
Costanza Miriano da facebook
Sul sito di Repubblica dicono “a parte che chi le ha consigliato il titolo è un genio del marketing, per il resto no comment”. Vorrei chiarire che:
a) Obbedire è meglio è preso dal Primo libro di Samuele, che è parola di Dio. Direi che Dio è un genio, sì, come minimo.
b) Di usare queste parole me lo ha suggerito Roberto Dal Bosco, che anche lui è un genio, seppure leggermente meno.
c) Non avevo intenti di marketing, e vorrei chiarire qui una volta per tutte che si guadagna decisamente di più facendo la baby sitter che la scrittrice, quanto al rapporto ore di lavoro/reddito, e che il marketing è l’ultimo, diciamo il penultimo dei miei pensieri (appena prima del calciomercato).
QUI l’intervista a D di Repubblica
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Sempre da facebook, pagina di D di Repubblica, riportiamo questo botta e risposta perché Monica Boccardi è stata bravissima.
Monica Boccardi – Magari leggere il libro, prima di commentare e dimostrare a) che non lo si è letto, b) che non si è capito praticamente nulla dell’intervista, c) che si deve essere ben felici di sottomettersi al capoufficio, o al bel ragazzo che schiocca le dita, ma non agli affetti più vicini, con una coerenza davvero brillante, d) che come sempre la malizia è nell’occhio di chi guarda, e) che l’invidia è una brutta bestia…
Joseph Pima – Monica Boccardi, magari per una volta prendersi una bella responsabilità di quello che si dice, anzicchè accusare sempre gli altri di aver frainteso (Berlusconi Miriano)ed ammettere che:
1. Si sono chiamati gli omosessuali OGM
2. Si continuano ad insultare le donne che lavorano insinuando continuamente che sono pessime madri
3. Si generalizzano in maniera ridicola i ruoli di uomini e donne come se la vita si potesse affrontare con il libretto delle istruzioni del DVD player.
Monica Boccardi – Joseph Pima. Scusa, prima di tutto: che c’entra “Berlusconi”? dove lo trovi citato, nel libro, nell’articolo o nel mio post? questa “merenda” non prevede cavoli, mi pare….
Poi, proprio non capisco il senso della tua frase “accusare sempre gli altri di avere frainteso”?
Io non accuso, sostengo, che è cosa diversa. Ed è evidente che non sia stato letto il libro (nemmeno da te), altrimenti sarebbe chiaro che:
1) Nel libro non si parla di omosessuali, né tanto meno li si insulta (e questo nemmeno altrove, dove sarebbe stato detto che sono OGM? la fonte, diretta, please, non un richiamo da qualche giornalista che riporta il sentito dire dall’amico dell’amico…);
2) Chi, e dove, ha detto che le donne che lavorano siano pessime madri? nel libro anzi si inneggia proprio la capacità delle donne di lavorare ed essere contemporaneamente “ottime” madri e mogli, proprio grazie alla “obbedienza” alla propria vocazione femminile, cioè alla forza di non rinnegare il proprio istinto protettivo, accogliente, empatico ecc. (quindi proprio il contrario, guarda un po’), nonché alla caparbietà di stare sulla strada che si è scelta anche nelle difficoltà, nei problemi, nel dolore, con l’aiuto della Fede, invece di scappare alla prima occasione;
3) Le generalizzazioni sono indispensabili, se non si vuole scrivere un tomo di cento pagine moltiplicato per qualche milione di persone, visto che siamo in tanti… ma guarda caso, invece, il libro è impostato proprio su capitoli dedicati, ciascuno, alla storia di una persona diversa, per esaltare, proporre e presentare capacità differenti, in base al carisma proprio di ciascuno, di affrontare diversi “accidenti” della vita, esempi di obbedienza che dimostrano come sia possibile essere agnelli anche nel mondo moderno, senza contraddire la propria origine e la propria Fede, ma immersi nel mondo senza essere del mondo.
4) I ruoli esistono, e non se ne può fare a meno. Il problema sorge quando chi se ne è assunto uno, improvvisamente lo trova scomodo e se ne spoglia.
