Quello che le donne vorrebbero dire

di Costanza Miriano

Volgarità, violenza, visibilità sarebbero dunque per Lilli Gruber le tre v maschili, che “devono essere sostituite da empatia, diplomazia, pazienza”, dice la collega in un’intervista a Io donna. Ovviamente l’affermazione è basata sull’assunto – affermato con certezza – che i maschi sono tutti cattivi, e vanno rieducati, usa proprio questa parola, affinché diventino più femminili. Bene, non so quali uomini frequenti Lilli Gruber, io però incontro moltissime donne ogni settimana, e posso dire che non parla a nome loro. Si ripete il problema evidente, e che pare confermato da molti dati comprese le ultime tornate elettorali, che chi tiene le redini dell’informazione e dell’industria delle idee, del potere, ha perso ogni contatto con la realtà.

La Gruber parla per se stessa, sicuramente in buona fede, pensando di dar voce a un’esigenza di tutte o almeno della maggioranza delle donne, ma io devo darle una notizia. Le donne che conosco io non vogliono uomini con meno testosterone, ne vogliono di più. Vogliono uomini veri, virili, diversi da loro, capaci di dare la vita per le loro donne e per i loro figli.

Innanzitutto la minore empatia degli uomini è una loro caratteristica provvidenziale. Serve per esempio ai padri a fare i padri, perché entrano meno in risonanza con le reazioni dei figli. I padri devono, dovrebbero – ma essendo troppo empatici non sono più capaci di farlo – mettere le regole e tenere il punto, senza lasciarsi intenerire dalle emozioni dei figli. Ovviamente sto parlando di padri ragionevoli e intelligenti, che amano davvero, non di padri padroni, stiamo parlando insomma di situazioni non patologiche. La minore empatia dei maschi è anche un servizio a noi donne, ci aiuta a mantenere le cose nei giusti confini, a non essere vittime delle emozioni come a volte ci capita, mentre la maggiore empatia femminile aiuta il cuore del compagno a essere più misericordioso. Quanto alla diplomazia, lo stesso: se ci sono uomini capaci di risultati andando dritti alla meta, non ce ne importa molto della forma. Ovviamente poco sotto la Gruber parla malissimo del cattivo per eccellenza, Trump, dei suoi modi orribili volgari e sessisti, ma intanto è il presidente americano meno guerrafondaio della storia recente, e il signorino Obama, che si è preso pure un ridicolo Nobel per la pace, ha avuto una politica estera molto più aggressiva da un punto di vista militare.

Infine la pazienza: la Gruber immagino non frequenti per esempio scuole, parchi, luoghi in cui girano bambini, ma io sì, e posso dire che i padri di oggi non sono minimamente paragonabili a quelli delle generazioni precedenti, e di pazienza ne hanno fin troppa. Permettono a questa generazione comportamenti in assenza totale di regole che non si spiegano se non con la drammatica assenza del padre dalla nostra società. Siamo in una società femminilizzata e permissiva – non si boccia a scuola, si mette in discussione l’autorità dei prof, si permettono uscite e orari e utilizzo della tecnologia senza freni: i padri di oggi hanno pazienza in quantità industriali, e se ne avessero meno sarebbe proprio un bel regalo per tutti

Ovviamente il passo successivo per la Gruber in questo ragionamento è che le donne sì che sono migliori, loro sì che sarebbero brave: “tasse, disoccupazione, fuga dei talenti, mancanza di servizi, disuguaglianze, scuole e ponti che crollano, il territorio che si disgrega. La battaglia per il potere alle donne va di pari passo con la battaglia per la sopravvivenza del pianeta”. Punto primo: che le donne siano più brave è tutto da dimostrare, ci sono donne brave e donne no (Roma non è mai stata così sporca e disastrata come da quando ha un sindaco donna), esattamente come per gli uomini. Se un uomo avesse scritto un libro al contrario, per dire che gli uomini sono tutti bravi e le donne no sarebbe stato appeso al pennone più alto della nave. Invece contro gli uomini si possono dire le peggiori cattiverie, e le più ritrite banalità. Anche contro i fatti, che, come diceva sempre Caffarra, sono testardi, e continuano a esistere anche se noi non siamo d’accordo; infatti, pensa, l’America è in ripresa economica, nonostante la Gruber scriva di Trump “Come si può pensare di affidare il Paese a un uomo che ha detto una cosa simile? Come minimo, maltratterà le donne e i cittadini. L’incontinenza in generale, verbale o sessuale, non può non portare a mala gestione del potere e di tutto il resto”. Per combattere la realtà, però, è abbastanza utile presentare i dati in un modo diciamo orientato ideologicamente, e quindi serve sempre rispolverare i vecchi cavalli di battaglia, come l’accesso al potere più difficile per le donne, o la disparità di stipendi. Ovviamente non esiste nessun contratto collettivo che preveda stipendi più bassi per le donne a parità di lavoro, scatterebbe subito una denuncia e i titoloni dei giornali per mesi. Nella realtà – questa testarda sconosciuta – esistono invece donne che non sono disposte a contrattare una presenza smisurata sul posto di lavoro in cambio di più soldi, e invece piuttosto pagherebbero per avere più tempo per stare con i propri figli (altro che obbligo di portarli all’asilo nido, come prospetta Renzi!). Do a entrambi questa notizia: moltissime, moltissime donne desiderano stare con i propri figli piccoli, e sarebbero pronte a pagare pur di farlo, e invece sono costrette dalla necessità economica a separarsene precocemente. Della libertà di queste donne non si occupa nessuno, la loro libertà è meno sacra di quella delle donne che vogliono tornare al lavoro, per non parlare di quella, sacrissima, di quelle che vogliono abortire. Insomma, sei libera di non essere madre, o di esserlo a tempo ridotto o ridottissimo, ma se desideri fare la mamma a tempo pieno sono cavoli tuoi. Non sto dicendo quale sia il modo migliore di essere mamma, ognuna ha i suoi equilibri, dico solo che se una donna desidera stare con i figli molto spesso questo le è negato. Non parliamo poi delle donne nel grembo della mamma, quelle piccolissime donne non hanno nessun diritto.

