Ti ho vista per la prima volta a testa in giù, presa dalle caviglie, con le braccia appese come nel martirio di San Pietro. Per tuo fratello era stato diverso, era sgusciato da sua madre come un missile verso l’alto, subito avvolto in un panno verde, il mio, il suo colore. Gli altri erano passati come una meteora che lascia una traccia indelebile sopra ogni abisso. Uno era stato annunciato da segni che evocano la morte e invece erano echi rimbombanti di vita … perdite irregolari, sempre più irregolari diventavano dubbio e poi certezza di qualcosa che lottava per l’esistenza.
Dopo poco il verdetto, quell’inerme combattente per la vita era già stato, soffocato in un fiume di sangue, andato, perduto e pianto senza nemmeno uno sguardo, senza nemmeno un saluto. L’altro, si era fatto almeno scrutare dallo schermo dell’ecografo, il tempo di un bacio, di un abbraccio, di un malinconico sorriso e anche quel puntino agonizzante era sulla strada del cielo. Sì del cielo! Così mi aveva detto un giorno un prete, uno di quelli per cui vale la pena versare l’otto per mille, non è morto, è in cielo! Ecco allora i miei quattro figli: uno in terra, due in cielo e fino a ieri uno in pancia. Ricordo quando anche tu eri una piccola, meravigliosa pulsazione che si accendeva e spegneva come una lampada ad intermittenza spiata nell’utero materno. Eri già vita, straordinaria voglia di vita che vinceva e si imponeva nel buio di una stanza. Guardare ai piccoli, agli infinitesimi, ai fragili eppure così forti grumi di vita per imparare la vita, per entrare radiosi negli anfratti sterili della nostra esistenza. Questo ho imparato, questo ho capito … Sei nata sotto la protezione di Maria, sub tuum presidium recita la devozione antica, invocata, supplicata con in mano un rosario impugnato come una spada.
Sono stato subito convocato in una stanza per essere informato, con un giro di parole, che insomma eri un caso di trisomia 21. Le tue braccia spalancate al mondo, come la piazza di San Pietro, uno dei sintomi. Questa cosa non andava, i bambini nascono ipertonici con le braccia rattrappite e strette al petto. Il primo pensiero è stato che il cristianesimo è davvero scandalo e stoltezza … se provi ad entrare nella vita con le mani in alto, innocuo, inoffensivo, senza alcuna opposizione, senza alcuna resistenza, una richiesta d’amore che sfida la paura e l’indifferenza, non sei normale … Sicuro di non essere capito ho ringraziato i medici che mi hanno chiesto insistentemente se avevo capito. Un cenno del capo la mia risposta … A questo punto avevi bisogno di un nome. A dirla tutta era stato pensato da tempo, ma soltanto ora veramente scelto. Doveva essere Benedetta per gratitudine, infinita gratitudine al Santo Padre, il mio Papa, il mio papà. Poi Benedetto da Norcia padre del monachesimo occidentale, Patrono d’Europa, insomma uno cui affidarsi senza timore di non essere ascoltato.
Da un pò di tempo, non a caso, cerco casa sulle montagne sopra Subiaco … All’improvviso mi era chiaro che il tuo nome aveva a che fare con il mio cammino di fede, tutto ciò che avevo ascoltato, tutto ciò che avevo letto, meditato, condiviso con i miei fratelli si dava appuntamento con te, ora! Mi riaffioravano alla mente le parole di un vecchio monaco certosino viste ne ”Il grande silenzio”: “poichè Dio è un essere infinitamente buono cerca sempre il nostro bene e in tutto ciò che ci capita non vi è ragione di temere. Spesso ringrazio Dio per avermi reso cieco. Sono certo che è stato per il bene della mia anima se ha permesso ciò”. Mi ero inchinato un tempo dinanzi a tanta forza, oggi ero chiamato ad inchinarmi e onorare la tua debolezza. “Al forte è affidato l’indifeso” ripetevo, tra me e me. Poi mi veniva in soccorso, ancora una volta, una frase annotata sul mio taccuino: “Rabbi Abraham Yeshaya Karelita si alzava sempre solennemente in piedi in presenza di una persona affetta dalla sindrome di Down: se l’Eterno aveva privato costui della capacità di studiare a fondo la Torah – diceva – il motivo è che egli è già abbastanza perfetto ai suoi occhi”. All’alba del 21 di maggio tra le lacrime vergavo sul mio moleskine queste parole: “Benvenuta Benedetta … Ti venererò come il mio Signore sulla Croce .. Tuò papà”; che io non debba mai cedere da questo proponimento, ingiunsi ad ogni particella del mio corpo … Messo il vestito buono sono tornato in ospedale da te e da mamma.
Nel tragitto tra ostetricia e neonatologia io e tua madre abbiamo incontrato il medico che aveva fatto la prima diagnosi. Ci ha detto con un grande sorriso che i sintomi erano regrediti e tu eri stata rivalutata, insomma la stessa diagnosi ribaltata. Te laudamus Domine.
Grazie!
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Te laudamus Domine!
bellissimo.
Anche il mio secondo bambino, nato a 34 settimane nel giorno dell’onomastico del fratello maggiore, aveva moltissimi problemi. Lo abbiamo chiamato Raffaele “medico di Dio”, affidandolo alla sua amorevole protezione.
Ho offerto per lui la mia stessa vita: dopo quel parto traumatico per me è arrivata una croce pesante che è divenuta presto più leggera visto che, in pochi mesi, la sua voglia di vivere e la sua tenacia hanno portato al regresso completo di ogni sua problematica.
