesa di Roma. In effetti, i tradizionalisti adottano lo schema secondo il quale la “vera Chiesa” sarebbe là dove si insegna “la vera fede” e si pratica la “fedeltà autentica alla antica Tradizione”. Ebbene: questa fu esattamente la prospettiva di Lutero e non ha nulla a che fare con la prospettiva cattolica, secondo la quale la “vera Chiesa” è là dove sta il Papa, dove stanno i vescovi. Dove ci sono, insomma, i maestri vivi della fede, nei quali vive la concretezza della successione apostolica, con la fisicità della imposizione della mani»

                    7. cinzia

                      @OLA …. quindi se il Vescovo di Roma mi dice cose diverse da quelle che Gesù ha detto (almeno a quanto riportato nel Vangelo) devo dar retta al vescovo di Roma e non a Gesù?
                      O forse non ho capito cosa intendevi dire?

                    8. ola

                      @cinzia: bisognerebbe chiedere a Messori cosa di preciso intendesse dire. Io lo interpreto come un richiamo a rimanere comunque nella Chiesa di Roma anche in tempi burrascosi, rifuggendo la tentazione di crearne altre a propria immagine. Pero’ovviamente non sono l’interprete ufficiale di Messori.

        2. Alessandro

          Il Papa regnante, in virtù dell’ufficio suo proprio, è senza dubbio guidato dallo Spirito Santo quando impartisce un insegnamento infallibile (sia che lo faccia esercitando il magistero solenne/straordinario, sia quello ordinario e universale).
          Infatti, lo Spirito Santo, terza Persona della Santissima Trinità, è Spirito di verità (“Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera”: Gv 16, 13), che non può condurre ad alcun errore, ad alcun fallo.

          Questo sia detto in generale. Per essere più precisi, va aggiunto che non difetta “l’assistenza divina”, e quindi nemmeno quella dello Spirito Santo, al Sommo Pontefice il quale, pur non impartendo o non ribadendo un insegnamento infallibile, proponga, “nell’esercizio del Magistero ordinario, un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi” (cfr Catechismo n. 892: “L’assistenza divina è inoltre data ai successori degli Apostoli, che insegnano in comunione con il Successore di Pietro, e, in modo speciale, al Vescovo di Roma, Pastore di tutta la Chiesa, quando, pur senza arrivare ad una definizione infallibile e senza pronunciarsi in « maniera definitiva », propongono, nell’esercizio del Magistero ordinario, un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi”).

          Per chiarire meglio: fruisce dell’assistenza divina, e quindi anche di quella dello Spirito Santo, il Sommo Pontefice che eserciti il Magistero autentico e ordinario ed, esercitandolo, proponga quelli che al n. 10 della “Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei” della Congregazione per la dottrina della Fede vengono qualificati come “tutti quegli insegnamenti — in materia di fede o morale — presentati come veri o almeno come sicuri, anche se non sono stati definiti con giudizio solenne né proposti come definitivi dal magistero ordinario e universale… proposti per raggiungere un’intelligenza più profonda della Rivelazione, ovvero per richiamare la conformità di un insegnamento con le verità di fede, oppure infine per mettere in guardia contro concezioni incompatibili con queste stesse verità o contro opinioni pericolose che possono portare all’errore”:

          http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_1998_professio-fidei_it.html

          Per meglio intendere l’identità e l’indole di questi insegnamenti, è utile precisare che, come afferma la medesima Nota sempre al n. 10, “la proposizione contraria a tali dottrine può essere qualificata rispettivamente come erronea oppure, nel caso degli insegnamenti di ordine prudenziale, come temeraria o pericolosa e quindi « tuto doceri non potest » [“non può essere insegnata con sicurezza”] ”

          Ricapitolando. Non è vero che tutto ciò che il Sommo Pontefice dica o firmi non possa non essere fatto sotto la guida dello Spirito Santo. Il Sommo Pontefice fruisce senza dubbio dell’assistenza divina (e quindi anche di quella dello Spirito Santo) solo ed esclusivamente quando 1) eserciti il Magistero infallibile (straordinario od ordinario); 2) impartisca un insegnamento il quale, pur non appartenendo al Magistero infallibile, sia tale che la affermazione contraria sia da qualificarsi come erronea o temeraria o pericolosa.

          In buona sostanza: per assodare se il Sommo Pontefice sta senza dubbio impartendo (o ribadendo) una dottrina (o un insegnamento di ordine prudenziale) sotto la guida dello Spirito Santo è necessario appurare se l’affermazione che si oppone a tale dottrina (o a tale insegnamento di ordine prudenziale) sia per lo meno (sottolineo: per lo meno) erronea o temeraria o pericolosa, cosicché non possa essere insegnata con sicurezza (“tuto doceri non potest”).

          1. E non credi Alessandro che si possa credere (ma ancor meglio riconoscere) che vi può essere una Azione dello SS, che va oltre (non in contrasto ovviamente) ciò che è limitato da paragrafi e codici, che pur sono utili e necessari?

            Così come vi è una particolare assistenza dello SS per le “grazie di stato che accompagnano l’esercizio delle responsabilità della vita cristiana e dei ministeri in seno alla Chiesa” (cit. CCC) dal Papa al più umile dei credenti.

            In ciò dobbiamo confidare e di ciò non dobbiamo dubitare (o tutto diverrebbe opinabile e soggettivamente discutibile) salvo i casi in cui sia inoppugnabilmente dimostrabile l’errore.

            1. Alessandro

              @Bariom

              Magistero alla mano, non posso che ribadire quanto ho scritto nel mio commento precedente.

              Ossia: Magistero alla mano, si può rettamente giudicare indubitabile che il Sommo Pontefice stia fruendo dell’assistenza divina (cioè sia guidato dallo Spirito Santo) in ciò che fa e dice e scrive solo ed esclusivamente se si danno le condizioni che ho richiamato (apprendendole dal Magistero, appunto)

              1. Alessandro

                Aggiungo: non vedo come possa seminare dubbio tra i fedeli sapere a quali condizioni il Papa indubitabilmente operi sotto la guida dello Spirito.

                Anzi, è la fede stessa dei “piccoli” (i prediletti del Signore) a essere tutelata in questo modo da eventuali iniziative del Papa che ardissero presentarsi come mosse dallo Spirito ma non lo fossero.
                D’altronde, la moltitudine dei fedeli (di cui i “semplici” sono come il cuore pulsante) è munita provvidenzialmente di un sano “sensus fidei” che s’avvede di come e di quando il suo Supremo Pastore agisca sotto impulso dello Spirito e di quando (come purtroppo può accadere) così non è.
                Inoltre, sapere a quali condizioni il Papa indubitabilmente operi sotto la guida dello Spirito non deve portare come conseguenza a un atteggiamento di occhiuta diffidenza nei confronti di tutto ciò che il Papa dice o fa: nei confronti del Papa il credente dotato di un sano “sensus fidei” deve nutrire sentimenti di cordiale affetto filiale e comportarsi in conformità ad essi. Ciò non toglie che è cosa buona e giusta che il gregge sia provvisto di quegli antidoti senza i quali si farebbe disgraziatamente avvelenare qualora (come purtroppo può succedere) il Papa commetta degli errori che offuschino i contenuti autentici della fede.

                1. Alessandro

                  A proposto di confusione del fedele (generata o almeno aggravata da “Amoris laetitia”) in materia di matrimonio, convivenze, situazioni irregolari, adulterio e Sacramenti ai divorziati risposati, il cardinal Caffarra dichiara che a questo fedele disorientato consiglierebbe:

                  “Leggi e rifletti sul Catechismo della dottrina cattolica, ai numeri 1601-1666.
                  E quando senti dei discorsi sul matrimonio – ANCHE da parte di preti, vescovi, cardinali – e tu verifichi che NON sono in conformità con il Catechismo, NON dare ascolto ad essi. Sono dei ciechi che guidano dei ciechi”.

                  http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/07/11/caffarra-schonborn-sbaglia-e-questo-e-cio-che-vorrei-dire-al-santo-padre/

    3. Giusi

      Veramente! Secondo me uno di questi giorni lo Spirito Santo si mette a cantare la canzone degli Almamegretta:

      Lassateme sta’ ma che vulite ‘a me

      iatevenne nun ve voglio vede’

      1. Giusi

        L’umorismo non è blasfemia ma quelli come te sono pronti a considerare blasfema una battuta e poi se ne escono che il Signore è gioia di fronte alle profanazioni che si vedono in tante messe!

        1. Enrico

          Giusi,
          chiedere di riprendere quello che dico REALMENTE senza manipolazioni probabilmente è chiedere troppo.

            1. Enrico

              Di quello che dico io. Io ho parlato delle Messe a cui ho partecipato io in Brasile e Burkina, tu hai tirato fuori un paio di video presi chissà dove e da lì sei saltata a dire che quelli come me ‘se ne escono a dire che il Signore è gioia….’

  19. Giusi

    Oggi è San Benedetto. Dalla sua Regola…..

    “Soprattutto si guardi dal perdere di vista o sottovalutare la salvezza delle anime, di cui è responsabile, per preoccuparsi eccessivamente delle realtà terrene, transitorie e caduche, ma pensi sempre che si è assunto l’impegno di dirigere delle anime, di cui un giorno dovrà rendere conto e non cerchi una scusante nelle eventuali difficoltà economiche, ricordandosi che sta scritto : ‘Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in soprappiù” e anche: “Nulla manca a coloro che lo temono’.
    Sappia inoltre che chi si assume l’impegno di dirigere le anime deve prepararsi a renderne conto e stia certo che, quanti sono i monaci di cui deve prendersi cura, tante solo le anime di cui nel giorno del giudizio sarà ritenuto responsabile di fronte a Dio, naturalmente oltre che della propria”.
    (dalla Regola di San Benedetto)

    1. Dalla stessa Regola (II lettura di oggi):

      «Come vi è uno zelo cattivo e amaro che allontana da Dio e conduce all’inferno, così c’è uno zelo buono che allontana dai vizi e conduce a Dio e alla vita eterna. In questo zelo i monaci devono esercitarsi con amore vivissimo; e perciò si prevengano l’un l’altro nel rendersi onore, sopportino con somma pazienza le infermità fisiche e morali degli altri, si prestino a gara obbedienza reciproca. Nessuno cerchi il proprio utile, ma piuttosto quello degli altri, amino i fratelli con puro affetto, temano Dio, vogliano bene al proprio abate con sincera e umile carità.»

      Che può valere per tutti e per molti (anche in un blog – se ci si dichiara cristiani), giacché non credo la Chiesa l’abbia scelta solo per parlare ai monaci… 😉

  20. Fabrizio Giudici

    Caro Emilio, il problema è tutto suo: io mi baso sul Magistero, lei non so su cosa. Forse su quello che le hanno raccontato? Non sono _tesi_, ma _fatti_: prima di tutto esiste un certo numero di papi che hanno sbagliato gravemente su questioni di governo. Non sto a fare la lista perché qui è già stata data più volte. In secondo luogo ce n’è almeno uno che è stato proclamato eretico dopo la sua morte. Poi c’è la logica. La Congregazione per la Dottrina della Fede, ex Santo Uffizio, ha tra le altre cose il compito di rivedere e approvare le dichiarazioni dei papi. Il card. Mueller ha di fatto ribadito il concetto richiamando il fatto che certi papi, come l’attuale, non hanno grandi fondamenti teologici e quindi la CDF deve supplire. In passato fu condannato il tentativo magisteriale di un papa (Giovanni XXII) espresso in alcune prediche (quindi ricadiamo nel caso p.es. delle omelie di Santa Marta o dei commenti all’Angelus).

    Enrico si è posto un problema che non ha senso, se si usasse la logica. Infatti, se Benedetto XVI quando ha parlato su questo problema – in varie circostanze, e non solo sull’elezione al Conclave – si fosse sbagliato, avremmo l’ennesima prova che non tutto quello che esce dalla bocca di un Papa è infallibile. A meno che qualcuno non voglia sostenere tesi strampalate, che si applichino diversi metri di valutazione sui papi in carica e quelli non in carica. O che Francesco è un Papa come non se ne sono mai visti in duemila anni.

    Come vede, c’è abbondanza di argomenti – tutti fanno parte del Magistero: sono infatti stati ben studiati e documentati all’epoca del CVI – per sostenere che l’asserzione “tutto quello che dice un Papa è conforme alla Verità” è priva di fondamento.

    PS Come cattolico perché dovrei partire da Avvenire? Cos’è, fa parte della Rivelazione pure quello? Vede, è proprio lei che hai idee strane sul cattolicesimo. Mi sembra molto più clericalismo che cattolicesimo.

  21. Fabrizio Giudici

    Emilio, prima di tutto sul punto le abbiamo risposto in due (uno, non io, con abbondanza di riferimenti al Magistero): quindi forse dovrebbe smetterla di affibbiare ad altri il giudizio che si vogliono creare la propria Chiesa.

    In secondo luogo, Francesco è papa legittimo e successore di Pietro. Tuttavia, vorrà spiegarci per quale motivo Ratzinger non è tornato cardinale e veste di bianco. Siamo tutti orecchi, anche perché in tre anni e mezzo nessuno ha dato una spiegazione non contraddittoria. Presumo anche che lei abbia letto le recenti dichiarazioni di mons. Gaenswein, segretario sia di Francesco che di Benedetto, a proposito di “novità del papato”, di “munus” condivisi eccetera; non le ripeto nel dettaglio perché io non ci ho capito niente.

