70 pensieri su “Maschio selvatico

    1. Anonimo69

      Se qualcuno volesse credere che, se un bambino predilige i giochi maschili, sicuramente non diventerà un omosessuale da adolescente e da adulto, se lo levi subito dalla testa, perchè io so di gay che, da infanti, giocavano con la spada e con i soldatini.
      Sarebbe troppo facile! A69

      1. fra' Centanni

        Hai ragione A69, infatti io credo che l’orientamento sessuale sia quanto di più malleabile e modificabile si possa immaginare. Ed è per questo che ritengo assurdo tentare di modificare il corpo per accordarlo ai propri gusti sessuali (cosa semplicemente impossibile e ridicola!), anziché cercare di modificare i propri gusti sessuali per accordarli al proprio corpo (cosa che molte persone hanno già fatto!). Quindi il fatto di giocare con i soldatini da bambino non garantisce che, da grande, un uomo non possa cercare e trovare altre cose rispetto alla norma. Però, ne sono convinto, aiuta il bambino a conoscere ed individuare sempre meglio la propria identità sessuale.

        Un maschio è chiamato a diventare uomo e, per farlo, ha bisogno di interpretare ruoli e compiti maschili. E, per interpretare ruoli e compiti maschili, ha bisogno di figure di riferimento, di esempi, soprattutto del padre. Tutto questo discorso, ovviamente, vale anche per le femmine, le quali sono chiamate a diventare donne imparando dalla madre.

        Ci sarebbe da piangere per la banalità e l’ovvietà di questi discorsi se, continuando a farli, tra un po’ ci sarà da difendersi in tribunale dall’accusa di “omofobia”, posto che questa cazzata di parola abbia un significato (e non ce l’ha!).

  1. Anonimo69

    Si, ma vedi, il problema di accordare i propri gusti al proprio corpo, si potrebbe porre con i transessuali. Gli omosessuali, per quel che so,spesso si sentono tranquillamente “maschi” (vestono da uomini, hanno atteggiamenti maschili, nè pensano di fare altrimenti), però prediligono il rapporto sessuale con lo stesso sesso.
    Lui non si sente “femmina”.A69

    1. fra' Centanni

      I gusti sessuali sono sbagliati sia nelle persone cosiddette omosessuali, sia nelle persone cosiddette transessuali e, per questo motivo, dovrebbero essere corretti o, almeno, censurati. In entrambi i casi i gusti sessuali contraddicono il loro corpo. Il fatto poi che alcuni di loro tentino di sanare questa contraddizione cercando di modificare il loro cospo, mostra con chiarezza il livello di follia a cui sono giunti non solo loro, ma anche tutti coloro che ritengono di poter liberamente interpretare la Realtà del loro corpo come se questa Realtà non esprimesse un significato chiarissimo anche ad un bambino.

      1. Anonimo69

        @ fra’ centanni

        il problema è sapere se i gusti sbagliati di cui sopra, sono sbagliati anche da un punto di vista medico-biologico (e quindi l’omosessualità è una patologia, come la transessualità) oppure sono sbagliati SOLO da un punto di vista morale e religioso.

        Ora, che le religioni d’origine abramitica (cristianesimo, islam, ebraismo) condannino l’omosessualità, NON è dubbio (anche se c’è chi arriva a negare ciò, in ambito cristiano, ma è chiaro che tale opinione “non convince”); resta da vedere l’altro aspetto, quello medico-biologico.

        E qui tutto si complica perchè, sia la scienza ufficiale, sia la maggior parte dei medici e dei ricercatori, NEGANO la natura patologica dell’omosessualità (per il transessualismo ci sono da fare parecchi distinguo).

        C’è da dire che gli ebrei, si mostrano, sull’argomento, più prudenti dei cristiani.

        DA loro, infatti (lo sentii dire in TV dal rabbino capo d’Italia), la questione scientifica viene di fatto ignorata; in sostanza, dicono: “Quel che asserisce la scienza è affar suo, noi ci limitiamo ad affermare quella che è la legge del Signore”.

        Mi sembra una posizione saggia. A69

        1. fra' Centanni

          Non mi sembra saggio abbandonare la scienza in mano a persone che rinunciano al significato delle cose, anche se il significato, siamo d’accordo, non è di competenza scientifica.

          La scienza, in merito alle relazioni tra persone dello stesso sesso, può dire che sono naturalmente infeconde, sterili. Inoltre può osservare che le relazioni sessuali, invece, sono feconde. Ma dare un giudizio su quale, tra i due, sia il comportamento significativo e denso di conseguenze positive, quindi corretto, e quale il comportamento assurdo e privo di conseguenze positive e quindi scorretto, questo non è compito della scienza. Questo è compito delle persone ragionevoli.

          Io non so se l’omosessualità sia una malattia psichiatrica o no, quello che è certo è che si tratta di un comportamento privo di significato, dal punto di vista sessuale, e privo di conseguenze, a parte il piacere. E questo, siamo d’accordo, non è dimostrabile scientificamente per il semplice motivo che non è di ambito scientifico, ma non mi sembra meno importante dal punto di vista sociale.

          1. Anonimo69

            errata corrige: “non è detto che NON possa trovare nuove e diverse applicazioni, indipendenti da quel fine”. A69

          2. Non mi pare poi tu abbia idee molte chiare sul sesso e sul piacere anche fisico ad esso legato…

            Per il resto il tuo teorizzare come spiega chi sceglie e vive con pienezza e con gioia la scelta della verginità o comunque della castità di tutta una vita?
            O sono loro gli “anormali”?

            Tu credi che l’Uomo avrebbe avuto “l’estro” come certi animali… Non mi risulta però che l’uomo sia creazione tua… quindi…

            1. A.

              “di persone diverse da quelle ordinarie, con una disciplina ed un autocontrollo che non è di tutti”

              O semplicemente di assessuali, cioè persone che non provano alcun interesse – o provano ribrezzo – per la sfera sessuale dell’esperienza umana. Cosa rarissima, ma sempre “naturale”, ed è molto facile gestirla nel quotodiano. Il solo problema sono i rapporti intimi perché è difficilissimo trovare altre persone che sono assessuali, soprattutto tra gli uomini (siamo già in pochissimi, ma le disparità numeriche tra gli uomini e le donne sono notevoli). Questo provoca i problemi perché gli assessuali vogliono normalmente sperimentare la dimensione affettiva del rapporto, e anche fisica-non-sessuale, ma non sessuale. Quindi, difficile trovare persone come te.

              Qui diranno che anche questo è anormale, immagino, comunque ironicamente sarei cattolica perfetta in questo ambito appunto per questo disinteresse quasi totale per la sfera sessuale. Nessun problema nel mantenere la “castità”, mai avuto ragazzi, mai avuto rapporti, mai guardato immagini oscene, mai mi interessarono sia gli uomini sia le donne, non capisco affatto la preoccupazione del genere umano con questa roba, istinto materno quasi non esistente (e ho già 25 anni) – semmai adotterei un bambino e non mi assumerei MAI quel ribrezzante processo fisico per cui si ha un bambino “proprio”, insomma, vita tranquilla TRANNE il fatto che comunque vorrei vicinanza emotiva ed esclusiva con qualcuno. Ma assolutamente senza sesso, si rimane ad abbracci.

              Non sono “diventata” così, sono sempre stata così. Nessun trauma infantile come base per questo. Un rigetto totale e spontaneo della sessualità. E non c’è nulla da “correggere” qui, non capisco perché vorrei affatto “correggere” questo stato. Semmai lo vedo come qualcosa di superiore, non inferiore, all’esperienza maggioritaria, perché vedo quanti problemi la sfera sessuale comporta per i miei amici (sia problemi fisici legati ad essa, o problemi psicologici che ne derivano).

              1. Roberto

                Sarebbe tutto perfetto, cara A., salvo quanto tu stessa scrivi e cioè: “TRANNE il fatto che comunque vorrei vicinanza emotiva ed esclusiva con qualcuno” e di fatto nella tua condizione ti rendi conto che questo è impossibile. Non si capisce poi perché è pacifico, come è, che una menomazione fisica, anche dalla nascita, di sterilità venga riconosciuta come menomante e una, psicologica o spirituale che sia (e magari incurabile, certo) debba essere declinata come una diversa normalità. Il discrimine tra due diverse menomazioni, che tali restano, deriva forse anche dal materialismo nel quale siamo immersi. Una menomazione può essere solo fisica oppure non è? Il fatto che questa tua condizione frustri il tuo desiderio di vicinanza fisica/emotiva non basta a scorgerne l’implicito disordine? Se poi non ci si può far niente, certo ce ne si farà una ragione.

              2. Thelonious

                cara A,

                la situazione è certamente delicata, però non sono d’accordo quando dici “comunque ironicamente sarei cattolica perfetta in questo ambito appunto per questo disinteresse quasi totale per la sfera sessuale”.
                L’atteggiamento cattolico non è affatto il disinteresse per la sfera sessuale, che fa parte integrante della natura umana.
                Il punto è incanalare in modo ordinato questo aspetto della vita umana, non eliminarlo.
                Non confondiamo la purezza, che è una virtù, con l’assenza di stimoli sessuali.