Questi scriccioli c’insegnano che nella vita, soprattutto in quella che ha appena visto la luce, mai niente è perduto.
Vederlo sano, sveglio e sempre in movimento è per me il dono più grande che potessi ricevere: lenisce ogni piaga, cura ogni ferita, rende vivibile ogni malattia. Te laudamus Domine!
La mia figlia minore si chiama Benedetta. Benedetta come il santo Padre che era stato eletto da poco, ed era non solo il dolce Cristo in terra, come ogni pontefice, ma lo consideravo una mia delizia personale, miele e speranza.
Benedetta, come san Benedetto, patriarca del monachesimo occidentale, forse il singolo uomo che ha dato il più forte contributo alla cultura europea, costruito uomini che a loro volta hanno costruito una civiltà. Un vero gigante dello spirito, patrono d’Europa.
Benedetta, soprattutto, perché saperla in arrivo fu un duro colpo: era la quinta, quando ho saputo di lei i fratelli avevano 1, 3, 5 e 12 anni. Non avevo dormito una notte consecutiva negli ultimi 5 anni (e andò avanti ancora per almeno 3/4 anni). Sapevo già che avrei dovuto passare l’intera gravidanza a letto, come in effetto è stato. Non c’era (e non c’è) in casa nostra il posto per un altro lettino (Benedetta ancora oggi dorme su un materasso appoggiato a terra, che di giorno scorre sotto al letto di suo fratello). Eravamo senza risorse: mentali, economiche, energetiche.
Ho pregato perché il buon Dio si convincesse di aver fatto uno sbaglio e questa bimba non nascesse. Contemporaneamente ho seguito alla lettera tutte le indicazioni del medico, perché per perderla davvero mi sarebbe bastata una corsetta un po’ energica. Ho passato nove mesi immobile, con bimbi piccoli che non potevano essere presi in braccio, accompagnati ai giardini, portati in bicicletta, non potevo andare alle feste di classe, ai colloqui con gli insegnanti, covavo un nervosismo dovuto all’immobilità forzata, ma volevo che questa bambina sapesse da subito, sin dal nome, che era comunque Bene-detta, non male-detta, che proprio le circostanze difficili del suo arrivo, misteriosamente, dovevano indicarci che in lei risiedeva una particolare benedizione, una trama difficile da vedere e comprendere, ma che avrebbe dato bellezza (oltre che carichi e fatica) alle nostre vite.
Benedetta oggi è bellissima, ha 6 anni, parla ininterrottamente, conosce molte storie dell’Antico Testamento, è forte e indipendente, usa i congiuntivi meglio di molti adulti, disegna principesse e farfalle, ha la tendenza a tiranneggiare tutta la famiglia, vuole convincermi che sarebbe assolutamente appropriato se la mandassi all’asilo truccata di tutto punto e con scarpe con il tacco, è morbida e dolce da accarezzare ed è assolutamente quello che dice il suo nome, una benedizione.
Grazie Daniela!
Grazie Daniela! La nostra prossima bimba(se è femmina, vedremo a breve) volevamo chiamarla Benedetta, proprio perché non ostante il momento economico, fisico e di spazio non certo facile siamo certi che sarà una benedizione. Un abbraccio
Per la seconda volta: Grazie, Daniela!
No. Le cose possono essere vissute come dite voi che le avete vissute e come dite che le hanno vissute altri o invece possono essere e essere vissute in tutt’altro modo il che vuole dire che non c’è un solo modo giusto di viverle, ma ci sono dei modi giusti dove ci può essere il pensiero (nostro) di Dio o anche non ci può essere e questi due modi sono tutti e due buoni e veri, per quanto possa esservi qualcosa più vera di un altra, riguardo allla vita. Io ho avuto il babbo cieco, di guerra, e senza una mano, e mai mai e poi mai, lo ho sentito dire grazie Gesù di avermi fatto dono di essere cieco, e nemmeno lo ho sentito mai bestemmiare Gesù per averli fatto questo regalo, ma solo, nella miseria del dopo guerra, quando ancora non riscoteva che una pensione da fame tirava avanti la famiglia, (come insegnante) moglie e due figlioli, e un’altro morto pochi giorni dopo nato, e usciva per conto suo, quando mla città era ancora agibile ai pedoni, studiava, cercava di parlare con le persone, si domandava il perché delle cose, non l’ho mai visto, non si è mai fatto vedere disperato o angosciato o vile.
Di sicuro non andava in Chiesa e se credeva credeva per conto suo nel suo cuore come una cosa riservatissima da non andare a miagolare in giro. E così è morto.
MI piace questo padre.
@ filosofiazzero 21 maggio 2012 alle 10:22
C’è solo una nota stonata in questo commento: il verbo all’infinito dell’ultima riga.
Mica tanto. – Non vo mica a miagolare in giro le mie cose – diceva
Sono certamente cattiva e maligna ma l’impressione che ho avuto io era che a “miagolare” fosse chi, invece di tenere certe cose (come la fede, p.es.) “riservatissime”, osa spiattellarle in giro per blog.
I bambini Down sono in via di estinzione. Guardiamoci intorno, se ne vedono sempre meno. Vengono abortiti. Basta un esame del sangue per diagnosticare la sindrome. Potremmo trovarci di fronte all’ultima generazione di bambini Down.