    @Bariom Su quello che “si può credere” al di fuori del Magistero (che sono proprio quei codici, che tu stesso riconosci come necessari) ci sarebbe molto da dire. Per esempio, una serie di profezie mariane, approvate dalla Chiesa, che parlano di tempi eccezionali. Ecco, io non le ho volute (quasi) mai tirare fuori qui, limitandomi al Magistero. Ma siccome tu proponi di uscire fuori da certi recinti, allora teniamole presenti. Parlano tutte di una crisi assolutamente eccezionale della Chiesa. Dunque?

    1. Emilio

      Fabrizio, prima di tutto io non ho affibbiato giudizi ad alcuno: ho citato testualmente una dichiarazione di Benedetto XVI e ho posto, ripetutamente, una domanda a Giusi. Rilevo che, da parte de Giusi, rimane senza risposta.
      In secondo luogo, se a suo avviso, il problema fondamentale della chiesa cattolica è che Ratzinger vesta di bianco e non sia “tornato” cardinale, non posso che lasciarla ai suoi dubbi. Ho posto il problema di chi fosse oggi il successore di Pietro nella Chiesa Cattolica, argomento che mi sembra un tantino più dirimente: e vedo che su questo aspetto concordiamo. Me ne rallegro.
      In quanto alle dichiarazioni di mons. Gaenswein, che ho letto come lei, non credo spetti a me “giudicarle”. Posso azzardare che mi sembrano sagge in quanto, pur non mettendo in discussione l’esistenza di un solo successore di Pietro, prendono atto di una situazione diversa da quanto avvenuto “tradizionalmente” nella Chiesa cattolica e ne sottolineano gli aspetti positivi. Ma anche qui nulla di nuovo: «Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».

      1. Giusi

        Che domanda? Se Francesco è Papa? Certo che lo è come pure Benedetto e questo non è normale.

  22. Patrizia

    Semplicemente grande! Riesci ad esprimere con parole semplici ma appropriate quello che molti di noi prnsano ma nn sanno esprimere! Nn c’è razzismo nel tuo pensiero ma d altronde lo dice il Vangelo che l impurità non viene da fuori ma da dentro il cuore malato dal peccato. È con questo cuore che ti leggono i tuoi accusatori e in genere l establishement del pensiero unico mediatico! Coraggio vai avanti tanti siamo con te!

  23. Enrico

    In relazione al commento di Giusi delle 16:06

    Sei come i bambini viziati che pur di avere ragione cambiano le carte in tavola. Ma qui le carte vecchie restano sul tavolo e tutti le possono leggere, pertanto ha ragione elisa quando scrive:

    davvero vedere che chi si professa cattolico infama così ingiustamente la figura del Santo Padre fa rabbrividire!!

    1. Giusi

      Io non ho cambiato nessuna carta: basta farsi un giro tra i miei commenti per rendersene conto. Cos’è sei rimasto male che la notizia di Fassino non la riporta solo il Giornale?

  24. Fabrizio Giudici

    Emilio, mi perdoni, mi pare che qui siamo tutti d’accordo che è importante non essere sedevacantisti o robe simili, ma on non è meno dirimente il fatto che ci sia una seconda figura che, pur avendo rinunziato a ruoli che non siano contemplativi, continua a mantenere le forme del papato: abito, titolo di “santità”, eccetera; per cui Giusi, da un certo punto di vista giustamente, dice che anche lui è papa. Ora, se Francesco è papa e Benedetto è papa, io dico che se ne deduce che i papi sono due. Non è mai capitato nella storia: ad un certo punto i signori vestiti di bianco erano addirittura tre, ma sappiamo che due erano antipapi; l’altra volta che uno si dimise non mantenne nessuna forma propria del papato. Dunque siamo di fronte ad una novità assoluta. Ora la roccia è diventata doppia? Non è che non dormo la notte per questo, ma non è così rilassante constatare che non c’è una voce chiara, dalla Santa Sede, che ribadisca che il papa è uno solo, o che spieghi cosa vuol dire questo papato “doppio”.

    1. Enrico

      Fabrizio, chi dovrebbe essere la voce chiara e per chiarire cosa?
      Benedetto ha detto che rinunciava ad essere il vescovo di Roma, ma non ad essere vescovo. Come tutti i vescovi, quando non governano più la loro diocesi, diventano emeriti. La Chiesa non ha avuto nulla da eccepire: nessuno ha detto che, se rinunciava ad essere il Vescovo di Roma, doveva prendere su armi e bagagli e tornare in Germania senza indossare più la veste bianca.
      Papa Francesco, se non sbaglio, recentemente ha dichiarato che il Papa (intendendo chiaramente colui che governa) era uno.
      C’è stata una dichiarazione del segretario di Benedetto che ha lasciato perplessi, è vero, ma a quel che mi risulta è finito tutto lì.

      1. Fabrizio Giudici

        “nessuno ha detto che, se rinunciava ad essere il Vescovo di Roma, doveva prendere su armi e bagagli e tornare in Germania senza indossare più la veste bianca.”

        In teoria non doveva dirlo nessuno: avrebbe dovuto essere la prassi normale (la Germania non è importante, le prerogative papali sì). In realtà si disse eccome che si sarebbe ritirato in un monastero. D’altronde, intervistato, Ratzinger disse che portava l’abito bianco perché non ce n’erano altri (riportato, se non erro, da Tornielli). Mi sembra evidente l’ironia.

        L’istituto del vescovo emerito esisteva già, mentre quella del papa emerito no. Trattandosi di una novità, avrebbe dovuto essere spiegata in modo molto chiaro. Invece no. Le dichiarazioni di Gaenswein stanno suscitando molte reazioni ancora in questi giorni; certo che se leggi solo Avvenire o Osservatore Romano non te ne accorgi.

        È vero che Francesco ha detto che il papa è uno solo, ma come dici tu _forse_ intendeva solo quello che governa. Questo non risolve la questione, né si può scommettere che sia la parola definitiva.

        1. Enrico

          Fabrizio,
          quello che vorrei sapere io non si può spiegare perché lo sa solo lo Spirito Santo. La veste bianca o non bianca, il ritiro in Vaticano o altrove in fondo sono secondari. Papa Benedetto sicuramente ha pregato molto prima di dare l’annuncio e probabilmente ha aspettato di essere sicuro che questa idea gli venisse dallo Spirito Santo e non dal maligno. Quello che mi chiedo io è: perché lo Spirito Santo ha permesso/voluto questo? Poteva chiamare a sé Benedetto, se per il bene della Chiesa avesse ritenuto necessario l’avvento di un papa con altri carismi. Domande a cui forse la storia o forse solo Dio daranno risposta.
          Sul fatto che ci sia un unico Papa regnante e non un papato allargato non ho dubbi. Benedetto ha rinunciato e da allora è uscito di scena in maniera tale che la sua residenza è ininfluente e ricompare solo quando è invitato a farlo, in ubbidienza al Papa. Questa scelta è portata fino alle estreme conseguenze: al segretario sfugge qualche frase di troppo ma lui tace comunque, perché se iniziasse a chiarire questo e a intervenire su quest’altro allora si che si farebbe confusione.
          Ah, ironia della sorte: la faccenda di Gaenswein l’ho letta oggi pomeriggio sulla nuova bussola quotidiana, che non mi è parsa essere a favore della teoria dei due papi.

              1. ola

                Ho dimenticato: ovviamente conoscete la fonte, quindi fate la tara e se qualcuno che invece non conosce la fonte dovesse rimanere scandalizzato da qualcosa vi prego di scusarmi.
                Ma l’analisi delle dichiarazioni di Mons. Gänswein mi sembrava interessante.

  25. Pierangelo

    ” Beati i poveri in spirito, perchè di essi è il regno dei cieli ” Mt 5,3
    ” Beati i miti, perchè erediteranno la terra ” Mt 5,5
    ” Beati gli operatori di pace, perchè saranno chiamati figli di Dio ” Mt 5,9
    ” Beati i perseguitati per causa della giustizia, perchè di essi è il regno dei cieli ” Mt 5,10

    Che la Parola di Dio possa rinnovare i nostri spiriti inquieti !

  26. Lucilla

    Leggo tutto con molta attenzione ,ma non mi piace inserirmi nei commenti, perché ci sono spesso e volentieri o degli impertinenti o degli ipocriti o dei superficiali , o dei politicamente corretti ,ma non posso non apprezzare e complimentarmi con la battagliera e amante della verità,: la carissima Giusy . ,ti apprezzo tanto sei spesso in minoranza perché di solito tifano molto per il cristianesimo social .. ma noi proseguiamo, avanti tutta!

    1. Giusi

      Un blog è come la vita: si comincia a parlare di una cosa e si finisce col parlare di un’altra….. Tutto è cominciato perché Emilio ha scritto che il Papa ha messo un punto fermo sui migranti……

  27. Fabrizio Giudici

    @Enrico
    Anch’io ovviamente penso che ci sia un solo Papa. Ma, vedi il post di Querculanus citato da Giusi: per esempio quel post dice cose chiare. Il problema è che Querculanus non è una fonte dotata di autorità definitiva, come potrebbe essere data da un comunicato ufficiale della Santa Sede. Non ne abbiamo mai visto uno. Perché? Non certo perché la cosa non sia considerata importante, non posso crederci. Devo concluderne che quello che scrive Querculanus non è così scontato. Riguardo alle dichiarazioni del monsignore, può anche essere che abbia dato di matto e/o sia un personaggio totalmente inaffidabile, come hanno scritto certi. Ma allora com’è possibile che un siffatto personaggio mantenga la carica che ha? Come vedi, mantenuto il punto fermo che il Papa è uno solo, per il resto non c’è una soluzione soddisfacente e si deve concludere che c’è qualcosa di strano.

    @altri sulla questione degli immigrati fuori controllo
    Circa un anno fa, sulla rubrica “La Strega Cacciatrice” di PapalePapale, ci fu una discussione che – se non mi disgustasse l’abuso del termine in sede postconciliare – non esiterei a definire “profetica”. La situazione degli immigrati era già eclatante, ma non ai livelli di oggi, e ci fu un post critico della padrona di casa. Seguì qualche tipico commento per minimizzare, eccetera. Io feci un piccolo studio su un documento ufficiale del ministero dell’interno svedese. In Svezia si sono aperte le porte dell’immigrazione a metà anni ’70. “Casualmente” a partire dagli anni seguenti si sono impennati certi reati, come le molestie sessuali e gli stupri, che sono sempre stati bassissimi in quel paese. Questo è ben documentato. C’è una correlazione tra i due fatti? Per il “politically correct” imperante, i rapporti del ministero degli interni sui reati sono pieni di analisi segmentate, fatto salvo per l’origine etnica dei responsabili. A parte il fatto che questo è già un indizio (si nascondono solo le informazioni che evidentemente sono rilevanti), si possono però provare strade indirette. Tanto per iniziare, deve essere fornita una spiegazione al fenomeno. Allora qualcuno ha scritto che evidentemente è una maggior presa di coscienza delle donne che denunciano le violenze domestiche che prima passavano sotto silenzio. Peccato che tra i dati segmentati forniti ci sono i luoghi dove si verificano i reati e gli stupri si verificano soprattutto in luoghi pubblici. Da che mondo è mondo le violenze domestiche, come dice il nome stesso, si verificano in casa. Alla luce di fatti recenti capitati negli altri paesi, la correlazione appare evidente. Infine vari istituti di ricerca sociologica hanno portato le prove di come l’origine etnica dei colpevoli viene esplicitamente censurata anche dalla maggior parte dei giornali; ma quando qualcuno si impunta e approfondisce, salta fuori che in gran parte sono immigrati islamici.

    I riferimenti sono qui:

    http://www.bra.se (la versione in inglese non va nei dettagli; bisogna scaricare il PDF in svedese e farselo tradurre da Google Translate in inglese; funziona abbastanza bene)

    http://it.gatestoneinstitute.org/5224/svezia-stupri

    La discussione originale non si trova più perché la rubrica non è più presente sul nuovo PapalePapale: ma è stata archiviata da Archive.org:

    https://web.archive.org/web/20151008231926/http://www.papalepapale.com/strega/gesu-vuole-guarire-la-nostra-sclerocardia/

    1. Giusi

      Porto la mia limitata esperienza. Prima che i paesi musulmani fossero “liberati” con la Primavera araba ci sono andata diverse volte. Ho potuto verificare che: per i musulmani noi donne occidentali siamo tutte z……. Poiché mi piace dire la verità questa loro teoria è talora suffragata da comportamenti carampanici (ma anche no) di turismo sessuale femminile. Dopo di che, sotto quei “terribili dittatori” pre primavera e come diceva pure Oriana Fallaci, le donne occidentali (a meno che non fossero consenzienti) non correvano alcun rischio in quanto che il turismo era protetto e la polizia (onnipresente) in caso di lamentele, li avrebbe aperti in due. Bastava metterli a posto con due parole facendogli capire che non c’era trippa per gatti e ti lasciavano in pace. Una volta venuti qua tutto cambia. Cioè noi siamo sempre tutte z….. ma non ci sono freni, la polizia non gli fa niente pertanto, non tutti, ma ad es. a Capodanno tanti, in varie parti d’Europa, applicano il precetto del Corano per il quale noi donne infedeli, non coperte, siamo loro schiave e possono farci tutto quello che vogliono.

