“Per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?” E’ questo il commento che mi è salito alle labbra, leggendo “Il ruggito della mamma tigre”, il libro con cui una docente cinese di Harvard, Amy Chua, sta facendo discutere mezzo mondo.
La citazione di Totò non è probabilmente la più colta che avrei potuto reperire nella mia memoria: Aristotele, Seneca hanno detto sicuramente parole più perentorie sul senso dell’educazione, ma tant’è, ognuno ha i riferimenti culturali che si merita.
Quello che manca nel progetto educativo di mamma tigre è questo, il senso, la direzione, il dove dobbiamo andare. She goes nowhere fast: la signora non va da nessuna parte, ma ci va veloce.
In sostanza Amy Chua sostiene che dai figli bisogna pretendere il massimo, senza lasciarsi intenerire, senza accettare mai niente meno della perfezione. Se un figlio torna a casa con un nove, la mamma tigre chiederà: “perché? Cosa è andato storto?” Il dieci è il voto minimo. L’autostima delle sue creature per lei non è un problema, come invece pare essere per noi rammollite mamme occidentali che accogliamo, a suo dire, con gridolini entusiasti ogni sgorbio dei nostri figli. Mamma Amy, ricevuto un disegno per il suo compleanno non all’altezza delle aspettative, lo strappa.
Il decalogo educativo prevede che siano proibite cose come: andare a dormire o giocare dalle amiche; partecipare a una recita scolastica; lamentarsene; guardare la tv o giocare ai videogiochi; suonare uno strumento che non sia pianoforte o violino; scegliere le attività extrascolastiche; prendere un voto inferiore a 10.
Una simile madre sottoporrà una bambina delle elementari a ore e ore, anche 4 o 5, di esercizio obbligatorio tutti i giorni, facendole eseguire un’infinità di volte i brani, in modo ostinato e sempre più vicino alla perfezione. Anche se far avvicinare la propria bambina alla perfezione significa portare nella spazzatura la casa delle bambole, o chiuderla fuori casa nel gelo notturno.
Questo per un genitore cinese significa amare davvero il proprio figlio, preparandolo alle avversità della vita. E significa anche avere la certezza di ottenere risultati soddisfacenti, perché sono i figli ad essere in debito con i genitori cinesi, che li hanno tirati su e vanno ricompensati.
Ora, prima di lasciarci mettere in crisi da simili proclami anche noi come hanno fatto tante mamme nel mondo innanzitutto bisogna ricordare che ci vuol poco a pretendere dai figli il massimo in un paese come l’America, dove solo il 53% degli studenti di Harvard e Yale, la creme de la creme, sa rispondere a domande come “in quale secolo è stata la Guerra Civile?” E teniamo presente che in America non è successo molto altro. Una mano sul cuore per i poveri studenti italiani che partono dalla fondazione di Roma, poveracci.
E comunque, questa idea della competizione, questo efficientismo non ci convince per niente, perché non ha anima, non ha un senso. L’educazione significa condurre da qualche parte, e la meta, siamo seri, non può essere una medaglia, il successo. La meta ha a che fare col motivo per cui si sta al mondo. Educare significa quindi principalmente provare a insegnare a puntare verso un Bene più grande (e quindi prima ancora scoprire qual è il Bene, tema mai neanche di sfuggita sfiorato nel libro).
Non mi pare questo lo spirito di una mamma che si rammarica di non poter ottenere nell’addestramento delle figlie gli stessi risultati avuti con i cani.
Né la ricerca del Bene mi sembra prioritaria per una mamma che giudica il giorno dell’esibizione da soliste dei suoi rampolli “il giorno più bello della mia vita”. Un esempio da manuale di egoismo genitoriale.
Anche nel ferreo programma della signora Chua sono previsti dubbi, comunque: la seconda figlia crescendo si ribella alla madre, vivaddio.
Per il resto bisogna anche dire che alcuni concetti del libro sono il minimo, la base dell’educazione, il livello elementare (tipo il no è un no, l’ora di andare a dormire la decide l’adulto) e il fatto che abbiano suscitato tanto scalpore ci fa abbastanza preoccupare sulla confusione generale in cui versano i genitori di mezzo mondo.
Per quanto mi riguarda, il più grande dei miei quattro figli ha dato un’occhiata al libro e non ne è rimasto per niente scosso. “Anche tu sei così” – ha detto tranquillo. “Solo che scassi terribilmente solo per i compiti” – e tutto sommato mi va bene così. Trovo infatti che la scuola vada fatta seriamente, ma sulle attività extra i bambini devono essere lasciati liberi di scegliere, di coltivare interessi, creatività, curiosità e passioni, magari letture avide e onnivore che hanno bisogno di tempo e libertà.
Il metodo mamma tigre, comunque, si può applicare solo quando non si hanno molti figli: l’investimento di tempo e di energie che richiede ciascun progetto vincente, dicesi anche figlio, è davvero smisurato, e non per niente viene dal paese del figlio unico.
Ora, è vero che noi siamo pronti a inchinarci a tutte le mode che vengono dall’estero, ma, francamente, la nostra tradizione educativa ha una ricchezza, uno spessore e un passato che la Cina si sogna. Rimettiamo i dazi e le dogane, come diceva Camillo Langone nella preghiera di ieri, e rimettiamoli a partire dalle idee, per favore.
