Abbiamo ricevuto da una lettrice che preferisce rimanere anonima questa bella testimonianza
Cari mamma e papà,
un giorno per caso, in un raro momento di concentrazione tra le mille incombenze lavorative e soprattutto di cura delle vostre adorate nipoti, sono inciampata in una frase della mia scrittrice preferita che dichiarava :- a chi mi chiede se ne vale la pena stare insieme SOLO per i figli, io rispondo di sì, che ne vale la pena!- Ho pensato immediatamente a voi e al vostro rapporto di coppia così tanto imperfetto, così conflittuale, nel quale sono cresciuta. Voi che siete rimasti insieme solo per vostra figlia.
Accuse, recriminazioni, urla alternate a silenzi assordanti, musi lunghi, parole come coltelli che volavano, tregue armate, e la solita frase “restiamoinsiemesoloperiltuobene”. Per il resto, sareste scappati l’uno dall’altra con grandissimo sollievo. La tentazione della separazione è stata per voi una costante, lo è tuttora, e non me lo avete mai nascosto.
In effetti siete stati una coppia con delle differenze inconciliabili, e probabilmente non avete avuto modo di capirvi fino in fondo durante il fidanzamento. Volevate una famiglia, questo sì. Tu mamma avevi alle spalle un vissuto non pacificato ed eri piena di conflitti personali, tanto da cercare una persona tranquilla ed affidabile che te li risolvesse (ma gli uomini non devono mai essere un mezzo!!), tu papà, colpito dalla bellezza di mamma, ti sei prestato a risolvere i conflitti di una donna bella ed irrisolta, tanto difficile che alla fine ti sei anche un po’ stufato.
Nel mezzo c’ero io, unica figlia, vissuta nella vostra tempesta, che un po’ ha consolato, un po’ ha preso le parti dell’uno contro l’altro, con alleanze che mutavano capricciosamente.
In una situazione familiare così l’unica via sarebbe la separazione, ed io, soprattutto durante l’adolescenza, ho desiderato che vi allontanaste l’uno dall’altra. Credo anche di avervelo richiesto espressamente. E nel momento in cui alla fine rinunciavate per la paura di ad andare fino in fondo, ci rimanevo male. Chissà, forse desideravo egoisticamente gli apparenti privilegi della figlia vittima della separazione dei genitori, par la quale i professori avrebbero avuto occhi di riguardo, gli amici ti avrebbero consolato, i genitori ti avrebbero assecondano di più per mettere a tacere sensi di colpa. Sarei stata un caso clinico ed il mio egocentrismo esultava all’idea di essere così guardata. E poi, la fine di quel clima familiare così infelice…
Ma la croce di vedervi così nemici non è finita, per fortuna. Perché la croce di avervi separati sarebbe stata ben più pesante da portare, di questo ne sono sicura.
Oggi che ho la mia famiglia, dopo un cammino personale lungo e tortuoso, ho perdonato la vostra imperfezione e vi ringrazio. Siete stati degli EROI a non troncare il vostro rapporto, ed il vostro sacrificio non è stato inutile.
Vi ringrazio perché alla fine, avete avuto paura
vi ringrazio perché io sono stata un buon motivo per sacrificare voi stessi,
vi ringrazio perché, sebbene inconsapevolmente, mi avete salvata dall’egocentrismo, dal vittimismo, dal tutto ruota attorno a me,
vi ringrazio perché magari, se vi foste rifatti una vita, mi avete salvata dal “assolutamente niente ruota attorno a me”,
vi ringrazio perché dalla psicologa ci sono stata, ma le sedute necessarie sono state pochissime, e i danni non così pesanti
vi ringrazio perché eravate legati al vostro decoroso tenore di vita (non chissà che tenore…ma una casa che diventano due, tutte le spese che raddoppiano evidentemente impoveriscono) e vi spaventava anche l’idea di impoverivi
vi ringrazio perché passiamo tutti insieme le feste, e non ci dobbiamo dividere
vi ringrazio perché nel momento in cui uno di voi ha avuto problemi di salute, l’altro se ne è fatto carico (seppur con doppia fatica)
vi ringrazio perché oggi che avete delle nipotine, fate sforzi titanici per non litigare almeno davanti a loro (visto che alla fine, non senza sforzo, ci si riesce?)
vi ringrazio perché alla domanda che vi siete posti, se ne vale la pena restare insieme solo per i figli, avete risposto di sì
vi ringrazio perché avete fatto crescere in me tantissime domande, e con grande dolore mi avere costretto a mettermi in discussione e cercare le risposte
vi ringrazio perché nella tempesta mi avete insegnato ad amare
Vi voglio bene imperfetti come siete, e posso solo ringraziarvi per la vostra fragilità
Vostra figlia
P.S. Vorrei gridarlo a tutti i genitori del modo che compiono ogni giorno questa mortificazione, che vivono un matrimonio infelice, e vorrei tanto rassicurarli che il loro sforzo è preziosissimo, un giorno lontano, alla fine, i figli ringrazieranno
Grazie per questa testimonianza…preziosa
L’ha ribloggato su Il sito di Alberto.
