24 anni, newyorkese, Alana Stewart è quello che in gergo tecnico si chiama a donor-conceived adult, ossia un adulto concepito da donatore. La sua è una delle vicende raccontate nel documentario Anonymous father’s day (giornata del padre anonimo) che per la prima volta dà voce a un popolo che ogni anno nei soli Stati Uniti conta dai 30mila ai 60mila nuovi nati. Tanti sono infatti i bimbi che vengono al mondo grazie alla donazione di sperma da parte di padri rigidamente protetti dal più totale anonimato.
Prodotto da Jennifer Lahl, già direttrice di Eggsploitation (sul tema della donazione di ovuli), e presidente del Center for Bioethics and Culture Network di San Francisco, il documentario, disponibile on line in lingua inglese, offre una panoramica inquietante su un’industria globale senza traccia che sta timidamente venendo allo scoperto grazie ad internet. Mai come in questi anni infatti, proliferano blog, siti e social network attraverso i quali i figli di padre donatore cercano tracce delle proprie origini, si incontrano tra “fratelli”(un donatore può arrivare ad aver generato anche 150 volte), tentano di dare un volto e un nome ad un padre del quale conoscono soltanto il codice identificativo, l’area in cui il seme è stato “distribuito”, il lasso di tempo in cui l’attività di donazione è proseguita.
I 60 minuti del film ospitano il contributo di Elizabeth Marquardt, direttore del Center for Marriage and Families at the Institute for American Values, curatrice del rapporto FamilyScholars.org e coautrice, insieme a Norval D. Guenn e Karen Clark, dello studio My Daddy’s Name is Donor, ovvero “Mio papà si chiama donatore”, condotto su un campione di 485 adulti di età compresa tra 18 e 45 anni con lo scopo di effettuare un primo monitoraggio su una generazione di persone concepite in risposta ad un irrefrenabile desiderio di maternità e poi abbandonate al loro destino.
«Il 67% degli intervistati ha affermato di sentirsi perso dal momento in cui ha appreso di essere figlio di donatore – afferma la Marquardt – e di voler conoscere il proprio padre biologico. Il 70% ha ammesso di trascorrere molto tempo fantasticando sulla vita e le abitudini del donatore e di non riuscire a darsi pace. Tra i dati registriamo poi una stretta correlazione tra il ricorso al padre donatore e il fallimento delle unioni matrimoniali».
«Quello a cui siamo abituati a pensare quando si parla di donazione di sperma, o anche di ovuli, è come aiutare le persone ad avere un bambino, – spiega Jennifer Lahl, che da anni studia gli effetti delle tecniche di procreazione assistita – mai riflettiamo sulle prospettive di determinate scelte, dei diritti, dei desideri delle aspettative del nascituro. Cosa succede ad un ragazzo quando scopre che il papà che l’ha cresciuto non è il suo padre biologico? Cosa succede ad una donna quando l’anziana madre scoperchia il baule del passato e scombina le carte che sono sempre state in tavola? Come si rapporta ad un bambino un “padre acquisito”? Quale è “l’impatto etico” dei donatori di sperma sui loro figli? ».
Per rispondere a domande come queste il documentario ha scelto di raccontare la storia di Alana Stewart, che gestisce il sito anonymousus.org attraverso il quale raccoglie e riporta le storie di chi, come lei, ad un certo punto, ha scoperto di non avere più radici.
«Avevo 5 anni, era un giorno come un altro, mi stavo preparando per andare a scuola, quando mia mamma mi ha detto che ero figlia di un donatore. Così, semplicemente. Ero confusa, ma sicuramente ho subito dato un nome a quello strano senso di estraneità che da sempre percepivo nei confronti di papà. Ho una sorella di 2 anni più grande e mia madre quel giorno mi ha spiegato che lei invece era stata adottata. Qualche anno dopo i miei genitori si sono separati e mia madre ha concepito naturalmente il suo terzo figlio con un nuovo compagno. Ho visto mia madre crescere tre “tipologie biologiche di figli” e le differenze, certamente involontarie, nel suo rapporto con noi. Ho visto l’unico padre che conoscevo chiedere, dopo il divorzio, la paternità della mia sorella maggiore e non la mia. Sentiva più sua la figlia adottata, rispetto a me».