Le donne che conosco io non sono probabilmente importanti come quelle che popolano il salotto della Gruber, però sono donne normali e sono sicuramente moltissime, moltissime di più, e hanno altri problemi: non vogliono più potere, ma più libertà di conciliare e tempo per sé e più figli e più uomini veri, e sono stanche di essere difese solo da un certo tipo di femministe, o da donne di potere che non conoscono la realtà, che tra una riunione di lavoro e i compiti di un figlio che fa fatica a scuola non ci mettono un secondo a scegliere il lavoro. La maggioranza delle donne normali – in senso statistico, cioè quelle in numero maggiore – ha piacere di seguire i figli, di stare del tempo con loro, ha problemi di parcheggio davanti allo studio della pediatra e di sovrapposizioni dei saggi di fine anno, e di arrivare in tempo al supermercato prima che chiuda perché il capo ha messo una riunione alle sei di sera, e con il traffico della città (governata da una donna) ci vuole un’ora e quaranta a fare cinque chilometri; la maggioranza delle donne quando diventa madre scopre che il mondo si cambia un figlio alla volta, e vorrebbe continuare a dare il suo contributo femminile al mondo del lavoro, ma senza far soffrire i suoi figli, perché lei sì che ha empatia, e i figli, anche in questo i fatti sono testardi, li fanno sempre e solo le donne. Devo dire che nell’intervista un passaggio apprezzabile su questo c’è: “Da loro dobbiamo imparare, cambiando gli orari della giornata lavorativa. La vita migliora per tutti se si adottano modalità femminili nella gestione del tempo e del potere”. Ma subito con una precisazione, troppa realtà rischia di dare alla testa: “Non credo nelle teorie della differenza, ma nell’abitudine concreta alla organizzazione e gestione sì”. Le donne, invece, sono differenti dagli uomini, e non solo la cosa è da accettare, ma è anche una benedizione, è l’origine della vita, ed è una trovata fantastica. Nella differenza fai un incontro.

La donna ha un genio speciale nella relazione, come insegnano Edith Stein e Giovanni Paolo II, tra i tanti. Infatti persino la Gruber lo riconosce: “Se poi si pensa alle guerre, le donne sono le prime vittime ma anche le prime a trovare soluzioni per gestire le conseguenze dei conflitti, la mancanza di cibo, acqua, elettricità e le prime a ricostruire e rimettere insieme i cocci”. E’ che la donna è chiamata a custodire la vita quando è più debole, e questo è perché è programmata per essere mamma, una cosa enorme, gigantesca. Che poi possa anche guidare governi, aerei, trasmissioni televisive o multinazionali, è ovvio, ma è davvero una quisquilia in confronto al dono di mettere al mondo un essere umano. Metterlo al mondo infinite volte, non solo al momento del parto, aiutandolo a stare nella realtà, a rifornirsi di scorte di affetto, di certezze, di senso, e questo avviene solo in una relazione costruita nel tempo. Proprio quello che vogliono togliere alle donne.

Ps Su una cosa sono totalmente d’accordo, e cioè quando dice “le ragazze devono sapere che la vita professionale non è un gioco di seduzione. Mi vestirei sexy se avessi un capo donna?” Sottoscrivo. Solo chiedendomi quante volte la cosa sia sollecitata da un maschio, quello delle tre v, e quante invece scelta liberamente da donne che usano la propria bellezza e la fisicità in modo sbagliato. Quanto ai capi, il più delle volte basta dire di no (e se non basta, scatta la denuncia, ci mancherebbe).

 

62 pensieri su “Quello che le donne vorrebbero dire

  1. Il totalitarismo si impone quando il potere – politico, economico, culturale – si svincola totalmente da ogni autorità spirituale, non soltanto da quella dei rappresentanti della religione, ma anche da quella del genio dell’arte e del pensiero, da quella della scienza, da quella degli stessi fatti concreti. Allora domina incontrastato il consenso ottenuto con tutti i mezzi possibili, tanto negli organismi governativi e giuridici, quanto nel mondo dell’educazione e della cultura.

    1. Francesco Paolo Vatti

      Gli altoatesini hanno tradizioni religiose e culturali bellissime. Perché vede come negativa la sua provenienza geografica?

      1. giuseppe

        persino gli italiani avevano tradizioni religiose e culturali bellissime.
        e qui mi fermo.
        hofer e alighieri sono morti da un pezzo.

  2. Simonetta

    Cara Costanza non mi aspettavo da Lilli Gruber pensieri diversi. La differenza è che le donne con queste idee le vogliono imporre anche alle altre, con l’intento di fare loro del bene, di liberarle dalle tue (e mie) idee retrograde. Una donna che desidera stare vicino ai propri figli quando sono piccoli, per loro è un’aberrazione. Questa idea della donna viene già inculcata in modo sottile alle ragazzine di oggi, come se per essere realizzata bisogna per forza diventare scienziata, attivista politica, astronauta, ecc. Mamma e basta no, è un tabù. Mamma e basta con lavoro part-time no. Però se fai notare a Lilli Gruber che libertà di scelta e opportunità è anche poter fare la madre (cosa che biologicamente siamo) ti pone sicuramente come esempio donne di successo che sono pure madri. Eh sì, con una famiglia ricca alle spalle che ti ha sostenuto nella carriera e con i soldi poi per pagarti tate e donne delle pulizie mentre tu ti dedichi al lavoro. Fare l’operaia ed essere madre no. O te ne stai a casa a figliare come fanno le signore islamiche o sei abbastanza ricca per potertelo permettere. Poi sicuramente sarà favorevole ai mammi/e arcobaleno. E la sua visione te la vuole imporre a tutti i costi perché questa è la verità e l’atteggiamento della sinistra e come tutta la sinistra è completamente fuori dalla realtà.

  3. cinzia

    Ennesima conferma che i peggiori nemici delle donne sono…. le donne!
    Che tristezza! Se penso alla fatica che faccio io a lavorare a 30 km da casa con due figlie ora quasi adolescenti…. La mia però è una scelta obbligata, anche se tutto sommato mi sento fortunata perché faccio un lavoro che mi piace e so che le condizioni di lavoro sono molto meno peggio di quelle di altre persone (anche se, anche in termini di flessibilità, sono peggiorate da quando abbiamo una dirigente donna!)