  28. Fabrizio Giudici

    Bariom, il cardinal Caffarra esprime una delle critiche più pesanti ai pronunciamenti del Papa nella AL. Pesanti, perché ha parlato di affermazioni dubbie e contraddittorie che, in mancanza di chiarimenti espliciti, non possono costituire Magistero. Schoenborn invece ieri ha detto che è inequivocabilmente Magistero. Caffarra ha criticato esplicitamente Schoenborn sulla AL e il Papa invece l’ha indicato come un ottimo interprete della AL. Ti è chiaro che Caffarra, pur con tutti i modi rispettosi del caso, è sul fronte opposto rispetto a Schoenborn e a Francesco?

    E poi è arrivata un’altra richiesta esplicita, e motivata, di correggere o ritirare alcune parti della AL:

    http://www.corrispondenzaromana.it/critica-alla-amoris-laetitia-di-45-teologi-e-filosofi-cattolici-di-tutto-il-mondo/

    1. @Fabrizo, vabbè che sarei uno che dorme, ecc, ecc, però direi che la posizione di Cafarra (che come ho già detto conosco e stimo moltissimo) mi è personalmente chiara, se questa è la cosa che ti preoccupa (e non credo sia questa) 😉

    2. Giusi

      Io guardo in faccia la realtà: Francesco non farà niente perché l’ha voluta proprio così spero solo che il prossimo Papa, se il Signore non si scoccia prima, la ritiri.

      1. Più che realtà si tratta di “profezie” (basate al massimo sulla tua lettura della “realtà”)… vedremo.

        E se il Signore “si scioccia prima” che succede? Visto che parliamo di profezie 😛

          1. Bah! Se è per quello, ha avuto ben altra meteria in tempi non tanto lontani 🙁
            Ma ovviamente non è venuto meno alla promessa fatta a Noè.
            Che Dio non è tipo che viene meno alle Sue promesse o se le dimentica… quelli semmai siamo noi 😉

    3. Giusi

      Mi faceva notare un mio amico che i 45 hanno scritto al card. decano e che non è un caso. Questo è il primo passo per la deposizione di un papa eretico secondo i teologi del calibro di Bellarmino, ecc. Cioè portare a conoscenza del sacro collegio le eresie, stigmatizzandole. Poi, se l’assumerà il decano la responsabilità dinanzi a Dio ed alla Chiesa tutta degli ulteriori sviluppi. Non accadrà nulla di tutto questo ma non penso abbiano agito a caso…..

  29. Fabrizio Giudici

    Non farei della facile ironia su cosa succede se Dio si scoccia. Intanto perché è evidente che si è già scocciato (d’altronde durante l’ultima apparizione di Fatima, 99 anni fa, la Madonna disse “[…] che non offendano più Dio nostro Signore che è già troppo offeso”): mai la Chiesa si è trovata in un simile caos (ogni pochi giorni c’è un nuovo episodio, l’ultimo arrivato da poco a proposito del card. Sarah); mai il mondo si è trovato letteralmente immerso in un campo minato. Non c’è angolo del pianeta che non sia sconvolto da violenze, escalation militari, crisi economiche, per non parlare poi del degrado morale. Tutte cose che nella storia sono sempre accadute, ma mai tutte insieme a questa intensità. Ci sono esperti militari che non fanno “profezie”, ma previsioni, e temono escalation gravissime tra le superpotenze (anche qui, ogni pochi giorni un nuovo episodio, l’ultimo arrivato – pur se previsto – dalle parti della Cina).

    La narrazione post-conciliare fa sembrare che al massimo il Padreterno ti dà uno scappellotto in testa. Ma ad Akita la Madonna disse “Affinché il mondo possa conoscere la Sua ira, il Padre Celeste si sta preparando a infliggere un grande castigo su tutta l’umanità.”. Non vado oltre, perché magari qualche anima sensibile si impressiona; ma farebbe bene ad andarsele a leggere.

    1. La “facile ironia” caro Fabrizio non è certo fatta su quella che dovremmo giustamente chiamare “l’ira di Dio” (che Dio stesso ce ne scampi e liberi…), ma su chi con facilità la invoca…

      Ma se ti piace leggerla come l’hai letta, accomodati…

      Peraltro molte delle sitiazioni che citi (che sono vere) sono la diretta consegiuenza delle azioni dell’Uomo e del suo aver dimenticato, quando non rinnegato, Dio stesso.
      Dio pazienta, seppure avrebbe “materia per incenerirci” (per dirla alla Giusi), proprio nell’attesa che l’Uomo dopo aver toccato il fondo (ma quale sarà il “fondo”) e essersi reso conto che con le sue mani e supposta intelligenza NON PUO’ SALVARSI, apra gli occhi e torni a Lui.

      Nel frattempo, manda avvenimenti (che talvolta potremmo anche considerare castighi), Suoi Testimoni e profeti, come ha sempre fatto.

      Certo basterebbe “poco” a mettere in ginocchio l’Uomo, ma tempi e modi appartengono a Lui, a noi apllicarci alla nostra conversione aiutando quella altrui, per quanto Dio ci dà di fare.

  30. Fabrizio Giudici

    @Enrico
    “Pietro fa solo confusione, quanto sarebbe meglio Paolo come Papa. Al giorno d’oggi invece è abbastanza evidente in qualche scritto il rifiuto di Francesco in toto e il pensiero: speriamo torni Benedetto o almeno che ne arrivi un altro. Nel blog e fuori (fuori è peggio).”

    Forse la differenza era che Pietro non faceva solo confusione. Giustamente è stato riportato l’episodio con Paolo, ma non è che Paolo – o altri – hanno dovuto correggerlo ogni momento.

    @Bariom “E’ che Cafarra (giustamente) chiede chiarezza di fronte a qualcosa che può indurre a fraintendimenti e confusione, tu ti esprimi con una chiarezza che non so da dove ti venga, dicendo che AL afferma tesi che sono contro la Dottrina!”

    Poi ti arrabbi se uno ti dice le cose chiare… 🙂 Ma qui stai veramente ciurlando nel manico. Caffarra sta dicendo, certamente con la maggior autorevolezza che gli compete, proprio che AL è contro la dottrina! Eccheccavolo, ma ci stiamo prendendo per il culo? Beatrice ha riportato sopra una frase di Caffarra:

    “Io semplicemente gli direi: Leggi e rifletti sul Catechismo della dottrina cattolica, ai numeri 1601-1666. E quando senti dei discorsi sul matrimonio – anche da parte di preti, vescovi, cardinali – e tu verifichi che non sono in conformità con il Catechismo, non dare ascolto ad essi. Sono dei ciechi che guidano dei ciechi”.

    AL non in conformità con il Catechismo… ciechi che guidano ciechi. Onestamente, discutere con te ed Enrico è qualcosa di surreale. Dite che apprezzate il suo stile, che bisognerebbe imparare da lui, che ti è chiaro quello che dice, ma poi quando uno dice la stessa cosa allora no, non si può fare.

    1. NO mi dispiace, Cafarra NON ha affermato che AL è contro la Dottrina, ha chiesto si faccia chiarezza. Punto.
      E su questo io pure concordo e ne sento ormai l’esigenza…

      “Io semplicemente gli direi: Leggi e rifletti sul Catechismo della dottrina cattolica, ai numeri 1601-1666. E quando senti dei discorsi sul matrimonio – anche da parte di preti, vescovi, cardinali – e tu verifichi che non sono in conformità con il Catechismo, non dare ascolto ad essi. Sono dei ciechi che guidano dei ciechi”.

      E’ una sacrosanta affermazione che vale per ogni condizione di dubbio su qualsivoglia tema della Fede e della Dottrina.
      Diversamnete secondo il tuo ragionamento e per come la presenti (ed è questo che continuamente contesto), Caffarra avrebbe affermato che Papa Francesco è un “cieco che guida altri ciechi”.

      Se poi trovi il discorso surreale, può anche chiamarti fuori.

  31. Fabrizio Giudici

    “Diversamnete secondo il tuo ragionamento e per come la presenti (ed è questo che continuamente contesto), Caffarra avrebbe affermato che Papa Francesco è un “cieco che guida altri ciechi”.”

    Bariom, questa è la seconda volta in due settimane che mi attribuisci una cosa che non ho detto. Quello che ho detto è scritto sopra ed è chiaro a tutti. Se sei sotto frustrazione da dissonanza cognitiva mi spiace, ma non puoi ribaltare il tuo problema affermando falsità nei confronti degli altri. Sei molto scorretto, per non dire patetico, a cercare di screditare l’interlocutore quando sei in affanno di argomenti.

    Per quanto riguarda Caffarra, questi passaggi dell’intervista sono chiarissimi:

    Vescovi e molti teologi fedeli alla Chiesa e al magistero sostengono che su un punto specifico ma molto importante non esiste continuità, ma contrarietà tra “Amoris laetitia” e il precedente magistero. Questi teologi e filosofi non dicono questo con spirito di contestazione al Santo Padre. Ed il punto è questo: “Amoris laetitia” dice che, date alcune circostanze, il rapporto sessuale fra divorziati-risposati è lecito. Anzi applica a questi, a riguardo delle intimità sessuali, ciò che il Concilio Vaticano II dice degli sposi [cfr. nota 329]. Pertanto o è lecito un rapporto sessuale fuori del matrimonio: affermazione contraria alla dottrina della Chiesa sulla sessualità; o l’adulterio non è un atto intrinsecamente disonesto, e quindi possono darsi delle circostanze a causa delle quali esso non è disonesto: affermazione contraria alla tradizione e dottrina della Chiesa.

    L’ultima frase è un “tertium non datur” ed entrambe le possibili conclusioni sono: “affermazione contraria alla tradizione e dottrina della Chiesa.”. Io ti suggerisco di non prenderti per il sedere da solo, perché non fa bene. Comunque è una scelta tua. Però, non prendere per il sedere gli altri.

    1. Scusa ma forse il mio italiano non è all’altezza (dissonanza cognitiva a parte…).

      Ho scritto forse: “Tu affermi ecc, ecc.?”

      Ho scritto: “…secondo il tuo ragionamento (che in altre parole significa: seguendo il tuo ragionamento o se vuoi in parole più povere “per come io potrei comprenderlo o trarne le conseguenze”…) Cafarra avrebbe affermato, ecc, ecc. (o se preferisci: “si potrebbe arrivare a pensare che …ecc, ecc.)

      E’ abbastanza chiaro? Se non lo è non so che farci …sarà certo colpa mia.

  32. Giusi

    Son d’accordo con Fabrizio: le parole di Caffarra non lasciano adito a dubbi ma vorrei ricordare cosa disse il Papa, a detta di Mons. Forte, mai smentito: “Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati questi non sai che casino che ci combinano. Allora non ne parliamo in modo diretto, fa in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io.” In altri termini: l’ha fatto apposta, non cambierà un bel niente e non preciserà nulla! E che nessun papolatra si permetta di contestarmi che un simile modo di parlare da parte di un Papa non faccia venire, a voler essere buoni, la nausea!

    Mons. Forte svela un retroscena: “Questi non sai che casino ci combinano”

    http://sinodo2015.lanuovabq.it/mons-forte-svela-un-retroscena-questi-non-sai-che-casino-ci-combinano/

  33. Giusi

    I guasti della confusione introdotta da AL
    Il sindaco contro il vescovo: “Non sei cristiano”
    di Lorenzo Bertocchi
    Dopo la pubblicazione delle linee guida diocesane per la ricezione dell’esortazione post-sinodale Amoris laetitia, il vescovo di Philadelphia, mons. Charles Chaput, novello don Camillo, si è sentito dare del “non cristiano” dal sindaco, novello Peppone, Jim Kenney. La “colpa” di Chaput è quella di aver chiarito che i divorziati risposati non possono accedere alla comunione a meno che non vivano come fratello e sorella.

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-sindaco-contro-il-vescovo-non-sei-cristiano-16751.htm

    1. Enrico

      No, Giusi,
      il vero problema lo si trova in fondo all’articolo: il sindaco non ha alcuna stima del vescovo, evidentemente per attriti precedenti.

      1. Giusi

        Si certo. Tu si che hai capito tutto. Son le stesse critiche che rivolgono ai “tradizionalisti”. Che vuoi che gli dicano: non sei cristiano perché rispetti la Dottrina?

  34. Fabrizio Giudici

    @Enrico “Se il MAI della FC,84 è eccessivo rispetto alla tradizione allora cadono, credo, le accuse alla AL, se non è corretto quello che scrive il teologo allora rimangono. Ho semplificato troppo?”