Nonostante gli occhi, a tratti velati di lacrime, Alana racconta la sua storia con distacco, come se quello che dice le appartenesse fino ad un certo punto, come se per mettersi al riparo da uno smarrimento ancora maggiore si fosse rifugiata nelle sue poche certezze. Il senso di estraneità e smarrimento accomuna la sua vicenda a quella di tanti altri, tra i quali Barry Stevens che nel documentario racconta di aver saputo soltanto alla morte del padre, la verità “biologica” sul suo concepimento. «Suona strano ma è come se io avessi sempre sentito una forma di distacco nei suoi confronti e mia sorella provava la stessa identica cosa. Come se in famiglia ci fosse sempre stato un segreto e noi due ne fossimo tenuti all’oscuro. Era alienante, mi sentivo perennemente incerto».
La crisi di identità e il senso di confusione percepiti dai figli di donatori rientra in quello che viene chiamato genealogical bewilderment, ovvero “smarrimento geneologico”. Spiega la regista: «Il bambino sente insieme curiosità e confusione rispetto a chi appartiene, alla sua identità, alle sue radici, al suo posto nella famiglia. Lo si vede nei bambini adottati, che chiedono di sapere dei loro genitori biologici, e ancor più succede nei bimbi nati da donatore, per i quali la ricerca del padre è resa ancor più difficile dalla protezione della privacy di chi dona, da parte delle cliniche».
«Mi sembra assurdo che gli ospedali trattengano così tante informazioni sui donatori e non si preoccupino dei diritti di chi nasce – osserva Barry Stevens. – Ci vogliono convincere che un padre donatore non sia altro che una persona disposta ad aiutare chi non riesce ad avere figli, una prassi ordinaria. Non considerano che abbiamo tutti una grande domanda di senso nel cuore che ci porta a domandare: chi sono? Da dove vengo? Ci ripetono è una cosa normale, che non c’è nulla di male. Eppure qualcosa non torna…».
Questo post dovrebbe far riflettere tutti, anche quei giudici della Corte Costituzionale che, in Italia, hanno fatto cadere il divieto della fecondazione eterologa con la motivazione che “diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli costituisce espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi” e che “le limitazioni di tale libertà, ed in particolare un divieto assoluto imposto al suo esercizio, devono essere ragionevolmente e congruamente giustificate dall’impossibilità di tutelare interessi di pari rango.”
Quindi è chiaro che i diritti e gli interessi dei bambini non sono “di pari rango.” Che un bambino sappia chi è il padre che lo ha generato non è “di pari rango” rispetto al “diritto” di una coppia sterile di avere un figlio a tutti i costi… Non che questo sorprenda, visto che ai bambini nel ventre materno non è garantito nemmeno il diritto alla vita. Che infinita tristezza…
L’ha ribloggato su "Noverim me, noverim Te."e ha commentato:
Generation Cryo e un’umanità che si sta autodistruggendo…
http://costanzamiriano.com/2011/12/17/mio-padre-si-chiama-donatore/
…i soliti “documentari” americani!
Una mia parente, ora morta, fu concepita durante la seconda guerra mondiale in una relazione extraconiugale che la madre ebbe con un soldato straniero. Di quest’uomo non si sono più avute notizie, una volta tornato al suo paese. La mia parente lo ha cercato affannosamente per tutta la vita, ha sofferto moltissimo, aveva un bisogno viscerale di sapere di chi fosse figlia, anche una volta diventata adulta e madre lei stessa. Non ha avuto una vita felice, si è sposata giovanissima con un uomo che l’ha tradita e maltrattata per molti anni, finché se ne è andato con una delle sue numerose amanti.