  4. Paola

    Grazie Costanza per la tua “costante” lotta su quanto di più ovvio c’è al mondo: uomini e donne sono diversi! Grazie a Dio.
    Dalla Gruber non mi aspettavo niente di diverso, anche l’incoerenza oramai fa parte del suo personaggio: perché farsi tutto quel botulino se maschio e femmina sono uguali?

  5. ROsa

    Di solito si è competenti solo su argomenti che si è avuto la fortuna di approfondire, sorge spontanea la domanda ma il compagno della signora Lilli che tipo è?
    E gli uomini che ha frequentato la signora Lilli (padre, zii, fratelli etc) che tipi sono?
    A me andrebbe un pò di taglio e cucito sull’argomento!

    1. Francesco Caruso

      Finalmente un po’ di “semplice” buon senso. Non si tratta di Donne contro Uomini, non funziona così, nè a livello emotivo nè a livello relazionale. Si tratta di Donne con Uomini, due facce ( diverse, grazie a Dio) della stessa medaglia: due modi di affrontare e risolvere nella diversità, lo stesso problema. E ciò non può non aiutare il genere umano a guardare avanti, con fiducia e nella piena consapevolezza, che domani al suo fianco ci sarà “ l’altra metà del cielo”!

      1. Rosa

        Che bei complimenti! Un altra volta fanne di più, mi raccomando! Nel campo puoi anche mentire se ti va.
        Quindi grazie.

    2. vale

      @rosa

      sorvoliamo sulla vita privata della gruber da egna .

      ma sono in totale disaccordo con l’autrice del post sulla chiusa finale :

      Su una cosa sono totalmente d’accordo, e cioè quando dice “le ragazze devono sapere che la vita professionale non è un gioco di seduzione.

      non per la frase in sé. ma per chi l’ha detta.

      1. rosa

        sorvoliamo sulla vita privata della gruber da egna .

        E perchè? La Gruber mica sorvola sulla vita privata degli altri?

  6. Olga Mazzia

    Sentir pontificare sulle donne una signora che ha cambiato totalmente i connotati per seguire i canoni estetici ora in voga,è già di per sè una boutade. Sposo invece ogni sua parola,dott.ssa Miriano. Di solito quando i vertici sono femminili,non c’è assolutamente empatia per i problemi e bisogni familiari. Io personalmente chiesi un part-time dopo aver consumato i 6 mesi di maternità perché mi sembrava assurdo pagare qualcuna che sarebbe stata lontana dalla sua prole per crescere la mia,oltre a sopravvivere ai pianti strazianti del mio bambino ad ogni distacco (ed ai miei,girato l’angolo). Ovviamente mi fu negata

  7. Molto bello il tuo post, Costanza. Comincio però a dubitare sul numero di donne che davvero pensano che i figli starebbero meglio con loro piuttosto che all’asilo nido. Credo che la propaganda “così i bimbi si integrano socialmente meglio” abbia purtroppo fatto breccia. Questo è quel che pensa anche mia figlia…
    Le salate rette degli asili nido coprono solo il 27% del costo per lo stato (https://www.minori.it/sites/default/files/Costi%20di%20gestione.pdf).
    Però nessun politico propone l’alternativa “ti pago se lo tieni a casa” che per lo stato potrebbe essere addirittura vantaggiosa. E` ideologicamente improponibile, purtroppo.
    In Italia (Europa?) siamo malati di ideologia e con zero senso pratico.

  8. Silvia

    Cara Costanza, condivido appieno i contenuti dell’articolo.
    Osservando poi la realtà scolastica che mi circonda, aggiungo che mi sono tanto stupita una volta a ricreazione sentendo una giovane ragazza dall’aspetto delicato, usare con gli amici maschi, un linguaggio inascoltabile, volgare, dove il numero di parolaccie surclassava quello delle parole normali.
    Probabilmente lo usava per mostrarsi forte ed essere maggiormente rispettata e voglio sperare che fosse solo un atteggiamento transitorio, legato all’età.
    Il mio timore é peró che in questa omologazione di comportamenti e ruoli maschili e femminili che la società odierna sembra incoraggiare, sono le donne a rischiare più degli uomini, perché tendono a imitarli nel loro “peggio” e non nelle loro qualità migliori.

    1. Francesco Paolo Vatti

      Sottoscrivo in pieno! E’ quello che noto con gli amici dei miei figli: la volgarità di certe donne è in costante aumento….Altro che Trump!

  9. Lilliana

    Non potevamo aspettarci nulla di diverso dalla Sig. Ra Gruber. Le tue parole le condivido tutte, Grazie.

  10. Francesco Paolo Vatti

    Abbastanza curioso: la smania di comando e di protagonismo della Gruber fanno pensare che il suo dosaggio di testosterone sia più alto di quello che sarebbe la media femminile… E’, infatti, il testosterone che spinge a cercare le responsabilità e a mettersi in mostra. Parlare male della visibilità da parte di questa signora, in effetti, è un po’ curioso: cosa ha fatto tutta la vita, se non cercare una propria visibilità? Anche la posa con la testa di lato è un esempio di questo…
    Sarà difficile essere donne oggi, ma essere uomini non è sicuramente più facile….

  11. “Innanzitutto la minore empatia degli uomini è una loro caratteristica provvidenziale. Serve per esempio ai padri a fare i padri, perché entrano meno in risonanza con le reazioni dei figli. I padri devono, dovrebbero – ma essendo troppo empatici non sono più capaci di farlo – mettere le regole e tenere il punto, senza lasciarsi intenerire dalle emozioni dei figli.”

