L’attacco al padre è un attacco alla paternità di Dio

di Costanza Miriano

Nei giorni scorsi, quelli successivi alla manifestazione contro la violenza sulle donne, si sono succedute alcune voci che secondo me meritano una reazione seria. Sentendo la Finocchiaro declamare (a dei bambini, peraltro) da Rai 3 che gli uomini sono tutti dei pezzi di m…, o la Murgia dire che nascere maschio in un sistema patriarcale è come essere figlio di un mafioso, anche io ho pensato che non fossero degne di attenzione o, che, come ha scritto qualche illustre pensatore sui social, mettersi a rispondere a questo livello è come fare a gara di rutti. Si potrebbe replicare con affermazioni dello stesso spessore speculativo, tipo che le sarde sono tutte basse e brutte (e pazienza che ne conosco di bellissime, come Silvia e Annamaria – scusa Elisabetta Canalis, ho le mie preferenze – ma l’ideologia non considera i fatti, sennò magari è costretta a cambiare). Si potrebbe scherzare come il mitico Lercio (“Partorisce un maschio: Murgia arrestata per associazione mafiosa”), che comunque fa molto più ridere della Finocchiaro.

Eppure la questione è un po’ più seria di così. Mi piacerebbe moltissimo che la Finocchiaro e la Murgia, soprattutto, argomentassero con qualche fatto: dove sarebbe questa società patriarcale? Non vedo tracce di patriarcato in Italia, ma io direi neanche in Europa, il continente senza padri – letteralmente, visto che di figli non se ne fanno più; senza padri anche culturalmente – è dal ’68 che si inneggia a una società senza padri, persino la psicanalisi, con Lacan, ne prende atto: l’Europa delle quote azzurre (in Norvegia), dei congedi obbligatori di paternità (in Svezia), l’Europa dove le donne abortiscono a milioni senza che i padri possano dire una sillaba, l’Italia dove le mie amiche – non so quelle della tv delle ragazze – vorrebbero più figli e più tempo per stare con loro, e più sono giovani meno capiscono simili questioni da vecchie babbione. Loro, le ragazzine di oggi, i loro coetanei se li mangiano a colazione, hanno le stesse possibilità di lavoro e di carriera, sono più brave a scuola, vivono la loro sessualità con tutta la libertà del mondo, ricevono istruzioni per i contraccettivi dalla scuola media, a volte prima della pubertà. Abbiamo un problema di paternità anche nella Chiesa, con pastori che si vergognano di ciò che sono, e invitano a non fare il presepe per rispetto degli altri, stravolgono il credo, insegnano nei seminari che la Madonna non era vergine e che quello che Gesù ha detto non era tanto certo perché non c’era il registratore, raccomandano l’uso della contraccezione.

Il problema però è che per un vecchio corto circuito del solito piccolo circoletto pseudo intellettuale, sono chiamati a parlare in tv, a scrivere editoriali sui giornaloni, sempre i soliti esponenti di una sola cultura, che si è conquistata un posto egemonico col ’68 e non lo ha più lasciato, e pazienza il crollo degli ascolti, pazienza le copie sempre più esigue di libri e giornali, pazienza se la realtà dice altro, pazienza se non rappresentano più nessuno. Pazienza anche se il voto ha recentemente giudicato con estrema severità un partito liquido e femminilizzato che ha fatto delle unioni civili il suo gonfalone, appuntandosi poi come medaglia sul petto le Dat, cioè il suicidio, quando un uomo vero di fronte al dolore non scappa ma lo affronta virilmente.

La realtà, al contrario di quello che declama il solito gruppetto di intellettuali, è che viviamo in una società senza maschi e senza padri, la realtà è che nelle relazioni personali normali il potere, come è sempre stato e sempre sarà, è delle donne, che possono usarlo o per rendere gli uomini più virili e padri, o per manipolarli, esattamente come gli uomini che non sanno amare possono usare la forza e la violenza, che è il loro modo di esprimere il loro limite. Oggi solo l’ideologia può negare che l’emancipazione delle donne sia definitivamente compiuta: non so a Cabras, ma a Perugia già trenta anni fa una ragazzina normale come me, figlia di una mamma a tempo pieno, alla fine del liceo poteva andare a New York senza genitori, pensare il suo futuro senza contemplare la famiglia e i figli (per fortuna poi non è andata così) e immaginare di misurarsi in qualsiasi campo del sapere, senza avere mai subito nessuna sorta di discriminazioni, esercitando la sua facoltà di andarsene quando intuiva che una relazione poteva essere in qualche modo malata o pericolosa.