    Il punto che hai citato è uno dei punti in cui il documento citato contiene evidenti errori e falsità. Ripeto: evidenti errori e falsità. Non mi metto a darti spiegazioni puntuali ora perché penso che almeno un paio di persone qui sono in grado di farlo molto meglio di me e lo faranno. Tranne che per un paio di cose relative a questi altri passaggi demenziali:

    In tali circostanze, secondo la valutazione del confessore e tenendo conto del bene del penitente, è possibile assolvere e ammettere all’eucaristia anche se il confessore sa che si tratta per la Chiesa di un disordine oggettivo. Una situazione ben nota della tradizione è quella della coscienza perplessa, il caso cioè della persona che ritiene in coscienza che comunque agisca fa male ma non può esimersi dall’agire: la teologia morale cattolica afferma da sempre che il soggetto è chiamato a scegliere il male minore e che nel fare il male minore non è colpevole. Di fatto è assolto e fa la comunione.

    Primo: del male minore abbiamo commentato in molti, più volte: la tradizione dice che ciò che è considerato un male intrinseco non è mai giustificabile. È del tutto falso che la tradizione dica il contrario. Non so se avete la memoria corta o fate finta di non capire, ma è incredibile che siamo ancora a questo punto. Quindi figuriamoci se è tollerabile dare l’assoluzione e ammettere alla comunione. Santa Teresa d’Avila ebbe la visione di anime finite all’inferno per via di confessioni fatte male, e questo documento di fatto le esalta.

    Secondo: il documento di fatto dà il via libera ad una considerazione miserrima del sacramento della Confessione. Se viene tutto relativizzato nei termini di male minore e coscienza soggettiva, cosa vado a fare dal confessore? Se ritengo che una cosa che è male oggettivo per me non lo è, o che non posso fare altrimenti? Dove sarebbe il pentimento ed il proposito di non peccare più? Conferma che per molti la confessione è una specie di tassa da pagare, per scontare l’ammissione nel club. Come quando arriva una cartella di Equitalia: sono 1000 euro, vabbè, perderò qualche ora con l’impiegato e poi contratteremo 500 euro.

    E ripeto, ci sono altri punti problematici, che penso altri spiegheranno con molta precisione.

    1. Enrico

      Grazie è per la risposta, l’ho vista solo adesso. E’ solo da qualche mese che seguo il blog, non conosco tutto quello di cui si è discusso. Vado a leggermi il Catechismo su male minore e coscienza perplessa e poi eventualmente chiedo chiarimenti.

  35. Giusi

    Attacchi ai Pontefici: cosa è cambiato negli ultimi anni
    Antonio Righi

    “Rispetto ai pontificati precedenti, dunque, con Bergoglio assistiamo ad una critica inversa. Stupisce, in tutto questo, il giudizio di alcuni esponenti della cultura cattolica, fino a vescovi e pure cardinali, che sembrano ignorare tutte queste critiche (che provengono, vale la pena di ricordarlo, da autorevoli ambienti culturali ed ecclesiali, un tempo difensori stenui del Vicario di Cristo). L’allarme che questi lanciano sul rischio di mutamento della Dottrina (e quindi conseguentemente anche della fede) non sembra turbare minimamente l’animo di questi intellettuali, i quali spesso si rifugiano nel clericalismo più becero e deleterio. Non è una novità, per chiunque abbia almeno seguito il catechismo in parrocchia, che il compito principale del Papa sia quello di “custodire la fede nella sua integrità e di confermare i suoi fratelli”.

    Che qualcuno (in questo caso autorevole e fino a ieri difensore della Chiesa e del suo Vicario) metta in discussione proprio questo aspetto del pontificato di Francesco, se anche non vero, costituisce comunque un punto di dibattito che non si può liquidare con arroganza o minimizzando la questione. Vista l’autorevolezza dei “critici” non può valere neanche l’accusa di ignoranza avendo, alcuni di questi, collaborato spesso con i pontificati precedenti. È alla luce di questi presunti cambiamenti dottrinali che rientrerebbero, allora, le scuse ai luterani, ai valdesi, agli omosessuali, ecc.. Che oggi esista un problema legato a possibili mutamenti della Dottrina è per molti un fatto, ridicolo è non rendersene conto o fare finta che non sia così”.

    http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/07/attacchi-ai-pontefici-cosa-e-cambiato-negli-ultimi-anni/

  36. Giusi

    Quelle parole talismaniche nei sinodi sulla famiglia

    Nella Chiesa si è imposta una neolingua di stampo orwelliano. Il processo va avanti da tempo, ma negli ultimi anni ha avuto un’accelerazione impressionante. I due Sinodi sulla famiglia (del 2014 e 2015) lo hanno in qualche modo solidificato. Nel romanzo 1984, George Orwell spiega che la neolingua era la lingua ufficiale imposta dal Grande Fratello per sostituire la vecchia visione del mondo, le vecchie abitudini mentali e, soprattutto, per rendere impossibile ogni altra forma di pensiero che non fosse quella imposta dal Grande Fratello stesso e dal suo Partito unico, il Socing……

    http://www.campariedemaistre.com/2016/07/quelle-parole-talismaniche-nei-sinodi.html

  37. Antonio Spinola

    Mi sento a disagio nel criticare Papa Francesco, ma devo confessare che sono molto amareggiato per questo, ora palese, ora mascherato, relativismo dottrinale “di fatto” che la sterzata pastorale impressa alla Chiesa da questo pontificato sta imponendo al mondo cristiano secolarizzato ma non ancora protestantizzato.

    Doppiamente amareggiato, perché convinto che il Papa eletto nella persona di M.J.Bergoglio, possiede, per grazia di Dio, delle qualità comunicative e di leadership davvero straordinarie; qualità che avrebbero permesso alla Chiesa, restando in ginocchio davanti al Padre e alla Verità rivelata, di tenere la schiena dritta davanti al Mondo smascherando con la necessaria forza il suo umanesimo mortifero.

    Così non è stato. Così non è.

    1. Luigi

      Antonio,

      è proprio il punto che avevo tentato di sollevare qualche giorno fa con Giusi e Fabrizio.
      Anche se perseverare è sicuramente ovest :-D, come ci ricorda Snoopy in un altro articolo del blog, lo riprendo perché mi sembra troppo importante.

      Francesco I è il Santo Padre?
      Se si risponde no, allora sta bene: critiche come se piovesse hanno un senso logico.
      Ma se la risposta è “sì”, io non comprendo il motivo delle critiche.
      Attenzione, non intendo entrare nel merito; tanto che non capisco il senso sia di quelle negative, sia di quelle positive.

      Se Francesco I è il Papa, io penso che debbano entrare in campo parole come “gerarchia”, “disciplina”, “autorità”, “legittimità”.
      Stiamo parlando di un uomo cui è assegnato il più alto compito tra quelli affidati a un mortale.
      La salvezza delle anime… il solo pensarvi mette paura. Almeno a me.

      Il sistematico valutare – ripeto, che sia in positivo o in negativo non ha importanza – perfino le virgole di quanto egli fa o dice, non sminuisce alla radice la missione del Papa?
      A me pare così.
      È, in un certo senso, come metterci sul suo stesso piano; magari inconsapevolmente, ma così è.
      Il “Tu es Petrus” è onore e onere unico al mondo. Valutiamolo adeguatamente, insomma.

      Quanto affermo significa forse che il Papa è infallibile a prescindere? Ma no, certo che no.
      Come ricordavo, sotto la Croce non c’era Pietro, ma Giovanni.
      Anche in tempi a noi vicini ci sono esempi di Papi che hanno sbagliato, pure alla grande.
      Ma il cristiano “semplice” che affermi “il Papa ha detto bene”, “il Papa ha detto male” mi ricorda l’ultimo fante che critica le scelte del comandante in capo.
      Farebbe ridere, se non fosse una cosa seria.

      Questa “visione” d’altra parte sottintende forse un’adesione passiva a ogni idea o comportamento, per quanto scioccchi o peggio?
      Di nuovo, no.
      Pietro non era sotto la Croce, ma niente e nessuno impedì a Giovanni di esservi.
      È del resto antica saggezza della naja: un reparto isolato deve continuare nella missione affidatagli…

      Immagino di non essere riuscito a spiegare adeguatamente quanto penso. Non mi importa di convincere o meno – mi sa che le diatribe fra i commentatori continueranno 😉 – però che almeno sia chiaro come esista un’altra via.
      Ripeto perciò qui le parole che Athos rivolge al figlio, di fronte alle tombe dei reali di Francia, in “Vent’anni dopo”:

      “Raoul, sappiate sempre distinguere il Re dalla Regale Sovranità; il Re non è che un uomo, la Sovranità è lo spirito di Dio. Quando sarete in dubbio di sapere chi dovete servire, abbandonate l’apparenza materiale per il principio invisibile, perché il principio invisibile è tutto. Dio ha voluto soltanto rendere questo principio evidente incarnandolo in un uomo… Se questo Re è un tiranno, poiché l’onnipotenza ha la sua vertigine che la spinge alla tirannia, servite, amate e rispettate la dignità regale, cioè quella scintilla celeste che fa la polvere tanto grande e tanto santa, per cui noi, pur gentiluomini d’alto grado, siamo così poco davanti a quel corpo steso sull’ultimo gradino di questa scala, come quel corpo medesimo dinanzi al trono del Signore”

      Ciao.
      Luigi

      P.S.: a scanso di equivoci, non intendo “fare la morale” a nessuno. Pochissimi anni fa ero un campione di discussioni in merito all’agire dei Papi…

      1. Piero

        Ma il cristiano “semplice” che affermi “il Papa ha detto bene”, “il Papa ha detto male” mi ricorda l’ultimo fante che critica le scelte del comandante in capo.
        Farebbe ridere, se non fosse una cosa seria.

        Quindi se il tuo comandante di ordinasse di andare contro un carro armato M1A1 Abrams con il tuo fucile Carcano Mod. 38, non diresti niente e obbediresti ciecamente?

          1. Piero

            Gia’, come tutti quei poveri ragazzi del ’99 mandati allo sbaraglio come carne da cannone…
            P.S.: cosa c’entra il destino di quella divisione con il discorso che stiamo facendo?

