Un segreto piano sovversivo (replay)

di Costanza Miriano

“L’obiettivo finale, te lo dico, è un referendum abrogativo della zucchina”. Mio figlio ha deciso di riscrivere la Costituzione italiana, ma il disegno in realtà porta alla lotta risolutiva contro il nemico giurato, l’odiato ortaggio. Un comitato di giuristi di casa mia (Tommaso e Bernardo) ha dunque buttato giù un canovaccio di una nuova Costituzione, sulla quale molti insigni studiosi da oggi in poi dovranno misurarsi.

Articolo 1 Questa casa è una democrazia fondata sui bambini.

Articolo 2 Questa casa ripudia il passato di verdure come strumento di tortura, e di risoluzione dei conflitti alimentari.

Articolo 3 I compiti sono equiparati a lavoro nero, e quindi dichiarati illegali…

Cari ragazzi, sarà dura da digerire, ma ve lo dico ancora una volta, questa casa non è una democrazia, e compiti e verdure sono legali. Mi dispiace.

Questo mi riporta a una celebrazione di questi giorni a me molto cara: san Giuseppe, l’unica figura di primo piano del Vangelo che non dice una parola, neanche una, è il modello di tutti i padri che festeggeremo domani.

Se questa casa non è una democrazia lo dobbiamo proprio al fatto che da noi c’è un padre come si deve.

Se fosse per me vigerebbe la democrazia, e quindi io sarei in minoranza netta. Credo che l’happy meal di McDonalds avrebbe tutti i giorni – e più volte al giorno – la meglio sul riso con la zucca, perché il mio cuore di mamma si scioglie come un budino. Poi guardo mio marito e mi ricordo che forse abbiamo un compito un po’ più alto di quello di tenere i nostri figli sfamati e contenti.

Per questo, anche in anticipo rispetto al 19 marzo, lo ringrazio.

Lo ringrazio perché è generoso, e non tiene niente per se stesso.

Lo ringrazio perché fa il lavoro grosso, quello meno creativo ma più utile a tutti noi.

Lo ringrazio perché è solido e razionale.

Lo ringrazio perché è senza optional – tipo un sofisticato navigatore che gli consenta di individuare nuovi colpi di sole nella consorte – ma non va mai in panne.

Lo ringrazio perché riceve sms solo dal touring club, ma per noi c’è sempre, non come qualcun’altra che fosse per lei starebbe sempre al telefono.

Lo ringrazio perché corregge con mano ferma, spegne le luci alla sera, toglie i ciucci e dice basta alle caramelle.

Lo ringrazio perché sa sempre distinguere tra la birichinata e il birichino, e non fa tracimare l’arrabbiatura.

Lo ringrazio perché si fa aiutare nei lavori di giardinaggio, pur avendo i quattro aiutanti più sconclusionati dell’Italia centrale.

Lo ringrazio perché fa viaggi, vede film, spiega guerre, ascolta incongruenti opinioni di tattica calcistica e surreali avventure di omini lego, mette (e sente!) sveglie ed è pronto a fare tutte le cose per le quali io non saprei dove sbattere la testa.

Lo ringrazio perché ci guida ma mi chiede sempre un’opinione. E quando poi fa di testa sua di solito ci prende.

Lo ringrazio perché è il re dell’accrocco e con creatività tutta sua – uno sputo, un chiodo stortignaccolo – aggiusta praticamente, incredibilmente, tutto.

Lo ringrazio perché dire che mi rispetta è riduttivo, e sarebbe pronto a morire per ognuno di noi.

Ci sarebbero anche due o tre cosette, due o tre piccoli appunti da muovere (tipo sulla assoluta non necessità di essere sempre sincero, e sulla opportunità di fare affermazioni false, iperboliche e molto generose sull’aspetto di una moglie), ma oggi non è il giorno.

Auguri, babbo!

46 pensieri su “Un segreto piano sovversivo (replay)

  1. Filippo Maria

    Dietro una grande donna c’è sempre un grande uomo! Forse non era così ma funziona lo stesso… 😉
    Buona Domenica a tutti!