              3. Perdonerai A. se anch’io mi cimento ad un commento al tuo, premettendo che non aggiungo nulla a quanto detto da Roberto e Thelonious prima di me e che condivido.

                Ciò che mi fa riflettere sono le tue affermazioni tipo: “O semplicemente di assessuali, cioè persone che non provano alcun interesse – o provano ribrezzo – per la sfera sessuale dell’esperienza umana.” e “…non mi assumerei MAI quel ribrezzante processo fisico per cui si ha un bambino proprio.”
                Affermazioni soprattuto la seconda che mi fanno pensare che comunque di fondo vi isa più che un “disinteresse” una vera e propria repulsione per tutto ciò che attiene alla sfera sessuale.
                La tua affermazione quindi che ciò sia in qualche modo “naturale” non mi pare del tutto corretta giacché è assolutamente “naturale” provare pulsioni e desideri sessuali (che debbono ovviamente essere correttamente orientati) come anche desiderare la maternità (con tutto ciò che comporta).

                Ora non ti dico questo per caricarti di un peso o per affermare che sei “sbagliata”, ma per spingerti ad approfondire la tua riflessione.

                Come chi ha normalmente pulsioni e desideri sessuali è chiamato a fare un percorso per rettamente incanarli in una giusta dimensione etica e morale (ancor più se si dice cattolico) così che “portino frutto” – conteplando ovviamente anche la castità perpetua che non è soppressione della propria sessualità, ma un trascenderla – come vivere, mettere a frutto e anche eventualmente trasformare (mi riferisco al ribrezzo) la situazione che vivi.
                Situazione che peraltro come tu stessa affermi, ti crea (o temi possa crearti) problemi di relazione e ti impedisce o frena la ricerca di un affetto, di una rapporto con l’altro che ti faccia sentire amata.

                Per un Cristiano, tutto assume e ha un preciso senso, tutto può volgersi al bene, a Dio tutto è possibile e Dio risponde alle nostre domande soprattuto quando queste chiedono a Lui il senso del nostro vivere.
                Così come sono convinto (e lo dico per esperienza) che Dio può donarci l’incontro con persone che possono aiutarci nella nostra crescita di uomini e donne, nella cresicta della nostra capacità e possibilità di amare di cui la sfera sessuale è solo una parte. Una parte che gli anni, gli avvenimenti, i fatti della vita, possono anche far scemare o rendere “imparaticabile” senza nulla togliere all’amore tra un uomo e una donna.
                Il ribrezzo come già detto, è altra cosa…

                Un abbraccio.

              4. A.

                Grazie per le vostre risposte. La cosa è un po’ più complessa di quanto non abbia descritto, non credo che si tratti solo di una repulsione, ma anche di una specie di paura mista ad essa. E’ come se sentissi, a qualche livello, che la sessualità è roba estremamente potente, e come se volessi “proteggermi” dalla possibilità di sbagliare qui? Non so, non me lo spiego. All’inizio, quando ero piccola, c’era solo il disinteresse, ma dopo anche la paura e un certo ribrezzo. Anche solo a immaginare gli atti relativi mi viene una specie di repulsione. Non ho mai sperimentato né visto (niente pornografia ecc.) nulla per avere una “base” per questo sentimento.

                La cosa con la maternità è più complessa; mi viene il desiderio di maternità ogni tanto, anche per lunghi periodi, e veramente amo bambini (a parte il dilemma se sia morale portarli al mondo così com’è…), ma il processo fisico della gravidanza e del parto mi dà un orrore assoluto al solo pensiero. I bambini si possono adottare, comunque nella mia situazione – non essendoci una vita di coppia, stabile, con un uomo – è decisamente sconsigliable, e non giusto, perché i bambini hanno bisogno anche di un padre. Se questo desiderio si intensifica con gli anni, dovrò trovare qualche modo per sopprimerlo.

                Poi c’è forse anche una base per questo a livello fisico, ho sempre avuto problemi con il contatto fisico, tipo i medici non potevano visitarmi anche quando ero molto piccola, ho dovuto rinunaciare alla danza per l’impossibilità di “cooperare” fisicamente con gli altri ballerini tranne il contatto molto base ecc. Non ho problema con abbracci d’altro canto. Immagino che la sessualità sia molto più intensa del tipo di contatto con cui già ho problemi. Mi dà un certo orrore l’idea di essere toccata da qualcuno.

                La cosa più triste è che ho trovato qualcuno che mi piace, e credo sia reciproco (il rapporto tra di noi si è fatto “ambiguo” già da un po’), e forse potrebbe funzionare se non ci fosse questo. Per me funzionerebbe benissimo senza quella dimensione del rapporto, ma non credo per lui. Non so nemmeno come affronterei la situazione se lui volesse uscire dall’ambiguità uno di questi giorni, è un mio incubo.

              5. Roberto

                Cara A., di certo mi hai preso un po’ di sorpresa raccontando qualcosa di così delicato per te (e di te). Non vorrei scrivere banalità o essere fuori luogo, ma d’altro canto non mi piace lasciarti senza alcuna risposta dopo questa tua ‘confessione’.

                Perciò, vorrei intanto dire… accidenti a quest’epoca così fissata con il sesso. E’ evidente che il tuo disagio trascende il solo aspetto della vita sessuale, anche se lo include in pieno. La questione non si risolve in una semplice(??) autodefinizione di ‘asessuata’.

                Noi cattolici sappiamo che non abbiamo un corpo, ma che -siamo- anche il nostro corpo. Esso è parte irrinunciabile della nostra identità, e da quello che racconti di te, sembra quasi come se tu sentissi la tua identità minacciata dal contatto fisico. Come un sistema immunitario che rileva qualsiasi stimolo come un’aggressione. Lo stesso atteggiamento mi pare emerga nei confronti della maternità. Non è tanto avere dei figli, ma dover condividere il tuo corpo con qualcun altro a provocarti una reazione di totale rigetto.

                Magari mi sbaglio, ma anche se tu hai scritto “Qui diranno che anche questo è anormale”, come se tu la pensassi diversamente, ho la sensazione che neppure tu sia tanto convinta che un tale permanente stato d’animo sia poi così normale. Ci si potrà di certo convivere come si impara a convivere con tanti problemi e triboli, ma non è certo ‘sto grande ideale. Nessuno penserebbe che un’edera velenosa, per quanto strettamente avvinta a un buon albero, ne faccia parte.

                Ma, ma. Ammesso che potremmo star qua a parlare di massimi sistemi e del modo più adeguato per stabilire la normalità o meno di un rifiuto così radicato del contatto fisico, vorrei incoraggiarti per il rapporto ambiguo di cui parli.

                Non vedere l’ambiguità come qualcosa di positivo e un ‘incubo’ la possibilità di uscirne. Nell’ambiguità, l’unico aspetto di un rapporto che può prosperare è l’immaginazione. Finché un rapporto è ambiguo, si può fantasticarne l’esistenza, anche se nella realtà non sussiste né può andare in alcuna direzione. Così ci si può illudere di avere qualcosa senza di fatto aver nulla. La mente, ingannandoci, può farci credere che sia meglio di niente, ma non è così. Se questo legame potesse venire provato nel reale e avere qualche prospettiva concreta, esso potrebbe al contrario essere uno stimolo prezioso almeno per cercare di chiarire il tuo disagio verso la fisicità.

                Noi esseri umani siamo quello che siamo: potremmo anche star qua a dimostrare in modo inappuntabile e formalmente perfetto che una tale ripulsa del contatto fisico non vada bene, ma mettere in discussione un aspetto così avvinghiato alla propria identità da scambiarlo per una parte del proprio io, richiederebbe una fatica e una sofferenza che, molto semplicemente, in pochi si sobbarcherebbero senza avere una buona ragione per fare almeno un tentativo.

                Un po’ come la conversione: razionalmente ti puoi convincere che sia la scelta giusta da fare, ma senza un pungolo nella propria carne, una motivazione che dia la forza di perseverare, la tentazione di rinunciare può sembrare irresistibile.
                Insomma, insisto: non guardare l’uscita dall’ambiguità come un incubo. Ciò detto, sono stato già abbastanza prolisso perciò mi taccio.

                Poiché è consentito 😉 , un abbraccio. Pregherò per te.

              6. Francesca

                Ciao A. Qualche tempo fa ho partecipato ad un forum di asessuali, come “sessuale”, cioè come veniamo definiti noi non-asessuali. Devo dire che vi ho trovato almeno due categorie di persone, tra le tante sfumature possibili:
                – asessuali “puri” cioè completamente disinteressati alla sfera sessuale, qualsiasi atto o pulsione o immaginario
                – asessuali che si definivano tali solo “in relazione”, perché poi dichiaravano senza problemi di praticare autoerotismo (da frequenze minime, quasi nulle, fino a pratiche regolari di masturbazione). Però ‘rivendicavano’ il diritto di essere chiamati asessuali. E secondo le definizioni date in ambienti ‘genderisti’ e ‘lgbt’ sono a pieno diritto asessuali.

