di Jane
Visto che siamo a Natale, e Natale vuol dire “nascita”, e “nascita” vuol dire nuova vita che si affaccia alla bellezza e alla complessità del mondo, non si può non pensare anche alla famiglia. In essa la nuova vita trova accoglienza, riparo, certezza, fiducia, sicurezza, radici. Se si pensa ad una nuova vita, si pensa all’amore di una madre e di un padre, che guardano al frutto della loro unione con stupore, meraviglia, gioia. Una nuova nascita significa anche l’emergere di uno spontaneo senso di responsabilità da parte del padre, di una naturale predisposizione alla cura e all’accoglienza da parte della madre.
Premesso ciò, vorrei condividere con voi il pensiero di una giornalista, Juliet Linley, che sul blog “Mamma mia” affronta le tesi esposte dalla già citata filosofa francese Elisabeth Badinter nel già citato libro “Le Conflit: la Femme et la Mère”.
Nel libro la filosofa parla del conflitto che esiste tra la figura della donna e quella della madre. Si afferma che la donna moderna è finalmente libera dall’oppressione degli uomini ma è sottoposta a quella dei figli. La donna non avrebbe alcun istinto materno per la cura dei figli, ma lo farebbe solo per senso del dovere, o grazie all’amore che potrebbe anche provare per i suoi bambini, ma che potrebbe anche non provare, quindi, potrebbe legittimamente evitare di occuparsene. Una madre, secondo la Badinter, è prima di tutto donna, e non può rinunciare a se stessa per mettersi al servizio dei figli, così come un tempo aveva rinunciato a se stessa per mettersi a servizio del marito.
Insomma, in questo libro la Badinter se la prende con le giovani mamme che hanno buttato via le conquiste tanto sofferte del femminismo degli anni ’80 per tornare a fare le casalinghe. Questo, secondo lei, è ingiusto, è innaturale, è offensivo verso chi ha lasciato in eredità a noi donne la libertà di scelta.
Juliet Linley, giornalista, moglie e madre, controbatte a queste tesi nelle colonne del suo blog:
– Chi decide di tirare su i propri figli e di dedicarsi alla famiglia non butta via le conquiste delle femministe. Bisogna essere grate al femminismo che ci ha dato la possibilità di scegliere. Oggi, la donna può studiare, può votare, può lavorare e insieme occuparsi della famiglia. Ma anche fare la casalinga, o lavorare, mettendo al primo posto il marito e i figli è una scelta. Se una donna vuole “opprimersi” e “sacrificarsi” in questo modo dovrebbe essere libera li farlo. A cosa è servito sennò il femminismo se non a permetterci di decidere quale strada prendere? Sembra che per la Badinter il femminismo sia servito a negare il ruolo naturale di madre e di moglie, ma non mi pareva fosse questa l’intenzione originaria.
– La maternità stravolge l’esistenza della donna. La maternità trasforma la donna in madre, la rende responsabile di una piccola persona bisognosa e indifesa. Si domanda la Linley: «Come può questa rivoluzione della vita di una donna essere considerata di importanza inferiore alla carriera? Come può non cambiare le sue priorità?».
– Sia le donne sia gli uomini, fin dall’inizio del loro “debutto in società”, si battono per essere i migliori. I migliori a scuola, i migliori nello sport, i migliori all’università, i migliori nella carriera. Perché non cercare di essere anche i migliori genitori possibili? Perché deve essere considerata una sconfitta, uno spreco di sé e delle proprie capacità?
La Linley osserva come i genitori di oggi diano il meglio sul lavoro, ma non a casa, come si sforzino per i loro capi, ma non per i loro figli. Il “conflitto” nascerebbe qui: le donne crescono ed evolvono nel mondo egocentrico della società di oggi, e poi, in nome della maternità si sentono in dovere di rinunciare alla realizzazione di sé. Secondo la Badinter il conflitto nasce da questi due imperativi opposti.
Come osserva la Linley, la filosofa anziché criticare l’egocentrismo della nostra società e anziché (al limite) incoraggiare chi non sente l’istinto materno o chi sa che non si dedicherà ai figli a non farli affatto , «pretende che siano i bambini ad adeguarsi e ad accettare di essere cresciuti da mamme egoiste».
Sicuramente l’inesperienza del campo non mi legittima ad esprimere un opinione troppo netta sull’argomento. Ma di una cosa credo di essere sicura a prescindere dall’esperienza: i figli hanno bisogno di essere tirarti su dai loro genitori, di essere educati e formati, di essere accompagnati nei primi anni di vita secondo le proprie possibilità e le proprie disponibilità, secondo il proprio tempo. Chi non mette in conto questo e non lo colloca come priorità, è meglio che i figli non li faccia. Grazie al femminismo possiamo scegliere. Ebbene, scegliamo il meglio.
Auguri di Buon Natale a tutti voi!
LGT scripsit:”Ebbene, scegliamo il meglio”—->
“Ma dovevi stare all’ultimo piano?”
“E’ il meglio!”
Ormai siamo arrivati alla negazione di ogni evidenza, finanche il nostro essere mammiferi, cioè il nostro primordiale istinto animalesco (e conseguente istinto materno), viene negato.
Fino a dove si spingerà questo relativismo?
PS: bel post!!!
Genio Cosmico, la mano destra di Dio
http://www.youtube.com/watch?v=zaVYRvhXDrk
S.E. l’Admin, la mano sinistra
“Bisogna essere grate al femminismo che ci ha dato la possibilità di scegliere. Oggi, la donna può studiare, può votare, può lavorare e insieme occuparsi della famiglia. Ma anche fare la casalinga, o lavorare, mettendo al primo posto il marito e i figli è una scelta.”
La parola giusta è questa. Scelta. Al di là di ruoli imposti a mo’ di dogma da chicchessia. Società compresa.
quindi il vero dogma è “scelta”. Abbiamo capito? 😉
Cyrano:
“quindi il vero dogma è “scelta”. Abbiamo capito? :-)”
No. 😛
meglio così! 🙂
Basta con questa idolatria della scelta!
La scelta può essere per il male o per il bene.
Inneggiare alla SCELTA in quanto tale (cioè alla scelta purchessia), e non alla SCELTA PER IL BENE, equivale a non escludere che si stia inneggiando alla SCELTA PER IL MALE.
Il culto della scelta in quanto scelta (“non è importante che io scelga A e rifiuti B, ma è importante che io possa liberamente scegliere A o B”) conduce a trascurare la caratura morale dell’oggetto di elezione, di ciò che si sceglie (non importa più se A è buono e B biasimevole o viceversa).
Ma la scelta del male è SOLO una scelta aberrante, e decantarla in quanto scelta (decantarla per il solo fatto che è una scelta) equivale ad acclamare a una scelta SBAGLIATA, aberrante.
ma chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato… Dio?
nooo qualcuno che sta più in alto: OGNUNO!
hai ragione, sempre lì si finisce…
La scelta è buona perché l’ho fatta io. La scelta di Tizio è buona perché l’ha fatta Tizio.
E se la scelta di Tizio e quella mia sono in conflitto? Allora si fa un bel triplo salto mortale logico e si conclude: ho ragione io, la scelta buona è la mia e quella di Tizio è cattiva, perché… io sono io (vuoi mettere!).
Per la serie: ognuno è uguale a ogni altro ognuno ma qualche ognuno è… più uguale degli altri.