    1. 61Angeloextralarge

      Grandezza e santità di un falegname di Nazareth di nome Giuseppe

      Dimmi, Giuseppe, quand’è che hai conosciuto Maria? Forse un mattino di primavera, mentre tornava dalla fontana del villaggio con l’anfora sul capo e con la mano sul fianco, snello come lo stelo di un fiordaliso? O forse un giorno di sabato, mentre con le fanciulle di Nazareth conversava in disparte sotto l’arco della sinagoga? O forse un meriggio d’estate, in un campo di grano, mentre, abbassando gli occhi splendidi per non rivelare il pudore della povertà, si adattava all’umiliante mestiere di spigolatrice? Quando ti ha ricambiato il sorriso e ti ha sfiorato il capo con la prima carezza, che forse era la sua prima benedizione e tu non lo sapevi; e poi tu la notte hai intriso il cuscino con lacrime di felicità? Ti scriveva lettere d’amore? Forse sì; e il sorriso, con cui accompagni il cenno degli occhi verso l’armadio delle tinte e delle vernici, mi fa capire che in uno di quei barattoli vuoti, che orinai non si aprono più, ne conservi ancora qualcuna. Poi una notte, hai preso il coraggio a due mani, sei andato sotto la sua finestra, profumata di basilico e di menta, e le hai cantato sommessamente le strofe del Cantico dei cantici: “Alzati, amica mia, mia bella e vieni! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, e se n’è andata. I fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico ha messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. Alzati, amica mia, mia bella e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave e il tuo viso è leggiadro”. E la tua amica, la tua bella, la tua colomba si è alzata davvero. È venuta sulla strada, facendoti trasalire. Ti ha preso la mano nella sua e, mentre il cuore ti scoppiava nel petto, ti ha confidato lì, sotto le stelle, un grande segreto. Solo tu, il sognatore, potevi capirla. Ti ha parlato di Jahvé. Di un Angelo del Signore. Di un mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo. Di un progetto più grande dell’universo e più alto del firmamento che vi sovrastava. Poi ti ha chiesto di uscire dalla sua vita, di dirle addio, e di dimenticarla per sempre. Fu allora che la stringesti per la prima volta al cuore, e le dicesti tremando: “Per te, rinuncio volentieri ai miei piani. Voglio condividere i tuoi, Maria. Purché mi faccia stare con te”. Lei ti rispose di sì, e tu le sfiorasti il grembo con una carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente… E io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere il progetto del Signore. Lei ha puntato tutto sull’onnipotenza del Creatore. Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura. Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza. La carità ha fatto il resto, in te e in Lei.

      don Tonino Bello

      1. 61Angeloextralarge

        Padre di Gesù

        O San Giuseppe,
        con te, attraverso te,
        noi benediciamo il Signore.
        Egli ti ha scelto tra tutti gli uomini
        per essere il casto sposo di Maria,
        colui che sta alla soglia del mistero
        della sua maternità e che, dopo di lei,
        accoglie questa maternità nella fede
        come opera dello Spirito Santo.
        Tu hai dato a Gesù una paternità legale
        nella stirpe di Davide.
        Tu hai continuamente vegliato
        con affettuosa premura
        sulla Madre e sul Bambino
        per rendere sicura la loro vita
        e permettere loro di compiere la loro missione.
        Il Salvatore Gesù si è degnato
        di sottomettersi a te come ad un padre
        durante la sua infanzia e la sua adolescenza
        e ricevere da te gli insegnamenti per la vita umana,
        mentre tu condividevi la sua vita
        nell’adorazione del suo mistero.
        Tu ora dimori presso di lui.
        Continua a proteggere tutta la Chiesa,
        la famiglia nata dalla salvezza portata da Gesù.
        Guarda alle necessità spirituali e materiali
        di tutti coloro che ricorrono alla tua intercessione.
        Ricordati delle famiglie
        e in particolare dei poveri:
        per mezzo di te essi sono sicuri
        di raggiungere lo sguardo materno di Maria
        e la mano di Gesù che li soccorre.
        Amen.

        (Giovanni Paolo II)

  2. Quel che tocca Costanza diventa oro.
    Nel mio piccolo blog che parla delle piccole cose della vita quotidiana, faccio in media 4.000 click al mese. Che vuol dire poco più di 100 al giorno.
    Scrivo di Costanza e che cosa succede? Quasi 1.000 contatti in un giorno…
    Chapeau!

