In seguito ai numerosi commenti e le controversie nate dall’articolo di Claudia Mancini su Halloween, Andres Hofer ci ha proposto questa riflessione che pubblichiamo molto volentieri.
di Andreas Hofer
In attesa che la vexata quaestio dei legami tra Halloween e il satanismo venga sciolta, vale a dire dimostrata (si ricordi che affirmanti incumbit probatio, l’onere della prova da sempre spetta agli accusatori), la dose di buon senso inoculataci da Claudia incoraggia ad abbozzare qualche ulteriore considerazione.
Fondamentale qui è intendersi su una cosa: il giudizio su Halloween come festa originariamente pagano-cattolica-nordica — poi metabolizzata in ambito protestante e importata in Italia, per fini commerciali, in veste sconsacrata — va distinto dal giudizio sulle migliaia di giovani partecipanti che non vi rinvengono forse altro che un’occasione di evasione.
“Ogni occasione per far festa è buona”, questo sembra essere il motto dello zucchificato medio. Beninteso, non è in questione la quantità delle feste. Il tanto vituperato quanto radioso Medioevo (sì, come le sue meravigliose vetrate e il manto di chiese colorate che si stendeva sull’Europa!) ne brulicava letteralmente. Secondo la storica Régine Pernoud, «complessivamente, si avevano circa ottanta giorni all’anno di riposo completo, con settanta giorni e più di riposo parziale, ossia circa tre mesi di vacanza ripartiti nel corso dell’anno, cosa che assicurava una varietà inesauribile nel ritmo di lavoro». (R. Pernoud, Luce del Medioevo, Gribaudi, 2000, p. 212).
Non nella quantità quanto piuttosto nella scarsa qualità delle nostre feste va individuato il sintomo di una patologia dell’anima, prima ancora che sociale. La smania festaiola sta ad indicare la perdita non solo del senso della festa, ma anche lo smarrimento del significato profondo e positivo della ferialità e del lavoro quotidiano, del loro rapporto “organico” con la festività.
Se accantoniamo per un momento la solita, sciocca sociologia spicciola sulle cause e concause di questo fatto, non possiamo non ammetterlo: da tempo è in circolazione, veicolato anche — forse soprattutto — dai mass media, un virus aggressivo e pervasivo. Parlo di quell’oscuro pessimismo ansioso di intimarci una resa senza condizioni alla disperata, inalterabile negatività della realtà circostante.
C’è in giro una gran voglia di morte, come un basso continuo ad accompagnare in sottofondo la nostra quotidianità. Un’atmosfera che ricorda quel che succede quando spira il vento di scirocco sul mare. I pescatori rinunciano alla pesca: ogni tentativo di muoversi infatti è reso inutile dallo scirocco, perché l’aria è divenuta tanto pesante da annichilire ogni tentativo di sollevarsi da terra. «È la vittoria brutale — scrive Pietro Barcellona — della forza di gravità, ogni cosa precipita verso il punto zero dell’equilibrio mortifero». Questa sensazione di calma piatta e senza vita segna il trionfo di quella che Simone Weil chiamava pesanteur, “pesantezza”. L’uomo è schiacciato dalla pesantezza, forza “deìfuga” per antonomasia, quando si priva d’ogni tensione ideale per sottoporsi al cieco, implacabile vincolo della necessità. Diventa così cosa tra cose destinata a perire, un essere agito dalle ferree leggi della materia fisica.
Questa angosciata impossibilità di vivere con pienezza la vita quotidiana comporta l’incapacità di festeggiare in maniera autentica. Josef Pieper, nel suo bellissimo Sintonia con il mondo. Una teoria sulla festa ci ha ricordato quali siano le condizioni essenziali per la festa: essa può essere vissuta autenticamente solo sulla base di un «consenso» verso il mondo. Con questo termine Pieper intende il riconoscimento dell’originaria positività e bontà della realtà che ci circonda: «La festa vive del consenso. Persino il funerale, il giorno di tutti i defunti e il Venerdì Santo non potrebbero avere il carattere della festa, se non poggiassero sulla certezza che il mondo e l’esistenza nella sua totalità sono in ordine» (Sintonia con il mondo, p. 46). La sintonia presuppone una sinfonia, rinvia a un cosmo non al caos. Come potremmo festeggiare se fossimo intimamente de-sintonizzati dalla realtà, persuasi dell’assurdità dell’esistenza? Come sempre l’uso linguistico è illuminante, mi suggerisce l’amico Gustave, il filosofo-contadino: «Non si parla che di «evasione», e la parola è eloquente. Giacché il desiderio di evadere è anzitutto la prova che abbiamo trasformato la vita in prigione!».
Curioso paradosso: l’epoca della “liberazione” da ogni tabù “repressivo” ci lascia in eredità la singolare quanto insopportabile condizione di “ergastolani a piede libero”. Dove evadere se ogni luogo è prigione? La de-moralizzazione è il preludio della disperazione, l’anticamera della schiavitù.