                Perdona se sono così esplicita, ma secondo me il discrimine tra la vera asessualità (una volta escluse cause fisiche, ormonali, ecc) e quella che fa invece semplicemente parte di una delle tante categorie “gender” ….sta proprio là.

                Al di là di questo (che però secondo me individua chiaramente la vera condizione psicofisica della persona) vorrei osservare, molto umilmente, che l’unico punto che trovo problematico nella tua descrizione è il ‘ribrezzo’ per i processi fisici, sia con l’altro sesso che con la gravidanza. Sempre facendo riferimento al forum di asessuali, a me sembravano “veri” asessuali quelli “neutri”, cioè quelli che pur disinteressati a qualsiasi atto sessuale vi partecipavano (saltuariamente o raramente) per unirsi al marito o moglie che lo richiedevano, restando loro abbastanza indifferenti. Oppure quelli che attuavano l’atto solo per rimanere incinta (o per mettere incinta), quindi solo se intenzionati/e a gravidanza.

                Questi ultimi, pur non essendolo, a me sembravano dei perfetti “cattolici naturali”. Per fare una battuta. Infatti una volta la feci e venne aperta dai moderatori una piccola discussione su una possibile joint venture 😀 tra cattolici e asessuali.
                A parte tutti gli scherzi, credo davvero che la messa in luce delle persone che per natura si comportano così sia solo un bene. (Dato che ai cattolici viene sempre rinfacciato di non considerare abbastanza la “natura”).
                Detto questo… ti prego di sentire come giudizio su di te ciò che ho scritto. Sono solamente riflessioni da parte di chi non si trova nella tua situazione, ma comunque condivide con te (e con gli altri cattolici) questa visione un pò schifata su un mondo ipersessualizzato.

                Una domanda: non ho capito bene come fai ad abbracciare qualcuno, ma non tolleri ad esempio i gesti per danzare, con ballerini….. Qual è la differenza?
                Grazie per la tua condivisione 🙂

              7. Francesca

                CORREZIONE IMPORTANTISSIMA DEL MIO POST 8 SETTEMBRE ORE 22.47
                PER A.

                Correggo:
                ” Detto questo… ti prego di NON sentire come giudizio su di te ciò che ho scritto.

                (si capiva anche dalla prosecuzione del discorso, ma meglio specificare!)

          3. fra' Centanni

            Non esiste un significato possibile al di fuori della morale. Se un significato pretende di collocarsi fuori dall’ambito della morale, non è un significato ma una giustificazione di tipo ideologico. La funzione del significato è quella di inserire una qualunque cosa, in modo corretto ed armonioso, all’interno di un sistema più grande, in modo che detta cosa sia logicamente preceduta ed altrettanto logicamente seguita da altre cose che, tutte insieme, costituiscono un percorso che conduce ad un fine. Si chiama progetto, la cui realizzazione è il fine della morale. Qualunque significato che voglia porsi al di fuori del fine della morale è un significato rivoluzionario e, comunque, estraneo al progetto.

            Il significato del rapporto sessuale è certamente quello della procreazione, ma non solo quello della procreazione. Il rapporto sessuale, nell’uomo, è finalizzato anche a costruire e continuamente rinnovare una relazione d’amore. Ma questa relazione d’amore è, ovviamente quella possibile tra un maschio ed una femmina, perché solo la relazione eterosessuale trova nel rapporto sessuale sia il significato procreativo che quello amoroso. Insomma, la sessualità, nell’essere umano, ha questi due inscindibili significati: procreativo ed unitivo. Pretendere l’uno rifiutando l’altro, significa semplicemente adulterare la sessualità. Questo è quello che fanno le persone che praticano l’omosessualità, ma anche coloro che fanno figli in laboratorio: adulterano la sessualità. Cioè cambiano il significato della sessualità in giustificazione per un fine illecito, cioè estraneo al Progetto di cui sopra.

              1. Anonimo69

                Se facciamo riferimento alla morale, e segnatamente alla morale cristiana, mi cheto subito. A69

                  1. @A69, si a quella…

                    O meglio al progetto di Dio per l’Uomo pienamente rivelato nella Chiesa Cristiano Cattolica che si attua seguendone le indicazioni morali (e non solo). 😉

                1. fra' Centanni

                  Certo che facciamo riferimento alla morale per capire il significato della sessualità, o anche, più semplicemente, del piacere sessuale. Esiste forse qualche altro ambito, oltre quello della morale, in cui cercare il significato delle cose?

                  La sessualità, come tutte le cose, ha un significato che, come tutti i significati, è di ambito strettamente morale. Se poi uno se ne sbatte della morale e del significato delle cose e preferisce attribuire alle cose il “significato” che preferisce… si accomodi. Ma non tenti di giustificare sul piano razionale il suo assurdo comportamento.

                  1. Anonimo69

                    Un momento, fra’ centanni, se si cambia la morale di riferimento, cambiano anche tutti i significati.

                    Non a caso Nietzsche diceva: “Tutto quello che noi giudichiamo immorale è stato, in qualche tempo o in qualche luogo, morale”.

                    Per questo, avresti dovuto dire: “……non tenti giustificare sul piano MORALE-CRISTIANO il suo assurdo comportamento”. Su questo SI che sono d’accordo!

                    Sul piano RAZIONALE è un’altra cosa (mica c’è SOLO la razionalità come la intendeva l’Aquinate!).

                    Naturalmente se, per uno, la razionalità è SOLO quella aristotelico-tomistica, allora egli, effettivamente, può dire come hai detto tu: “non tenti di giustificare sul piano RAZIONALE il suo assurdo comportamento. A69

    2. Luigi

      “…però prediligono il rapporto sessuale con lo stesso sesso.”

      Il che, appunto, non è comportamento virile.
      Come da scena “cult” di “Palombella rossa”, le parole hanno infatti un senso 🙂
      “Maschio”, “uomo”, “vir” non sono concetti coincidenti.

      E poi:

      “…il problema è sapere se i gusti sbagliati di cui sopra, sono sbagliati anche da un punto di vista medico-biologico”

      Per saperlo si sa già: da un punto di vista biologico, l’omosessualismo non consente il perpetuarsi della specie.
      Quindi – senza nessuna osservazione di tipo religioso – è sbagliato in sè.
      Non per nulla il noto tanatologo Veronesi canta quello omosessualista come l’amore più puro: è sterile a prescindere…

      Ciao.
      Luigi

      1. Anonimo69

        Ma chi l’ha detto che, il fatto per cui una parte della popolazione, facendo del sesso improduttivo, si astenga dal perpetuare la specie, sia di per sè un male, e non abbia INVECE un’opportuna funzione di regolazione e di attenuazione della prolificità della specie che potrebbe risultare eccessiva rispetto alle risorse disponibili in un determinato momento?

        Con il vantaggio di consentire il permanere dell’elemento ludico e contrassegnato dal piacere fisico, connesso con l’attività sessuale.

        Come il volume di un apparecchio stereo, consente di attenuare gli effetti di una musica “troppo alta” e potenzialmente disturbante, ma nel contempo, di continuare a godere dell’ascolto.

        Insomma, quando in natura c’è un evento, prima o poi se ne trova la funzione (così è sempre accaduto).

        Mi dispiace caro Luigi, ma SENZA il riferimento ad una religione abramitica (cristianesimo, ebraismo, islam) ed ad una morale da essa derivante, AL giudizio negativo sull’omosessualità, SOLO in base ad argomenti medico-biologici, NON C’E’ VERSO DI ARRIVARCI!

        Gli ebrei ve la danno già la giusta indicazione:“Quel che asserisce la scienza è affar suo, noi ci limitiamo ad affermare quella che è la legge del Signore”. A69

        1. Francesca

          Una puntualizzazione A69.
          La morale a cui fai riferimento non deriva affatto dalle religioni abramitiche, o non solo. Induismo e buddismo sono filosofie piuttosto antiche e portano la stessa morale. Mentre, senza scomodare religioni e filosofie, nel mondo antico (greco, romano…) non era contemplata la relazione omosessuale, ma solo l’atto in determinate situazioni. E per l’esattezza era un atto che denotava/affermava i rapporti di potere: un padrone poteva ‘utilizzare’ un servo ai fini sessuali (come una serva)…. e questo rapporto di potere conteneva in sè la morale ….cioè un padrone, un signore (o un mentore con l’allievo) non aveva mai il cosiddetto ruolo passivo nell’atto, in quanto considerato degradante. Anche da lì, cioè da un mondo precristiano (e dedito agli dèi) deriva quella che tu chiami idea negativa sull’omosessualità: la maggioranza dei “passivi” (avevano un nome preciso che non ricordo) rispetto ai padroni “attivi” (che comunque non si sarebbero mai sognati di dare dignità umana a quel tipo di atto, rispetto a quello coniugale) aveva già portato a quella morale.