    1. Perché, non è vero che tutte le mogli, o quasi, pensano, o dicono, lo stesso del marito oppure lo prendono in giro bonariamente che lui è un buono a nulla, che lui etc….
      Solo questo volevo dire, seguivo la mia solita procedura di banalizzazione totale dell’essere umano.
      Ma cosa hai nel cervello?

      1. Che cosa hai tu nel cervello e fino a che punto la banalizzazione della persona, in modo negativo, ti ha prosciugato?
        Non riconosci più l’ironia? Strano, sei toscano.
        O sei così acido oramai che tutto o è insulto o non ha senso?
        E questo che ho scritto sarà ironico oppure no?

        Forse nel cervello io c’ho l’affetto e la riconoscenza per gli amici, la voglia di provare a trovare qualche cosa di buono e vero ovunque, la difesa dell’uomo a prescindere, in quanto creatura.

        1. Io no, tutto cattivo, tutto brutto, negativo, falso.
          O invece non mi sforzo sempre di fare vedere che il BENE non è solo da una parte, non è esclusivo?
          Ma forse riesco solo, come dici te, a essere acido, non-ironico, peso, noioso, ripetitivo, inopportuno,
          fuori luogo antipatico eccetra.

      1. Fk

        Direi che 20 click al giorno sono tanti, considerato tutto!
        Adesso ci metto la faccina sorridente così non te la prendi 🙂

        1. Anche troppi!!!
          Non sono i click che importano, ma che uno si sforzi ogni giorno di sottoporsi alla ardua disciplina dello scrivere
          e tener duro. Il risultato non conta. E neanche partecipare. Ma solo il tentativo di fare meglio.
          Ma allora perchè non scrivi sulla carta. senza rompere? (potrebbe uno dire)
          Perchè così sono ancora più costretto a impegnarmi, perchè qualcuno vede.
          Cazzi amari!!!!

  3. Mi si allarga il cuore, grazie! 🙂
    Ora lo faccio leggere da mio marito e, forse!, qualcosina imparerà… 😉
    E anch’io.
    Poter considerare il marito un dono di Dio è una grazia e insieme una conquista.
    Ringrazio per il mio con tutto il cuore e una lista così, si meriterebbe proprio.
    La farò. 🙂
    Gioiosa santa Domenica a tutti!

  4. Alessandro

    “San Giuseppe ci insegna che si può amare senza possedere. Contemplandolo, ogni uomo e ogni donna può, con la grazia di Dio, essere portato alla guarigione delle sue ferite affettive a condizione di entrare nel progetto che Dio ha già iniziato a realizzare negli esseri che stanno vicini a Lui, così come Giuseppe è entrato nell’opera della redenzione attraverso la figura di Maria e grazie a ciò che Dio aveva già fatto in lei…

    Giuseppe ci svela il segreto di una umanità che vive alla presenza del mistero, aperta ad esso attraverso i dettagli più concreti dell’esistenza. In lui non c’è separazione tra fede e azione. La sua fede orienta in maniera decisiva le sue azioni. Paradossalmente è agendo, assumendo quindi le sue responsabilità, che egli si mette da parte per lasciare a Dio la libertà di realizzare la sua opera, senza frapporvi ostacolo. Giuseppe è un “uomo giusto” (Mt 1,19) perché la sua esistenza è “aggiustata” sulla parola di Dio.”

    (Benedetto XVI, Discorso Vescovi del Camerun nella Chiesa Christ-Roi in Tsinga a Yaoundé, 18 marzo 2009)

  5. no, non tutte le mogli, Alvì. Ne conosco che gettano merda sui mariti.
    Ma sono d’accordo con te, il bene non è tutto da una parte.

