Voglio essere anche io nel monastero Wi-Fi, ma come si fa?

di Costanza Miriano

Voglio essere anche io nel monastero Wi-Fi, ma come si fa?

È la domanda più frequente che mi sono sentita rivolgere di recente, non solo sabato all’incontro a san Giovanni in Laterano, ma anche in tante altre occasioni, soprattutto quando sono andata in giro per l’Italia a parlare dei pilastri della vita spirituale, che provo ad accennare – per quel che ne ho capito io, finora: non è molto, ma è tutto quello che so – in Si salvi chi vuole.

E ogni volta mi vergogno un po’ a rispondere a questa domanda – come si entra nel monastero Wi-Fi – perché nella sostanza altro non è che la Chiesa, la comunione dei santi, cioè di coloro che provano a prendere sul serio il proprio battesimo. Quindi ovviamente è una cosa che è già di tutti, e non ho inventato niente, ma solo un’espressione.

Anzi, adesso che ci penso, anche questo modo di dire – stiamo connesse – non ha manco il mio copyright: lo ha inventato una mia amica ingegnere, che mi prometteva preghiere ogni volta che partivo per un incontro in giro per l’Italia. “Stiamo commesse via cavo, anzi Wi-Fi” mi ha detto una volta. Piano piano ho adottato questa espressione con le amiche che ho incontrato viaggiando, alcune delle quali sono diventate amiche strettissime, anche se vivono a Piacenza, Brescia, Verona, in Toscana e in molte altre città (e ultimamente ho scoperto un modello top di gamma in Liguria, e pure in vari esemplari, come si sa): sono amiche con cui ci si apre il cuore, e quindi la distanza conta poco, così come anche la frequenza

Ma nello stesso tempo, c’è una realtà, che esiste davvero, ed è dappertutto, invisibile ma luminosa: sono le piccole comunità dei credenti che, nella generale indifferenza a Dio nella quale il mondo oggi vive immerso, hanno avuto una gran botta di fortuna (teologicamente sarebbe più corretto dire grazia, ma Pretty Woman userebbe un’espressione diversa), cioè hanno capito che Dio è Padre, che ti sostiene e non ti blocca, come crede il mondo, che ti vuole far vivere e non ti frega, che ti vuole far fiorire e non ti castra. Persone che, dal momento che hanno intuito questa verità, cercano di starle attaccati con le unghie e coi denti, e di trovare tempo e spazio per stare con Dio, come due fidanzati che, magari di nascosto dai genitori, magari rubando tempo ai compiti e agli amici, cascasse il mondo trovano sempre il modo di mettersi gli occhi negli occhi, almeno per qualche minuto, ogni giorno.

Non ci sono regole per appartenere al Monastero Wi-Fi, se non quella di prendere sul serio la vita spirituale, di dedicarsi con regolarità alla preghiera (come ha detto don Fabio: non ci sono regole, ma ritmi: se anche dici i vespri sul fuso di Kuala Lumpur, pazienza, intanto però li hai detti), di stare nei sacramenti (andare a messa, magari più spesso che solo la domenica, se si riesce; confessarsi regolarmente…), di obbedire alla vocazione di stato (la realtà è il nostro chiostro, come ha detto suor Fulvia), di leggere e studiare, usare la nostra intelligenza al massimo nella vita spirituale. Perché, non serve ricordarlo, la fede è sempre potenziata dall’intelligenza, che non la ostacola mai, contrariamente a quello che sostengono quelli che non hanno conosciuto l’amore di Dio (forse anche per colpa nostra?).

Padre Emidio nella sua catechesi distingueva risultati e frutti. Il risultato è stato convocare duemila persone: una cosa meravigliosa, non serve che ce lo stiamo a ripetere. Ma i frutti (che come spiegava Emidio sono qualcosa che resta , e che è riproducibile)? I frutti ci saranno se qualcuna delle duemila persone comincerà a fare sul serio con la vita spirituale.

Quindi a leggere sul serio la Parola di Dio, prendendo da lì i criteri per conoscere il suo volto, ricordando che la fede è qualcosa di preciso, molto preciso, come una password key sensitive, e non una lasagna, che se aggiungi o togli un po’ di sugo sempre lasagna rimane (se sbagli anche di poco la password non apri il mistero di Dio).

A pregare, ricordando che la preghiera per eccellenza è il cuore del Padre Nostro, cioè dire “sia fatta la tua volontà”.

A confessarsi, sapendo che senza la diagnosi che la confessione ti fa, il medico non può darti la cura della tua anima.

Ad andare a messa, il cuore della nostra vita, il momento in cui siamo contemporanei al mistero della morte e risurrezione di Cristo, e possiamo appartenergli così tanto che lui si lascia mangiare da noi.

