di Salvatrice Mancuso
Tutto ciò che esiste nel creato – fisico, chimico, biologico, psicologico, sociale, spirituale- che riguarda noi essere umani e il restante mondo, vivente e inanimato, sulla terra e oltre, si corrisponde, si relaziona, si riproduce. C’è un impulso frenetico alla generazione, alla costruzione, alla neoformazione, tutto in un contesto circolare di legami, attrazioni, sintesi e riferimenti. Tutti i fenomeni rispondono a regole, percorsi , flussi, formule, di cui colpisce la somiglianza in sistemi solo apparentemente lontani e indipendenti.
Dalla molecola dell’acqua, in cui i legami tengono saldi gli atomi di idrogeno e di ossigeno, al complesso organismo umano, con diversi organi e sistemi che dialogano fortemente nel la loro perfetta funzionalità combinata, tutto si compendia in una parola: “relazione”. Quel mix tra fede e ragione che ci rende credenti, non può non riconoscere in ogni legame, chimico o biologico, non solo la regia, ma sop
rattutto l’identikit del Creatore: Dio stesso è Trino, quindi è “relazione” di Tre Persone , così intima e compattante da renderlo Uno e inscindibile. Tutto si somiglia, perché tutto è relazione, e tutto ciò che esiste, per funzionare, deve mantenere una struttura che è garantita dalla relazione. Non vorrei rubare il mestiere ai veri scienziati, ma per esempio: una cellula staminale totipotente, morfologicamente non riconoscibile, che tuttavia dà origine incessantemente a interi organi, pur mantenendo se stessa immodificata…insomma, richiama l’immagine di Qualcuno.
Anche i processi di distruzione, sia quelli fisiologici che anche quelli arbitrariamente indotti. si somigliano nei vari sistemi in maniera sorprendente. Ciò che identifica “l’umano” e lo diversifica dal restante regno vivente, la sfera cognitiva, psicologica, spirituale e sociale, obbedisce a dinamiche simili a quelle che governano piccolissimi sistemi. Per lanciarsi in un paradosso, stare a guardare al microscopio può servire non soltanto a studiare le cellule che stai analizzando, ma anche a percepire i meccanismi che agiscono nell’animo umano o nelle società. Troppi esempi mi hanno colpito e trascinato in questa considerazione, e mi spingono a fissare il nostro presente con un particolare sguardo.
Il sostantivo “natura” e il suo corrispettivo aggettivo “naturale” , quando applicati agli uomini e alla loro attività, sono diventati oggetto di un mobbing ideologico di immense dimensioni, organizzato in maniera militare. La natura richiama alla scheda tecnica della realtà, alla sua struttura primaria, a tutto ciò che ci precede, che rappresenta il piedistallo dell’esistere umano. Possiamo intervenire sulla natura, quando questa per eventi sopraggiunti viene intaccata nelle sue dinamiche, per esempio una malattia, proprio con l’obiettivo di ripristinare l’equilibrio e il controllo garantito dal progetto naturale. Non c’è dubbio che per vedere abbiamo bisogno dell’occhio e non di una vertebra e se mai dovessimo diventare più bravi della natura dovremmo mettere a punto comunque un organo della visione, magari di forma diversa e collocato in un’altra parte del corpo, che deve avere sempre una simil-retina: dovremmo in pratica scopiazzare la natura.
In questo drammatico scorcio di storia contemporanea, in cui la diga ha ceduto e tutti i temi eticamente sensibili stanno precipitando verso l’abbandono di ogni argine di argomentazione e valutazione critica, si è imposta quella che mi sembra “l’intifada delle parole”, le parole cioè, diventate pietre, vengono utilizzate come armi da guerra. Nella nuova edizione, riveduta e corretta, di Torre di babele, dove il brusio di lingue parlate in sovrapposizione è sostenuto dai talk-show televisivi, è in corso un attacco mirato contro il vero nemico: il vocabolario, quello dei termini comunemente utilizzati per comunicare e relazionarci. Un disegno sofisticato, studiato in ogni passaggio, con obiettivi da brivido: una pulizia etnica del linguaggio, con epurazione di termini come “natura” e “naturale” (sempre che si riferiscano all’essere umano). Alcune parole devo essere pesantemente giustiziate in modo esemplare nella piazza mediatica, con qualsiasi metodo, anche sciolte nell’acido. Spenta la TV, ti rimane incollato il riflesso condizionato prodotto dalla seconda linea dell’attacco militare, la censura, e, l’indomani, nella vita di tutti i giorni, non ti faresti scappare più la definizione “famiglia naturale”, se non davanti ad amici fedelissimi.