    1. (però penso che sia una perdita di tempo ostinarsi a cercare di mostrarlo: il bianco e nero è molto più facile da capire e da accettare)

      1. Erika

        Fefral, il fatto che sia più facile da capire, non ci esime da aspirare a farlo… secondo me, Alvise non sempre riesce a oggettivare il suo pensiero, lo “personalizza” e questo provoca rigetto negli interlocutori (che non significa che quello che dice sia sciocco o falso)

  6. Twentyrex

    Mi piacerebbe potermi riconoscere in questo padre. Malgrado i miei sforzi e la mia forte determinazione ad esercitare un ruolo di padre giusto ed attento, la vita mi ha travolto e si sono invertite le mete senza che me ne rendessi conto. Così il successo nella professione, inizialmente neanche messo in conto, mi ha sottratto tempo, attenzione e, forse, cura ed amore verso i miei figli. Devo al Buon Dio ed alla sua Madre se oggi entrambi i miei figli siano persone oneste e rette e cittadini esemplari. Non credo di averci messo nulla di mio. La festa di San Giuseppe per me è occasione di grande amarezza ed insieme di grande gratitudine per Coloro che mi hanno sostituito. Ma solo la Fede mi consente di sopportare il vuoto delle gioie di un tempo che è andato irrimediabilmente perduto e di trovare conforto nelle piccole cose che adesso posso fare per loro.
    Cara Costanza, non solo sei una persona speciale, ma possiedi il dono di sapere accogliere in te la luce e la lucidità e la gioia che il Signore ci manda e che, purtroppo, in molti non riusciamo ad intercettare. Queste tue cronache familiari servono tantissimo a svegliare qualche dormiente ed a far meditare chi lo è stato per troppo tempo.
    Grazie.

  7. 61Angeloextralarge

    Beata la famiglia dove si prega e si ascolta la Parola di Dio, perché è presente il Signore e la fede sarà sempre viva.

    Beata la famiglia dove la festa è santificata, perché i suoi membri sono colmati di benedizioni e si troveranno alla festa del Cielo.

    Beata la famiglia in cui non entra la bestemmia, la stampa equivoca, il divertimento pericoloso, i discorsi sconvenienti, perché in essa regna la vera gioia.

    Beata la famiglia dove gli sposi vivono in pienezza di amore e di fedeltà, perché è segno dell’amore di Dio.

    Beata la famiglia dove regna la concordia, il dialogo, la fiducia reciproca, perché in essa regna la pace.

    Beata la famiglia in cui, nella gioia e nel dolore, viene testimoniata la fede con la vita, perché è benedetta dal Signore.

    Beata la famiglia dove i genitori sono consolati da figli affettuosi e i figli trovano nei genitori dei testimoni di Cristo, perché essa diventa dimora di pace e di virtù.

    Beata la famiglia dove si chiama per tempo il Sacerdote accanto ai malati, perché in essa l’infermità è alleviata e la morte è benedetta, perché apre la via del Cielo.

    Beata la famiglia che si apre generosamente agli altri, perché diventa segno dell’amore di Dio nel mondo.

    (non ne conosco l’autore)

    1. 61Angeloextralarge

      Il decalogo della pace in famiglia

      1. Accettare di essere diversi.

      2. Alla base di un “contratto”: “Noi non ci faremo mai soffrire”. volontariamente.

      3. Considerare gli aspetti positivi, realizzare i miniproblemi.

      4. L’amore cresce attraverso questi piccoli perdoni.

      5. Parlare e spiegarsi: “Ti chiedo perdono”… “Mi sono innervosito”…

      6. Riconoscere la ferita che si è fatta.

      7. Dare tempo al tempo.

      8. Imparare a negoziare, mettendosi al posto dell’altro…

      9. Riconciliarsi e saper ripartire “come prima”.

      10. Quando il perdono sembra impossibile, guardiamo Cristo in croce.

      La preghiera della sera è una occasione per scambiarci il perdono. Amare è essere capaci di dire insieme il Padre nostro.

      (don Bruno Ferrero)

  8. 61Angeloextralarge

    BEATITUDINI DL PAPA’

    Beato il papà che chiama alla vita e sa donare la vita per i figli.

    Beato il papà per il quale i figli contano più degli hobby e della partita.

    Beato il papà che cresce insieme ai figli e li aiuta a diventare se stessi.

    Beato il papà che sa pregare con i figli e confrontare la vita con il Vangelo.

    Beato il papà convinto che un sorriso vale più di un rimprovero, uno scherzo più di una critica, un
    abbraccio più di una predica.

    Beato il papà che non teme di essere tenero e affettuoso.

    Beato il papà che sa capire e perdonare gli sbagli dei figli e riconoscere i propri.