          Insomma smettiamola di imputare sempre tutto al cristianesimo (e/o religioni abramitiche).
          Da un punto di vista medico, invece, quello che osta è una questione che potremmo definire…. igienica. Non riguarda ovviamente solo gli omosessuali come categoria, ma gli atti di genere anti-naturale, diciamo così. E comunque non ho intenzione di stare qui a scrivere cose pruriginose. Ti puoi informare sulle enciclopedie mediche della maggior esposizione ad un sacco di patologie (e non mi riferisco solo all’aids).
          Ma comunque se uno vuole fare una cosa chi glielo impedisce? Anche gli obesi mangiano tanto mentre il medico gli dice che è pericoloso….

        2. Luigi

          Il concetto di bene e male non è biologico, perciò è qui fuori luogo.
          Tu hai infatti precisamente chiamato in causa il mero punto di vista medico-biologico.
          Io su quello ho risposto.

          Con il massimo rispetto: prima escludi l’aspetto morale, per limitarti a quello scientifico.
          Quando io rispondo solo su quello, ritiri fuori a tradimento quello morale; che – appunto! – avevi escluso. Per la serie “ti piace vincere facile” 😀

          Come già mi permisi di farti osservare, l’identità cristiano-cretino è simpatica, ma non necessariamente vera.
          Detto altrimenti, il principio di non contraddizione vale ancora.

          Se decidi di limitare il discorso all’aspetto biologico, purtroppo la non perpetuazione di una specie è un fatto negativo.
          Da qui infatti tutte le campagne per salvare orsi, foche, fauni, mandragore e quant’altro.
          Considerando anche l’umana una specie come le altre, non vedo perché applicare ad essa regole differenti. In Italia siamo da tempo sotto la ratio di sostituzione; l’esaltazione dell’omosessualismo non è certamente un fatto positivo, da questo punto di vista.

          Se invece accetti il confronto nell’ambito morale… beh, mi dispiace ma non c’è partita.
          Ideologie seguite per decenni da centinaia di milioni di uomini sono, oggi, cenere fredda.
          La religione del Dio che si è fatto uomo è, invece, ancora lì dopo duemila anni.
          Contro i fatti nulla si può dare.

          Ciao.
          Luigi

        3. E’ assolutamente falso che un evento, per il semplice fatto di esistere in natura, deve per forza svolgere una funzione utile. L’invecchiamento, ad esempio, non ha alcuna funzione utile; l’infarto del miocardio, o il carcinoma del colon-retto (molto frequente nei sodomiti) non svolgono funzioni biologiche di sorta, a meno che non vogliamo definire la malattia e la morte come funzioni utili. Ma se fosse così, allora dovremmo qualificare anche il comportamento violento di un serial killer come funzionale al corretto processo evolutivo della società.

          L’ipotesi secondo la quale il comportamento omosessuale non sia di per sé un male ma che, anzi, costituisca “un’opportuna funzione di regolazione e di attenuazione della prolificità”, è un’ipotesi non scientifica in quanto non falsificabile. Di conseguenza, la tua ipotesi è di natura ideologica ed assolutamente inservibile per dimostrare (sul piano scientifico) l’utilità dell’omosessualità.

          Quello che è invece facilmente dimostrabile (sempre sul piano scientifico) è la radicale differenza e non equivalenza tra il comportamento eterosessuale e quello omosessuale. Ed è una differenza ad esclusivo favore del comportamento eterosessuale, che risulta essere un comportamento vincente e premiante, sia per la singola persona, sia per la coppia, sia per la società. E’ assolutamente certo, infatti, che la capacità procreativa, che solo le coppie eterosessuali hanno, è non solo utile alla società, oltre che enormemente gratificante per la coppia e per la singola persona (babbo e mamma) che genera figli, ma indispensabile per la sopravvivenza stessa dell’umanità. Di tutti questi enormi beni, inscindibili dal comportamento eterosessuale, non c’è neanche una labile traccia nel comportamento omosessuale.

          Sempre sul piano scientifico, è assolutamente certo che il dimorfismo sessuale sta alla base della funzione riproduttiva e del corrispondente comportamento eterosessuale, del quale costituisce al contempo la necessaria premessa e la naturale giustificazione. Niente di tutto questo per il comportamento omosessuale: non c’è traccia di funzione biologica riferibile al comportamento omosessuale, né di premessa (intesa come predisposizione morfologica al comportamento omosessuale), né di naturale giustificazione (intesa come spiegazione del comportamento omosessuale).

          In conclusione, direi che, sul piano scientifico, non è possibile attribuire al comportamento omosessuale una qualunque funzione biologica sensata e dimostrabile, per cui mi sembra legittimo definire tale comportamento totalmente estraneo alla biologia umana e, di conseguenza, assurdo sul piano morale; mentre è assolutamente inoppugnabile la funzione riproduttiva correlata al comportamento eterosessuale, con tutto quello che ne consegue sul piano morale.

          1. Anonimo69

            @ Francesca

            NO! nel mondo antico, c’era sì una positiva considerazione per il rapporto attivo e una negativa per quello passivo, ma ciò dimostra che, sia pure in parte, l’omosessualità veniva ammessa.
            Molti poeti greci e latini cantarono l’amore omosessuale (segno che la tolleranza sociale era, nel complesso maggiore). In età più tarda si arrivò ad una diffusa prostituzione maschile, segno evidente che la tolleranza andava aumentando.
            Poi ci pensò il cristianesimo a “chiudere il rubinetto” .
            Complessivamente, dunque, nel mondo antico e pagano ci fu una tolleranza e/o indifferenza notevoli nei confronti del fenomeno in parola (la quantità oltre un certo limite diventa “qualità”), tolleranza LONTANISSIMA dalla persecuzione attuata dal cristianesimo, dai tempi di Teodosio in poi: si leggano in particolare le condanne feroci di s. Agostino, s. Giov. Cristostomo e molti altri, e, i pronunciamenti dei concili di Naplusa, Lateranense III e V, e quelli “fiammeggianti” di s. Pio V (e non si trattava di mere condanne morali).

            Nel mondo buddista più antico c’era una svalutazione del sesso tout court, “a prescindere”, solo parecchi secoli più tardi si arrivò a condannare di più il sesso omofilo (chissà se non ci sarà stato qualche influsso esterno, dell’islam ad es.?)

            L’induismo, finchè non entrò in contatto con l’occidente (con gli inglesi in particolare) NON fu omofobo. Ci sono molti miti relativi all’omosessualità degli dei vedici e parecchie immagini nei templi.

            Inoltre ci sono religioni che, NOTORIAMENTE, hanno visto (e in parte ancora vedono) di buon occhio l’omosessualità, fino a quando non sono entrate in contatto con l’occidente cristiano: lo shintoismo e le religioni animiste dei popoli polinesiani e di molte tribù del nordamerica.

            Da un punto di vista medico, qualsiasi contatto con mucose e liquidi o sostanze corporee è potenzialmente pericoloso se non c’è un’adeguata igiene. Per il rapporto anale, poi, c’è il profilattico che riduce al minimo il rischio. E, nei siti gay si consiglia (me ne sono accertato ora ora), prima del rapporto anale, un clisma per ripulire l’ano e l’ampolla rettale.

            Cosa, oggi semplicissima, grazie ai clismi “usa e getta”, come ho potuto sperimentare personalmente, pochi mesi fa, prima di un invasivo esame della prostata (l’urologo si congratulò con me per aver ripulito bene la “zona”).

            Infine molti omosessuali (me l’ha riferito un mio amico che lo è) praticano di rado o mai il rapporto anale, preferendogli quello orale.

            @ Luigi

            ho bene argomentato nel mio post precedente, che la limitazione parziale , la moderazione (cosa diversa dalla negazione totale ed “erga omnes) della perpetuazione della specie NON è un fatto negativo. Ridurre un po’, diminuire un pò, non significa certo annullare!

            L’aspetto biologico-medico e quello morale-religioso, non si confondono perchè devono essere considerati come logicamente e cronologicamente distinti.

            Quando si discute del primo, ribadisco che non è possibile giungere alla condanna dell’omosessualità (anche perchè giustamente “bene e male” sono concetti alieni da quello), quando si discute del secondo, invece si.

            @ fra’ centanni

            anche la malattia e la morte nell’economia generale di un sistema vasto come la biosfera, hanno la loro funzione. Ma sono distruttive e/o patologiche per l’organismo che le subisce.

            Ma il fatto è che non abbiamo ancora dimostrato essere l’omosessualità una patologia, ossia un fenomeno a carico di un organismo vivente, il quale provochi cioè, “di per sè” e senza che siano ravvisabili interferenze dall’esterno, danni permanenti o temporanei ad un senso, un organo, un arto, un sistema.

            Al momento è soltanto un “fenomeno” oggetto di studio, ben presente nella biologia dei mammiferi (altro che estraneo!).

            Non essendo dimostrata la natura patologica dell’omosessualità, la mia ipotesi della regolazione naturale e senza sacrifici della prolificità è l’unica plausibile, visto che una funzione c’è sempre e la “sodomia”, non è (se vissuta senza tormenti, ma chi è che li provoca i tormenti?) DI PER SE’ ,distruttiva o patologica.