Anche perché: che importiamo dalla Cina? Il nulla. Copie dei nostri oggetti, paccottiglia che spesso valgono poco o niente, anche grazie alla miopia e all’avidità degli imprenditori di mezzo mondo.
E’ vero che i nostri figli si dovranno misurare con la dedizione, lo spirito di sacrificio dei loro pari cinesi. Ma è anche vero che a me attualmente – sarò ignorante – non viene in mente nessun esempio della creatività cinese, nessuna vetta artistica raggiunta.
Quindi, come il Sordi esterofilo pentito di Un americano a Roma direi che queste teorie le possiamo tranquillamente dare “ar gatto”.
Non sono d’accordo col Genio: questo di studiare sodo e basta, niente premi perché quando hai studiato hai solo fatto il tuo dovere, è il sistema educativo che c’era anche da noi una volta. Per una volta i cinesi e gli americani non hanno inventato niente.
Chi è il Genio, scusa? Qualcuno si è infilato nel mio blog e non lo sapevo?
Comunque, Isabella, sono d’accordo con te, anche per me studiare sodo e basta è il minimo, senza premio, infatti mio figlio ha detto che non c’era da scriverci un libro, anche io sono tigre in quel senso. Quello su cui non concordo è estendere l’obbligo alle attività extra, che devono essere di piacere e scoperta del mondo. E soprattutto non concordo sulla mancanza di senso. Quel libro è orribile, risparmiate i venti (22?) euro!
…e dimmi alla fine del libro la mamma-tigre finisce impagliata?
no, cucinata a fuoco lento
..Ah, ecco cosa servono nei ristoranti cinesi…
Che mamma tigre mi perdoni, ma sto con mia madre: ogni figlio ha la mamma che si merita. Mi spiego, siamo in cinque e lei sosteneva che non ci può essere un metodo perché ogni uno è diverso. Per intenderci, le regole della casa erano poche, erano le stesse per tutti ed erano rigide (gestire una famiglia numerosa richiede una certa dose di militarismo), tuttavia per ogni uno di noi c’era un’ approccio diverso. A me, che ero una secchiona di proporzioni inaudite, è arrivata a dire “Dani, oggi piove e fa freddo, perché non stai con me a casa invece di andare a scuola?” (ovviamento ho detto di no, c’erano due ore di matematica!). A mio fratello una cosa del genere neanche per sogno (se potesse lo avrebbe portato fino al banco di scuola). Da bambini regole rigide (un no era inderogabile) ma anche tanti giochi e follie tipo tavolo apparecchiato per una cena a base di popcorn e patatine…
Vigeva la regola “disciplina è libertà”, più bravo eri, meno “rotture” avevi.
E comunque niente premi per buona performance scolastica: l’unico nostro dovere era quello di studiare, allora almeno quello dovevamo farlo.
Lo sport, la musica e l’arte erano nostre scelte, ci veniva soltanto chiesto di rispettare gli impegni presi. Di solito venivamo incoraggiati a suon di urla di mio padre, infatti, mio fratello vinceva le gare di canottaggio negli ultimi 500mt e si diceva che era perché solo allora poteva sentire la voce del vecchio.
Quando eravamo più cresciuti ci veniva detto: mi fido di te, non tradire questa fiducia.
Siamo 5 figli, 5 lauree su 5, un canottiere campione sudamericano, una maratoneta, un triatleta (ed io insieme alla sorella n° 2 che siamo due pappe molle che con lo sport non centriamo). Non mi sembra male mamma Tigre.
Il post mi ha ricordato che durante la mia tesi di laurea trovai una citazione adeguata al momento e l’appesi nella mia aula di studio per me e gli altri 2 o 3 che dovevano laurearsi.
“Solo i codardi chiedono al mattino della battaglia il calcolo delle probabilità; i forti e i costanti non sogliono chiedere quanto fortemente nè quanto a lungo, ma come e dove abbiano da combattere. Non hanno bisogno se non di sapere per quale via e per quale scopo, e sperano dopo, e si adoperano, e combattono, e soffrono così, fino alla fine della giornata, lasciando a Dio gli adempimenti.” (Cesare Balbo, Le speranze d’Italia)
Concordo in pieno con Totò e con Costanza: per combattere bisogna sapere lo scopo, “il senso, la direzione, il dove dobbiamo andare”.
Faccio un esempio. A febbraio, invitato da un mio amico svizzero, sono andato a fare sci d’alpinismo in Svizzera (quel posto tanto caro a Costanza). Era la prima volta e a 100 m dalla metà mi sono accasciato da solo nella neve devastato dalla fatica. Intanto mi superano tutti quelli che erano dietro di me.
Alla fine mi supera anche un padre con il figlio di 12 anni. Allora ho avuto uno scatto d’orgoglio e ho ripreso a salire dietro al padre e al bambino. Mentre saliamo il bambino si lamenta che è stanco. Allora il padre lo ammonisce e gli dice:”Forza che mancano ancora 2 sali e scendi! Abbiamo fatto il 98% non vorrai fermarti adesso!” E continua “Ricordati che la vita è fatica! Noi veniamo in montagna per imparare che la vita è fatica, perchè poi anche in pianura farai fatica!!”.
E allora ho proprio pensato: ma se devi far fatica sta a casa tua (porca svizzera)!! Io sono venuto per la bellezza!!