Ne scrivevo qualche tempo fa:
http://costanzamiriano.wordpress.com/2012/01/11/su-al-nord/#comment-26177
Contro aborto ed eugenetica, invito a partecipare all’iniziativa “Uno di noi”, promossa dal Movimento per la Vita. Concretamente si tratta di aderire alla raccolta di firme (ne occorrono almeno un milione in 7 paesi dell’Unione Europea) per estendere «la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell’integrità di ogni essere umano fin dal concepimento in tutte le aree di competenza della Ue»:
http://www.mpv.org/home_page/area_stampa/00014702_Parte_Uno_di_Noi._primocaso_di_democrazia_diretta_su_scala_europea.html
🙂
Angelina, adesso mi viene in mente che sei stata tu la prima a segnalare qui l’iniziativa… Repetita iuvant 😉
Domenica in Aula Nervi è stata “lanciata” l’iniziativa: ora chi vuole dovrebbe organizzarsi per la raccolta di firme autentiche (quindi secondo una precisa procedura, pena l’invalidità). Che si fa?
Mi sa che la macchina organizzativa di raccolta delle firme stenti un po’ a mettersi in moto. Ma confido che non tardi ad attivarsi. Per evitare di sprecare energie, eviterei iniziative personali, e attenderei che il Movimento per la Vita e i promotori dell’iniziativa intraprendano la raccolta di firme con tutti i crismi. Chi sa qualcosa può comunicarlo anche qui, credo…
Eviterei iniziative personali; oh Ale, avrai mica pensato che stavo già mettendo su un banchetto con notaio itinerante? 😀
no, figurati, era una raccomandazione rivolta a me stesso, che mi stavo già facendo accarezzare dall’idea – io sì – di metter su il banchetto… 😀
Io l’ho fatto anni fa, quando si trattava della proposta di modifica dell’art 1 CC, armata di “kit MPV” e notaio volontario….Bei tempi….;-)
Voglio essere sincera, senza offendere nessuno e, anzi, manifestando la mia ammirazione a tutti i genitori capaci di gesti di coraggio a volte davvero estremi.
Il fatto è che non so davvero cosa pensare in merito a certe scelte, perché alla fine sempre di scelte si tratta (fare l’amore o no, usare metodi contraccettivi o no, abortire o no).
Ecco, l’aborto, credo sia una decisione che non dovrebbe competere a noi (anche se di fronte ad alcune gravissime malformazioni e relative sofferenze, ammetto di pensare che io stessa, nella stessa situazione, avrei preferito non essere nata).
Ma se avessi (e purtroppo non ne ho) poniamo, due o tre figli, mi chiederei seriamente se fosse il caso di farne altri: e non perché non voglio rinunciare alle vacanze, ma perché non saprei dove metterli (letteralmente: casa nostra arriva a fatica a 60 mq e ora non potremmo permettercene un’altra), perché con quattro figli e senza nonni vicino dovrei probabilmente lasciare il lavoro e vivere in 5 o 6 col solo stipendio di mio marito lo vedo francamente impraticabile ecc.
Insomma, ogni bimbo è una benedizione, di questo sono certa. Benvenuti a tutti, davvero.
Però non credete che ci siano anche casi in cui usare metodi contraccettivi sia una scelta di buon senso?
Costanza nel suo libro citava un proverbio: “Ogni bambino arriva col suo cestino.”
A volte è vero. Ma purtroppo non sempre.
@Erika: certo l’apertura alla vita é una cosa difficilissima e a pensarci da pazzi
Io sono la seconda di undici figli, ma i miei genitori sempre ci hanno detto che se non avessero accolto Dio nella loro vita mai sarebbero stati capaci di un amore cosí grande, di aprirsi totalmente alla volontà di Dio.
E ti assicuro che davvero la Provvidenza esiste… sembra impossibile, ma con un solo stipendio (e neanche molto alto) a me e ai miei fratelli non é mai (davvero mai) mancato nulla.
Ho sempre avuto quello di cui avevo bisogno, ho viaggiato, vado all’università…
Molti pensano anche che con cosí tanti figli i genitori non abbiano il tempo di occuparsi di tutti e per cui vengono su dei mezzi selvaggi 🙂 … niente di più falso! I nostri genitori ci sono sempre per tutti e noi grandi aiutiamo i più piccoli per i compiti o per le faccende domestiche, ma non é certo un peso!
I miei amici atei, che quando parlo della mia famiglia mi guardano come se venissi da marte, quando poi vengono a casa nostra sono talmente contenti e mi chiedono sempre di ritornare… secondo me perché vedono che é possibile vincere il nostro egoismo che ci fa chiudere all’amore, alla vita.
continenza no? solo con..dom?
Erika
“Però non credete che ci siano anche casi in cui usare metodi contraccettivi sia una scelta di buon senso?”
E perché, anziché ai metodi contraccettivi, non ricorrere ai metodi naturali di regolazione della fertilità?
http://www.uccronline.it/2011/06/17/gli-esperti-%C2%ABi-metodi-naturali-anticoncezionali-sono-efficaci-al-95-99%C2%BB/
quelli sono ammessi,i metodi naturali. il contraccettivo sia meccanico che chimico,no.