Allora, nel caso specifico quale di quelle elencate nel post (studiare, votare, lavorare e insieme occuparsi della famiglia, fare la casalinga, lavorare mettendo al primo posto il marito e i figli) è per il bene e quale è per il male?
siamo figli di Dio ma non cloni uno dell’altro, ognuno ha una propria vocazione particolare all’interno di una vocazione universale (alla santità).
Sicuramente scegliere male è, ad es.,lasciar morire il proprio matrimonio.
Anche uccidere qualcuno è male… Ma, perdonami, non mi pare che c’entri molto coll’argomento, proprio come “lasciar morire il proprio matrimonio”…
A buon intenditor…
Quando scrivo che “siamo figli di Dio ma non cloni uno dell’altro, ognuno ha una propria vocazione particolare all’interno di una vocazione universale (alla santità)”, sto dicendo che non ha senso chiedersi quale scelta sia buona e quale cattiva tra “studiare, votare, lavorare e insieme occuparsi della famiglia, fare la casalinga, lavorare mettendo al primo posto il marito e i figli”, perché, stante che nessuna di quelle menzionate è intrinsecamente malvagia, occorrerà che ciascuno assecondi la propria vocazione, nelle circostanza date.
“stante che nessuna di quelle menzionate è intrinsecamente malvagia,”
?
Che c’è di poco chiaro? Ti ho citato (o, per usare un orribile calco, “quotato”).
Buone Feste!
Buone feste!
(ti ho citato anch’io 🙂 )
Sarò, come dice Alvise, una cattolica che non ha bisogno di pensare. Ma se il pensare mi portasse a delle conclusioni come quella della Sig.ra Badinter, allora farei volentieri a meno.
Se il pensare ti porta a negare la realtà, io scelgo la realtà, scelgo il pensiero semplice, l’osservazione delle persone e delle cose per quello che sono.
http://danicor.wordpress.com/2011/10/02/e-preciso-tambem-nao-ter-filosofia-nenhuma/
Ritengo, per continuare il discorso, che quando il pensare corrisponde ad una ricerca autentica della verità dell’essere e del significato dell’esistenza è un fatto naturale, fa parte dell’uomo, è bello
Mi piace
Per la serie anche le streghe fanno figli.
Si parla di scelta. Non sempre. La vita spesso ci pone davanti all’accettazione più che a delle scelte. Una sceglie di diventare mamma ma se non ci riesce, deve ripiegare e saper accettare anche se costa fatica. Mia madre aveva scelto di diventare suora ma dopo un periodo di noviziato la superiora l’ha sconsigliata per motivi di salute ed è finita a fare la mamma. Il disegno di Dio, quello che Lui progetta per noi non sempre corrisponde alle nostre scelte.
esiste la possibilità di scegliere anche in casi come questo: siamo liberi di abbracciare il disegno di Dio per noi e di lavorare insieme a Lui per compierlo o di rimanere schiacciati dalle circostanze. La nostra è la libertà dei figli di un Padre che ci ama, un Padre a cui possiamo scegliere di affidarci o a cui voltiamo la faccia per sperperare la nostra eredità.
Mi piace, ben detto. Brava
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
Finalmente!!!
Un post (scusate la parola!) davvero “laico” (scusate anche questa!)
Intanto è una delle prime volte (se non la prima?) che non si parla di Cristo, del Papa,
della Santa Vergine e altro di questo genere. E il discorso subito si fa più asciutto, preciso, sensato, fruibile, umano. Fefral forse direbbe che lei i figli li ha voluti e li ama e ci sta insieme quando può starci insieme perchè le piace il suo lavoro e stare un po’ fuori e che se altre donne vogliono stare a casa, se se lo possono permettere, lei approva; Costanza è un altro esempio di donna ubiqua, ma che ci pensa, amorosa, ai figlioli, e comunque ci ha il suo suo marito che fa i turni, e così tutti gli altri che lo fanno normalmento ognuno a suo modo, il meglio che sia possibile. Gesù a parte.
Fefral ti stupirebbe dicendo che c’è stato un tempo in cui lei i figli non li voleva? E in cui aveva deciso che non sarebbe mai stata madre?
Ma poi ” li ha voluti e li ama e ci sta insieme quando può starci insieme perchè le piace il suo lavoro e stare un po’ fuori e che se altre donne vogliono stare a casa, se se lo possono permettere, lei approva”
Nulla mi stupirebbe (di FEFRAL) (o tutto?)
Alvise, secondo me tu hai bisogno dell’esorcista, Gesù non lo vuoi sentir nominare.
“Non nominare il nome di Dio invano”
Suggerimento per admin: da domani soltanto post dove viene nominato Nostro Signore, la Vergine Santa, La Chiesa, il Papa, i Santi…
Buon giorno ragazzi! Elisabeth Badinter è filosofa e io solo una Papera. Magari non ci capisco niente, ma le mamme che conosco lavorano tutte e allo stesso tempo si prendono cura dei propri figli ( mediamente 3 a testa, insomma aiutiamo a rialzare la media ).
Non mi sembra che siano isteriche che preferiscono il lavoro ai figli.
E’ normale che non tutte a 20 anni pensino di voler essere madri, ma non per carenza di istinto materno.
Come dicevo in un’altro post per me essere donne è un dono, una marcia in più, siamo libere di essere madri e donne realizzate al medesimo tempo.
Pensando a mia sorella che ha dovuto sacrificare il suo lavoro di consulente informatico (dove veniva anche pagata bene) per la maternità (2 bellissimi figli di 3 e di 7 anni) direi che e’ vero che e’ una scelta libera (anche se lei avrebbe preferito avere almeno un part time ma noi non siamo il nord europa e le imprese discriminano le donne che fanno figli).
Non credo sia pentita. Si dedica quasi totalmente ai figli anche se ha trovato tempo per tornare all’università. Ogni tanto la chiamano anche per fare la docente a corsi di informatica per i disoccupati.
Penso comunque che sia ingiusto far lasciare il lavoro a chi vuole avere figli (mai sentito parlare delle operaie che firmano contratti con clausole tipo se rimangono incinte si devono dimettere). Ha un marito che anche se lavora tanto l’aiuta e segue i figli. Un bravo padre. Se e’ veramente una libera scelta ha ragione la giornalista. Sul femminismo direi il suo ruolo genuino era l’emancipazione delle donne e non utopiche abolizioni della famiglia o roba del genere.
“Molto ragionamento e poca osservazione, conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità” disse Alexis Carrel
Testo mediocre, musica quasi peggio
E’ vero, non so cosa credevo di aver messo….mi scuso!!!
meglio un testo pastoso ed estroso di Panella, una canzone d’amore…
Vasco penso che sia da quasi vent’anni che non scrive una canzone decente o perlomeno non banale.
Concordo!!!
Elisabeth Badinter è criticata in egual misura dalle femministe e dalle anti-femministe.
Naturalmente questo me la rende assai interessante.
Ha ammesso lei stessa di ricorrere talvolta a provocazioni per far riflettere.
Secondo me vale la pena approfondire il suo pensiero che, a mio modo di vedere, non si discosta poi molto da quello di Costanza.
Badinter è molto critica sulla contrapposizione tra i sessi e sul delirio di onnipotenza che investe molte donne, anche e soprattutto le casalinghe perfette (e qui mi viene in mente la mia nonna paterna, che è atterrita all’idea di un uomo adulto che vive da solo, perché non crede che un uomo possa essere in grado di badare a se stesso. Chi è la femminista tra me e lei?).
Badinter dice alle mamme: bevete un bicchiere di vino, fumatevi una sigaretta e rilassatevi. Condivido in pieno.