Anche noi viviamo la stessa storia. Da sempre! I figli nel nostro caso sono tre ed i nipoti pure!
Scrive una moglie, ne é valsa la pena anche perché poi finalmente é arrivata la FEDE che ha reso tutto possibile e più lieve…. Non so cosa ne pensi mio marito, lui é nel suo silenzio… Ma per me ogni giorno vale la pena perché diamo ai nostri figli e nipoti la casa dei nonni, la festa dai nonni, le vacanze con i nonni… Tutto nella tranquillitá economica…
Un dono prezioso per i vostri figli ed i vostri nipoti!! I miei genitori sono rimasti insieme x me (anche loro tra litigi,urla,accuse ecc ecc…..) e x separarsi hanno aspettato che facessi 18 anni… Ora ne ho 28 e mi rendo conto di quanto male e dolore genera la separazione anche a distanza di anni. Soprattutto si sente la mancanza della “casa dei nonni” ( io ho un bimbo 3 anni e sono sposata ) e loro ancora pensano a farsi la guerra con gli avvocati… Ma niente colmerà quel dolore che pensavano finisse con l’inizio della separazione!
Bellissima… Mi sembra di sentire i miei figli tra vent’anni. Quanto è duro il matrimonio! Spero davvero ne valga la pena!
Vale, credimi, cara Martina. Detto da figlia che i “tra vent’anni” li ha passati da un po’.
“vi ringrazio perché eravate legati al vostro decoroso tenore di vita (non chissà che tenore…ma una casa che diventano due, tutte le spese che raddoppiano evidentemente impoveriscono) e vi spaventava anche l’idea di impoverivi”
Molto importantissimo (per molti)!
(“non chissà che tenore”, ovviamente,
sempre stare attenti a non dichiarare un tenore di
vita abbondante!) (che nessuno lo venisse a sapere!)
«Quando non si hanno altri moccoli si va a letto al buio».
Alvise mi sa che, ad essere ossessionato dai soldi, sei tu!
Ma tu Giusi…..ancora gli rispondi?
È un poveretto che vuole ogni volta sembrare interessante dicendo qualcosa di vagamente polemico…..
Dopo aver letto 3 suoi commenti….all inizio….difficile crederci ma…..uno più insulso Dell altro……oggi salto a pie pari ogni suo scritto…….non c è peggior cosa di un ignorante privo di contenuti che si atteggia a intellettualoide….
Detto ciò a zero non hai solo filosofia ma pure la cultura ….il carisma e la lingua italiana. …..
Poi….non sei mai d accordo su nulla ….hai sempre da ribattere su tutto…. ma stai sempre leggendo e scrivendo…..cambia blog……
@ Barbara, dalle mie parti si diceva “parlamene male ma parlamene spesso”…
Barbara, è meno peggio di quello che sembra…..
Grazie mille, mi sono profondamente commossa… Grazie per questa meravigliosa e preziosissima testimonianza
Premetto due cose:
1) non sono sposato, quindi certi ragionamenti “da coppia” mi sfuggono ed ammetto le mie mancanze;
2) anche i miei genitori hanno litigato durante la mia vita, anche furiosamente, ma sono sempre stati litigi “sani”, di chiarimento, che poi hanno sempre rimesso a posto le cose.
Detto questo, capisco la contentezza (anche se non fino in fondo) della figlia in questione che sicuramente avrà giovato di una famiglia unita almeno “di facciata”, ma quegli stessi “grazie” sono contemporaneamente una profonda ed insanabile malinconia dei genitori, una continua sofferenza dovuta non alla fede (o non solo) ma soprattutto alla paura di perdere da soli un appoggio comune che probabilmente pensavano di perdere se divisi. IN un mondo perfetto (che a me piacerebbe molto) una unione tra due persone sarebbe eterna perchè i due sarebbero perfettamente compatibili, quindi “a prova di bomba”… ma far finta che il mondo non sia quello che realmente è mi sembra piuttosto triste. Alcune persone non sono fatte per stare insieme, e non c’è niente di peggio di rendersene pienamente conto e non fare nulla a riguardo. Mortificarsi, morire dentro ogni giorno solo perchè (ed è un “solo” importantissimo) c’è un figlio/una figlia di mezzo. Capisco che per chi ha fede i martiri sono importanti, ma…
Sono personalmente amico di una persona che ha vissuto il divorzio dei suoi genitori, e mi raccontava che dopo un suo iniziale e comprensibile spaesamento si è reso conto che i suoi genitori, un volta scelto di separarsi non dopo attente riflessioni, avevano riacquistato buoni rapoorti tra di loro e non gli hanno mai fatto mancare il loro appoggio. Andrebbero stigmatizzati per aver cercato un personale equilibrio dalla separazione ed avendolo ritrovato lo hanno trasmesso al figlio?
