Questa è una generazione a cui abbiamo mentito

di Costanza Miriano

Una volta sono stata invitata alla festa della famiglia della Diocesi di Ferrara,e mi avevano detto che monsignor Negri sarebbe stato contento di incontrarmi. Mi ero preparata un bel discorso da fare alle famiglie, anche per fare colpo su di lui. L’ho trovato che mi aspettava sulle scale; mi ha dato una specie di pacca sulle spalle che somigliava pochissimo a una carezza, ha detto qualche parole di solidarietà verso mio marito, e se ne è andato perché aveva un altro impegno. “Hai visto come è stato affettuoso?” – mi ha detto la persona che era venuta a prendermi alla stazione. Affettuoso veramente no, tutto meno che affettuoso – ho pensato. “Vedi, tu non lo conosci. Lui esprime così l’affetto: ti ha invitata, ti ha aspettata prima di andarsene, ma poi non è il tipo che si perde in formalità”.

E così, anche da amici che lo conoscono meglio, ho avuto la conferma: monsignor Negri è una persona ruvida. Per questo, quando ho letto la sua lettera ai ragazzi di Manchester non ho proprio fatto caso agli spigoli delle sue parole, e al netto di quelli ci ho visto solo una grande dolcezza, una paternità sicura, una sincera preoccupazione per i nostri figli. Soprattutto, più che concentrarmi sull’autore o sul tono di quelle parole sicuramente forti, mi sto interrogando. Che genitori siamo? Che genitori sono quelli degli amici dei nostri figli?

Non mi piacciono i laudatores temporis acti, quelli per i quali, invariabilmente, prima sì che le cose andavano bene. Non penso che oggi siamo tutti persone peggiori che in passato. Però penso che, questo sicuro, viviamo in un tempo di benessere mai neanche sfiorato dall’umanità prima di oggi, e questo da una parte è sicuramente un bene. Però, c’è un però: la necessità, la scarsità di beni, il bisogno di darsi da fare per accedere a cose, conoscenze, possibilità, aveva una sua innegabile pedagogia, che formava le persone. Non è che tutti avessero voglia di faticare, non tutti riuscivano a consacrare la loro fatica in un cammino di santificazione, manco per sogno. Però tutti erano costretti a farla, la fatica. I ragazzi a scuola perché altrimenti venivano bocciati, e le famiglie a quei tempi non davano la colpa alla scuola, ma ai ragazzi.

I grandi perché se volevano uscire di casa, avere qualche soldo, dovevano trovare un lavoro. E perché se volevano una vita sessuale dovevano prendersene la responsabilità, e sposarsi, c’erano poche altre possibilità. Non tutti capivano che quello che la realtà offriva era un cammino di santificazione, non tutti vi aderivano con la gioia e libertà che trasforma il sacrificio in fonte di vita. Semplicemente, però, la realtà aveva una sua pedagogia. Costringeva a prendersi responsabilità in cambio di piacere, che qui intendo in senso lato: il piacere dell’autonomia, della disponibilità economica, anche del sesso. Anche la conoscenza era tutta più faticosa (i miei figli sgranano gli occhi quando li invito a fare ricerche dai libri: come se li costringessi ad andare a cercare un pozzo invece che aprire il rubinetto. Perché dici così, mamma? C’è wikipedia. Che senso ha fare ricerche da più libri?). Io non dico che non sia un bene, mia nonna non aveva la lavatrice, andava al lavatoio. Essere libera dalla necessità di lavare lenzuola per sei persone alla fonte mi ha permesso di fare tante cose spero buone.

Tutto questo benessere che ci è stato regalato, però, rischia di portarci fuori di noi, perché, noi credenti lo sappiamo, è la croce che salva, e questo annuncio non ci parla più in una vita in cui ogni fatica, ogni sofferenza è bandita dall’orizzonte. Il male nel mondo c’è. E’ dentro di noi ma è anche una persona, che combatte perché ci perdiamo. Il male è il grande rimosso dal discorso collettivo, ciò che non lo rende meno attivo nella realtà, anzi. Noi siamo creature ferite dal peccato originale, e non siamo in grado di fare il bene puro da soli. Per questo mentre il mondo ci invita ad ascoltare i nostri desideri e a non filtrarli (le parole delle canzoni di Ariana Grande e di quasi tutti i suoi colleghi ne sono manifesti perfetti, e sinceramente lasciare che bambine di otto anni interiorizzino quella idea di sesso, quando ancora non ci pensano minimamente, mi sembra qualcosa che merita una macina al collo) quello che Dio propone a chi decide di credere nel suo amore è “ascolta la mia voce”. Non ti fidare di te stesso, fidati di me.Quindi, non ogni voce che viene da dentro di noi ha diritto di cittadinanza. Anzi. Ogni voce va sottoposta al nostro personale giudizio, e il giudizio per essere attendibile deve avere dei parametri.

Il giudizio che ci è chiesto è quello di godere del benessere che ci è stato concesso, ma di non lasciarcene dominare. Usare le cose il tempo le possibilità di conoscenza ricordando che non tutto il piacere accessibile è un bene, e soprattutto, ricordando – il cuore della questione lo ha centrato monsignor Negri – che il male nel mondo esiste, agisce e opera attivamente contro di noi, e ci è chiesto un combattimento. Un combattimento che si esercita prima di tutto con il giudizio sulle cose le possibilità le conoscenze a cui abbiamo facilissimo accesso. Per esempio, ripeto, portare delle bambine, delle ragazzine a un concerto in cui una cantante parla di sesso come una donna navigata non è bene. Non sono parole che le faranno felici, non sono parole che le faranno vivere.

A questa generazione di ragazzi abbiamo mentito, se non abbiamo detto loro che la castità – cioè guardare l’altro senza volerlo possedere, aiutandolo a compiere il suo destino, a essere sempre più se stesso – è lo sguardo più fecondo sulle cose, quello che darà vita a noi e a quelli che ci saranno affidati. È il matrimonio il compimento vero dell’amore, l’unica possibilità in cui quello che diciamo col corpo – il mio corpo è tuo, te lo consegno tutto, io sono tua, tu sei mio – corrisponde nella verità a quello che cerchiamo di vivere tutto il giorno, ogni giorno un po’ meglio.

Stiamo insegnando a questi ragazzi che è un diritto avere tutto, e che ogni desiderio ha diritto di cittadinanza. Lo insegnano ai ragazzi dei grandi che, anche loro, vivono così, e dei politici che si battono perché sia così, perché ogni desiderio abbia diritto di essere accolto, abbia diritto di cittadinanza. Lo insegnano dei professori e dei presidi che permettono che nelle scuole – esperienza diretta – si vada a spiegare ai ragazzini delle medie come usare il preservativo, perché l’unica cosa che oggi temono i cosiddetti grandi sono le malattie e le gravidanze indesiderate. Questa è una generazione a cui abbiamo mentito. Ci siamo occupati di loro, ma non abbiamo chiesto loro di occuparsi di niente. Non abbiamo loro insegnato a combattere per la loro felicità. Li abbiamo ingozzati, riempiti di beni – che tra l’altro durano sempre meno, sono progettati per rompersi e dover essere sostituiti – ma non del sogno di poterseli conquistare da soli. Non abbiamo capito che i ragazzi vogliono di più, vogliono l’assoluto, l’eterno, il totale.

I ragazzi vogliono essere sfidati, vogliono spaccare il mondo, la mediocrità, i compromessi. E intanto, dopo averli saziati, cerchiamo di far sì che siano educati ai “valori”, alla tolleranza, al rispetto, ai diritti civili. Illudendoci che il loro vuoto a forma di Dio possa essere saziato da iPhone e parole lise e sesso facile purché sia sicuro. Abbiamo tradito questi ragazzi, non abbiamo parlato loro di eterno e di infinito, e ne renderemo conto.

144 pensieri su “Questa è una generazione a cui abbiamo mentito

  1. Fabrizio Giudici

    Semplicemente, però, la realtà aveva una sua pedagogia.

    L’aforisma “globale totale” (come diceva Felice Caccamo) per questi tempi.

  2. marina

    Complimenti Costanza,
    Hai centrato il problema!
    Io ho vissuto a Ferrara a lungo e ho avuto il piacere e l’ onore di ascoltare più volte Mons. Negri, e sono sempre rimasta colpita dalla intelligenza con cui sa interpretare gli eventi.

    Un saluto

  3. Pingback: Questa è una generazione a cui abbiamo mentito – Onda Lucana

      1. Si, hai ragione Alvise… (ben ritrovato qui)

        E’ quella. La morte che tutti ci attende, ma anche le morti quotidiane, che per quanto si cerchi di fare una classifica, per ognuno la più drammatica e quella personale… croce “pesante” o “leggera” che altri vogliano definire.