A digiunare, perché senza il sì della nostra ascesi manca qualcosa al lavoro di scalpello che la grazia fa su di noi.

Tutto questo, sempre rimanendo attaccati alla Chiesa in piena obbedienza, perché la Chiesa è l’unica garanzia che abbiamo che ciò in cui crediamo è vero, e non è una nostra proiezione o fantasia. Perché la Chiesa è una madre generosa, ed è stata voluta da Cristo, ed è l’unica via che abbiamo per arrivare a lui.

Come continuerà questa strana avventura che doveva essere di venti amiche, ed è diventata di duemila (che poi adesso che ci penso è esattamente il centuplo)? Non lo sappiamo ancora, ci stiamo pensando. Certo troveremo il modo di aiutarci reciprocamente nella vita spirituale, perché abbiamo bisogno di appartenere a qualcosa insieme.

Intanto di stimoli per fare le cose ne abbiamo ricevuti tanti, sabato.

Ognuno di noi in cuor suo avrà preso un impegno, ed è ora di metterci al lavoro, seriamente, in attesa di rivederci.

Tre piccoli consigli.

Primo: partire da una piccola cosa a cui essere fedeli, e poi casomai aumentare. Che so, aggiungere una messa infrasettimanale, o un’ora della liturgia (vespri o lodi), un momento di adorazione… Ognuno sa a che punto sta nella propria vita spirituale, e dove può educarsi per crescere.

Secondo: cercare un confessore, se non una guida spirituale, che faccia da specchio, davanti al quale (o alla quale) andare a fare la brutta figura di dire “volevo trasformarmi in un monaco del Monte Athos, e invece oggi e ieri e l’altro ieri non ho detto manco un’Ave Maria”.

Terzo: come ha detto suor Fulvia leggere, studiare, applicarci. Io per obbedirle oggi ho ripreso in mano Gaudete et exsultate, che avevo già letto (e recensito), ma che vale la pena rileggere, perché parla di noi, di come diventare santi nelle nostre cattedrali domestiche, scolpendo con cura e con amore, nel segreto, ogni particolare della nostra vita

24 pensieri su “Voglio essere anche io nel monastero Wi-Fi, ma come si fa?

  1. Luca

    Grazie per la tua testimonianza. In effetti, come hai scritto tu, non hai inventato niente di nuovo. Ma anche solo il riscoprire la grande Grazia dell’ essere Chiesa, è una cosa che in questi giorni mi ha fatto crescere. Vale la pena mettersi in gioco, vale la pena rimettere Cristo al centro delle nostre frenetiche ed ansiogene giornate. Non so se è il centuplo, ma davvero sto ricevendo molto in cambio…

  2. Simonetta

    Cara Costanza, penso che la preghiera sia il più potente mezzo wi-fi, funziona sempre, anche quando non c’è campo. Ti lancio un’idea un po’ pazza, magari piacerà a chi ha dimestichezza con la tecnologia, ma una bella app con la liturgia delle ore, un passo del Vangelo commentato, una lettura biblica, un salmo… Insomma una traccia ogni giorno su cui riflettere, ma comoda da portarsi dietro rispetto ad un libro (che amo sempre) che tengo sul comodino. Uno spazio per le preghiere personali da postare…un po’ come click to pray di Papa Francesco che ho scaricato qualche giorno fa. Naturalmente chiamata Monastero Wi-Fi.
    Che ne pensi?

  3. riccardo ciani

    per fortuna che ci sono ancora laiche e laici (e santi sacerdoti e suore) che “suppliscono” a ciò che ormai la stragrande maggioranza dei “pastori” si sono dimenticati di fare: guidare il popolo cristiano sulla via della santità.
    non è polemica la mia ma un grido di aiuto e sconforto: tu dici che è fondamentale, fra le altre cose, trovare un bravo confessore (e magari guida spirituale): ma dove?
    per me che abito in un paesino di montagna a male pena trovo un sacerdote che celebri decorosamente la messa domenicale…
    per fortuna che cmq il Buon Dio una mano la dà ugualmente!
    grazie per tutto quello che fate

  4. Giulia

    si è vero che non hai scoperto niente di nuovo,ma almeno a me ,hai dato la spinta per rivisitare le cose che già sapevo che avevo vissuto…ma che ogni tanto per abitudine diventano meccaniche…..e non è piu la stessa cosa! Cercavo una strada diversa per ritrovare la mia strada.
    e trovare sul web persone amici amiche che non conosci ma che senti vicine ed “uguali” ,è, servito per farle ritornare vita vissuta!
    e’, per quello che chiediamo credo ,come rimanere attaccate al filo della Comunione.
    Vedi Costanza ognuno di noi forse segue una parrocchia ,un cammino una comunità….ma così la Comunione mi è sembrata più reale più vissuta, ed è questo che credo possa essere utile per trovare il volto di Dio negli altri e nelle situazioni reali….o forse no?
    certo le catechesi servono (Suor Fulvia mi ha aperto un mondo…una bella madre spirituale non sarebbe male) e molto .