Grazie per la pazienza, e alla prossima.
Io in alcuni momenti ho addirittura sperato che i miei si separassero, che la smettessero di stare insieme per i figli. Ma ora che stanno per arrivare a festeggiare il loro 54° anno di matrimonio, e che hanno ben superato gli 80 anni, sono ben felice che siano ancora insieme… malgrado tutto!
E anch’io ho avuto la tentazione di mollare tutto e abbandonare mio marito, in alcuni momenti…. Ma non l’ho fatto e mi rendo conto che non potrei mai farlo, ora che ho cominciato a capire cosa significa sposarsi davanti a Dio….
So però che da quando io e mio marito preghiamo insieme le cose vanno molto meglio, anche se problemi e incomprensioni non mancano….
Conosco tante coppie separate e tanti figli di genitori separati…. e vedo quanto dolore c’è, anche dietro ad una apparente serenità!
…il dolore è dappertutto!
(nonostante tutto)
(non è tutt’oro quel che luce)
(eccetra)
Bellissima lettera, grazie.
Da osservatore esterno, ripeto qui il concetto che talora ho cercato di illustrare a qualche amico/a sposato/a.
Non esistono altre possibilità, non ci sono rifacimenti e restauri, vie alternative e inesplorate, là fuori.
Là fuori (qui fuori, dovrei dire) è il nulla, altro che idiozie in stile “rifarsi una vita” (la vita è una sola, come si fa a rifare? Mysterium iniquitatis…)
L’idea del “lasciamoci da amici e poi ognuno per la sua strada” è una contraddizione in termini, come il “cerchio quadrato” o la “famiglia arcobaleno”.
È un’illusione al cubo, come il paese dei balocchi di Pinocchio.
Prima o poi – i n e s o r a b i l m e n t e – spuntano le orecchie d’asino.
Un giuramento di fedeltà di fronte a Dio si mantiene – costi quello che costi – o si tradisce.
Ma non esistono, non esistono, altre opportunità.
Tertium non datur.
Al fondo di questa illusione potente e mortale, sta il solito mancare di ogni pur residuo senso del limite.
“Eritis sicut dei”, recita la menzogna antica.
E se così non è, se non si è dei, è solo perché non si è abbastanza belli, o ricchi, o potenti (o un mix di tutto ciò); magari perché qualcuno – ovviamente a noi vicino! – ci limita, ci tarpa le ali, impedendoci così di volare.
Quando invece proprio questo qualcuno sarebbe la via della croce per il Cielo…
Ciao.
Luigi
Io credo che sia un sacrificio troppo grande,perchè un figlio lo si ama a prescindere,ma un figlio non ama igenitori allo stesso modo e alla fine si fa la sua vita e se ne va e tu rimani con una persona che hai detestato tutta la vita,lo trovo criminoso edegoistico, anche perche’ non penso che lui avrebbe fatto la stessa cosa per noi
Dipende dai figli… e dai genitori. Pensieri preconcetti e cibi precotti fanno male alla salute fisica e spirituale.
Non penso siano pensieri e cibi precotti,è realta’ del mondo moderno, informati su quanti genitori diventati anziani non ricevono aiuto dai figli e sono abbandonati.Parlo con cognizione di causa, avendo la mamma inabile al 100% .Quando la vado a trovare tutte le settimane trovo gli stessi anziani che sono mesi che non ricevono una visita e una carezza.Figli riconoscenti al giorno d’oggi sono rari,pertanto non trovo assolutamente giusto sacrificare del tutto a loro l’esistenza,sopratutto se hai sposato una persona che ti fa soffrire quotidianamente,ed è dimostrato che quando vi sono queste situazioni in casa ,i figli trovano un sicuro giovamento che non gli preclude la possibilita’ di frequentare e ricevere da entrambi amore e una nuova serenita’.