        Tutti la si porta, la differenza e “come” la si porta, non nel senso “eroico” del termine, ma nel senso esistenziale.
        Se la si porta appoggiati in Cristo e si sperimenta che è Lui che la porta in noi, tanto che si può parlare di “giogo leggero” o se dalla croce si viene schiacciati, tanto che si vive “come morti” (distrutti dal dolore e dalla fatica) prima ancora di esserlo.

        Sulla morte come fine di questa vita terrena, penso ti direi cose che già sai… al di là che tu le condivida.

  4. Tomas

    Siamo travolti anche come credenti da uno tsunami più forte di noi e ci aggrappiamo con tutte le nostre forze a degli appigli più o meno stabili ma la corrente è troppo forte. Signore fa che non perdiamo la speranza!

  5. Metto le mani avanti…

    Qualcuno obbietterà che “ecco… dove arriviamo sempre? Al sesso, al preservativo, alla castità…”, ma al di là del fatto che è sacrosanto parlarne ed è giustissimo che Costanza lo faccia, perché la sua visone e i suoi libri fondamentalmente parlano di Amore, Matrimonio e Vita Coniugale, nuclei della formazione e della vita di un Uomo e di una Donna, al di là di ciò dicevo, la mancanza di una verità sul senso del Sacrificio, del Dovere e anche della Sofferenza coinvolge TUTTO il senso del vivere (o del non-vivere) di un Uomo.

    E la generazione dei “millenials”, nella suia stragrande maggioranza, manca del tutto di questa verità, ma anche di un qual si vogli minimo senso da dare a questi passaggi della Vita… se non quello di fuggirli in ogni modo.

    Ma la vita, la realtà, hanno, come è stato detto, una loro pedagogia e “presentano il conto”.

    Non dare a questi nostri figli, la possibilità di essere attrezzati, istruiti, preparati a questi “passaggi” è un gravissimo peccato di omissione, oltre non in pratica NON voler il loro bene, al di là di tutte le nostre buone intenzioni.

    Concludo con un’idea che sull’onda della “ruvidezza” di Mons. Negri credo ci possa stare… per terribile e aberrante che sia, aveva molti più motivi per vivere e per morire (in una visonoe appunto aberrante, distorta e direi anche demoniaca) il disgraziato giovane assassino che si è fatto esplodere, che non tante delle vittime (in un’iperboile dico tante ma non tutte) e delle non-vittime, che erano presenti a quel concerto.

    Forse non si è ancora capito, che anche riguardo lo scottante problema della possibile totale islamizzazione dell’Europa (e/o comunque ai disastri e alle sofferenza che essa procura), questa è la nostra debolezza… certo la debolezza di questa nuova generazione, che pare destinata ad essere “carne da macello”, se non dell’odio jihadista, del non-senso di un vivere illusorio lastricato di red-carpet (di ogni genere e settore) rimbecillito dai media e da devices che fanno di ogni ragazzo e ragazza un prototipo di essere a-sociale, anche quando ha accesso a tutti i “social” del mondo (quando, come sempre, non correttamente utilizzati).

    1. Fabrizio Giudici

      @Bariom aveva molti più motivi per vivere e per morire

      Condivido tutto quello che hai scritto, ma voglio concentrarmi su questa frase. Ragazzi, ma questo è fatto apposta: se il radioso sol dell’avvenir è fatto di uomini che, quando non saranno più in grado di produrre e consumare, dovranno essere eutanasizzati… dovete immaginarvi uno scenario in cui questo succederà normalmente, non in casi eccezionali e “pietosi”; come al solito, quelli servono solo per alcuni stadi della finestra di Overton. Il card. Caffarra ha recentemente parlato di una “creazione blasfema” che Satana sta tentando di mettere in piedi, in contrapposizione a quella di Dio Padre. È quasi riuscito a snaturare la nascita, infatti gli espertoni già dicono che in futuro la concezione e la gravidanza “artificiali” saranno la normalità; figuriamoci quindi se non sarà la normalità anche la morte artificiale? Ora, una volta che andiamo sui grandi numeri, non tutti saranno proprio felicissimi di farsi ammazzare… ve le immaginate masse di persone eutasanizzate a forza? No. Anche perché si ribellerebbero in massa, ci sarebbe la rivoluzione. Dunque, bisogna educare già da ora le prossime generazioni a non avere motivi per vivere e per morire, una volta esaurito lo scopo della produzione e del consumo. Perché stupirsi?

        1. Fabrizio Giudici

          Ma la depressione è ancora una malattia, quindi un caso particolare. È un buon inizio, ma non basta.

          1. MenteLibera65

            A parte il pessimismo cosmico che si respira, al cui confronto il Leopardi era un ottimista indefesso, direi che dovreste (tutti) vedere una serie che si chiama Black Mirror (credo sia anche su Netflix) che in pochi ma molto intensi e ben fatti episodi (credo che in 3 serie ne abbiano fatti in tutto 10) descrive le deviazioni e le perversioni e i sogni e le illusioni sul futuro. Ogni episodio è a se stante ma vanno visti tutti per avere una idea generale.
            E’ totalmente e volutamente a-religiosa, il che consente di vedere come anche i non credenti si rendano conto della strada intrapresa.
            L’unica cosa obietto a quello che dite è l’aspetto complottistico che in genere traspare. L’unico complotto qui lo fa il Demonio, e le persone semmai lo subiscono in buona fede, pensando di agire per il meglio. Quindi bene fate a ricordare il Demonio, e secondo me invece male fate quando personalizzate (in genere) le responsabilità su questa o quella persona, che tra l’altro sono persone che non di rado pensano di fare il bene degli altri.
            Se oggi siamo avviati per certe strade, oltre ad invocare i cattivi, dovremmo anche pensare alle responsabilità dei credenti su due aspetti fondamentali :
            – Aver dato la sensazione per troppi secoli di una religione di forma e di leggi, più che di cuore e passioni.
            – Non aver testimoniato a sufficienza con la propria vita concreta che l’adesione alla parola si vede dalle scelte quotidiane, e dal rapportarsi con cristo ogni giorno su ognuna di queste scelte, anche apparentemente piccole. E dal mostrare la felicità del cristiano, proiettato non tanto sulle croci immediate quanto sulla vita futura.
            E’ normale che quando il cristiano non è autentico e si fa solo forma e leggi, ma senza sostanza, non è più riferimento per nessuno ed il mondo (e Satana) hanno buon gioco a convincere gli uomini a costruire il futuro per conto loro.
            E perchè dovrebbe agire diversamente dalla “razionalità” chi , per esempio, non vede in una vita vegetativa (senza speranze mediche di uscita ) nulla di “magico” e sostiene che le risorse impiegate per essa potrebbero essere impiegate per salvare altre vite ? O non vede come si possa non rispettare la volontà di un morente, quando espressa con certezza, libertà, etc etc? Dove non c’è l’evidenza di Dio, l’uomo si comporta cercando di limitare razionalmente i danni, di che stupirsi ?

            1. Fabrizio Giudici

              L’unico complotto qui lo fa il Demonio, e le persone semmai lo subiscono in buona fede, pensando di agire per il meglio.

              La frase è già senza senso: qualsiasi ente dotato di volontà fa le cose per ottenere per sé il bene: quello che crede sia il bene. Persino Satana. Il che fa capire che non è necessariamente coinvolta la buona fede. Anche la saggezza popolare ricorda che la strada per l’Inferno è lastricata di buone intenzioni.

              Aver dato la sensazione per troppi secoli di una religione di forma e di leggi, più che di cuore e passioni.

              Altra frase senza senso. Cuore e passioni, come le intendi tu e come – purtroppo – si intendono oggi sono sentimentalismo, la cosa più inconsistente su cui ci si possa fondare. Cristo stesso raccomandò ai mistici che poterono parlare direttamente con Lui di non fondare la propria fede su quelle cose. Il cristianesimo poi è sempre stato questione di sostanza: la carità. Le leggi ci sono e fanno parte della carità, non sono in contrapposizione.

            2. Antonio Spinola

              E perché mai la una razionalità utilitaristica e non “il cuore e la passione” dovrebbe guidare una scelta così definitiva e irreversibile come l’uccisione di un innocente indifeso?
              E che centra la pochezza e la stoltezza di tanti cristiani? Quello che ha fatto il Cristo non conta niente a causa di ciò?
              No, non posso credere che un agnostico saggio e ragionevole possa arrivare a negare ogni ragionevolezza al Vangelo perché irritato dal cattivo esempio dei comuni cristiani.

  6. cinzia

    Grazie Costanza! Pienamente d’accordo.
    Per me è stata una grande tristezza l’attacco a Monsignor Negri da parte di molti cattolici.