D’altronde è noto che pure i bambini adottati, ed amatissimi dai loro genitori adottivi, una domanda sui propri genitori biologici ed una ferita, piccola o grande che sia, se la portano dietro sempre. Io proprio non riesco a capire come si possa, in nome dell’amore, progettare a freddo attraverso l’eterologa un essere umano con questo peso inevitabile di dolore. Ho un’amica single che ha concepito in Spagna due gemelli con l’eterologa; lei non se lo chiede, non so se non le interessi o semplicemente non ci voglia pensare. Mi sembra di parlare una lingua diversa dalla sua, faccio davvero fatica. Ma i neonati diventano uomini e donne prima o poi, e LA domanda a cui pretendono risposta la faranno.
Anch’io ho una parente, ancora piccola, nata così…È ricolmata di amore e di “famiglia”, chissà da grande…Credo anch’io che certe domande non si spengano. Poi, è vero, tutti sopravviviamo a tutto, più o meno, ma concordo con Elisabetta: un conto sono i casi della vita, già abbastanza vari e dolorosi, un altro è il progettare a freddo o con leggerezza questa condizione sulla pelle di un altro (nostro figlio, nientemeno!). A qual fine, poi? Sempre il solito: soddisfare il nostro ego, rivendicando per sé un diritto, un bisogno, un piacere…
….alle volte meglio non saperlo chi è il nostro babbo che saperlo! (e avere un babbo testa di cazzo)
Il babbo testa di c….. lo puoi amare lo stesso, lo puoi pure perdonare, a modo suo ti può volere bene ma sai da dove vieni. Può essere che non cogli la differenza con l’impossibilità di sapere chi è tuo padre? Diritto che ha diverse valenze non ultima quella sanitaria (eventuali malattie ereditarie etc.)
Con l’eterologa viene letteralmente estirpato anche solo il concetto di “padre”. Davvero non ti accorgi che in che baratro esistenziale vengono gettati questi esseri umani?
e poi per favore smettiamola di chiamarli ” donatori”, lo fanno per soldi, vengono pagati, sarebbe più giusto dire ” venditori”
Della sentenza trovo davvero inaccettabile il parallelo tra adozione ed eterologa al fine di dimostrare che la provenienza genetica “non costituisce un imprescindibile requisito della famiglia”.
Come tutti sanno l’adozione vuole dare “una famiglia ai minori” mentre l’eterologa vuole dare “i minori a una famiglia”: mi pare evidente che in tal caso i soggetti tutelati siano SOLO i genitori e non il minore (o meglio il nascituro) il cui diritto alla identità biologica viene TOTALMENTE sacrificato sull’altare dell’autodeterminazione della coppia.
Ovviamente molti salutano la sentenza come un grande passo in avanti (verso dove?) ma in realtà si torna a quel passato in cui chi è già persona ha più diritti di chi persona lo deve ancora diventare e quindi ne può disporre come crede, anche negandogli il diritto a nascere nel ventre della propria mamma.
Rimango nella convinzione che la motivazione primaria di tanta strenua avanzata del fronte PMA non stia nella rivendicazione di diritti o riconoscimento delle ferite esistenziali di chi non riesce a concepire. Vere, dolorose, ci tengo a precisare; ma che non automaticamente comportano un diritto, né tantomeno uno speculare dovere di “risoluzione” normativa, specie dove si giunga ad affermare che il diritto all’eterologa è riconoscibile in quanto non lesivo di altri diritti opponibili: e ti saluto al pupo, al suo diritto ad un’identità certa, anagrafica e genetica, alla salute, al “non straniamento-pianificato-per-legge”.