Sono Pazzi Questi Cinesi! Il problema è sempre quello dell’emergenza educativa: oggi i genitori fanni sempre più fatica non dico a educare, ma addirittura a capire che si deve educare, come si deve educare e perché si deve educare!
Non è un caso se il buon Benedettoi XVI ne parla da anni in continuazione: ma questi “geni” non leggono mai una parola del Papa, a meno che non parli di solidarietà o di preservativi
CM: “Ora, è vero che noi siamo pronti a inchinarci a tutte le mode che vengono dall’estero, ma, francamente, la nostra tradizione educativa ha una ricchezza, uno spessore e un passato che la Cina si sogna.”
L’Italia ha molte qualità, non solo dal punto di vista della cultura, ma in generale; il problema è che queste cose non vengono difese dagli Italiani, perché – come scrivi – siamo troppo proni nei confronti dell’estero. Non intendo dire “autarchia culturale”, ma solo che in questo paese abbiamo una tradizione millenaria, che ha contribuito a fondare l’Occidente e prima di buttarla alle ortiche è meglio cercare di comprenderla meglio.
Non sono invece d’accordo col fatto che per educare occorra dare una direzione. La direzione, il progetto di vita, sono cose che vanno trovate da ciascuno di noi e non imposte. Educazione è – secondo me – dare gli strumenti per sviluppare quelle capacità che poi un giorno di permetteranno di scegliere più o meno saggiamente, il tuo progetto di vita. Darne già uno prefabbricato non va proprio bene (dove lo mettiamo il libero arbitrio?). Quando non capivo qualcosa, come molti studenti di ieri e di oggi, chiedevo: “ma a che serve?”. La risposta a posteriori più saggia era quella che diceva più o meno: “Un giorno lo capirai”. Che quando sei lì e ti senti rispondere così, ti cascano le braccia o ti senti preda di istinti violenti, ma poi col tempo capisci veramente. Capisci che un giorno avrai bisogno di quello strumento che ti è stato insegnato, ma come e quando sarai tu a deciderlo. E questo ti consentirà di sviluppare il tuo progetto di vita.
PS: curiosità: ma perché ce l’avete sempre con la Svizzera? Che vi ha fatto di male? 🙂
Very ok 🙂
Buongiorno!
Voi non lo sapete, ma oggi è il vostro giorno fortunato!
Non sono in una forma tale da poter commentare questo post come si deve e quindi venire a questo invito a nozze.
Per ora, però, mi fermo su alcune considerazioni base : Amy Chua è totalmente sgabinata, ad Harvard dovrebbero dare il giusto indirizzo agli psichiatrici. La sua è crudeltà mentale, punto e basta, e voglia di dire qualcosa di diverso in un mondo in cui l’educazione è in tremenda, pericolosa, crisi, esattamente come dice Giovanni prima di me.
Perchè, attenzione, educare non è nemmeno l’esatto contrario di quello che dice Amy.
Occhio,perchè tali libri poi inducono a pensare che, siccome la Chua è matta, allora i nostri figli possono fare di tutto. E’ il risultato è sicuramente peggiore che “lasciarli col culo di fuori” come dicono qui a Trento.
Ci fanno pensare : Ah, se è così, allora faccio bene io..che non ho mai fatto niente!
Poi volevo dire che io ho avuto un Papà Chua, con dei begli occhi a mandorla ma assolutamente abruzzese. Lui mi diceva, ad ogni voto inferiore al dieci di mezzo punto, perchè non avevo preso quel mezzo punto in più. Cioè : prendevo sette e mi chiedeva perchè non avevo preso sette e mezzo…prendevo nove e mezzo e mi chiedeva perchè non dieci…e così via. Storceva il muso anche con 10-, figurarsi.
Il punto saggio, però, lo beccò una mia compagna di superiori, che in 4 anni di scuola insieme, ho sentito solo starnutire : una volta in cui io mi lamentavo di lui, lei sentenziò
Chi ha tanto, vuole tanto…
E’ vero : mio padre poteva permetterselo, perchè io effettivamente poi portavo il mezzo voto mancante, e spesso anche di più.
E pure oggi, di fronte ad ogni cosa mi chiedo se ho fatto tutto quello che potrei…è vero anche che questa cosa non mi sta portando fortuna : cercare di superare i propri limiti, anche solo tentarlo, soprattutto quando se ne hanno tanti di limiti, sfianca.
E io non sono capace di mollare, mai, e se lo faccio perchè non mi tengono le dita, poi mi sento in colpa da morire.
Educare viene da ex ducere : tirare fuori. Per questo qualcuno parlava di Maieutica, riconducibile ad abilità da ostetricia.
Non : andare verso. Sì, in educazione può funzionare, puntare l’attenzione su qualcosa che è più in là, per non vedere la fatica del momento. Anche qui come nel parto : ci concentriamo sulla respirazione per non sentire il mal de panza.
Però i figli mica hanno sempre la stessa età, e quando sono piccoli , non capiscono. E poi queste sono tecniche che vanno bene per obiettivi specifici e ben focalizzati tipo prestazioni sportive, o musicali, e non per il senso della vita, non per la verifica di matematica.
