L’ allenamento per la vita

Pippo ginnastica

di Maria Elena Rosati   trenatamenouno

E’ incredibile quante cose si imparano andando dal dottore. Mentre sei in attesa del tuo turno, oltre ad avere il avere il privilegio di farti una cultura sulle malattie degli altri, puoi scoprire cose sconosciute. Come è successo a me qualche giorno fa.

Sala d’aspetto semivuota, una bacheca di annunci vicino alla porta, e lì, vicino al cartello che spiega la differenza tra influenza e raffreddore, un foglio stampato, pieno di punti interrogativi, preceduti da domande tipo “ hai bisogno di aiuto nella vita?” “ hai bisogno di ascolto?” “ hai difficoltà nei passaggi cruciali della vita?”. Poche righe sotto, la soluzione in due parole: coaching personale.

Ora, questa storia del coaching in realtà la conoscevo già, ne avevo sentito parlare da amici, quasi sempre però in riferimento a dinamiche aziendali, e a squadre di lavoro, o allo sport, e fino a lì capivo abbastanza bene il senso. Dopo il cartello nello studio del medico, però, ho scoperto che esiste la figura del “life coach”, l’allenatore della vita, cioè una professionalità che ti guida nell’esercizio e nella pratica della vita, nel raggiungimento degli obiettivi,  per il conseguimento della felicità. Un motivatore, assolutamente non uno psicologo, che ti allena a vedere il buono nelle tue qualità, a metterle a frutto, a rendere al massimo, per realizzare l’obiettivo finale del successo, nel lavoro, ma soprattutto nella vita.

Ecco, questo è quello che so dopo aver esplorato un paio di siti sulla questione: troppo poco, certo, e sarei felice se qualcuno che ne sa di più mi spiegasse come funziona veramente. Per ora, però, questa storia dell’”allenamento alla vita” mi fa sorridere, e mi fa venire in mente quei vecchi cartoni animati di Pippo, con la voce narrante in sottofondo che spiega cosa deve fare, e lui tutto soddisfatto che in realtà combina mille disastri. E poi mi fa pensare.

Alla natura dell’allenamento: fatica, sofferenza, rinunce, regole precise, da rispettare con fermezza,  impegno e motivazione. Alla figura dell’allenatore, cioè la figura autoritaria, quello che dice come si fa, quello che corregge, premia, e punisce se necessario, che può diventare anche il tuo migliore amico, ma che prima si è fatto odiare per tutte le volte che ti ha spiegato come mettere un piede davanti all’altro, ti ha ripreso, ha piegato il tuo orgoglio correggendo i tuoi errori.

Penso che per anni ci hanno spiegato che la vera felicità è nell’essere liberi, senza regole e senza controllo, e che ogni forma di autorità, in ogni campo è da detestare…e ora invece scopriamo che per vivere bene c’è bisogno di qualcuno che ci insegni come si fa e ci incoraggi a scoprire le nostre potenzialità, che il successo e la felicità si raggiungono solo nel seguire qualcuno che, mi sembra di capire, ha l’ autorità per guidare, perché è un passo avanti.

Tutti, però, ogni giorno, affrontiamo i problemi a cui faceva riferimento l’annuncio che ho letto, tutti abbiamo bisogno di essere ascoltati e sostenuti nelle difficoltà, tutti soffriamo per una perdita, per una delusione, tutti abbiamo bisogno di aiuto,  di essere rassicurati, amati e curati da qualcuno. Tutti, allenatore compreso. E allora, come funziona?

Mi lancio e azzardo, le parole sono importanti: se proprio vogliamo parlare di allenamento alla vita, qualunque esso sia, non possiamo escludere  dal nostro orizzonte il Vangelo. Non si può raggiungere la vera pienezza senza passare attraverso Gesù Cristo, l’unico che può davvero sostenere ogni uomo in ogni momento della sua esistenza. Ce lo ricordano le vite di santi come San Filippo Neri, che già nella Roma di metà ’500 ripeteva chiaramente ” Chi vuol altro che Christo, non sa che vuole, chi dimanda altra cosa che  non sia Christo non sa quello che dimanda”, ce lo ha spiegato Giovanni Paolo II, in uno dei passaggi più belli  – e spesso poco ricordati della Gmg del 2000 a Roma (“è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare”), ce lo ha ridetto, all’inizio del pontificato, Benedetto XVI (non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo – e troverete la vera vita.)

Solo Cristo definisce il percorso verso la vera felicità per ogni uomo, e sa indicare obiettivi maiuscoli di cui ha sete ogni cuore. Lui che ha detto di essere la Via, la Veritá, la Vita. Lui che spiegato che per costruire la vita sulla roccia bisogna ascoltare e mettere in pratica le sue parole (Mt. 5,2 – 7,28), e che i suoi comandamenti sono dati per la pienezza della nostra gioia (Gv.15, 10-11). Lui che ha detto chiaramente che per seguirlo occorre rinnegare noi stessi e prendere la croce, rinunciare a tutto per ricevere in cambio cento volte tanto…. e la vita eterna.