Cara Erika, in punta di piedi provo ad entrare nella delicata problematica che tu hai presentato. Un brivido mi ha attraversato la schiena leggendo queste parole: “perché alla fine sempre di scelte si tratta (fare l’amore o no, usare metodi contraccettivi o no, abortire o no)”. Di scelte si tratta ma c’è scelta e scelta: un conto è decidere di fare l’amore o no un conto è decidere se ammazzare una persona o no; l’aborto non riesco a definirlo in un altro modo, non riesco ad essere politicamente corretto su questo tema, mi dispiace… Si sente spesso parlare di “aborto terapeutico”… in quale deriva ci siamo infilati? Come si è potuto scendere così in basso? La Chiesa parla di paternità e maternità responsabili (non credo che Alessandro faccia fatica a trovare gli illuminanti testi del magistero su questo tema) ma sull’aborto, no! Mi dispiace! Una gravidanza, per quanto indesiderata, non può mai essere considerata una “malattia” da curare. Lo so, Erika, che tu non pensi questo (almeno lo si evince da quanto scrivi), però quella tua frase che ho citato mi ha agghiacciato. Non voglio assolutamente minimizzare il problema che poni e d’altra parte, sulla sacralità della vita umana si è già abbondantemente parlato nei giorni scorsi… che Dio ci aiuti!
“A questo insegnamento della Chiesa sulla morale coniugale, si obietta oggi, come osservavamo sopra (n. 3), che è prerogativa dell’intelligenza umana dominare le energie offerte dalla natura irrazionale e orientarle verso un fine conforme al bene dell’uomo.
Ora, alcuni si chiedono: nel caso presente, non è forse razionale, in circostanze così complesse, ricorrere al controllo artificiale delle nascite, se con ciò si ottiene l’armonia e la quiete della famiglia e migliori condizioni per l’educazione dei figli già nati?
A questo quesito occorre rispondere con chiarezza: la Chiesa è la prima a elogiare e a raccomandare l’intervento dell’intelligenza in un’opera che così da vicino associa la creatura ragionevole al suo creatore, ma afferma che ciò si deve fare nel rispetto dell’ordine da Dio stabilito. Se dunque per distanziare le nascite esistono seri motivi, derivanti dalle condizioni fisiche o psicologiche dei coniugi, o da circostanze esteriori, la Chiesa insegna essere allora lecito tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l’uso del matrimonio nei soli periodi infecondi e così regolare la natalità senza offendere minimamente i principi morali che abbiamo ora ricordato.
La Chiesa è coerente con se stessa, sia quando ritiene lecito il ricorso ai periodi infecondi, sia quando condanna come sempre illecito l’uso dei mezzi direttamente contrari alla fecondazione, anche se ispirato da ragioni che possano apparire oneste e gravi.
Infatti, i due casi differiscono completamente tra di loro: nel primo caso i coniugi usufruiscono legittimamente di una disposizione naturale; nell’altro caso essi impediscono lo svolgimento dei processi naturali. È vero che, nell’uno e nell’altro caso, i coniugi concordano con mutuo e certo consenso di evitare la prole per ragioni plausibili, cercando la sicurezza che essa non verrà; ma è altresì vero che soltanto nel primo caso essi sanno rinunciare all’uso del matrimonio nei periodi fecondi quando, per giusti motivi, la procreazione non è desiderabile, usandone, poi, nei periodi agenesiaci a manifestazione di affetto e a salvaguardia della mutua fedeltà. Così facendo essi danno prova di amore veramente e integralmente onesto.”
(Paolo VI, Humane Vitae, 16)
Grazie Ale! 🙂
“la Chiesa insegna essere allora lecito tener conto dei ritmi naturali immanenti alle funzioni generative per l’uso del matrimonio nei soli periodi infecondi…”
…un italiano orrendo, tra l’altro….(vero emidiana?)
Secondo la mia esperienza, però, si può seguire anche i metodi naturali come metodi contraccettivi, e non basta l’apparente fedeltà alla “regola” per essere a posto. E’ difficile spiegarmi ma ci provo.
Io posso seguire i metodi naturali, ma se vivo la cosa con l’angoscia ogni mese o di una frustrazione per una lontananza forzata e innaturale dal marito (non parlo di una settimana), o con l’angoscia di poter rimanere incinta un’altra volta, c’è qualcosa che non va.
Ci sono ragioni obiettive in questo conto che non torna: problemi di regolarità e/o salute; una conoscenza sempre più approfondita dei metodi, ma che a volte arriva all’esasperazione (ma devo essere un medico, io, per poter capire cosa diavolo succede?!),e magari mentre si impara, strada facendo, arrivano dei figli, i quali, tra gravidanza e allattamento, risballano di nuovo la conoscenza dei propri ritmi; e poi l’altra ragione è che la vita non è un manuale, che dentro il rapporto tra un uomo e una donna, dentro le circostanze delle giornate, di fatiche e dolori in cui accompagnarsi e sostenersi anche fisicamente, di lontananze per lavoro ecc., il sacrificio che richiedono i metodi a volte diventa controproducente, addirittura, direi, una mancanza di carità nei confronti l’uno dell’altro. Ci vuole sempre una forza di volontà, una chiarezza di obiettivi, una fede incrollabile e condivisa da entrambi. Il che, lo sappiamo, è quasi impossibile che sia sempre e con uguale intensità. D’altronde rifiuto l’idea di pensare a un figlio come il risultato di una “caduta”, di una deviazione dalla strada maestra indicata dai manuali e dai corsi dei metodi naturali. E non parlo di concupiscenza, di educarsi ad un desiderio sano dell’altro. Su questo i metodi sono davvero eccezionali e , posso testimoniarlo, un enorme aiuto a guardare sè, l’altro e i figli come un dono. Parlo invece di un rapporto umano, davvero matrimoniale, cioè carnale che DEVE esserci tra marito e moglie, e deve esserci nella serenità e nella gioia, dell’anima e del corpo.