  7. vale

    beh,adesso,a ferrara,se non ricordo male, hanno come vescovo l’ex presidente della “migrantes”. e ,sopra, un nuovo presidente della cei ( Per lui niente pensione, proroga. per negri accettate subito- le leggi, anche quelle canoniche, com’è noto, per i “nemici” si applicano. per gli “amici si interpretano- quello che “gli immigrati sono necessarii per ripopolare il territorio”…. lasciamo perdere.

    ma non,non ce la fo’.

    “….il sindaco di petruro irpino e quello di roccabascerana…stanno facendo una scelta impopolare agli occhi di molti. eppure assicurano la sopravvivenza di questi paesi…”

    capito? l’importante è non avere case vuote ( invece di aiutare le mamme a far nascere figli o aiutare le famiglie a non dover andarsene per campare ). se poi domani,sarà il muezzin a dare la sveglia,pazienza.

    l’importante non è la storia,la cultura,la tradizione di un paese ,di un popolo. assolutamente no.

    l’importante è dire ai ragazzi che tanto c’è qualcuno che li sostituirà. a casa vostra.

    a proposito di verità….

  8. Personalmente condivido quanto scritto nel post e nel testo di Negri, contesto però l’associazione attentato/condanna della situazione giovanile.

    Queste giovani persone non sono morte perchè andate ad un concerto o perchè non educate a vivere ma perchè delle altre persone prigioniere del male le hanno uccise.

    Per cui la lettera di Negri sarebbe andata benissimo scritta al netto dell’attentato, non riesco a fare a meno di ravvisarvi una sorta di strumentalizzazione e ciò non mi piace.

    1. Ma Mons. Negri NON ha detto “siete morti perché siete andati a sentire un concerto” (o a prendere un gelato, o mentre uscivate da scuola o…) e nessuno mi pare lo abbia detto qui.

      Ha detto una cosa diversa:

      “Figli miei, siete morti così, quasi senza ragioni come avevate vissuto…”

      Che è appunto cosa diversa.

      Ciò che poi ha mosso questo scritto (a mio giudizio) NON è strumentalizzazione, ma semmai dolore e partecipazione cocente, quel dolore e partecipazione che alle volte ti fa alche parlare e scrivere, un po’ “sopra le righe” (non come nota stonata, ma sopra le allineate righe altrui) o se vogliamo “fuori dai denti”…

        1. Forse… o forse era necessario, giacché l’attualità domani sarà vecchia e tranne per le famiglie coinvolte direttamente, per le quali quell’ “oggi” resterà tristemente attuale per molto molto tempo, per gran parte del resto del mondo sarà solo “storia passata”… 😐

            1. Fermo restando quanto prescrive il Diritto Canonico per l’ammissione dei Padrini a questo servizio:

              CAPITOLO IV

              I PADRINI (CRESIMA)

              Can. 892 – Il confermando sia assistito per quanto è possibile dal padrino, il cui compito è provvedere che il confermato si comporti come vero testimone di Cristo e adempia fedelmente gli obblighi inerenti allo stesso sacramento.

              Can. 893 – §1. Affinché uno possa adempiere l’incarico di padrino, è necessario che soddisfi le condizioni di cui al ⇒ can. 874.

              §2. È conveniente che come padrino venga assunto colui che ebbe il medesimo incarico nel battesimo.

              I PADRINI (BATTESIMO) – N.B. il rimando al Can. 847

              Can. 872 – Al battezzando, per quanto è possibile, venga dato un padrino, il cui compito è assistere il battezzando adulto nell’iniziazione cristiana, e presentare al battesimo con i genitori il battezzando bambino e parimenti cooperare affinché il battezzando conduca una vita cristiana conforme al battesimo e adempia fedelmente gli obblighi ad esso inerenti.

              Can. 873 – Si ammettano un solo padrino o una madrina soltanto, oppure un padrino e una madrina.

              Can. 874 – §1. Per essere ammesso all’incarico di padrino, è necessario che: 1) sia designato dallo stesso battezzando o dai suoi genitori o da chi ne fa le veci oppure, mancando questi, dal parroco o dal ministro e abbia l’attitudine e l’intenzione di esercitare questo incarico; 2) abbia compiuto i sedici anni, a meno che dal Vescovo diocesano non sia stata stabilita un’altra età, oppure al parroco o al ministro non sembri opportuno, per giusta causa, ammettere l’eccezione; 3) sia cattolico, abbia già ricevuto la confermazione, il santissimo sacramento dell’Eucaristia e conduca una vita conforme alla fede e all’incarico che assume; 4) non sia irretito da alcuna pena canonica legittimamente inflitta o dichiarata; 5) non sia il padre o la madre del battezzando.

              E prendendo per buono in toto quanto riportato della vicenda, risulta evidente che:

              1) il ragazzo per quanto in giovane età, non ha probabilemtne ben compreso l’importanza di questo Sacramento e già si è trovato nella frequente scelta tra gli affetti e Cristo (o “altro” – beni, ecc. – e Cristo) e ha scelto…
              (Si potrebbero citare parecchi passaggi della Scrittura sul tema)

              2) L’intera sua famiglia sembra lo abbia assecondato e lasciato del tutto libero di scegliere come ha scelto.

              3) Lo stesso “zio” che avrebbe tanto amore per il ragazzo da quanto si legge, non pare aver compreso e aiutato il giovane a fare la giusta scelta. Questo non-aiuto nel fare un giusto discernimento e la giusta scelta, è purtroppo già indicativa di come quest’uomo possa essere o meno effettivamente in grado di “provvedere che il confermato si comporti come vero testimone di Cristo e adempia fedelmente gli obblighi inerenti allo stesso sacramento” o, dato che lo stesso diritto Canonico auspica che il Padrino di Battesimo e Cresima siano la stessa persona “cooperare affinché il battezzando conduca una vita cristiana conforme al battesimo e adempia fedelmente gli obblighi ad esso inerenti.”

              1. vale

                @bariom

                il catechismo, il diritto canonico….

                come l’altra volta che ne parlavo a proposito del matrimonio. ( vedere le spiegazioni del coccopalmerio in merito e la pratica pastorale di bergoglio a buenos aires con le coppie conviventi dei barrios ) oramai ogni situazione singola – come sempre,peraltro- deve essere sottoposta al discernimento.

                ora pare che ogni situazione sia eccezione.

                quindi, siccome alla luce della misericordia un appiglio lo si trova sempre, le norme sopra sono un quadro con una cornice moooolto elastica.

            2. Con queste premesse è senz’altro meglio che il ragazzino si sia astenuto. Con l’augurio che, a Dio piacendo, un giorno arrivi a capire di cosa si tratta e chieda la cresima perché ne sente il bisogno, non perché è una delle tante cose che si fanno perché così fan tutti. O per avere il motorino o l’ipad nuovo in regalo.

              1. Uno dei miei ricordi più belli, dei primi tempi del mio cammino di conversione è quello della mia Cresima.
                Fatta da adulto, non perché “mi dovevo sposare” (come usava dire o pensare), ma perché presi coscienza della NECESSITA’ di accedere a questo Sacramento. Accompagnato da una comunità anche nella mia preparazione e con un Padrino da me scelto (in realtà un mio quasi coetaneo) perché una delle persone che più mi aveva aiutato i miei primi passi alla scoperta di una Fede che mi cambiò (mi cambia e mi cambierà) la vita.

                (E una gran festa dopo…) 😉

      1. Giusi

        I profeti sono sempre reietti:
        Se le chiese diventano templi della natura
        Gli architetti lo vedono, i politici lo vedono, i preti non lo vedono: nella chiesa sembra che solo il vescovo Negri veda le masse passare dal cristianesimo al panteismo
        di Camillo Langone

        sezioni

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        Se le chiese diventano templi della natura
        Gli architetti lo vedono, i politici lo vedono, i preti non lo vedono: nella chiesa sembra che solo il vescovo Negri veda le masse passare dal cristianesimo al panteismo
        Camillo Langone
        di Camillo Langone
        27 Maggio 2017 alle 06:00
        PREGHIERA
        Se le chiese diventano tempi della natura
        Villa Borghese, Roma

        Dopo la lettera sui morti di Manchester, sgradevole alla maniera di Pasolini (“Scritti corsari”) e inopportuna alla maniera di San Paolo (Seconda lettera a Timoteo 4,2), il vescovo Negri è stato accusato di essere un vecchio attardato e nostalgico. Passano pochi giorni e arriva la prova che è invece un veggente. L’ultimo dei giussaniani ha scritto che “ormai l’unico tempio è la natura” ed ecco la notizia della chiesa di Copenaghen, talmente nuova da essere al momento solo un rendering, disegnata dallo studio Nomo: non casa di Dio bensì tempio del Sole e arena civica, con la croce ridotta a simbolo grafico e tanto verde sul tetto. L’edificio rappresenta l’evoluzione della già molto botanica cattedrale di Evry progettata da Mario Botta, pur trovandosi un passo indietro rispetto l’appena inaugurata cattedrale vegetale di Lodi, il cui slogan potrebbe essere appunto “Unico tempio è la natura”. Gli architetti lo vedono, i politici (penso a Berlusconi e al suo partito animalista) lo vedono, i preti non lo vedono: nella chiesa sembra che solo Negri veda le masse passare dal cristianesimo al panteismo. Prendetelo a sassate, ma chiamatelo profeta.
        http://www.ilfoglio.it/preghiera/2017/05/27/news/se-le-chiese-diventano-tempi-della-natura-136695/

        1. …definirei invece Monsignor Negri il babbeo classico (o il classico babbeo) che in quanto classico babbeo pretende
          dire cose gratuitamente provocatorie, per fare il ganzo, mentre intanto tra qualche anno di noi non ci sará piú nessuno di nessuna parrocchia, accidenti a loro e i loro Monsignori o Imam o servitori dello Stato Laico eccetra di ogni categoria! Solo chi sarà già sparito e “passato alla macchia” per tempo non avrá infamia!