A che serve passare ore a lavare i pannolini ecologici e a tritare verdure per gli omogeneizzati fatti in casa, se poi diventi isterica con marito e figli?
Mi ricordo alcuni tristissimi compagni di scuola delle elemetari costretti a mettere le pattine e la canottiera di lana, mentre io mi divertivo a battere a macchina e disegnare nell’ufficio della mia mamma, o la bellissima avventura di viaggiare con lei in vagone letto per accompagnarla a una riunione la mattina successiva…
Io vivo da solo ma non mi sembra di avere grandi difficoltà a badare a me stesso.
Riesco a cucinare ed a usare una lavatrice.
Faccio la spesa.
Le camice e i pantaloni li porto ad una lavanderia che me li stira.
A pranzo mangio con i colleghi e a volte anche la sera (se non con amici).
Ho la stanza e l’armadio un po disordinato ma poi dove sta il problema?
http://www.ilfoglio.it/soloqui/9852
31 luglio 2011
Riecco Elisabeth Badinter, filosofa francese anti maternità (e libertà)
Quando Elisabeth Badinter, filosofa francese piuttosto severa, dice alle madri: “Ehi, rilassatevi. Bevete un bicchiere di vino, fumatevi una sigaretta, date un biberon al vostro bambino e cercate di riprendervi la vostra vita”, non ha torto. Apre uno spiraglio nel tunnel (luminosissimo, arredabile) della maternità, quando sembra che anche solo mangiare gli spaghetti alle vongole prima della poppata sia un gesto snaturato, quando ritardare l’addormentamento del piccolo di quindici minuti per chiacchierare al telefono con un’amica è la dimostrazione dell’inadeguatezza e dell’incapacità di adattarsi ai ritmi della natura.
La Badinter, ritratta sul New Yorker, ha scritto saggi su saggi per denunciare la tirannia dei figli, intesa come fondamentalismo della maternità e retorica della naturalità: “Queste giovani donne: è stato detto loro di usare i pannolini lavabili. Perché quelli usa e getta non sono naturali. Per me, l’epidurale è stata una vittoria sul dolore. Ma loro dicono no, loro vogliono sentire cosa significa essere una donna. La loro idea è che non si soffre si fallisce l’esperienza della maternità. Si è madri snaturate, vittime dell’individualismo capitalista e del consumismo”. Detta così, è un sollievo. Non sentirsi in colpa se non si allatta un figlio fino ai dodici anni, se non lo si tiene addosso tutto il giorno avvolto in foulard di seta indiana per favorire il contatto con il corpo, o se si azzarda un giro in passeggino e una sera di baby sitter. Badinter, odiata dalle femministe francesi, aggiunge cose rassicuranti nel colloquio con il New Yorker: “Io non direi mai alle donne di non allattare, o fino a quando allattare, e ancora meno direi di non provare il parto naturale – ma solo di decidere per loro stesse”. Non vuole nemmeno istigarle a diventare alcolizzate o tabagiste.
“Io esagero perché voglio che si fermino a pensare”. E’ proprio questo, invece, il motivo per cui la criticano: negare l’istinto e la natura nella maternità, considerarla una trappola che impedisce alle donne di comportarsi esattamente come gli uomini, provare una totale antipatia per la differenza (quella cosa per cui le vere femministe si sono battute, perché non dovessimo sentirci in obbligo di vivere come maschi), considerare i figli un gadget come un altro, qualcosa attorno a cui è stata costruita una mistica eccessiva, e in ogni caso una graziosa palla al piede che ostacola il raggiungimento di obiettivi, guadagni, divertimenti. Elisabeth Badinter ha scritto un anno fa “Il conflitto. La donna e la madre”, che in Francia è stato un bestseller perché scava nei nostri desideri frustrati, nella voglia di libertà che si scontra sempre con il senso di colpa e di protezione. Secondo lei le donne francesi rischiano di perdere le libertà conquistate (nonostante non ci sia un sistema al mondo così accogliente verso le donne che lavorano come quello francese), e non per la misoginia degli uomini, ma per la sacralità e l’ingombro dei figli. Le moderne ragazze francesi stanno per essere ricacciate nelle case a lavare a mano pannolini ecologici, mentre potrebbero essere felici e trionfanti e libere.
Ecco, Elisabeth Badinter (tre figli, uno dietro l’altro, adesso nonna), nella sua crociata per l’educazione culturale delle madri (educazione alla disinvoltura, alla riappropriazione di spazi, all’idea che nessun figlio debba farci sentire in obbligo di chiedere il part time), esclude la felicità suprema del seguire l’istinto materno, dello spalmarsi il bambino addosso, e il desiderio di non lasciarlo nemmeno per un minuto. Ci sono cose che non sono costruzioni culturali, né dittature della naturalità. Ci sono cose che non sono mode, e semplicemente, miracolosamente accadono. Si può cercare, razionalmente, di scacciarle, in nome della libertà e della realizzazione, ma allora che libertà è?
© – FOGLIO QUOTIDIANO
di Annalena Benini
Ma una donna sceglie liberamente di avere figli. La maternità la viva come vuole senza che ci sia la Badinter a rompere le scatole… che pesanti quelli che vogliono insegnare a vivere e fanno le prediche.
Poi tutti questi bambini non li vedo. Siamo il paese a natalita zero…se una famiglia ne fa 2 sembrano gia tanti oggi.
Scriteriato, secondo me questa di Annalena Benini è una lettura un po’ superficiale del pensiero della Badinter.
Non so se hai letto il mio commento qui sopra, ma ribadisco : per alcune madri (come la mia), il lavoro fuori casa paradossalmente FA PARTE dell’essere mamma, AIUTA ad essere mamma. Non sempre, ma a volte si.
Non è questione di negare l’istinto materno, ma di capire esattamente cosa sia.
Il desiderio di “non lasciarlo nemmeno un minuto” (il bimbo)?
Per un po’ forse. Ma mi dicono che dopo qualche mese ogni tanto si vuole lasciarlo per qualche ora. Questo fa di una mamma una madre snaturata?
tra l’altro il desiderio della mamma di non lasciare neppure per un minuto il bimbo secondo me non risponde ad un istinto materno sano ma ad un ansia egoista di tenere sempre sotto controllo qualcuno di cui ci si considera proprietaria. I figli non sono nostri, a volte è facile dimenticarselo
http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2078
LETTERE ALLA REDAZIONE: COSTANZA MIRIANO E LE CASALINGHE NON DISPERATE
Ho rinunciato alla carriera per donarmi totalmente a mio marito: ora sono la persona più felice e realizzata della Terra . di Vanessa Gruosso
interessante, la signora Erika (che non è la “nostra” Erika)
La signora Erika è una “donna cristiana normale… una semplice e genuina donna di fede, pur nella sua casta avvenenza… dal cuore puro e lo sguardo sincero” (parole sue!) che fa un giro di 360 gradi e sposa lo stesso giudizio delle più radicali femministe: se la Miriano vuole scrive quello che scrive se ne stesse a casa, si vesta come sua nonna non si trucchi non guardi certe porcherie in televisione e non faccia sport, altrimenti stia zitta!
PS intanto per non sapere ne leggere ne scrivere BastaBugie ha rimosso la foto di Costanza che usava per promuovere la vendita (!!!) di un dvd (!?!)
la mail della signora Erika è pazzesca! A me tra l’altro la cosa che rende simpaticissima Costanza è la sua spontanea dichiarazione di limitarsi a predicare bene, dal momento che razzolare è troppo faticoso. Grande!
ma no.l’ho vista per un bel pezzo.è che ogno tanto cambiano.ma è rimasta lìcome promo ( anche del dvd,lo ritrovi nel sito aiutaci che usano per autofinanziarsi)) per almeno 10gg.