    Grazie grazie, Costanza, perché qua continuano a dirmi che sono un anafettivo … 😬😶🤔😇

  12. Antonio Longo

    Interessante notare come il commento alle affermazioni della Gruber, in realtà estrapoli da tali affermazioni dei significati che non sono intrinseci alle considerazioni formulate dalla Gruber, che possono naturalmente apparire non condivisibili. Ma, per l’appunto Costanza Mirano parla di altre cose, che possono avere una connessione con ciò che sostiene la Gruber, rimanendo comunque cose ben distinte. Per non parlare poi dei commenti, molti dei quali mostrano che chi li ha scritti non capito molto né di ciò che ha sostenuto la Gruber né di quello che ha scritto Costanza Miriano. Insomma, nel complesso un quadro concettuale, intellettuale e culturale desolante.

  13. Paola

    Potrei inviare a breve una lettera riguardo L argomento del fine vita ?e dove? Paola pescosolido

  14. Lumpy

    Cara Costanza,
    il tuo articolo è bellissimo, ma sinceramente inizio a non credere che esista VERAMENTE tutta questa folla di donne che farebbe figli, starebbe a casa, si dedicherebbe al focolare MA purtroppo non può perché è necessario lavorare.
    è un alibi e basta.
    Mia madre ha fatto 5 figli in tempo di guerra e sì, eravamo poveri, poverissimi. Mia suocera ne ha fatti 8, di cui due disabili (il secondo e il quarto). Ma ha continuato a farne.

    L’altro giorno ho sentito una collega di inglese spiegare ai ragazzi la seguente espressione idiomatica: “coulda, shouda, woulda”. Sarebbe “potrei…dovrei…vorrei” e serve a indicare tutte le persone che dicono che potrebbero, vorrebbero, dovrebbero fare qualcosa …ma alla fine non fanno nulla. Beh, io ho subito pensato alle donne di oggi. Che potrebbero fare figli, dovrebbero farli, vorrebbero farne… ma poi alla fine ogni scusa è buona.
    La verità è che non vogliono farli, punto.
    Non vogliono farli se il prezzo da pagare è un “abbassamento” se si può dire così, della qualità della vita. Non vogliono farli se il prezzo da pagare è una riduzione del denaro disponibile e del tempo disponibile. Non vogliono farli se il prezzo da pagare sono economie domestiche, abiti rattoppati, vacanze di un solo giorno fuori porta, poche pizzate, tanto risparmio e il rischio di “sembrare strani agli occhi della gente”. Non vogliono farli se il prezzo da pagare è sacrificio, sacrificio vero.

    Scusatemi, ma io sono un po’ stanca di sentire queste donne (anche molte donne cattoliche…) dire che avrebbero fatto più figli (o li avrebbero fatti e basta) SE SOLO lo stato avesse dato loro garanzie lavorative, SE SOLO ci fossero stati asili nido, SE SOLO l’equipaggiamento scolastico costasse meno, SE SOLO non fosse obbligatorio prevedere tutta una serie di extra, dal sonaglio eco-bio alla vacanza studio a 14 anni, dall’Erasmus agli abiti griffati et cetera, perché altrimenti “mi cresce disadattato”. Quindi, SE SOLO le donne venissero dotate di ogni agio e comfort, allora – bontà loro- si degnerebbero di fare figli. Altrimenti no, colpa dello stato cattivo e indifferente.

    Certo, lo stato è indifferente, questo non lo nega nessuno.

    Ma può permettersi di esserlo perché -fondamentalmente- sono in pochissimi ad avere davvero a cuore la famiglia e a voler davvero fare figli, costi quel che costi. La maggioranza delle donne, invece, prende l’ostilità dello stato come comodo paravento dietro cui nascondere il suo egoismo e fondamentalmente la sua non voglia di rinunciare a tempo per sé e denaro. Tanto la scusa del lavoro è sempre buona! Basta che una donna dica “sai, il lavoro, non posso, non riesco ” e tutti ad annuire e compatire. Nessuno che dica “non ti concedono il part-time? beh, licenziati. Fai altri figli, impara a risparmiare, forse diventerete poveri di denaro, forse non avrete in tavola la carne tutti i giorni, ma che ne sai? Ci credi alla Provvidenza?” Se ci credi, ti affidi. Se non ci credi, fai un figlio oppure manco quello, dato che ti sembrerà sempre di non avere abbastanza.

    Cara Costanza, tu dici sempre di conoscere “tante donne che la pensano diversamente”. Io invece inizio a sospettare che quelle siano una minoranza, non una quota maggioritaria.
    Altrimenti non sarebbe successo che una donna su tre nata negli anni 70 si avvii alla menopausa senza avere avuto figli. E non sono solo le donne manager laureate ecc ecc ad aver rifiutato la maternità: in tutte le categorie, senza eccezioni, si è diffusa la mentalità che un figlio rappresenta un abbassamento inaccettabile di una certa condizione di vita basata sull’edonismo immediato e sul qui e ora. E che non si possa fare un figlio senza avere la garanzia di essere in grado di poterlo multi-accessoriare “altrimenti mi cresce emarginato”.

    paradosso: se tutte le famiglie facessero 4 figli, lo stato DOVREBBE intervenire a loro supporto! Sarebbe inevitabile! Perché mamme e bambini sarebbero così tanti che nessuno potrebbe più evitare il problema! Se facessimo ESPLODERE di culle i reparti maternità degli ospedali, lo Stato non potrebbe ignorare il fenomeno e continuare a vessare le famiglie.

    E invece la situazione peggiora e la cultura child-free si radica.

    Una delle mie nipoti, nata nel 1980 e donna in carriera, naturalmente non ha e non vuole figli. Domenica, in occasione di un pranzo di famiglia, sono tornata sull’argomento, chiedendole di ripensarci, finché è in tempo (se è ancora in tempo). Lei e suo marito mi hanno guardato come se li avessi gravemente insultati (così anche i loro genitori) e hanno ribadito la loro volontà di rimanere child-free “perché ci rovinerebbero la vita”. Ho risposto loro “ma come vi immaginate da vecchi? Sarete soli, senza questa bella famiglia…” e lei mi ha serenamente risposto che i tempi sono cambiati e le coppie senza figli non sono più un’eccezione, ma in continuo aumento. Quindi non saranno isolati come accadeva un tempo, quando avere almeno un figlio era la regola, ma ci sarà una società a modello di anziano child-free. Ha concluso ricordandomi che dei suoi 26 compagni di liceo classico, solo 12 hanno avuto figli: “ho quindi più della metà dei miei vecchi amici con cui passare serenamente la vita e la vecchiaia!”.