      2. monica

        personalmente dire che le vittime “innocenti2 (o no ?) dell’attentato sono morti senza ragioni come avevano vissuti è un giudizio lapidario su persone che dubito Negri abbia conosciuto personalmente e dovuto a un pre-giudizio che un pastore non dovrebbe avere, la lettera poi non mi sembra rispettosa del dolore di amici e parenti a cui si dice che chi è morto in fondo non aveva nessun motivo per vivere…forse non era questa l’intenzione ma questo è quello che si legge e che viene interpretato come un giudizio nei confronti di una generazione a priori perduta

  9. Cupo

    Vi invito a guardare la voce scuola sul sito del Fronte Sovranista Italiano. Ottima descrizione di come il progetto ue sia usare la scuola per distruggere la mente dei nostri ragazzi.

  10. Navigare necesse est

    Quasi ogni generazione si è trovata alle prese con situazioni drammatiche e ha dovuto affrontare la sua guerra, quando non le sue guerre. L’emergenza generazionale è sempre esistita, ed è in buona parte legata alla stupidità “di default” degli adolescenti, che se non opportunamente imbrigliata genera danni devastanti.

    L’attuale emergenza generazionale è stata innescata e viene costantemente aggravata da una costellazione di fattori specifici, alcuni dei quali perfettamente inquadrati da Monsignor Negri e, di rimando, qui da Costanza. Uno fra tanti è il persistere della mente adolescenziale nei genitori degli odierni giovani (il tipico quarantenne da play-station, ma non solo). In tutte le epoche, simili distonie sono spesso state risolte con il ricorso ai campi di battaglia, convogliando cioè in un sanguinoso alveo di distruzione l’aggressività dei “nati per spakkare” e la stupidità dei “you’re hurting my feelings”. Non è impossibile che sia gli isterici snowflakes sia i teppistelli ameboidi dei nostri giorni finiscano per trovarsi in una situazione del genere, forse proprio all’interno dei loro paesi e dei loro territori. Le politiche migratorie hanno già dato le prime avvisaglie del fatto che questa è più di una remota eventualità. C’è di che contristarsi. Profondamente. E pregare.

  11. grazie, cara Costanza…. pero’ avrei da ridire sul “lapsus” finale: credo che gia’ oggi ne stiamo “rendendo conto”, naturalmente a parte il “rendiconto finale”…

  12. marta

    Per me mons. Negri è uno dei pochi vescovi che ha mantenuto una fede salda e viva. Siamo di fronte ad un degrado che mi addolora anche per l’inerzi e la pusillanimità che mostrano tanti consacrati proni di fronte al mondo e, permettetemelo, di fronte a certe assurdità proclamate anche dall’attuale vdr. Se siamo arrivati a questo punto un motivo ci sarà e non penso che le responsabilità di chi avrebbe dovuto farci da guida siano lievi. Certe nomine recenti, poi, mi fanno comprendere che, ormai, possiamo sperare solo in un potente aiuto dall’Alto.

  13. sabino

    E’ vero che ogni epoca, almeno negli ultimi secoli, ha avuto la sua emergenza generazionale, ma noi dobbiamo domandarci che cosa quella odierna abbia di specifico e di diverso rispetto alle precedenti. Credo che la prima nota che la distingue è la ribellione, a volte esplicita, a volte latente, di molti teologi e pastori al magistero. Questa divisione interna della Chiesa,da un lato l’ha ancor più indebolita e, dall’altro, ha rafforzato i suoi avversari tradizionali che hanno intravisto finalmente la possibilità di sbarazzarsi dell’ostacolo maggiore al loro proposito di egemonia. Si è così innestato un circuito perverso nel quale i fautori interni del nuovo si sono convinti sempre di più, a volte anche per puro opportunismo, che la battaglia era ormai perduta di fronte al processo di scristianizzazione in corso, alimentato dai nuovi potenti media e dalla scolarizzazione di massa che ha illuso i giovani di essere autonomi e non eterodiretti, e che quindi bisognava adottare nuovi criteri di giudizio e di comportamento. Che questa sia un’illusione è dimostrato che laddove si sono anticipate, anche in parte, queste novità, a volte di ordine socio politico, a volte di ordine morale, quando non tutte le due cose insieme, il risultato è sotto gli occhi di tutti: allontanamento quasi totale dalla Chiesa, svuotamento dei seminari, legislazioni che trasformano la società in senso più ostile ai principi di verità e che impongono a tutti la collaborazione con il male, avendo in cambio solo chiacchiere in ordine alla giustizia sociale. In tanti hanno mentito a questa generazione, ma la responsabilità maggiore e di chi ha tradito la parola di Dio che aveva ricevuto. La lampada è stata messa sotto il moggio e il sale è divenuto scipito.Che fare allora? Certamente non arrendersi, alimentare la vita di preghiera, sostenere i gruppi che si nutrono della fede ed essere certi che ogni prova serve alla santificazione di chi l’accetta, sicuri che tutto è nelle mani del Signore. Sono finiti tempi in cui la fede era gratis. Essa costa e costerà sempre di più. A chi obietta che i cambiamenti nella Chiesa sono irreversibili, si deve rispondere che l’Europa e l’occidente non sono il mondo e che anche dove l’ateismo sembrava irresistibile (Rahner lo credeva), le cose sono andate poi molto diversamente. Soprattutto non si mentisca ai giovani e si sia incuranti anche e soprattutto del fuoco amico. Pensiamo all’eroismo dei copti e preghiamo di non esserne indegni.

  14. Paolo da Genova

    Ahinoi, l’irresponsabilità è uno dei “valori” fondanti la nostra società. Mi spiego con un esempio.
    Cosa succede quando, seguendo il pensiero unico che vuole il sesso sempre più precoce, una ragazzina resta incinta? Salvo rarissime eccezioni, in automatico viene proposto/ richiesto da tutti, genitori dei ragazzi compresi, l’aborto. E la cosa passa per normale, la scelta ovvia e persino giusta in casi simili. Ma è davvero normale/ ovvia/ giusta? Agendo così, si insegna la responsabilità o il suo contrario?
    Ho conoscenza diretta di casi in cui il coraggio morale delle ragazze, sostenute dalle loro famiglie, si è opposto a questa logica e sono nati bambini dolcissimi, la gioia delle loro famiglie, dimostrando a posteriori (se ce ne fosse stato bisogno) la bontà della scelta fatta dalle loro mamme. Ma questa scelta è stata presa contro il pensiero unico dominante, che insegna al contrario l’irresponsabilità, per esempio che l’aborto è la soluzione a una gravidanza imprevista e indesiderata.
    Ma chi oggi avrebbe il coraggio di prendere per un orecchio il figlio, che ha messo incinta la fidanzatina, e dirgli: “Ora ti prendi le tue responsabilità! E se non te le prendi tu, me le prendo io!”? E’ molto più comodo fuggire dalla responsabilità.

    1. lumpy

      Perfettamente d’accordo. E lo dico da persona che lavora da molti anni con gli adolescenti. é proprio cambiato il trend: se una volta , nella stragrande maggioranza dei casi, la ragazzina incinta trovava nella madre un fondamentale supporto per non abortire, ora è il contrario. Le ragazzine assai di frequente terrebbero questo bambino (anche solo per curiosità, per spirito di avventura, per fare qualcosa di diverso dagli altri…), ma i genitori oppongono un fermo rifiuto. Ti rovinerà la vita”, “poi te ne pentirai”, “hai tutta la vita per…”. Senza contare che ormai per i ragazzi tutte queste mirabolanti possibilità rispetto a cui la gravidanza sarebbe un ostacolo (feste uscite divertimenti anni all’estero università all’estero corsi di lingua a timbuctu) sono talmente “la norma” che sono già annoiati prima ancora di affrontarle. Sono i genitori a credere di star offrendo ai figli caviale, quando in realtà si tratta delle più insulse e diffuse delle merendine preconfezionate.