            Poi il solo fatto di dare un piacere non da poco come quello orgasmico…………quanto benessere a livello psicosomatico può dare una sensazione piacevole……………………

            Certo ci vogliono le precauzioni, ma qualunque attività sessuale necessità degli opportuni riguardi (avete voglia voi di malattie, che insorgono anche in una normale vita di coppia!).

            L’igiene innanzitutto: e non è detto che questo sia diffusissimo, anche fra coppie eterosessuali (soprattutto in passato).

            Cordialità. A69

            1. Francesca

              @anonimo69

              (Dissento sull’analisi storica, ma d’altronde basterebbe studiare un pò di più per sapere che ‘tollerare’ è diverso da ‘approvare’. Anche le prostitute ci sono sempre state, ma a parte casi rari , non sono mai state una categoria che godesse di prestigio sociale/morale).

              Riguardo l’excursus sulle patologie degli omosessuali, ti ricordo ciò che avevo scritto e che non hai evidentemente compreso, cioè che non mi riferivo ai soli omosessuali. Infatti scrissi:
              ” Non riguarda ovviamente solo gli omosessuali come categoria, ma gli atti di genere anti-naturale, diciamo così. E comunque non ho intenzione di stare qui a scrivere cose pruriginose. Ti puoi informare sulle enciclopedie mediche della maggior esposizione ad un sacco di patologie (e non mi riferisco solo all’aids).”

              Quindi mi riferivo a varie pratiche sessuali (e non solo a quella che hai capito tu parlandomi di ampolle rettali…). Ti ricordo ad esempio l’impennata statistica di tumori oro-faringei dovuti al sesso orale. Se ne parla pochino, ma medici, oncologi e sessuologi conoscono bene il problema.
              (Purtroppo per te…io oltre che cattolica sono anche tendenzialmente una salutista rompipalle, quindi conosco vari argomenti inerenti la salute, dato che li studio da anni per passione).

              Notte 😉

              1. Anonimo69

                @ Francesca

                hai ragione “tollerare” non significa “approvare”. E’ vero. Ma certamente tollerare è sempre meglio che perseguitare ed arrivare a scrivere frasi come questa: “l’esecrabile vizio libidinoso contro natura; colpe per le quali i popoli e le nazioni vengono flagellati da Dio, a giusta condanna, con sciagure, guerre, fame e pestilenze. (…) Sappiamo i magistrati che, se anche dopo questa nostra Costituzione saranno negligenti nel punire questi delitti, ne saranno colpevoli al cospetto del giudizio divino, e incorreranno anche nella nostra indignazione. (…) Se qualcuno compirà quel nefando crimine contro natura, per colpa del quale l’ira divina piombò su figli dell’iniquità, verrà consegnato per punizione al braccio secolare……” (Pio V, “Costituzione cum primun” 1566).
                E’ stata la Rivoluzione francese, per prima, a depenalizzare l’omosessualità e creare i presupposti per arrivare alla tolleranza, non la chiesa che, tale rivoluzione, ha duramente osteggiato

                Intanto, arriviamo alla tolleranza, magari all’indifferenza, poi, col tempo si può sperare di arrivare all’accettazione (perlomeno tacita).
                Le prostitute sono state tollerate ma sempre disapprovate, per una serie di ragioni che andrebbero analizzate, nei vari contesti storici.

                Se, gli atti sessuali diversi dalla “posizione del missionario” sono possibili, troppo “antinaturali” non sono.

                Anche il rapporto eterosessuale e “normale” non va esente da pericoli, lacerazioni, infezioni. Nemmeno un bacio se è per questo.

                E’ tutto da dimostrare che l’aumento dei tumori orofaringei sia dovuto al sesso orale (con tutto quello che mangiamo e respiriamo……………..troppe cause concorrenti), per ora si parla di ipotesi e il principale accusato, il papilloma virus, ne ha di possibili vie per infettare la bocca e tanti altri organi, fra cui quello genitale femminile. .

                I rischi ci sono sempre quando ci sono contatti fisici intimi e scambio di fluidi corporei, e questa considerazione deve farci attingere, e previamente conoscere le precauzioni, che la scienza medica predispone. A69

                1. Francesca

                  @A69
                  Vai a dirlo agli scienziati che è “tutto da dimostrare” sui tumori del cavo orale (circa 36% del totale per la causa suddetta), puoi sempre andare ad esporre la tua ipotesi agli scienziati che fanno ricerca e ai congressi medici….e mi risulta che non si tratti di ricerche o congressi finanziati dai cattolici.

                  E daje col possibile=naturale. Si può anche usare un orecchio volendo, che c’entra? Quando si dice “naturale” s’intende altra cosa (peraltro intuibile).
                  E certo che le infezioni/malattie vengono in tanti modi ma:
                  1) io ho parlato di “aumentata incidenza di patologie” in determinati atti; aumentata incidenza significa “di più” rispetto al naturale
                  2) la sessualità per vie naturali trova anche condizioni (e sostanze corporee) atte a limitare le patologie stesse. Mentre andare a cercare volontariamente determinati funghi, batteri e quant’altro e, come dicevi tu, farsi clisteri per poter procedere ad atto sessuale….ti dice che non si tratta di cose proprio spontanee e naturalissime.

                  Comunque, dai, non mi sembra il caso di trasformare il blog di Costanza in un trattato di metodi per fare sesso gay.

                  “Accettazione tacita”. Guarda che c’è ben più di accettazione tacita nella Chiesa. Si parla di orientamento sessuale (quindi non imputabile alla persona) e di peccato solo se vengono compiuti determinati atti (cioè gli stessi ‘proibiti’ agli etero).

                  P.s. A Cuba, e non certo nel 1500, hanno scritto frasi anche peggiori e organizzato campi che chiamavano di rieducazione (peraltro promossi anche dallo stesso Che Guevara) – e non mi pare che fossero guidati dai cattolici.

                  P.p.s.
                  Poi sai…in quanto a frasi dette o scritte…. ci sono certi documenti di leader di movimenti gay che non sono proprio espressione di grande civiltà. E anche questi non sono del 1500 ma più recenti.

                  1. Anonimo69

                    @ Francesca

                    il nostro diverso concetto di “naturale” (e innaturale) dipende dal fatto che io intendo per naturale cio è “esistente in natura” e tu, invece , “utile e funzionale secondo certi principi morali e razionali (e oltretutto abbiamo anche una differente idea della razionalità).

                    Se ti riferivi al convegno dell’ospedale torinese Le Molinette (e agli studi americani a monte), in esso non si dava per certo, ma per probabile, l’aumento dei tumori orofarigei da rapporti orali. Però è solo probabile, perchè il virus papilloma si può trasmettere anche toccandosi la bocca con le mani sporche. Le vie di trasmissione di un’infezione sono potenzialmente infinite, mi disse un medico infettivologo.

                    Certamente, ci sono rapporti un po’ più pericolosi degli altri, ma questo deve indurci a maggiori precauzioni, ma non necessariamente ad astenerci da quelli, come andare in macchina è più pericoloso che andare in treno, ma questo non ci induce a non viaggiare in auto, ma “dovrebbe” determinarci a più elevate cautele.

                    Veramente io ho descritto una mia esperienza personale (peraltro non collegata al sesso), per dimostrare che i mezzi per tutelarsi maggiormente, in caso di rapporti un po’ più a rischio, ci sono e sono facilmente reperibili.

                    Non credevo che farvi una confidenza personale portasse a simili fraintendimenti………………

                    Lo so che ora c’è l’accettazione tacita della chiesa, ma secoli di stigma sociale (ed anche di persecuzioni) non si cancellano in pochi anni e con qualche documento ufficiale.

                    Certo che NON è stata solo s. romana chiesa a perseguitare i gay: l’islam lo fa ancora oggi e il c.d. “socialismo reale”, l’ha fatto finchè c’è stato. Non nego queste evidenze.

                    E ci sono dichiarazioni di esponenti gay violente nei confronti della chiesa: lo so benissimo. Ma i rancori vecchi di secoli, sono duri a morire e l’ODIO non è sentimento da poco; è giusto e cristiano respingerlo, ma, prima, sarà bene averne adeguata conoscenza. A69

                    1. Francesca

                      Non mi riferivo a dichiarazioni violente contro la Chiesa (non ne sono a conoscenza, a parte dei finestrini rotti dell’auto dell’avv. Amato quando va a tenere conferenze sul Gender in giro per l’Italia) ….ma ad altro tipo di dichiarazioni che giustamente possono portare/aver portato anche in tempi recenti a certo sospetto verso gli omosessuali, soprattutto se sono dichiarazioni di esponenti non proprio secondari…
                      Guarda qua, scorri verso metà-fine articolo http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/10/leuropa-legalizza-la-pedofilia-con-un.html dove si riportano testuali parole (controllabili alla fonte) di Mieli, Bendit, Vendola….