Noi “liberati” ci gloriamo sovente, dopo aver abbattuto ogni muro e tutte le palizzate di interdizioni morali, d’aver scardinato lo stesso senso del limite. Ma adesso, una volta esaurita l’ebbrezza derivata dal senso d’onnipotenza, nell’universo delle infinite possibilità la nostra anima si sente soffocare come nel vuoto…
Forse solo ora comprendiamo perché l’antico Eraclito reputasse necessario che il popolo combattesse per la sua legge come per le mura della città. La libertà interiore necessita l’erezione di un muro della legge, esige l’edificazione di una cinta esterna costituita di precetti morali.
A secoli di distanza, è sempre quest’eco eraclitea a risuonare nelle pagine vergate da G.K. Chesterton sulla feconda prossimità tra festa e culto, tra morale e vita, tra gioia, bellezza e luce: «I paesi di Europa rimasti sotto la influenza dei preti sono precisamente quelli dove ancora si canta, si danza, e ci si mettono vestiti sgargianti e l’arte vive all’aperto. La dottrina e la disciplina cattolica possono essere dei muri, ma sono i muri di una palestra di giuochi. Il Cristianesimo è la sola cornice in cui sia preservata la gioia del paganesimo. Immaginiamoci dei fanciulli che stanno giocando sul piano erboso di qualche isolotto elevato sul mare; finché c’era un muro intorno all’orlo dell’altura, essi potevano sbizzarrirsi nei giochi più frenetici e fare di quel luogo la più rumorosa delle nurseries; ora il parapetto è stato buttato giù, lasciando scoperto il pericolo del precipizio. I fanciulli non sono caduti, ma i loro amici, al ritorno, li hanno trovati rannicchiati e impauriti nel centro dell’isolotto, e il loro canto era cessato. […] La cinta esterna del Cristianesimo è un rigido presidio di abnegazioni etiche e di preti professionali; ma dentro questo presidio inumano troverete la vecchia vita umana che danza come i fanciulli e beve vino come gli uomini. […] Nella filosofia moderna avviene il contrario: la cinta esterna è innegabilmente artistica ed emancipata: la sua disperazione sta dentro».
Ora forse è chiaro quanto siano più simili a pecorelle smarrite che non a pecorelle appestate i forzati di Halloween, poveri diavoli in cerca d’Autore. Eppure «l’epoca in cui tutto si è perduto è anche quella in cui tutto si può ritrovare» (Thibon). Chi vaga errabondo come un viaggiatore disperso nel deserto, senza più nulla da perdere, si trova forse nelle migliori condizioni per accedere alle cisterne della grazia e dissetarsi presso la «sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna» (Gv 4, 14). Ma tocca in sorte a chi già si è abbeverato a quella «fonte d’acqua viva» il rigido presidio delle mura della cisterna: per evitare che, riempiendosi di crepe, si tramuti in una di quelle «cisterne screpolate, che non riescono a contenere acqua» (Gr 2, 13).
Primo!
sono soddisfazioni….
Dai, non prendertela. La prossima volta ti andrà meglio! 😉
Sarà, ma non vedo in giro tutta questa voglia di morte, né pessimismo. C’è gente che fa progetti, che ride, canta e che ha sogni e li realizza investendo con entusiasmo tutto quello che ha, e questo mi pare un atteggiamento ottimista. Che ne dite?
Quanto alla “cinta esterna del Cristianesimo” mi pare che esistano principi etici e morali anche tra atei, agnostici, musulmani ecc. e che questi siano per molti aspetti sovrapponibili a quelli cattolici. Anche nelle nazioni islamiche si fanno feste enormi, dove la gente si diverte tanto (dimostrando tra l’altro che ci si può svagare anche senz’alcol). Perché proprio quella cattolica sarebbe l’etica da preferire?
Bello, mi ha fatto venire in mente le lettere di Berlicche al povero diavolo Malacoda.
“Non dimenticare mai che quando stiamo trattando con il piacere, con qualsiasi piacere, nella sua forma sana e normale e soddisfacente, siamo, in un certo senso, sul terreno del Nemico. So benissimo che abbiamo guadagnato un buon numero di anime attraverso il piacere. Tuttavia il piacere è un’invenzione Sua, non nostra. I piaceri li ha inventati Lui. Finora tutte le nostre ricerche non ci hanno reso capaci di produrne neppure uno. Tutto quanto ci è dato di fare è di incoraggiare gli umani a servirsi dei piaceri che il Nemico ha prodotto, nei tempi, o nei modi, o nella misura che gli ha proibito. Per cui noi ci sforziamo sempre di allontanare dalla condizione naturale del piacere per far scivolare in quella che è meno naturale, che ha meno l’odore del suo Fattore, e che è meno piacevole. La formula è questa: una brama che aumenta continuamente per un piacere che continuamente diminuisce. E’ più sicuro; ed è stile migliore. Impossessarsi dell’anima dell’uomo e non dargli nulla in cambio—ecco ciò che riempie veramente di gioia il cuore di Nostro Padre.”
Grazie Angelina! Amo alla follia le lettere di Berlicche! 🙂
Uno dei più grandi testimoni del XX secolo, Jean Vanier, il fondatore dell’Arche, ha scritto un libro bellissimo “La comunità: luogo della festa e del perdono”.