      Le ragioni di questa crisi sono molte, tra le tante potrei citare (sempre secondo la mia esperienza)
      1. la diffusa scarsa numerosità delle famiglie. Quando le madri mettevano al mondo 4, 5, 6 figli, erano giocoforza abutuate a vedersi bambini intorno, quindi se alla ragazza adolescente capitava la gravidanza …beh, diceva la saggezza popolare, uno in più o uno in meno non faceva poi la differenza. Le donne avevano una “cultura della maternità” che le 50enni di oggi, madri di uno, massimo due figli non hanno più

      2. Laddove ci sono meno figli, maggiori sono le aspettative che i genitori scaricano sulle loro spalle. Di nuovo, quando le famiglie avevano 4-5-6 figli questi erano maggiormente liberi di seguire le proprie inclinazioni: c’era quello studioso, quello allergico ai libri, quello che -perché no- scopriva la vocazione religiosa ed era lasciato libero di seguirla. Ora invece devono essere tutti top dog del branco, medici ingegneri notai bellissimi sportivissimi internazionalissimi firmatissimi.

      3. Molte 50-60enni di oggi rifiutano la “nonnitudine”. cresciuti i figli vogliono sbarazzarsi dell’ingombro della famiglia e “rifarsi una vita” e l’idea di ricominciare da capo con pappe e pannolini, mentre la figlia magari deve ancora diplomarsi ecc ecc non le attira affatto. Sarà un’esagerazione televisiva, ma se vi capita di buttare un occhio alla società che emerge dal cosiddetto “trono over” di Maria de Filippi, è chiaro che un’ampia fascia di quelli che oggi dovrebbero comportarsi da nonni, preferiscono invece fare gli eterni nipoti.

      Ad ogni buon conto, il risvolto più pernicioso di questa cultura è stato – e lo vedo tutti i giorni- una profonda de-penalizzazione morale dell’aborto. Leggo spesso su queste “colonne virtuali” Costanza scrivere della “ferita indelebile” che l’aborto lascia nelle donne. Ecco, lo dico onestamente: siamo proprio sicuri che sia ANCORA così? Quel che io tocco con mano tutti i giorni è invece il contrario, soprattutto nelle più giovani, a cui è stato insegnato che l’aborto è un diritto inalienabile e che il bambino arriva quando si vuole e come lo si vuole. Altrimenti, basta un poco di zucchero e la pillola va giù, e chi ci pensa più.

      Ho pensato a questo leggendo, qualche tempo fa, uno dei romanzi di Liala che erano tanto cari a una mia zia: si parlava di una donna che “si era concessa” al fidanzato prima del matrimonio, e questa “macchia” era presentata come profonda, insanabile nelle coscienze di entrambi, dolente e tormentosa. Cosa proverebbe una adolescente moderna nel leggere di questo tormento della coscienza da parte di una ragazza che si è concessa al suo fidanzato (non a uno conosciuto in discoteca per “una botta e via”!, peraltro a matrimonio già fissato? Potrebbe capire quale è il ragionamento sotteso, il senso del peccato, del sacro, del sacramento violato, oppure penserebbe solo a un retaggio di un’era per lei paleozoica? ecco, con i dovuti distinguo, ho un po’ l’impressione che anche l’aborto stia scivolando lungo questa china di indifferenza, e che stia diventando un gesto rispetto a cui le coscienze delle nuove generazioni siano ormai anestetizzate.

      1. E’ che la “prova d’amore” i ragazzi (o non più ragazzi), l’han sempre chiesta e le ragazze (in generale) rispondevano: “dammela tu: sposami!”

        Quando esattamente hanno smesso?
        [anche i ragazzi di chiederla la “prova d’amore”… (che roba è?)]

        1. lumpy

          @Bariom: credo che abbiano smesso quando hanno iniziato a vedere -spesso sulla loro pelle- che il matrimonio non era più una “prova di amore” eterna. E se non dura per sempre, che prova importante è? Se papà e mamma possono avere altri compagni, altri amori, cosa resta da dimostrare?

            1. Lumpy

              Mah, non so quante delle adolescenti del 2017 abbiano consapevolezza che quella è una parte del corpo rispetto a cui fare rivendicazioni. Chi si arrabbia se hanno un rapporto sessuale? Il parroco? Ma la maggioranza di loro è totalmente a-religiosa. I genitori? Anche qui, stando alla mia esperienza le mamme di oggi affrontano la sessualità delle figlie in modo piuttosto superficiale, limitandosi a vigilare che sia protetta e genericamente augurandosi e augurandole che avvenga all’interno di una relazione affettiva e non in una botta e via. Non c’è neppure più l’idea di stare compiendo qualcosa di “proibito”, di eversivo, di star giocando nella stanza dei bottoni della vita: appena le madri percepiscono che la figlia potrebbe essere sessualmente attiva, avviene l’immediata gita dal ginecologo e la prescrizione della pillola contraccettiva.

  15. PUPI

    Possiamo offrire ai nostri bambini di otto anni simulazioni di matrimoni gay in classe, a quanto pare.

  16. lumpy

    Vorrei anche dire che questa “pillolizzazione” massiccia riguarda soprattutto le più piccole, dai 14 ai 17 anni. Dopo anni in cui non andavo per varie ragioni, ultimamente ho accompagnato varie classi in viaggi di istruzione e sono rimasta basita nel vedere quante ragazze, alla sera, estraggono il blister e prendono la pillola. Davanti a tutti, per di più. Certo, non si tratta certo di una novità, ma se una volta la ragazza accompagnava il gesto con quella frasetta tra l’ipocrito e il pudico “eh, la prendo per regolarizzare il ciclo” (con tutto il rispetto per quante realmente hanno assunto questo medicinale per tale specifico scopo, per carità!!), ora il processo è molto più sfacciato. Nè credo che l’80% di una classe di terza superiore abbia un ciclo così scombinato da dover tutte prendere la pillola.
    Qui credo che davvero c’entrino le famiglie, per cui è più facile e indolore una gita dal ginecologo che non uno sforzo educativo teso a valorizzare una affettività sana. Anche perché spesso sono le ragazze stesse, crescendo, a dire basta. E sto parlando di ragazze nella stragrande maggioranza dei casi indifferenti alla fede: semplicemente crescendo spesso sviluppano una sorta di coscienza ecologica che le porta a rifiutare queste bombe ormonali. Per questo (a latere) Papa Francesco non sbaglia quando cerca col mondo un terreno comune nell’ecologia, come ha fatto con Laudato sì: provate a dire a queste ragazze che prendendo la pillola stanno commettendo un peccato e vi sghignazzeranno in faccia. Dite loro che è veleno, che è contro la natura, che si stanno avvelenando, che non è eco-bio, che stanno implicitamente sostenendo la sperimentazione sui cuccioli di foca e -forse- vi resteranno a sentire.

    1. Navigare necesse est

      La Chiesa ha le sue responsabilità, che rientrano più nella sfera delle omissioni e dei cedimenti che in quella dell’azione devastartice. Se uno degli intenti della Laudato si’ è quello di prendere il giro alla larga per evitare di farsi sghignazzare in faccia (magari da quattro cretinette con gli ormoni in gaia frenesia e il cranietto pieno di scemenze, cioè vuoto di senno), siamo di fronte a un intento miope, sbagliato e controproducente.

      Ad ogni modo la grande responsabilità di questo scempio generazionale va attribuita ad altri soggetti (in primo luogo agli adunchi, mammonici e lascivi maîtres à penser dell’ideologia sessantottina, e alle loro fonti prossime e remote, su cui potremmo aprire un dibattito infinito). Dello sfacelo la Chiesa è tutt’al più corresponsabile, come lo è dell’invasione paleolitica che sta sommergendo l’Europa (e che delle cretinette di cui sopra farà, temo, tragiche ecatombi).

      1. Navigare necesse est

        In sintesi: la Chiesa non è causa, ma nemmeno è argine. È, non saprei dire quanto scientemente e quando no, catalizzatrice, facilitatrice, fluidificatrice della spirale entropica. E – non mi stancherò mai di ripeterlo, a costo di tritare le coglia del prossimo – lo è diventata in primissimo luogo con il nuovo corso liturgico.

        1. Navigare necesse est

          Eh, caro Bariom, l’ideologia 68ina viene da lontano, da molto lontano. È parto di trame da sinedrio che hanno, a occhio e Croce, circa 2000 anni. Quis habet aures audiendi….

  17. Pingback: Questa è una generazione a cui abbiamo mentito | Sopra La Notizia

  18. Fabrizio Giudici

    siamo di fronte a un intento miope, sbagliato e controproducente

    Anche perché sarebbe moralismo: ridurre tutto a “fare bene” una cosa invece di farla male, di per sé o per un motivo arbitrario. Le cose si “fanno bene” per amore di Cristo, non per ambientalismo.