                      P.s. sì, sì, l’ho capito il tuo concetto di ‘naturale’. È lo stesso concetto che porta certe gente a farsi la tisana ‘naturale’ con qualsiasi erba e bacca che trova sul prato… e poi finisce al pronto soccorso. E no, il mio concetto di ‘naturale’ non è esattamente solo ‘funzionale e razionale’ , altrimenti sarebbe una cosa freddissima, per non dire direttamente morta. Il mio concetto di ‘naturale’ è ciò che indirizza verso amore, gioia, vita piena. Una morale che parte dall’amore, e NON la morale-legge di per sè. Facile? No. Difficile e impegnativo come può esserlo un allenamento muscolare oppure una dieta salutare….che attraverso un percorso ti portano a respirare a pieni polmoni e a sentire l’ossigeno che dà vita ad ogni cellula 🙂
                      A volte il naturale non è facilissimo…

            2. fra' Centanni

              @A69

              Se accetti la malattia e la morte come funzioni utili nell’economia generale di un sistema vasto come la biosfera, allora, certamente, possiamo ipotizzare anche l’utilità del comportamento omosessuale su un piano puramente filosofico (non sul piano scientifico!). Ma allora, per lo stesso motivo, perché non accettare anche l’azione di un serial killer di vecchiette come un’importante funzione di sfoltimento nella popolazione senile? Insomma, è chiaro che se accettiamo la morte come evento utile al sistema generale, allora tutto è utile, anche il peggiore dei cataclismi, dato che è un evento possibile in natura. Ma allora niente, assolutamente più niente può essere qualificato come sbagliato, scorretto o negativo, dato che qualunque cosa rientra nell’economia generale del sistema. Diciamo allora che, semplicemente, viene a cadere la nozione di male, ma, con essa, cade anche il significato delle cose. Quale significato può avere infatti la mia stessa vita, se il fatto che io viva o muoia è del tutto indifferente? Questo per quanto riguarda l’economia generale del sistema biosfera. Ma poi resta il problema devastante della singola persona che, concretamente, deve affrontare la malattia, la morte, o l’omosessualità.

              E’ facile dire che il comportamento omosessuale rientra nell’economia generale del sistema. Vallo a spiegare a chi, concretamente, vive la condizione omosessuale. Vagli a spiegare che, il fatto che la sua relazione omosessuale sia naturalmente sterile, è tranquillamente compensato nell’economia generale del sistema, per cui può stare sereno. Spiegagli anche che i bambini hanno bisogno di una figura paterna e di una figura materna per crescere in modo sano ed equilibrato. E comunque, anche ricorrendo all’adozione selvaggia o al mercato dell’utero in affitto, mai e poi mai l’eventuale “figlio”, in qualunque modo ottenuto, sarà frutto della relazione d’amore con la persona che ama. Spiegalo anche ai genitori di un figlio omosessuale che il loro figlio è perfettamente normale e che il fatto che non potranno avere nipotini, a meno di ricorrere all’adozione selvaggia o all’utero in affitto, anche questo è normale ed è una cosa buona.

              Il fatto che l’omosessualità non provochi (forse!) danni permanenti o temporanei ad un senso, un organo, un arto, un sistema, non esclude affatto che sia una patologia; potrebbe trattarsi di una patologia psichiatrica, come è stata sempre qualificata fino al 1973. Siamo d’accordo comunque sul fatto che non è dimostrato scientificamente che trattasi di patologia, ma quand’anche fosse dimostrato non trattarsi di patologia, questo non autorizzerebbe a parlare di comportamento corretto rispetto al fine che si vuole conseguire. Se il fine è quello di godere come piace, allora può essere un comportamento corretto (è sbagliato il fine però!), ma se il fine è quello di avere dei figli e formare una famiglia è sbagliato il comportamento allora. Dunque, che si tratti o meno di una patologia, l’omosessualità è comunque un comportamento sbagliato o finalizzato ad ottenere un fine sbagliato.

              La tua “ipotesi della regolazione naturale e senza sacrifici della prolificità” resta un’ipotesi, pur legittima sul piano filosofico, assolutamente non scientifica perché non dimostrabile e non falsificabile. Ma, soprattutto, non è affatto l’unica ipotesi plausibile che può spiegare il comportamento omosessuale. C’è infatti l’ipotesi che trattasi di comportamento sbagliato rispetto al fine che si vuole raggiungere. Oppure di un comportamento completamente assurdo perché unicamente finalizzato al raggiungimento del piacere. Ma il piacere fine a se stesso è sempre sbagliato ed illegittimo, per il semplice fatto che dà dipendenza ed estranea dalla realtà, esattamente come il piacere derivato da una qualunque droga. E’ ampiamente dimostrato che il sesso fine a se stesso può causare una fortissima dipendenza.

              1. Anonimo69

                @ fra’ centanni

                certamente nell’ambito della biosfera, TUTTO ha una funzione, specialmente da un punto di vista scientifico. Ma guardando al singolo organismo sul quale ricade un determinato evento, si può parlare di di morte o di patologia.
                Basta precisare quando si parla in generale o “uti singuli”.

                Chi vive la condizione di omosessuale o di genitore di omosessuale, vive molto spesso una condizione di grave disagio: E’ VERO! Ma ciò non deriva, a mio avviso, dalla natura in sè, ma dallo stigma sociale e morale che si è perpetuato per secoli e parecchi cercano ancora di riproporre.

                E’ la società a creare quella sofferenza che è ormai interiorizzata a livello della memoria individuale e collettiva, e, non saranno certo 2 decenni di tolleranza più superficiale che profonda, a cancellare quel disagio (documenti come quello di Pio V, fra i tanti, citato nel mio post a Francesca, delle 10,53, non possono non aver lasciato un segno duraturo).

                Già, i nipotini. Ma se gli omosessuali venissero completamente accettati dalla società e, di conseguenza, da sè stessi, le adozioni per i single o le coppie gay sarebbero un fatto e i nonni avrebbero gli agognati nipoti.

                Ma anche il problema dei nipotini penso che sia in via di superamento, infatti con la diminuzione delle nascite causata in gran parte (ma non solo, ovviamente) da questa interminabile crisi, gli anziani si stanno sempre di più abituando all’idea che non avranno nipoti; a meno di non appartenere ad una celebre dinastia, è un’idea cui si può abituare (c’è gente che si abitua a quella di non avere figli….!)

                Una precisazione: io non sono d’accordo alle adozioni omosessuali, perchè la società non è pronta. Io sono favorevole alle unioni civili (non chiamiamole matrimoni) ed alla tutela contro le manifestazioni violente ed offensive (NON le critiche civili) di omofobia. Poi, DOPO una decina d’anni, valutando le modificazioni intervenute nel costume, si potrebbe “DISCUTERE” dell’EVENTUALITA’ di introdurre anche le adozioni (e discutere non vuol dire approvare).

                Una patologia psichiatrica è una patologia che arreca un danno ad un organo: il cervello. Fino al 1973 era riconosciuta come malattia per ragioni morali-storiche-religiose, ma, quando si andò a vedere se c’era un motivo scientifico, a prescindere dalle ragioni sovrastrutturali di cui sopra, si vide che non c’era.

                Se il fine che ci si prefigge NON è quello di avere figli, l’omosessualità non è un comportamento sbagliato. La mia ipotesi dell’omosessualità come fattore di regolazione (senza sacrifici individuali) delle nascite è l’unica plausibile, perchè quelle da te proposte non ci dicono nulla sulla funzione di essa. Si limitano a negarla, mentre in natura la si trova sempre.

                Inoltre, il piacere in sè, non è che sia senza scopo, ma costituisce una gratificazione, la quale non può non avere effetti positivi sul piano psicosomatico (se i dispiaceri ci fanno star male, perchè i piaceri non dovrebbero farci star bene?).

                Che il piacere fine a sè stesso dia sempre dipendenza, non è detto: dipende dall’individuo. Certo se ne fa l’unica ragione di vita e una monomania, allora si che siamo di fronte ad una patologia. Ma ciò può avvenire con il sesso eterosessuale, con il gioco, con un amore possessivo, con la religione (il delirio mistico).

                Basta che anche il gay, abbia altre cose nella vita e non trasformi la sua attività sessuale in dipendenza, come fa il tossico. A69

                  1. Francesca

                    P.p.s. NOTA BENE. Specifico:
                    Io non sono contro l’immigrazione.
                    La sostanza del filmato è altra cosa.
                    Ed è importante da considerare.

                    1. Anonimo69

                      @ Francesca

                      si, si il pericolo islamico c’è, eccome! E so benissimo che, con loro, gli omosessuali, i liberi pensatori come me, e tante altre categorie, avrebbero da scherzare MOLTO, MA MOLTO, MENO che con i cattolici!

                      Può darsi però che, all’ultimo momento, il “sistema immunitario” dei popoli occidentali, reagisca tentando di rigettare il “corpo estraneo”, ma sarà troppo tardi, e la soluzione a seguire non potrà che essere di carattere bellico (guerre a go-go). E sarebbe tutt’altro che da escludere l’uso delle armi di distruzione di massa, anzi…………..!!