Forse questa incapacità di far festa non è solo un problema di “impotenza”, come la chiamava Gaber, cioè di una incapacità di godere davvero, che correttamente colleghi con il declino dell’etica, ma anche dall’individualismo terribile che ci strangola.
Sono rimasto impressionato dal commento di qualcuno che descriveva gli “scherzetti” in verità molto pesanti collegati ad halloween… ecco, se già è difficile trovare qualcuno che sappia davvero godere è ancora più raro trovare qualcuno che sappia “godere insieme”, che è poi il far festa.
Sì, la festa esprime un ethos, ma ancor di più presuppone una comunità: non esistono feste individuali.
E al tempo stesso naturalmente la festa FA la comunità, nel senso che gli dà un’identità, una forma, una ragion d’essere, così se la povertà delle nostre feste è l’espressione della solitudine e dell’isolamento in cui viviamo al tempo stesso quale comunità potrà crearsi attorno a feste così povere?
Concordo su tutto, don Fabio. L’individualismo però mi pare più un effetto che non una causa. Sarebbe un discorso amplissimo che qui è giocoforza è possibile solo abbozzare. È la distruzione dei legami microsociali, dopo quelli macrosociali, ad aver condotto alla “società liquida” dove ognuno è legge a se stesso. Si tratta di un processo plurisecolare i cui esiti disumani – e forse, aggiungo, terminali – stiamo sperimentando nel nostro tempo. La subordinazione dell’individuo a grandi concentrazioni anonime di potere (anche economico-finanziario) ha per esito la distruzione dei famosi “corpi intermedi”, in primis la famiglia. Da soli siamo più manipolabili dal Collettivo.
Dì la verità, hai qualche amico al “Messaggero di Padova” che ti ha passato le bozze del mio libro che sta per uscire! 😉
@ Don Fabio
Lo ammetto, Echelon mi fa un baffo! 😉
Adriano, io non vedo tutto questo entusiasmo in giro, vedo tanta voglia di divertimento, di sballarsi, di fare festa, di lasciarsi andare, di provare nuove emozioni. Vedo volti abbronzati e scavati di donne quarantenni con stampate smorfie scambiate per sorrisi. Vedo gruppi di gente sola. Vedo lacrime mattutine di uomini palestrati che pigramente si alzano intimoriti dalla vita e schiavi degli sguardi delle donne. Vedo branchi di persone attaccati alle tastiere aggiungersi alle processioni di feretri famosi o falsi divi. Cos’è tutto questo se non l’anticamera della morte. Dove sono la gioia e l’entusiasmo?
Se mi guardo attorno vedo anche io quello che vedi tu, ma, continuo a guardare e vedo ANCHE gente che sta in croce per malattie e/o altro ancora, e che dentro ha un entusiasmo e una voglia di fare che la prima domanda che ti fai è :”Ma dove trova quel sorriso? Dove trova la voglia di andare a divertirsi? Dove…?”.
Faccio un’esempio concreto: sotto casa ho uno dei vari Club per Anziani, che nella mia città sono sempre pieni.
Proprio di fronte alla sede c’è una panchina, dove altri anziani/e si siedono per parlare insieme. L’argomento? Criticare quelli che entrano nel Club degli anziani! Eh, sì! A sentire loro quando uno arriva a una certa età deve stare in casa davanti la tv, a volte anche spenta.
Invece io ammiro tantissimo quei “simpatici vecchietti e vecchiette”! Arrivano con il bastone, con la badante, qualcuno sulla sedia a rotelle. Eppure stanno insieme, giocano a carte, organizzano gite, chi può balla, e gioca a carte o a bocce. Hanno voglia di vivere!
Sì, forse hai ragione, nei vecchi e nei malati c’è più entusiasmo.
nonpuoiessereserio,
Sai, penso sia una questione di “bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno” come anche Angela indica qui sopra… O forse perché sono in una fase un po’ positiva, tendo a incontrare gente di questo tipo.
Chissà…
Boh, sinceramente faccio fatica a capire il perché di questo fiume di bit (non posso dire di inchiostro…) su Halloween… e se per giudicarla si usasse semplicemente il limpido criterio donatoci da Gesù “Dai frutti si riconosce la pianta”?
Infatti è una festa celtica di origini antichissime che celebrava la fine dell’estate, non c’entra nulla con il satanismo. Fin da tempi immemori l’abbiamo anche noi: in Puglia erano i morti e non la befana a portare una calza colma… dei frutti di stagione il 2 novembre. Segno evidente che era già celebrata anche qui. Oggi sembra solo un innocuo carnevale in anticipo!
Andreas Hofer: Un pentolone di cultura raffazzonata qua e là saltando epoche storiche avanti e indietro per arrivare a quale conclusione? Crisi profonda, ma:
“L’epoca in cui tutto si è perduto è anche quella in cui tutto si può ritrovare” chi l’ha detto’?
