Regalo per la fine della scuola…

di Padre Maurizio Botta C.O.

Appena dici San Filippo subito si pensa ai ragazzi e ai bambini. Questa è la sua fama, anche se storicamente non è proprio corretto. Allora questa mattina mi rivolgo a loro. Mi sembra che voi abbiate sulle spalle un peso in più. Vi è chiesto, visto che siete giovani, quasi come un dovere morale di essere felici, gioiosi, entusiasti, non annoiati. Vorrei dirvi che mi sembra sleale che adulti tristi, arrabbiati e cinici chiedano a voi di essere quello che non sono loro, solo perché avete venti o trenta anni in meno. Adulti vecchi che analizzano cupi il vostro mondo senza autocritica per quelle loro idee e quelle loro scelte anche politiche che lo hanno generato.

Quello che io vedo spesso invece sono le vostre sofferenze nascoste, quelle che raccontate a pochissimi. Il dolore di chi non ha un papà. Il dolore di chi non ha una mamma. Lo strazio tutto vostro di sentire che i vostri genitori si insultano e si odiano. L’umiliazione di andare di qua e di là con il vostro zaino perché i vostri sono separati, dovendo sempre dire, da attori consumati, che va tutto bene e che non vi manca nulla. Il disagio di fingere di essere sereni perché capite che i vostri genitori non sopporterebbero il peso della verità. Il vostro dolore perché papà e mamma bevono. Vedo e sento in voi la paura che è di tutti noi: la paura di morire. L’angoscia dei complessi. Il vostro sentirvi brutti, grassi, bassi. L’odio di essere in un corpo che non vi piace.

Qualcuno di voi si sente solo e invisibile e quasi preferirebbe uno schiaffo per sentire nella carne che la sua vita interessa ad un adulto. Il vero Filippo conosceva le lacrime. Le sue intime preghiere sono intrise di lacrime. E il vero Filippo conosce l’antidoto alla sofferenza. Vi prego, questa sera nel segreto della vostra camera, nel vostro letto, sperimentate che non vi sto mentendo. Chiedete lo Spirito Santo dicendo così:

Vieni Spirito Santo, vieni per Maria.

Non dite questa preghiera una volta sola, ma addormentatevi così, respirandola. Chiedete che venga a consolarvi, a proteggervi dal male, dal dolore. La Gioia e la Pace che fiorirà dalla vostra sofferenza  è quella dello Spirito di Dio che nessuno potrà togliervi.

fonte: cinquepassi.org

 

 

47 pensieri su “Regalo per la fine della scuola…

  1. PieroValleregia

    salve
    io e mia moglie saremo strani ma non abbiamo mai detto ai nostri figli: siate felici (almeno non nel senso che viene dato oggidì a questa parola e cioè fai ciò che vuoi che tanto sei giovane) gli abbiamo trasmesso il senso di responsabilità, gli abbiamo fatto capire che si possono divertire solo dopo aver fatto il proprio dovere (studiare), abbiamo insegnato loro a partecipare ai lavori della casa e, cosa principale a comportarsi coerentemente con il nostro essere cattolici.
    E, spesso (quasi sempre) abbiamo in casa, nostro nipote, figlio di separati (con la madre che riesce sempre a dare il peggio del peggio)
    saluti
    Piero e famiglia

    1. Thelonious

      Non c’è nessuna contraddizione tra il senso di responsabilità o del dovere e il desiderio di felicità.
      Vanno tenuti vivi entrambi, e devono stare insieme, perché il desiderio di felicità senza il dovere porta all’irresponsabilità e alla sregolatezza, mentre il senso del dovere senza desiderio di felicità porta ad un moralismo grigio e oppressivo.

      Tanto l’uno quanto l’altro mi paiono lontani dal vero spirito cristiano, e dal vero spirito di San Filippo Neri.

      Soprattutto, il compito di noi genitori, credo, dovrebbe essere di trasmettere quello che sostiene noi.
      Per educare i figli non c’è altro modo che noi genitori, per primi, ci convertiamo.

      1. PieroValleregia

        salve
        mi sono espresso male e me ne scuso con lei (o tu, come preferisci) e con tutti gli altri partecipanti al blog ma volevo dire che non è che vietiamo ai nostri figli il divertimento ma solo che facciamo di tutto perchè non cadano nel relativismo e nel lassismo, totale, odierno.
        In pratica ci impegnamo, senza essere asfissianti, affinchè non diventino come, insanamente, viene ormai imposto dai vari organi come UE, OMS e governi (ex) nazionali, loro complici e cioè vuoti di ogni regola e limite.
        Solo questo …
        buon fine settimana
        saluti
        Piero e famiglia

      2. devono stare insieme, perché il desiderio di felicità senza il dovere porta all’irresponsabilità e alla sregolatezza, mentre il senso del dovere senza desiderio di felicità porta ad un moralismo grigio e oppressivo.