Togliendo la “natura” , dalla lingua parlata prima, dalle relazioni umane e quindi dall’organizzazione sociale dopo, cosa si sta facendo? Si sta “denaturando”. Ma la denaturazione è anche in processo biochimico: riguarda le proteine. Le proteine sono composte da catene di unità semplici, gli aminoacidi. Questo semplice “alfabeto” di aminoacidi non è sufficiente: occorrono legami specifici tra parti diverse della lunga catena e tra questa e l’ambiente, affinchè si costituisca una “conformazione nativa” complessa che ne garantisca la funzione. Quindi: occorrono legami, relazioni specifiche in questa “microsocietà” per far funzionare la proteina. “Rompere” questi legami ad hoc equivale a non far funzionare più la proteina, poiché i suoi aminoacidi rimangono sul terreno e da soli non potranno più svolgere nulla. Processi sorprendentemente simili a quanto osserviamo nel ciclone ideologico in corso: denaturare, aggredire ciò che è vissuto come costituzionale all’individuo, passa attraverso la rottura di legami, quelli di terzo e quarto livello, quelli che strutturano ad un ambito superiore “l’adunanza” di esseri umani e ne garantiscono la funzionalità e quindi la stessa esistenza.
L’ha ribloggato su Il sito di Alberto.
L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energia in relazionee ha commentato:
Denaturate, denaturate… alla fine nulla resterà!
“Togliendo la “natura” , dalla lingua parlata prima, dalle relazioni umane e quindi dall’organizzazione sociale dopo, cosa si sta facendo? Si sta “denaturando”. Ma la denaturazione è anche in processo biochimico: riguarda le proteine. Le proteine sono composte da catene di unità semplici, gli aminoacidi. Questo semplice “alfabeto” di aminoacidi non è sufficiente: occorrono legami specifici tra parti diverse della lunga catena e tra questa e l’ambiente, affinchè si costituisca una “conformazione nativa” complessa che ne garantisca la funzione. Quindi: occorrono legami, relazioni specifiche in questa “microsocietà” per far funzionare la proteina. “Rompere” questi legami ad hoc equivale a non far funzionare più la proteina, poiché i suoi aminoacidi rimangono sul terreno e da soli non potranno più svolgere nulla. Processi sorprendentemente simili a quanto osserviamo nel ciclone ideologico in corso: denaturare, aggredire ciò che è vissuto come costituzionale all’individuo, passa attraverso la rottura di legami, quelli di terzo e quarto livello, quelli che strutturano ad un ambito superiore “l’adunanza” di esseri umani e ne garantiscono la funzionalità e quindi la stessa esistenza.”
Complimenti all’autore di questo articolo.
Ribloggato.
Ottimo
A me sembra che non si tolga affatto la parola natura dal linguaggio, anzi c’è diffusa una idolatria della natura e di ciò che viene considerato naturale. Un prodotto è buono perché naturale, molte volte si sente dire nelle pubblicità, un’affermazione ambigua. La natura è matrigna. contiene veleni e pericolosi batteri, si degrada e porta alla morte. Laviamoci le mani prima di mangiare e impegniamoci nell’igiene del corpo, tanto per ricordare la cosa più semplice, che non è naturale, e di cui, l’importanza, abbiamo conosciuto solo negli ultimi secoli. Poi il Signore è venuto per ricordarci che il nostro destino è sovrannaturale, almeno rispetto alla natura che conosciamo, e che aspettiamo la vita eterna. La natura ci è data in dono ed è nostro compito governarne l’evoluzione. Siamo impegnati a continuare la creazione al massimo.
“nella vita di tutti i giorni, non ti faresti scappare più la definizione “famiglia naturale”, se non davanti ad amici fedelissimi.”
Per la verita’anch’io non son un gran fan di questa espressione, perche’la trovo fuorviante. Quello che l’autrice definisce in questo passaggio “famiglia naturale” non e’altro che l’unica famiglia. Punto. Tutti gli altri possibili modi di vita insieme non sono famiglie, se non forse nel libro di economia aziendale.
Molto bello. Sono una biologa e sto facendo un dottorato in Biochimica, quindi mi piace molto questo linguaggio… non sono d’accordo, però, che si sta togliendo l’uso della parola “naturale”. Per esempio l’omosessualità è (ahimè) definita come una variante naturale del comportamento sessuale umano. E quando ho provato a scrivere sul mio profilo facebook che due persone dello stessa non possono adottare bambini perchè non è previsto dalla natura che li possano generare, sono stata duramente attaccata, rispondendo che neanche vaccini e adozione sono “naturali”. Purtroppo, invece credo che le parole natura e naturale vengano spesso usate a sproposito: non si può dire “famiglia naturale”, ma si può definire l’omosessualità come una cosa “naturale”.