Il buon vecchio Thibon, ma l’hanno detta, una frase di questo genere, dicimila persone nella storia!!! Un esempio per tutti? Il titolo di un film con Humprey Bogart
“Solo chi cade può risorgere”
Io invece vorrei citare un filosofo di 2500 anni fa:
Seniade di Corinto, al quale fa menzione anche Democrito, appartiene, per contenuto, alla medesima corrente di pensiero di Senofane in quanto ha detto che tutte le cose sono false, che ogni apparenza
e ogni opinione è ingannevole, e che tutto ciò che è generato si genera dal non-essere, e tutto ciò che è distrutto si annienta nel non-essere (evoluzione compresa)
Andreas Hofer:
Un pentolone di cultura raffazzonata qua e là saltando epoche storiche avanti e indietro per arrivare a quale conclusione? Crisi profonda, ma:
“L’epoca in cui tutto si è perduto è anche quella in cui tutto si può ritrovare” chi l’ha detto’?
Il buon vecchio Thibon, ma l’hanno detta, una frase di questo genere, dicimila persone nella storia!!! Un esempio per tutti? Il titolo di un film con Humprey Bogart
“Solo chi cade può risorgere”
Io invece vorrei citare un filosofo di 2500 anni fa:
Seniade di Corinto, al quale fa menzione anche Democrito, appartiene, per contenuto, alla medesima corrente di pensiero di Senofane in quanto ha detto che tutte le cose sono false, che ogni apparenzae ogni opinione è ingannevole, e che tutto ciò che è generato si genera dal non-essere, e tutto ciò che è distrutto si annienta nel non-essere (evoluzione compresa)
Alvise, ma non hai ancora compreso che dell’originalità m’importa ben poco e ancor meno importava a Thibon? È l’Origine, il Principio e il Fondamento a starci a cuore.
Più fondamento di quello riportato da me sopra?
Infatti Alvise, dunque su questo concordiamo, no? 😉
Al suono di “November rain” vi dico:
«essere originale significa tornare alle origini» (Antonio Gaudì), questa è l’unica originalità che conta!
🙂
Bellissima la frase di Gaudì, me la segno. Grazie Dani! 🙂
Meavigliosa anche November rain! Oggi da noi piove, è proprio in tema. Peraltro rose e pistole mi sembra anche molto “tarantiniano” come accostamento. 😉
Danicor! Smack!
Andreas, tu parli di questo “oscuro pessimismo ansioso di intimarci una resa senza condizioni alla disperata, inalterabile negatività della realtà circostante.”
Io faccio una considerazione, non so se ha un senso:
Tutto questo festeggiare superficiale, tante volte, ogni giorno, ma non pienamente…
Questa festa di fondo che non lascia spazio all’attesa, come la musica senza i silenzi, il paesaggio senza il cielo, le città senza le piazze…
Tutto questo rumore di fondo non lascia spazio nemmeno alla vera angoscia, al pessimismo dei poeti malinconici, dei musicisti, degli artisti veri…
E’ un pessimismo paralizzante.
La vera angoscia, che non è disperata, è sete, è domanda, è ricerca…
Quella dei veri atei, non quelli che non ammettono l’esistenza di una verità, ma di quelli che la cercano.
E’ quella dei veri cristiani, non quelli che si credono già arrivati, ma quelli in cammino.
Una certa dose di angoscia può essere motore.
E’ questo vivere facendo spuntini senza mai arrivarci al banchetto che ammazza l’anima: ti sazia ma non ti soddisfa e finisce per assopire la fame.
Come diceva Thibon:”Et donc?”
e quindi non si gode, Alvì
Quello mai!!!
@fefral
solo un salutino 🙂
fefral
4 novembre 2011 a 10:07 #
e quindi non si gode, Alvì
————
Porca Svizzera!
Certo, hai perfettamente ragione. Una certa dose di insoddisfazione di sé stessi può essere il preludio per aprirsi alla luce della grazia. Basti pensare al tormento interiore dell’Innominato, ad esempio. Questa ansia è tipica delle anime “senza mezze misure”, sia nel bene che nel male. Sono in genere anche anime malinconiche, nel senso attribuito alla malinconia da Guardini: la profonda nostaglia di Dio, la voglia di incontrarlo sotto forma di verità e bellezza. La cosa grave oggi è la diffusione di un nichilismo “sazio ma non disperato”, un “nichilismo gaio” che cerca di soffocare la domanda stessa di Dio, la ricerca del divino insita nel cuore dell’uomo. In fondo è questa l’essenza del “vattimismo”, il pensiero debole tanto di moda oggi (Massimo Borghesi ne ha tracciato un profilo filosofico formidabile nel suo “Secolarizzazione e nichilismo”, che consiglio caldamente a tutti).
mi piace!
Una splendida disamina, caro Andrea.
Peccato che tra le opzioni per reagire ad un qualunque testo di qualunque profondità ci sia il semplice e stra-usatissimo “chissenefrega”.
E non credo di sbagliarmi se ritengo che la stragrande maggioranza del popolo della notte di Hallween sia composta da chissenefreghini.