Lo ammetto: la lettera è mia.
D’altra parte se una può, con un incomparabile modestia, vantare “cuore puro, sguardo sincero e casta avvenenza”, che volete farci?
Tutta invidia…
🙂
Altro che! sai che gnocca
Personalmente non capisco lo sport – molto in voga – del tiro al bersaglio tra cattolici.
Se uno mi dice qualcosa contrario alle verità di fede, sono convinta di dover scattare, ma non ammetto che ci sia sempre chi dice come dobbiamo vestirci, se diamo i giusti parti ai nostri figli (!), se e quando eventualmente fare sport, se lavorare, quanto, dove, se dobbiamo vivere più modestamente, o meno modestamente…
Ma questi signori come la interpretano la libertà dei figli di Dio?
Se i cattolici guardassero all’essenziale e non al colore di smalto preferito dalle sorelle di fede…
Totale solidarietà a Costanza.
Non trovo la sua foto. 🙂
a proposito ma veramente guarda Casalinghe disperate? io mi sono visto la prima serie ma preferivo Dexter (il serial killer).
La foto in “abbigliamento non decisamente pudico” è la solita del profilo quella con l’espressione da Lucia Mondella, tagliata al collo però (non sia mai le spalle nude!)
quanto a Desperate Housewives mi risulta che Costanza non lo veda (forse una o due puntate per curiosità) ma l’ha forse citato.
PS grande Dexter!
Costanza Miriano
http://costanzamiriano.files.wordpress.com/2011/02/171881_1703695885164_1621002443_1630595_2126186_o1.jpg
e Lucia Mondella
http://img1.wantitall.co.za/images/ShowImage.aspx?ImageId=I-Promessi-Sposi%7C51ysZa63hBL.jpg
U-G-U-A-L-I !!!
pas du tout, il Genio cosmico è più chic
sì, più chic lo è sicuramente!
Le spalle nude abbigliamento non pudico? ma nemmeno in Arabia Saudita….
Io che ho visto tutta la prima serie vado all’inferno secondo la signora Erika…
ti piace Dexter? mi manca la quarta e la quinta serie…mi devo decidere a guardarle 🙂
“E lo scrivo senza un filo d’invidia, avendo rinunciato, col cuore e ben volentieri, a tutto questo, e anche a charme e seduzione, per amore di Cristo, per essere una semplice e genuina donna di fede, pur nella sua casta avvenenza, non voluta e non cercata, ma che credo emerga dalla purezza del cuore e sincerità dello sguardo.”
AHAHAHA! EVVIVA LA MODESTIA!!!
E’ orrendo essere licenziate o non essere assunte perché donne, quindi potenziali madri. Per queste cose bisognerebbe battersi.
Quando guardo le mamme che conosco penso che sono talmente ” organizzate ” che potrebbero stare dietro alla famiglia, gestire una multinazionale e fare altre quattro o cinque cose.
Direi che mia sorella rientra nella categoria supermamme.
Si e’ proprio ingiusto e orrendo.
Mi sono arrabbiato parecchio per come hanno trattato mia sorella.
Ma lei e’ forte ed e’ contenta dei suoi 2 figli.
Tra le quali una chiamata ai figli per sapere a che ora rientrano.
Bel post, e molto lucido. Personalmente, non penso che la naturale aspirazione di una donna debba essere la maternità e la famiglia, nel senso che non mi scandalizzo quando delle mie amiche dicono di non volere dei figli. In quel caso, però, meglio astenersi e non farli in ogni caso, magari perché “tutte le mie amiche hanno dei figli” o come status symbol.
Per come organizzarsi nel momento in cui poi si hanno dei figli, nel rispetto della esigenza fondamentale di curare i propri figli, ognuna faccia ciò che vuole. Io lavoro, ho sempre lavorato tanto, in certi momenti posso dire di avere una buona carriera, ma mi sono imposta orari più umani per stare con mio figlio. Non penso ce la farei a fare la casalinga, ma ho un profondo rispetto per chi rimane a casa e cura la propria famiglia. Qualche dubbio, invece, per quelle che stanno a casa con dade, filippine e nonni a disposizione. Ma è una mia posizione un po’ calvinista!
Le donne spesso sono più brave e capaci, come media statistica, degli uomini. Quindi, e te lo dico da imprenditore che come ha come delega principale le risorse umane, non si può prescindere dal talento e dalle capacità e le donne oggi ne hanno spesso più degli uomini. Quindi che si voglia o no, se si vuole gente capace e scrupolosa si assumono donne. Il problema è che le aziende devono fare il conto dei costi ed i costi familiari ricadono esclusivamente sulle aziende perchè in Italia non c’è mai stata dal 1946 una vera politica familiare. Se i costi aziendali di un figlio che deve nascere se li sobbarcasse lo stato in nome di un ricerca, se non altro, di un incremento della natalità sarebbe diverso.
Nel mio personale qui in sede ho 140 persone e la maggioranza è femminile e giovane. Quando una collaboratrice mi dice che è incinta (e con una buona famiglia apparecchiata alle spalle) io da buon catttolico sono felice, ma da imprenditore vedo che spesso va in maternità anticipata per problemi di salute (parto a rischio) e mi manca 6 o 7 mesi prima della nascita poi mi prende un’aspettativa o mi va in ferie per 3 mesi (mi è successo anche ieri), poi mi chide un orario ridotto, che la mia attività non si può permettere, insomma mi manca per 1 anno o più e poi quando torna ovviamente non è più quella di prima …..e io mi sento gambizzato !! E’ chiaro che se sull’altro piatto della bilancia lo stato ci mettesse dei soldi, il costo non sarebbe solo sulle spalle delle aziende ed uno vedrebbe le cose con occhi ben diversi. In Italia non si aiutano le famiglie ne direttamente, ne indirettamente per tramite delle aziende che danno lavoro. Il problema non è (solo) femminile è familiare.
Poi ovviamente prima di tutto ricade sulla donna. Ma a ben guardare ricade anche sull’uomo con cui vive, sull’ economia familiare e sull’ andamento demografico del paese.
Insomma è la nostra vecchia battaglia di cattolici, che non si capisce come e perchè non si sia mai riusciti a portarla in fondo ne in passato, ne in tempi recenti. Faccio una battuta : colpa dei liberali, laici e massoni che unirono l’Italia e che giurarono eterno odio ai proletari cattolici delle campagne e città obbligandoli ad emigrare a milioni ed oggi a diventare sterili ??
Ragazzi! Non è inerente al post, ma ci passo solo per farvi TANTIIIIISSSSSIIIIMIIIII AUGURI. Ci sentiamo dopo Natale. Spero, al mio ritorno, di riuscire a leggere tutti i post e i relativi commenti.
Smack a tutti!
Tantissimi auguri anche a te Angela, ci mancheranno i tuoi baci.
Smack! Smack! etc…..
Auguri Angela e un bacio enorme per te e tutte le persone che ami!
Smack, auguri anche a te!
Auguri di buon Natale anche a te.
A proposito della lettera dela Signora Erika, per capirsi, a me voi cattolici in codesto modo che siete voi seguaci della parola di Costanza Miriano (interprete della parola di S. Paolo, del Cristo eccetra)(che poi altri si dicono loro più interpreti veri e altri di più ancora eccetra, come è naturale che sia)) mi fate lo stesso effetto che vi fanno a voi i discorsi della lettera di cui sopra, non so se riesco a spiegarmi…
voi, OVVIAMENTE!