Cara/o lapenna, non ho bisogno di informarmi, mi basta l’esperienza personale. Buona Pasqua.
intendo per beneficio la separazione intelligente
L’ha ribloggato su Leonida & Co.e ha commentato:
I figli… potessimo sempre guardare al mondo con gli occhi dei figli!
“Tu mamma avevi alle spalle un vissuto non pacificato ed eri piena di conflitti personali, tanto da cercare una persona tranquilla ed affidabile che te li risolvesse (ma gli uomini non devono mai essere un mezzo!!), tu papà, colpito dalla bellezza di mamma, ti sei prestato a risolvere i conflitti di una donna bella ed irrisolta, tanto difficile che alla fine ti sei anche un po’ stufato.”
Analisi stringata ma molto verosimile…
Purtroppo quasi tutti i rapporti che nascono cercando nell’uno o nell’altra la soluzione dei propri problemi esistenziali, sono destinati per lo più a naufragare. Quanto meno dal punto di vista umano…
Certo!!! nessuno però pensa ai genitori che alla fine hanno vissuto la loro vita sebbene unica per altro da schifo. I figli sono un completamento della famiglia felice, se questo non avviene bisogna avere il coraggio di fare scelte anche x noi stessi.Non è egoismo, anzi, è rispettare anche la nostra persona e di conseguenza rispettare i figli che non ne possono niente e non devono assistere ai malumori di una coppia a volte esasperata. Parlo da figlia di separati e da separata. Posso inoltro affermare con certezza che è meglio vivere in una situazione di gioia e serenità anziché di astio e rancore.
Sono Super daccordo
Punti di vista, legittimi ma opinabili. Se due persone sono più serene stando lontane, dico io, che si allontanino: impediranno che i figli respirino una tensione costante, in casa, qualsiasi cosa si dicano. Basta ammettere, da umani, che si è sbaglito a decidere di vivere insieme: si può benissimo voler bene un figlio e crescerlo (se ne si è capaci) anche da separati, anzi, credo sia un atto di umiltà e maturità confessare al proprio figlio che no, non ce l’hanno fatta a rimanere insieme. In questo modo, lui potrà evitare di ripetere lo stesso errore in futuro, risparmiando sofferenze a se stesso e a qualcun altro. Che senso ha continuare a incollare una tazza che si è rotta una, due, tre volte, se ogni volta torna sempre più sbeccata?
Credo che con questa testimonianza si ha la prova che il matrimonio è un sacramento nel quale il Buon Dio è presente anche quando gli sposi cessano di amarsi. Quando questo è avvenuto nella mia vita matrimoniale sono corso dal mio vecchio padre spirituale e, dopo una lunga chiacchierata, egli mi disse, testuale: “Dio te l’ha affidata e devi badarci tu”. Sono trascorsi oltre vent’anni di silenzi e di qualche scambio di vedute un po acceso e siamo invecchiati insieme. Io, più di lei perché il mio lavoro mi ha logorato e tutti i miei sogni giovanili sono volati via uno dopo l’altro e mi hanno lasciato povero e carico di rimpianti. Da qualche anno siamo anche soli perché i figli sono andati altrove e capita che ci sono giorni nei quali neanche ci vediamo, pur essendo sotto lo stesso tetto. Come diceva Filomena Maturano, si va a letto la sera senza darci la buona notte e ci si alza il mattino senza darci il buon giorno. Si divide solo il pranzo e la cena ed il letto, ognuno dalla sua parte. Con gli amici ci si stringe la mano quando ci si incontra. Bene. Noi non ci incontriamo e, quindi, non abbiamo neanche la necessità di avere alcun contatto. Confesso che ventanni fa ho nutrito qualche punta di odio nei suoi confronti, ma è durato poco. E’ subentrata subito l’indifferenza. Da qualche mese penso spesso al mio primo amore e, qualche volta, mi rimprovero di essere stato uno stupido a lasciarlo andare. Poi, però, vedo i mie figli e non posso non essere grato a mia moglie di avermeli dati. Anche se hanno i loro difetti ed i loro problemi, come ormai accade a quasi tutti i giovani onesti e preparati, rappresentano la mia unica e vera ricchezza e l’unico interesse che ho per questa vita. Avrei dovuto far molto di più per loro, ma non l’ho capito e così adesso il mio amore per loro è cosi forte che spesso l’ansia normale per un padre diventi vera e propria angoscia per una telefonata che non arriva o una segreteria che ti dice che l’utente è irraggiungibile. Ed in questi frangenti ecco che si palesa l’esigenza di rivolgersi al Buon Dio. E poco importa se anche domani il silenzio regnerà in casa e non stringerò la mano a qualcuno o men che mai accarezzerò un viso. Mi basta essere padre, per quanto inadeguato ed incapace.