Proprio qui sta la differenza: chi è agnello, una volta che si è assunto un ruolo e la relativa responsabilità, non molla tutto, ma resiste. Soffre, fatica, ma resiste, e ritrova la gioia proprio grazie alla soddisfazione di essere riuscito a rimanere nell’obbedienza.
Fare sempre e solo quel che piace è molto bello e molto comodo, ma non c’è alcun merito in questo. E’ una felicità effimera, senza fondamenta, alla prima tempesta crolla, perché prima o poi qualcosa arriva e scombina tutto, che sia un nuovo capoufficio, un crack in borsa, un coniuge che vuole il divorzio, un terremoto o una malattia. Ecco: gli agnelli raccolgono quel che resta e ripartono da dove si sono trovati.
Inoltre, ma tu pensa, nel libro c’è anche un capitolo dedicato all’obbedienza di un “agnello” maschio, mollato dalla moglie, che ha deciso di mantenere intatto il proprio voto matrimoniale e di obbedire alla propria vocazione di marito, anche in assenza di una moglie e di padre, anche part-time.
Per non dire che ognuno dei capitoli, anche quelli al femminile, possono tranquillamente essere letti al maschile, perché l’obbedienza sesso non ne ha.
Scrivi ” prendersi una bella responsabilità di quello che si dice”.
Se avessi letto il libro, sapresti che non solo, se si è obbedienti, ci si prende la responsabilità di quello che si dice, ma che ci si assume anche la responsabilità di ciò che si fa, di ciò che si pensa e di ciò che si sceglie. L’obbedienza sta proprio in questo: nell’assunzione di responsabilità e nella fermezza necessaria a mantenere se stessi nelle responsabilità che ci si è assunte. Il che è proprio il contrario di ciò che insinui.
Quel che proprio non è stato capito, nemmeno da te, è che l’obbedienza è la più alta forma di libertà esistente. Perché obbedire non significa rinnegare i propri disagi, i propri desideri, le responsabilità quotidiane, né, tanto meno, abdicare a se stessi: obbedire vuol dire conoscere se stessi e i propri limiti, conoscere il bene e il male, e liberamente, convintamente, scegliere di fare ciò che è giusto, anche se costa, ciò che è meglio, anche se si fa fatica, ciò che conta, anche se sarebbe più facile non farlo.
Non perché ci viene imposto (oggi come oggi, nelle civiltà occidentali, non esiste più nulla che possa essere imposto…), ma perché si vuole farlo.
Il che ovviamente non è garanzia di avere fatto, detto o scelto la cosa giusta.
Ma in quel caso, pensa un po’ che strano, non si dirà: io ho o fatto il possibile, e se ho sbagliato non è colpa mia. Anzi, si studierà la questione per comprendere dove stava l’errore e per non commetterlo mai più.
Obbedire non è da vigliacchi, ma da coraggiosi, non è da deboli, ma da forti, non è perdere se stessi, ma ritrovarsi.
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Approfittiamo di questa pagina anche per segnalare anche l’incontro di domenica a Milano,
Chiesa di Santa Maria degli Angeli – piazza Sant’Angelo ore 20:30
Ho finito proprio ieri sera di leggere “Obbedire é meglio”. Non posso non scrivere!!! E’ un libro EDIFICANTE, VERO, ILLUMINANTE, BELLO !!! Ho appositamente letto gli ultimi capitoli più lentamente perché mi dispiaceva finirlo. In queste settimane mi ha fatto compagnia e mi ha aiutato… che dire….. a quando il prossimo libro, Costanza??? Sei uno strumento di Dio, ti sento come una vera sorella in Cristo. Che Dio possa continuare a benedire te e la tua famiglia ed aiutarti a compiere la Sua volontà !! Con gratitudine, un abbraccio.
Lo dico o no? Lo dico: ho preferito gli altri due libri. In modo particolare il secondo, che mi sembra in assoluto il più preciso, equilibrato. Questo terzo volume non mi ha deluso, però, ecco: nessuna sorpresa. Sarà che seguo anche il blog. Credo che sia l’inevitabile pegno da pagare alla coerenza. Attendo perciò, tra qualche tempo, quando avrà accumulato un po’ di “materiale”, il promesso volume sui figli (che diventerà mirianamente un libro sull’essere genitori). E poi un romanzo, chissà, alla Benson; anzi, alla Chesterton, forse più congeniale.