      2. Beatrice

        @Luigi
        Io penso che nessuno in questo blog abbia mai messo in discussione il Primato di Pietro o il fatto che Francesco sia il legittimo Pontefice regnante. Io non vedo qui tra i commentatori nessun novello Lutero che auspica la distruzione del Papato, semmai vedo discorsi filo-protestanti tra i difensori dell’attuale corso della Chiesa. C’è, però, un piccolo dettaglio non di poco conto che secondo me non bisogna mai dimenticare: il Papa non è Dio, rappresenta Cristo sulla Terra ma non è Cristo, che rimane il capo supremo della Chiesa, quindi il Pontefice non ha un potere assoluto perché anche lui deve sottostare alla volontà divina espressa in maniera chiara ed esplicita nei Vangeli e nel Magistero bimillenario della Chiesa. Scriveva Ratzinger nel testo “Il primato del successore di Pietro nel mistero della Chiesa”:“Il Romano Pontefice è — come tutti i fedeli — sottomesso alla Parola di Dio, alla fede cattolica ed è garante dell’obbedienza della Chiesa e, in questo senso, servus servorum. Egli non decide secondo il proprio arbitrio, ma dà voce alla volontà del Signore, che parla all’uomo nella Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione; in altri termini, la episkopè del Primato ha i limiti che procedono dalla legge divina e dall’inviolabile costituzione divina della Chiesa contenuta nella Rivelazione. Il Successore di Pietro è la roccia che, contro l’arbitrarietà e il conformismo, garantisce una rigorosa fedeltà alla Parola di Dio: ne segue anche il carattere martirologico del suo Primato….”. Ed ecco altre interessanti riflessioni di Ratzinger leggibili in “Fede, ragione, verità e amore”: “sarà possibile e necessaria una critica a pronunciamenti papali, nella misura in cui manca a essi la copertura nella Scrittura e nel Credo, nella fede della Chiesa universale. Dove non esiste né l’unanimità della Chiesa universale né una chiara testimonianza delle fonti, là non è possibile una decisione impegnante e vincolante; se essa avvenisse formalmente, le mancherebbero le condizioni indispensabili e si dovrebbe perciò sollevare il problema circa la sua legittimità”.
        Tu usi la metafora del fante che pretende di metter becco nelle decisioni del comandante in capo e citi le parole che Athos dice a difesa della monarchia francese, ma dimentichi che Dio stesso quando è venuto in mezzo a noi non ha scelto di nascere tra i reali in un palazzo lussuoso, ma in una stalla all’interno della famiglia di un umile falegname: questo per ribadire una verità semplicissima che avevano compreso bene i poeti stilnovisti, cioè l’idea che la nobiltà di un uomo non ha nulla a che fare con la schiatta ma con il cuore. Viviamo in una società materialista in cui l’apparenza è tutto, in cui un uomo non vale per quello che è ma per quello che possiede in termini di fama, successo e capacità di presa sugli altri. Una persona vale qualcosa solo se consegue determinati risultati a scuola, se ottiene certi riconoscimenti sul lavoro, se raggiunge una buona posizione sociale, se possiede un elevato livello di ricchezza, se ha un nutrito gruppo di persone che la amano e la seguono su facebook o twitter o altri social network. Gesù invece, pur potendo avere tutto ciò che desidera, se ne sarebbe fregato di tutte queste cose, se tornasse oggi direbbe esattamente le stesse cose e sarebbe nuovamente fatto fuori, perché la verità era scomoda da sentire duemila anni fa e lo è ancora ai nostri giorni. Gesù era uno che a vederlo dall’esterno, coi suoi abiti dimessi e col suo fare mite e tranquillo, non avresti mai detto che fosse un re figuriamoci un Dio! Eppure lo era! Per non parlare poi del fatto che i suoi primi discepoli erano pescatori, prostitute e pubblicani, insomma gli ultimi degli ultimi, e non gli scribi e i farisei, che costituivano le massime autorità religiose dell’epoca. Quello che voglio dire è che lo Spirito Santo si serve di chiunque, non sta a vedere il rango sociale di un individuo, anzi spesso accade che l’ultimo dei parroci sia maggiormente ispirato rispetto al vescovo blasonato di un’importante città. Santa Caterina da Siena non si è messa a scrivere lettere infuocate d’amore ma anche di rimprovero al Papa perché ne aveva l’autorità in quanto Santa, Dottore della Chiesa, Patrona d’Italia, di Roma e Compatrona d’Europa, ma, al contrario, è diventata Santa anche per il coraggio dimostrato nel convincere il Papa a tornare a Roma da Avignone, quando era una signora nessuno, una ventenne analfabeta di umili natali, laica e terziaria domenicana. Già dalle sue parole si comprende bene la straordinarietà di questa donna, che diceva agli amici: “non accontentatevi delle piccole cose. Dio le vuole grandi. Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia”. Ma qual è la grandezza di cui parla la Santa? Ovviamente quella evangelica spiegata mirabilmente da Gesù: “Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti” (Mc 10, 42-44). Ora, io non intendo sostenere che dovremmo organizzare una rivolta armata contro il Papa o i Vescovi con posizioni eterodosse, perché resta sempre valido il dovere di mantenere il rispetto e l’obbedienza nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche. Dico solamente che la via che, a quanto ho capito, proponi tu, cioè sopportare in silenzio e agire in maniera libera mantenendosi fedeli a Gesù come fece Giovanni durante il Calvario quando decise di non seguire il cattivo esempio di Pietro, ebbene non mi sembra la scelta più giusta. Per esempio, se un comportamento del genere l’avesse tenuto Sant’Atanasio noi a quest’ora saremmo stati tutti ariani: invece per fortuna non ha sopportato in silenzio il diffondersi dell’eresia nella Chiesa neanche quando si è trovato contro persino il Papa Liberio. Atanasio era l’unico vescovo rimasto a difendere la verità contro tutto il resto della Chiesa, ma per fortuna, quando il Papa l’ha scomunicato, non si è lasciato condizionare da parole come “gerarchia”, “disciplina”, “autorità” e “legittimità”, e non si è messo a ragionare come tanti cattolici di oggi pensando “il Papa è ispirato sempre e comunque dallo Spirito Santo quindi Dio mi sta dicendo che devo smetterla di combattere l’arianesimo e il semiarianesimo”. No, lui è andato avanti imperterrito sulla sua strada anche perché ha trovato molti laici che si sono mossi a sua difesa. Non bisogna dimenticare che nella storia della Chiesa tante volte è risultato decisivo anche il contributo dei laici, come ricorda il filosofo Seifert: “Papa Liberio […] davanti alla critica di sant’Atanasio, scomunicò sant’Atanasio ingiustamente, commettendo un errore contro il quale vi furono laici che levarono le loro voci e che fu corretto in seguito. […] Alcuni laici resistettero a Papa Onorio che fu poi condannato per eresia per essersi dichiarato a favore della eresia monotelita (che negò le due nature e le due corrispondenti volontà umane e divine della medesima persona Gesù Cristo). Laici protestarono contro l’eresia di Papa Giovanni XXII sulla visione beatifica, un’eresia che fu condannata nella bolla “Benedictus Deus” dal suo successore”. Come vedi è importante il contributo di tutti perché trionfi sempre la luce della Verità nella Chiesa, lo Spirito Santo si serve di tutti i membri del Corpo Mistico di Cristo, laici e religiosi, giovani e vecchi, analfabeti ed eruditi, ricchi e poveri. Ognuno può fare la propria parte al servizio della Verità sulla base dei mezzi che ha a disposizione. E poi io penso che invece di censurarsi e sopportare in silenzio sia sempre meglio parlare in modo franco tra fratelli cristiani per confrontarsi a vicenda su questioni che interessano tutti, perché riguardano il modo di vivere la propria fede nel concreto della vita familiare. Io personalmente ho imparato tanto attraverso le parole di Costanza e dei vari commentatori del blog.

        1. @Beatrice, più di un passaggio interessante nel tuo commento…

          Una piccola nota veloce: Cristo vestiva ” abiti dimessi”? Non ne sarei tanto sicuro…

          La famosa veste che i soldati tirarono a sorte perché “indivisibile” ha un forte valore simbolico, ma al tempo aveva anche un bel valore pecuniario e non era certo una veste “dimessa”, anzi tutt’altro… tra le tipologie di vesti filate “tutte d’un pezzo”, era certo la più costosa come tipologia 😉

            1. Luigi

              😀

              “Se le cose stanno così allora il prezzo aumenta. Io recupero la valigetta, ma il prezzo aumenta. Se è la serata del dilettante, voglio 100.000 dollari, in anticipo, su un conto corrente bancario, e altri 100.000 dollari alla consegna della valigetta!”

              Ciao.
              Luigi

        2. Luigi

          Gentile Beatrice,

          la citazione di Dumas era proprio per sottolineare quanto hai osservato anche tu, erroneamente attribuendomi altro pensiero.
          È infatti chiarissima: “abbandonate l’apparenza materiale per il principio invisibile”…
          Soltanto che lui lo dice in cinque parole.

          Non si tratta di “sopportare”.
          Si tratta di considerare il Papa come Papa, e non come mio fratello.

          Dici che quella di Giovanni non ti sembra l’opzione giusta?
          Può essere. A me sembra giusta per me.
          Ognuno ha la sua missione, su questa terra…

          Ciao e grazie.
          Luigi

          P.S.: anch’io, illo tempore, estraevo sant’Atanasio più veloce di John Wayne. Poi un giorno mi son chiesto: ma quando ho studiato teologia, io? Ah, ecco. Mai 😉

          1. Beatrice

            @Luigi
            “Dici che quella di Giovanni non ti sembra l’opzione giusta?
            Può essere. A me sembra giusta per me.
            Ognuno ha la sua missione, su questa terra…”

            Ci tengo a precisare che io non volevo per forza convincerti ad assumere un atteggiamento diverso, tu fai bene a comportarti come meglio credi, volevo solo spiegarti il mio punto di vista e il perché io agisca nel modo in cui mi vedi agire su questo blog.
            Inoltre mi premeva sottolineare una questione: io ho parlato di Giovanni perché era l’esempio che avevi portato tu e per farti capire il mio ragionamento mi sono riallacciata alle tue parole, però ci sono alcuni distinguo da fare al riguardo. Durante il Calvario il capo degli apostoli non era Pietro, ma Gesù, che era stato condannato a morte ma non era ancora morto. In quel caso quindi Pietro e gli altri si sono comportati da disertori, tanto per rimanere nell’ambito bellico, abbandonando il comandante in capo al suo destino per paura di fare la stessa fine. Giovanni è stato l’unico soldato a rimanere fedele fino alla fine all’autorità gerarchica a cui doveva obbedienza e in quella particolare circostanza ha sicuramente tenuto un comportamento esemplare, esponendosi al rischio di venire arrestato pure lui per non dover abbandonare il suo Maestro ad affrontare quella prova terribile da solo. Andare in giro a cercare gli altri apostoli per rimproverarli in quel caso non sarebbe servito a niente, ma l’unico modo in cui poteva essere utile a Gesù era offrendogli compagnia e compassione (nel senso proprio di patire insieme, di partecipare col cuore alle sue sofferenze). Tutto questo discorso per sottolineare come Giovanni non abbia tenuto un comportamento passivo di pura sopportazione (perché poteva anche sopportare quello che stava avvenendo rinchiuso al sicuro in qualche luogo nascosto), ma abbia dimostrato una grande forza d’animo nel vincere la paura e il dolore che sicuramente avrà provato in una situazione del genere.

            “P.S.: anch’io, illo tempore, estraevo sant’Atanasio più veloce di John Wayne. Poi un giorno mi son chiesto: ma quando ho studiato teologia, io? Ah, ecco. Mai”

            Sant’Atanasio l’ho scoperto solo recentemente sentendone parlare in relazione a quanto sta accadendo oggi nella Chiesa e ti devo confessare che è diventato in assoluto uno dei miei santi preferiti. Pensare che un uomo da solo con quattro gatti sia riuscito a vincere una delle eresie peggiori che abbiano minacciato la nostra Fede mi fa capire quanto davvero lo Spirito Santo agisca nella Chiesa in maniera potente e invincibile. A proposito di non essere teologi, sul Timone ho letto un articolo di Corrado Gnerre in cui si parlava proprio di sant’Atanasio e si diceva: “è significativo che colui che combatté da solo contro l’eresia ariana, non fu mai un teologo. La sua grande sapienza teologica, più che dagli studi, gli venne dall’incontro con i suoi maestri cristiani che testimoniarono il martirio durante le persecuzioni di Diocle¬ziano; e soprattutto dall’incontro con il grande sant’Antonio. Ario, invece, raccoglieva grande consenso per la sua grande preparazione biblica e teologica. Era insomma come tanti teologi che oggi vanno per la maggiore nei dibattiti, nelle prime pagine dei quotidiani e nei talk-show televisivi. Atanasio però sapeva quanto qui stesse l’insidia del demonio. Nella sua celebre “Vita di Antonio” egli riporta un insegnamento del suo grande maestro: «[…] i demoni sono astuti e pronti a ricorrere ad ogni inganno e ad assumere altre sembianze. Spesso fingono di cantare i salmi senza farsi vedere e citano le parole della Scrittura. […]. A volte assumono sembianze di monaci, fingono di parlare come uomini di fede per trarci in inganno mediante un aspetto simile al nostro e poi trascinano dove vogliono le vittime dei loro inganni».” Qui c’è tutto l’articolo se qualcuno volesse leggerlo: http://www.iltimone.org/33742,News.html

      3. Giusi

        Correggere i superiori?

        “Dopo il cardinal Burke, il cardinal Napier, altri cardinali che lo hanno fatto personalmente, anche il cardinal Caffarra ha “ripreso” pubblicamente, con rispetto profondo ed amore, papa Francesco, in particolare sul documento Amoris Laetitia.

        Cosa succede? Accade che nella Chiesa vi è un dibattito,

        che non toglie a Pietro il suo ruolo e il suo compito. Caffarra è un cardinale che è stato vicinisismo a Giovanni Paolo II, che lo stimava immensamente, e a Benedetto XVI. Anche Francesco ha avuto modo di esprimergli la sua stima in varie occasioni.

        E allora? Ritornare sull’argomento è importante, per evitare di smarrirsi. Il papa, del resto, non può che essere contento: ha chiesto più volte il dibattito, che certo non può limitarsi al parere di un Alberto Melloni, di un Eugenio Scalfari, o di un Antonio Spadaro.

        Lo facciamo riportando un vecchio articolo, del padre domenicano Raimondo Spiazzi, su una rivista, 30 Giorni, su cui allora scrivevano Andrea Tornielli, Luigi Giussani, Antonio Socci…e che l’allora cardinal Bergoglio leggeva e apprezzava.

        Vi si spiega quando e come è lecito riprendere i propri superiori, compreso il papa, rimamendo nel rispetto della fede e della Tradizione di Agostino, Tommaso….”
        http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/07/correggere-i-superiori/

        1. Prendiamo tutto per buono senza scordarci questa parte:

          «Se poi si desse il caso di una correzione fraterna (o filiale) nei confronti dell’autorità della Chiesa, l’atto di carità non potrà non essere accompagnato dall’umiltà.
          San Paolo nel “resitere in faccia a Pietro davanti a tutti”, non si comportava con preseuntuosa superbia, ma con lealtà…»

          Che qui come altrove se sfrondassimo di battutine ironiche o sarcastiche, puerili giochi di parole e storpiature, fantasiose ricostruzioni e ardide deduzioni, mancanze di rispetto alla Persona che rischiano di ledere la Figura, dietrologie di ogni sorta, presunzione di conosce cose a noi non note, di commenti e interventi degni di nota e di attenzione ne resterebbero ben pochi…

  38. Alessandro

    @Enrico

    sul rapporto tra Familiaris consortio 84 [FC, 84] e Amoris laetitia [AL], Petrà scrive:

    “E’ evidente che AL non vuole indicare una nuova norma al posto della norma indicata da FC,84 [cioè il divieto di impartire l’assoluzione sacramentale al “divorziato risposato” che perseveri nel convivere more uxorio con la persona che non sia quella con la quale ha contratto un matrimonio canonico valido] : essa letteralmente dice solo che IN ALCUNI CASI la norma di FC,84 non obbliga il confessore.”

    http://www.lindicedelsinodo.it/2016/05/i-passi-da-familiaris-consortio-ad.html

    Ebbene, l’affermazione secondo cui IN ALCUNI CASI la norma di FC 84 possa essere eccepita – cioè secondo cui IN ALCUNI CASI sia lecito che riceva l’assoluzione sacramentale (e quindi la Comunione eucaristica) il “divorziato risposato” che perseveri nel convivere “more uxorio” con la persona che non sia quella con la quale ha contratto matrimonio canonico valido – CONTRASTA con il Magistero autentico della Chiesa Cattolica, il quale NON ammette ALCUN CASO nel quale ciò sia lecito.