No: educere significa osservare e conoscere, aiutare ad esprimersi, trovare contesti meritevoli per quella espressione. E nel frattempo, opzioni base di educazione, un po’ come faceva la mamma dei 5 figli.
E ce lo dimostra anche Tommy col suo commento : che per lui la sua mamma è una tigre, quando in realtà, se è vero che suo padre è un Orso, Costanza per me è al massimo una gazzella, una cerbiatta, toh , al massimo una antilope…;-)
Perchè ogni figlio ha una sua percezione. Lo sa proprio chi ha tanti figli ( due sono ancora pochi…).
Un’ultima cosa : siamo così sicuri di pompare i nostri figli verso la scuola? Perchè rischiamo veramente di non trovare nessuno al di là del filo. E se al di là non c’è nessuno (telefono senza fili e senza cornetta) come non possiamo potenziare questo aspetto educativo tale da permettere ai figli di fare proprio anche il poco che la scuola offre?
Chiudo dicendo che “ar gatto” non dobbiamo buttare la Chua, ma quelli che non educano, quelli che aspettano e che non prendono posizione, mollicci, addormentati e distratti.
Vi segnalo una notizia di due giorni fa : in una gita di terza media, 7 compagni hanno abusato nottetempo e ripetutamente di un ragazzino della classe. Ovviamente nessuno ha visto nè sentito niente, nè prima, nè durante. E la denuncia è arrivata dai non coinvolti, nemmeno dalla vittima. Nessuno dei protagonisti era figlio della Chua.
Una nota di allegria finale : ieri qualcuno diceva di una mamma tigre, severa ma anche affettuosa : ecco, io preferisco quella.
Buona giornata a tutti 🙂
Insomma il bastone e la carota, non dobbiamo buttare ne l’uno nell’altro. Ci vuole la legge, ma anche l’amore. Dio non è solo giudice, ma padre. La signora Chua è ancora alla legge, non ha considerato la dimensione dell’amore.
Vi lascio con le parole di Santo Ambrogio che sono infinitamente migliori ad ogni cosa che potrei scrivere:
“Il bene dei vostri figli sarà quello che sceglieranno: non sognate per loro i vostri desideri.
Basterà che sappiano amare il bene e guardarsi dal male e che abbiano in orrore la menzogna.
Non pretendete dunque di disegnare il loro futuro: siate seri, soprattutto che vadano incontro al domani di slancio, anche quando sembrerà che si dimentichino di voi.
Non incoraggiate fantasie di grandezza, ma se Dio li chiama a qualcosa di bello e di grande, non siate voila zavorra che impedisce di volare.
Non arrogatevi il diritto di prendere decisioni al loro posto, ma aiutateli a capire che decidere bisogna e non si spaventino se ciò che amano richiede fatica e fa qualche volta soffrire: è più insopportabile una vita vissuta per niente.
Più che i vostri consigli li aiuterà la stima che loro hanno in loro; più che da mille raccomandazioni soffocanti saranno aiutati dei gesti che videro in casa: gli affetti semplici, certi ed espressi con pudore, la stima vicendevole, il senso di misura, il dominio delle passioni, il gusto delle cose belle e l’arte, la forza anche di sorridere.
E tutti i discorsi sulla carità non mi insegneranno più del gesto di mia madre che fa posto in casa per un affamato; e non trovo gesto migliore per dire la fierezza di un uomo di quando mio padre si fece avanti per prendere la difesa di un uomo accusato ingiustamente.
I vostri figli abitino la vostra casa con quel sano trovarsi bene che ti mette a tuo agio e ti incoraggia anche ad uscire di casa, perchè ti mette dentro la fiducia in Dio e il gusto di vivere bene.”
Sottoscrivo in pieno 🙂
Bella, e rubata
Grazie…
Costanza, non ho parole! Come facciamo per avere questo tuo articolo, su New York Times?
Io o visstuto per 7 anni, in America…
E, secondo me, ce qualcosa che non va bene nel sistema di educazione publica americana. E, non va per niente, bene.
Ti faccio un exempio, a scuola dove andavano le mie figlie , fine del anno si faceva un Award ceremony, con le medaglie.
Allora, Award di frequenza, per quelli creature( le chiamo cosi, perche secondo me, cosi vedono i banbini, non come persone), con zero assenze, la fola grida: Ehhhhh, very good!!!! E cosi vai, Principal award, Honor roll award, citizenship award, reading award, math award, and so on….
Allora alla fine, trovavi quelli banbini com Zero award , vicini a quelli con 10 medaglie e diplome, e diplomino, e cartina…..Ora, come se sentira quello povero banbino?
Si parli con un americano , ti dira: WE are preparing kids who are going to be ready to face the world!
Facing the world? Ma, che world?
Se il mondo e’ cosi , io preferisco stare fuori , io e le mie due figlie….
“qual’è la direzione nessuno me lo imparò, qual’è il mio vero nome ancora non lo so” (De Andrè)
Educare sarà anche “tirare fuori” ma senza una direzione dove vado? Chi sono?
La mancanza di un senso ad una cosa che costa fatica la rende a me insopportabile; certo il senso può essere, in certi casi, anche quel “un giorno lo capirai” ma posso accettarlo se a dirmelo è un testimone che gode di tutta la mia fiducia (cioè che se l’è guadagnata).