A questo punto torna a quanto detto sopra: se i conti non tornano, ci sono delle ragioni obiettive che ho già citato, e delle ragioni soggettive: che io viva con angoscia o frustrazione ogni mese, significa anche che io non sono disposta REALMENTE ad accettare quel che Dio vuole, e che per me i metodi naturali sono semplicemente dei metodi contraccettivi, dai quali mi aspetto una sicurezza che manco quelli chimici o meccanici hanno; soltanto che sono in pace con le regole del catechismo cattolico. Io desidero tanto trovare una risposta, e capire se questi “conti che non tornano” sono frutto di:
a. un mio atteggiamento sbagliato; b. di una pretesa eccessiva ( e d’altronde non vedo alternative, volendo non accontentarmi e godere PIENAMENTE di mio marito e del nostro matrimonio – però anche qui, l’andare per esclusione non può bastarmi); c. di entrambe le cose.
Ho messo un po’ troppa carne al fuoco, capisco, e forse sono sta un po’ confusa! Ma è una cosa così importante…!:)
Sara S, sei arrivata al fondo del problema, per come è vissuto da molte coppie cattoliche. Penso che la questione però non possa essere risolta manualisticamente una volta per tutte, ma che – una volta delineato il problema – vada risolto caso per caso, in sede di confessione e direzione spirituale.
perfectio:
…questa poi!
Grazie perfectioconversationis, soprattutto per il bellissimo racconto della tua esperienza familiare. E’ vero, non si può affrontare nel dettaglio un argomento così su un blog, ci vorrebbe una guida saggia, che avesse il coraggio di entrare nel merito, però, e guardando bene in faccia la persona che ha davanti. Cosa non semplice, però!
Per quel che vale penso anch’io che il problema vada affrontato con l’ausilio del direttore spirituale
Ecco, bravo “per quel che vale” abituiamoci a dirlo, tutti, me compreso, o a considerarlo sottinteso….
Fermo restando che resta imbarazzante e farsesco sentire che persone adulte si rivolgano al direttore spirituale(sic!) per conoscere l’uso corretto del marito/ o della moglie….
“Fermo restando ecc.” a tuo sommesso avviso, ovviamente, e per quel che vale il tuo sommesso avviso…
… a me, sommessamente, mi mette in imbarazzo sentire queste cose del direttore spirituale de coniunctionis coniugalis opificio.
E’ la constatazione di un mio stato d’animo. Constato sommessamente in me stesso che mi sento in imbarazzo, per quello che vale questa constatazione, potrebbe anche essere fallace, probabilmente è fallace, ovviamente.
Anche a me metterebbe in imbarazzo sentire parlare di direzione spirituale in relazione al rapporto coniugale, anzi, sarei meno morbida di te e direi che mi darebbe fastidio e forse scandalo. Ma per me non si tratta soltanto di un settore della mia vita psico-fisica. Proprio la fatica e l’impegno che mi fanno fare ‘sti metodi naturali stimolano in me domande che vanno oltre la camera da letto,e nello stesso tempo non devono, non possono assolutamente prescindere da essa. Per questo prendo le distanze sia da chi riduce il sesso a un particolare (più o meno piacevole o assolutizzato) della vita, sia da chi invece lo isola tra le cose che contano fino a un certo punto, tanto la salvezza è dell’anima e non c’entra niente, anzi, meno mi ci metto, meno lo vivo, meno vado contro le regole del buon cattolico. Ovviamente tra le due posizioni, per me è peggiore la seconda.
Quindi se attraverso l’esperienza con mio marito io non arrivo a domandarmi chi sono e cosa voglio, sono una poveretta che si accontenta; e in quel caso andrei al massimo da un ginecologo o da un esperto del settore ( esperto in termini meccanici, ovviamente), e allora sì che strabuzzerei gli occhi all’idea di un direttore spirituale!
Detto questo, non è facile per nessuno mettersi a nudo così. Anch’io vivo l’imbarazzo, ma è un imbarazzo diverso, un imbarazzo che viene da una ritrosia a scoprirsi, non un imbarazzo scandalizzato.
Sara S, per quel che può valere detta da un celibe, trovo la tua sintesi assolutamente precisa, niente affatto confusa e che va dritta dritta al cuore del problema.
Come mi capitò di dire (scrivere) a una mia amica che una volta mi accennò ad alcuni problemi che aveva nei rapporti con suo marito “certo che se affronti questa cosa come se stessi partecipando a una rilassante partitella alla roulette russa, allora c’è qualcosa che non va.”
Sai che anch’io tante volte ho l’impressione che con la storia dei metodi naturali ci si voglia mettere in pace la coscienza ma tenendo il desiderio che è quello di tutti, cioè poter controllare la situazione in ogni dettaglio. Non c’è alcuna differenza allora con chi usa il condom.
E che modo di vivere è, quando vige il terrore di un altro figlio, e si è capaci di sbattere fuori anche per mesi l’uomo o la donna che si è sposati, magari anche quando quello è triste, e si sente solo e ha bisogno di te?! Tutto, anche questa perfidia, nell’ inviolabile dogma del: ma noi un altro figlio non possiamo averlo!
Io voglio liberarmi da questa ipocrisia, perchè amo mio marito e me lo voglio godere, amo i miei figli, quelli che ci sono e quello/i che forse verranno e me li voglio godere, e non voglio temerli come fossero l’apocalisse!