        Vero. Da aggiungere però una cosa: il desiderio di felicità è buona cosa, a patto che però non implichi il “diritto” ad essere felici (*): perché è un dato di fatto che non ci è garantito, e quindi se poi quella felicità desiderata non arriva, può nascere una grande delusione e poi un conflitto.

        (*) In realtà, come ha opportunamente anticipato Piero, prima di proseguire in questi discorsi bisognerebbe definire bene cosa s’intende per felicità: la felicità del cristiano non è la felicità del mondano. Certi grandi santi erano felici in modo tale da essere considerati pazzi (oggi diremmo sfigati) dal mondo.

        1. Thelonious

          Fabrizio, il desiderio di felicità è insito nel cuore dell’uomo, e non necessita di alcuna definizione.

          Non esiste una felicità per il cristiano e una felicità per un “mondano”, altrimenti vorrebbe dire che esistono due nature umane. La questione, invece, è capire (e, per un genitore, è un dovere trasmettere) il fatto che Cristo e solo Cristo risponde compiutamente al desiderio umano di felicità, insito nel cuore di chiunque.
          Solo Dio è capace di colmare l’attesa del cuore umano, e i figli capiscono, più dall’esempio che dalle parole, dove sussiste la speranza dei genitori.

          1. E’ la “sete d’infinito” che rimane tale sinché ci si abbevera a cose finite.
            Solo in Dio si placa…

            Anzi di più, oltre a non avere più sete si divine fonte di acqua viva.

            Giovanni 7,38
            «…chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno».

          2. Luigi igiul

            @Thelonious
            Credo che le parole di Fabrizio vadano intese non tanto in senso assoluto da lei descritto, quanto in quello pratico.
            Felicità, ma anche altre parole difficili da definire come, per esempio, Libertà, è un concetto che ognuno elabora a modo suo e secondo il proprio stile di approcciarsi alla realtà. Pertanto, se chiedesse a 100 persone cosa intendono per “Felicità” avrebbe 100 risposte diverse. Ecco perché diventa doveroso “intendersi” in merito.

            1. @Luigi igiul,

              interessante poi vedere come nella Scrittura la parola “felicità” compare solo 16 volte e mai nei Vangeli.
              Mentre la parola “gioia” (concetto ben diverso) compare 282 e 26 volte nei Vangeli.*

              La cosa avrà pure un senso…

              *(almeno stante alla versione BJ, ma credo poco cambi)

  2. vale

    ….nel 1969 Frederick Jaffe, vicepresidente della International Planned Parenthood Federation (la grande entità promotrice dell’aborto legale, oggi diventata in Usa l’abortoio di massa che rivende le parti corporee di feti) redige un memorandum – attenzione, richiestogli dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità dell’Onu – indica i fini:

    “Ristrutturare la famiglia, posticipando o evitando il matrimonio; alterare l’immagine della famiglia ideale; educare obbligatoriamente i bambini alla sessualità; incrementare percentualmente l’omosessualità”

    (dal sito di blondet: “Gender” come arma della nuova oppressione libertaria” )

    ha ragione padre botta:

    Adulti vecchi che analizzano cupi il vostro mondo senza autocritica per quelle loro idee e quelle loro scelte anche politiche che lo hanno generato.

    1. PieroValleregia

      … ho letto tutto l’articolo da lei citato … agghiacciante
      saluti
      Piero e famiglia

        1. PieroValleregia

          … cerco di leggere il più possibile; grazie per il ben arrivato
          saluti e buona domenica
          Piero e famiglia

          1. Luigi

            “Se qualcuno legge Blondet: anathema sit” 😀

            Bentrovato anche da parte mia, Piero.

            Buona domenica.
            Luigi

            1. exdemocristianononpentito

              E perchè uno non dovrebbe leggere Blondet, Cammillleri, Dumont, Pellicciari, Messori? Se uno è interessato all’apologetica, sono autori rilevanti, perbacco!
              Io non mi interesso di apologetica (preferisco gli storici puri e con un approccio “scientifico”), ma per un cattolico osservante l’apologetica non è un interesse disprezzabile.