A dover ringraziare siamo noi genitori, cara piccola grande figlia.
Scusa ma trovo che tutto questo sacrificio sia stato inutile Dio vuole la nostra felicità non il nostro dolore.I tuoi figli ti avrebbero amato lo stesso se ti fossi separato.Se sei stato un bravo padre ciò che hai seminato darà i suoi frutti. Vivere nell’ipocrisia del mondo e nell’indifferenza per tua moglie è una devastazione,provoca dolore a entrambi e non è certo stato un esempio corretto di relazione d’amore per i tuoi figli.Saresti stato un padre migliore se fossi stato sereno e non ipocrita,probabilmente l’esempio che hai dato si rifletterà inevitabilmente sui tuoi figli che se dovessero mai trovarsi nella stessa situazione non faranno scelte diverse .Soffriranno molto e non lo trovo giusto.Io sono credente, ma ciò non toglie che se la chiesa ci impone di rimanere insieme ad oltranza ,è meglio una buona separazione di un pessimo matrimonio per un figlio.DIO non vuole la nostra infelicita’ si può essere bravi genitori anche separati.Adesso stai con una persona e sei solo come un cane
@lapenna
Non saprei proprio quando mi son convinto che il Signore abbia nascosto la felicità nell’amore, quello vero, quello offerto non quello ricevuto
“Amatevi come Io vi ho amato”
….non ti capisco sei masochista?“Amatevi come Io vi ho amato”si puoi amare una persona come amica come uomo ma non come moglie e marito……..l’amore matrimoniale non è quello li’
@lapenna
Non c’è un amore fraterno e uno matrimoniale e uno bianco e uno nero
L’amore è uno
Ed è dono
Meglio condividere questa visione prima di sposarsi
Masochismo può diventarlo sposarsi senza visione
Quello che io mi chiedo, però, è: perchè vivere di rimpianti ed essere costretti ad amare solo i figli, dividendo il tetto con qualcuno che diventa uno sconosciuto? Non è meglio provare e cercare ancora, e almeno non doversi dire “se avessi, se non avessi…” piuttosto che accontentarsi e restare non dico infelici, ma anche indifferenti?
sono d’accordo
Non credo che Dio te l’abbia affidata per trattarla cosi. Tu hai sofferto più di lei x i tuoi sogni giovanili non realizzati. Ma hai mai chiesto a lei quanto ha sofferto per i suoi non realizzati? Non credo sognasse un matrimonio così.
Penso che non c’è niente che segna (ferisce, narcotizza, e spegne) di più l’animo umano che un rapporto irrisolto. Sempre succede che la vita reale di coppia non coincide con i progetti iniziali. Due persone che decidono di sposarsi fanno inevitabilmente delle proiezioni della propria futura felicità sull’altro, e si prendono degli abbagli , a volte incredibili.
Però, anche se noi non siamo in grado (chi più chi meno) di guardare alla nostra relazione con obiettività e lungimiranza (perché in fondo non conosciamo né l’altro né noi stessi), visto che siamo un tantino accecati dal sentimento e dal presente, è pur vero che quel sentimento, piuttosto irrazionale, ha convinto entrambi i futuri coniugi che l’uno non sarebbe potuto vivere bene senza l’altro, o almeno non meglio. Quel legame, di fatto si è creato. Quelle aspettative di felicità reciproca (seppure completamente fuori rotta) sono scattate e finché non verranno saziate non ci sarà vera pace per l’animo umano. E’ inutile sperare di rifarsi una vita. Certamente si può fare, e si può essere pure discretamente felici. Ma la ferita profonda che si crea per non essere riusciti a raggiungere quella comunione con l’unica persona con cui l’avremmo voluta, può ridarci la pace non con una nuova unione, ma solo con la guarigione di quella stessa.
Sono convinta che il cuore umano è definitivamente esigente, quando sceglie liberamente qualcuno con cui condividere la vita. E’ molto più esigente dell’intelletto, che invece valuta e si rassegna. Il cuore non può cambiare idea. Ci si può innamorare di altre 1000 persone, o di un’altra sola soltanto, con cui si riesce a far funzionare le cose, ma ce n’è una sola (vivente) su cui il cuore ha messo tutte le sue aspettative.
Credo che quelle “aspettative” sono l’impronta della scelta di Dio, del legame che Dio mette tra due persone. E sono quindi una promessa di realizzazione di un progetto di vita in comunione, di cui tutti (più o meno) fraintendiamo la via di realizzazione, ma della cui realizzazione Dio stesso è il garante. Il problema nostro, io credo, è che perdiamo la speranza di vedere realizzate quelle promesse.