    Ribadisco: Petrà, affermando che in ALCUNI CASI la norma di FC 84 possa essere eccepita, fa un’affermazione in CONTRADDIZIONE con il Magistero autentico della Chiesa, quale (per la precisione, e a costo di ripetersi per l’ennesima volta) è espresso chiaramente in:

    – Giovanni Paolo II, Esort. apost. “Familiaris consortio”, n. 84
    – Codice di Diritto Canonico, canone 915, secondo l’interpretazione autentica del Pontificio consiglio per i testi legislativi, (Dichiarazione circa l’ammissibilità alla santa comunione dei divorziati risposati, 24 giugno 2000)
    – Giovanni Paolo II, Esort. apost. “Reconciliatio et Poenitentia”, n. 34
    – Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1650
    – Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica circa la recezione della comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati, 14 settembre 1994
    – Benedetto XVI, Esort. apost. “Sacramentum caritatis”, n. 29

    Inoltre, poiché
    – l’affermazione di Petrà secondo cui in alcuni casi la norma di FC 84 può essere eccepita è in contraddizione con il Magistero autentico della Chiesa
    – Petrà attribuisce tale affermazione ad Amoris laetitia
    non si può non concludere quanto segue: Petrà ritiene che in Amoris laetitia ci siano affermazioni le quali tuttavia, come ognuno può constatare esaminando il Magistero autentico al riguardo, sono in contrasto con detto Magistero autentico.

    Ma, stante che il Magistero non può porsi in contrasto con sé stesso, se avesse ragione Petrà l’Amoris laetitia non potrebbe appartenere al Magistero autentico (almeno limitatamente alle affermazioni di Amoris laetitia in contrasto con il Magistero autentico), poiché – si vedano le considerazioni testé svolte – se avesse ragione Petrà alcune affermazioni di Amoris laetitia sarebbero in contrasto (si badi: non in sviluppo armonico, ma in costrasto/contraddizione) con il Magistero autentico.

    Tanto basta, credo. Magari dopo se riesco aggiungo qualcosa su quello che dice Petrà rispetto alla più ampia accoglienza della tradizione della Chiesa che AL a suo avviso farebbe rispetto a FC 84…

    1. Enrico

      Alessandro, grazie per le indicazioni, altrimenti io non avrei saputo dove andare a cercare.
      Ho dei dubbi su un paio di cose (una scritta da te, una dal teologo dell’articolo), vedrò di esporli.

    2. @Alessandro,

      quanto affermato da Petrà (e mi fa piacere che tu sottolinei che sono sue affermazioni) è uno di quei casi in cui chi trova del buono in AL (e ritengo ci sia in molti passaggi, perché AL non è il solo Cap. VIII) cercando di darne una positiva chiave di lettura, fa più danni che altro… (o ha una propria idea sul tema Eucaristia per i divorziati risposati e a quella tende).

      Di fatto affermare: “…essa (AL) letteralmente dice solo che IN ALCUNI CASI la norma di FC,84 non obbliga il confessore.” non è del tutto corretto ed è una interpretazione.

      Letteralmente non è scritto da nessuna parte “IN ALCUNI CASI” nel testo, ma si ritrova eventualmente nella nota 351:
      “In certi casi, potrebbe essere anche l’aiuto dei Sacramenti. Per questo, «ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore» (Esort. ap. Evangelii gaudium [24 novembre 2013], 44: AAS 105 [2013], 1038). Ugualmente segnalo che l’Eucaristia «non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli» (ibid., 47: 1039).

      Nota che comunque non aiuta per come è formulata a sciogliere ogni dubbio, giacché la lettura che la metterebbe in contrasto con il Magistero è possibile, ma partendo dal presupposto che il Santo Padre non sia un sovvertitore della Dottrina (è lecito pensarlo o no?), non è possibile vedere un invito a ricorrere alla Confessione anche come aiuto in un cammino di conversione e questo può esserlo anche quando non fosse impartita l’assoluzione?
      Dove la questione si fa “scivolosa” e la conclusione che riguarda strettamente l’Eucaristia…
      Vero è che “l’Eucaristia «non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli»”, ma la frase posta a seguire quella sul confessionale, non aiuta purtroppo a fare chiarezza.

      Che ne pensi?

      1. Alessandro

        @Bariom

        Che penso sulla nota 351 si capisce meglio contestualizzandola, come ho cercato di fare in un commento di qualche tempo fa

        https://costanzamiriano.com/2016/06/17/glia-adulti-desiderano-gli-adulti-decidono/#comment-114167

        Essendo il mio pensiero, tocca citare me stesso:

        “Amoris laetitia al n. 305 dice che coloro che vivono “in situazioni irregolari” si trovano sì in una “situazione oggettiva di peccato”, la quale tuttavia “a causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti [cfr. n. 302 nota 343]” può non essere “soggettivamente colpevole” o non esserlo “in modo pieno”, cosicché costoro sarebbero in grazia di Dio e potrebbero ricevere “l’aiuto della Chiesa”, aiuto che potrebbe consistere anche (come afferma la nota 351) “in certi casi nei Sacramenti”. E di quali sacramenti si sta parlando? Forse dell’Unzione degli infermi? No. Si sta parlando dell’Eucaristia e della Penitenza, come si capisce bene dal prosieguo della nota 351: “Per questo, «ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore» (Esort. ap. Evangelii gaudium [24 novembre 2013], 44: AAS 105 [2013], 1038). Ugualmente segnalo che l’Eucaristia «non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli» (ibid., 47: 1039).”

        Quindi, il senso manifesto del testo di AL è il seguente: i “divorziati risposati” si trovano sì in una situazione oggettiva di peccato, ma dal punto di vista soggettivo possono essere non completamente colpevoli (“a causa dei condizionamenti o dei fattori attenuanti [cfr. n. 302 nota 343]”), tanto da non aver perduto la grazia santificante; ossia possono essere in grazia di Dio, e possono pertanto ricevere l’Eucaristia.

        Che questo voglia dire AL è evidente anche considerando il n. 301, in cui si afferma che non tutti coloro che si trovano in situazioni irregolari sono in peccato mortale, e con ciò privi della grazia santificante (“non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante”), e che ciò può accadere a causa di circostanze e condizionamenti soggettivi (enfatizzati al n. 302 che cita come “decisivo” il n. 1735 del Catechismo; “Riguardo a questi condizionamenti il Catechismo della Chiesa Cattolica si esprime in maniera decisiva: «L’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere diminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali»”).

        In definitiva, STANDO AL SIGNIFICATO MANIFESTO DEL TESTO, il ragionamento svolto dai nn. 301-302 e 305 di AL si può sunteggiare così:

        – solo chi è in peccato mortale, e perciò non si trova in grazia di Dio (ha perduto la grazia santificante), va escluso dalla ricezione dell’Eucaristia
        – non è vero che tutti i divorziati risposati conviventi more uxorio siano in peccato mortale, cioè grave (la gravità oggettiva della loro colpa può essere mitigata dalle circostanze attenuanti soggettive)
        – perciò, si conclude secondo necessità che non è giusto che tutti i divorziati risposati conviventi more uxorio siano esclusi dalla ricezione dell’Eucaristia.”

        Insomma, a me pare proprio che il senso manifesto di questi passaggi cruciali di AL sia questo: in certi casi (non tutti, ma in taluni sì) i divorziati risposati conviventi more uxorio, pur continuando a convivere more uxorio, possono essere “in grazia di Dio e… anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa” (n. 305), aiuto che appunto in certi casi può consistere nel Sacramenti della Penitenza e dell’Eucarestia (come suggerisce la nota 351).

        Il problema è che questo che al sottoscritto e non solo (vedi Caffarra, Spaemann, Livi ecc.) sembra essere il senso MANIFESTO di questo passaggi cruciali di Amoris laetitia (in tutta sincerità, pur leggendo e rileggendo, non ne riesco a scorgere verosimilmente un altro, se non a prezzo di forzature del testo) è incompatibile con il Magistero autentico, per il quale notoriamente in NESSUN caso i divorziati risposati conviventi more uxorio, pur continuando a convivere more uxorio, possono ricevere l’assoluzione sacramentale e la Comunione eucaristica.

        Perciò, nel commento citato affermavo e ancora oggi affermo che “se i passi “incriminati” di AL vanno intesi in modo differente [da quello che a me (e non solo a me) pare francamente essere il loro senso manifesto] e compatibile con il Magistero precedente, allora tocca a Papa Francesco mostrarlo inequivocabilmente, pubblicando una interpretazione autentica che dissipi una volta per tutti i dubbi.”

        1. Enrico

          Alessandro,

          ”Insomma, a me pare proprio che il senso manifesto di questi passaggi cruciali di AL sia questo: in certi casi (non tutti, ma in taluni sì) i divorziati risposati conviventi more uxorio, pur continuando a convivere more uxorio, possono essere “in grazia di Dio e… anche crescere nella vita di grazia e di carità, ricevendo a tale scopo l’aiuto della Chiesa” (n. 305), aiuto che appunto in certi casi può consistere nel Sacramenti della Penitenza e dell’Eucarestia (come suggerisce la nota 351).

          Il problema è che questo che al sottoscritto e non solo (vedi Caffarra, Spaemann, Livi ecc.) sembra essere il senso MANIFESTO di questo passaggi cruciali di Amoris laetitia (in tutta sincerità, pur leggendo e rileggendo, non ne riesco a scorgere verosimilmente un altro, se non a prezzo di forzature del testo) è incompatibile con il Magistero autentico, per il quale notoriamente in NESSUN caso i divorziati risposati conviventi more uxorio, pur continuando a convivere more uxorio, possono ricevere l’assoluzione sacramentale e la Comunione eucaristica.”

          E dell’ipotetico caso in cui dei due conviventi uno lo volesse fare da fratello e sorella mentre l’altro no e il primo per cause varie fosse costretto ad assecondarlo, cosa ne pensi?

          1. @Enrico, anche se non lo hai chiesto a me, credo che entrare nella infinita casistica delle variabili sia poco utile, perché non esite la “ricetta perfetta” e taluni argomenti reintrano proprio tra quelli che richiedono specifica conoscenza (dottrina e morale), esperienza (come confessore – padre spirituale), DISCERNIMENTO e conoscenza anche delle persone coinvolte (del “cuore” delle persone).

            Per cui per l’una potrebbe essere buona una parola “dura” (nel senso della spinta a conversione), piuttosto che misericordiosa, fermo restando la necessità di non mistificare la Verità.

  39. Fabio

    Grazie Costanza, leggo sempre i tuoi articoli sempre in ritardo.
    Sottoscrivo tutto. Grazie per il tuo impegno.

  40. Franco Manfrida

    Buon giorno, ho letto con grande interesse e con vero piacere il suo articolo è sono compiaciuto per la brillante analisi che partendo da una piacevole attività (la corsa a margine dei campi in cui lavorano gli immigrati) evidenzia la grave situazione non solo culturale e sociale morale familiare. Secondo me medico in pensione ma non in disarmo molti hanno rinnegato il vero Benessere lottando il vero ed il bene (con arrogannza) ci vorrebbe giusto una azione antitetiche la cura dell’ UVA umiltà verità amore

  41. Piero

    Piuttosto, vorrei chiedere lumi qui a qualcuno esperto in teologia morale.
    Periodicamente riciccia fuori il problema di esami clinici in parti “moralmente delicate”.
    Viene rinfacciato questo:
    http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2031
    sul fatto che sia possibile prelevare liquido seminale soltanto mediante profilattico bucato in un rapporto con la propria moglie (e se uno non e’ sposato?)
    Ora, premesso che Don Angelo Bellon non e’ la Congregazione per la Dottrina della fede, noto che vengono citati documenti del 1946! Oggi la medicina ha fatto passi avanti.
    Qual e’ la risposta, tenendo conto di tutto? Possibile che, se uno sospetta di avere per esempio un tumore al testicolo (e magari e’ single) non possa procedere con esami clinici?
    Altrimenti, non mi spiego perche’ la Chiesa ammetta la legittima difesa pur essendo l’omicido un male.

  42. Fabrizio Giudici

    @Luigi
    “Se Francesco I è il Papa, io penso che debbano entrare in campo parole come “gerarchia”, “disciplina”, “autorità”, “legittimità”.”
    […]
    “Ma il cristiano “semplice” che affermi “il Papa ha detto bene”, “il Papa ha detto male” mi ricorda l’ultimo fante che critica le scelte del comandante in capo.
    […]
    Farebbe ridere, se non fosse una cosa seria.”
    […]
    “si comprende che non sei mai stato soldato.”