    Beato il papà che non sommerge i figli di cose, ma li educa alla sobrietà e alla condivisione.

    Beato il papà che non si ritiene perfetto e sa ironizzare sui propri limiti.

    Beato il papà che cammina con i figli verso orizzonti aperti all’uomo, al mondo, all’eternità.

    (non ne conosco l’autore)

    1. 61Angeloextralarge

      UN DECALOGO PER IL PAPA’

      1. Il primo dovere di un padre verso i suoi figli è amare la madre. La famiglia è un sistema che si regge sull’amore. Non quello presupposto, ma quello reale, effettivo. Senza amore è impossibile sostenere a lungo le sollecitazioni della vita familiare. Non si può fare i genitori “per dovere”. E l’educazione è sempre un “gioco di squadra”. Nella coppia, come con i figli che crescono, un accordo profondo, un’intima unione danno piacere e promuovono la crescita, perché rappresentano una base sicura. Un papà può proteggere la mamma dandole in “cambio”, il tempo di riprendersi, di riposare e ritrovare un po’ di spazio per sé.

      2. Il padre deve soprattutto esserci. Una presenza che significa “voi siete il primo interesse della mia vita”. Affermano le statistiche che, in media, un papà trascorre meno di cinque minuti al giorno in modo autenticamente educativo con i propri figli. Esistono ricerche che hanno riscontrato un nesso tra l’assenza del padre e lo scarso profitto scolastico, il basso quoziente di intelligenza, la delinquenza e l’aggressività. Non è questione di tempo, ma di effettiva comunicazione. Esserci, per un papà vuol dire parlare con i figli, discorrere del lavoro e dei problemi, farli partecipare il più possibile alla sua vita. È anche imparare a notare tutti quei piccoli e grandi segnali che i ragazzi inviano continuamente.

      3. Un padre è un modello, che lo voglia o no. Oggi la figura del padre ha un enorme importanza come appoggio e guida del figlio. In primo luogo come esempio di comportamenti, come stimolo a scegliere determinate condotte in accordo con i principi di correttezza e civiltà. In breve, come modello di onestà, di lealtà e di benevolenza. Anche se non lo dimostrano, anche se persino lo negano, i ragazzi badano molto di più a ciò che il padre fa, alle ragioni per cui lo fa. La dimostrazione di ciò che chiamiamo “coscienza” ha un notevole peso quando venga fornita dalla figura paterna.

      4. Un padre dà sicurezza. Il papà è il custode. Tutti in famiglia si aspettano protezione dal papà. Un papà protegge anche imponendo delle regole e dei limiti di spazio e di tempo, dicendo ogni tanto “no”, che è il modo migliore per comunicare: “Ho cura di te”.

      5. Un padre incoraggia e dà forza. Il papà dimostra il suo amore con la stima, il rispetto, l’ascolto, l’accettazione. Ha la vera tenerezza di chi dice: “Qualunque cosa capiti, sono qui per te!”. Di qui nasce nei figli quell’atteggiamento vitale che è la fiducia in se stessi. Un papà è sempre pronto ad aiutare i figli, a compensare i punti deboli.

      6. Un padre ricorda e racconta. Paternità è essere l’isola accogliente per i “naufraghi della giornata”. È fare di qualche momento particolare, la cena per esempio, un punto d’incontro per la famiglia, dove si possa conversare in un clima sereno. Un buon papà sa creare la magia dei ricordi, attraverso i piccoli rituali dell’affetto. Nel passato il padre era il portatore dei “valori”, e per trasmettere i valori ai figli bastava imporli. Ora bisogna dimostrarli. E la vita moderna ci impedisce di farlo. Come si fa a dimostrare qualcosa ai figli, quando non si ha neppure il tempo di parlare con loro, di stare insieme tranquillamente, di scambiare idee, progetti, opinioni, di palesare speranze, gioie o delusioni?

      7. Un padre insegna a risolvere i problemi. Un papà è il miglior passaporto per il mondo “di fuori”. Il punto sul quale influisce fortemente il padre è la capacità di dominio della realtà, l’attitudine ad affrontare e controllare il mondo in cui si vive. Elemento anche questo che contribuisce non poco alla strutturazione della personalità del figlio. Il papà è la persona che fornisce ai figli la mappa della vita.