@bruna
Forse hai ragione. non saprei. so che io la vedo diversamente
In sintesi
Sposi una persona per amarla con l’aiuto del Signore
Amala!
Fine.
Si sposa una persona perchè la si ama………perchè ci credi ,perchè pensi che sia quella unica di cui parla Bruna .ma non è detto che nel cammino insieme le cose si riescano a superare…. a volte le incomprensioni e diversita’ sono talmente forti che sono insuperabili ,ed è inevitabile cambiare strada.A volte ti rendi conto vivendoci insieme che quella persona è sbagliata per te e la incontri dopo nel percorso della vita …..Bri si l’amore è amore……ma c’è l’amore universale ,l’amore per un partner che ha delle componenti sessuali ,l’amore per i figli, fraterno ecc. Se ci si sposa confondendo ,questo la nostra strada non è il matrimonio ma il matrimonio con Dio e intendo farsi prete o suora
@lapenna
Avrei dovuto fare una premessa. Colmo la lacuna
Non mi permetto di giudicare la complessità e la varietà delle relazioni
Quanto sto scrivendo è un pensiero opinabile su come si dovrebbe intendere l’amore in una coppia
Dovrebbe non come obbligo ma come possibilità maggiore di Amore
Fine premessa.
Trovo che tutti i vari “perchè ci credi ,perchè pensi che sia quella unica” “progetti iniziali” “proiezioni della propria futura felicità sull’altro” (e mi fermo coi copincolla) siano punti di partenza e ossevazione sbagliati.
A mio parere (e quindi vale quel che vale) si dovrebbe partire dalla volontà di far felice chi si ama. Punto. Senza sfumature aggiuntive.
Non servirebbe dirlo, ma, chiaro che si dovrebbe condividere in due questo modo di amare.
È quindi, il matrimonio lo dovresti celebrare sotto questa luce
Per ogni dovresti o dovrebbe vale quanto scritto sopra
Y
Ps. Diversità, incomprensioni … balle. Quando ci si sposa, si dice “io accolgo te”. Accolgo. Come sei. Diversamente comprensibile. È va bene così. È sempre ti accoglierò. Se no, che amore è? A condizione che? Solo se? Ecco, questo, sarebbe il caso di capirlo e volerlo in due al momento di pronunciare il consenso altrimenti il dopo è fatto delle situazioni di cui, suppongo, parli tu
si sull’ultima parte sono molto d’accordo
Mi vengono in mente le parole di Costanza, un passo del suo ultimo fortissimo libro…
“Il matrimonio è un lungo viaggio in cui a un certo punto fai salire un autostoppista. Ha una faccia rassicurante, ti sembra che ti possa far compagnia, anzi è così simpatico che a un certo punto ti chiedi come hai fatto a guidare da solo fin lì. Poi cominci a conoscerlo e vedi tutto di lui, di lei. E a volte pensi che sei stato fortunatissimo a farlo salire, anche senza sapere tante cose, che il viaggio adesso è molto meno faticoso. In certi momenti ti appare chiaro che non è più tanto importante dove devi arrivare, ma che ci arrivi con lui. Altre volte però ti capita anche di pensare che di portartelo fino alla meta proprio no, non se ne parla. La macchina è la tua e adesso basta, è stato bello però adesso siete cambiati…grazie ma adesso, per quanto doloroso possa essere, è bene farlo scendere e riprendere a guidare da solo. E’ quello il momento in cui due persone che si sono scelte senza sapere proprio bene tutto l’una dell’altra, si possono scegliere di nuovo. Ti riprendi l’autostoppista non perché chiedeva un passaggio, ma proprio perché ti sei deciso, vuoi amare il suo destino, vuoi che lui arrivi dove voleva andare. Quello è il momento in cui si comincia ad amare sul serio il marito, la moglie. C’è sempre una seconda vocazione nella storia di ognuno, una vocazione che non si vede da fuori, perché sembra che la vita rimanga invariata, e invece quella persona sta decidendo di nuovo il suo posto nel mondo.”
Decidere di restare non significa fermarsi pigramente in una situazione seppure scomoda, ma iniziare un lavoro su se stessi, nella realtà della propria vita.