In effetti, credo che sia la ragione per la quale, quando sento qualche cattolico che “pubblicizza” i metodi naturali come “più sicuri del condom” sento dei brividi di disagio!
Non solo perché a quel punto davvero il non-credente può con buona ragione avanzare molte perplessità, e una sua eventuale accusa di ipocrisia avrebbe delle ragioni.
E’ certo che si può distinguere, come giustamente si fa, tra l’alterazione di un processo naturale e il suo assecondarlo ma… davvero dovrebbe essere questo il primo (o il solo, peggio… ) approccio alla questione? Non assomiglia troppo a… come dire?… un’intenzione del cuore “contraccettiva”? Non posso usare il preservativo ma ho questo: tiè!
E senza togliere nulla alla genitorietà responsabile, al rifiuto doveroso sia del sentimentalismo vacuo da una parte che alla soddisfazione istintuale di ridurre l’altro/a a “qualcosa” che serve a togliersi un prurito, ci mancherebbe!
Ma alla fin fine, nel rapporto di donazione/accoglienza tra uomo e donna che vige (o dovrebbe) tra marito e moglie e che, sì, deve trovare uno dei suoi vertici nell’unione della carne… bhe, l’imperativo di evitare la gravidanza può anche condurre a far percepire, in parte, il marito come un “pericolo”, come una minaccia. E dall’altra il marito sentirà probabilmente che il suo donarsi sbatte contro un rifiuto parziale, o meglio un’accoglienza “ristretta” da parte della moglie.
In questa contrattura, che poi in definitiva è paura che getta come un’ombra tra i due, c’è un ostacolo, qualcosa di sbagliato.
D’altra parte, come dici, c’è una difficoltà di accettare per davvero ciò che Dio vuole da noi (che è un po’ di tutti, credo, in misura minore o maggiore). Io ritengo davvero che l’unione tra gli sposi sia uno dei segni più profondi che il Signore ci ha lasciato per farci comprendere qualcosa di Lui – che nel passo di San Paolo citato da Costanza ci sia una sapienza teologica da lasciare senza fiato. Perciò è vero che quella stessa paura che abbiamo verso quel che immaginiamo il Signore abbia in serbo per noi, possa essere la medesima che getta un’ombra su molti sposi. C’è una medesima difficoltà di fiducia, di sottometterci per davvero, noi povere membra della Chiesa, al Cristo. Magari devono essere risolte assieme. E forse proprio attraverso una maggiore capacità di accogliere tutto del proprio sposo (sposa), proprio nella carne e in questa lotta tra fiducia e timore, c’è una delle strade che il Signore ha scritto nei nostri corpi, per comprendere in qual modo vuole da noi questa medesima… come dire… fiducia intelligente e mite. Quindi non assolutizzare il sesso né men che meno volerlo restringere “che tanto quel che conta è salvarmi l’anima” ma proprio un “con questo il Signore ci parla di Lui e di noi, per la Sua gloria e la nostra salvezza”.
Mmmm, adesso non mi viene di spiegarla meglio di così.
La vita è davvero misteriosa! , sono “amica segreta” di Costanza e del blog da quando tre mesi fa mi è stato regalato il suo libro, quasi ogni giorno vengo a sbirciare, oggi sono corsa dopo la terribile notizia del padre che ha ucciso i suoi piccoli bambini, ho avvertito una violenza tale in cui siamo immersi che ci presenta avvenimenti così assurdi che ho sentito urgente sentire “altre voci”.
Grazie per le vostre voci di speranza in un mondo che aspetta di essere salvato
Quello che mette più paura non è la estinzione dei bambini down, ma che venisse impedito alle donne di fare l’amniocentesi.
Certo, come no, la soppressione di esseri umani perché down ci rasserena tutti!
Tutti chi?
Vorreste un legge che vietasse l’amniocentesi?
Ma “vorreste” chi?
Personalmente, mi associo a quanto scrivono questi “medici, bioeticisti e responsabili di associazioni di disabili, a fronte dell’utilizzo sempre più frequente della diagnosi genetica prenatale nei Paesi occidentali, preoccupati per le conseguenze che l’impiego diffuso ed indiscriminato di questa pratica può avere sia a breve che a lungo termine nella popolazione”.
http://www.ilfoglio.it/soloqui/341
“La nostra richiesta di integrare sistematicamente la diagnostica prenatale con una “fase pre-diagnostica” e una “post-diagnostica” si basa sulla constatazione che la diagnosi genetica prenatale non è eticamente neutra: come tutti gli atti umani è una scelta e le scelte richiedono una reale conoscenza dei dati e implicano una responsabilità. L’autonomia delle donne nelle decisioni sulla loro gravidanza può essere seriamente compromessa da un uso routinario (dunque una “non scelta”) della diagnosi genetica prenatale, che spesso proviene da una pressione sociale per non far mettere al mondo figli con anomalie genetiche. Occorre garantire nei fatti la libertà nella scelta. A tal fine, politiche sociali e dinamiche culturali nuove dovranno essere varate perché mai la donna venga costretta a considerare l’interruzione di gravidanza come l’unico sbocco possibile in caso di malattia genetica fetale.”
http://lacapannadellozioblog.wordpress.com/2012/04/26/baby-can-i-hold-you/
La citazione arriva in ritardo, ma mi sembra meriti un attimo di attenzione….
fra Filippo Maria: la mia frase era volutamente “scioccante”. Naturalmente non penso che la scelta di abortire sia equiparabile a quella di non avere rapporti sessuali!