  3. Fabio

    E’ vero che i giovani sono stressati e incupiti dai cattivi esempi di noi adulti, di quello che vedono e sentono ovunque. Lo scenario sociale del mondo d’oggi e’ intricato e infelice. Da dove ripartire? Forse come dice Padre Botta iniziare da una semplice preghiera della sera. Breve ma potente, antidoto alle brutture del mondo e incoraggiamento speranzoso per ricominciare il giorno dopo. Anche Don Bosco inizio’ tutta l’opera dopo aver recitato una AveMaria nel cortile con un ragazzino. Ricordiamoci dell’esempio dei Santi e cerchiamo di dare il nostro piccolo esempio ai ragazzi di oggi che ci osservano.

    1. PieroValleregia

      salve
      l’esempio è fondamentale anche se a volte non viene recepito, imitato o, ancor peggio, respinto; da ragazzino, avevo 14/15anni e rimasi profondamente colpito dalla sorte di due fratelli, figli di una coppia di contadini.
      Entrambi erano stati educati allo stesso modo, con poche ma precise regole, senza fronzoli, senza favoritismi con i giusti NO e con l’altrettanto giusto “chiudere un occhio ogni tanto” … ebbene, presero due strade totalmente diverse.
      Il primo, diploma, lavoro, famiglia, tre figli, il secondo a neanche 20 anni fu stroncato da un’overdose dopo aver preso pure diverse condanne per piccoli crimini.
      I genitori, nel giro di pochi anni, morirono dal dolore … sbagliarono loro qualcosa o esistono persone che rifiutano il bene a prescindere ?
      saluti
      Piero e famiglia

      1. Fabio

        Cosi’ puo’ succedere partendo dalla medesima educazione e le stesse regole. Succede perche’ l’educazione presuppone sempre la liberta’. Cioe’ una volta ricevuta il ragazzo che va nel “mondo” trovera’ tante scelte da fare e tante situazioni da affrontare. Contano anche le amicizie, il coraggio, la timidezza e il carattere. Anche un po’ di fortuna. Fra gli apostoli Giuda e’ stato educato e amato molto da Gesu’, ma non e’ bastato. Perche’ nella propria liberta’ ha scelto di sbagliare. Dice Maria Valtorta che egli manteneva i rapporti con amici che erano dei poco di buono. Ha scelto da solo.

      2. Si esistono Piero…

        Come anche esistono persone a cui dare esattamente le stesse cose date agli altri non è sufficiente.
        O magari nulla sarebbe cambiato ugualmente…

      3. Luigi igiul

        @Piero,
        Alla sua domanda ha già risposto Bariom: esistono persone che rifiutano il bene a prescindere (sebbene non sia del tutto corretto, visto che non esiste essere creato che non agisca cercando il “proprio bene” – o quello che crede essere il suo bene – come spiegato bene nel “paradosso del suicida”). Ma il punto non è questo.
        Bariom mi viene in aiuto:
        “Stessi genitori, stessa educazione, ma non necessariamente stesse relazioni con i genitori o stesse “preferenze” degli uni rispetto gli altri”.
        Il fatto che i genitori siano gli stessi e che anche l’educazione sia tale, non implica lo stesso risultato con due figli diversi. Il perché è semplice: 1) l’essere umano è un unico e irripetibile, quindi già questo implica la naturale differenza di risposta di due figli a parità di condizioni all’educazione ricevuta. Parità, peraltro che è solo apparente visto che i due figli non sono gemelli e quindi è impossibile che i fattori contingenti fossero uguali. Ci sarebbe altro su questo punto, ma mi fermo qui.
        2) posta l’unicità e irripetibilità della persona, ne deriva che anche le relazioni genitori-figli saranno necessariamente diverse. Quindi anche l’educazione sortirà un effetto diverso su ciascun figlio. Anche perché ognuno, crescendo, fa esperienze, instaura altre relazioni diverse e con svariate persone. Il carattere di ciascuno, la sua inclinazione caratteriale, è un altro aspetto che influisce pesantemente nella formazione dell’individuo. Tenendo in conto questi aspetti, è chiaro che non tutti sono poi in grado di fare metacognizione, di riflettere e dare il giusto peso a ciascuno di questi e a comportarsi di conseguenza.

        Chiudo, dando ancora una volta la parola a Bariom quando si riferisce alle preferenze dei genitori sui figli (normalissimo che ci siano per una serie di fattori):
        “Vere o presunte, perché talvolta sono vere (vedi appunto Rebecca-Giacobbe), ma molto spesso sono nella testa dei figli”.
        Per quanto ci si possa impegnare come genitori – ma anche come figli – può capitare di convincersi di tante cose che poi nella realtà non avrebbero motivo di essere o, meglio, avrebbero un diverso tipo di lettura se si fosse in grado e disponibili a farlo, magari facendosi aiutare da chi ha gli stumenti necessari ad aiutare a individuare e poi decostruire certe strutture mentali che portano a leggere la realtà in un modo che coincide poco con la realtà reale. E non mi riferisco ad aspetti patologici, sebbene stia ora parlando dell’aiuto di uno psicoterapeuta.
        Buona giornata!