@cinzia82
Concordo
Ci si riaccoglie marito e moglie ogni giorno, anche più di una volta
Quando si sta insieme, anche se il matrimonio “non funziona”, trovando la giustificazione nella presenza dei figli, si fa prima di tutto un grande atto di amore. Sono balle chi afferma che il matrimonio va avanti perché non si ha il coraggio di fermarlo; sono delle gran balle anche per il fatto che questa (il fermarlo) sarebbe ineluttabilmente la via necessaria. E’ sicuramente la via ufficiale e legale di fatto “imposta” dalla società ignava ed ipocrita in cui viviamo… Se invece una scelta viene fatta in quanto la coppia riesce ad instradare il proprio egoismo verso un percorso “controllato” vuol dire che é una scelta giusta, da tutti i punti di vista. Soprattutto tenendo conto che essere genitori non é solo far nascere e far crescere figli; ma é soprattutto far nascere e far crescere persone. Si pensa che ciò non possa avvenire se manca l’amore reciproco (l’assenza del quale permetterebbe di “derogare” rispetto a qualsiasi responsabilità indotta correlata alla nascita dei figli). Ma é straordinario prendere atto che LA testimonianza di un amore non reciproco, ma “condiviso”, può portare allo stesso risultato (e all’ennesima potenza…).
Grazie. Sto vivendo da genitore questo dilemma e mi ha fatto piacere avere conferma della mia scelta attuale.
Restare insieme per i figli, solo per i figli, senza avere la Fede, senza Gesù Cristo e senza la prospettiva della Vita Eterna, è una cosa masochistica e senza senso.
Esattamente come non ha senso sposarsi, mettere al mondo figli, lavorare bene e onestamente, pagare le tasse.
Senza Cristo nessuna fatica, nessun sacrificio ha senso.
Ma hanno un preciso senso per chi pur non conoscendo Cristo accetta anche i sacrifici necessari a sposarsi, fare figli, mantenere famiglia.
Sono sacrifici rispettabili e degni di stima, soprattutto oggi.
Così come hanno fatto i miei genitori non credenti (6 figli). O forse i loro sacrifici sono stati del tutto inutili, senza senso e quindi il mio essere al mondo, per esempio, è “senza senso”?!
E’ stato solo masochismo?
O forse debbo pensare i loro sacrifici non furono graditi a Dio?
Le tue affermazioni cara Cacciatrice, mi paiono più manichee che cristiane…
Bariom, mi sa che non si è capito: se Cristo non c’è, non è risorto e se alla fine finirà tutto in polvere, che senso ha qualsiasi cosa? Anche le cose belle, mica solo il male o la fatica.
Dire che senza Cristo niente ha senso, o, se preferisci, con Cristo tutto non solo ha senso, ma è Grazia, è l’essenza del cristianesimo.
I sacrifici di chi non crede hanno senso e sono a Lui graditi proprio perché Lui c’è, che ci credano o no 🙂
Il mio punto è che con una persona che contesta scelte come quella di cui abbiamo letto (ne ho letti diversi, sopra), che sostiene che sacrifici simili non vadano fatti perché si vivrebbe nella sofferenza, dialogare prescindendo dal fatto di Cristo non si può.
Ok ho afferrato 😉
BUONA PASQUA!
E’ una cosa masochistica anche andare a lavorare ogni giorno e fare molta fatica per prendere pochi soldi magari?…
In realtà ciò che fa diventare una cosa “masochistica” non é la ricerca in se del “difficile” a tutti i costi ma piuttosto l’assenza di ideali, prospettiva e modalità destinati a giustificare la stessa ricerca.
E fatica e sacrificio non sono necessariamente collegati ad una visione escatologica imperniata nella Verità e nel Mistero cristiano (a meno che “combattere” e cercare di “gestire” il proprio egoismo sia considerato “masochismo”…). Per il credente il seguire Cristo non é un percorso di fatica e sacrificio in senso laico; seguire Cristo vuol dire, prima di tutto, adottare e acquisire su di se una proposta che giustifica e da senso profondo alla propria esistenza.
Con la Fede “probabilmente” é più “facile” restare insieme per i figli, solo per i figli; é anche vero però che l’amore “condiviso” non necessariamente nasce e si alimenta perché si crede. Se valesse un tale automatismo ogni esperienza di fede in un tale contesto sarebbe riprova di un teorema; cosa che non é purtroppo (o per fortuna…) vero.
Diciamo che la cosa diventa necessaria e sufficiente in presenza di un percorso di Fede.
Come sopra: non ho scritto che se uno non crede in Cristo e nella Vita Eterna il sacrificio non ha senso. Ho scritto che se Cristo non esiste, e quindi non esiste nemmeno prospettiva di Vita Eterna, il sacrificio non ha senso. Ma neanche il resto, neanche andare a lavorare ogni giorno e fare molta fatica per prendere pochi soldi.