                      Non a caso, Von Clausewitz, diceva che la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi……………

                      D’altronde, l’Armagheddon può sempre venire da una situazione passabilmente funesta, no? A69,

                1. Va bene A69, già sapevo che, rifiutando il buon senso, è possibile argomentare contro qualunque evidenza. E con la parola “buon senso” io mi riferisco alla capacità che ciascuno di noi ha di intuire fino a comprendere la funzione, il significato, il senso delle cose.

                  Per esempio, se io osservo un uccello che vola, il mio buon senso mi dice che le sue ali servono per volare; ma se rifiuto di servirmi del buon senso e di fidarmi solo di ciò che posso dimostrare scientificamente, allora respingo sdegnosamente l’intuizione secondo la quale “le ali servono per volare”, perché non è dimostrabile scientificamente, e dico con sicumera: “gli uccelli volano perché, casualmente, hanno le ali!”. Non ho raggiunto nessuna nuova conoscenza rifiutando l’ipotesi finalistica, però posso continuare a pensare che Dio non esiste. Si chiama “scientismo” e se ne sta parlando qui:

                  http://pellegrininellaverita.com/2015/09/07/saggio-di-apologetica-per-luomo-contemporaneo-contro-lo-scientismo-ed-il-relativismo-01/

                  Vieni a trovarci, sarai trattato con grande rispetto e troverai… pane per i tuoi denti. Ti aspettiamo.

                  1. Anonimo69

                    @ fra’ centanni

                    grazie dell’invito e della cortesia e della pazienza che tutti (tranne pochissimi) avete dimostrato verso di me. A dire il vero, io sono più un relativista (se non fossi un uomo del dubbio, perchè il massoni del GOI mi avrebbero chiesto diverse volte di avermi fra le loro file?) che uno scientista, infatti dubito assai anche delle certezze che ci può dare la scienza: tanto è vero che sono provvisorie! A69

                    1. Francesca

                      Comunque, per concludere (almeno da parte mia) , credo anch’io che in qualche modo ci sia un motivo, una ‘funzione’ per l’esistenza dell’omosessualità, quindi non sono tra quelli che promuovono strane terapie psicologiche. Ed anche un omosessuale cattolico lo pensa, che ci sia una qualche funzione. Philippe Ariño, di seguito una sua intervista rilasciata ad un blogger, anche lui omosessuale e cattolico osservante http://coraggiodellacastita.blogspot.it/2014/10/gesu-lava-piu-bianco-dialogo-con.html

                    2. fra' Centanni

                      Cara Francesca, un cattolico, quando parla di “funzione”, ne parla in riferimento al progetto di Dio. Di grazia, saresti così cortese da volermi spiegare come possa, il comportamento omosessuale, ma anche la semplice pulsione omosessuale, essere funzionale al progetto di Dio? E’ evidente che l’omosessualità, anche la semplice pulsione omosessuale, contraddice il progetto di Dio.

                      E’ questo quello che non capisco di te: che dici di essere cattolica, ma ragioni da atea, proprio come A69. Solo che lui lo sa di essere ateo.

                    3. Anonimo69

                      No, fra’ centanni, propriamente ateo non sono. Sono uno che pensa liberamente e sta cercando una sua collocazione. Penso anche che un’Entità creatrice esista, ma con quali attributi e con quale interesse per noi, non ne ho la minima idea. A69

                    4. fra' Centanni

                      @A69

                      Anch’io sono una persona che pensa liberamente e che liberamente ha scelto di credere a Gesù.

            3. Sara

              “si leggano in particolare le condanne feroci di s. Agostino, s. Giov. Cristostomo e molti altri, e, i pronunciamenti dei concili di Naplusa, Lateranense III e V, e quelli “fiammeggianti” di s. Pio V”

              Che belli i tempi in cui, assente l’odierno buonismo, santi e Papi dicevano pane al pane, senza sentirsi tacciare di intransigenza, intolleranza, etc., etc….!

        4. Sara

          “Ma chi l’ha detto che, il fatto per cui una parte della popolazione, facendo del sesso improduttivo, si astenga dal perpetuare la specie, sia di per sè un male, e non abbia INVECE un’opportuna funzione di regolazione e di attenuazione della prolificità della specie che potrebbe risultare eccessiva rispetto alle risorse disponibili in un determinato momento?
          Con il vantaggio di consentire il permanere dell’elemento ludico e contrassegnato dal piacere fisico, connesso con l’attività sessuale.
          Come il volume di un apparecchio stereo, consente di attenuare gli effetti di una musica “troppo alta” e potenzialmente disturbante, ma nel contempo, di continuare a godere dell’ascolto”.

          Mi sono sganasciata!!!!! Però.. devo ammettere.. chapeau! Io non avrei saputo arrampicarmi meglio!

          1. Anonimo69

            @ Sara

            1) ah, non c’è dubbio, per TE, erano belli quei tempi. Però ricordati che ci sono state anche la Vandea, la guerra cristera in Messico, e certi eccessi nella guerra civile di Spagna, eventi che sono stati, storicamente, una risposta a quell’intransigenza, intolleranza ecc. da te esaltate.
            Quando si dice (e si FA’) “pane al pane e vino al vino” ci si devono anche aspettare reazioni altrettante dure. Attenzione, quindi: pane chiama pane, vino chiama vino e, soprattutto, “sangue chiama sangue”!

            2) quando non si è dialetticamente in grado di demolire un interlocutore, ci si “sganascia”: sistema vecchio e collaudato.

            A69

            1. Sara

              1) Non ho certo negato le conseguenze che elenchi.
              2) Non intendevo “demolire l’interlocutore”. Semplicemente mi hai fatto ridere: che il “sesso improduttivo” sia qualificabile come “un’opportuna funzione di regolazione e di attenuazione della prolificità della specie che potrebbe risultare eccessiva rispetto alle risorse disponibili in un determinato momento” è un’affermazione che mi ha fatto ridere e che, se la rileggo adesso, mi fa ridere ancora. Tutto qui!

              In ogni caso, tranquillo! L’ironia o il sorriso non si riescono a trasmettere con un commento su un blog, perciò capisco che, forse, non li avevi colti! Però non si può sempre pretendere di ricevere le reazioni che si vuole.

              1. Anonimo69

                @ Sara

                ok, ok ognuno ha diritto a tutta l’ironia ed al sorriso che vuole (anche questo è un diritto inalienabile). A69

  2. Francesca

    (rimanendo in topic maschio selvatico)
    Gli Acta Maximiliani raccontano il rifiuto del coscritto Massimiliano (martire) di prestare il servizio militare. L’episodio avviene il 12 marzo 295 nel foro di Tebessa, presso Cartagine. Ai ripetuti ordini di sottostare alle operazioni di reclutamento, Massimiliano oppone il proprio rifiuto in nome della fede cristiana con un forte richiamo alla libertà di coscienza personale, anche quando gli fanno notare che altri cristiani hanno indossato la divisa. Sull’autenticità della Passio S.Maximiliani e dell’episodio non esiste più alcun dubbio tra gli studiosi.

    A giudicare dagli atti (che potete trovare gratis in rete)…. a me Massimiliano è sembrato molto uomo e molto maschio.
    Ciò non significa che i suoi compagni cristiani che impugnavano le armi lo fossero di meno, però stabilire noi oggi un parametro tout court dell’essere maschio con le armi e/o le armi giocattolo…..mah, sono molto perplessa.
    Se parliamo di azioni militari degli adulti, dello Stato, di difesa, va bene…. ma altrimenti concordo con Bariom, nel primo round dei commenti http://costanzamiriano.com/2015/03/18/maschio-selvatico/#comment-94576

    Trovo che l’insegnamento di essere uomo sia oggi uno dei più difficili da trasmettere, ma non certo per colpa delle cosiddette femministe (che alfine risulta facessero perlopiù le fotocopie ai capi politici maschi e s’imbottissero di pillola ormonale a livelli che oggi qualsiasi ginecologo verrebbe arrestato per gravi danni alla paziente, solo per essere donne sterili in sterili rapporti ad uso del vero maschio di quei tempi. Quindi a questa azione castratrice della femminista sul maschio io non ci ho mai creduto tanto…).
    Insomma secondo me sono ancora troppo presenti oggi delle contrapposizioni un pò…infantili tra mondo maschile e mondo femminile, mutuate anche da certa politica, destra o sinistra, e si fatica a trovare il vero quid sia della femminilità che della maschilità, andando sempre un pò a parare sui soliti luoghi comuni.

    Sulle armi giocattolo per bambini piccoli quindi io dico no.
    Sui combattimenti/giochi corpo a corpo riguardanti sia maschietti che femminucce dico sì. Anzi, all’età adeguata se i bimbi/e hanno propensione io vedo bene anche un’arte marziale. Mia preferenza: judo-jujitso, per le implicazioni anche psicologiche/educative. La forza fisica infatti non va solo “sfogata”, ma più correttamente va gestita, compresa, misurata, educata, utilizzata a proprio favore. (questo si ripercuoterà più tardi anche sulla gestione della sessualità).