    Ora, al netto del mio aneddoto, questa cosa mi ha colpito molto, perché non ci avevo mai pensato. Un tempo le coppie anziane senza figli erano sole, spesso commiserate, spesso sentite come “poverini, sono soli”. Erano l’eccezione, le mosche bianche in un contesto in cui la famiglia era la regola.
    Se tuttavia i trend sono quelli che sono, è inevitabile che la società del 2050 vedrà molti, molti anziani senza figli, che faranno “gruppo sociale”, contribuendo ancora di più a far sembrare la famiglia un’eccezione, non la regola! E questo mi ha molto colpito.

    1. Francesco Paolo Vatti

      Purtroppo c’è del vero. Siamo talmente abituati alla dittatura delle nostre voglie, che episodi come quello narrato non sono certo rari… Però continuo a sperare….

    2. Valeria Maria Monica

      @Lumpy:
      tua nipote si illude.
      Forse alcuni vecchi ricchi potranno senza scosse affrontare la vecchiaia sotto l’ombrello dei loro soldi, ma per la stragrande maggioranza la mancanza di figli si tradurrà in una tragica mancanza di assistenza nel momento del bisogno,
      Perché nella vecchiaia non c’è bisogno solo di compagnia, ma soprattutto di assistenza.
      Chi assisterà tutti questi vecchi semza figli? Lo stato no, perché non ha soldi. E non avendo soldi li lascerà morire alla prima occasione di ricovero, polmonite, ictus o rottura di femore che sia. Come già avviene in Olanda.
      D’altra parte il forzato suicidio dei vecchi appena diventano un peso per la tribù è presente nelle popolazioni primitive, anche nelle famose popolazioni nomadi amazzoniche adesso tanto di moda e additate come modello di perfezione.
      Beh, anche noi stiamo tornando primitivi e ferini come prima del cristianesimo.

      1. Lumpy

        @ Valeria Maria Monica

        Certo che si sbaglia! Peraltro mia nipote è un chirurgo plastico super in carriera e difficilmente avrà bisogno di denaro, dato che ora -a mio parere- ne guadagna già più di quel che sarebbe etico. Ma non voglio parlare di lei, visto che lei stessa e il marito mi hanno detto che non appena non saranno più in grado di vivere la vita che vorranno, sperano di poter ricorrere all’eutanasia perchè “non vogliono vivere una vita indegna di essere vissuta”.

        Ma al di là del caso singolo, non so quanto i figli di oggi, figli di genitori separati, risposati e magari che hanno avuto prole di secondo e terzo letto .. beh, non so se questi figli di famiglie spezzate e variamente ricomposte avranno poi così tanta voglia di assistere i genitori anziani. O se sentiranno dovere filiale nei confronti di qualcuno che ha sfasciato la famiglia per rincorrere nuove vite.

    3. cinzia

      @Lumpy il tuo intervento mi ha colpito parecchio, e lo trovo condivisibile. Purtroppo ho il vizio di personalizzare parecchio e mi viene da dire, pensando alla mia vita, che purtroppo io certe cose le ho capite troppo tardi.
      Il mio sogno è sempre stato quello di farmi una famiglia, ma ho conosciuto mio marito ben dopo i 30.
      Eppoi ho avuto paura dei problemi economici e di altre incertezze, e non mi sono fidata della Provvidenza…. evidentemente per mancanza di fede! Quando mi sono resa conto di certe cose, ho dovuto fare i conti con la mia biologia, per cui ormai era andata.
      D’altra parte sono cresciuta con l’idea che la donna deve lavorare ed essere economicamente indipendente altrimenti se viene lasciata come fa, perché il matrimonio non è più indissolubile etc etc
      Insomma…. Mi sono lasciata fregare, ci sono cascata come una pera cotta…
      Grazie a Dio ho aperto gli occhi, ma un po’troppo tardi. Posso dire che il mio più grande rammarico è avere fatto solo due figli…. E non sai quanto mi guardano male quando faccio questa affermazione pubblicamente!

      1. Bradamante

        Suvvia, due figli non sono un rammarico. Io ho una storia simile e, avanzando l’età e a causa di esperienze pregresse, probabilmente rimarrà così (ma chi lo sa!) ma quando mi viene in mente di aggiungere un “purtroppo” o un “solo” alla frase “ho due figli”, mi sento terribilmente ingrata e penso che no, non è affatto un purtroppo. E’ cosí e basta. Avessi iniziato prima, avessi fatto e detto questo e quello magari avrei più figli, ma va benissimo così. Non è una gara!

    4. Beppe

      @Lumpy
      ho riflettuto a lungo su questi argomenti e sono giunto ad una conclusione opposta alla tua, che, forse, ti può essere di consolazione.
      Il punto è questo : il fatto che solo una minoranza delle donne moderne abbia attitudine alla maternità non sminuisce affatto la maternità.
      Anzi, la rende più preziosa, le dona un significato superiore.
      Sarò ardito : prevedo che diventerà tanto più importante nel futuro, tanto meno viene vissuta nel presente.
      In fondo la Chiesa la considera una vocazione, e come una vocazione va accolta.
      Ossia come un fatto straordinario.
      Se c’è dobbiamo ringraziare Dio, e basta.
      Tutto il resto è silenzio.

      1. Lumpy

        @Beppe

        Lo spero anche io, ma sta di fatto che nel giro di 30 anni siamo passati da una cultura in cui per una donna la famiglia era la regola, mentre ora sta diventando un’eccezione, una scelta ponderata, meditata, sofferta, subita, pensata ecc ecc. E così – tra un pensiero e l’altro- fanno al massimo due figli, più regolarmente uno, sempre più spesso nessuno.