… ma in fondo anche la farina se ne frega, finchè è lontana dal lievito…
Finale ottimo, mi piace. 🙂
Non so se è off topic, ma siccome oggi è San Carlo Borromeo, vorrei ricordare che questo mio amatissimo santo è vissuto in tempi molto difficili, dove il pessimismo regnava sovrano, e pure le malattie decimavano la popolazione, spazzando via la gente come mosche. Eppure lui non si è mai lamentato della cattiveria facendo analisi sociologiche, ma ha fatto quel che doveva fare, girando più volte tutta la sua diocesi (che è una delle più grandi del mondo), facendo pellegrinaggi, convocando sinodi…. Ecco: quando si parla di fare “presidio alle mura della cisterna” mi viene in mente questo santo, e non riesco a vederlo come un esempio irraggiungibile, ma come un invito a stare alle nostre circostanze, nè più nè meno.
Grazie Giuliana! Non conoscevo questo lato di San Carlo Borromeo. Concordo con il tuo commento.
Complimenti una riflessione …ma che però non mi soddisfa iniziando proprio dalla frase”In attesa che la vexata quaestio dei legami tra Halloween e il satanismo venga sciolta, vale a dire dimostrata (si ricordi che affirmanti incumbit probatio, l’onere della prova da sempre spetta agli accusatori”..quale altre prove vogliamo dopo aver letto testimonianze di ex-satanisti che spiegano dettagliatamente come vivevano la notte di Halloween..oppure vogliamo mettere sul banco degli imputati Esorcisti di fama mondiale e associazione di provata esperienza “sul campo”..per un eventuale accusa di falsa testimonianza?!?..o di “disturbo della pace di tanti Cristiani?”..o non sarà che lo sdrammatizzare sempre tutto non faccia il gioco del male..come spesso succede con sacerdoti che non credono all’azione del demonio?..non mi dilungo più lascio solo il messaggio del 25 Ottobre di Nostra Madre Maria che vede più di tante nostri tentativi..”Cari figli, vi guardo e nei vostri cuori non vedo la gioia. Oggi io desidero darvi la gioia del Risorto perché Lui vi guidi e vi abbracci con il suo amore e con la sua tenerezza. Vi amo e prego incessantemente per la vostra conversione davanti al mio figlio Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata”. Saluti
Chiunque abbia un minimo di conoscenza di queste cose sa benissimo che le testimonianze dei “fuorisciti” vanno prese cum grano salis e verificate (per i cattolici: memento Taxil). Qui non si tratta di mettere sul banco nessuno, solo di non fare degli inutili isterismi. Il parere di alcuni esorcisti (che non sono “tutti gli esorcisti”) può essere accolto o meno dai singoli ma nessuno può permettersi di presentarlo come vincolante per tutti i cattolici né d’insinuare che chi non lo accoglie prontamente dubiti dell’esistenza del demonio (beninteso Mario, non sto dicendo che tu abbia mosso questa accusa). Quando questa correlazione diretta sarà dimostrata allora sarà un’altro discorso. Per ora, mi spiace, non è così.
Le testimoianze di fuoriusciti alle quali io faccio riferimento sono quelle di persone che attualmente si sono Consacrate a Dio (suore e sacerdoti)..e hanno scritto tanto di libri che prove molto chiare..il parere di esorcisti come don Amorth, Padre Candido e altri che da anni operano esorcizzando ( e non teorizzando della serie io sono esorcista..ma non ne ho mai fatti..tanto esiste un caso su migliaia e migliaia!!???)..non deve essere vincolante ma certamente un punto di riferimetno di chi ha toccato con mano e non “teorizzato”..l’associazione GRIS centro ricerca sette..da anni organizza conferenze invitando esperti ..ma chi ascolta..veramente sarebbe ora di organizzare un convegno nazionale su sollecitazione della Santa Sede..perchè della verà realtà satanista pochissimi sono ben informati…finchè faremo come San Tommaso..sarà inutile portare prove e testimonianze. Per me ..anzi non per me ma per chi lavora sul campo mi dispiace ma non è così. Saluti
Nemmeno il GRIS è infallibile, così come le sue prese di posizione nel recente passato a proposito di plagio e manipolazione mentale, e non è l’unico ente che si occupa di simili questioni. Come ripeto: un conto è essere un punto di riferimento, un conto è il vincolo. Personalmente la penso in tutto e per tutto come Introvigne, ma non ritengo affatto dimostrata la relazione diretta tra la partecipazione ad Halloween e l’esoterismo o l’adorazione del demonio. A te basteranno i dati che hai elencato. Liberissimo di farlo. A me non bastano e resto in attesa di ulteriori approfondimenti (che naturalmente cercherò di portare avanti in prima persona informandomi meglio).
Ti ringrazio della tua risposta, però non si tratta di far bastare i dati e le testimonianza in mio possesso si tratta di continuare (come tu concludi nella tua risposta) ad informaci meglio ( farò anche io altrettanto)..perchè sono realtà grandi e spesso poco considerate..ma ripeto sarebbe bello approfondire il tutto dando in mano ad esperti del settore..per ben infomare, parrocchie, giovani e famiglie. Buona giornata
Grazie anche a te. Per me le due cose coincidono. I consulenti vanno bene, benissimo, ma la coscienza e la responsabilità personale non vanno mai delegate ad “esperti” (così come ad esempio la direzione spirituale non deve diventare una dittatura spirituale, tentazione tipico). Dobbiamo cercare la verità ognuno con le sue compenze, carismi e risorse ma anche sapendo distinguere e delimitare il campo delle legittime diversità d’opinione tra cattolici. Altrimenti si ingenera solo ulteriore confusione, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno…
Si è importante delimitare il campo delle diversità di opinioni tra cattolici..però restando sempre nel campo della dottrina della Chiesa, e deii valori irrinunciabili della Chiesa stessa.