Mi sembra che abbiate molti punti in comune….
Davvero, Alvise?
Non c’è differenza tra un Alessandro che parla di scelte morali elevate e la signora che si ritiene in diritto di censurare i pasti che Costanza prepara ai suoi figli?
O dall’eutanasia all’orecchino tutto è relativo nello stesso modo?
No, non dico che non ci sia differenza, ma a un “neutrino” fa uno strano effetto sentir dire, per esempio, che sposati in chiesa è meglio, perché la presenza di Cristo in famiglia, eccetra, come a voi fanno effetto altre cose, come la lettera della signora Erika…
Quanto alle scelte morali elevate (rispetto a quali?) di Alessandro, mi fanno ancora più effetto in una persona colta e intelligente come lui è (che ci potrebbe rigirare tutti come calzini) e che invece, mollto spesso, umilmente si limita a ricopiare encicliche e sermoni papali…
Sei un martello pneumatico
ti ringrazio per la benevolenza, ma non è vero che sono “una persona colta e intelligente” né è vero che potrei “rigirare tutti come calzini”…
comunque devo confessare che “encicliche e sermoni papali” che ricopio li trovo appaganti per l’intelligenza e per il cuore. Mi piacciono proprio, mi procurano godimento intellettuale e affettivo. Mi aggrada parecchio cercare di reperirne i passaggi che meglio si attagliano al post del giorno, o a qualche commento.
A te, Alvise, non garberanno. Ognuno ha i suoi gusti…
Il problema, dal mio punto di vista, non è che non grabano a me, ma che mi riesce incredibile che possano garbare a qualcuno, ma se qualcuno mi dice che a lui gli garbano allora ci credo….
Alvise la “la presenza di Cristo in famiglia, eccetra,” è Fede, tu puoi non essere d’accordo o crederci ma noi, e Costanza in primis, la testimoniamo come esperienza.
Quello della signora Erika è bieco moralismo bigotto, quello da cui, fin dalla prefazione, Costanza ha voluto espressamente fuggire (ed è qui il suo successo a mio modesto parere); stare alla larga dalle “gonne sotto il ginocchio e le camicie bianche sintetiche” (cito a memoria).
Come si fa a testimoniare una propria esperienza interna?
Io potrei dire a una donna, “eppure io sento dentro di me che mi ami, lo sento dentro di me il tuo amore per me” e lei invece non lo ama….
Come vestirsi?
1) Catechismo Chiesa Cattolica:
“2522 Il PUDORE è modestia. Ispira la scelta dell’ABBIGLIAMENTO. Conserva il silenzio o il riserbo là dove traspare il rischio di una curiosità morbosa. Diventa discrezione.
2523 […] Il PUDORE detta un modo di vivere che consente di resistere alle suggestioni della moda e alle pressioni delle ideologie dominanti.”
2) Discorso di PIO XII ai partecipanti al I Congresso internazionale di alta moda (8 novembre 1957; è un discorso molto lungo e interessante, merita essere letto per intero:
http://www.vatican.va/holy_father/pius_xii/speeches/1957/documents/hf_p-xii_spe_19571108_alta-moda_it.html).
In sintesi:
a) “L’esigenza IGIENICA del vestito riguarda massimamente il clima, le sue variazioni ed altri agenti esterni, quali possibili cause di disagio o di infermità”
b) “l’esigenza naturale del PUDORE, inteso sia nel significato più largo, che comprende anche la dovuta considerazione per l’altrui sensibilità verso oggetti ripugnanti alla vista; sia soprattutto come tutela della onestà morale e scudo alla disordinata sensualità. La singolare opinione che attribuisce alla relatività di questa o quella educazione il senso del pudore; che, anzi, lo considera quasi una deformazione concettuale della innocente realtà, un falso prodotto della civiltà, e perfino uno stimolo alla disonestà e una fonte di ipocrisia, non è suffragata da nessuna seria ragione”
c) “Ed ecco la terza finalità del vestito, donde più direttamente trae origine la moda, e che risponde alla esigenza innata, dalla donna maggiormente sentita, di DAR RISALTO ALLA BELLEZZA e dignità della persona, coi medesimi mezzi che provvedono a soddisfare le altre due.
Per evitare di restringere l’ampiezza di questa terza esigenza alla sola bellezza fisica, e molto più per sottrarre il fenomeno della moda alla bramosia di seduzione quale prima ed unica sua causa, il termine DECORO è preferibile a quello di abbellimento. L’inclinazione al decoro della propria persona procede manifestamente dalla natura, ed è pertanto legittima.”
“È ben vero che la moda, come l’arte, la scienza, la politica e simili attività, cosiddette profane, hanno norme proprie per raggiungere le immediate finalità cui sono destinate; tuttavia il loro soggetto è invariabilmente l’uomo, il quale non può prescindere dal volgere quelle attività all’ultimo e supremo fine, cui egli stesso è essenzialmente e totalmente ordinato […]
La Chiesa, pertanto, NON biasima nè condanna la moda, quando è destinata al giusto decoro e ornamento del corpo; tuttavia non manca mai di mettere in guardia i fedeli dai suoi facili traviamenti”
“È sempre arduo indicare con norme universali le frontiere tra l’onestà e la inverecondia, poichè la valutazione morale di una acconciatura dipende da molti fattori; tuttavia la cosiddetta relatività della moda rispetto ai tempi, ai luoghi, alle persone, alla educazione non è una valida ragione per rinunziare « a priori » a un giudizio morale su questa o quella moda che nel momento oltrepassa i limiti della normale pudicizia”.
Alessandro hai trovato una cosa bellissima,
Papa Pacelli sempre sottile e profondo…. ci sarebbe da passare delle ore ad approfondire quanto hai trovato.
In effetti la moda (che mi ha sempre appassionato nel suo trasformarsi nei secoli dapprima lentamente e poi sempre più repentina) esprime una forma d’arte quella del decoro con cui presentiamo noi stessi al prossimo.
Se ne diveniamo schiavi diventa estetismo morboso, vacuo, fine a se stesso. Se invece la teniamo al suo posto, senza la schiavitù di firme, ma anche senza demonizzarle in un falso moralismo di maniera, se diventa ricerca di uno stile personale che ci distingua senza il bisogno di apparire ad ogni costo, insomma un mix di equilibrio, illuminato dalla considerazione di sé che deve avere un figlio di Dio, cioè non schiavitù del corpo che appare per sedurre il prossimo, ma ricerca armoniosa dell’espressione della propria anima, del proprio cuore, allora la moda diventa come la cornice di un bellissimo quadro.
E’ un moltiplicatore.
Pensiamo a certe fotografie di inizio ‘900, di grandi letterati, musicisti, a me da piccolo rimase impressa quella del grande Nikolaj Rimskij-Korsakov fermo alla stazione di S.Pietroburgo nel 1906, seduto, calmo, ieratico, con la sua barba bianca, in un bellissimo vestito bianco che lo incorniciava, che sottolineava quanto fuoco d’anima c’era in quel corpo anziano, in quel volto.
Non si può prescindere dalla moda, che come il bello e l’armonioso dell’Arte, quando è ispirata a Dio diventa eterna cioè fruibile e appagante per gli uomini di ogni epoca.
Quindi la tunica di un senatore romano, la veste un Imperatore bizantino, o quella di un borghese delle città comunali del medioevo, come quelle dell’epoca rinascimentale o barocca esprimono una bellezza fuori del tempo come gli stili delle Chiese e dei Palazzi.