Grazie per la tua risposta.
@Ale: grazie anche a te, anche se il Magistero della Chiesa riguardo alla contraccezione non mi convince molto, ma naturalmente la mia opinione non e’ dirimente…
@ Elisonda: seconda di undici figli? Wow, tutta la mia ammirazione, sono certa che la vostra e’ una famiglia fantastica. :-).
Alessandro, sono d’accordo:
“Occorre garantire nei fatti la libertà nella scelta.” (delle indagini prenatali)(chi verificherà poi se una donna avesse agito liberamente o sotto pressione sociale, le parrocchie?)
.
La pressione sociale delle parrocchie? Al dì d’ancùo? Uno strumento di pressione sociale schiacciante 😉
Non è quello che dicevo….
No, dato che è la seconda volta, si vede che soffro di un attacco di analfabetismo di ritorno («ya me comen, ya me comen, por do más pecado había» 😉 )
“chi verificherà poi se una donna avesse agito liberamente o sotto pressione sociale, le parrocchie?”
no, lo verificate tu e una squadra di volontari da te selezionati.
Ma io non voglio verificare nulla.
Invece sarebbe il caso che cominciassi a verificare tutto caro Alvise,specialmente i tuoi dogmi laici.bell’argomento oggi,mi dispiace di dover scappare,ho appena finito di studiare italiano con il mio primogenito,che come sapete è affetto da una malattia rara ,che frequenta il 1 liceo classico e che oggi ha lasciato di stucco il professore di storia,e che inoltre sarebbe in grado di battere a scacchi la maggior parte di voi.Chi giudica la qualità della vita Erika? E le donne possono veramente scegliere o vengono inondate di notizie spesso false e terrorizzanti? chi c’è dietro l’ eugenetica,sarò complottista ma provate a digitare eugenetica su google e vedrete,
Comunque,io sono felice dei miei 4 figli,di tutta la Provvidenza che a piene mani si è riversata su di noi.
Abbiamo deciso di sposarci con una borsa di studio e nient’altro,oggi abbiamo due posti fissi,la casa e una famiglia fantastica,oltre a tanto disordine.Ogni bambino nasce con il suo fagottino,è vero,lo avevo dettagliato qualche post fa e lo rifarò più tardi,ora scappo.
Congratulations!!!
Velenia, per quando torn: fai i complimenti al liceale che ha lasciato di stucco il professore di storia. Bravo! Sarei curiosa di sapere, di che argomento si trattava?
Le guerre puniche.
Ri-compllimenti 😀
Vorrei solo, sommessamente, fare presente che ci sono tante altre malformazioni (oltre alla sindrome di Down) anche molto gravi, se mi è permesso chiamarle in questo modo, che si possono diagnosticare precocemente nel nascituro.
Quali, per esempio?
Me lo chiedi polemicamente. Allora io non rispondo.
(ma avrete tutti notato, credo, che nel tempo, si vedono sempre meno “disgraziati” nelle famiglie, (uso questa brutta parola che vuol dire sfortunati) per loro fortuna.
Sì è un mondo magnifico e progressivo. Ma chiamiamo le cose col loro nome:
Eugenetica (http://www.treccani.it/enciclopedia/eugenetica/)
Disciplina che si prefigge di favorire e sviluppare le qualità innate di una razza, giovandosi delle leggi dell’ereditarietà genetica. Il termine fu coniato nel 1883 da F. Galton. Sostenuta da correnti di ispirazione darwinistica e malthusiana, l’e. si diffuse inizialmente nei paesi anglosassoni e successivamente nella Germania nazista, trasformandosi nella prima metà del 20° sec. in un movimento politico-sociale volto a promuovere la riproduzione dei soggetti socialmente desiderabili (e. positiva) e a prevenire la nascita di soggetti indesiderabili (e. negativa ) per mezzo di infanticidio e aborto.
A partire dagli anni 1950, con gli studi sul patrimonio genetico dell’uomo si è fatta strada una nuova e. tecnologica , che persegue tre direttrici: a) la selezione genotipica dei soggetti a rischio di manifestare una malattia, per mezzo della diagnosi prenatale e l’aborto dei soggetti INDESIDERATI, o più precocemente, con la diagnosi pre-impiantatoria (e. selettiva o CREATIVA); b) la selezione germinale, mediante la scelta di gameti raccolti e conservati in banche apposite e utilizzati nell’ambito delle tecniche di fecondazione artificiale (e. preventiva ); c) la geneterapia, mediante la modificazione dell’informazione genetica contenuta nelle cellule somatiche, nelle cellule germinali e negli embrioni umani prodotti in vitro (e. curativa ).
Sotto il profilo filosofico, l’ispirazione e. trova sostegno nello scientismo tecnologico e nell’etica sociobiologista. In particolare, il sociobiologismo sostiene che l’ETICA SI MODIFICHI NEL TEMPO o in funzione degli stadi di evoluzione biologica e SOCIALE via via raggiunti. Nella pratica medica, pertanto, tutto ciò che favorisce i meccanismi di selezione e miglioramento della specie viene ritenuto lecito. Sotto il profilo scientifico l’UNICA maniera per PREVENIRE LE MALATTIE è quella di SOPPRIMERE i soggetti geneticamente predisposti ad ammalarsi. Sotto il profilo etico, l’e. moderna presuppone un’eliminazione SISTEMATICA, programmata di esseri umani, nella maggior parte dei casi motivata da ragioni e pressioni di origine ECONOMICA (etica utilitarista).