Oggi a essere sotto attacco è invece l’uomo, maschio, eterosessuale, bianco, euroatlantico. È lui il colpevole di tutto, quando invece avremmo così bisogno che tornasse a esercitare la sua paternità su figli sempre più fuori controllo a scuola e fuori, incapaci di concentrarsi e di rispettare la pur minima regola. E avremmo bisogno anche di professori con gli attributi, che non patteggiano compiti e interrogazioni con i ragazzi, che non contrattano voti, ma professori come quelli della generazione precedente, talmente autorevoli che bastava una loro occhiata a precipitare nel silenzio la classe, a costringere a ore e ore di studio. Ho sentito un professore universitario americano auspicare di poter assumere per una cattedra una donna, di colore, lesbica, così “con una ho soddisfatto tre minoranze, e gli altri li posso scegliere in base al merito”.

Io lo so, perché i figli che studiano ce li ho, e posso dire che il livello che è oggi loro richiesto è figlio di un appiattimento verso il basso che viene proprio dalla rinuncia dell’esercizio dell’autorevolezza, che non è stata affatto sostituita da una capacità di far innamorare del sapere o di trovare se stessi, ma semplicemente da una grande cialtroneria.

È evidente oggi che c’è un pregiudizio negativo nei confronti dei padri, che io invece vedo presenti come non mai, e molto, molto più dei loro padri: una vicinanza emotiva che ha fatto sicuramente perdere qualcosa in capacità normativa, con la complicità di madri dilaganti e poco inclini a dare ai padri il giusto spazio (non sono una sociologa ma ho una larga esperienza di mamma con figli con amichetti, e di sicuro ho più titolo a parlare di di certe maitre a penser che non frequentano asili e scuole e licei).

Il bersaglio ultimo, a livello macroculturale, è l’autorità paterna come matrice della realtà, quindi il Padre, quindi Dio.

48 pensieri su “L’attacco al padre è un attacco alla paternità di Dio

  1. francesco

    godetevi il potere , finche’ dura.
    presto potremo scegliere anche il colore della pelle e quando saremo negri,musulmani e gai con chi ve la prenderete?

  2. Corrado

    Si, è proprio così, è odio satanico contro la figura del Dio Creatore, del Padre nostro…

  3. Luisa

    Anche la Chiesa ha grosse responsabilità in questa eclissi del padre e della mascolinità. Ancora di più: nell’eclissi del Padre. Anziché ancorarsi al Vangelo si preoccupa di seguire le idee e le mode correnti. Quali Vescovi hanno ribadito che i bimbi hanno diritto a una famiglia costituita da un padre e da una madre? Perché hanno così tanta paura di richiamare quanto Gesù ha detto e che è valido per l’uomo di tutti i tempi? Più ci si allontana dalla volontà del Padre, più ci si indirizza verso l’infelicità e il fallimento

    1. cinzia

      Sono pienamente d’accordo con Costanza e con Luisa.
      E’ ben chiaro l’attacco a Dio e alla sua Chiesa. E purtroppo anche dai piani alti della gerarchia ecclesiastica.
      Come non leggere in questo senso anche la strada che si vuole aprire verso il sacerdozio femminile (partendo dal diaconato, poi pian piano….)?
      Sento tanti cattolici dire che la donna nella Chiesa è trattata male…. Eppure Dio stesso ci ha dimostrato in quale grande considerazione tiene la donna. Gesù si è incarnato nel seno di una donna (avrebbe potuto venire dal nulla, Lui!). E dopo la resurrezione Gesù si è mostrato per primo alle donne..