      8. Un padre perdona. Il perdono del papà è la qualità più grande, più attesa, più sentita da un figlio. Un giovane rinchiuso in un carcere minorile confida: “Mio padre con me è sempre stato freddo di amore e di comprensione. Quand’ero piccolo mi voleva un gran bene; ci fu un giorno che commisi uno sbaglio; da allora non ebbe più il coraggio di avvicinarmi e di baciarmi come faceva prima. L’amore che nutriva per me scomparve: ero sui tredici anni… Mi ha tolto l’affetto proprio quando ne avevo estremamente bisogno. Non avevo uno a cui confidare le mie pene. La colpa è anche sua se sono finito così in basso. Se fossi stato al suo posto, mi sarei comportato diversamente. Non avrei abbandonato mio figlio nel momento più delicato della sua vita. Lo avrei incoraggiato a ritornare sulla retta via con la comprensione di un vero padre. A me è mancato tutto questo”.

      9. Il padre è sempre il padre. Anche se vive lontano. Ogni figlio ha il diritto di avere il suo papà. Essere trascurati o abbandonati dal proprio padre è una ferita che non si rimargina mai.

      10. Un padre è immagine di Dio. Essere padre è una vocazione, non solo una scelta personale. Tutte le ricerche psicologiche dicono che i bambini si fanno l’immagine di Dio sul modello del loro papà. La preghiera che Gesù ci ha insegnato è il Padre Nostro. Una mamma che prega con i propri figli è una cosa bella, ma quasi normale. Un papà che prega con i propri figli lascerà in loro un’impronta indelebile.

      (don Bruno Ferrero)

  9. Anche se mi sforzo all’inverosimile, del papà non trovo nulla di buono da dire, al contrario.
    Nella sua professione era geniale, ma come padre e marito decisamente no.
    Anche se ormai è morto da alcuni anni, S. Giuseppe (e non solo) è per me il giorno del perdono.
    Gli dico: “Ti ricordi, papà, quel giorno che mi hai detto che…., ne ho sofferto molto, ma ti perdono perché a me è stato perdonato molto da Cristo.” E pian piano che sto andando avanti mi sento più leggera, libera.
    Il consiglio mi è stato dato dal mio direttore spirituale, sacerdote in gamba, e gli ringrazio.

    Ma domani è anche l’onomastico del Papa, il papà di tutti noi. AUGURI JOSEPH, detto Bepperl, quando era piccolo. 🙂
    In realtà ci sarebbe anche Dio Padre…ma quanti ne abbiamo? O_O

    1. Alessandro

      Oggi all’Angelus il Papa:

      “Cari amici, domani celebreremo la festa solenne di san Giuseppe.
      Ringrazio di cuore tutti coloro che avranno per me un ricordo nella preghiera, nel giorno del mio onomastico.
      In particolare, vi chiedo di pregare per il viaggio apostolico in Messico e Cuba, che compirò a partire da venerdì prossimo. Affidiamolo all’intercessione della Beata Vergine Maria, tanto amata e venerata in questi due Paesi che mi accingo a visitare.”

    2. 61Angeloextralarge

      Karin, siamo sulla stessa barca. Ho faticato non poco ad accettare mio padre. ho sempre avuto un pessimo rapporto con lui. Stessa focosità! A livello personale mi sono mancate tante cose e non solo a me. Posso dire altrettanto di mia madre. Ho iniziato a “capirlo” quando ho incontrato il Signore: Lui ha guarito il mio cuore dalle tante ferite: lo ringrazio perché se ripenso alla mia vita riesco a capire meglio il carattere dei miei gentori e ad amarli lo stesso. Mio padre in particolare ha solo e sempre lavorato, da quando era bambino: non mi ha mai dimostrato affetto e spesso mi ha detto cose che mi hanno lasciato non ferite ma squarci. Aveva reazioni forti che non capivo. Ma oggi, oltre a ringraziare il Signore, ringrazio anche lui perché a modo suo non ci ha mai fatto mancare quanto necessario, facendo a meno per se stesso di tante cose. In un modo sbagliato ma sono sicura che mi ha voluto bene e che adesso me ne vuole di più.

