CATECHESI sull’IRA di Padre Maurizio Botta #monasteroWiFi

6 Marzo 2023 Battistero di S.Giovanni in Laterano, ROMA

Innanzitutto, anche se potrà sembrare banale, chiediamoci: “dove siamo?”
Siamo in uno dei luoghi più santi di Roma, quindi in uno dei luoghi più santi di tutta la Chiesa cattolica. A volte abbiamo una certa smemoratezza ed è bene ricordarci dove siamo, quanto questo fonte battesimale sia un luogo decisivo.

Inoltre, “Cosa stiamo facendo?”
Aldilà delle impressioni, cioè aldilà di chi sta parlando, noi siamo qua per obbedire al Padre che dice “Ascoltate!”
Perché noi parleremo e faremo risuonare ancora una volta le parole di Gesù, quindi siamo invitati ad ascoltarle.

Infine, “Chi siamo?”
In noi c’è un desiderio di interiorità, di vita di preghiera, desideriamo essere monaci. La parola Monastero, la parola monaci, è una parola che ci appartiene.

Io vorrei, innanzitutto, non dimenticare i passi fatti finora: non bisogna ogni volta costruire sul nulla perciò vorrei richiamare alcune premesse fondamentali, sulle quali occorre costruire ogni volta, che sono venute fuori in particolare a San Pietro, negli ultimi incontri che abbiamo fatto.
Quello che voglio dirvi anzitutto, è che le cose non cambiano: non possiamo sempre andare alla ricerca di una novità, abbiamo anche bisogno di essere riconfermati nelle cose fondamentali.
1) La prima è questa: gli esseri umani di tutta la terra hanno questa curiosa idea di doversi comportare in un certo modo e non riescono a liberarsene.
2) La seconda: all’atto pratico si comportano diversamente. Conoscono la legge naturale e la violano. “Questi due fatti sono alla base di ogni chiara riflessione su noi stessi e sull’universo in cui viviamo” (C. S. Lewis) e l’allora Cardinale Ratzinger diceva “l’incapacità di capire e presentare il peccato originale è davvero uno dei problemi più gravi della teologia e della pastorale attuali” e, aggiungo io, della fede personale delle persone.

In altre parole: quale cultura celebra l’ira? Quale cultura dice che l’ira è qualcosa di positivo? Ma è evidente universalmente che l’ira è ripugnante.

Si potrebbero trovare frasi contro l’ira ovunque.
C’è una conoscenza già radicata noi e se bastasse la forza di volontà per non essere iracondi, il gioco sarebbe fatto. Sarebbe solo un problema di conoscenza.

Lewis dice che non è così: c’è una legge, ma noi non riusciamo a viverla.
Questa affermazione, ripetuta mille volte, deve essere ben chiara.

Quindi non è un problema di specchio: “dicci qualcosa di così intelligente che ci convincerà che l’ira è brutta e allora non lo farò più, perché è troppo brutto”.
Questa è un’impostazione che deve essere chiara nella vostra mente: non sarà mai una Catechesi che vi convincerà a non essere iracondi.

Al massimo, la Catechesi può essere chiara e precisa nel dirti che tu non ce la fai da solo, e questa evidenza del peccato originale è confermata autorevolmente dal Figlio di Dio, che noi vogliamo ascoltare.

Veramente sarebbe da dire “chi non è interessato ad ascoltare Gesù e a cambiare la vita veramente, a costo anche di soffrire, quando questa parola contraddice quello che io sento in modo molto forte, sarebbe meglio che facesse altro”.
Perché Gesù ha perso dei discepoli!
Quando Gesù ha finito di spiegare l’Eucarestia, non è che i presenti hanno detto: “Ahhh… che dolcezza, che meraviglia, che parole sublimi… Bravo!!…Grazie Gesù che ci hai regalato l’Eucarestia!…quanto è deliziosa e sublime l’Eucarestia
…non è andata così… se li è persi tutti!
Anzi, Gesù ha rincarato la dose: “Volete andare via anche voi?”