Forse non si chiamerà “educare” ma la mia prima preoccupazione è insegnare ai miei figli che la vita ha un Senso indipendentemente dai loro successi o errori (onestamente preferisco che sappiano le cose piuttosto che la maestra gli riconosca un buon voto o che alla compagna abbia dato di più solo perchè è la cocca).
Il libero arbitrio è ciò che ci rende umani ma per arrivare alla Verità dobbiamo partire da un punto, don Giussani diceva: dobbiamo partire dalla tradizione dove siamo nati e quindi verificare tutto, tradizione compresa, se corrispondente al Cuore. Per me educare è questo: insegnare la tradizione ed il metodo per verificare se ogni cosa corrisponde o meno alla propria umanità.
Giusto, ma non bisogna dimenticare la loro età : sono piccoli e vivono di cose piccole in mezzo ai piccoli. Se non lo teniamo in considerazione, a casa colgono il Senso, e in giro si arrangiano come possono….
Ma c’è bisogno di spendere fiumi di parole per una simile folle teoria educativa?
La Cina è il paese del figlio unico a tutti i costi,della produttività fatta idolo…i frutti di tutto ciò stanno arrivando:la gente è triste e desiderosa di Dio.
so che la Chiesa sta formando famiglie che vadano in missione in Cina perchè la situazione è veramente disastrosa..come lo è sempre quando si nega dio a tutti i costi e ci si fa padroni della propria vita e di quella dei figli..non penso che la mamma tigre consideri le figlie un dono..piuttosto un prolungamento di sè stessa.:loro saranno bravissime allora vuol dire che io sono bravissima perchè le ho educate bene e tutti mi diranno brava.
Forse in modo diverso ma a volte anche noi mamme non tigre rischiamo di compiacerci nell’educazione dei nostri figli.
Soldi e successo. E’ il sottinteso universale delle le mamme tigri, ma anche di tutti quei genitori che sono tigri verso gli insegnanti che bastonano gli alunni coi voti che si meritano. La differenza è quelle del primo tipo, se non altro, hanno stima del lavoro e della fatica; le seconde pensano (e uso questo verbo esagerando) che tutto sia dovuto
Credimi : ci sono anche scuole che non bastonano e che non educano. Nè bastone e nè carota ma “aspettiamo che crescano da soli”. E lì è un guaio, perchè la famiglia si trova sola ed isolata.
Soldi e Successo. La scuola (come il resto della piscina educativa in cui si immergono i figli) è un mezzo dedicato ad un fine. Se non prevale idealmente qualcosa di più alto allora questo fine è soldi e successo. Anche se non lo si dice mai nel libro, e anche se molte mamme tigri non lo ammetteranno mai esplicitamente. Guardando le scelte però si capisce la logica.
Citazioni, solo citazioni…
“…godi la vita con la donna che ami per tutti i giorni della vita d’illusione che Iddio ti dà sotto il sole, perché questa è la tua parte nella vita, per le pene che soffri sotto il sole. Tutto quello che ti occorre di fare, fallo mentre sei in vita, perché non ci sarà più attività, né pensiero, nè sapienza, giù, nelle tenebre,
dove stai per andare…non è degli agili la corsa, nè dei forti la vittoria,e neppure dei sapienti il pane e dei calcolatori la ricchezza e nemmeno degli accorti il favore, perché il tempo e il caso si frappongono a tutto…sconosciuta è la sua ora, simile ai pesci che rimangono nella rete fatale, agli uccelli presi al laccio, l’uomo è sorpreso dalla sventura che improvvisa si abbatte su di lui….”
citazione2: “….guarda me, sono già ventidue anni che traghetto sul fiume, giorno e notte….il luccio e il salmone stanno sott’acqua, io sopra l’acqua….che te ne farai della libertà, fratello?….che te ne fai di tua madre, di tua moglie? E’ una bestialità fratello, è il demonio che ti tenta, che lo pigli la peste!Non dargli ascolto al maledetto.Non lasciargli libertà. Lui ti tenterà quanto alla libertà, ma tu impuntati e: non voglio! non c’è bisogno di nulla. Né di padre, né di madre, nè di moglie, di focolare, né di tetto:non ce bisogno di nulla, non voglio, che gli pigli la peste! Io, fratello,ero un uomo rispettato, ma, ecco, ora , mi sono ridotto al punto che posso dormire nudo e mangiare erba. E che Dio conceda a tutti una vita simile. Non ho bisogno di nulla e non ho paura di nessuno e comprendo che in tal modo non c’è uomo più ricco e più libero di me…”
continua…
@alvise
Un blando antidepressivo no?
sta mamma tigre m’ha messo ‘na tristezza…
Tigri siamo noi che ci azzanniamo in questo modo con una teoria che non ha capo ne coda! Un bel branco! 🙂
un po’, anzi molto, dipende da come si imposta il discorso. Qualche giorno fa su un blog del Corriere della sera c’era la medesima discussione, l’autrice del post si vantava di essere mamma-pecora e giu’ tutti a difendere la tigre
http://27esimaora.corriere.it/articolo/confesso-sono-una-mamma-pecorae-me-ne-vanto/
Sono d’accordo con Luigi Foschini, educare e’ fornire gli strumenti, non ho figli ma ho fatto la caposcout diversi anni. Ora, non e’ che il metodo di Baden Powell sia la panacea pero’ e’ stato adattato in paesi molto diversi, per cultura e fede, proprio perche’ e’ un metodo: l’obiettivo non e’ indicare il Bene, ma trovare e aiutare a sviluppare quel 5% di bene (minimo) che c’e’ in ognuno. E’ chiaro che presuppone un quadro di valori condivisi e la condivisione ne viene chiesta agli adulti, non ai bambini e ai ragazzi.