    5. Bradamante

      Dubito che gli anziani del domani faranno gruppo fondando comuni in stile „ville arzille“. Anche in considerazione del fatto che gran parte di loro finirà pure divorziata (se nemmeno i figli tengono insieme, cosa?) vedo prospettarsi un futuro di provvidenziali punturine al momento giusto, come mi pare sia già in Svezia, dove sono così cortesi da lasciare anche i soldi per il funerale per non gravare sullo Stato. Allegria!

      1. Beppe

        @Bradamante
        aggiungiamo anche che, ad un certo punto, gli extracomunitari ( e i pochi giovani partoriti dalle donne poco emancipate) che dovrebbero pagare le pensioni di felice vecchiaia alle “super chirurghe plastiche che guadagnano oltre l’etico”, si chiederanno : perchè ci stiamo rompendo la schiena per queste vecchie nullafacenti?
        Io credo che, a questo punto, la situazione diventerà politicamente molto piccante.

        1. Bradamante

          Non sarà necessario, hanno già preparato il terreno con le varie “lotte spontanee”. Così come si è fatto in modo che fossero le donne a “lottare” per lavorare (sic!) e per abortire (consentendo di fatto al maschio e a chiunque altro, genitori inclusi, di lavarsene le mani) adesso si “lotta” per togliere il disturbo una volta che non si produce più, pagando pure.

          1. Luigi

            “Così come si è fatto in modo che fossero le donne a “lottare” per lavorare (sic!) e per abortire (consentendo di fatto al maschio e a chiunque altro, genitori inclusi, di lavarsene le mani) […]”

            Nessuno ha obbligato coi fucili puntati le donne a riempire le piazze, negli anni Settanta, per invocare l’aborto, l’uguaglianza con i maschi e il diritto a portare i pantaloni (sic). Perché, qualora sia sfuggito, non sono stati i maschi a svegliarsi un mattino e affermare “Siamo uguali alle donne, vogliamo mettere la gonna!”.
            Come del resto oggi nessuno potrebbe di fatto impedire, alle donne, di riempire di nuovo le piazze per proclamare la verità: che l’aborto è omicidio volontario e le donne sono differenti dagli uomini.

            Per inciso: non è che la legge consenta al maschio di lavarsi le mani in tema di aborto; proprio lo obbliga a farlo. L’unico modo per agire diversamente è violare la legge, come effettivamente messo in atto da qualche coraggioso.
            Del resto ancora adesso le donne proclamano apertamente il diritto all’aborto e alla completa indipendenza di scelta in materia.
            Voluta la bicicletta, ora bisogna pedalare.

            Ripeto di nuovo l’ovvio: le donne occidentali, oggi, sono Dietelinde Gruber.
            Non par loro vero di dominare i maschietti in lungo e in largo, pretendendo di essere uguali a loro quando fa comodo, rivendicando però precipitosamente la diversità quando uguali diritti potrebbe significare anche uguali doveri.
            Salvo poi piagnucolare quando, nel calderone di Colonia e Amburgo, di maschi “cani da pastore” non se ne vide neppure l’ombra; essendo rimasti solo i lupi.

            Già lo scrissi una volta, ma non ho problema a ridirlo: la virilità non funziona come l’interruttore della luce, che si accende o spegne a seconda delle necessità. Preteso il maschio-zerbino, dove pulirsi le scarpe a rimarcare la propria presunta superiorità, quello rimane tale anche quando abbisognerebbe invece del modello antico…

            1. Bradamante

              Mi stupisce che si pensi ancora che occorra „puntare fucili“ per convincere qualcuno a fare qualcosa! Così come mi stupisce che si creda che le donne, dopo millenni di presunta „oppressione“ di cui non si era mai lamentata nessuna, si siano alzate in piedi all‘unisono e abbiano riempito le piazze per avere il diritto di lavorare (cosa che hanno sempre fatto le donne che non potevano farne a meno) ed essere lasciate fondamentalmente sole davanti a una gravidanza. Una fortuita serie di coincidenze. Il fatto è molto più semplice: serviva forza lavoro dopo la guerra, e invece di costringere le donne a lavorare invece di dedicarsi ai figli, hanno seguito il principio secondo il quale il miglior schiavo è quello che chiede di esserlo. Un trucchetto che funziona dalla genesi, con le donne. Non mi risulta che il serpente abbia puntato alcun fucile contro Eva.

              1. Luigi

                Affibbiare pensieri a capocchia non serve a nulla.

                Il constatare che non ci sono i fucili puntati significa solo che, come le donne riempirono le piazze per reclamare il riconoscimento ex lege della loro presunta superiorità ontologica sul maschio, così potrebbero tranquillamente riempirle di nuovo per dire una sola cosa: “ci siamo sbagliate”.
                Ma se ne guardano bene. Et pour cause.

                Nel migliore dei casi rettificano qualche parola, stendono lenzuolate per discettare di particolari infimi, abbozzano vaghissimi programmi per l’imminente arrivo delle calende greche.
                Ma questi casi sono rarissimi. La norma è, invece, di non fare prigionieri.
                Nulla di che stupirsi,
                Per agire da uomini infatti bisogna per lo meno essere nati maschi.

  15. Luigi

    Le donne, oggi e in Occidente, sono come la signora Gruber, solo che mentono un pochino meglio.
    Esisteranno eccezioni anche numerose, per carità, ma sono la consueta conferma della regola.

    Viviamo nel primo matriarcato realizzato della Storia, infatti tutto sta appunto andando a “donnine allegre”; come la stessa giornalista sudtirolese ammette.
    Consola il fatto che di sicuro è anche l’ultimo, perché nessuna pur misera struttura sociale può sopravvivere a quanto sta avvenendo (non fosse altro che per una mera questione demografica).

    Agli uomini servirono cinquanta secoli, per costruire la civiltà. Alle femmine sono bastati cinquant’anni per raderla al suolo e cospargervi il sale.
    Chapeau.