  5. Cara Costanza un grande Grazie per quanto hai fatto e fai.
    In questo momento sono in Portogallo in visita, e con il mio smartphone riesco essere uniti in preghiera in ogni luogo. .ma per me la preghiera del cuore, mi conforta molto. Certo an che tutto quello che hai scitato sopra.
    Tutto è grazia .
    Ti mando e a tutti voi un abbraccio.

  6. Guido Sagramoso

    Mi permetto di suggerire un libro che ho trovato ottimo per farsi un’idea completa ed equilibrata della fede cattolica e del santo cammino che apre, scritto da un bravissimo teologo con grande capacità catechetica: “Il mistero cristiano” di Natale Bussi. Un testo snello lucido e saporoso, che espone teologia fondamentale ma con un liguaggio piano che non fa torto né all’intelligenza né – e ciò è bello – al cuore. Nella premessa all’opera Battista Galvagno dice: «In quanto mistero, Cristo non può essere colto solo da un punto di vista intellettuale o teologico. Il mistero si coglie dall’interno, per partecipazione, per condivisione. Conoscere Cristo è come conoscere una persona: è utile sapere la sua storia, afferrare i punti nodali del suo pensiero, ma tutto questo ha senso se si arriva all’incontro personale profondo, alla fusione dei cuori, a quella che Bussi chiama “comunione”».

  7. andrea

    domenica le tue amiche più “vicine” si riconoscevano dal particolare leopardato in qualche accessorio…..grazie di nuovo a tutte

  8. Daniela Tovo

    Grazie Costanza, anche per aver dato la possibilità a chi come me non è venuto e Roma, di poter ascoltare le catechesi. Grazie per tutto

  9. giuseppina

    Evviva i cristiani che non inventano niente di nuovo, ma che vivono la novità del Vangelo ogni giorno! Che gioia! Grazie Costanza e grazie a tutti i fratelli in Cristo!

  10. Pat61

    Carissima Costanza, non c’ero ma ho ascoltato tutto.
    Meravigliosa l’omelia e stupendo l’intervento di suor Fulvia.
    Non ho parole veramente per tutto ciò che fai e che mi aiuta tantissimo.
    Mi associo (lo avrei voluto suggerire anche io), all’intervento di Simonetta, anche se immagino sia molto impegnativo.
    Grazie dal profondo del cuore.

  11. Arianna A.

    Nel 2015, durante la messa a Nostra Signora di Czestochowa a Roma, don Stanislao ha parlato di realizzare un gruppo di preghiera chiamato “Rosario Vivente”. Consiste nel formare un gruppo di 20 persone a cui affidare per un mese un mistero del Rosario. Il mese seguente si passa al mistero successivo. Così nell’arco della giornata ogni gruppo recita i 20 misteri del rosario. Io, non potendo partecipare in parrocchia, ho creato un gruppo WhatsApp chiamato “Rosario Vivente” e ogni giorno tutti noi, pur non vedendoci, siamo in comunione spirituale. È un gruppo che Grazie alla volontà di Dio continua a pregare. Ci presentano tante intenzioni, ogni giorno c’è qualcuno per cui pregare e questo lo si fa con devozione e perseveranza, in macchina, al lavoro, mentre si aspettano i figli che fanno sport, mentre si prepara una buona torta per il compleanno del marito, ecc. Insomma come diceva San Benedetto :”Ora et Labora”. E sapere che ci sono altre persone con cui essere in comunione non fa sentire mai soli. Dio è grande e pieno di creatività e anche questo fa parte del suo piano.
    Complimenti Costanza perché sei stata docile alla volontà di Dio

  12. Liliana

    Costanza, leggete Francesco di Sales e l’Introduzione alla vita devota. È il primo a proporre la santità x tutti, a far passare la devozione dei chiostri al mondo

  13. Grande Costanza! Mille grazie per quello che voi del monastero wi-fi state mostrando all’Italia!

    (mi permetto di riportare solo un minimo appunto: quando nell’articolo scrivi “password key sensitive”… immagino che si intenda “case-sensitve” => il tuo adorabile marito te lo potrà confermare 🙂 )
    Un abbraccio