Mio figlio minore è scout ormai da dieci anni (quello più grande, nato signore, ha concluso la sua esperienza quando hanno “preteso” di farlo dormire in una scomoda tenda senza adeguati comforts) e con lui mi sono avvicinata al metodo educativo di B.P.. E’ vero non è la panacea né la soluzione di tutti i problemi educativi, ma allo stato attuale dell’Associazionismo giovanile mi pare il più adatto ad affrontare le molteplici variabili culturali presenti nella società salvaguardando l’identità nella differenza
Mah, io non sono un’esperta, però quando compro qualcosa vado sempre a vedere dove viene prodotta. Made in China? no grazie! ora se questo vale per le scarpe, figurati per le teorie educative! e poi dalla nazione che fa del figlio unico un obbligo di Stato (chè se ne fai di più è meglio non farti trovare in casa durante il censimento, sennò so’ cazzi!).
Non so quanto la signora Amy Chua possa essere presa a rappresentante della cultura cinese e non più che altro delle diffuse nevrosi personali e genitoriali, ma sicuramente la Cina non è solo il paese della paccottiglie e del figlio unico ma di un’antichissima e raffinata civiltà. Certo con una concezione dell’universo e dell’uomo molto diversa dalla nostra, ma non credo si tratti di stilare classifiche di civiltà. Per le culture, come per gli uomini, bisognerebbe prendere quello che di buono ci danno (o ci hanno dato) senza bisogno di scimmiottarle ma nemmeno di denigrarle. Sull’argomento in particolare, mi pare che, come spesso avviene, sia un problema di equilibri. Il fatto che le farneticanti teorie della Signora Chua abbiano avuto tanta risonanza è probabilmente dovuto alla scoperta da parte di qualcuno che, per bacco, qualche volta ai figli si può anche dire no!
Mamma tigre e mamma pecore sono due facce della stessa medaglia; in un modo o nell’altro tradimento del compito educativo come lo indica Luigi Foschini nel suo post: dare strumenti per permettere ad ognuno di conoscere e, possibilmente realizzare, le proprie potenzialità e la propria vocazione.
Sono d’accordo sulla severità quando si tratta di studio ma anche lì senza farsi prendere la mano per non trasformare la giusta richiesta di serietà in “ansia da prestazione”. Per questo non posso non segnalare una brillante sintesi di Tommaso a chi lo sollecitava ad essere bravo a scuola: “Io posso essere il più bravo che io posso” Mitico!!
Il fatto che le farneticanti teorie della Signora Chua abbiano avuto tanta risonanza è probabilmente dovuto alla scoperta da parte di qualcuno che, per bacco, qualche volta ai figli si può anche dire no!
Mamma tigre e mamma pecore sono due facce della stessa medaglia; in un modo o nell’altro tradimento del compito educativo come lo indica Luigi Foschini nel suo post: dare strumenti per permettere ad ognuno di conoscere e, possibilmente realizzare, le proprie potenzialità e la propria vocazione.
Sono d’accordo sulla severità quando si tratta di studio ma anche lì senza farsi prendere la mano per non trasformare la giusta richiesta di serietà in “ansia da prestazione”. Per questo non posso non segnalare una brillante sintesi di Tommaso a chi lo sollecitava ad essere bravo a scuola: “Io posso essere il più bravo che io posso” Mitico!!
Parole sante, specialmente quelle di Tommy!!!
sono d’accordo e mi ci risconosco!
bisogna anche dire che l’antichissima e raffinata civiltà è stata rasa al suolo dalla rivoluzione culturale di Mao Tse Tung per ritrovarsi ora con una mutazione ideologica e culturale liberista-comunista che produce contraddizioni e… paccottiglia.
Concordo in pieno. E poi la gara al primo posto della classifica che i cinesi scalano (anche nelle discipline sportive-olimpiche) è inculcata loro solo per dare prestigio al regime, quindi è del tutto funzionale allo Stato e non alla crescita della persona come essere degno di questo nome. Da qui credo che anche i buoni suggerimenti dati nel libro (ovvero i no che è del tutto legittimo dire ai figli x il loro Bene) non siano inquadrabili assolutamente nell’ottica che alcuni vorrebbero in buona fede vedere. Insomma la paccottiglia anche se è coperta da un bel nastro è sempre paccottiglia!
grazie Costanza,
hai la capacità di ricondurre ogni avvenimento al cuore della realtà e di travasarci il tuo cuore e la tua esperienza.