  16. RIccardo

    Grazie. Certi stereotipi pseudo culturali sono profondi come una pozzanghera e solidi come una piuma, ma duri a svanire. Siccome poi sono comunicati con fare mascolino e con qualche veemenza, passano per verità assolute. Sarebbe invece necessario che impariamo a dibattere e a discutere e questo post è molto utile. Solo una conoscenza e una lettura vera del reale potrá soppiantare e sostituire stereotipi vecchi e sbiaditi, ormai. Se posso, mi permetto di consigliare due libri. Il primo sul tema del padre assente, del maschio o troppo debole o troppo violento. Si tratta di Lugi Zoja, Il gesto di Ettore. L’altro invece parla di madri: Mio figlio mi adora, di Laura Pigozzi.
    Grazie dell’ospitalità Don Riccardo

    1. Bradamante

      Grazie per il consiglio. Ho cercato articoli sul libro Mio figlio mi adora e mi sembra però che l’autrice giunga alle giuste conclusioni da premesse viziate. E’ sicuramente vero che siamo in piena emergenza educativa, ma le cause non sono da ricercare nel fatto che le mamme “rinunciano al lavoro e alla carriera”, lavoro per cui le nostre nonne hanno “lottato”, come afferma Laura Pigozzi, ma più probabilmente al fatto che, abbattuta la virilità, non ci sono più i padri a contenere gli eccessi materni. Le famiglie non sono più composte da mamma e papà ma da mamma e mammo, i limiti mancano e si sente. A questo proposito leggevo invece i libri di Winterhoff, psichiatra infantile, che non si occupa affatto di maschile e femminile ma solo di educazione, e individua il problema più o meno nelle stesse carenze. C’è anche il fatto che la maternità, “grazie” agli anticoncezionali che impongono la programmazione e alla mascolinizzazione della donna, non è più un evento naturale, è diventata una prestazione.

  17. Maria Cristina

    Ma la Gruber e’ piu’ mascolina di tanti maschi! Nessuna novita’ : anche nel passato vi erano le donne che “ portavano i pantaloni” e fumavano i sigari, vedi GeorgeSand col timido Chopin . La Gruber e’ una Dominatrice. A molti maschi piace. A molti uomini piace essere comandati dalle mogli o se non dalle mogli almeno essere sculacciati dallecamanti. Non esistono solo donne femminili e dolci, esistono anche le virago tipo Gruber. Nulla di nuovo sotto il sole.

    1. Beppe

      @Maria Cristina
      a molti maschi piace farsi dominare da una vecchia di 62 anni, sgraziata e pure antipatica?
      E’ una perversione sessuale molto rara …
      La verità è che negli anni ’80 per una giovane ragazza carina, come la Gruber, fare la giornalista era una professione molto chic.
      Poi, finire a fare la “inviata di guerra” … è un po come oggi avere la visibilità della Ferragni.
      Certo oggi i tempi sono molto cambiati e la giornalista, nella scala sociale, conta molto meno della veterinaria.
      Il punto è che il femminismo non è stato nel passato una lotta della donna contro il “potere maschile”.
      Lo è oggi che le ragazze sono costrette a farsi strada da sole, in diretta competizione con i loro coetanei maschi, che non le considerano più donne e quindi non concedono più ad esse alcun privilegio.
      Il femminismo nasce come una lotta della donna contro la donna.
      Una gara tra donne a chi aveva più soldi, un lavoro più “prestigioso”, una carriera più “trasgressiva”.
      Noi maschi siamo stati solo spettatori impotenti di una caciara da pollaio.
      Impotenti perchè, in realtà, di questo genere di donna non sappiamo proprio che cosa farcene.
      Un genere di “donna” che ha la pretesa di “educarci” quando dimostra di non essere capace nemmeno di valorizzare se stessa.

    2. marzio

      E’ vero, è una donna che porta i pantaloni. Ma fino a quando saranno gli uomini a lavorare e morire sulle impalcature dei cantieri, in miniera, in fonderia o asfaltando una strada a torso nudo, è solo una imitazione malriuscita del maschio. Rimanendo donna-donna ci guadagnerebbe. Ma della donna-donna non ha le qualità, effettivamente.

      1. Maria Cristina

        Tutto certo femminismo, di cui la Gruber e’ paladina , si potrebbe sintetizzare con
        “ imitazione mal riuscita del maschio” . Basta vedere come si atteggiano oggi le ragazzine adolescenti : parolacce, risatacce sguaiate, look iperaggressivo. Si sentono maschiavci, scaricatori di porto. Le stesse signorinette poi pero’ se poste in situazioni in cui si deve avere gliattributi, e le virtu del maschio, coraggio, sangue freddo, dignita’ , piagnucolano, o fanno le vittime.
        Ormai non sono piu’ ne’ femmine ne’ maschi: guardare la faccia della Gruber e’ vedere una faccia artefatta, innaturale, creata artificialmente. Da contraltare fanno certi uomini tipo Macron, che anche loro non si sa bene se sono dei robot o degli esseri umani.

        1. Francesco Paolo Vatti

          Purtroppo, come scrive Claudio Risè, la femminilizzazione del maschio ha distrutto anche la femminilità… Oggi c’è solo una marmellata indistinta. Forse non è un caso che l’omosessualità aumenti.

  18. Marie Rose Maciejasz

    Dico solo due parole:

    La Gruber non mi è mai piaciuta….

    E poi fa parte di Bildenberg che dice tutto.
    Grazie.

  19. Francesco

    Che Trump sia il meno guerrafondaio della storia recente mi sembra una affermazione interessante. L’avevo appena sentito rallegrarsi di avere ammazzato una persona in mondovisione, ha cancellato l’accordo Reagan Gorbacev penosamente raggiunto sulle bombe atomiche, ha minacciato la Corea del Nord, ci sarebbero Siria Libia Mali se ricordo bene.

    A me sembra che il credito che persone come lui ricevono, anche a casa nostra, si spieghi proprio per il loro adombrare il ruolo del padre o meglio quello di padre padrone, che tutti noi conosciamo. Indendo dire che qui sento qualche simpatia per le tesi della Gruber, anche se forse avrei detto diversamente: darei piu’ importanza al ruolo di fratelli e sorelle invece che a quelli di padri madri e figli. Lo sentirei piu’ appropriato ad un regime democratico, almeno.