E ce lo continua a dire oggi.
Pensate che Gesù sia cambiato? No, non è cambiato quindi quel “Volete andare via anche voi?” è una domanda che Lui in modo penetrante ripete proprio a noi oggi, perché Gesù ci ama e quindi noi siamo liberi, non è obbligatorio seguirlo.

Ciò che esce dall’uomo, rende impuro l’uomo. “Dal cuore degli uomini escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adulteri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza.
Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo.” (Marco 7, 21-23)

Questo è il cuore umano secondo Gesù.

Paolo ci dice cosa fare rispetto a questo cuore malato.
Non si può non partire da questo concetto: non si capisce più nulla se tu non sai che il tuo cuore è malato e che, se vivrai dello Spirito semplicemente non sarai portato a soddisfare i desideri della carne, ma continuerai comunque a sentirli pulsare dentro di te.

Cioè, rispetto all’ira, non puoi pensare che se sei santo non la sentirai agitarsi dentro di te! È abbastanza chiaro?

Se vivrai dello spirito non sarai portato a fare sì che questi desideri diventino opere!
È una ripetizione?!
Sì, è una ripetizione! È una ripetizione di tutti e due i Monasteri Wi-Fi.

Mi aggancio a quello che è stato già detto, ribadisco un insegnamento fondamentale“Se camminate secondo lo spirito non sarete portati a soddisfare i desideri della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo spirito e lo spirito ha desideri contrari alla carne. Queste cose si oppongono a vicenda sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo spirito non siete sotto la legge. Del resto sono ben note le opere della carne.” (Galati 5,16-19)

Cosa succede quando tu questi desideri non li contrasti?
Cosa succede quando tu non preghi?
L’uomo senza orazione è un animale senza ragione.
Pregate sempre senza stancarvi.
Quando tu non preghi, quando tu non hai una vita di fede, s’incendiano i desideri della carne e diventano opere della carne.

E sono ben note, perché son sempre le stesse (numerose associate all’ira):  fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie (ira), discordie (ira), gelosie (ira), dissensi (ira), divisioni (ira), fazioni (ira), invidia (ira), ubriachezza, orge … (no, in queste non c’è tanta ira!) …e cose del genere!

Chi compie queste cose, come ho già detto, non entrerà nel Regno di Dio.

Invece, il frutto dello Spirito Santo, (bada bene, non il prodotto della tua buona volontà, non il prodotto della tua virtù, non il prodotto dei tuoi “muscoli spirituali”), dicevo il frutto dello Spirito Santo (più sei povero e lo invochi e più lo ricevi: lo riceve chi è povero e lo chiede sempre, chi non lo chiede sempre non lo riceve) è: amore (no, ira no), gioia (ira no), pace (ira no), magnanimità (ira no), benevolenza (no, non c’è ira), bontà (non c’è ira), fedeltà (non c’è ira), mitezza (non c’è ira), dominio di sé (non c’è ira). Il frutto dello Spirito Santo è LA VITTORIA SULL’ IRA.

Gesù dice che ci sono, fondamentalmente, due “padroni” che vogliono mettersi al posto di Dio.
Cerco di semplificare, di sintetizzare, per aiutarvi a rasserenarvi, perché capire le cose importanti della fede non è difficile.

Voi siete nutriti di troppe catechesi, già troppe ne avete ricevute, non è quello il problema.
Su questo abbiamo sempre diatribe intensissime con Costanza: lei dice che c’è bisogno, però secondo me la sto convincendo sottilmente, perché ogni tanto le scappa qualche battuta, come dire: “Basta con ste catechesi!”

Comunque: ci sono due padroni (“padroni” perché tirano, tirano! Si muovono esplicitamente contro la volontà di Dio e quindi contro la Parola di Dio, cioè contro quello che più sta a cuore a Gesù, che è quello che più sta a cuore al Padre): uno, di cui non parliamo questa sera, è mammona, cioè l’idolo del denaro e della ricchezza, del potere.

Questo problema col denaro non è di qualcuno, è di tutti: quando la fede non arriva al portafoglio, non è arrivata da nessuna parte!
Per favore, non fate confusione, non vuol dire essere degli sciocchini e buttare soldi per strada, come fanno i cantanti Trap per mostrare che ne hanno tanti, che ne buttano nei concerti per dare l’impressione… No, non è quello naturalmente che ci chiede il Signore!
Però siamo tutti attaccati al denaro, è un padrone!
Abbiamo tutti un problema col portafoglio, ad aprire il portafoglio, abbiamo tutti questo problema ed è molto intenso.