  10. cri

    mi sono emozionata a leggerti, Costanza… grazie.

    Spero tanto di poter vivere presto con mio marito la gioia e l’avventura di essere genitori 🙂

  11. 61Angeloextralarge

    Ringraziamento tardivo per te, Costanza, e per questo post: mi rivedo molto nei comitato di giuristi di casa tua! 😉

  12. Questa donna, è di una lucidità pazzesca.
    Ecco cosa ha detto il mio fidanzato, quando gli ho “presentato” Costanza Miriano.
    E’ stato lui a regalarmi il suo libro (che adesso sta facendo il giro della mia parrocchia, citato anche dal mio super rigoroso parroco durante il ritiro per le coppie di fidanzati e sposati); è lui che mi segnala i suoi articoli (sempre troppo brevi) sui giornali che è lui a comprare.
    In compenso io, ho letto il libro due volte e vado spulciando archivi sul web per trovare qualsiasi cosa riferisca su Costanza e sulle sue apparizioni, televisive e non.
    Le sue parole, mi hanno aiutata molto a fare un passo indietro. Un passo indietro rispetto alla(e) persona(e) che ho davanti. Perché se il suo è un prontuario sulla sottomissione sponsale, in realtà aiuta a capire qual è il ruolo della donna un po’ ovunque. Una donna sottomessa è l’espressione piena e fedele della gioia, della dolcezza, della maternità. Una donna sottomessa è una donna che abbraccia (e quindi comprende).
    Ecco, non so se Costanza stessa leggerà queste righe, ma sono felice di lasciarle qui.
    E di ringraziarla immensamente, perché è un gran bell’esempio. Per tutte noi.
    V.

  13. Wow, valentina!! Grazie! Certo che leggo io in carne ed ossa, con tanto di giacca di pile dell’oviesse (quando scrivo in casa tendo all’abbrutimento). Il tuo commento mi ha dato lo sprint per riprendere a lavorare (la notte scorsa sono andata a letto dopo le 8, ho fatto il dritto…). Grazie!

  14. 61Angeloextralarge

    Fuori tema ma fresco di giornata:

    “Cari figli! Vengo tra di voi perché desidero essere la vostra madre, la vostra interceditrice. Desidero essere il legame tra voi e il Padre celeste, la vostra mediatrice. Desidero prendervi per le mani e camminare con voi nella lotta contro lo spirito impuro. Figli miei consacratevi a Me completamente. Io prenderò le vostre vite nelle mie mani materne e vi insegnerò la pace e l’amore affidandole allora a mio Figlio. Vi chiedo di pregare e digiunare perché soltanto così saprete testimoniare il mio Figlio per mezzo del mio cuore materno in modo giusto. Pregate per i vostri pastori perché in mio Figlio possano sempre annunciare gioiosamente la Parola di Dio. Vi ringrazio”.
    (Medjugorje 18 marzo 2012 h. 14,00/14,05 alla veggente Mjriana)

  15. perfectioconversationis

    Ripeto che secondo me abbiamo lo stesso modello-base di marito. Ma al mio è stato sabotato l’impianto del bricolage.

  16. Adelasia

    Mi unisco anch’io al referendum abrogativo della zucca!
    Non so come funziona in questa repubblica fondata sui bambini, ma a casa mia funziona che “a noi piacciono le zucchine” (leggasi a mia madre piacciono le zucchine) e quindi d’estate si mangiano a pranzo, cena, pranzo cena, colazione quasi, in tutte le salse… Papà, con il pollice verde, coltiva nel suo orticello tante zucchine, come se non bastasse, ciò significa che ne regala qualcuna alla nonna, all’altra nonna e altre le porta a casa. Risultato: nonna 1 prepara zucchine fritte, nonna 2 zucchine ripiene, mamma pasta con le zucchine…e tutti insieme appassionatamente siamo costretti, ahimè, a mangiare anche le zucchine preparate da nonna 1 e nonna 2, perchè non si possono mica buttare! Quindi cara signora Miriano, è invitata a casa mia d’estate, le zucchine non mancano, napoletane, genovesi, lunghe per la minestra, le foglie per la minestra di verdure, i fiori quand’è periodo (questi mi piacciono)… XD

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