Un bambino diventa pianificabile, acquistabile, rivendicabile, congelabile e anche all’occorrenza cestinabile se non esattamente corrispondente agli standard qualitativi (anche perché le norme ISO 9000 non sono applicabili ai prodotti ma solo al processo di produzione; quindi, l’azienda che ha prodotto un embrione imperfetto provvede alla sua rimozione prima che il cliente possa eventualmente avviare una causa per non corrispondenza del prodotto oggetto della transazione economica, e così il livello di qualità è garantito, no?).
Non riesco a credere che si giochi sull’emotività in questo modo becero: 700 coppie, 1400 persone se non c’è qualche single, che condizionano gli stili di vita e l’orizzonte di riferimento di 60.021.955 cittadini italiani? In Italia ci sono 354 centri per la Procreazione Medicalmente Assistita, il Ministro della Salute riferisce al Parlamento: “5.293 cicli iniziati da tecniche di II e III livello per milione di donne in età feconda (15-45 anni) e 1.050 cicli iniziati per milione di abitanti”; “Sono state trattate con tecniche di PMA di I, II e III livello 73.570 coppie e sono stati iniziati 96.427 cicli. Sono state ottenute 15.467 gravidanze; di queste, ne sono state perse al follow–up 2.070 (il 13,4%). Dalle 13.395 gravidanze monitorate sono nati vivi 11.933 bambini.” (dalla relazione del ministro della salute al Parlamento sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di procreazione medicalmente assistita (legge 19 febbraio 2004, n. 40, articolo 15)
Qua sotto c’è una pagina con i costi delle varie tecniche. Fatevi un calcolo, e poi ditemi quanto “amore” tiene in piedi tutto ‘sto business. Eccerto che vogliamo aprire a tutto! Eterologa, a fresco e da crioconservazione, ben arrivata ad allargare il mercato.
http://www.diagnosipreimpianto.it/pgd/costi-pgd.aspx
ma nessuno si pone il problema che due fratellastri possano incontrarsi, innamorarsi e a loro volta procreare?
Nessuno, a quanto pare.
Una collega mi ha raccontato che una sua amica “ha fatto un figlio con il famoso ginecologo ***”. Io, scema: “Ma come, si è messa con uno così vecchio?” “No, hai ragione, non sapevo come dire, volevo dire che lo ha fatto nella sua clinica”. Il marito aveva problemi di sterilità, lei no. Quando l’hanno sottoposta alla iperstimolazione ovarica, il prof. *** le ha detto che lei aveva dei gran begli ovuli e le ha chiesto il permesso di tenerne qualcuno. Di fronte alla perplessità della donna (ma così ci sarà in giro qualcosa che mi appartiene, senza che io ne sia partecipe) il prof. *** risponde che sì, certo, qualcosina, ma trascurabile, e peraltro era un gesto di grande generosità. Beata ignoranza, gliel’ha dati! Commenti della collega: chissà quanti impicci combinano in queste procedure, questo qui ha almeno avuto la decenza di chiederle il permesso, ma chi me lo dice che non si trattengano ovociti anche all’insaputa della donna? E che ne sanno le coppie se quello che comprano è davvero tutta roba loro? Quanti altri figli sconosciuti avrà in giro la mia amica? Voglio bene al bimbo – dice – ma certo che tutto questo mica mi convince.
Ora, per carità, non metto in dubbio per un episodio (comunque, assolutamente vero) la professionalità e la deontologia di tutto il settore, ma vi dico che mi pare assai grave. Non scrivo quel nome perché è arcinoto, uno dei pionieri di queste battaglie di civiltà e progresso.
Con tutte le problematiche legate a questo argomento, mi sembra un po’ morboso pensare solo a questo. Con tutti figli nati settimini e che non assomigliano al papà che camminano su questa terra dall’alba dei tempi…
… benaltrismo?
@Anna: sono perfettamente d’accordo con te, e se due fratellastri si innamorano e fanno un figlio? e se questo figlio è malato?poi che facciamo chiediamo i danni?
un’altra domanda che mi pongo: una coppia decide di avere un figlio con la fecondazione eterologa, poi la coppia va in crisi e decide di separarsi, sicuri che poi il genitore non-biologico non chieda il disconoscimento? o comunque il non mantenimento del figlio in quanto non suo?