        1. Luigi igiul

          Chiedo scusa se scrivo con inutili ripetizioni che appesantiscono la lettura. Usando lo smartphone sono limitato nella revisione e correzione del testo appena scritto.

        2. PieroValleregia

          salve
          le sue ultime sei righe sono davvero molto importanti, un ottimo spunto di riflessione per tutti, genitori e figli.
          Un vecchio adagio che mio padre ripeteva spesso, credo calzi a pennello: chi fa sbaglia, chi no fa non sbaglia mai e, aggiungeva: ma è sempre meglio fare …
          saluti
          Piero e famiglia

  4. Come anche esistono persone a cui dare esattamente le stesse cose date agli altri non è sufficiente.

    D’altronde Caino avrà ben avuto la stessa educazione di Abele…

    1. @Fabrizio
      I testi della Genesi posseggono una ricchezza incredibile di livelli di lettura. Rimanendo sul livello educativo-psicologico un piccolo indizio sulle dinamiche relazionali dei due fratelli ce l’abbiamo (non è farina del mio sacco, l’ho sentito da un frate che a sua volta l’aveva ripreso da don Fabio Rosini).
      Qualche versetto addietro, Eva commenta la nascita di Caino con un “ho acquistato un uomo dal Signore”. Ora, questo ad un primo livello ha valore eziologico, cioè ci dice la causa del nome di Caino (“Acquisto”) che crea una coppia di contrari con Abele (“Spreco”).
      Ma una madre che sente/dice così (e chissà quante ce ne sono state nella storia) non starà concentrando un’attenzione distorta sul figlio appena avuto? Non ha già un uomo dal Signore (il marito)?
      E allora (riflessione mia), per chi è cresciuto un po’ idolatrato da un genitore, l’essere messo (apparentemente) da parte da Dio (come accade poi a Caino), non sarà un modo che il Signore ha per guarire l’anima, ferendo l’orgoglio di chi si crede intoccabile?
      Queste dinamiche familiari attraversano tutto l’Antico Testamento, le ritroviamo in Rebecca-Esaù-Giacobbe, Giacobbe-figli-Giuseppe…

      1. E questo ci riporta la punto.

        Stessi genitori, stessa educazione, ma non necessariamente stesse relazioni con i genitori o stesse “preferenze” degli uni rispetto gli altri

        Vere o presunte, perché talvolta sono vere (vedi appunto Rebecca-Giacobbe), ma molto spesso sono nella testa dei figli, laddove anche la “primogenitura” (non solo di tipo biblico), diviene un ostacolo e una distorsione della realtà, non tanto magari per il 3°/4° figlio, ma tipicamente per il 2° quando questi è di età molto vicina al primogenito.

        Questo solo per rimanere sugli aspetti più macroscopici.

        1. Hai ragione, alla fine il punto è sempre la libertà personale, e nel caso di Caino (emblematico per ogni essere umano) nel rispondere chiudendosi alla relazione quando ci si sente feriti… e aprendo o no al male che sta accovacciato alla porta.

  5. PieroValleregia

    salve
    grazie ad entrambi delle risposte; ieri sera con mia moglie, eravamo soli in casa, abbiamo ri-visto in dvd, il primo episodio della trilogia del Signore degli Anelli.
    Mentre le immagini scorrevano mi sembrava sempre più chiaro di come questo capolavoro (il libro) sia attualissimo oggidì (come del resto lo è 1984 di G.Orwell o “e le stelle stanno a guardare” di A.J. Cronin e mille altri di svariati anni fa).
    Di come il male, nel suo essere subdolo, affascini e attragga a se moltitudini di persone (Saruman, il traditore) mentre il bene è sempre difeso da persone, come dire, “strambe”, raffazzonate, strane se non addirittura scartate dal “mondo”.
    Ma, almeno nel libro (come nel film) il male ed il suo essere contronatura, viene, alla fine e a caro prezzo, sconfitto.
    Vedevo in Saruman, Mordor, negli orchi, nei goblin, nei nazgull, la UE, il gender, l’aborto, i vari festival del “pride”, la violenza dei media e di alcuni “politici”, i videogiochi, il relativismo totale … in tutto questo “schifo” le vittime prescelte, sono i ragazzi, i giovani.
    Noi, padri e madri che non si arrendono, abbiamo un compito (non solo per le vacanze) arduo e per nulla facile, quello di avere la forza di dire dei NO (secchi), da dare regole ma anche sicurezza, conforto e suggerimenti sia gratis che a richiesta.
    Un risultato, con in nostri figli, quasi 18 il maschio, 14 la femmina, lo abbiamo raggiunto, l’orario di rientro a casa che è fissato per le 23.00, flessibiile fino alle 23.30 (previa avviso telefonico) e fino a mezzanotte nelle serate di Festa.
    Bene, non solo lo osservano ma spesso rientrano anche prima …
    Viviamo in campagna e, tecnologia a parte, i divertimenti sono gli stessi della nostra “era” …
    saluti
    Piero e famiglia