Il secondo padrone, cioè quello proprio che ti manda dritto all’inferno, è la spietatezza. Guardate che noi lo diciamo, (lo abbiamo detto anche poco fa), non ci facciamo caso ma lo diciamo tutte le domeniche a messa, noi rischiamo di dire la nostra condanna tutte le domeniche a messa: “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

L’altro padrone è la spietatezza. La spietatezza ha una molla che è il vittimismo.
Pensate alla compressione di una molla: vittimismo, vittimismo, vittimismo, vittimismo, vittimismo, poi …boom: spietatezza!
VITTIMISMO e SPIETATEZZA sono figli dello spirito diabolico della RECRIMINAZIONE 

La spietatezza è di chi non perdona, ed è imperdonabile.
Chi lo dice? Gesù!
Gesù dice esplicitamente “chi non perdona non sarà perdonato”

Una parola dura di Gesù, cioè TUTTO è perdonato all’uomo, TUTTO, TUTTI I PECCATI, tutte le bestemmie, ma quella spietatezza no.

Se a te che sei il nulla viene perdonato tutto (10.000 talenti), ma tu sei spietato e strangoli l’altro per 100 denari che non ha da restituirti, perché non ce li ha “sto poveraccio”, Dio non perdonerà nemmeno te, in tutta la Sua misericordia.

Tu, come dice la Parola di Dio, dovrai stare sotto gli aguzzini.

Vorrei farvi notare questa sera il legame fra PERDONO e IRA.

Leggiamo S.Paolo, lettera agli Efesini – “Io prigioniero a motivo del Signore vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto cioè con ogni umiltà, dolcezza, magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore avendo cura di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. (Efesini 4, 1-3)
Unità – vincolo della pace – sopportarsi a vicenda

Questo è bellissimo e io tutte le volte me ne dimentico e poi mi consola, pensando a quando vado in motorino.
Adiratevi ma non peccate”, “Non tramonti il sole sopra la vostra ira e non date spazio al Diavolo” (Efesini 4, 26-27)
Spiega Paolo: “adiratevi pure”, non è un problema, “ma non peccate”.
Cosa vuol dire che “tramonta il sole sopra la tua ira” e “dai spazio al diavolo”?
Vuole dire che la vuoi conservare!
Cioè il peccato è quando vuoi conservare l’ira.

In realtà, a Roma insultarsi è un “esercizio stilistico”, piacevole, liberatorio.
Tu lo sai che anche un altro lo sta facendo, (poverino, chissà che problemi ha) cioè è una cosa che viene spontanea, non è assolutamente un problema; il grave non è quella forma lì, “adiratevi” dice Paolo “ma non peccate”.
Il peccato non è nell’istintività ma nella volontarietà, cioè quando tu vuoi conservare il cuore arrabbiato, quando tu dici “ma non è giusto, io ho ragione!!!!”

E’ lì il problema!
“Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità.  Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.”. (Efesini 4, 32)

Il legame tra ira e perdono è totale: quando tu hai ira non stai perdonando (la parola di Dio è un anello importante della catechesi).

Che cos’è l’ira?
È non perdonare!
E’ così centrale per Gesù!
Tu sei perdonato per 10.000 talenti e invece a tua volta sei spietato per 100 denari!

A costo di essere noioso, lo ripeto: 100 denari, sono 100 giornate lavorative, quindi 3 mesi di lavoro, (non proprio “niente”), l’altro, il fratello, ti dovrà al massimo 100 denari.
Dopo che Dio, se fai un’esperienza autentica, ti perdona tutto, quando l’altro ti chiede “Abbi pazienza, non ho da restituirteli” dovresti anche tu perdonargli tutto (perché non ha da restituirteli), ma tu non lo fai…

C’è una parabola che parla proprio di questo, anzi c’è anche il commento al Padre Nostro.
Finito il Padre nostro, cioè dopo aver detto “rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, non abbandonarci alla tentazione, liberaci dal male”, il malvagio, Satana, è lì per dirti: “strangolalo, soffocalo, e soprattutto CONTA!”