  19. Fabrizio Giudici

    Sabino ha citato la strage dei copti… mi pare che non tutti abbiano colto il segno. Il nesso con il concerto, e quel tipo di concerto, c’è. Non è ovviamente la retribuzione causale, perché quelli che sono morti non erano più peccatori degli altri (idem per i copti). Ma a distanza di pochi giorni ci sono stati due attentati per certi versi simili, perché in entrambi i casi sono morti bambini e ragazzini, con i genitori. Nel primo caso, in nome del vuoto; e la solita nenia dei giornali è stata “non dobbiamo rinunciare…”, che sostanzialmente è un “non dobbiamo rinunciare all’edonismo”. E questo succede in un’Europa dove hanno promesso “pace e sicurezza” e non la sanno mantenere. Dall’altra parte sono morti per non rinnegare Cristo: pure i bambini. Due attentati simili, due modelli di società agli antipodi. Per cui è stato opportuno e tempestivo l’intervento di mons. Negri.

  20. Navigare necesse est

    Non tutti gli adolescenti occidentali, comunque, sono edonisti sessuomani privi di vita interiore. Circa le vittime copte, alla domanda: “E tu sapresti morire per Cristo?”, vi sono adolescenti che rispondono: “Sì”, e adolescenti che rispondono: “Sì, ma combattendo”.Vi fu un tempo in cui la differenza fra le due risposte era, agli occhi della Chiesa, irrilevante, tanto che abbiamo avuto santi combattenti e santi non combattenti. Oggi parrebbe che non sia più così, e questo un suo peso, nei riguardi dei giovani, lo ha senz’altro. Per loro natura i giovani, nella loro parte interiore più sana, sono anzitutto pronti a lottare per un’ideale, che poi significa a vivere per esso, anche fino alle estreme conseguenze, morte da martire inclusa.

    1. “Non tutti gli adolescenti occidentali, comunque, sono edonisti sessuomani privi di vita interiore.”
      Assolutamente no.

      Ma se nessuno da loro un valore per cui combattere (armati o meno), questa spinta interiore che è tipica dell’età giovanile (tipica ma non esclusiva), va irrimediabilmente perduta.

      O viente “intercettata” e strumentalizzata da fanatismi di ogni genere!

      1. Uncristiano

        NO. Non abbiamo bisogno di nuovi martiri né di Crociate, per ingrassare i soliti capitalisti edonisti e sessuomani (tipo Silvio Berlusconi ) e le banche del Grande Capitalismo massonico.

        Non abbiamo bisogno di guerre e di Crociate per risolvere i problemi lasciati in eredità da questi folli 20 anni di neoliberismo selvaggio.

        Di maggiore sobrietà si abbiamo bisogno : sobrietà vissuta e testimoniata.

        1. Navigare necesse est

          NO. Non abbiamo bisogno di retorica buonista!
          Quanto ai nuovi martiri, intesi come cristiani trucidati, ne abbiamo oggi in numero crescente, anche se qualche “cristiana” mentelibera stenta ad accorgersene, forse perché martirizzati lontano dalle sue privatissime dimore.

      2. Navigare necesse est

        Giusto, ma la questione che volevo lambire è un’altra: l’odierna Chiesa OMG è pronta a riconoscere liceità e dignità a chi combatte per Cristo, a chi non si rassegna a concepire se stesso e i compagni di fede come indifesa carne da macello? Non troppo tempo fa – regnava allora Benedetto XVI – ho udito dalla viva voce del postulatore di una causa di canonizzazione affermare di avere escluso dal novero dei candidati santi coloro che, pur morti in nome di Cristo, avevano opposto resistenza al massacro (siamo nel Giappone del XVII secolo), e di averli esclusi proprio perché avevano preso le armi e combattuto (per difendere se stessi, aggiungo io, ma soprattutto altri cattolici inermi, inclusi anziani, donne e bambini). E allora occorre chiedersi, magari chiederlo anche all’ottimo Monsignor Negri: l’odierna Chiesa è pronta a riconoscere liceità e dignità a chi si batte anche con le armi in pugno, per difendersi e difendere i fratelli dal massacro? O preferisce invece congelare ogni spirito combattivo in una dolce glassa di buonismo?

        1. Credo che difendere se stessi rispetto difendere altri deboli e inermi, non sia differenza da poco.

          E ad ogni buon conto, se non si ha una dettagliata conoscenza di ogni preciso accadiemento, il discernimento sta come sempre, a chi è preposto nella Chiesa di cui, fino a prova contraria, io mi fido.

          La santità degli altari poi, per quanto sia importante per molteplici aspetti, sarà sempre superata dal giudizio di Dio (e le sorprese credo non mancheranno).

          1. Navigare necesse est

            Bariom, nel caso di specie il discernimento è avvenuto a monte: è il postulatore (non faccio nomi, e non indico la causa in questione, che nel frattempo, fra l’altro, è andata in porto) ad avere decretato per quali martiri chiedere la canonizzazione e per quali no. Ma se ho ricordato il fatto, è solo per segnalare che nella Chiesa di oggi, agli alti come ai bassi livelli, la disponibilità a lottare è malconsiderata, se non vituperata. Dunque è facile che fanatismi di ogni genere intercettino e strumentalizzino la spinta interiore alla lotta che caratterizza i giovani.

            1. Si certo, ma allora anche il mio era un discorso “a monte”…

              A monte sta l’Annuncio del Kerigma, la proposta di Cristo, forte, totalizzante, virile, vigorosa, esigente, carismatica, affascinante, sconvolgente, radicale…

              Il resto nei giovani viene da sé per come allo Spirito Santo viene concesso di agire…

              Non credo che un ragazzo oggi si fermi a considerare prima, se l’atteggiamento delle Chiesa sia questo o quello (o si addentri in esempi come quello che hai portato…).

              Quindi diciamo semmai che è l’Annuncio di cui sopra, che pare non risuonare un granché.

              Annuncio che si badi bene, per come la vedo io NON è prerogativa dei preti. E’ una responsabilità e semmai una omissione di cui dobbiamo farci carico tutti.

              1. Fabrizio Giudici

                Va detto che, a fronte di quel postulatore, tuttavia recentemente sono stati canonizzati santi combattenti, come San José Sanchez Del Rio (con buona pace delle menti libere). Ci sono poi i martiri di Otranto, o quelli della Guerra Civile Spagnola. Immagino che l’episodio a cui si riferisce navigare sia relativo ad uno di questi casi… Ma se qualcuno ha sottilizzato sul fatto che non sia morto armi in mano, i fedeli comprendono benissimo comunque.

                1. Anche nel caso del giovane martire e santo San José Sanchez Del Rio, si può notare come non fece nulla per difendere la propria vita… anzi, il suo cuore aveva già desiderato e chiesto fosse donata totalmente a Dio.

                  (Chissa cosa ne penserebbero gli animalisti, vista la strage da lui compiuta di animali, che in spregio venivano custoditi in una chiesa)

                  1. Fabrizio Giudici

                    Non di difese perché era stato già preso prigioniero. Ma non fu preso prigioniero perché camminava per la strada: era un combattente “nemico” di chi lo catturò. Anche i martiri di Otranto furono uccisi non durante il combattimento, ma dopo essere stati presi prigionieri. Ma furono presi prigionieri dopo che cedettero militarmente e la città cadde.

                    1. Il perché del per come in questi casi diventa pura speculazione.
                      Potevano accadere mille cose diverse che forse avrebbero cambiato anche la storia di questo giovinetto.

                      Meglio attenersi ai fatti.

                2. ola

                  Penso dipenda appunto come dice Bariom dal discernimento della Volonta’del Padre, perche’appunto da una parte ci sono indicazioni chiare ( “chi di spada perisce …”, “la nostra lotta non e’contro creature di carne e sangue”, la vicenda di San Massimiliano, San Martino di Tours, etc. ), e dall’altra appunto indicazioni altrettanto chiare come i Cristeros, Lepanto, Santa Giovanna d’Arco, le Crociate e chi piu’ne ha piu’ne metta. Quindi penso che non si possa dare una risposta preconfezionata al “come e’giusto morire per Cristo”.

                  1. Si muore per Cristo, come il Padre propone e dispone a chi lo concede e a chi lo accetta.

                    (Anche il moto del cuore di colui che offre la propria vita è un moto dello Spirito Santo che viene da Dio…)

                  2. Fabrizio Giudici

                    Quindi penso che non si possa dare una risposta preconfezionata al “come e’giusto morire per Cristo”.

                    Esatto. Ma qui il mio punto – e quello di altri – è di contestare l’idea che non sarebbe cristiano morire combattendo.

                    Traparentesi pure Santa Giovanna d’Arco, una volta catturata, non fece nulla per difendersi “fisicamente”. Ma fino al momento precedente, combatteva. Non risulta che abbia mai rinnegato l’esperienza militare. Se un soldato viene catturato durante un combattimento e muore fucilato o impiccato dal nemico, muore comunque da soldato anche se non impugna la baionetta sino all’ultimo istante.