      Sul danno poi che la scomparsa del padre (e dell’uomo in generale) sulle nuove generazioni ha portato, credo ci sia poco da aggiungere, visto che i risultati sono sotto gli occhi di tutti!

      1. Francesco Paolo Vatti

        Quando sento parlare delle discriminazioni nella Chiesa per il fatto che per essere sacerdoti bisogna essere vir, resto stupito: chi ha detto che essere sacerdoti sia meglio che avere altri ruoli?

  4. sabrizappa@libero.it

    Carissima costanza, non sono madre ma di lavoro faccio l’assistente sociale al ministero della giustizia dove mi occupo di minori autori di reato e ti dico che hai centrato perfettamente la questione. Dopo anni FINALMENTE sento e vedo qualcuno che sta di fronte alla realtà dei giovani in modo serio e franco (ops!) ed è una speranza , davvero. Siamo nel pieno di una ‘Kultura’ che da’ potere ai ragazzini di 10-12 anni di fare esattamente quello che vogliono…perché è un loro diritto. Quando hanno 10-12 anni però si vedono i risultati di un approccio educativo che è nato molto prima. Il risultato è che mi ritrovo in ufficio ragazzini sempre più giovani (anagraficamente parlando) e ogni giorno inizio la lotta per mettere in discussione l’uso che fanno della loro libertà e del loro cuore e visto che li usano malamente, convinti di essere dalla parte della ragione, se gli chiedo cosa sono mi guardano con gli occhi sgranati. Aiutandoli a giudicare la loro esperienza (processo faticosissimo perché rimettiamo in discussione tutti gli aspetti della loro vita, il reato, le vittime, la scuola gli amici i rapporti con i genitori ecc a partire da quello che fanno, passi indietro e passi avanti, finiamo anche  fuori  strada ma ci ritorniamo ) partendo da una prospettiva di Bene dentro una relazione sincera e adulta che sa tenere, alla fine reggono e cambiano. Non sempre e non tutti ma,fidati, funziona proprio così,  Perché il Tutto, o il Tu, è quello che cercano, esattamente come lo cerco io. Sabrina 

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    mercoledì 5 dicembre 2018, 00:53 +0100 da

  5. prando riccardo

    Condivido, è proprio così. L’attacco femminista al maschio è l’ultimo baluardo dietro il quale l’ideologia può nascondersi. E se la scuola è ridotta ad un mercato delle vacche, la responsabilità è anche di un corpo docente quasi per intero femminile, dove la mancanza di autorità maschile lascia libero spazio a quella della donna-docente-mamma. Come crescere un figlio in una famiglia volutamente composta solo da una “lei” (o magari due o anche tre… coi tempi che corrono)

  6. pietro

    Innanzitutto GRAZIE (come uomo, padre e nonno di un maschio). Poi due osservazioni: non sarebbe meglio dire “normale” anzichè “eterosessuale”? (me lo suggerisce mio fratello, padre di una ragazza omosex). Secondo “…figlio di un appiattimento verso il basso”: Costanza, l’appiattimento è sempre verso il basso (ero solito far l’esempio del cesto di mele sane nel quale basta metterne una marcia a fronte di quello di mele marce nel quale porre una sana …). Infine: condivido tutto: l’origine di tutti i mali fu il ’68, ma anche quello veniva da lontano, era stato accuratamente preparato e gestito (lo è ancor più oggi) con scientifico leninismo. Per quel che riguarda Dio abbiamo purtroppo già letto di proposte di studiarne una forma di neutralizzazione del sesso (siamo regrediti alle discussioni sul sesso degli angeli …). Per quel che riguarda il far fronte alle sofferenze in modo virile richiama sempre l’esempio del calvario di San Giovanni Paolo II. Costanza sono con te e con chiunque sia fuori dal coro su questi temi: nunc et semper…

  7. Costanza, non so se hai scritto questo articolo (anche) perché hai visto “The Red Pill”… ma, se non è così, devi assolutamente guardarlo (anche se è una roba americana)!