La legge 40, infatti, “prevede che i figli nati da eterologa sono figli legittimi della coppia; non hanno alcun rapporto giuridico con i donatori dei gameti; la coppia che accede alla donazione dei gameti non può disconoscere il nato; i donatori sono anonimi. In questo modo sono affermate le tutele per tutti i soggetti coinvolti nelle tecniche di procreazione medicalmente assistita come previsto dalla legge stessa
La cancellazione del divieto di eterologa, ripristina il rispetto del principio di uguaglianza gravemente leso dalla circostanza che la coppia sterile aveva chance terapeutiche differenti a seconda della gravità della infertilità di cui era affetta: mentre nel caso di utilizzo del proprio materiale genetico, la coppia poteva ricorrere alle tecniche di Pma, nel caso di sterilità radicale, paradossalmente, questa possibilità le veniva preclusa” producendo una “discriminazione”. E’ quanto osserva l’avvocato Gianni Baldini, legale di una delle coppie ricorrenti contro il divieto di eterologa cancellato dalla Corte Costituzionale
http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/2014/notizia/fecondazione-eterologa-consulta-liberta-coppia-di-autodeterminarsi_2050469.shtml
tanto, se poi il nascituro,diverranno dei depressi o disadattati – se non sottoposti ,come in inghilterra, a cure ormonali perché alla mamma-acquirente non gli sembrava proprio avere atteggiamenti maschili ed allora vai, a nove anni con gli ormoni per trasformarlo in femmina( sterile, ovviamente. così un domani potrà anche lui/lei ricorrere a queste frankensteintecnologie) – per non conoscere le proprie origini, l’importante è che non abbiano alcun rapporto giuridico.
applausi. e io pago( direbbe totò)
“Nessuno di noi è padrone di nessuno e nemmeno i genitori sono padroni dei loro figli”.
Il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino, commenta le motivazioni della sentenza della Consulta sulla fecondazione.
Per Galantino c’è una “contraddizione” se si parla di “rispetto” e poi non si garantiscono proprio “i più deboli”.
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2014/06/11/fecondazionegalantinonessuno-e-padrone_4fe50b7d-fccb-4531-b3c0-a67334c4cba9.html
Mario Adinolfi
16 minuti fa ·
Da oggi comincia una mia collaborazione come editorialista per il quotidiano l’Adige. Ho voluto iniziare con un commento ardito in prima pagina sulla Corte Costituzionale e i desideri trasformati in diritti.
MA AVERE UN FIGLIO E’ UN DIRITTO ASSOLUTO?
di Mario Adinolfi per l’Adige
Incoercibile. La nuova parola chiave scolpita nelle tavole della legge dalla Corte costituzionale è: incoercibile. Per la precisione, nel caso, incoercibile è il diritto ad avere figli se li si desiderano secondo le recenti motivazioni alla sentenza sulla fecondazione assistita scritte da Giuseppe Tesauro. Da questa incoercibilità deriva oggi l’incostituzionalità proclamata del divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40, domani con questa sentenza si giustificherà altro: ad esempio il desiderio di genitorialità di una coppia omosessuale diventerà diritto, perché quello ad avere prole è configurato ormai dalla Consulta come diritto assoluto. I cancelli sono aperti. Ma la strada dove porta?
Lette e rilette le motivazioni della Consulta non convincono. Certo, ci sono pizzichi di giurisprudenziale prudenza sparsi qua e là, ma la sostanza è preoccupante e l’impressione è che da troppo tempo l’Alta Corte stia sentenziando con l’occhio rivolto più a qualche attrattiva di tipo politico-mediatico, sotto la spinta di una supposta opinione pubblica rappresentata in realtà da qualche giornale ad alta tiratura, che in punta di diritto. E così il nuovo assalto alla legge 40 sembra seguire più un caos modaiolo che un ragionamento rigoroso in termini giuridici.