    Negli anni passati a me era anche piaciuto un libro sulla Donna Selvaggia, penso che lo conoscerete un pò tutti, è stato un best seller. A parte alcuni passaggi stucchevoli lo trovavo verace in diverse analisi psicologiche, fatte attraverso i miti delle fiabe popolari. Ma ciò non significa che si debba ridurre tutto alla donna selvaggia e all’uomo selvatico….perché mi sa che puzzano entrambi 😀 in molti sensi.

    1. Anonimo69

      Non voglio polemizzare, Francesca, ma io da bambino ho giocato con la spada (che era il mio giocattolo preferito) e mi piacevano i cannoni giocattolo e i soldatini.

      E, ancor oggi certa musica militare (e ce n’è scritta da grandi musicisti: pensiamo alla Marcia militare di Schubert, a “La Corona d’Italia” di Rossini ecc. ecc. ) la gradisco molto, eppure mi ritengo una persona pacifica e non violenta……………..A69

      1. Francesca

        Ma….hai letto tutto il mio post?
        Dicevo che sono contro le armi giocattolo e pro combattimenti corpo a corpo, e dicevo varie altre cose che vanno nella tua direzione.
        Specifico ancora meglio:
        Se poi un bambino insiste gli compreremo anche la spada o altro, ma proprio promuovere noi “di default” le armi giocattolo come gioco-maschio mi sembra un pò riduttivo della questione.

        P.s. io un anno all’asilo per Carnevale mi sono vestita da Zorro (poi da Principessa). Se 69 è il tuo anno di nascita siamo anche abbastanza vicini d’età, quindi eravamo pure in altra epoca storica. e frequentavo dalle suore!
        Quindi non è che sto facendo delle facili generalizzazioni – che comunque si devono fare quando si scrive un post in internet .

      2. Luigi

        Per non parlare, caro A69, dell’Inno Imperiale composto da Haydn, e poi plagiato dai tedeschi 🙁

        Tornando sulle armi giocattolo: salvo quanto già scritto a suo tempo, regalandone una a un maschietto non sbaglierete mai.
        Magari snobba il pallone, le costruzioni, le macchinine…

        Un motivo ci sarà!

        Ciao.
        Luigi

  3. Francesca

    Trovo molto più interessante nell’articolo il seguente passaggio:

    Anche il padre padrone violento è espressione di una cultura in cui il maschile non è adeguatamente separato dal femminile, dice Risé – e la trovo una riflessione interessante da fare anche in merito alla violenza maschile – terrorizzato dalla prospettiva che la vita possa sfuggire al suo controllo, “un tipo di padre sempre più diffuso oggi, anche per l’attuale confusione tra i due generi e la pulsione orale a divorare e incorporare gli oggetti d’amore proposti dalla società industriale e del consumo”.

    Ecco, questa analisi può essere valida, MA io non la riferirei ad “oggi” e all’ “attuale confusione dei generi” – bensì mi chiederei se MAI è avvenuta davvero quell’auspicata separazione dal femmininile… e se l’uomo purtroppo nella storia non sia stato invece sempre un pò troppo ‘adolescente selvatico’ sia nella vita pubblica che in quella privata familiare. In fondo noi conosciamo la Storia attraverso i grandi personaggi, mentre sappiamo meno dell’uomo comune, del popolo, della maggioranza….e da quanto mi raccontano gli anziani (loro storie e nonni, bisnonni) il padre-padrone è sempre stato la regola.

  4. Lettrice74

    “…madri onnipresenti, dominanti, non arginate da figure maschili forti, figli iperprotetti (pensate con quale ansia oggi una mamma, e mi ci metto anche io, manderebbe il figlio a fare il militare) e soggetti a un eterno maternage, padri assenti”
    Finalmente! Io non discuto, anzi condivido le vostre battaglie culturali. Però mi sono sempre chiesta, forse perché lavoro con i giovani, ma nessuno si rende conto della vera grande emergenza?
    Da insegnante potrei narrarvi della mamma che prepara il lettino per il figliuolo e la fidanzatina, perché la loro prima volta sia in casa, lontano dai pericoli, della mamma che sgrida l’insegnante davanti al figlio di due metri maggiorenne, delle mamme che ormai accompagnano i figli pure ad iscriversi all’università (alle segreterie parlano loro, dietro i figli con la cartellina), da amica potrei narrare della mano lunga sui figli belli cresciuti, che spesso non riescono a liberarsi della stretta materna neanche da sposati e non fanno figli perché, se in fondo sei sposato con mamma, è difficile entrare in intimità con tua moglie. Concludo la carrellata con l’esito scontato di tutto questo e la soddisfazione con cui viene riaccolto in casa dalla madre il figlio “pentito” di essersi sposato: “finalmente è tornato quello di prima, era tanto cambiato, ora con lui in casa mi sento più tranquilla” (sentito con le mie orecchie!). Questi sono piccoli esempi, sicuramente casi limite, ma descrivono una certa aria che si respira oggi e oggi, a mio avviso, il pericolo più grande per i nostri figli è che nessuno li spinge a crescere, non sanno proprio come si fa e se riescono nell’impresa è…tutto merito loro! Spero solo che tornino i padri, presto.

    1. zimisce

      Ecco gli ultimi due commenti mi sembrano emblematici delle dinamiche umane lasciate a se stesse (con buona pace di Russeau). Per quanto l’uomo si sforzi non riesce proprio a mantenere equilibri virtuosi e cade inevitabilmente in errori opposti. È peggio il padre-padrone o la madre-totalizzante? Direi che sono ugualmente incapaci di compiere la loro missione di sostegno della persona umana in crescita. Forse uno dei mezzi di attrazione più potenti delle prime comunità cristiane era questa strana armonia che i pagani di buona volontà vedevano nelle famiglie di questa strana setta. Un’armonia inaudita eppure avvertita stranamente “giusta” e “naturale”. Anche oggi molti giovani si avvicinano per la prima volta alla fede tramite incontri del genere, come racconta spesso Nembrini nei suoi incontri.

    2. Luigi

      Cara Lettrice,

      non per fare il bastian contrario… ma quando sono andato sotto le armi mia madre era sì preoccupata, ma se ne è pure fatta una ragione.
      Questo per dire sommessamente che le madri, alla fine, basta poco a “contenerle”.
      Il minimo sindacale di virilità da parte dei figli è sufficiente alla bisogna.

      Il problema sono le altre 🙂
      Quelle che si perdono dietro maschi che le umiliano, le tradiscono, le derubano – letteralmente, non per metafora – e magari anche peggio.
      Qualsiasi cosa, pur di non concedere una possibilità a coloro che – male o bene che sia – sono invece cresciuti.

      Se dovessi contare le amiche costrette a crescere un figlio da sole, perché hanno fatto scelte a dir poco sghangherate, non basterebbero i computer della NASA.
      E un figlio senza padre non cresce bene, nossignore, qualsiasi cosa dicano i genderisti.

      Non ho difficoltà ad ammettere che scrivo anche per esperienze personali; per cui, con il poeta, si potrebbe dire “no caro amico, non sono d’accordo, parli da uomo ferito…”

      Ciao.
      Luigi

    3. Sara

      Eh, sì! Speriamo che tornino i padri! E il libro di Risé è un’ottima occasione di riflessione.
      Anche io sono insegnante e, quando ne ho l’occasione, favorisco letture che spingano a riflettere sul rapporto padri e figli e sulle radici, dall’Odissea ai recentissimi D’Avenia e Cavina, ed è sempre un successo.

  5. Sara

    “Credo che non esista niente di più bello, di più profondo, di più simpatico, di più virile e di più perfetto di Gesù Cristo”. F. Dostoevskij

  6. Francesca

    @frac
    “E’questo quello che non capisco di te: che dici di essere cattolica ma ragioni da atea”

    È vero: non capisci. Ma non è mica una novità.
    Se poi tu non capissi solo me, niente di grave.
    Il grave è che non capisci un tubo.

    Io invece, guarda un pò, sono preoccupata per tutta l’attività che fai in giro in rete (e presumo anche nella vita reale) vendendo le tue personali e sballate opinioni come se fossero cattolicesimo.
    Se non sai le cose, semplicemente studia di più. Scrivi di meno, evita di tappezzare la rete di eresie, e studia di più. Se non capisci il CCC e le basi elementari non è responsabilità mia (dopo che ti è stato spiegato profusamente anche altrove con enorme nonché inutile perdita di tempo).

    Riguardo la questione omosessualità, se ritieni di avere ancora speranza di capire la posizione della Chiesa di cui dici di voler far parte, puoi consultare il sito linkato di quel blogger omosessuale cattolico osservante, il quale fa parte dell’unica associazione riconosciuta dalla Chiesa Cattolica. (le altre associazioni sono tutte libere iniziative e non è detto che rispettino appieno il Magistero della Chiesa).

    Presso quel blogger, per ovvi motivi informato dettagliatamente della dottrina della Chiesa, puoi imparare il pensiero cattolico al riguardo, e trovare anche i documenti/pronunciamenti ufficiali. Che di certo non sdoganano né approvano gli atti omosessuali, ma accolgono la persona con tendenza omosessuale (come qualsiasi altra persona).

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