      1. Ho stima di Marchesini, e di sicuro non condivido tutto quello che dice la Jaye.
        A differenza di Marchesini, ho visto il documentario una sola volta.
        Però non mi sembra affatto che, nel documentario, gli uomini intervistati (ed anche alcune donne che riconoscono che gli uomini sono vessati) si lamentino del fatto che il genere maschile sia sempre stato considerato “sacrificabile”.
        Si lamentano del fatto che questa specificità del sesso maschile non sia minimamente considerata, nel conflitto tra i due sessi.
        Si lamentano del fatto che le varie forme di violenza della donna sull’uomo, perfino la violenza fisica, nella grande maggioranza dei casi non siano considerate violenza.
        Si lamentano del fatto che, quando una donna rompe il patto coniugale, il più delle volte in vista di una nuova unione, ella è comunque enormemente favorita dalla legge, rispetto all’uomo tradito e abbandonato.
        E si lamentano di tutta una serie di altre forme di abusi che sarebbe troppo lungo elencare.
        Ed io non sono d’accordo sul fatto che chi subisce una violenza, fosse pure un uomo adulto, debba subire in silenzio. Se la violenza è qualcosa di serio, essa deve essere denunciata. La cultura del silenzio, in questo come in altri casi (vedi abusi sessuali su seminaristi e giovani preti) è il più grande aiuto per gli abusatori… incluse le abusatrici.

        1. @chesterton63
          Credo che tu abbia ragione, che non si deve subire in silenzio; ma ipotizzo che bisogna comprendere bene quello che intendeva dire Marchesini. Premesso che il documentario non l’ho visto, io credo che Marchesini abbia denunciato quello che dalle mie parti si chiama “mugugno”: che non è alzarsi in piedi e denunciare (cfr. discorso di GPII), ma una sorta di sfogatoio sterile; ovvero un modo di lamentarsi che poi finisce lì, anzi, è una scusa buona per non far niente di concreto.

          È un modo di fare intollerabile per chiunque, certo è maggiormente in contrasto con gli attributi virili che presuppongono l’azione. Dunque, sintetizzerei: no alle lamentele sterili e fine a sé stesse, sì invece alle denunce propedeutiche all’azione.

          1. Ma guarda che il movimento di opinione di cui parla il documentario The Red Pill è soprattutto un movimento di denuncia, non di lamentela. Poi va detto che si tratta di mondo variegato e composito che quindi non può essere messo sotto una sola classificazione… In ogni modo a me il commento di Marchesini ha fatto venire l’orticaria, a mio parere non ha visto il documentario e non sa nulla della problematica che affronta.

        1. Silvia

          Potrei avere il link diretto per poter condividere il documentario? Non riesco a trovarlo. Grazie come sempre per gli spunti di riflessione.

          1. admin @CostanzaMBlog

            tasto dx sul video, “mostra URL”,Seleziona l’indirizzo che appare nella finestra che si apre e fai ctrl/c

  8. Manu

    Proprio oggi la mia bambina di tre anni e mezzo ha detto che dobbiamo dare un nuovo nome al suo papà: papà che fa le cose belle, aggiusta le cose e ama Sara (cioè lei). Mi sembra abbia inconsciamente dato una delle più belle definizioni di Dio. Eliminare il padre e ciò che simbolicamente rappresenta vuol dire togliere Dio dalla scena del mondo.
    In proposito si veda il testo di Anna Maria Rizzuto, La nascita del Dio vivente. Uno studio psicoanalitico, Borla,1994.

  9. vale

    C.zimmerman nel 47 scrisse un libro per spiegare perché la civiltà occidentale si trova ad attraversare la stessa crisi che aveva preannunciato la caduta della grecia e poi di roma antiche.

    in tutte le civiltà esistono tre tipi di famiglia di base:
    – la famiglia di fiducia è tribale e clanica e predomina nelle società agrarie.
    -il modello “domestico” è ricco di legami forti e si trova nelle civiltà in sviluppo.
    -il modello finale è quella “atomistica”con legami deboli ed emerge nelle società avanzate.

    ( cito dal libro di g.meotti “il suicidio della cultura occidentale” )

    ovviamente, la figura del “padre” dov’è che era “presente”?