“obbedire vuol dire conoscere se stessi e i propri limiti, conoscere il bene e il male, e liberamente, convintamente, scegliere di fare ciò che è giusto, anche se costa, ciò che è meglio, anche se si fa fatica, ciò che conta, anche se sarebbe più facile non farlo.”
Tutto e il suo contrario!
…dov’è la contraddizione? io non la rilevo
Embe’? «Je suis catholique parce que je veux tout» (Jean Guitton).
Non c’è nessuna contarddizione. Manca l’oggetto.
(nalla frase citata sopra)
…quei film americani dove dicono sempre: “fai la cosa giusta!”.
Ma te invece intendi: fa quello che dice Cristo, S. Paolo, la Chiesa!
Comunque, a parte i commenti sulla pagina facebook (che saranno anche una cartina di tornasole, per carità, ma hanno il valore che hanno: quello di commenti di facebook appunto) l’intervista su D a me è sembrata ben fatta, cioè rendeva bene e non mi sembrava faziosa o in mala fede. E da Repubblica non mi par poco. Poi magari mi son presa la sindrome di Pollyanna eh… 🙂
Ieri leggendo i perfidi commenti su una scollatura, le insinuazioni senza una base, i preconcetti infarciti di acidità mi è spiaciuto tanti per Costanza… Non ero arrivata a leggere le parole di Monica che forse -spero- hanno fatto riflettere qualcuno! Grazie ad entrambe per i vostri scritti perché leggendovi mi chiarisco pian piano il mio cammino di obbedienza e di felicità! Valenrina
Romani 5,19
Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Romani 6,16
Non sapete voi che, se vi mettete a servizio di qualcuno come schiavi per obbedirgli, siete schiavi di colui al quale servite: sia del peccato che porta alla morte, sia dell’obbedienza che conduce alla giustizia?
Romani 16,19
La fama della vostra obbedienza è giunta dovunque; mentre quindi mi rallegro di voi, voglio che siate saggi nel bene e immuni dal male.
2Corinzi 10,5
distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all’obbedienza al Cristo.
Ebrei 5,8
pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza dalle cose che patì
1Pietro 1,22
Dopo aver santificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri,
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Così, tanto per “gradire” 😉
Una sola nota; interessante come Romani 6, 16, ci ricorda che anche i supposti “liberi”, coloro che vedono nell’obbedienza un forma di castrazione delle proprie libertà (in realtà solo chi è realmente libero sa dire di si…) sono spesso – se non sempre – in obbedienza a migliaia di altri fattori-ragionamenti-maestri-istinti-necessità-preconcetti-idee-ideologie-persone-cose-ecc.-ecc., e di conseguenza, spesso – se non sempre – schiavi di ciò a cui rendono obbedienza, quindi NON liberi.
Personalmente mi tengo stretta la mia (per quanto debole, limitata a volte contraddittoria) obbedienza-dipendenza-sottomissione-“schiavitù”… ma si esagero (quale migliore schiavitù se non quella accettata da chi ha dato la sua vita per te?) – per Gesù Cristo.
Anche perché di alcune delle altre schiavitù del mondo, ho già fatto esperienza e di certo non torno indietro (e Alvise non rompere con i tuoi “ecco, perchè tu già dici sempre di aver fatto esperienza. ecc. ecc”!!).
Come al solito i detrattori si qualificano da soli. Brave Costanza e Monica!
una domanda: tradire la moglie è peccato gravissimo e io l’ho fatto: ne sono pentito, da subito! è stata una vera idiozia! Devo dirlo a mia moglie in nome della verità? che dice la dottrina della Chiesa al riguardo?
Volevo mandare un grande “Grazie” a Costanza per l’incontro di ieri sera a Milano: e` stato davvero illuminante – nei tuoi libri trovo sempre un sostegno prezioso che mi aiuta a combattere la buona battaglia come uomo e ancor piu` come sposo – spero che il libro di Leo ti piaccia e, visto l’autore, sono pronto a scommettere che piacera` anche ai tuoi figli “divoratori di fumetti” – alle mie lo faro` leggere tra qualche anno, visto che sono ancora piccole 🙂