Lo davo per scontato, come ho ribadito più volte in questo caso è proprio questo il punto.
Può essere di aiuto la testimonianza di una Suora Cattolica (ex satanista) che descrive i dettagli dei riti officiati anche ad Halloween al sito :http://blog.libero.it/Rober5/commenti.php?msgid=10759341&id=148037 – Fonte esatta: (estratto dal libro autobiografico) “MICHELA,FUGGITA DA SATANA. La mia lotta per scappare dall’Inferno” Edizioni PIEMME –
ieri un commentatore ateo e “libero pensatore” (gli atei si autodefiniscono sempre liberi pensatori), ci ha raccontato la sua esperienza di catechismo “costretto” a frequentare da adulto per poter (coerentemente) fare il padrino del battesimo del nipote.
Un catechismo con un “prete per niente fanatico” ( io credevo che per fare il prete un po’ fanatici di Cristo si dovesse essere), e che non faceva pregare (nooo) ma che faceva parlare liberamente (con o senza pasticcini non ci è dato sapere…).
Ecco tutto questo per dire che trovo molto più nefasta per le anime una situazione come questa, di un prete che non tenta neanche di aprire la rete per pescare uomini attento più a risultare simpatico a non disturbare che convertire (quanti ne conosco), di una festa di idioti mascherati.
ma sai che sono PIENAMENTE d’accordo con te? avrebbe innervosito pure me, il prete accattivante! Penso non possa essere intesa come misericordia ed è una tecnica di pr che alla lunga non paga
sorprendente 😉
già è vero non paga affatto
E’ che sono una abituata al rispetto delle regole e penso che in quello che si fa ci debba essere un rigore (vedi mio post di ieri su cresima/matrimonio). Anche perché il medico pietoso porta il paziente alla tomba
QUESTI DUE COMMENTI DI PAUL BRATTER MI PIACCIONO ENTRAMBI MOLTISSIMO
Paul!
Eccome è vero, pur di riempire l’oratorio, pizza gratis a tutti e niente preghiere!!!!
Discorsi scomodi non ci pensiamo nemmeno!
Purtroppo è una desolazione…
Ma
“Deus escreve certo por linhas tortas”
Meno male che è Risorto e trae bene da ogni cosa, sì, perché lui ha scelto di salvarci prendendo le nostre colpe e trasformandole. Non ci salviamo per nostri meriti… cioè, il bene che facciamo uniamo al Suo bene, ma lui sa che non sarebbe stato sufficiente per redimerci (millenni di sacrifici abbiamo fatto per placcare le nostre colpe). Troppo poco il nostro bene.
Lui ha fatto si che, se lo lasciamo fare, lui prende questa poltiglia di fango primordiale che siamo e plasma con pazienza, ci fa evolvere…la vera evoluzione!
(della serie: pensieri in libertà)
Grazie, Danicor!
“io credevo che per fare il prete un po’ fanatici di Cristo si dovesse essere”: bello! aggiungerei: un po’ pazzo per Cristo.
Arrivo in ritardo, leggo e ringrazio. Testo bello, buono, denso e da conservare. Viva entrambi gli Andreas Hofer, quello originale e l’epigono.
Viviana
Ripropongo il volantino di Comunione e Liberazione aveva diffuso all’inizio dell’anno a seguito del rapporto del Censis sul calo del desisderio che riprende molto di quanto Andreas ha descritto:
“A sorpresa il rapporto Censis 2010 ha individuato la natura della crisi in un “calo del desiderio” che si manifesta in ogni aspetto della vita. Abbiamo meno voglia di costruire, di crescere, di cercare la felicità. A questo fatto andrebbe attribuita la responsabilità delle “evidenti manifestazioni di fragilità sia personali sia di massa, comportamenti e atteggiamenti spaesati, indifferenti, cinici, passivamente adattivi, prigionieri delle influenze mediatiche, condannati al presente senza profondità di memoria e di futuro”.
Tutto questo ci mostra che la crisi è sì sociale, economica e politica, ma è soprattutto antropologica, perché riguarda la concezione stessa della persona, della natura del suo desiderio, del suo rapporto con la realtà.
E’ un calo del desiderio ciò che caratterizza la crisi in cui ci dibattiamo e per affrontare la quale i tentativi sono i più diversi, ma a tutti appaiono evidentemente poco efficaci. Il mondo della politica, quello della finanza e dell’economia denunciano questa incapacità, non tanto perché non siano dignitosi i loro tentativi, quanto perché caratterizzati da un ultimo scetticismo, quello di non poter più costruire il meglio e di doversi rassegnare sempre a un di meno. Sembra essere diventato dominante il principio del “si salvi chi può” o quello di accontentarsi di qualche soddisfazione personale e sociale, come se ci fossimo arresi all’impossibilità di realizzare pienamente il desiderio. Così si va la mattina al lavoro, si costruiscono dentro la società risposte ai bisogni comuni, ci si impegna in politica, si partecipa alla vita della Chiesa, si opera in campo educativo e caritativo perché lo si deve fare, perché dà dignità al vivere, ma come rassegnati al fatto che la felicità non sia possibile, che non ci sia nulla all’altezza del desiderio. Questa è la consistenza della crisi: essere arrivata a paralizzare le forze che muovono il cuore dell’uomo! Ma è anche il punto da cui si può ripartire, come testimoniano molti uomini e donne che non si sono rassegnati alla riduzione dominante del desiderio, ma lavorano e costruiscono, mossi da una passione e da un gusto per la vita capaci di travolgere ogni condizionamento.