Un allenamento duro, senza dubbio. Al di fuori del quale però, ci sono solo strane imitazioni, e  tentativi di convincerci che tutto sommato possiamo farcela da soli, che siamo capaci di costruirci la nostra felicità anche senza di Lui, che le sue parole non sono fondanti della nostra vita, che basta la nostra volontà e i nostri muscoli per farcela. Bisogna avere il coraggio di comprendere che la completezza  che cerchiamo è tutta nel messaggio del Vangelo; di confessare a noi stessi che le imitazioni non ci bastano più; di riconoscere la nostra incapacità di perfezionarci e salvarci da soli, che ci lascia fermi e immobili, e continuamente sbattuti  negli stessi errori, negli stessi tranelli, nelle stesse malinconie.

Ammettere che abbiamo bisogno di  tutto questo, per tutta la vita, sì che è difficile. Ed un passo a cui, davvero, non siamo ( e spesso non vogliamo essere) allenati.

 E invece eccoci lì, sempre più bisognosi di cure e di attenzioni, di guida, di sicurezza, di sostegno. Abbiamo bisogno di un’autorità che ci guidi, di qualcuno che sappia parlare al nostro cuore con autorevolezza e amore, qualcuno che si preoccupi per noi, che ci mostri cosa dobbiamo fare, e che al limite ci lasci anche liberi di deluderlo, di tradilro, di fargi del male.

fonte> trenatmenouno

20 pensieri su “L’ allenamento per la vita

  1. Fra un po’ servirà il coach anche per andare in bagno. Più che aiuti alle persone a me sembra che si stiano inventando figure professionali nuove tanto per giustificare un corso, un master o una specializzazione e tante volte neppure questi. Andassero a fare gli spazzini ogni tanto.

  2. Giusi

    Che poi avete notato che sti coach sono più fulminati di quelli che dovrebbero indirizzare?

  3. Carlo

    Concordo perfettamente sulla surreale proliferazione di “figure professionali” che rispondono ad un evidente disorientamento e perdita di senso da parte di tante persone. Vorrei però farvi notare che troppo spesso bisogna che lo stesso Spirito Santo,intervenga direttamente sulle persone, perchè si orientino alla giusta direzione. Mi sembra raro che Gesù venga reso visibile dai cristiani, che le comunità parrocchiali sappiano interpretare il bisogno di chi cerca timidamente un approccio. E’ diventato praticamante impossibile utilizzare un confessionale. Considerando che un lavoro culturale durato tre secoli ha smontato,nel profondo delle coscienze, ogni credibilità all’evento cristiano ed alla chiesa cattolica che lo custodisce e lo trasmette, resta solo la speranza di incontrare un fratello nel momento del bisogno. Il bisogno non è sempre eclatante e ben visibile come il presentarsi ad una mensa della caritas; non è il bisogno (o, almeno, non lo è ancora) di chi si butta sul life coach. Qui siamo nel campo di sorde fatiche e sofferenze strascicate quotidianamente, di fallimenti affettivi e professionali, di nevrosi, di solitudine; di povertà che si insinua senza neppure un evento limpido che la “giustifica” (come un licenziamento o una malattia) ma che, semplicemente, dopo una vita di lavoro, non permette più di corrispondere ad una visione di decoro e di “normalità”. Non dimentichiamoci che noi tutti siamo fatti in questo modo: il mio successo ed i miei averi sono merito mio – il mio insuccesso è colpa di altro – il successo altrui è immeritato – l’insuccesso altrui… se lo son voluto.
    Guardate che per una persona del nostro tempo, è davvero difficile credere che questa vita è in funzione di un’altra che verrà dopo; credere che Cristo è risorto, che è qui, che conosce tutti singolarmente, che interviene, che ci ama, che ci salva…

    1. @Carlo credo in realtà questo valga per le persone del nostro tempo come per quelle di qualunque tempo (o Cristo sarebbe più o meno “adeguato” a seconda dei “tempi”).

      La realtà è che la prospettiva va ribaltata… è proprio per questi limiti umani e per (l’apparente) inspiegabilità degli eventi che noi abbiamo la possibilità e sentiamo l’urgenza di andare “oltre”.

      Basta scorrere la Scrittura per vedere come, quasi sempre, Dio si è manifestato a uomini o donne, che erano dei falliti, avevano perso il senso della loro vita e delle cose. A partire da Abramo, un vecchi stanco, con una moglie sterile, senza progenie (che era il massimo del fallimento per l’uomo di quel tempo). Pure ne ha fatto il “Padre della Fede”.

      Oggi la gente cerca, eccome se cerca, ma non trovando chi gli presenti Cristo (e questo sta a noi!) ricorre a qualunque stramberia che secondo logica è ancora più stramba che credere ad un morto risorto più di 2000 anni fa.