    Caro Luigi, in molti ti hanno già risposto puntualmente. Io vorrei aggiungere una risposta complessiva. Tu hai un concetto distorto di cosa voglia dire “autorità”, “gerarchia”, eccetera. Fammi iniziare con un esempio laico, quello relativo al “soldato”. Io sono stato riformato, quindi non parlo per mia esperienza. Ma mio nonno (che era un nonno molto “nonno”, classe 1889, nonostante io abbia 46 anni) era un militare di carriera a tutto tondo: mandato a cinque/sei anni in accademia militare, si fece i Balcani nel ’12 come osservatore militare, la guerra di Libia del ’12, tutta la Prima Guerra Mondiale in prima linea (incluse le cariche di cavalleria con sciabola sguainata e incluso il disastroso episodio di Caporetto, dove si trovò anche ad essere temporaneamente, nella perdita di comunicazioni, l’ufficiale di maggior grado con il dovere di raccattare i superstiti di un’area del campo di battaglia e riorganizzarli), e tutta la Seconda Guerra Mondiale, non in prima linea, ma come comandante di piazza di una città-fortezza.

    Era monarchico (e mi ricordo come mi parlava del significato del giuramento di fedeltà al re, roba di altri tempi, oggi che i giuramenti non si sa manco cosa siano), ma questo non gli impediva di pensare cose irripetibili (anche perché erano in napoletano) su Vittorio Emmanuele III per la vigliaccheria che quello dimostrò con la fuga a Pescara. Aveva rispetto gerarchico per Badoglio, ma anche qui non riferirò quello che pensava di lui, non per via del “cambio di campo”, ma per l’inettitudine con cui fu gestito.

    Fatta la premessa contestuale, ti citerò brevemente due episodi della sua vita militare. Durante la campagna di Libia, gli fu comandato di presiedere al plotone d’esecuzione per certi arabi che erano stati presi prigionieri. Non ricordo tutti i dettagli che mi raccontò; comunque si oppose al suo superiore perché, oltre a questioni di coscienza, regolamento militare alla mano sapeva che quello era nel torto; ovvero, non c’erano le condizioni per giustificare quell’esecuzione. Fu mandato sotto corte marziale da cui uscì assolto, perché aveva ragione. Questo gli rovinò sicuramente la carriera, ma aveva fatto la cosa giusta, anche da regolamento. Non avrebbe fatto la cosa giusta se avesse ciecamente creduto nella gerarchia.

    Durante la Seconda Guerra Mondiale, più precisamente durante l’occupazione nazista, uno dei membri della Resistenza era un uomo onesto e suo amico. Mio nonno, oltre che monarchico, era certamente fascista; il partigiano non era dei “rossi”, ma certo non era delle sue idee. Nonostante questo, andò a garantire per lui dai Carabinieri e lo tolse dai guai. Per due volte. Alla terza, si presentò un ufficiale delle SS che minacciò di deportare mio nonno e tutta la sua famiglia in Germania se avesse insistito. Messo di fronte alle responsabilità familiari, desistette. Ma aveva fatto comunque la cosa giusta, per quanto era nelle sue possibilità, in questo caso mancando al regolamento.

    Questo per iniziare con un paio di episodi di “vita vissuta” (anche se non mia). In generale, ti faccio presente che pure nei casi in cui ci siano comandanti in capo che hanno grandissima autorità (come per esempio su navi o sottomarini, che possono rimanere isolati per lungo tempo e quindi devono godere di ampia autonomia decisionale) i regolamenti militari hanno sempre previsto la possibilità che gli alti ufficiali destituiscano il comandante per gravi motivi.

    Chiusa la parentesi militare, veniamo alla Chiesa, dove evidentemente ci sono elementi non puramente umani. Ormai sono settimane che si ripetono parti del Magistero e del Diritto Canonico che parlano non solo del diritto, ma del dovere che ogni singolo fedele ha di segnalare possibili errori e correggerli, anche in pubblico. Beatrice ed altri li hanno riportati ancora ieri. Io mi limito ad aggiungere la famosa frase del beato card. Newman “brindo al Papa, ma prima ancora alla coscienza”. Coscienza rettamente formata, evidentemente, non coscienza che mi dice “faccio quello che voglio”. Ma il senso della frase è chiaro. Percepire l’autorità e la gerarchia come un qualcosa di monolitico ed intoccabile è tossico; ed è estraneo non solo al Magistero, ma anche a gran parte della storia della Chiesa. Con qualche eccezione, purtroppo, per esempio l’ignaziano “perinde ac cadaver”. Ma è pertinente solo alla realtà gesuitica, realtà nella quale gli esiti finali probabilmente non sono estranei a quell’errato insegnamento (e qui stendiamo un pietoso velo). Fattostà che lo Spirito Santo ispira tutti, non solo i prelati, e quindi non esiste da nessuna parte il concetto che si deva obbedienza “cieca”. Grandi santi mistici, da Santa Ildegarda, Santa Brigida a Santa Caterina (a me vengono in mente solo donne, ma ci saranno anche esempi maschili) hanno scritto critiche molto pesanti, pur se rispettose, ai papi dell’epoca, per questioni molto meno dirompenti di quelle attuali (a volte solo per questioni di governo e per debolezza nel non respingere interferenze indebite nella nomina dei vescovi). Mi pare che questo concetto fosse molto chiaro nel Medioevo, e molto meno oggi. D’altronde nessuno ha mai scomunicato Dante o messo la Commedia all’indice perché il Sommo si era permesso di esprimere giudizi così drastici su certi pontefici da collocarli letterariamente all’Inferno.

    Questo modo di fare è sbagliato perché non è quello che vuole Cristo da noi. Non ci è stato chiesto di ubbidire “ciecamente”, ma di prenderci _in prima persona_ la responsabilità di valutare le cose. In tutta questa “gerarchizzazione” io vedo spesso e volentieri un modo un po’ obliquo di scaricare le proprie responsabilità: “L’ha detto il Papa? Non mi torna molto… però l’ha detto il Papa, quindi non sono fatti miei”. La cosa grottesca, poi, è che questo invito alla coscienza personale viene fatto in totale adesione al Magistero… ed è semmai l’ambiguità degli insegnamenti di questo papato a portare il soggettivismo della coscienza a posizioni estreme!

    “Poi un giorno mi son chiesto: ma quando ho studiato teologia, io? Ah, ecco. Mai 😉
    Neanch’io. Ma chi mai ha detto che la nostra è una religione sapienziale? Anche qui traspare un’idea totalmente errata del cristianesimo: che solo un’elite di sapienti avrebbe il senso del bene e del male, e poi il popolo si deve adeguare. I teologi servono per sviluppare la teologia in ambiti in cui un fedele normale certamente non ha competenza. Ma oggi non siamo nei primi secoli: viviamo a venti secoli dalla vita di Cristo e dopo venti secoli di Tradizione. Non ci è chiesto di risolvere un dubbio sulla duplice natura di Cristo o sul Mistero della Trinità. Un bel numero di cose sono state affrontate a suo tempo dai teologi e poi consolidate. Noi dovremmo averle interiorizzate. Non c’è bisogno di essere teologi per capire se certe cose sono giuste o sbagliate; altrimenti dovremmo avere una specie di “hot line teologica” di emergenza a cui telefonare per risolvere i problemi di coscienza che dobbiamo affrontare ogni giorno. E dire che c’è stato il CVII che queste cose le avrebbe pure ribadite più volte… Ma tant’è, è stato evidentemente un Concilio disgraziato: vanno di moda le sue derive e vengono presi sottogamba i suoi punti validi.

    Per non parlare poi del fatto che, come Alessandro sta ribadendo da giorni, e non è l’unico, qui siamo in presenza di gravi contraddizioni. Non c’è bisogno di una laurea in teologia per vederle e per sapere che non sono ammissibili.

    @Ola
    “un richiamo a rimanere comunque nella Chiesa di Roma anche in tempi burrascosi, rifuggendo la tentazione di crearne altre a propria immagine. ”

    Penso che interpreti correttamente Messori. Infatti ogni tanto si legge dalle parti “tradizionaliste” roba tipo “bisogna scegliere dentro o fuori”, eccetera. È chiaramente sbagliato. Persone anche in alta gerarchia della Chiesa possono compiere gravi errori, ma l’unica vera Chiesa di Cristo è comunque la Cattolica; la quale sopravviverà ad ogni disastro. Paradossalmente, pur trovandosi nel campo opposto ai “bergogliani”, pure questi “tradizionalisti” fanno l’errore fondamentale di ridurre tutta la Chiesa al Papa e alla gerarchia. Così come fanno, in estremo, i sedevacantisti. Invece si resiste agli ordini sbagliato, si ribadisce la sana dottrina, si prega il Rosario e si attende con trepidazione il momento in cui saremo liberati.

    PS I “levevriani”, almeno quelli che si rifanno alla loro gerarchia ufficiale (in questo caso, a mons. Fellay), mai si sono posti il punto di uscire dalla Chiesa. È corretto criticarli per via delle ordinazioni illecite che mons. Lefebvre operò, per quanto capisco probabilmente è corretto sostenere che sono per questo formalmente “scismatici”, ma la loro intenzione non è mai stata quella di uscire dalla Cattolica e fondare un’altra chiesa.

    1. Luigi

      C’è un piccolo dettaglio fuori posto, Fabrizio, nel tuo bellissimo intervento: io non ho mai – mai – avallato l’obbedienza “pronta, cieca e assoluta”; anche perché essa è ben poco marziale.
      Non ho mai scritto, ad esempio, che se domani il Santo Padre “comandasse” la liceità dell’omosessualismo, io sarei tenuto a credervi.
      Ovvero il mio concetto, a tuo dire distorto, di “autorità” e “gerarchia” semplicemente non è il mio.

      L’avevo messo in chiaro da subito: non mi interessa intervenire nel merito del confronto.

      Quello che non mi convince è questo sistematico, pertinace e vagamente pettegolo “accapigliarsi”, qui come altrove, da parte di laici non preparati (per loro stessa ammissione) a colpi di “il Papa sbaglia, il Papa ha detto male” piuttosto che “il Papa agisce bene, il Papa ha detto cose giuste”.

      Sottolineo: non mi convince a priori, proprio, il soppesare l’azione di un uomo che, per dono divino (su cui mi pare tutti concordino), è investito di una missione “tremenda”.
      Infatti noto che quando lo fa un cardinale di solito è molto più “delicato” nell’approccio. Oltre ad avere, forse, qualche argomento in più.

      Anche lo “scaricamento di coscienza” mediante la frase “l’ha detto il Papa” è lontanissimo dal mio agire.
      Non fosse altro che per il fatto che è ormai ben difficile perforare la cortina di bugie che viene stesa su quanto il Papa realmente dice o fa.

      Non mi convince proprio, insomma, il discutere del Vicario di Cristo come fosse il mio vicino di casa.
      Cosa ben differente, però, dall’accettare eventuali novità contrarie alla dottrina di sempre.
      Per fare un esempio banale, il mio commento, ogni volta che in una discussione esca fuori il tema delle “unioni civili”, è semplicemente il classico “il peccato impuro contro natura è uno dei quattro peccati che gridano vendetta al cospetto di Dio”.
      Così, tanto per dire.

      Ma sono due piani ben distinti, mi pare.
      E su quello effettivo del contendere nessuno ha risposto puntualmente.

      Un ultimo appunto.
      Il mio “si comprende che non sei mai stato soldato” era un’osservazione personale, a seguito di un commento chiaramente sleale.
      Non ha alcuna attinenza con l’oggetto del discutere. Non è perciò il massimo dell’eleganza inserirlo nelle citazioni d’apertura 😉

      Osservato tutto ciò, magari si può tornare all’argomento di partenza con dettagli ben più prosaici:
      http://www.ilgiornale.it/news/cronache/fermo-ora-vedova-ritratta-versione-falsa-parlo-male-italiano-1284161.html

      Ciao.
      Luigi

      P.S.: intrigante il fatto che la mia posizione sia stata criticata tanto da “destra” che da “sinistra”… 😀

      1. “Sottolineo: non mi convince a priori, proprio, il soppesare l’azione di un uomo che, per dono divino (su cui mi pare tutti concordino), è investito di una missione “tremenda”.
        Infatti noto che quando lo fa un cardinale di solito è molto più “delicato” nell’approccio. Oltre ad avere, forse, qualche argomento in più…

        Non mi convince proprio, insomma, il discutere del Vicario di Cristo come fosse il mio vicino di casa.”

        Concordo.
        Vero è anche che qui come altrove, qualche commentatore non-cardinale, preparato e dal corretto approccio formale, lo si può trovare… si contano sulle edita di una mano, ma si trovano. 😉

      2. Enrico

        Luigi, checché ne dica il Giornale, chi ha scagliato il palo non è la questione più importante e dirlo è una distorsione dei fatti. Il Corriere riporta anch’esso la nuova versione della vedova ma dice che, a parte che lei ora rischia l’accusa di falsa testimonianza, la ricostruzione dei fatti non cambia. La questione più importante rimane che l’arrestato ha insultato pesantemente la donna e che ciò sia successo non è negato da nessuno. Lui dice che l’ha fatto perché stavano armeggiando attorno ad un’auto ma, sempre secondo il Corriere, ciò non è suffragato dalle testimonianze. Francamente se io vedessi tre persone, tra cui una donna, armeggiare attorno ad un’auto e decidessi di intervenire, apostroferei il gruppo con qualche epiteto (tipo branco di ladri ecc. ecc.), non mi concentrerei di certo solo sulla donna (con un’insulto che non c’entra niente con ciò che sta accadendo.
        Se non fossero partiti gli insulti non sarebbe successo niente. Poi si può discutere se questo dramma sia un caso o piuttosto il frutto del clima che certi politici e certi media hanno creato attorno ai migranti.
        C’era qualche giorno fa una bella intervista a Baumann che copio-incollo perché non riesco a girare il link.