                    San Martino non morì in combattimento – si era ritirato dall’esercito – ma rimase militare attivo per vent’anni dopo la sua conversione. Non risulta che abbia mai rinnegato l’esperienza militare.

                    1. ola

                      Per San Martino mi riferivo all’episodio che lo vuole affrontare i nemici senza armi.
                      Nemmeno San Camillo de Lellis mi risulta abbia mai rinnegato il suo passato da militare in se stesso – il tipo di vita ad esso connesso ovviamente si.

                      “Ma qui il mio punto – e quello di altri – è di contestare l’idea che non sarebbe cristiano morire combattendo.”

                      Mi sembra di aver gia’citato una frase di una rivelazione privata ( forse Suor Consolata Betrone, ma non son sicuro ) in cui Gesu’afferma che molti dei giovani morti nella Grande Guerra si sarebbero dannati senza di essa in tempo di pace, quindi piu’cristiano di cosi’! 😀

                      Ancora una volta e’un problema di discernimento.

                    2. 1) Traparentesi pure Santa Giovanna d’Arco, una volta catturata, non fece nulla per difendersi “fisicamente”.

                      2) Ma fino al momento precedente, combatteva.

                      La distinzione e tutta qui.

                      Illogico sarebbe dire che Santa Giovanna d’Arco, come San José Sanchez Del Rio non morirono “combattendo” (o per la loro scelta di combattere).

                      Ma “combatte” per Cristo (se questo ha nel cuore) anche chi decidesse di non avere alcun atteggiamento “combattivo” fisico esteriore, ma per la sua Fede venisse da altri “combattuto” (perché visto come nemico) e persino ucciso.

                    3. Fabrizio Giudici

                      @Bariom Ma “combatte” per Cristo (se questo ha nel cuore) anche chi decidesse di non avere alcun atteggiamento “combattivo” fisico esteriore, ma per la sua Fede venisse da altri “combattuto” (perché visto come nemico) e persino ucciso.

                      Certo. Ma ripeto: non sto contestando che esistano modi di “combattere cristianamente” oltre a quello militare. Sto contestando chi contesta che il modo militare non sia cristiano.

                      @ola Mi sembra di aver gia’citato una frase di una rivelazione privata ( forse Suor Consolata Betrone, ma non son sicuro ) in …

                      Questa non la conoscevo. Se poi, con calma, riesci a trovare il riferimento esatto, mi farebbe piacere conoscerlo.

                    4. Luigi

                      “Traparentesi pure Santa Giovanna d’Arco, una volta catturata, non fece nulla per difendersi “fisicamente”. Ma fino al momento precedente, combatteva. Non risulta che abbia mai rinnegato l’esperienza militare.”

                      Attenzione a un particolare, nel caso specifico.
                      Santa Giovanna d’Arco si era impegnata da subito, per evidenti motivi, a non ferire mortalmente alcun combattente avversario. Ella non era un soldato, ma un condottiero.

                      Altri Santi “militari”, invece, uccisero, tanto direttamente quanto indirettamente. Basti pensare al beato Carlo d’Asburgo, che comandò un corpo d’armata imperiale sugli Altipiani, durante l’offensiva del 1916.

                      Per il resto hai ragione da vendere.
                      “Soldier is a state of being, not a job description”.

                      Ciao.
                      Luigi

                    5. ola

                      @Fabrizio trovato qui: http://www.festadelladivinamisericordia.com/page/g-i-primi-venerdi-del-mese.asp
                      Paragrafo “Nono Venerdì – IL DOLORE”, al punto -3-.

                      “Ecco al riguardo quanto diceva Gesù ad un’anima privilegiata, Suor Consolata Betrone. Durante il conflitto italo-etiopico (1935-36), pregando Subr Consolata per i Cappellani militari perché si mantenessero all’altezza della loro missione, Gesù le rispondeva: «Vedi questi giovani (i soldati), la maggior parte nelle loro case marcirebbero nei vizi. Invece in guerra, lontani dell’occasione, con l’assistenza del Cappellano, mori ranno e saranno eternamente salvi».”

                      Non voglio citar tutto perche’e’molto lungo, ma il testo dopo prosegue con altre parole di Gesù sulla guerra come castigo purificatore e opportunita’di conversione.

                    6. Navigare necesse est

                      Soldier is a state of being, not a job description

                      Precisamente. È, piaccia o dispiaccia, una condizione castale.

        2. Uncristiano

          No. Ho conosciuto direttori spirituali (monsignori) per i quali scrivere su Facebook ovvietà sulla Morale Cristiana significava “distruggere la pace e l’armonia dei nostri paesini del Friuli “.

          Ho conosciuto responsabili di formazione cristiana per i quali combattere educatamente per la verità significava imprudenza, stupidità ed essere una noiosa zanzara.

    2. Luigi

      “Non tutti gli adolescenti occidentali, comunque, sono edonisti sessuomani privi di vita interiore.”

      Per la serie “tutto il mondo è paese”:

      “Veramente la morale in quest’ultimi trent’anni è cambiata. I giovani samurai nelle loro conversazioni non parlano d’altro che di soldi, di affari, di cura della casa, di moda e di sesso. Al di fuori di queste cose non hanno nessun altro interesse. in che strano mondo viviamo!”
      (da Yamamoto Tsunemoto, Hagakure)

      Ciao.
      Luigi

      1. Fabrizio Giudici

        È la solita strategia della rana bollita (che Francesco chiama “avviare processi”): siccome la maggior parte dei cattolici vuol tenere la testa sotto la sabbia, si procede per piccoli passi, ma molto velocemente. Mettendo tutto insieme si capisce benissimo che le “veglie contro l’omofobia” sono state volute da Roma, e solo pochi vescovi hanno avuto il coraggio di opporsi; la maggioranza sperava che passassero sotto silenzio, ma in certi posti è andata male. Tra poco succederà come in Spagna, dove un vescovo che ha parlato chiaramente di omosessualità deve viaggiare sotto scorta, in altri comuni è stato bandito, nessuna parola di solidarietà arriva dalla Conferenza Episcopale o dalla Santa Sede… Ah, e gli “amorevoli”, “misericordiosi” cristiani LGBT ovviamente sono in prima fila a bastonarlo:

        http://www.lanuovabq.it/it/articoli-vescovo-bandito-dai-gay-scortato-dalla-polizia-20005.htm

        1. Navigare necesse est

          Potrebbe essere una strategia preventiva in vista dell’islamizzazione dell’Europa: come si sa, infatti, l’islam riserva agli omoerasti una considerazione, e un trattamento, non proprio amichevole (benché la pratica omoerastica si possa definire su solide basi statistiche “vizio arabico”).

        2. vale

          mentre aprono l’ambasciata italiana per un video al festival spagnolo lgbt (world pride) …xyzw. con incluso ambasciatore gay.

          prosit

            1. Fabrizio Giudici

              D’altronde, adesso ecco gli effetti di Amoris Laetitia anche su certi siti cattolici:

              http://www.interris.it/2017/05/30/120830/posizione-in-primo-piano/schiaffog/perche-il-sesso-fa-bene-alla-coppia.html

              Studio delle solite università:

              La durata di una relazione è direttamente proporzionale alla quantità di rapporti consumati.

              [..]

              “Il sesso rende più felici – spiega la dottoressa Amanda Pasciucco, terapeuta della famiglia e del matrimonio – perché libera le endorfine accrescendo i livelli di dopamina e ossiticina nel cervello”.

              Già: alla fine è tutto un problema di endorfine!

              Ma chi sarà questa Amanda Pasciucco? Cerchiamo su Amazon (la sessuologa ha scritto un libro):

              Licensed marriage and family therapist, certified sex therapist, LGBT ally, and self-proclaimed sexpert are just a few of the phrases to describe Amanda Pasciucco. From starting businesses, to being a professor, Amanda literally does it all. Named “sexually advanced for our field” by a tenured PhD professor and “the most erotic person to ever live” by a sex educator, Amanda has insights unlike anyone else around within the realm of relationships and sexuality. Are you single, taken, confused? She’s got you covered.

              Io ora non scriverò alla redazione di Interris sennò li riempio di insulti. Qualcuno con più pazienza di me potrebbe mandargli una nota. Altro che “scandalizzare i semplici”.

    1. Navigare necesse est

      Siam sempre lì: tra gli esponenti del clero e del laicato suo satellite il culto della sodomia ha fatto molti proseliti. A chi ha un minimo di esperienza di vita, basta un’occhiata per capire chi ha davanti (anche nei media cattolici, dai giornali alla TV).