    1. Ma, almeno nel libro (come nel film) il male ed il suo essere contronatura, viene, alla fine e a caro prezzo, sconfitto.

      Si tratta di avere un po’ di pazienza, magari anche molta, ma – almeno per questo giro – poi pure nella realtà finirà come nel libro/film.

      Viviamo in campagna e, tecnologia a parte, i divertimenti sono gli stessi della nostra “era” …

      Sarà una mia fissazione, certamente dipende anche da quale campagna e quale città, ma ho l’impressione che la campagna sia un luogo migliore per tirare su i figli. Forse è semplicemente una mia delusione per essere nato e cresciuto in città (fortunatamente, comunque, senza problemi).

      Cambiando discorso, oltre ai regali per la fine della scuola, ci sono quelli per l’inizio delle nuove scuole. Come le Scholas Occurrentes:

      http://www.marcotosatti.com/2017/06/11/scholas-occurrentes-e-il-gender-un-libretto-imbarazzante-che-cosa-pensa-davvero-il-pontefice/


      Qualche giorno fa a Roma è stata aperta la sede ufficiale di Scholas Occurrentes, a piazza San Callisto, nei palazzi vaticani del rione Trastevere. Scholas Occurrentes è una Fondazione, nata quando Jorge Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires, nata come una collegamento di scuole di quartiere, che si è sviluppata poi fino a diventare un progetto presente in molti Paesi, con tre obiettivi fondamentali. Lavorare sui giovani con Istruzione, Sport e Cultura. Dal 2013 Scholas Occurrentes è diventata una “Pia fondazione di Diritto Pontificio”, le cui finalità sono “congruenti” con la missione della Chiesa.

      Però….Come fa notare Montse Sanmartì, non sembra – almeno a leggere quello che è scritto sul sito della Fondazione – che di cristianesimo si parli molto. Si parla di cultura dell’incontro e dell’impegno per il bene comune, e si mette bene in rilievo il fatto di essere appoggiati dal Papa. E invece una collana di libretti per studenti, “Con Francisco a mi lado”, “Con Francesco al mio fianco” possono creare un certo imbarazzo. Infatti sul numero di aprile del 2016 della rivista on line “Christian Order” una giornalista cattolica statunitense, Maike Hickson, rilevava alcuni punti presenti in questi libretti, che aveva ricevuto da María Paz Jurado, una delle responsabili di Scholas Occurrentes. La Hickson notava che nel testo dedicato dal tema della diversità le diverse forme di “famiglia” sono messe tutte alla pari, comprese le coppie omosessuali con bambini; il che è certamente contrario non solo a quello che la Chiesa dice, ma anche a quello che dice il Pontefice. In un altro punto, del libretto dedicato alla “Stima di sé”, ha visto che si promuoveva l’idea della scelta variabiledella propria identità, compresa quella sessuale. Maike Hickson ha chiesto per iscritto a Scholas Occurrentes di dare chiarimenti su questa linea educativa, certamente lontana da quella proposta dalla Chiesa. Ma non ha mai ricevuto risposta.

      […]

  6. PieroValleregia

    “Sarà una mia fissazione, certamente dipende anche da quale campagna e quale città, ma ho l’impressione che la campagna sia un luogo migliore per tirare su i figli. Forse è semplicemente una mia delusione per essere nato e cresciuto in città (fortunatamente, comunque, senza problemi)”. cit Fabrizio Giudici