“E rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, non abbandonarci alla tentazione” e liberaci dal Malvagio che ci invita sempre ad essere spietati con quei cento denari veri, VERI, che ti sono dovuti VERAMENTE e che quello lì/quella lì non ha da restituirti.

“Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei Cieli perdonerà anche a voi, ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe” (Matteo 6,14-15)

C’è qualcuno che non ha capito? Devo rispiegarlo? Non è chiaro, vero?
Il Vangelo è complicato, non si capisce bene quello che vuole dire.

Ci vuole forse un esegeta che ci faccia un’interpretazione relativizzata, ammorbidita, e soprattutto che possiamo ascoltarla piacevolmente bevendo un buon goccio di thè?
Ma no, in realtà non dice così, padre Maurizio, sei un po’ severo!
Gesù parla chiarissimo: “Quando pregate dite..
Non sprecate parole mettendo le vostre priorità al posto delle priorità di Dio.
Iniziate col chiedere quello che non chiedereste per primo, cioè questo: “Sia santificato il TUO nome, venga il TUO regno, sia fatta la TUA volontà come in Cielo così in terra”, cioè TU, non io.
Ogni giorno io, io, io…no! Prima TU.

Poi: “dacci oggi il nostro pane quotidiano”.
Il Padre sa che ne avete bisogno.

Il pane quotidiano è quello per i Santi, il pane quotidiano è lo Spirito Santo che è dato per combattere questa battaglia terribile contro Satana, che ti invita solo ad una cosa: a non amare, ad essere spietato, perché amare è uguale a perdonare.
Cioè Satana ti dice: ira, ira, ira…
Satana ti dice nella testa: “Hai ragione! E’ giusto! hai ragione tu! Quello lì…quella lì…hai ragione tu!”

L’ira di chi non perdona, secondo me, non sarà perdonata da Dio.
Non siete convinti? Andiamo avanti.
Io detesto la soggettività, quindi cerco di essere il più possibile oggettivo.

Vediamolo nel Vangelo di Matteo 18, 21-35

Allora Pietro, il nostro primo Papa, si avvicina a Gesù: “Signore, se mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?”
Visto? Sentito? Capito? Mi spiego? È il Papa!

Gesù gli rispose: “Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette! Per questo il Regno dei cieli è simile ad un re che volle regolare i conti con i suoi servi”

È un’enormità mostruosamente grande, diecimila talenti è il debito di una nazione. L’esperienza autentica dei Santi è questa, ogni santo sente che è impossibile che venga perdonato. Un monaco Wi-Fi vero (non un sedicente monaco wifi, uno vero) sa che Dio gli perdona diecimila talenti. E’ una roba mostruosa. Sa che non ha da renderglieli indietro.

“Poiché non aveva da restituirglieli, il padrone ordinò che venisse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito”
Cioè, mi piglio tutto, diventi schiavo, più di così…non hai niente da restituirmi.

Allora il servo, prostrato a terra, strisciava…
Allora il servo prostrato a terra lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me, ti restituirò ogni cosa”.
Non è vero, non ce l’avrebbe mai fatta a restituire ma “il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva 100 denari, lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo : “Restituisci quello che devi”.
Glieli doveva eh….
Il suo compagno prostrato a terra (uguale…) lo pregava dicendo : “Abbi pazienza con me , ti restituirò”.
Qua è vero invece: magari poteva restituirglieli.
Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, finché non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni (questa è la Comunione dei Santi) furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone  tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu mi hai pregato.  Non dovevi anche tu avere pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato il padrone lo diede in mano agli aguzzini finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore ciascuno al proprio fratello.”
Secondo me quando tu soffochi uno, l’ira ce l’hai, siete d’accordo?

Concordate con me che un po’ di ira ce l’hai se soffochi uno? siamo in tema, non siamo usciti.

Se tu non perdoni la miseria dell’altro che non ha da restituirti, dovrai pagare, dovrai rendere conto di tutta la tua vita.  Dio non perdonerà l’abisso del tuo nulla, dei tuoi peccati.