Io non sono una mamma tigre, ma adesso che sono grandi riconosco nei miei figli e mi ritornano nei loro modi di essere i valori in cui credo e che ho cercato di trasmettere con tutti gli errori e le imperfezioni del caso, ma anche con il desiderio e l’impegno di continuare ad accompagnarli con discrezione sapendo che sono qui e che sono con loro che hanno messo le ali, anche se ora aspetto che rispuntino dopo alcune cadute… succede più spesso, oggi, oggi ma loro sono persone stupende con tanta ricchezza interiore e una bella cultura, anche se in attesa di migliori opportunità di esprimersi nel lavoro… ma tant’è oggi è così. Io sono qui a pregare ad attendere ad ‘esserci’ sempre…
citazioni:”…quando avvenne, si ricorda, lo misero, i suoi cari, bambino, ter quattro anni, dalle Suore Nunziatine, di Cristo, in via Delle Forbici,allo scopo educativo, cominciassero a drizzargli, occorreva, dicevano, la spina dorsale, e il carattere, dove fosse che lo avevano chiuso nella stanza del carbone, nel buio, che piangesse a tutta forza, che nessuno lo sentiva, sentiva,perché, dice, gli bociavano, non sapeva le preghiere, il rosario, le salve regine, e anche i diti dentro il culo, si ricorda, gli mettevano, a forza, imparasse a trattenersi, che era loro che dovevano poi cambiarlo, e poi dopo venne chiuso nel convento dei Padri Cavanis, fratelli in Cristo, a Cavaso del Tomba, dove sempre lo picchiarono, umiliarono, torturono, lo tenevano in piedi la notte ai piedi del letto perché imparasse,alla fine, le buone maniere e il contegno e il silinzio, soprattutto il silenzio, sempre, totale, continuo, dove avvenne, comunque, dicevano, che aveva imparato bene le lingue antiche, il greco, il latino,l’ebraico, l’aramaico, per lo studio dei testi sacri, dove avvenne l’inizio del suo odio, non soltantao verso le suore i frati il papa, ma anche inoltre tutto il gener umano, nel suo insieme, e la notte si svegliava nel buio, dai dolori che sentiva, nell’anima….”
Citazioni:
“Anche i cristiani, come i musulmani, i pagani o gli atei hanno commesso crimini, ma qual è l’immensa novità? Che i cristiani mai potranno giustificarsi richiamandosi a Gesù perché lui (che non uccise nessuno e si fece uccidere) è sempre con le vittime (di tutti).” Antonio Socci, Indagine su Gesu, p. 56 – Rizzoli
“…facendo garantire da Dio la verità, ponendola in lui, il cristianesimo porta al culmine il modo di pensare comune e ne , nellostesso tempo, la forma più ingenua e quella che meno si sottopone alle critiche”.
Mah, sono teorie esposte già qualche anno fa in un libro pubblicato dalla ARES di Milano, sulla scuola.
Non ho apito quali di queste teorie sarebbero state pubblicate: a quale libro ti riferisci?
queste dello studiare studiare studiare. Immaginavo che il riferimento alla ARES (che adoro, sia chiaro) avrebbe fatto saltare qualcuno 🙂
“Sin dagli albori i padri della Chiesa insegnarono che la ragione era il dono più grande che Dio aveva offerto agli uomini … Il cristianesimo fu la sola religione ad accogliere l’utilizzo della ragione e della logica come guida principale verso la verità religiosa”.
Rodney Stark, La vittoria della Ragione
🙂
D’accordo, ma non vedo il nesso
guarda il post precedente di alvise
“…il cristianesimo è una delle forme più complete ed esplicite dell’oggettivismo dogmatico, modo comune di pensare da quando sulla terra è comparso l’uomo”.
e meno male che c’è qualcosa di oggettivo da quando sulla terra è comparso l’uomo.
Per me è così!
urca, alvì, che perle di saggezza
Mi spiego: io ho portato come esempi di educazione aberrante (ma l’educazione è sempre aberrante, c’è dentro la parola ducere, da cui dux)alcuni episodi di educazione cattolica, non cristiana, non cinese!!!
Ragion per cui non parliamo addosso ai cinesi, o a dei libri cinesi da ridere, parliamo di noi, parliamo delle persone che educano, che il diavolo se le porti, tutte!!! Non è che però uno conosce una suora brava un prete tanto buono, c’è questi posti orribili dove si pretende di educare, c’è queste persone terribili, c’è i bambini lasciati alle suore ai frati, ai professori cosiddetti laici, non c’è altro.
alvì, è la teoria del buon selvaggio di rousseau, ma non è che funzioni tanto
D’accordo con te che non dobbiamo generalizzare perché chi sono io per scagliare la prima pietra? Sono abituata agli stereotipi essendo nata in un paese, il Brasile, conosciuto per la samba, i trans, la droga e la prostituzione minorile. In effetti credo che la signora Chua non sia tanto frutto della cultura Cinese in sé, ma una risposta sbagliata della cultura globalizzata ad un problema vero che è quello dell’emergenza educativa. Un problema globale, ripeto. Dall’altra parte la storia è piena di rivoluzioni fatte di buone intenzioni ma che proponevano risposte ai problemi del tutto sbagliate (per citarne le più eclatanti Hitler è stato eletto democraticamente all’inizio ed il comunismo si è dimostrato più disumano dei capitalisti selvaggi che voleva combattere).
La risposta della tigre alle teorie psicologiche che negli anni settanta “non volevano traumatizzare i bimbi” vietando ogni divieto è allo stremo opposto e come tutti gli estremi, si toccano prima o poi.