    salve
    per esperienza personale, confermata da tanti miei ex commilitoni, non conta tanto il luogo dove uno stia ma, la gente che lo abita.
    Per motivi professionali che non sto qui a spiegare (andrei fuori tema e mi dilungherei troppo) nel 1993, con oltre 13anni di servizio sulle spalle, venni destinato (in pieno inverno) presso il Comando Ammiragliato di La Maddalena, l’isola principale che da il nome a tutto l’arcipelago.
    Arrivai lì, dopo un viaggio che mi permise di usare tutti i mezzi di locomozione escluso il cammello, in una giornata nuvolosa, fredda, ventosa che faceva il paio con il mio umore, decisamente lugubre.
    L’assegnazione dell’alloggio, presso una vetusta Caserma, a 100mt dal ponte che unisce La Maddalena a Caprera, stanza polverosa, con ben due vetri rotti e locali igienici “sui generis” non contribuì certo a sollevare il mio stato d’animo.
    Però … dal primo giorno di lavoro con in nuovi colleghi, venni destinato al telegrafo come turnista, dalla gente che trovai in mensa, dagli abitanti del paesino, dalla bellezza natuarale dei luoghi che scoprii ottimi per una delle mie passioni, la corsa a piedi, capii che ero finito, in un piccolo paradiso …
    Restai solo sei mesi, ma fu uno dei periodi del mio serivizio che ricordo con più nostalgia.
    saluti e buon inzio giornata
    Piero e famiglia

    1. per esperienza personale, confermata da tanti miei ex commilitoni, non conta tanto il luogo dove uno stia ma, la gente che lo abita.

      Chiaro e condiviso, ma quanto questa gente e il suo stile di vita sono influenzati dal tipo di urbanizzazione? Mi pare che sul rapporto città-campagna abbia scritto più di una volta Guareschi.

      1. PieroValleregia

        … non solo Guareschi, che è uno dei miei autori preferiti ma anche lo scozzese James Herriot, altro autore che prediligo; Herriot era veterinario nei Dales dello Yorkshire … se a qualcuno interessa, posso elencarne la bibliografia e far conoscere il suo stile e il suo pensierol
        saluti
        Piero e famiglia

  7. Navigare necesse est

    Uno dei tratti distintivi dell’attuale giovane generazione è l’incapacità di sognare. La precoce saturazione dei desideri e dell’elaborazione fantastica che li accompagna ha chiuso loro orizzonti più vasti. Una giovane generazione (ma ormai più d’una) segnata dalla noia e dal cinismo, dall’amenzia e dall’ignoranza, una generazione per cui l’essere umano è essenzialmente centro di piacere sensuale e la vita è l’occasione in cui di quel piacere fare massima incetta.

    Si può medicare questa situazione? Teoricamente sì. Con iniezioni di idealità, con la proposta, esemplificata con autorevolezza, di un ideale credibile e perseguibile.

    1. Luigi

      “Uno dei tratti distintivi dell’attuale giovane generazione è l’incapacità di sognare”

      Senza dubbio.

      A questa aggiungerei un’altra mancanza: la consapevolezza che quanto si ottiene con poco sforzo, altrettanto poco vale.
      L’idea che l’onore non sta nella vittoria, ma nel “combattere” perché è giusto farlo.
      Senza badare al fatto che, alla fine, potrebbe esserci la sconfitta in attesa.

      Ciao.
      Luigi

      1. Navigare necesse est

        L’idea che l’onore non sta nella vittoria, ma nel “combattere” perché è giusto farlo

        D’altronde nella loro generalità (ci sono sempre lodevoli eccezioni, ma ciò che qualifica una generazione sono le idee e i comportamenti preponderanti) essi non sanno che cosa sia l’onore, ne ignorano affatto l’esistenza.

        Riguardo al combattere, siamo di fronte a un paradosso, perché con ogni probabilità queste generazioni, quelle di coloro che si definiscono nati per spakkare (come da istoriazione neo-paleolitica sul muro di una scuola di Milano) la loro guerra se la troveranno nelle strade sotto casa, quando non nelle case stesse. E non disponendo di ideali, non la combatteranno perché è giusto difendere un ideale, bensì per malcerto istinto di sopravvivenza.

        Riguardo allo sforzo o, io direi, al sacrificio, anche in questo caso ignorano di che si tratti. La responsabilità di quest’ignoranza ricade anzitutto sulle spalle degli adulti e delle loro istituzioni. Ma non solo: perché il dovere di non essere un idiota decerebrato è in capo al giovane non meno che all’adulto.

        1. coloro che si definiscono nati per spakkare (come da istoriazione neo-paleolitica sul muro di una scuola di Milano) la loro guerra se la troveranno nelle strade sotto casa, quando non nelle case stesse

          Vero. La contraddizione è doppia: sono nati per spakkare, ma contemporaneamente si definiscono “pacifisti”. Secondariamente, a differenza dei loro predecessori degli anni ’60 – che non voglio giustificare, erano comunque parimenti sballati dal punto di vista ideologico – non hanno presente che la cosiddetta “disubbidienza civile” prevede sacrificio, ovvero accettare di finire qualche notte in galera; così come facevano gli attivisti civili dei tempi passati. Oggi invece spunta subito una schiera di avvocati difensori, peraltro quasi inutili vista la presenza di grandi quantità di giudici compiacenti che li rimandano subito in libertà.