Gesù dice: “Vegliate”.
Quando c’è la parola “vegliate”, subito noi ci chiediamo: cosa vuol dire per un monaco, “vegliate”?
Cosa devo fare? Lo sto facendo?  Sono a posto?….(?)… vero che non mi si può dire nulla, vero che sto vegliando io?
Ma in realtà, vegliare, più che un fare, è veramente un non fare, è un astenersi.
Cioè, l’amore stesso (sto arrivando al cuore di quel che voglio dire stasera) implica un non fare, più un non fare che un fare.
Penso quanto amore vero richieda il non far pesare sugli altri le nostre recriminazioni, quelle nostre istantanee e violente recriminazioni che affiorano ad ogni vera o presunta ingiuria subita

A volte sono recriminazioni dopo ogni minima contrarietà, a volte dopo una semplice sensazione che l’altro sia in un certo modo, noi recriminiamo continuamente, recriminiamo nei confronti dell’altro, una mormorazione “contro”, non solo semplice mormorazione…

Ecco, con la preghiera incessante, con lo Spirito Santo, far morire questo desiderio: far sì che questo desiderio (che è inevitabile che ci sia) non diventi opera.

Questo è amare: far morire questo spirito diabolico di recriminazione e i suoi due “figli”.

Uso questa immagine che usai tanti anni fa: c’è questo spirito diabolico (incitato da Satana) di recriminazione, che ha due figli sull’altalena: il vittimismo e l’odio.
Lancia prima il vittimismo: quando il vittimismo è arrivato alla fine della corsa, torna indietro e allora parte l’altro figlio, che è l’odio, è l’ira vera e propria.
Sono sempre in alternanza: finisce l’ira, torna indietro e riparte il vittimismo.

Si comprime la molla, pronti a ripartire: vittimismo-odio-vittimismo-odio, con alla base la recriminazione. Su uno, giù l’altro e poi si cambia.
Ma a spingere c’è lo stesso padre: lo spirito diabolico di recriminazione, con Satana protagonista.

Occorre pregare per non far pesare sugli altri il nostro vittimismo, la nostra tristezza ostentata, che alla lunga diventa poi un vero e proprio odio: il nostro odio malcelato, che poi diventa in realtà odio esplicito.

Ecco allora come vorrei sintetizzare questa sera la fine della catechesi.
Satana alimenta (attenzione: questo è un passaggio in più…) lo spirito diabolico di recriminazione che si basa sul senso di ingiustizia.
Satana fa leva su un discorso a cui non puoi ribattere, un discorso incontrovertibile e lo fa in modo incalzante:

“Ma scusa, ma questo non ti doveva centomila euro, o sbaglio?
Vogliamo chiuderci gli occhi?

Vogliamo non vederlo?
Vogliamo far finta di niente?
Ma non è giusto, non è giusto!
Ma perché non te li restituisce?
Sono tuoi!
E poi sono 100, sono 100, sono 100!!!
Non 98, 97… ma100!!!
Sono 100, non è: “proprio niente”!
E te li deve! O non te li deve?
A me sembra che te li debba!
A me sembra che te li debba!”

Questo è lo spirito diabolico, che dice:
“A me sembra che te li debba!
A me sembra che tu abbia ragione” (ma non hai mai ragione…)
Ma si vede che hai ragione, è chiaro che hai ragione!
Ma prova a chiederlo!
Ma a te non sembra?
Eh, sì, hai ragione: te li deve!
Guarda che io…e quindi: te li deve!
E’ vero: c’hai ragione, c’hai ragione! “

Sei frustrato (è questo senso di recriminazione), cioè deluso… Allora: paf! Compare il vittimismo!
Compare la tristezza, che è come una molla che si carica cioè vittimismo-tristezza-vittimismo… arriva fino al punto che poi non tiene più e…. puf!
Brandito lo spirito di recriminazione, tu soffochi l’altro.
Lo spirito di recriminazione diventa proprio ira, diventa odio, diventa soffocare l’altro…
Però tu puoi soffocarlo quanto ti pare, ma se l’altro non ha da restituirtelo

Quando succede questo?
Solo ed esclusivamente nei rapporti veri: nel matrimonio, in una vera amicizia, in una comunità religiosa: quando ci sono dei rapporti veri.
Nei rapporti veri tu ti rendi conto che ti sei messo in un imbuto, dove vedi che l’altro certe cose non ce la fa, te le fa mancare.
È ingiusto! Ma te le fa mancare. Non ce la fa!