L’esperienza ci dice che l’uomo ritrova se stesso, la voglia di vivere e di costruire, quanto trova «un oggetto all’altezza delle sue esigenze».
La questione seria dell’oggi è «tornare a desiderare», come sostiene il Censis, e per questo la strada è semplice, è quella di seguire la mossa del cuore, la totalità del suo desiderio, di riconoscere ciò che caratterizza la nostra umanità, la domanda di felicità che trapassa ogni istante, che segna ogni gesto.
Trovare chi o che cosa ridesta il desiderio e lo fa vivere in tutta la sua ampiezza: è questa l’avventura che rende appassionante l’oggi, un’avventura che è possibile percorrere fino in fondo”
Ma ci sono dati su una maggiore presenza del desiderio negli anni passati?
E con quali criteri misurata?
Bello, Alberto, me piase.
La festa medievale era tutta una festa religiosa, festa sacra. Anche le feste contandine, di carattere panico e diremmo noi superstizioso, avevano modo di rientrare in un più ampio significato, che non è quello della semplice esistenza del mondo (grazie al secchio!) ma piuttosto quello di un ritmo naturale della vita e del lavoro che è conosciuto sin dall’alba dei tempi, sin da Esiodo. Oggi i ragazzi credono di “fare il ponte” dalla scuola per Halloween, ovvero perchè è il momento di vestirsi da mostri (non si sa perchè ma fa niente, è divertente) e di andare in giro a chiedere caramelle (non si sa perchè ma fa niente, sono buone), mentre non sanno che la loro assenza da scuola è giustificata solo dal fatto che erano stati invitati dal Cielo al gran ballo di tutti i Santi. Le vere feste si fanno solo in Cielo e noi siamo sempre invitati a comparteciparvi, il resto è ora d’aria di carcerati o consorzio con demoni. Il nostro tempo è tutt’altro che festaiolo, è casinaro e folle ma non festaiolo, non sa festeggiare e quando si agghinda o compie gesti rituali non sa perchè lo fa: siamo noi la caricatura della caricatura del Medioevo!
Off topic ma da meditare: http://www.ilfoglio.it/soloqui/11028
Tutto si riallaccia, l’origine di tutto è sempre nello stesso punto.
MI PIACE, e non mi pare affatto OT, anzi: è la dimostrazione empirica della bontà del ‘teorema Miriano’: “la mia risposta a qualsiasi problema è una a scelta tra le seguenti: ha ragione lui, sposalo, fate un figlio, obbediscigli, fate un figlio, trasferisciti nella sua città, perdonalo, cerca di capirlo e infine, fate un figlio”
ecco un altro luogo comune da sfatare, oltre alla camicetta sintetica e alla chitarrina scordata….
Sembra che per fare l’amore tra uomini e donne l’unico sistema ormai sia sposarsi e fare figlioli, sine qua non!!!
Il mio problema è che di bambini ne farei 365 all’anno, se potessi, o il doppio uno alla mattina e uno alla sera.
Anch’io.
Non ce n’è donne a Vittorio Veneto?
A proposito: oggi è il 4 Novembre (600.000 morti cattolici, solo tra gli Italiani, cattolici contro protestanti?)
veramente anche gli austriaci sono cattolici, anzi con la prima guerra mondiale scompare l’ultimo grande impero cattolico.
Salvi sempre Iddio l’Imperial-regio Governo!
Sì, hai ragione, è vero, guerra tra cattolici allora, mescolati ai luterani, contro altri cattolici, e anglicani, e protestanti americani misti, e musulmani portati a combattere anche loro in quanto colonizzati etc.
Le ragioni e le religioni delle stragi sono infinite, pensa se si andasse a vedre di che religione sono o sono stati tutti i morti ammazzati, e per quali ragioni contingenti, (a parte i 30.000 l’anno, fissi, certificati, di Socci)
sulla valutazione di Introvigne-uno dei massimi esperti di nuove, e vecchie,”religioni” concordo8 e sul sito del cicap se ne leggono delle belle…
su halloween è anche possibile che sia solo una delle tante occasioni che i giovani hanno per stare in branco. come quelli che ,invece di dipingere-sottolineo dipingere- i muri(murales veri e proprii) lerciano le città ed i paesi con delle sigle esattamente come i cano in branco marcano il territorio: è l’unico modo che hanno per dire agli altri : Io esisto.
ed il branco-che sia ad halloween o a capodanno o alla “indianata”-se se ne fanno ancora- in spiaggia serve a quello.