          Tanto per dare un’idea di cosa vuol dire la vera disobbedienza civile, oltre che essere usata per motivi nobili (Mary Wagner e Linda Gibbons):

          https://www.lifesitenews.com/news/breaking-abortion-clinic-loses-fight-to-silence-lifesite-but-plans-emergenc

  8. Credo che le parole di Fabrizio vadano intese non tanto in senso assoluto da lei descritto, quanto in quello pratico.
    Felicità, ma anche altre parole difficili da definire come, per esempio, Libertà, è un concetto che ognuno elabora a modo suo e secondo il proprio stile di approcciarsi alla realtà. Pertanto, se chiedesse a 100 persone cosa intendono per “Felicità” avrebbe 100 risposte diverse. Ecco perché diventa doveroso “intendersi” in merito.

    Certamente questo è un problema, che possiamo riassumere nell’ignoranza di cosa è la vera felicità. Ma non è tutto. C’è un problema, che è tipico della Chiesa post-conciliare, e qui il legame con il post-concilio è del tutto evidente, perché la cosa passa per l’eresia di Rahner dei “cristiani anonimi”. Con questo non intendo che chi sostiene quello che sto per criticare è strettamente rahneriano; ma che ne ha subito l’influsso almeno indirettamente, perché purtroppo quell’idea è percolata ovunque, anche in predicatori e movimenti ecclesiastici ortodossi (o che almeno lo sono stati per lungo tempo). L’errore è non comprendere che il rifiuto di Dio può esistere, come semplice conseguenza della libertà, senza richiedere l’ignoranza.

    Non esiste una felicità per il cristiano e una felicità per un “mondano”, altrimenti vorrebbe dire che esistono due nature umane.

    Non esistono due nature umane: esistono due scelte libere. Gli angeli hanno tutti la stessa natura, tutti agiscono per il proprio “bene”, ma per certi è soggettivamente, superbamente e quindi erroneamente inteso, e sono precipitati all’Inferno. Ignorare che questo atteggiamento sia anche proprio della natura umana, alla fine, è persin superbia, perché evidentemente si ritiene la natura umana superiore a quella angelica. Traparentesi, riverberi di questo errore si notano anche nella discussione sui due figli con la stessa educazione e che finiscono su due strade diverse… anche lì finalmente è stata citata la libertà di scelta, ma su queste discussioni c’è sempre un forte tentativo di ridurre tutto alle influenze esterne, che alla fine ognuno quel desiderio di felicità lo intende sempre come Dio vuole, e bisogna solo liberarlo da qualche influenza esterna perché si realizzi.

    Io conosco persone che, quando gli racconto della mostruosa società che stiamo per sperimentare (focalizziamo p.es. le recenti discussioni su Attali e Macron) non devono essere convinti che non sono un complottista ma che ho argomenti reali… In realtà queste persone sono d’accordo con quel programma politico. Sorprendentemente, non sono solo atei “duri”, ovvero persone che sono positivamente convinti della non esistenza di Dio; ma anche agnostici, ovvero persone che non escludono che Dio esista, ma positivamente se ne fregano. Non escludono affatto che esista una forma di giudizio, ma quel che sarà sarà; intanto, su questa Terra, vogliono vivere come loro decidono, e basta. Mi rendo conto che questa cosa è irrazionale al massimo per un cattolico; ho fatto io stesso fatica a metabolizzarla. Ma è così.

    Ho citato Rahner, ma la radice è anteriore. È evidente nello “scellerato ottimismo” di Giovanni XXIII e altri, in quel buonismo di molti che, in perfetta buona fede, non capiscono, o per lo meno non portano a conseguenze pratiche, il concetto che è perfettamente “naturale” rifiutare Dio; riducono il rifiuto all’ignoranza, per cui ecco le “strategie pastorali” fantasiose: per cui alla fine, invece di convertire, si “cattolicizza”, ovvero si cerca di mettere una mano di vernice cattolica su quello che non lo è, con l’idea che la cosa realmente importante è “avvicinare” le persone a Dio, “portarle in chiesa” in qualsiasi modo, per superare la loro ignoranza; dopodiché tutto si sistemerebbe per conseguenza. Non è vero, non è solo ignoranza: ripeto, gli angeli ribelli Dio lo hanno sperimentato _direttamente_, altro che ignoranza, e lo hanno rifiutato. O si accetta questa cosa – che è nota da secoli – o non si esce dal vicolo cieco in cui ci siamo cacciati.