Non c’è da meravigliarsi. Sono di poche settimane fa ben due sentenze di tribunali lombardi che hanno assolto altrettante donne dall’accusa di alterazione di stato, dopo aver portato in Italia “figli” acquistati all’estero e generati con le tecniche del cosiddetto utero in affitto. Sempre in virtù del presunto diritto incoercibile ad avere figli infatti è stata assolta, ad esempio, una donna 54enne milanese che è andata a comprarsi l’ovocita di una donna indiana, per impiantarlo nell’utero di un’altra donna indiana dopo averlo fecondato con lo sperma del suo compagno, acquistando poi per qualche decina di migliaia di euro il bambino così nato e da quella donna partorito in India, che dunque con la 54enne milanese non ha alcun rapporto di parentela. Quella donna può, per l’anagrafe italiana e a tutti gli effetti, dichiarare il bambino acquistato in India con questa folle procedura come suo figlio. D’altronde, se il diritto ad avere figli è un diritto assoluto, tutto è consentito. Tranne quello che è vietato. In Italia la legge vieterebbe l’utero in affitto. Ma ci penserà la Corte Costituzionale a risolvere anche questa contraddizione. Stiamo sereni.
In realtà un ordinamento che trasformi i desideri in diritti è un ordinamento destinato a perire. I desideri non sono diritti. Si può desiderare un figlio, si può cercare con la tecnica di aggirare le difficoltà, ma non si può ritenere che non ci sia un limite. Sì, nella sentenza della Corte costituzionale qualche pallida limitazione viene ancora mantenuta, ma con veli di ambiguità che hanno fatto gridare a molti che si è tornati ormai al far west procreativo antecedente al varo della legge 40. Sono stati rimossi di fatto tutti i limiti, come è logico che sia se si proclama un diritto “incoercibile” a figliare, se si trasforma il desiderio in diritto e in diritto assoluto.
Essere preda delle ondate emotive dell’opinione pubblica o della supposta opinione pubblica è un grave errore in generale, diventa gravissimo se le delicate decisioni sulla vita e sulla morte delle persone vengono prese in questo modo da quindici persone vestite d’ermellino. Questo sono decisioni che attengono al dibattito democratico, sono i cittadini a dover decidere e il Parlamento a dover legiferare. I cittadini si erano espressi sulla legge 40 per via referendaria, dopo che il Parlamento aveva legiferato. Quindici persone, tra l’altro per quel che si sa divise al loro interno, hanno deciso al posto di tutti. Otto o nove persone hanno deciso dunque che a un bambino possa essere negato il diritto a conoscere il proprio genitore, perché la fecondazione eterologa a questo espone i nascituri. L’auspicio è che il Parlamento, è che Matteo Renzi troppo silenzioso e imbarazzato sulle materie eticamente sensibili, vogliano mettere mano e legiferare. Se la politica abdica e lascia questo territorio tutto in mano alla magistratura e alle sentenze della Corte costituzionale, compie un errore irrimediabile e lo compie per viltà e incapacità, due difetti che i politici di rango proprio non possono avere.
I desideri non sono diritti, di certo non sono mai diritti assoluti. Un figlio è un dono, nasce dall’amore e dall’accoglienza. Non è un oggetto da ottenere ad ogni costo. Riscoprendo un senso del limite, forse riscopriremo anche l’intensa umanità che si annida dentro l’essere genitori e non meri procreatori. Ricordando che prima di tutto e tutti vengono i diritti dei bambini, dei figli. Prima di ogni egoismo degli adulti scambiato per amore, che è invece alla fine solo amore di sé.