      Ma mentre dietro la pletora di imbonitori e ciarlatani di questo mondo c’è il nulla (se non peggio il Maligno), dietro l’annuncio del Vangelo, della Buona Notizia, c’è lo Spirito Santo. questa l’unica vera totale differenza e nostra forza.
      ——————————

      Io ho un solo coach… CRISTO RISORTO!! La palestra dove mi alleno, come diceva S. Paolo, è la mia stessa vita. Tutto, tutto è messo davanti a me, anche gli ostacoli più alti, le (ginu)flessioni più dure, perché io sia allenato, pronto per la corsa, i muscoli tonici del mio spirito…

      Arriverò ultimo, ma per Dio (non è un’esclamazione), al traguardo ci voglio arrivare (e possibilmente non da solo) 🙂 !

  4. vale

    verissimo.
    ma come facevano nei millenni precedenti a vivere,lavorare,far famiglie,comunità stati,nazioni ed imperi senza “coaching”…?

  5. “Più che aiuti alle persone a me sembra che si stiano inventando figure professionali nuove tanto per giustificare un corso, un master o una specializzazione e tante volte neppure questi”

    esatto, ho visto con i miei occhi un master in consulenza filosofica all’Univ. di Pisa! è un modo per permetter agli atenei e ai docenti di questi atenei (nomi grossi, per altro) di sfruttare la disperazione di chi non sa più che fare per lavorare…

    dietro il proliferare di “iniziative” di questo tipo non c’è affatto un bisogno di cura indirizzato alla soluzione sbagliata (per dire, dopo il master i consulenti filosofici non fanno un bel nulla, clienti non se trovano) quanto la deriva del mondo della formazione verso il soddisfacimento (solo economico) dei formatori a spese dei formandi. Quindi, a mio avviso, tirare in ballo la questione religiosa è proprio fuori luogo. Il problema è sul versante dell’offerta, non della domanda!

    1. Giusi

      Non so i consulenti filosofici ma altri tipi di coach da decenni fanno presentazioni gratuite negli alberghi e poi reclutano nella disperazione promettendo risoluzione di problemi in tempi rapidi. Sono corsi di dubbio fondamento ed utilità (PNL, corsi motivazionali, apprendimento rapido) che costano migliaia di euro ma non è vero che cadono nel vuoto, tanti li fanno non risolvendo ovviamente niente ma spesso cadono in un circolo vizioso perchè questi usano metodi da lavaggio del cervello con urla collettive, camminate su carboni ardenti, training vari. Di certo se uno ha trovato le risposte in Cristo non si affida a questi guru.

      1. vale

        ah,sì.roba simile ai corsi motivazionali e per parlare in pubblico o convincere gli interlocutori che “furbastri” con laurea(laurea?) alla bocconi o alla luiss o altro ateneo, propinano- a caro prezzo- alle aziende.m’è toccato persino seguirne-assai svogliatamente- uno.tutta roba ricicciata da testi di tempi passati( dalle “institutiones oratoriae”di quintiliano a la retorica a gaio erennio di cicerone,passando per un po’ di mnemotecnica alla matteo ricci e qualche “dritta” alla actor’s studio di kazan basata sul metodo stanislavskij.
        ovvero come farti pagare a caro prezzo cose che potresti imparare leggendoti un libro…..

  6. mariamichela

    @ Carlo: sono d’accordo con te, con tutto quel che scrivi. Ma non ho capito come ti collochi rispetto al problema… Credi, nonostante tutto… o no?

  7. Carlo

    Mariamichela: non è detto che esprimendo qualche osservazione, una persona debba sempre per forza collocarsi…a saperlo, dove mi colloco! Posso dire di sì, credo. Quando c’è il vento, però, e le foglie se ne volano via, mi sembra sempre che da un momento all’altro anche la mia fede se vada con loro. Forse sbaglio, forse mi aspetto cose sbagliate dalla preghiera, vorrei vedere il vento placarsi, sentire che non tornerà. Gesù, il Vangelo e la Chiesa hanno senz’altro conquistato la mia ragione, credo nei fatti avvenuti e tramandati e non mi sembrano certo strani…strano mi sembrerebbe tutto il mondo, senza quei fatti. Vorrei, però, pregare per meraviglia e contentezza non per inquietudine o paura; vorrei una fede che mi si potesse leggere negli occhi. Aspetto che la mia fede, dalla testa scenda al cuore.

  8. mariamichela

    Io vorrei non un life coach ma testimoni di fede veri, vicini, quotidiani. Forse dovrei osservare meglio chi mi circonda… Nel frattempo mi consolo leggendo di alcuni di loro. Quelli che mi hanno piu’ colpito di recente sono Chiara Corbella e Tim Guenard (di cui ho letto un libro “Piu’ forte dell’odio”). Non lascia indifferenti vedere come hanno affrontato la sofferenza nella loro vita. E arrivano dritto al cuore (anche se la storia di Tim e’ piu’ un pugno nello stomaco…)

  9. Rino

    Ieri sera ho letto questo blog alle coppie che stiamo seguendo nel corso fidanzati. E’ stato bello vedere i loro occhi luccicare e capire che sotto sotto hanno visto che c’è qualcosa più grande di ciò che ci propone la società d’oggi.
    Grazie per le belle parole.

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