Però Lui c’è. 😀
Mi pare che non cambi la questione; il sacrificio supposto in questione non é correlato o correlabile (unicamente) alla presenza di una visione escatologica. Inoltre l’azione del credere non può avere a posteriori la riprova sperimentale (almeno durante la nostra vita terrena) da cui non ha comunque senso il collegamento.
…ma per piacere!
(ogni sacrificio ha solo un senso pratico, per sé e/o per altri)
(o per la gloria) (anche nello sport, per esempio)
E buona Pasqua anche a lei.
Ma che male ti hanno fatto le parentesi, per maltrattarle così? 😀
….il mondo tra parentesi (Husserl)!
Anch’io ringrazio i miei genitori di essere rimasti insieme.
I miei genitori non erano quella che si potrebbe chiamare una coppia armoniosa, litigavano: mia mamma era insofferente verso alcuni comportamenti di mio papà e aveva ragione, ma a noi figli non interessava nè che esistessero ragioni, nè chi le avesse.
I figli esprimono il desiderio grande di vivere nell’amore e nel perdono; i piccoli amano l’amore incondizionato più che la giustizia.
I grandi amano di più la giustizia, la distribuzione delle ragioni e dei torti, più che l’amore e il perdono.
Il Papa, che ben conosce l’animo dell’uomo, non chiede ai genitori di non litigare, ma con sapienza biblica chiede che non tramonti il sole sulla propria ira.
Diventati vecchi, i litigi erano scomparsi per dare posto a piccoli gesti quotidiani di grande affetto: tutte le mattine, mio papà preparava la spremuta, perchè “la mamma ne ha bisogno”; si tenevano vicendevolmente d’occhio per essere pronti a riconoscere eventuali segnali di bisogno, e io sorridevo nell’osservarli.
L’amore tra i coniugi non è il punto di partenza, ma il punto di arrivo.
Il percorso è il tempo in cui si è insieme.
Il lavoro non è l’eliminazione dei difetti, delle cattiverie, delle meschinità (pur auspicabile), ma consiste nel continuo reciproco perdonarsi.
E ora, quando mi capita di dire un Requiem a mia mamma, magari suscitato dal vedere un suo ricamo, così ben fatto, ho scoperto che non riesco a dirlo solo a lei; arrivata a “L’eterno riposo dona a mia mamma …”, senza averlo deciso, aggiungo: “… e a mio papà, Signore …”.
E mi viene da sorridere, pensando a mio papà, che sta ricevendo ancora benefici da mia mamma. Ciao mamma, ciao papà, vi voglio bene e abbiate pazienza se non sopportavo proprio le vostre arrabbiature … non capivo che dovevo darvi il vostro tempo.
Al di là della storia in sé, quello che mi colpisce è leggere di frequente come venga considerato “normale” il rapporto conflittuale fra i coniugi. In realtà secondo me, quello che voi definite come il “sacramento” si dovrebbe rispettare non sposandosi col primo che capita solo per colmare un vuoto, ma aspettando quello giusto, attendendo nel contempo il momento in cui anche noi lo saremo diventati. Vale a dire a un certo punto del lavoro spirituale di raffinazione dell’anima, quando dopo aver raggiunto un livello adatto riconosciamo l’amore nella sua reale e profonda natura divenendo capaci di viverlo. Solo a quel punto possiamo trovare la nostra vera metà, non prima. Ed è lì che l’Unione si fa sacra e inviolabile. Al di là di qualunque rituale, secondo me è quello il reale sacramento da proteggere e coltivare.
“Quello giusto” io l’ho conosciuto a 19 anni e ci siamo sposati che io ne avevo 24 e lui 29, dopo 4 anni di fidanzamento.
Avevamo un forte progetto di famiglia che abbiamo messo in atto, avendo 3 figli (di cui 1 adottiva). Dopo l’arrivo del terzo figlio il peso della famiglia, le diverse tappe di maturazione di noi due, l’usura del rapporto per la routine e l’intromissione di una terza persona, con molta invidia e cattiveria, tra di noi…ci ha fatto entrare in una forte crisi. Siamo stati separati un anno e poi abbiamo ricominciato, tre anni fa… E’ molto difficile, dimenticare, perdonare, ripartire da zero (perchè non siamo più al punto zero, ma al punto in cui siamo arrivati con le nostre debolezze).
Quindi sì, in 30 anni di rapporto, è normale litigare, non sopportarsi, avere rancori e difficoltà ad avvicinarsi e ad essere ancora complici. Ma la frase che continuamo a dirci è: “non possiamo buttare via tutto ciò che abbiamo fatto insieme e ciò che siamo stati insieme”. Ci stiamo provando, con la consapevolezza di avere dietro qualcosa di solido e di importante e con tanta paura.