    1. Kosmo

      Sorprendentemente, non sono solo atei “duri”, ovvero persone che sono positivamente convinti della non esistenza di Dio; ma anche agnostici, ovvero persone che non escludono che Dio esista, ma positivamente se ne fregano.
      Non solo atei e agnostici, ma anche tanti sè-dicenti “cattolici”: E non sai quanti…

      1. PieroValleregia

        “Non solo atei e agnostici, ma anche tanti sè-dicenti “cattolici”: E non sai quanti”…
        cit Kosmo;

        salve
        ne conosco e ne ho conosciuti diversi ma, una, credi li batte tutti;
        Valentina (il nome è di fantasia) è sposata, ha tre figli suoi più una in affido, molto attiva in parrocchia, organizzatrice di “mille” eventi, entusiasta di fare ciò … il suo “entusiasmo” l’ha portata (la considero una “missione” è il suo motto) ad iscriversi ad un partito politico che negli ultimi anni ha cambiato nome quattro volte ma non ha cambiato di una virgola le sue “dottrine” che sono: aborto, divorzio, unione tra pervertiti, figli ai pervertiti, utero in affitto, femminismo, abolizione di qualsiasi sovranità, identità, cultura di stampo patriottiche, eutanasia, invasione incontrollata di chiunque arrivi da altre sponde, droga libera …
        alla mia domanda, postale sul sagrato della Chiesa, dopo la Messa: come concili il tuo “essere cattolica” con l’adesione ad un partito che NON possiede nessun tipo di questi valori e anzi li osteggia in modo deciso e costante ? mi ha sorriso con sufficienza e quasi con derisione e, poi, non mi ha risposto …
        saluti
        Piero e famiglia

          1. PieroValleregia

            …beh, almeno ha avuto il “coraggio” di rispondere … la “mia” è fuggita come l’8 settembre …
            saluti
            Piero e famiglia

  9. vale

    beati voi che ne avete un’idea.

    poiché se il Pontefice minaccia la sospensione “a divinis” a coloro che non accettano il nuovo vescovo di ahiara in nigeria, chiedendo a tutti gli incardinati lettera di accettazione e perdono entro 30gg.

    . Il 24 giugno, in occasione del «Roze Zatertag», un gay pride ,insomma, la maestosa cattedrale cattolica di San Giovanni Evangelista di Bois-le-Duc, in Olanda,dell’arcidiocesi di Utrecht, parteciperà alla festa: sembra che i partecipanti riceveranno una benedizione del vescovo Mons. Gerard de Korte.

    ora,sempre il Pontefice Francesco, a proposito della questione Nigeriana,ha anche detto:

    Questo sembra molto duro, ma perché il Papa fa questo? Perché il Popolo di Dio è scandalizzato. Gesù ricorda che chi scandalizza deve portarne le conseguenze.

    ora ditemi perché mai la signorina -o signora -della quale sopra ( la Valentina), a domande sulla coerenza non dovrebbe fare sorrisini di compatimento….

    (notizie riprese da ; acta ap. sedis e radiospada. lo so, sono siti scandalosamente polemici. ma la notizia è la notizia.)

    prosit

    1. Navigare necesse est

      Non conosco il caso specifico, ma la temperie generale ricorda molto quella stigmatizzata da Paolo di Tarso nelle battute iniziali della Lettera ai Romani:

      Propterea tradidit illos Deus in passiones ignominiae: nam feminae eorum immutaverunt naturalem usum in eum usum qui est contra naturam. Similiter autem et masculi, relicto naturali usu feminae, exarserunt in desideriis suis in invicem, masculi in masculos turpitudinem operantes, et mercedem, quam oportuit, erroris sui in semetipsis recipientes…

      (“Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. [27]Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento…”).

      Non c’è opera di cosmesi pastorale, quand’anche concertata con un febbrile lavoro di lobby, che possa rendere giusto e naturale ciò che è contro la giustizia e la natura.

  10. admin @CostanzaMBlog

    Le discussioni sul blog tendono sempre più a non avere nessuna attinenza con gli argomenti proposti dai post, assumendo sempre più un andamento surreale (a voler essere buoni). Forse per colpa di qualche nuovo arrivato che pensa di essere sottilmente provocatorio con il suo fare passivo aggressivo, o più probabilmente per colpa mia che non ho più la voglia e il tempo di monitorare dettagliatamente le discussioni.
    Credo sia arrivato il momento di chiudere i commenti a tempo indeterminato, sui vecchi post e su quelli che verranno pubblicati in futuro.
    Salute e a tutti.
    ADMIN

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