La moda attuale spesso esprime desiderio sensuale di seduzione sia la maschile che la femminile. E questo dipende dalla pochezza mercificata e dal bisogno di messaggi semplificati e volgari, diretti e immediati come un pugno.
Roba di noi moderni ahimè ! Roba di questi ultimi 40 anni. Tuttavia non si può mai fare di tutta l’erba un fascio. Ci sono anche oggi moltissimi esempi di vestire con stile, sobrio e un po’ folle, ricercato, ma senza esibizione. Quanto a Costanza che io conosco ancora poco, da quella foto criticata (scioccamente) si evince lo stile di una sera in pubblico, un vestito elegante nulla di più.
Io credo che chi ha scritto quelle critiche di cui si parlava, in realtà abbia il problema dell’invidia, brutta bestia l’invidia.
Invidia per una donna che ha una dimensione privata ed una pubblica. Una dimensione privata che difende come può con tutte le sue forze e risorse, magari anche oltre.
Ed una pubblica che ci deve far riflettere.
E’ chiaro che una donna simpatica, semplice, ironica ed autoironica, spiritosa (qualità rara tra le donne), ma che ha anche una professione che le dà una dimensione pubblica e quindi visibile a tutti, rischia molto.
Rischia di perdere se stessa in quella sorta religione di sè che hanno moltissime persone pubbliche, rischia di farsi schiere acritiche di fans adoranti e di nemici invidiosi e malevoli. Tutta roba che fa male e che non serve.
Quella pubblica è una dimensione che la si accetta (qualche volta dopo averla cercata ed agognata) o non la si accetta.
Io l’ho sempre fuggita ogni volta che mi si parava davanti. Però poi la mia vita è cambiata nella conversione e, senza cercarla affatto, quando mi si impone non fuggo poù, l’affronto e faccio del mio meglio per essere all’altezza ma non degli altri, per essere all’altezza di trasmettere una parola ed una testimonianza di Cristo… Io lo faccio in piccolo, in piccolissimo, Costanza lo fa in una misura assai maggiore. Ed i nostri uomini di Dio, (penso a Enrico Medi) i nostri Vescovi (quelli buoni) come il nostro Santo Padre lo fanno in misura ancora maggiore. Pensiamo al Cardinale Scola… Ma questi giganti dei nostri tormentati e difficili anni, ci sono necessari !!!!
Volesse il Cielo che fossero 100, 1000 volte di più, sai che esempio, che modelli e valori diffusi a 360 °.
Si tornerebbe all’egemonia che la cristianità ha avuto in ogni campo dalle scienze, alle lettere, all’arte, come alla politica. Si tornerebbe alla bellezza e profondità dell’uomo medievale.
E allora perché tra noi cattolici non capiamo che ci vorrebbero 1000 Costanze tutte diverse tra loro, altro che fare critiche stupide o velenose.
Se tra gli imprenditori ci fosse una gara al modo di incarnare lo Spirito di Cristo (nella propria professione) invece che a manifestare disvalori d’ogni tipo il mondo sarebbe assai migliore. Quindi ben venga una convertita come Claudia Koll o come Paolo Brosio. Fratelli ognuno cerchi il suo carisma e lo esprima, fugga l’invidia, sia tollerante ed ammiri la Costanza e la semplicità senza farne mito .
Siamo creature fragili e bisognose di quel rispetto e amore che l’Altissimo ci da e non dobbiamo negarlo a che si mette un carico più pesante del nostro sulle spalle. E diventare personaggi pubblici è sicuramente un gran peso in tutti i sensi (se lo vivi con l’onesta intellettuale e spirituale di chi CERCA DIO). Quindi capisco benissimo le Sante Messe ed Eucarestie quotidiane. Sono necessarie, senza si cade, non si può restare in piedi. Senza Pane dell’Anima, l’Anima muore al peccato.
Leggo solo adesso. Grazie, Umberto.
Sì, penso anch’io che questo discorso di Papa Pacelli sia uno dei tanti gioielli poco noti del suo aureo pontificato
Rifacendomi all’articolo di Laura Gotti Tedeschi
“Una madre, secondo la Badinter, è prima di tutto donna, e non può rinunciare a se stessa per mettersi al servizio dei figli, così come un tempo aveva rinunciato a se stessa per mettersi a servizio del marito” è proprio vero che da quella stagione del ’68 esce ed è uscito solo materiale nauseabondo ed acre, mi verrebbe di dire c….del diavolo. Allora io padre, prima di tutto sono uomo, e non posso rinunciare a me stesso, cioè al mio fottuto (scusate la parolaccia, ma mi viene da cuore) egoismo per mettermi al servizio di un figlio che non solo è DONO del Cielo, ma non può crescere senza di me (o meglio può farlo diventando una persona ferita, spesso senza equilibrio, e con la grande probabilità di fare ad altri il male che ha ricevuto e di cui io sarei il vero ed ultimo responsabile).
E tanto meno dovrei mettermi a servizio di una moglie che ha bisogno di me (come io di lei).
Insomma questo modo di vedere feroce è la bandiera dell’egoismo più sfrenato senza se e senza ma. Roba che si scontra, non solo con la Parola di Cristo, ma col disegno del Creato di Dio Padre Onnipotente. Tra i mammiferi (e non solo) ci sono regole e codici istintuali, ormonali, sociali che l’etologia ha ben spiegato. Insomma siamo davanti a l’ennesimo MOSTRO, dopo i mostri eugenetici nazisti e non, i mostri eutanasici dell’utilitarismo dell’uomo ridotto a oggetto, i mostri abortisti, i mostri che teorizzano l’individuo solo, estraniato e svincolato da ogni contesto di affettività umana e di responsabilità. Potrei andare avanti per ore, basta pensare e riflettere sulla società del sec. XX nata dalle teorie ed ideologie del sec. XIX che oggi è al suo culmine. La società moderna incentiva la competitività perdendo la creatività e la capacità riflessiva. Una competitività basata su schemi e procedure prestabilite dove l’irregolare un quanto profondamente UOMO ( e Lievito della Terra donato dal Cielo) viene represso o ignorato. Il ruolo di figlio in questo contesto perde ogni diritto e senso . La maternità come la paternità divengono desuete e prive di senso. Amici è il ritratto di un mondo morente, che non ha nessuna prospettiva futura se non qualla della follia omicida o suicida. E’ la spirale del maligno. Risucchia ogni giorno senza che neppure ce ne accorgiamo . Unico antidoto la Santa Comunione possibilmente tutti i giorni. Solo dosi massicce di Spirito Santo ci possono tenere la malattia mortale lontana.
Cercare di essere tradizionalisti (cattolici) e anticonformisti in un mondo di modernisti (agnostici) e conformisti il cui difetto maggiore é lasciarsi vivere senza porsi domande. “Travasi di cibo” chiamava con una certa cattiveria Leonardo da Vinci coloro che si adeguano senza porsi davanti alla realtà. Lo Spirito di Dio ci impone come cristiani la missione di farci strumenti per gli altri, per aiutare noi attraverso il prossimo, unica via per la Libertà che può esistere solo come dono di Dio.
E la donna, madre, moglie, figlia sta al centro di questo disegno di umanità come la Madonna, Santa Madre Vergine (moglie e figlia) é prima di tutte le creature . Il mistero dell’Immacolata Concezione sta nella bellezza del Dono che Dio fa alla Sua Creatura più perfetta di cui Essa è portatrice ed al tempo stesso causa ed effetto.