Che alternativa è….. che io tengo, tengo tengo eeeee…e poi?
E poi vediamo… poi si ritorna al vittimismo… e poi vediamo.

Sotto sotto è stare lì a pensare continuamente a quella cosa… veramente senti dentro di te che ribolle quella cosa, che non puoi neanche toglierti il desiderio della carne, cioè un desiderio di divisione, di fazione, di ira, che si basa sulla giustizia, sul senso di giustizia.

Satana è un ragioniere!
È lì a contarti le cose in faccia.

Vorrei dire questa cosa qua ancora.
Il Signore ci risparmi e ci faccia desiderare di entrare in un regno dove non c’è più il giudizio e la condanna, dove noi ci concediamo di valutare e analizzare le vite degli altri.

I Monaci Wi-Fi non possono farlo!
Basta chiacchiere! Basta parole!
Che le vostre dita per scrivere una cosa sui vostri telefoni e computer e che le vostre lingue servano solo per o lodare Dio o per incoraggiare il prossimo.
Basta!
Non avete il diritto a giudicare e condannare, se volete entrare nel riposo del Signore.

Questo è il Comandamento: ascoltate!
E Gesù dice: “Non giudicate e non condannate!” perché il giudizio e la condanna sono già una forma terribile di ira e di orgoglio veramente luciferino, perché tu ti metti in alto e ti permetti di analizzare la vita di un altro. E sovente quel giudizio si trasforma in condanna!

Allora non si può dir niente?”
No, non si può dir niente!
Statti zitto! Amen!

Il Signore, tra l’altro, non diceva: “Pensa molto!”.
Non ha detto: “Pensate molto, pensate sempre senza stancarvi”.
Noi pensiamo sempre senza stancarci e non preghiamo mai!
Il Signore ti dice: “Prega sempre senza stancarti mai!

Vedrai che pregando sempre prima o poi ti viene qualche buon pensiero d’amore!

Qualche buon pensiero luminoso verrà fuori e pensare sarà tanto semplice e facile.

Mortificare la razionale” diceva San Filippo.  Smettetela di valutare, analizzare, pensare… Quando uno pensa, pensa, pensa, non interessa a nessuno.

“Guardati da non essere dominato dalla passione di coloro che sono ammalati dal desiderio di correggere gli altri e che da sé stessi vogliono essere censori e correttori di tutte le infermità degli uomini, questa è una dura passione.

In verità è meglio per te trovarti a cadere nella lussuria piuttosto che in questa malattia.” (Isacco di Ninive)

Isacco di Ninive diceva: “Meglio un po’ di lussuria piuttosto che entrare in questa ansia di correzione nella vita degli altri
State attenti! è una molla, questo spirito di recriminazione, che spinge questi due figli: il vittimismo e l’odio.
Il vittimismo è quando lo spirito di recriminazione è frustrato.
L’odio è quando lo spirito di recriminazione è brandito e “sbrocchi”.
La tristezza, il vittimismo (occhio, fateci attenzione), state attenti nel tenerli dentro.

Ogni tristezza è una campanella che ti dice “prega, chiedi allo Spirito Santo”non tenerla dentro!

Se la tieni dentro stai preparando la molla, stai preparando il giudizio, stai preparando una condanna, stai preparandoti all’odio! Allora prega per buttare fuori ogni vittimismo, ogni tristezza, occhio a custodirli!
Alcuni se li tengono lì, si leccano gelosamente la loro tristezza, vogliono essere tristi, vogliono tenerseli dentro.