Ogni metodo si pretenda di applicare, compreso vietato vietare, sarà sempre applicare un metodo,
lasciare i bambibi a queste persone applicatori di metodi, o non applicatori di nulla (però tanto buoni tanto bravi, tutti) è uguale, non ce n’è vie d’uscita, uno deve cercare di capire alla svelta e fare da sé, studiare da sé, allenarsi da sé,in tutto, come Martin Eden, per esempio, mettiamo.
Sono sfinita e vado a prendere il mio pargolo e portarlo a Karate… A cercare scarsamente di mettere in pratica i consigli di mia mamma (quella dei 5 figli) con la mia particolare interpretazione perché ogni bimbo è un mondo a sé, ogni mamma ed ogni papà pure. E viva le differenze che Dio ha creato!!!
Buona sera a tutti!
ESATTAMENTE!!!!!
Beh, penso che i figli non sono macchine, ma persone prima di tutto da accettare, anche con i loro limiti e le loro fragilità, e poi sostenere ed aiutare a trovare la loro strada nella vita.
Credo che, per prepararli a questo, i figli debbano avere in primo luogo riferimenti stabili e sicuri: i propri genitori, padre e madre, di cui sono sostanzialmente defraudati i figli di coppie separate o divorziate.
In pari tempo, i figli hano un bisogno vitale, esistenziale, di ricevere dai genitori certezze, prima di tutto sul senso e lo scopo della vita.
E queste, chi non le ha per sé, evidentemente non può neppure darle.
E deve surrogarle, magari con stili educativi alla Amy Chua, ma anche altri, tipo certe stupide forme democratiche ed amicali di rapporti genitoriali.
Penso che i figli vadano educati alla fede, importante quanto e più della scuola, e che ad essi vada fatto conoscere un Padre, superiore a quello naturale, che, se ci si affida a Lui, saprà curare e volgere in bene ogni errore ed ogni debolezza sia dei genitori che dei figli.
Questo per me è il massimo della educazione.
Quanto al resto, dazi e dogane comprese, io uscirei pure dall’Europa di morti che si autoprepara la fossa, con la giurisprudenza delle sue Corti ci vorrebbe portare, anche sul terreno dell’educazione, su una strada ben diversa da quella, sana, proposta dal cristianesimo.
Ho letto tardi il post di Costanza, non sono riuscito a leggere tutti i commenti (che mi sembrano, però, belli e profondi), spero di non essere andato troppo fuori tema.
Anch’io concordo con Livio, la cosa piu’ importante è regalare ai propri figli una splendida colonna vertebrale che li sosterra’ in ogni occasione e che personalmente reputo sia la fede,altrimenti creeremmo dei robot senza alcuna volonta’ ,avendogliela annientata con i nostri miracolosi rimedi.Purtroppo Amy Chua ha trasmesso quello che ha ricevuto!
Santo cielo quanto ardore! Ogni giorno da ogni dove provengono teorie educative più o meno raffazzonate, che dicono tutto e il contrario di tutto (e tra l’altro gli usa non sono nuovi a questo autoritarismo violento).
Lasciamo stare la cultura cinese che è ricchissima e profondissima. Bisognerebbe conoscere un popolo prima di dire cavolate del tipo “boicottiamo il made in china” o “dalla cina non è mai venuto nulla di buono”, solo perché una tipa si è alzata una mattina e ha scritto un libro sui suoi metodi educativi.
trovo poi inammissibile che si dica: non comprate il libro. Ognuno è libero di leggere quel che vuole (compreso “Sposati e sii sottomessa”) e di giudicarne il contenuto. Se è una persona intelligente saprà trarre le giuste considerazioni.
Il difetto di fondo di tutti questi “manuali” è quello di voler standardizzare le relazioni: ognuno guardi in faccia i suoi figli e suo marito e lavori sul rapporto, non sulle teorie. Magari con un’attenzione alle alleanze amicali ed educative: una famiglia chiusa nei propri schemi e nei propri equilibri è una famiglia morta
Grazie per quanto scrivi nel bellissimo libro che mi fa ridere e piangere dalla gioia. Lo vorrei regalare alle coppie (quasi tutte conviventi) che vengono al “corso fidanzati” in parrocchia, a cui cerchiamo di far capire che il matrimonio cristiano è proprio una bella avventura. Leggendo in parallelo il romanzo “L’isola del mondo” di Michael O’Brian (se non l’hai letto te lo consiglio, è da urlo) ad un certo punto, parlando della vita coniugale dice “sottomettendsi ci si dona e donandosi ci si sottomette” … non credo O’Brian abbia letto il tuo libro, magari ha letto anche lui S. Paolo. Luca (felicemente coniuge di Michelle, con 4 maschi di 18/16/14/7 anni).
Grazie per quanto scrivi nel bellissimo libro che mi fa ridere e piangere dalla gioia. Lo vorrei regalare alle coppie (quasi tutte conviventi) del corso fidanzati in parrocchia, a cui cerchiamo di far capire che il matrimonio cristiano è proprio una bella avventura. Leggendo il romanzo “L’isola del mondo” di Michael O’Brian (se non l’hai letto te lo consiglio, è da urlo) ad un certo punto, parlando della vita coniugale dice “sottomettendsi ci si dona e donandosi ci si sottomette” … non credo O’Brian abbia letto il tuo libro, magari ha letto anche lui S. Paolo. Luca (felice coniuge di Michelle, con 4 maschi di 18/16/14/7 anni).