Ogni donna (siamo razze diverse uomini e donne come dice Costanza) dovrebbe sentire un profondo orgoglio in questo. Ed io che sono felice ed orgoglioso di esser nato maschio (anche se passo il tempo a criticare gli uomini per la loro (e mia) pigrizia e stupidità) ho un po’ di invidia proprio in questo.
A proposito Laura, grazie degli auguri e tanti auguri anche a te.
L’impressione è che ci sia un problema di equilibrio rispetto alla verità.
Un conto è dire che la verità esiste, ad esempio Dio c’è o non c’è, indipendentemente dalle nostre scelte di campo.
Un conto è volersi conformare alla verità: se Dio c’è, allora voglio vivere secondo la sua legge.
Altro conto è pensare che da qualche parte ci sia un semplicistico manuale di istruzioni che contiene tutte le cose giuste e tutte quelle sbagliate: tacco 12 no (e passi: io mi spezzerei le caviglie, perché far fare ad altre miglior figura di me?), gonna al ginocchio sì, calza 15 denari, non uno di più non uno di meno, ecc…
Non è che se abbiamo sposato le prime due posizioni, siamo poi obbligati anche alla terza. E questo vale anche per il post di oggi.
Mi piacerebbe vedere come prioritari gli interessi dei bambini, soprattutto perché molte cose le devono aspettare dagli altri, non se le possono prendere da soli sulla base di una libera scelta. Mi piacerebbe non sentire soltanto quello che vogliono o non vogliono le donne, ma anche quello che serve ai bambini.
Ma da qui all’integralismo di certi mondi, per i quali se hai scelto i figli allora devi andare fino in fondo nella gara all’allattamento estremo, pannolino lavabile, cibo bio… ce ne passa. Mi sembra l’ennesimo modo per fare sentire inadeguate tutte le altre (attività, ahinoi, piuttosto tipicamente femminile): se scelgo il lavoro, non mi posso permettere figli, se scelgo i figli, devo vincere una gara di mammità estrema. Insomma, sono proprio questi estremismi che mettono in conflitto la donna e la madre.
Ma possibile che il buon senso latiti completamente?
Rifacendomi all’articolo di Laura Gotti Tedeschi
“Una madre, secondo la Badinter, è prima di tutto donna, e non può rinunciare a se stessa per mettersi al servizio dei figli, così come un tempo aveva rinunciato a se stessa per mettersi a servizio del marito” è proprio vero che da quella stagione del ’68 esce ed è uscito solo materiale nauseabondo ed acre, mi verrebbe di dire c….del diavolo. Allora io padre, prima di tutto sono uomo, e non posso rinunciare a me stesso, cioè al mio fottuto (scusate la parolaccia, ma mi viene da cuore) egoismo per mettermi al servizio di un figlio che non solo è DONO del Cielo, ma non può crescere senza di me (o meglio può farlo diventando una persona ferita, spesso senza equilibrio, e con la grande probabilità di fare ad altri il male che ha ricevuto e di cui io sarei il vero ed ultimo responsabile). E tanto meno dovrei mettermi a servizio di una moglie che ha bisogno di me (come io di lei).
Insomma questo modo di vedere feroce è la bandiera dell’egoismo più sfrenato senza se e senza ma. Roba che si scontra, non solo con la Parola di Cristo, ma col disegno del Creato di Dio Padre Onnipotente. Tra i mammiferi (e non solo) ci sono regole e codici istintuali, ormonali, sociali che l’etologia ha ben spiegato. Insomma siamo davanti a l’ennesimo MOSTRO, dopo i mostri eugenetici nazisti e non, i mostri eutanasici dell’utilitarismo dell’uomo ridotto a oggetto, i mostri abortisti, i mostri che teorizzano l’individuo solo, estraniato e svincolato da ogni contesto di affettività umana e di responsabilità. Potrei andare avanti per ore, basta pensare e riflettere sulla società del sec. XX nata dalle teorie ed ideologie del sec. XIX che oggi è al suo culmine. La società moderna incentiva la competitività perdendo la creatività e la capacità riflessiva. Una competitività basata su schemi e procedure prestabilite dove l’irregolare un quanto profondamente UOMO ( e Lievito della Terra donato dal Cielo) viene represso o ignorato. Il ruolo di figlio in questo contesto perde ogni diritto e senso . La maternità come la paternità divengono desuete e prive di senso. Amici è il ritratto di un mondo morente, che non ha nessuna prospettiva futura se non qualla della follia omicida o suicida. E’ la spirale del maligno. Risucchia ogni giorno senza che neppure ce ne accorgiamo . Unico antidoto la Santa Comunione possibilmente tutti i giorni. Solo dosi massicce di Spirito Santo ci possono tenere la malattia mortale lontana.
E cercare di essere tradizionalisti (cattolici) e anticonformisti in un mondo di modernisti (agnostici) e conformisti il cui difetto maggiore é lasciarsi vivere senza porsi domande. “Travasi di cibo” chiamava con una certa cattiveria Leonardo da Vinci coloro che si adeguano senza porsi davanti alla realtà. Lo Spirito di Dio ci impone come cristiani la missione di farci strumenti per gli altri, per aiutare noi attraverso il prossimo, unica via per la Libertà che può esistere solo come dono di Dio.
E la donna, madre, moglie, figlia sta al centro di questo disegno di umanità come la Madonna, Santa Madre Vergine (moglie e figlia) é prima di tutte le creature . Il mistero dell’Immacolata Concezione sta nella bellezza del Dono che Dio fa alla Sua Creatura più perfetta di cui Essa è portatrice ed al tempo stesso causa ed effetto.
Ogni donna (siamo razze diverse uomini e donne come dice Costanza) dovrebbe sentire un profondo orgoglio in questo. Ed io che sono felice ed orgoglioso di esser nato maschio (anche se passo il tempo a criticare gli uomini per la loro (e mia) pigrizia e stupidità) ho un po’ di invidia proprio in questo.
E comunque al di là di ogni riflessione tra l’uomo e la donna in quanto adulti e consapevoli nel loro libero arbitrio, c’è la figura del figlio, del bambino che è centrale e superiore ai nostri diritti in quanto creatura indifesa ed incapace, non ancora formata , fragile e bisognosa.
1) siamo passati dalla prevalenza del cretino alla prevalenza del presuntuoso. La devastante deriva della politically correctness (sono ciò che penso) ha sdoganato l’OGNUNO di cui Paul parla spesso. Le conseguenze a volte fan soffrire… cantava Lucio, ma è più opportuno sostituire inspessendo l’avverbio di tempo. E’ la prevalenza del demonio che produce la sindrome del “io sono più cattolico di te”….
2) scherzoso aiutino alle mamme indaffarate: il gestionale per non dimenticare niente e nessuno http://brescia.corriere.it/brescia/notizie/economia/11_dicembre_17/20111217BRE07_23-1902568757044.shtml
3) le mamme (anche di questo blog) e il Natale: consigli per l’uso
http://famigliefelici.blogspot.com/2011/12/il-natale-delle-mamme.html
si sa niente di Filippo e della neonata? Ci sono novità?
http://www.caringbridge.org/visit/filippobatalon
Sybille, per Filippo oggi è un giorno di rinnovata speranza grazie anche a tutti voi. Oggi le notizie sono buone.
Auguri anche a te, cara Laura e grazie per questa interessante riflessione! Alla quale aggiungo solo un piccolo pensiero personale: bella ipocrisia oggi a dire che una mamma potrebbe anche non occuparsi dei propri figli, o pretendere che i poveri piccoli si adeguino (ma per favore, che fra poco manco so’ nati!) a mamme egoiste! … Quando poi si pagano i frutti bacati di famiglie inesistenti tutti cadono dalla nubi e ti rispondono col classico irritante… “Non ho parole, davvero! Sembrava così un bravo ragazzo!”. Già, sembrava. W le apparenze… BUON NATALE!!!!