        13 luglio 2016​​

        Saranno le migrazioni e decidere il destino dell’Europa? La domanda, che sarebbe parsa avventata solo poco tempo fa, domina oggi il dibattito politico come le discussioni quotidiane. Il referendum sulla Brexit è stato in gran parte giocato su questo tema. E così anche la campagna elettorale per le elezioni presidenziali austriache, che la Corte Costituzionale ha deciso di far ripetere. Due momenti di scelta che hanno spaccato a metà Gran Bretagna e Austria e hanno di colpo rivelato la precarietà dell’assetto istituzionale comunitario.

        È quindi di straordinaria attualità il convegno “La nuova Europa: migrazioni, integrazione, sicurezza” che domani porterà a Roma, durante l’East Forum 2016, una serie di personalità della più diversa estrazione ma di comune autorevolezza. Dal ministro degli Interni Alfano al presidente di Unicredit Giuseppe Vita, dal Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti a Romano Prodi, da Ismail Yesil (presidente dell’Agenzia per le situazioni d’emergenza del governo turco) a Giuseppe Scognamiglio, direttore della rivista EastWest.

        Sul tema delle migrazioni abbiamo voluto sentire il professor Zygmunt Bauman. Sociologo e filosofo, è il più acuto studioso della società postmoderna e ha raccontato in pagine memorabili l’angoscia dell’uomo contemporaneo, trasformatosi da produttore in consumatore. La sua metafora della “società liquida” (in cui l’individuo è sempre più costretto ad adeguarsi ai comportamenti dei gruppi per non sentirsi escluso) è ormai diventata proverbiale. Nato in Polonia da genitori ebrei, Bauman conobbe da ragazzo l’esperienza della fuga davanti alla persecuzione e dell’esilio. Forse anche per questo il suo punto di vista sull’incontro-scontro tra migranti ed Europa è originale e contro corrente. «Oggi si fa spesso confusione tra fenomeni assai diversi», dice Bauman. «Uno è l’emigrazione-immigrazione, da un luogo verso un altro luogo. Tutt’altra cosa è la migrazione: che muove da un luogo, certo, ma verso dove? I due fenomeni hanno radici molto diverse ma effetti molto simili, perché simili sono le condizioni psicosociali dei luoghi di approdo. Umberto Eco, ben prima dell’attuale panico da migrazioni, notò nei suoi Cinque scritti morali che l’immigrazione può essere controllata, limitata, pianificata o accettata, mentre questo non è il caso delle migrazioni. Come tutti i fenomeni naturali, le migrazioni non possono essere controllate. Eco si faceva allora una domanda cruciale: è ancora possibile distinguere l’immigrazione dalla migrazione, quando l’intero pianeta sta diventando teatro di un incessante spostamento incrociato di popoli? E si rispondeva: l’Europa diventerà un continente multirazziale o “colorato”, che ci piaccia o no».

        Secondo molti studi, per esempio quelli del Pew Research Center di Washington, oggi gli europei sono i più ostili ai migranti. Come si spiega questo, in un continente che nel passato anche recente ha mandato migranti in tutto il mondo?
        «Oggi gli europei hanno paura del futuro, hanno perso la fiducia nella capacità collettiva di mitigarne gli eccessi e renderlo più amichevole. La parola “progresso”, che ancora usiamo per inerzia, evoca emozioni opposte a quelle che sentiva Immanuel Kant quando coniò il termine. Il pensiero del futuro, oggi, desta in noi più spesso l’idea di una catastrofe imminente che non quella di una vita più confortevole. E lo straniero rappresenta tutto ciò che di instabile e imprevedibile c’è nella nostra vita. Per questo guardiamo ai migranti come a un segno visibile e tangibile della fragilità del nostro benessere e delle sue prospettive. Come direbbe il filosofo Michael Walzer, è sempre in primo luogo contro gli stranieri che i residenti di un quartiere “si organizzeranno per difendere le loro politiche e culture locali” e proveranno a trasformarlo in un “piccolo Stato”. Però è assai difficile, per non dire impossibile, costruire uno Stato futuro libero da stranieri. Quindi l’immagine-guida di questo sforzo viene quasi sempre recuperata dal passato. Il passato com’era ma, ancor più spesso, come può essere immaginato: tutto “nostro”, senza sfumature, non ancora intaccato dall’importuna vicinanza degli “altri”. È la reazione tipica della politica che, quando perde la capacità di dar forma al futuro, tende a trasferirsi nello spazio della memoria collettiva, che può essere facilmente manipolata e dà una sensazione di beata onnipotenza. È un’illusione? Sì, certo. Ma è un’illusione che tiene a galla un numero sempre crescente di noi europei».

        Eppure per giustificare l’ostilità nei confronti dei migranti si adducono questioni economiche. In sostanza: non abbiamo i soldi per accoglierli.
        «Le ragioni psicosociali e culturali vengono travestite da ragioni economiche per renderle più “razionali” e quindi “politicamente corrette”. Le ricerche più serie mostrano che gli immigrati contribuiscono alla ricchezza del Paese d’arrivo più di quanto prendano in termini di servizi sociali. Altri studi, oltre alle conclusioni del comune buonsenso, mostrano che la diffidenza nei confronti di immigrati e migranti è maggiore laddove ce n’è un numero minore. Nella campagna referendaria per la Brexit i residenti delle aree con meno immigrati hanno votato per portare la Gran Bretagna fuori dall’Europa. Londra, città di infinite diaspore culturali ed etniche, ha votato per restare. Il sospetto quindi è che l’ostilità verso gli “alieni” sia generata soprattutto dal non avere avuto l’opportunità di sviluppare la capacità di interagire con le differenze. Mancando questa, è facile che gli stranieri diventino il simbolo delle forze, reali ma lontane e ignote, che regolano l’andamento del mondo e generano quel sentimento di precarietà che angoscia tanti europei».

        L’Europa e altre parti del mondo si stanno riempiendo di muri. Non è straordinario che di fronte a fenomeni così complessi ci si affidi a strumenti così primitivi?
        «Viviamo la crisi della separazione tra potere e politica: i poteri si affrancano dal controllo della politica e la politica perde così il più importante tra i presupposti per produrre azioni effettive. Ma sopra questa crisi ce n’è un’altra, l’incongruenza segnalata dal sociologo Ulrich Beck: viviamo già in una condizione cosmopolita di interdipendenza e scambio a livello planetario, ma la nostra consapevolezza cosmopolita è ancora ai primi vagiti. Il sociologo americano William Fielding Ogburn nel 1922, in piena epoca colonialista e imperialista, coniò l’espressione “ritardo culturale” per descrivere il disagio dei “selvaggi” che erano esposti a una forte pressione verso la modernizzazione ma erano ancora innocenti rispetto alla mentalità moderna. È come se oggi fossimo noi europei a portare il bastoncino nella corsa a staffetta tra i continenti, il che genera ansia. Il mercato, sotto forma di merci e di beni, ci offre un’ampia gamma di antidepressivi e anti-tutto. Vuole spingere ognuno di noi a ritagliarsi una piccola nicchia consolante e ben attrezzata. Ognuno per sé e gli altri si arrangino. Così ci accecano rispetto alla natura del nostro problema invece di aiutarci a sradicarne le cause».

        E per aiutare la gente, invece, ad aprire gli occhi?
        «C’è una personalità assai determinata nel sollevare certe questioni, ed è papa Francesco. Che lo fa, peraltro, senza pretendere di avere la bacchetta magica ma, al contrario, invitando a fare sforzi giusti ma che potrebbero anche fallire. C’è un passo del discorso che tenne il 6 maggio 2016, al conferimento del Premio Carlomagno, che andrebbe imparato a memoria: “Se c’è una parola che dobbiamo ripetere fino a stancarci è questa: dialogo. Siamo invitati a promuovere una cultura del dialogo cercando con ogni mezzo di aprire istanze affinché questo sia possibile e ci permetta di ricostruire il tessuto sociale. La cultura del dialogo implica un autentico apprendistato, un’ascesi che ci aiuti a riconoscere l’altro come un interlocutore valido; che ci permetta di guardare lo straniero, il migrante, l’appartenente a un’altra cultura come un soggetto da ascoltare, considerato e apprezzato. È urgente per noi oggi coinvolgere tutti gli attori sociali nel promuovere una cultura che privilegi il dialogo come forma di incontro, portando avanti la ricerca di consenso e di accordi, senza però separarla dalla preoccupazione per una società giusta, capace di memoria e senza esclusioni. (Evangelii gaudium, 239). La pace sarà duratura nella misura in cui armiamo i nostri figli con le armi del dialogo, insegniamo loro la buona battaglia dell’incontro e della negoziazione”. Papa Francesco vuole sottrarre le sorti della pacifica convivenza ai politici di professione e al reame oscuro della politica per portarle nelle strade, tra i negozi e gli uffici, negli spazi pubblici dove noi tutti ci incontriamo. Vuole affidare le speranze del genere umano non ai generali dello “scontro di civiltà” ma a noi soldati semplici della vita quotidiana. Perché questo accada, però, devono realizzarsi anche altre condizioni e il Papa ce le ricorda: “La giusta distribuzione dei frutti della terra e del lavoro umano non è mera filantropia. È un dovere morale. Se vogliamo pensare le nostre società in un modo diverso, abbiamo bisogno di creare posti di lavoro dignitoso e ben remunerato, specialmente per i nostri giovani. Ciò richiede la ricerca di nuovi modelli economici più inclusivi ed equi, non orientati al servizio di pochi, ma al beneficio della gente e della società. E questo ci chiede il passaggio da un’economia liquida a un’economia sociale”. Ho una sola parola da aggiungere: amen».

        1. Giusi

          Un convegno con Alfano e Romano Prodi: un inchiodato alla poltrona a qualunque costo e colui che ci ha rovinati! La soluzione è il dialogo? Non è previsto dal Corano. Vai avanti tu. Al massimo ti prendono per i fondelli fin quando arriva il momento di prendere il potere.

        2. Piero

          Ma il “Delitto d’onore” non era una schifezza tutta italiana e “cattolica”?
          Adesso che lo fanno gli islamici non e’ piu’ tanto male?
          Se reagiva un italiano tutti a stigmatizzare, adesso in poche parole all’italiano gli si sta dicendo “ben ti sta”.
          Le vite degli italiani bianchi e maschi, ormai, non valgono nulla, agli occhi del politicamente corretto.

          1. Luigi

            “Le vite degli italiani bianchi e maschi, ormai, non valgono nulla, agli occhi del politicamente corretto.”

            Vero, in tutti i sensi:
            http://www.ilgiornale.it/news/politica/cagliari-allarme-tubercolosi-i-migranti-portano-batteri-1284452.html

            Ah, ma la notizia non è tratta da “Corriere” o “la Repubblica”… e poi sono medici sardi, di certo semi-trogloditi, come gli anziani inglesi a favore della Brexit.

            Per onestà intellettuale bisogna riconoscere che le vite di africani e asiatici non valgono certo di più, a quegli occhi.

            È proprio la vita umana in sè, a risultare odiosa a costoro.

            Luigi

            1. Enrico

              Luigi
              ti sei sbagliato a postare il linK? Perché ho letto l’articolo due volte ma non ho capito i tuoi riferimenti ai medici. La risposta al solito articolo terrorista la puoi trovare in basso tra i commenti: è quella di Raoul …(non ricordo il cognome).

        3. Luigi

          “La questione più importante rimane che l’arrestato ha insultato pesantemente la donna e che ciò sia successo non è negato da nessuno.”

          Allucinante.
          Anche per il Codice penale italiano, osservo.

          Infatti le ingiurie sono punite, da alcuni mesi, con una semplice sanzione. Già prima non si andava in carcere, per carità, ma ora nemmeno lo si rischia in teoria.
          Quando si passa alle lesioni, le cose cambiano. E non poco.

          A meno che ora anch’io, a ogni insulto nei miei confronti, sia legittimato alle vie di fatto.
          Posso incominciare da subito?

          La questione davvero importante è che, in uno Stato che si pretende di diritto, il processo è già stato svolto.
          Sui giornali invece che in tribunale, e dai politici invece che dai giudici.

          Per altro, il razzismo del “Corriere del Cairo” è ben noto…

          Luigi

          1. Enrico

            Luigi
            non so come siate abituati dalle vostre parti, io gli ultimi insulti li ho ricevuti in qualche litigio coi compagni del liceo. La gente in Romagna non va in giro ad offendere gli altri e quindi non devo reagire a nulla.
            Mancini ha iniziato ed era un ex-pugile, che non è esattamente cosa ininfluente.
            Il processo, per fortuna, nonostante la campagna dei soliti giornalacci per discolpare Mancini, si sta svolgendo in tribunale: Mancini rimane in carcere perché il morto è l’altro, l’ha ammazzato lui (l’accusa è di omicidio preterintenzionale) e il magistrato ritiene pericoloso rimetterlo in libertà.

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