  14. Grazia

    Un grande grazie Costanza e alle tue (ora anche nostre) amiche per aver organizzato questa giornata così intensa e così piena di Spirito Santo! Quando si pregava, veramente ci si sentiva un cuor solo e un’anima sola, anche se c’erano persone (come me) che non conoscevano nessuno (almeno nei primi dieci minuti, poi ci si è ritrovati a chiacchierare come se ci si conoscesse da sempre). Si è stati insieme da fratelli e ora si contagiano le persone che incontriamo con il racconto di ciò che si è vissuto… Ho come l’impressione che al prossimo incontro saremo più di 2000… Intanto, come già dicevo sabato, sarebbe bello poter entrare in contatto con altri che hanno partecipato all’incontro e che magari abitano non troppo lontano. Per me che sto a Formia, anche Roma, tutto sommato è vicina… ma magari quest’esigenza si sente anche in altre città. Wifi è bello, ma dal vivo è stupendo! Un forte abbraccio a tutti e… restiamo pregati!

  15. Elena

    Cara Costanza,
    intanto grazie mille, a te e alle tue meravigliose amiche, per aver organizzato una giornata in cui poterci ritrovare tutti insieme per pregare, riflettere e sentirci tutti in relazione, tra noi e con Dio. Grazie di aver coinvolto catechisti meravigliosi (per non parlare di Don Fabio, ormai uno di famiglia, per me, visto che ascolto le sue catechesi praticamente a ciclo continuo, appena ho un minuto libero), grazie di tutto, insomma. A questo punto ti chiedo – e chiedo a tutti: come si fa a riconoscere un padre spirituale? Si va dal parroco della propria parrocchia, chiunque egli sia, tenendo conto del fatto che, se il Signore ci ha messi lì, in quella parrocchia, con quel parroco, qualcosa vorrà dire? Si frequentano messe ovunque finchè non si trova il padre spirituale “giusto”? Nessuna delle due? C’è qualcuno che ha voglia di condividere la sua esperienza, per darmi una mano a capire come fare? Ve ne sarei davvero grata.
    Un abbraccio, intanto, a tutti noi.
    Elena

    1. Barbara

      Non e’ facile trovare la guida giusta… Certo e’
      un dono! Personalmente ho capito col tempo la profondità delle riflessioni di Santa Teresa che pensava fosse meglio non avere una guida piuttosto che averla ma- non essendo adeguatamente preparata- non risultasse di aiuto nella crescita spirituale!
      Dunque prega lo Spirito Santo!! Ti auguro davvero di saper riconoscere la Guida giusta! Coraggio!

  16. Lodovica Maria

    Credo che tra i frutti più belli di questa giornata ci siano la comunione, essa stessa efficace segno di Chiesa e marchio tipico dello Spirito Santo, e l’esortazione esplicita a TORNARE alle rispettive realtà di tutti i giorni pur se forse, come direbbe Madre Fulvia, chiostri un poco ripetitivi o in apparenza strettini, in cui Dio però ci raggiunge e ci chiede di essere santi. Non il fondare qualcosa di nuovo. Non il mettersi in mostra. Non l’allontanare le persone dai luoghi del loro combattimento quotidiano, con idealizzazioni, sublimazioni, spiritualizzazioni.
    Mi permetto infine di segnalare che è facilmente raggiungibile dal sito Rai “Clausura 4.0″, documentario in cui – soprattutto dal minuto 23’40” circa – parla Madre Fulvia: accompagnare, generare vite nate non dal nostro grembo. Mi sembra molto bello perché, anche chi di voi è mamma (o papà), non può che essersi visto responsabilizzare, il 19, sulla vita di tante altre persone, da generare non alla vita fisica ma a Cristo e alla Chiesa. Grazie! Lodovica

  17. Elisabetta

    Cara Costanza, ti apprezzo e stimo per l’entusiasmo contagiante con cui vivi l’esperienza della fede a livello personale e comunitario.
    Voglio raccontarti la mia esperienza personale nell’Opus dei che da 90 anni aiuta persone normali come me e te, mogli, mamme, lavoratrici, a santificarsi nella vita ordinaria offrendo mezzi concreti come una formazione continua con cadenza settimanale e una direzione spirituale pure settimanale. Si tratta di una realtà viva e operante in moltissime città italiane a cui chiunque può accostarsi per frequentare tutti i mezzi di formazione organizzati per donne e uomini di qualunque età e provenienza.
    Io la frequento da moltissimi anni e pur conducendo una vita normalissima ho una marcia in più per vivere la mia fede stando vicina a Gesù con la Messa quotidiana, l’orazione, la lettura spirituale, il Santo rosario oltre alle riunioni di formazione settimanali in gruppi e al ritiro mensile. Una spiritualità laicale ma profonda ed esigente per chi cerca un cammino di santità nella vita ordinaria e a portata di tutti.

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