Non si può dimostrare una cosa dicendo di credere a quella cosa.
“Non si può dimostrare una cosa dicendo di credere a quella cosa”
Dipende.
Se per dimostrazione s’intende un procedimento razionale che conduce a SAPERE incontrovertibilmente che qualcosa esiste, e se la dimostrazione riesce, io approdo a SAPERE incontrovertibilmente (ad es.) che A esiste. Ma QUANDO so incontrovertibilmente che A esiste, l’esistenza di A non è oggetto di una mia credenza, di mia fede: non si può credere che esista A, quando si sa incontrovertibilmente che A esiste.
Quindi è vero che è impossibile che NEL MEDESIMO TEMPO a qualcosa (nel caso: l’esistenza di A) si CREDA e il medesimo qualcosa sia SAPUTO (incontrovertibilmente, allo sbocco di una dimostrazione). Ciò perché il credere è un sapere NON incontrovertibile (il che, ovviamente, non equivale a dire che necessariamente a ciò in cui si crede si crede fallacemente, cioè non equivale a dire che ciò che è creduto esistere non possa esistere per il fatto stesso che è creduto esistere).
Tuttavia è possibile che NON nel medesimo tempo (cioè IN TEMPI DIVERSI) il medesimo Tizio CREDA che ci sia A e SAPPIA (incontrovertibilmente, come esito di una dimostrazione svolta da Tizio) che c’è A.
Es.: posso credere che esista il pianeta Saturno (quando non ho prove incontrovertibili attestanti che il pianeta Saturno esista) e poi sapere (incontrovertibilmente) che il pianeta in parola esiste (ma quando so – incontrovertibilmente – che esiste, non posso più credere che esista, ossia la sua esistenza non è più contenuto di una mera mia credenza).
Che dicevo io, che ci rigiri tutti come calzini!!!
Ma se uno mi dice di provare un’esperienza
(per esempio Cristo in famiglia) io posso solo credere alla sua parola, e cioè che è vero che lui ha l’esperienza di Cristo in famiglia, ma non credere, io, che ci sia Cristo nella sua famiglia.
O il mio “ragionamento” è deboluccio?
“se uno mi dice di provare un’esperienza (per esempio Cristo in famiglia) io posso solo credere alla sua parola”: sì, puoi solo credergli sulla parola, se ti va, perché non è escluso che uno dica “ho viva fede in Gesù e ne faccio esperienza in famiglia” ma stia mentendo… per essere sicuro che non menta dovresti entrargli nella testa, operazione impossibile
Però è anche vero, allora, che è possibile che tu ti professi ateo, e noi tutti allocchi allocchi si creda che tu sia ateo, sulla tua parola, ma in realtà tu ci stia menando per il naso… e chi lo sa? Mica possiamo entrarti in testa…
Mi pare che si debba riportare in auge un sapere che, per quanto non incontrovertibile, gode di ragguardevole valore probabilistico. Se io ho modo di osservare a lungo un uomo avrò agio di formarmi un’idea abbastanza solida, ad esempio, sull’intensità della sua fede religiosa. E’ pur sempre vero che egli potrebbe essere un attore sopraffino capace di non smettere mai la maschera e quindi di trarre tutti in inganno quanto alla sua fede, ma è molto improbabile.
Che il Papa creda fortemente in Dio puoi certo solo crederlo (Dio conosce la fede…), ma la vita di papa Ratzinger ti fornisce una mole di indizi coerenti e convergenti tali da rendere estremamente probabile e attendibile la tua credenza sulla sua credenza religiosa.
Insomma, una credenza non s’identifica con il sapere incontrovertibile ma può essere più o meno ben fondata, godere di un grado di probabilità più o meno elevato.
Attenzione, però. Credere al di là di ogni ragionevole dubbio (pur senza poter accedere all’incontrovertibilità del dispiegato sapere) che Tizio creda in Dio e faccia esperienza intensa della propria fede religiosa in famiglia non equivale a credere che Cristo esista, né vincola a formarsi la credenza altrettanto “al di là di ogni ragionevole dubbio” che Cristo esista (il discorso si complicherebbe se a dire: “io credo che Cristo esista e sia Gesù” fosse un testimone diretto della vita di Gesù, ma di questo un’altra volta).
Ip credo che Alvise esista,e questa certezza mi pare perfettamente ragionevole,se vuoi Alvise ti do le prove della tua esistenza
secondo me Alvise sta perdendo credenza nella propria esistenza, ci vuole effettivamente qualcuno che gli dia qualche prova che esiste… non gli basta più credersi esistente sulla parola
Mah, la lettera era un po’ da pazzi, effettivamente…anche se io non ho idea di cosa sia Desperate Housewives (non hanno fatto il film, un po’ di tempo fa?).
Certamente la modestia nell’abbigliamento però è un valore da difendere: non parlo di tacchi e smalti, ma di maxi-maxi scollature e mini-mini gonne, per es. non tanto fine a se stessa, quanto per andare in giro vestite da esseri umani e non da corpi…
A difesa della Erika, penso che la ‘casta avvenenza’ significasse solo che non è che lei se ve in giro col burqa o in ciabatte e grembiule, ma si prende cura della propria persona, il che è positivo no?
Come Erika poteva risparmiarsi di scandalizzarsi sulla foto di Costanza (le spalle si vedono, cmq, almeno io le ho viste, ma non mi hanno scandalizzato affatto 🙂 io raramente metto abiti senza maniche, tranne nei vestiti eleganti, e quello nella foto lo è), anche voi (scusate il voi è brutto, accusatorio, ma non è l’intenzione) potevate evitare di mettere in luce e deridere la supposta “vanteria” di Erika 🙂
Dai, mica è un gioco al massacro, per l’appunto. Diamo esempio.
…chissà forse si poteva evitare (perché poi? una si prende la briga di scrivere una lettera si prenderà poi anche le repliche), ma la vanteria mi sembra tutt’altro che supposta
io non ce l’ho vista, sinceramente…le repliche vanno bene, anzi, doversoe, ma non sul piano personale (leggi cose tipo “viva la modestia” etc.)….secondo me è poco elegante, e poco caritatevole…dai, alziamo il livello 🙂
Carissimi saluti, e Buon Natale!
alzare il livello eh?
sì, grazie del consiglio, ma non so se sono abbastanza elegante e caritatevole
Umberto: questa poi ce la spieghi!!!
“Il mistero dell’Immacolata Concezione sta nella bellezza del Dono che Dio fa alla Sua Creatura più perfetta di cui Essa è portatrice ed al tempo stesso causa ed effetto.”
A me, ad ogni modo, se non mi dà nessuna noia la scopritura del corpo della donna o dell’uomo, mi dà invece noia l’impudicizia del linguaggio misterico teologizzante, l’uno e trino, la vergine e madre, l’ ipso et cum ipso et in ipso e litanie del genere, se credessi in una religione mi piacerebbe semplificata, Dio, noi, la vita, la morte, la buona condotta, ma capisco che questo eliminerebbe le magie della chiesa.
prova a pensarla semplificata Alvì, perchè Dio è semplice. Siamo noi che siamo complicati.
Buona notte Ragazzi, me ne vado a nanna in compagnia del raffreddore ( il secondo in un mese ). Un bacio ( senza virus )!