  10. cristina perelli

    Bravissima! Ho girato ad altre persone. Ti ammiro moltissimo e grazie per la tua testimonianza! Un abbraccio Cristina da Milano

  11. Quanto concordo…come moglie di un padre vero – sì, dolce, presente e affettuoso, ma non amico, PADRE: quando papà parla si ascolta e si fa come dice lui, punto, non ci sono discussioni. E come madre di due maschi per cui ho paura, crescendo in un mondo in cui la virilità, cioè il senso stesso dell’essere maschio, viene vilificato. Grazie Costanza…come sempre.

  12. Giulia

    Sono contenta che mio figlio cresca con un papà che lo guida, lo incoraggia e lo sgrida pure, quando serve. Spero che questo esempio forte che vede in casa varrà su di lui più di tante cattive idee che gli girano intorno.
    Senza mio marito, mio figlio crescerebbe con tante attenzioni, coccole, premure, ma forse proprio per questo anche da debole, da vile. Senza il ruolo di chi argina e indirizza, di chi limita e incoraggia, come potrebbe diventare un vero uomo? Generazioni di uomini umiliati e ghettizzati, che rischiano di mettere al mondo una società di uomini poco uomini.
    Giulia

  13. Giulia

    Dimenticavo…visto che lo sport mondiale è quello di tutelare, proteggere e favorire le minoranze (vedi citazione del simpaticissimo professore americano), voglio anche io essere considerata minoranza, in quanto madre lavoratrice monoreddito under 35, ed avere agevolazioni economiche e di tempo per occuparmi al meglio della mia famiglia e poterla allargare!!!

  14. Renato Scuterini

    Cara Costanza, concordo pienamente con te. Purtroppo la politica fa dire ai politici qualsiasi cosa faccia loro comodo per essere rieletti e conservare la loro fetta di potere. Ma le loro affermazioni sono così misere che chiunque abbia un po’ di cervello se ne può rendere conto.

  15. Francesco Paolo Vatti

    Grazie per questo articolo, appassionato e.. pienamente ragionevole. Curioso che le paladine del femminismo cadano in luoghi comuni triti e ritriti (quella degli uomini tutti pezzi di m… ricorda troppo la generalizzazione delle donne tutte qualcos’altro, odiosissima pure essa).
    Personalmente, ho avuto problemi a inizio carriera perché prendevano i posti (in un ente pubblico) solo donne (figlie, amanti, mogli….); il risultato finale fu che quelle che avevano sinceramente meritato, vennero considerate alla stregua delle altre, il che non mi sembra un buon risultato.
    Purtroppo, lo dico per esperienza diretta, è difficilissimo oggi fare il padre. Le relazioni verticali sono tramontate e, quando tento di impormi ai miei figli e spiego loro che, che piaccia o no, non siamo sullo stesso piano, vedo che fanno prima di tutto fatica a capirlo, benché siano oramai 19 e 15 anni che lo dico…. Io stesso mi sento insicuro e la tranquillità che potevano avere mio padre e mio nonno nel guidare la propria famiglia, non riesco a sentirla…. Vivo la mia autorità come un peso e un dovere, ma non so quanto sia capace di esercitarla….

    1. Martina

      E secondo te è più il clima dominante che mina la tua autorità o vedi una mancanza di appoggio da parte degli altri membri della vostra famiglia?

      1. Francesco Paolo Vatti

        Interessante domanda! Ma dove sta il confine fra le due cose? Perché, se mi mancasse l’appoggio, sarebbe anche questo dovuto al fatto che chi dovrebbe appoggiarmi ritiene di non doverlo fare a causa della cultura dominante…. Comunque, penso che mia moglie, almeno in linea teorica, sia in appoggio, mentre i miei figli si spalleggiano (ma penso sia normale) a vicenda… Tante volte, però, temo che la colpa sia in buona parte mia (anche io dominato in parte dalla cultura dominante, per cui ho certe volte paura a prendere la posizione che riterrei giusta) che non riesco a dare una linea diritta…

  16. Carla casabassa

    Mi domando quali orribile esperienze abbiano fatto quelle donne con il loro padre!!! La prima figura maschile che si incontra è proprio lui, nella grande maggioranza dei casi
    Forse sono stata particolarmente fortunata con mio padre, con mio marito, mio figlio e con i miei tre nipoti, tutti e tre padri presentissimi e tenerissimi colle loro piccoline, per cui non posso mettermi a dare giudizi

    1. Francesco Paolo Vatti

      Non è neanche detto: magari pensano che i loro padri siano le uniche eccezioni alla regola….