Attenzione a non combattere, a non chiedere l’amore di Dio, a non chiedere la potenza dello Spirito Santo.
Sulla propria tristezza, sulla propria malinconia, non bisogna concedersi mai, mai nessuna visione triste, nessuna visione deprimente, nessuna visione scoraggiante, nessuna visione arrabbiata, niente: devi sempre pregare, stare zitto, capo chino a chiedere che non stiano dentro di te.
Ecco perché Gesù dice di pregare senza stancarsi, perché altrimenti prima o poi esplodi.

Concludo con i Promessi Sposi, con questa lettura su Renzo perché è troppo carina.

Dopo il matrimonio Renzo e Lucia vanno a vivere in un paesino della Bergamasca dove si crea una forte attesa per vedere Lucia, la donna per la quale quest’uomo ne aveva passate tante tribolazioni.
Poveraccio, chi sa chi sarà, ma quando Lucia arriva in paese le persone restano un po’ deluse, iniziano ad esprimere giudizi non propri lusinghieri su di lei, giudizi che arrivano alle orecchie di Renzo il quale, fumantino come era, inizia a ruminarci su (spirito di recriminazione) e a covare dentro un’ira pronta ad esplodere.
Sentite come lo descrive Manzoni “a forza di essere disgustato era ormai diventato disgustoso. Era sgarbato con tutti perché ognuno poteva essere uno dei critici di Lucia”.

Stupendo! Quando noi non contrastiamo questo spirito di recriminazione, che è un nemico – non abbandonarci alla tentazione, liberaci dal malvagio – se non preghiamo sempre, non perdoneremo.

Ho bisogno di trovare cristiani che relativizzano abbondantemente denaro e politica e che non parlano, che pregano sempre e che, ringraziando Dio, sono entrati nel regno del non-giudizio, della non-condanna e ci vogliono restare, perché quello è il terreno del gran riposo, dove si sta bene.

Non si tratta di dire lo sto facendo o non lo sto facendo: è proprio sognare di entrare in questa terra dove non giudichi e non condanni perché, quando non giudichi e non condanni, entri nella pace di Dio, e il frutto dello Spirito Santo è lì, per restare in quella pace.

Con la preghiera è relativamente facile non vivere secondo la carne, non lasciare che i desideri diventino opere ed è l’unica cosa che cambia veramente qualcuno.

Quando tu trovi una persona veramente mite, veramente buona, che veramente relativizza il denaro, allora è una persona che può incontrare Gesù.
Se trovi un rissoso, un polemico, uno che è sempre vittimista, sempre arrabbiato, questo fa un argine, è uno che non perdona.

Il NON PERDONO è il nome dell’IRA.
Ed è l’unico peccato che Dio non può perdonare.

(si ringrazia per la trascrizione  Silvia Polselli) –

6 pensieri su “CATECHESI sull’IRA di Padre Maurizio Botta #monasteroWiFi

  1. Maria Rosa

    Grazie per la splendida catechesi… È vero che non è il moltiplicarsi delle catechesi che ci fa più cristiani: sicuramente ci aiutano a riflettere sui nostri limiti e a vivere al meglio le nostre debolezze rapportate a Cristo e al Vangelo… Per diventare più Cristo, più testimoni credibili del Vangelo, portatori del profumo di Cristo nella grazia dello Spirito Santo a gloria di Dio Padre. Abbiamo bisogno gli uni degli altri. Abbiamo bisogno di riconoscerci figli e figli amati. Grazie. Un abbraccio.

    1. Georgina Elider Lazo Román

      Graciasss por estas estupendas catequesis,me ayuda en este tiempo de tribulación, me consuela y anima.

  2. Quanti ragionamenti. Troppe parole…
    Signore, aiutami a perdonare. Me stessa. E chi mi ha fatto del male: Tu sai tutto. Aiutami. Voglio perdonare. Perdonami Tu.

  3. Chiara

    Grazie, come sempre, Costanza! L’ira è cattiva consigliera, come dice il proverbio (?!?) ma noi possiamo dominarla ( a volte con i figli adolescenti e preadolescenti faccio un bel po’ fatica..) ed essere anche in questo d’aiuto, con la testimonianza, ai nostri fratelli e sorelle.. a volte anche tacere e contare fino a duecento cinquanta aiuta a calmarsi ( come giustamente mi consiglia mio marito!) Chiara

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