Alvise, mi sembra di sentire Umberto Veronesi che si lamentava del fatto che nascessero a suo dire ancora molti bambini Down. Ingenuamente ho pensato che fosse stato scoperto un rimedio alla trisomia 21 che però fosse ancora poco applicato. Poi ho capito che le lagnanze di Veronesi si appuntavano sul fatto che i bambini Down non fossero eliminati prima della nascita. Unica possibilità perché i Down non nascano Down è infatti che non nascano affatto.
Accipicchia, come fai a dire che lo chiedo polemicamente? Sei ingiusto con me!
Alvise, purtroppo ad oggi esistono poche terapie prenatali per malattie genetiche (“trapianti prenatali per le sindromi da immunodeficienza congenita, per la osteogenesi imperfetta, per la beta-talassemia, già effettuati nell’uomo ma con risultati clinici non sempre ottimali”), quindi la diagnosi di malattie genetiche prima della nascita nella maggior parte dei casi non s’accompagna al poter curare in grembo queste malattie.
E allora perché ricorrere alla diagnostica prenatale?
1) Per essere informati sull’esistenza di patologie che comunque non possono (per lo più) essere curate in grembo.
Ma a che serve sapere senza poter curare?
Aggiungo, citando sempre dal link http://www.ilfoglio.it/soloqui/341 :
“In base ai dati più recenti pubblicati dall’Associazione dei Ginecologi Canadesi, il rischio di perdita fetale in seguito all’impiego di procedure diagnostiche invasive (amniocentesi o prelievo dei villi coriali) è di 1 aborto non voluto ogni 200 procedure e di 1 su 100 secondo il Royal College of Obstetrics and Gynecology, o valori intermedi secondo altri. Inoltre, considerando che in Italia si eseguono circa 100.000 amniocentesi ogni anno e che la maggior parte dei feti sottoposti ad indagine prenatale risulta sana, appare sconcertante l’elevato numero di bambini (probabilmente sani) persi in seguito alla procedura.”
Vale la pena esporsi ad un così elevato rischio di perdita del feto per, al massimo, diagnosticare patologie che comunque non sono curabili in grembo?
2) per abortire il figlio cui è diagnosticata una malattia. E allora la diagnostica prenatale è solo una condanna a morte.
Insomma: la diagnostica prenatale non si sta trasformando in uno strumento di selezione eugenetica?
…”condanna a morte”, non la diagnostica, ma il risultato (eventualmente) della diagnostica.
Chiamatela come volete. Ma mettere al mondo i poveracci che nascevano quando non c’erano questi sistemi diagnostici precoci a me non mi sembra che fosse una cosa tanto positiva, Che ci pensasse Iddio allora. Ma Iddio si sa ,va dritto per la sua strada, non si sa quale, Ci vuole mettere alla prova? Ci vuole fare avere più meriti? Così è scritto. Da chi?
Quindi per te “i poveracci” non hanno la tua stessa identica dignità, possono essere eliminati.
E sulla base di che sostieni che non abbiano la tua stessa identica dignità? E non eri tu quello che dicevi che non bisogna far del male a nessuno, e che il tuo orizzonte etico si basa su libertà giustizia e fratellanza, e che del cristianesimo bisogna tener buono l’ “ama il prossimo tuo come te stesso”?
Io, me stesso, non vorrei nascere disgraziato.
Io, personalmente, è una mia idea, personale, se qualcuno sa di avere un bambino con un grave handicap e lo fa nascere lo stesso non mi sembra una buona azione.
Ma è giusto che uno faccia come crede, ovviamente.
http://www.oremus.org/hymnal/o/o174.html
Le spade per l’erba verde etc.
Alvise, se è valida l’ analisi pre natale perché non quella post natale? Basta solo non vedere per eliminare un essere umano? Se poi uno si rompe una gamba? Cosa lo si tiene a fare? Se per legge posso uccidere il mio bimbo innocente nella pancia perché mi da fastidio tenerlo, perché allora non potrei uccidere il mio vicino di casa che fa troppo casino? Ma verso quali logiche umane stiamo andando? Non tu Alvise, ovviamente, so che tu non faresti male a una mosca.
E a proposito di vite disgraziate,vivere su un pizzo di montagna,solo come un cane,con un cane,senza una donna,senza un amico, a spostare pietre tutto il giorno, a me sembra veramente una vita disgraziata,ma mica vengo lì e ti sopprimo.
No, niente amici, mica è che sia simpatico io…
Quanto a sopprimermi, ci penso continuamente.
Ma sono un vile.
Beh, pensa ad Aramis: «Non posso suicidarmi, sono cattolico!» 🙂
Non è già più vigoroso? 😉
Grande Aramis!!!
😀
Secondo me se venissi qua a darci una mano a sistemare casa,preparare pranzi,lavare,stirare,uccidere blatte,pulire acquari,far studiare ragazzini e mangiare anelletti al forno alla siciliana,innaffiati da vino rosso,e per finire cannoli e grecale,ti passerebbero codesti pensieri.
ben detto Velenia, posso venire anch’io?
😀 ;-D 😀
Grazie per il bell’articolo che ,ammetto, mi ha strappato una lacrimuccia…. E per tutti i commenti che seguono che hanno suscitato questioni non trascurabili, grazie! E verso gli ultimi anche un sorriso!