  17. Martina

    Vorrei solo fare presente che benché la mentalità dominante sia quella descritta da Costanza, non tutti la pensano così, non tutte la pensiamo così. C’è un numero oserei dire anzi spero non trascurabile di ragazze e giovani donne che non pensa che gli uomini siano tutti pezzi di m, che non pensa che siano una appendice inutile della famiglia.
    A mio avviso il pinnacolo della virilità è la paternità, e trovare un uomo virile con cui formare una famiglia è la più grande delle grazie. Per cui uomini non abbiate paura, di donne disposte ad accogliervi in modo non giudicante o aggressivo e che vogliono valorizzare la differenza, la virilità, a lasciarle spazio nel quotidiano e con i figli soprattutto, ce ne sono e vi aspettano a braccia aperte!

  18. Domenico Carlucci

    Bisogna avere il coraggio, come cristiani, di ribadire sempre la Verità, anche se ciò costa. Per troppo tempo abbiamo lasciato spazio a idee degli uomini e non di Dio, la stessa Chiesa lo ha fatto, non ha vigilato (“vigilate….guardatevi dagli uomini…dagli scribi e dai farisei….vi perseguiteranno a causa del mio nome…”, ecc); nasconde tante parole del Vangelo…Ha ragione Luisa. Tutti i cristiani, non solo la Gerarchia, dovrebbero farsi sentire, in qualche modo, con qualunque mezzo a disposizione, parlandone tra amici e conoscenti, usando i mezzi di informazione…ecc. “Abbiamo ricevuto uno Spirito da figli”….”siamo figli della luce”…”non viviamo più nella paura” dice Paolo. Dobbiamo difendere la nostra Casa.

  19. Gentile Costanza,

    su questi temi si gioca una fetta importante di futuro. Segnalo il sito

    https://stalkersaraitu.com/

    dove vengono trattati diffusamente i problemi del rapporto tra i sessi (oggi si dice “di genere” ma a ma ‘sta parola fa scattare la mano alla fondina: mi perdoni per la reazione stile spaghetti-western).

    Credo che ci sia bisogno di saldare vasti settori della nostra società italiana e conoscersi tra chi sente di avere problemi in comune in modo da creare una rete che si opponga a certe storture.

    C’è bisogno di fare fronte comune anche tra chi non ha la stessa visione su tutte le idee.

    Spero di avere gettato un seme che potrà portare a buoni frutti.

    Cordialmente.

  20. ElenadiG

    Ottimo Mi ha fatto venire in mente una frase del beato Antonio Rosmini, futuro (si spera) dottore della Chiesa. In una conferenza del 1847 egli criticava duramente la proposta egualitaria del proto-comunista Fourier di sostituire nel parlare comune i nomi di “padre” e “madre”, termini, secondo lui, ormai obsoleti che sottintendono la “pretesa” di allevare la prole secondo i propri canoni e principi, con il meno caratterizzante “géniteur” (suona familiare? manca solo A e B…) come a dire che ai coniugi viene concesso solo il diritto di generare figli, mentre è lo Stato che si assume il compito di educarli ed istruirli. Rosmini già allora commentava profeticamente: “A che dunque vogliono ridurre la nobile condizione di padri? Lo debbo io dire? Il soffrirebbero i vostri orecchi se alcuno vi dicesse, che a quella di stalloni del genere umano?” ( dal saggio “Socialismo e Comunismo” in Antonio Rosmini, Opuscoli Politici ed. Città Nuova)

    1. Centocinquant’anni e passa. È un secolo e mezzo che i “progressisti” hanno queste idee del menga, e non siamo riusciti ad estirparli: anzi, pian piano hanno preso possesso della società, come un cancro che lentamente ma inesorabilmente diffonde le sue metastasi ovunque, e noi li abbiamo accolti persino nel seno della Chiesa perché dovevamo “aprirci” al mondo. Come si fa a pensare che la punizione del Cielo non la meritiamo?