atomi impazziti e solitari che cercano nel branco ,nella massa, di esorcizzare la paura di essere soli.per sempre,quaggiù.
la comunità,quella che sembrava una famiglia allargata se non è scomparsa per sempre gli è prossima.
non invidio i giovani di oggi.sembrano più vecchi di me…
vale
Conosco giovani (perché condivido con loro le esperienze), che la notte di Halloween dopo aver pregato davanti al Santissimo (che rimane esposto in chiesa fino al mattino!), scendono in strada, nei pub, nei bar, per fare evangelizzazione e invitano altri giovani ad andare davanti al Santissimo. Ho visto la chiesa riempirsi di giovani (e meno giovani), dalle mille facce, con creste di capelli colorate ed altissime, con borchie, catene, etc. Molti di questi giovani si sono commossi per questa occasione strana e nuova. Alcuni di loro si sono confessati (presso i sacerdoti che si erano messi a disposizione per la nottata). E’ proprio vero che l’abito non fa il monaco!
per quanto riguarda il sostrato di halloween,interessante,come excursus,http://www.libertaepersona.org/dblog/cerca.asp?cosa=halloween&Cerca.x=24&Cerca.y=1
vale
E vedi anche Carlo Ginsburg “Storia notturna”.
ke mi ricorda, come tipo di analisi,un libro studiato al liceo di Propp…
vale
Radici storiche dei racconti di fate, forse.Non “Morfologia della fiaba”
Il libro di Ginsburg parla di tanti riti di iniziazione e di rapporto coi morti che hanno radici primitive sciamaniche (viste da noi come stregoneria) tra le quali anche per esempio bande di giovani che in certi periodi dell’anno andavano in giro la notte
(molto più violenti che Alloween ai Parioli)
Che Introvigne sia uno dei massimi esperti di religioni mi riesce nuovo!!!
Le guerre? Tutta colpa dei Massoni!!!
Grazie Andreas, per aver nobilitato l’argomento Halloween con la tua poderosa cultura: tantissimi spunti di riflessione 😉 Nel mio ragionamento auspicavo di fare di Halloween – più che un’occasione per muovere invettive contro il mondo neopagano – un’occasione per riscoprire la nostra specificità, un’opportunità, civile ed anche pastorale, per vivere la festività del 1 e del 2 novembre così come sono pensate dalla nostra tradizione e dal nostro culto.Quello di Halloween era un pretesto per rivendicare l’importanza, per noi cattolici, di riappropriarci di uno stile ecclesiale che, su altri mille argomenti più importanti di Halloween, non si nutra e alimenti contrapposizioni. A costruire questo stile pastorale ed ecclesiale, credo possa contribuire molto riscoprire -come il tuo post ci ha detto- una “grammatica della festa cristiana” e del modo cristiano di far festa. La nostra identità è forte, è nella roccia, e non ha bisogno di ri-costrursi e ri-affermarsi abbattendo identità costruite sulla sabbia. Grazie mille 😉
Ma se la vostra identità è così forte, come si spiega che siete sempre
a blaterare e a rifarvela con gli altri?
Se non avete bisogno né di ricostruirvi né di riaffermarvi cosa andate cercando che già non avete?
Riappropriatevi di quello che volete, ma non state sempre a pontificare e a redarguire dall’alto della vostra “poderosa cultura” (sic!)
Alvise, scusa, ma se io ho detto proprio questo e mi sono presa pure della relativista e della qualunquista!!! A me dici che me la rifaccio con gli altri?? Da te non me lo aspettavo :-O Io ho risposto e ho blaterato, negli altri post, con chi offende o manipola la nostra identità, ma questa volta no! E mannaggia, ma un complimento da te, mai, neanche ‘sta volta?!! Io non mollo, sappilo 😉
e la poderosa cultura era di Andreas, non mia. Io buon senso e “logica”, spero..
Claudia Mancini:
Sono solo un vecchio brontolone, è fisiologico!
Te sei brava, è vero, va detto, ma io ormai non sono quasi più in grado di apprezzare nulla, e poi, le donne, i vecchi, si mettono a snobbarle, per rappresaglia…
La storia della volpe e l’uva?
Grazie Alvise 🙂 Avere un complimento da te era una questione di principio!! Tu sei un dritto e sai che le donne più le snobbi, più le conquisti 🙂 Non penso che non sei in grado di “apprezzare nulla”, piuttosto che non puoi e vuoi apprezzare qualsiasi cosa…e fai bene!!
Come al solito Claudia mi mette in imbarazzo… 😉 E allora contraccambio con la stessa moneta, non tanto per vincoli di reciprocità ma per semplice rispetto della verità delle cose: Claudia non solo possiede una magnifica penna, efficace ed elegante, ma anche una cultura e una sapienza invidiabili che sono per me fonte pressoché infinita di sollecitazioni e spunti e dalle quali personalmente ho solo da imparare. E poi ha pure strappato un complimento al nostro mitico Alvise brontolon! 😉
Quando si arriva alla fine di una società tutti improvvisamente hanno una gran voglia di morte e di fine del mondo. La società Occidentale è al suo declino massimo.