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-cosi-la-cortecostituzionaletratta-il-figliocome-oggetto-9449.htm
“La Corte costituzionale non è una entità esterna rispetto alle istituzioni e all’ordinamento: per come viene costituita e rinnovata, è anzi espressione delle istituzioni – il Parlamento, le Magistrature, il Capo dello Stato – e riflette gli orientamenti culturali prevalenti nell’ordinamento. Non è un caso se da decenni il Giudice delle leggi ha consolidato una giurisprudenza ostile a una corretta antropologia, affermando diritti e libertà che prevalgono sul diritto alla vita e sull’integrità della famiglia; ciò dipende anzitutto dal fatto che in larga parte delle università e dei luoghi di ricerca si sono affermate da tempo posizioni che vanno esattamente nella stessa direzione. Dipende pure, se pure con minore incidenza, dal fatto che, perfino quando il Parlamento aveva maggioranze che hanno permesso di approvare la legge 40 o – per ricordare un’altra legge demolita su impulso della Consulta – la Fini-Giovanardi, non si è però curato di esprimere giudici costituzionali culturalmente pro life o pro family.
Si può continuare a recriminare sulle sentenze della Corte: e ve ne è copiosa ragione. Ma, poiché le lamentazioni non costruiscono nulla, si può intensificare e approfondire un lavoro culturale che affronti in modo diretto e coraggioso le motivazioni della Corte, le contesti con argomenti saldi, e provi a costruire orientamenti alternativi, fondati sulla natura dell’uomo. Un lavoro lungo, per il quale è impossibile fissare date di raccolta dei risultati. Un lavoro però che, se non avviato, non deve far sorprendere di fronte a decisioni come quella sull’eterologa. Senza dire che ragioni salde, fondate su una logica coerente, sono la premessa più adeguata perché alla fine si trovi qualche giudice costituzionale che non riduca il bambino a un oggetto.”
Per chi non l’avesse visto (Giancarlo che non prendevi Tele Pace) il video con un grande vescovo di Verona, Raffaella Frullone che scrive su questo blog etc.
Grazie mille.
Scusate, fa caldo: Raffaella Frullone è proprio l’autrice di questo post!
il video che i siti pro choice non faranno mai vedere….
Un video emozionante ci racconta il concepimento di un bambino, l’impianto e lo sviluppo embrionale nelle prime settimane di gravidanza
http://www.aleteia.org/it/salute/articolo/cosa-succede-nei-primi-3-mesi-di-gravidanza-5256725716271104
Un video splendido, che incanta. Impossibile non vederci Dio all’opera. Davvero “una cosa dell’altro mondo, in questo mondo”. Grazie, Vale!
Sara:
…che poi è proprio lo stesso che succede in ogni tipo di gravidanza!
Alvise:
…ma non mi dire? Non l’avrei mai immaginato!
Ecco un’altra cattolica adulterata nonchè adultera! Almeno la smettessero di premettere la loro presunta professione di fede!
http://www.liberoquotidiano.it/news/politica/11635908/Francesca-Pascale—Il-centrodestra.html
Per come la vedo io, la chiesa dovrebbe difendersi da questa gente, che sono nemici dichiarati della chiesa e di Dio. Non dovrebbe essere loro consentito di parlare in nome della loro dichiarata appartenenza alla chiesa cattolica. Dovrebbero essere sbugiardati e diffidati dall’insistere nel loro errore, pena la scomunica.
se la Chiesa dovesse lanciare scomuniche per ogni fregnaccia detta da qualcuno staremmo freschi…
Hai ragione, staremmo freschi… e non sarebbe affatto male di questi tempi. Soprattutto sarebbe chiaro chi è per noi e chi contro di noi.
…dei delitti e delle pene!
Lasciamo a Cristo il compito di dividere le pecore dai capri. Perché noi, coi nostri mezzi, siamo capaci di distinguere ben poco.
Almeno ha detto la verità!
http://www.lifesitenews.com/news/satanic-temple-leader-seeks-religious-exemption-to-pro-life-laws-offers-to
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” Nulla ha pertanto a che vedere, come invece la Corte paventa, (!!!) con il nobile istituto dell’adozione,”