  21. Emanuele

    Gentile Costanza, sarei curioso di sapere se ha mai sentito parlare del fenomeno MGTOW.
    Si tratta della reazione maschile (ma credo che lei non la definirebbe “virile”) alla situazione che si è venuta a creare nel mondo occidentale: si tratta di uomini che non vogliono più saperne di relazioni stabili con le donne (per cui non solo no al matrimonio ma neppure alla convivenza) e che, nei casi più estremi, si danno ad una sorta di “monachesimo laico”.
    Mi permetto di suggerire la lettura della pagina dedicata su Wikipedia:

    https://it.wikipedia.org/wiki/Men_Going_Their_Own_Way

  22. Armando Calvanese

    Ciao Costanza,
    grazie per l’articolo e aggiungo una mia considerazione:

    Non è che l’attacco al padre implica l’attacco a Dio.
    Bensì è il rifiuto dell’autorità di Dio da parte degli uomini ha prodotto il rifiuto dell’autorità degli uomini da parte delle donne.
    Quando l’uomo tornerà a essere ‘religiosus’, la donna tornerà a essere sottomessa.

    L’autorità dell’uomo sulla donna proviene da Dio, se l’uomo rinnega Dio rinuncia a questa autorità.

    La mia conclusione, dopo anni di confronto con questa tematica, è che non bisogna chiedere alle donne di cedere il potere personale agli uomini (cosa che non faranno mai spontaneamente), bensì agli uomini di rinunciare al potere personale e di sottomettersi a Dio.

    A

  23. maria

    E vogliamo parlare di Peppa Pig??? Avendo due figli le cui età sommate non raggiungono i 4 anni, le mie fonti sono queste! La figura paterna è continuamente ridicolizzata da consorte e figli, ridotta a pagliaccio e le capacità decisionali familiari tutte delegate alla madre…che tristezza!

  24. Angelica

    Costanza, visto che i tuoi libri sono sempre stati provvidenziali per me, a quando un libro sull’essere genitori? Sono una giovane neomamma e vorrei leggere qualcosa di veramente utile… Oppure hai consigli? Grazie!

  25. Davide

    Cara Costanza, permettimi una riflessione tra il serio e il faceto circa la differenza sessuale, basata anche sulla mia esperienza personale. Tu affermi che le donne sono più diligenti ed io dico, vero, verisssimo, però soprattutto le donne hanno già affrontato la sfida dello sviluppo sessuale, quindi in generale si considerano desiderate, anche da maschi più grandi di loro, mentre il maschio, specie se non ha avuto una figura di riferimento, ad esempio perchè i suoi genitori sono separati, non ha la forza di chiedere un appuntamento “alla più carina” e spesso neanche alle altre. La prima condizione per studiare bene è la stabilità emotiva e la fiducia in se stesso. Probabilmente molti cattivi risultati scolastici dipendono dalla mancata presenza di queste condizioni, penso in particolare alle difficoltà connesse allo studio della matematica che richiede l’uso di formalismi e di capacità di astrazione, generalmente lontani dal vissuto dell’adolescente, specie se problematico.

  26. Aggiungerei un’altra considerazione. Ai mei tempi i maschi recuperavano nelle superiori lo svantaggio che avevano nelle inferiori verso le ragazze, mentre oggi spesso il divario aumenta. I maschi hanno un’impulsivita Istintualità più forte e quindi nella pubertà hanno, oltre ad altre cose, bisogno di regole sicure e cogenti che controbilancino la tendenza a trascurare lo studio per attività piu piacevoli. Il padre era colui che garantiva l’effettivita delle regole. Tramontata in tantissime case la figura del padre, il rendimento scolastico maschile peggiora con tutte le conseguenze che vediamo, compresa la diminuzione dell’autostima, illusoriamente compensata spesso con l’aumento dell’aggressivita.

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