    Pero’, per esercitare lo spirito critico che ci si aspetterebbe dai cittadini di una nazione democratica, per riuscire a capire ed ad analizzare quello che un politico fa, servirebbe andare oltre gli schemi “maschi contro femmine” che forse vanno ancora bene da bambini, da grandi no di certo. Di questo tipo di impostazione della discussione non faccio un merito alla signora Gruber ma neanche alla signora Miriano che pure gentilmente ci ospita – e che ringrazio per questo.

    Sulla scuola mi rifiuto di commentare in quanto la Gruber non ha detto proprio niente a proposito ma soprattutto il problema e’ molto serio ed importante, non va trattato con leggerezza.

  20. carla

    Effettivamente non ho mai saputo di pretesa di quote rosa per i lavori di cui parla Marzio
    Ma sono mestieri di poco prestigio, come badante, donna ad ore e simili, eppure sono lavori indispensabili.
    Mentre, sinceramente si può benissimo fare a meno dei filosofi, scrittori artisti, maschi e femmine. La civiltà è certamente stata fatta da chi ha pensato, ma senza il sostrato di chi coltivava la terra, allevava o pescava non sarebbe andata avanti a lungo

  21. Pingback: Quello che le donne vorrebbero dire | Sopra La Notizia

  22. Fabio

    Grazie Costanza per il tuo bellissimo articolo. Grazie per prendere le difese della “classe maschile” di cui faccio parte.
    Per fortuna nella realtà (perlomeno nelle mie conoscenze) non vedo “donne di plastica” (come la Gruber) che la pensano come lei, ma tante donne che faticano a portare avanti la famiglia ed hanno un rapporto sereno ed affettuoso con i loro compagni di vita maschi (si può ancora dire o è una parolaccia?).
    Grazie Costanza, Dio ti benedica per quello che fai

    1. Beppe

      @Fabio
      Ti ringrazio : mi piace questo tuo mettere in luce gli aspetti positivi della situazione attuale.
      C’è una minoranza di donne che, nonostante tutto, sanno e vogliono affermare la loro identità femminile.
      Incidentalmente : vedo anche tante straniere che formano coppie fertili con gli italiani.
      Esse sono fertili sia dal punto di vista fisico che culturale.
      Questo rinnova la mia fiducia nel futuro, perché è da queste donne che si può costruirlo.
      La “visione profetica” della Gruber e delle altre è ovvio che, essendo terminata in un vicolo sterile, non ha più un futuro ormai.
      La natura farà il suo corso e maciullerà lentamente la stupidità che si è elevata in cattedra.

  23. Maria Chiara

    Quando ero una ragazzina mi piaceva moltissimo la Gruber. Appostata come una tigre su quella scrivania del tg, mi incuteva una sorta di timore e al tempo stesso mi affascinavano la sua determinazione e la sua serietà.
    Oggi mi sento di dire “non è più la Lilly di una volta”! O forse io sono cresciuta e la maturità mi ha messo di fronte alla realtà. Ora vedo tanta aggressività, durezza e un piglio di cinismo che mi fanno cambiare canale quando la vedo (sinceramente la tv non è la mia passione e sta molto tempo spenta!)
    Sull’argomento del tuo articolo, Costanza carissima, si potrebbe intavolare una conferenza on LINE, perciò il mio commento lo esprimo citando solo i titoli dei tuoi (per me) best seller :
    Sposati e sii sottomessa, Sposala e muori per lei, Quando eravamo femmine PUNTO

    Ps: questo commento è scritto mentre guardo mio figlio, 5 anni l’8 dicembre(e qui potrei scrivere un libro pure io!), giocare a dinosauri e chiedermi di continuo “mamma guarda”!!!!!!!
    Quindi è un miracolo che ci sia riuscita!

    1. Concordo, anche se ciò che mi dà problemi non è tanto la sua determinazione al confine con l’aggressività, quanto una presunzione che nemmeno io ricordo avesse, una volta – almeno non così.

  24. Luthien

    Le parole della signora Gruber si commentano da sole! le tre v , volgarità , violenza, visibilità caratterizzerebbero gli uomini, come categoria . Viene da chiedersi in quale mondo viva o se ritenga le donne . per il solo fatto di essere tali, esenti dal peccato originale e buone per natura. Molte donne, indipendentemente dall’età, sono più volgari degli scaricatori di porto , con tutto il rispetto per chi lavora duramente, quanto alla violenza, molte donne sono violente , in un modo più sottile ed indiretto degli uomini , usando più le parole e le umiliazioni che i gesti, ma , comunque ferendo e facendo male, e quanto alla visibilità.direi che si può soprassedere , tanto è evidente.
    Dio solo sa quanto ci sia bisogno di uomini virili , in ogni ambito, compreso quello cattolico. e quanto ne sentano il bisogno donne giovani e meno giovani. Inquietante e indice di una cultura totalitaria è poi l’invito alla rieducazione. Un richiamo , in salsa femminista, alla triste pratica di comunista memoria ? Davvero per gli anticonformisti, si prospetta un bel futuro!.
    Permettetemi, ora, di essere ora un po’ polemica, anche se sono una ” sfigata” secondo il mondo perché non ho un buon lavoro e forse , per qualche cattolica, perché non ho figli , ne sono sposata e destinata , perciò solo, ad essere suicidata ( sappiano tutti che sono contraria alle dat e al mio suicidio assistito )@ Lumpy, Valeria non si può pensare di avere figli per avere compagnia o assistenza nella vecchiaia e, ammesso che fosse vero nel passato ( e ne dubito quanti morti in guerra, quanti emigrati) , oggi non lo è più ( quanti figli si defilano o semplicemente ci sono i casi , anche dolorosi, della vita.!), come non era bello, né saggio compiangere le coppie prive di figli perché implicava considerare il matrimonio e la procreazione una meta da raggiungere a qualsiasi costo .
    Auguro a tutti e a tutte che coniugi e figli condividano una fede vera e profonda ed una visione della dignità dell’uomo non legata all’efficienza e al piacere e, come ha detto una mia amica , rasserenandomi, siamo tutti , sposati e non , nella mani di Dio .

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