  21. vale

    E intanto, dopo averli saziati, cerchiamo di far sì che siano educati ai “valori”, alla tolleranza….

    http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4715

    LA TOLLERANZA NON ESISTE (NESSUNO E’ TOLLERANTE)
    Chi ha almeno una convinzione farà di tutto per farla prevalere: anche chi si dichiara tollerante usa le maniere forti contro chi non la pensa come lui (l’esempio tragicomico della Nivea)
    di Rino Cammilleri

    «La tolleranza è la virtù dell’uomo senza convinzioni».
    Gilbert K. Chesterton

  22. Fabrizio Giudici

    OT – comunicazione di servizio, chiedo scusa ad admin, ma non ho altri mezzi…

    Fra’, se ne hai voglia, mi contatti per email? La trovi facilmente cercando con Google. Se Fra’ non ci sta più leggendo e qualcuno lo conosce direttamente, può per favore recapitargli il mio messaggio? Grazie.

  23. Fabrizio Giudici

    @Luigi Ella non era un soldato, ma un condottiero.

    Vero. Tuttavia, se uno prendesse alla lettera questa impostazione come modello esclusivo da seguire (a parte il fatto che abbiamo tutti citato altri esempi) ne deriverebbe un paradosso morale: come può essere lecito fare il condottiero (e quindi spronare, incitare e guidare i soldati al combattimento), ma non combattere? Sarebbe machiavellico.

  24. Luca

    Verso la fine dell’articolo tu dici: “Non abbiamo loro insegnato a combattere per la loro felicità. Li abbiamo ingozzati, riempiti di beni … ma non del sogno di poterseli conquistare da soli.”
    Mi è venuto in mente il titolo del prossimo Meeting di Rimini: “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo”. E’ una citazione dal Faust di Goethe: direi che è perfettamente corrispondente con le tue conclusioni

  25. Navigare necesse est

    Di santi guerrieri, gente che ha indossato elmo e corazza e si è cinta di spada o che ha invitato altri a prendere le armi in difesa della Cristianità, ne abbiamo avuti parecchi (poi troverete sempre il solito leguleio in crisi di astinenza da normetta canonica che vi dirà “sì, però in punto di morte il tal santo ha abbandonato le armi” o “sì però lui impartiva gli ordini, e personalmente non ha mai usato armi contro alcuno”).

    Il punto però è un altro: è capire se agli occhi della Chiesa di oggi queste figure abbiano ancora un senso e rappresentino ancora un positivo valore. Da molti segni, anche piuttosto espliciti, si direbbe di no.

    1. Ecco.. eh dopo aver dato del “leguleio in crisi di astinenza da normetta canonica” a questo o quello e aver posto la domanda del tutto retorica a cui hai già chiara risposta “da molti segni, anche piuttosto espliciti…”, si può considerare chiuso l’argomento.

      Giusto?

      1. A parte il fatto che più che di “normette canoniche” vi sarebbe anche da considerare il comportamento di Cristo Nostro Signore (così, uno tra gli altri…) quanto a difesa della propria vita, che non disdegnò neppure nascondersi per evitare di essere lapidato.

        1. Navigare necesse est

          O Bariom! Mica avrai preso cappello? Il “leguleio” mica era rivolto a te. Era rivolto appunto ai “legulei”, cioè quelle persone che non riescono a non inquadrare ogni manifestazione del reale in una griglia normativa preconfezionata.

          Se il senso dell’episodio che citi fosse “meglio nascondersi che battersi”, allora l’Europa di oggi sarebbe incarnazione esimia dei principii evangelici!

          Per me possiamo pure chiudere l’argomento “spada in pugno vs. braghe alle caviglie”. Ognuno scelga pure l’assetto a lui più confacente, e lo proponga ai giovani… Poi, que sera sera.

        2. Fabrizio Giudici

          non disdegnò neppure nascondersi per evitare di essere lapidato.

          Perché non era il momento opportuno, in quanto non si era compiuto tutto ciò che si doveva compiere.

          In ogni caso, Cristo ha vissuto una vita, non tutte le possibili vite che possono esistere. A voler prendere il suo esempio in maniera così stretta, si dedurrebbe che l’unico mestiere veramente cristiano è il falegname. Per tutte le altre possibilità, ci sono i Santi, che pure fungono da esempio.

          1. Navigare necesse est

            Perché non era il momento opportuno, in quanto non si era compiuto tutto ciò che si doveva compiere.

            Evocare i singoli episodi e le singole parole del Vangelo per dedurne sic et simpliciter prinicipii generali è una discreta applicazione dello spirito banalizzante.

            1. Navigare necesse est

              Episodi e parole vanno sempre interrogati nel contesto (ricorda bene Fabrizio: “non era il momento opportuno”), inteso anche come punto della scansione narrativa. C’è, nei Vangeli, una precisa sintassi espositiva.

              1. ola

                “Perché non era il momento opportuno, in quanto non si era compiuto tutto ciò che si doveva compiere.
                In ogni caso, Cristo ha vissuto una vita, non tutte le possibili vite che possono esistere. A voler prendere il suo esempio in maniera così stretta, si dedurrebbe che l’unico mestiere veramente cristiano è il falegname. Per tutte le altre possibilità, ci sono i Santi, che pure fungono da esempio.”

                Concordo, e per lo stesso motivo ribaltato sull’uomo, e penso fosse questo anche il discorso di Bariom, anche per ognuno di noi si puo’dare un momento opportuno e un momento non opportuno. Non che voi stiate sostenendo il contrario, e’solo un commento generale (“un tempo per la pace e un tempo per la guerra”? )

                1. Eh già… ma non mi si concede il beneficio di sapere che “non era il momento” opportuno, ma solo quello di citare a capocchia, banalizzando il tutto.

                  M’era venuto lo stimolo del traparentesi (ovviamente non era ancora giunta la Sua Ora…) ma mi pareva ridondante dati gli interlocutori. Evidentemente non sono oggetto di uguale stima… 😉

                2. Navigare necesse est

                  Buon appunto, ola. Anche la vita di ciascuno di noi risponde a una propria sintatti espositiva (ad alto tasso simbolico, sebbene oggi risulti difficile anche solo immaginarlo).

                  1. Navigare necesse est

                    Va là, Bariom. Si precisava per amor di verità, non perché ti si consideri un banalizzatore (un po’ casinista, ogni tanto, sì). D’altronde c’è qualcosa da imparare anche da quelle che a prima vista saremmo tentati di chiamare le “soluzioni tattiche” di Nostro Signore: come ogni buon milite sa, combattere non significa sempre e solo scagliarsi a rotta di collo contro il nemico, ma anche sapersi ritirare, saper attendere, saper pianificare, ecc., secondo gli obiettivi della guerra.

                    Oltre a quello citato da te, Bariom, i Vangeli contengono altri ottimi esempi di “soluzione tattica”. Mi viene in mente, fra le altre, quella di Gv 7 quando Gesù, dopo avere respinto l’invito dei “suoi fratelli” a recarsi in Giudea per la festa delle Capanne e dopo averli lasciati partire, fa il contrario di quanto aveva detto loro (“io non salgo a questa festa”) e si reca “quasi di nascosto” alla festa in Giudea…

                    1. Navigare necesse est

                      Dal quale episodio nessuno vorrà dedurre, mi auguro, che Nostro Signore volesse dispensarci un esempio sull’opportunità di mentire!!!

                    2. 😉 Casinista si capita…
                      per la verità anche con qualche forma di dislessia, ma sono di una generazione che in qualche modo dovevi saltarci fuori e basta.

                    3. Navigare necesse est

                      Eh sì, caro Bariom, una volta certe difficoltà dovevi imparare a decifrarle, affrontarle e sormontarle da solo, trovare una via per venirne fuori da te. Secondo me, senza voler fare il laudator temporis acti era un vantaggio: stimolava in un colpo solo la creatività, la capacità di adattamento, la forza interiore; aiutava, insomma, a trovare il proprio centro. Oggi per i ragazzi con qualche problema si organizzano tendopoli in periferia, dando loro l’illusione che quei paraggi fuori mano siano il cuore della città. Mah, poveri figlioli, a me fanno una gran pena. Vedo, tra l’altro, che quando scoprono l’esistenza di un’altra prospettiva, di un altro modo di leggere e affrontare la vita, in molti casi scoppiano di entusiasmo (che tocca a noi, adulti o vecchi, rendere stabile e fruttuoso).

                      P.S. Poi, detto tra noi, esistono anche gli irrecuperabili, i soggetti da rupe tarpea (ai piedi della quale, comunque, li aspetta festante la banda dell’Internazionale Buonista).

          2. Però Fabrizio, cosa scegliere nel compimento di un preciso accadimento, non parliamo poi dell’Ora che ognuno attende, non è la stessa cosa dello scegliere un mestiere.

            Alcuni episodi rimangono emblematici e guida ineffabile per OGNI Uomo.

            Un esempio su tutti: le Tentazioni di Cristo nel deserto.

              1. exdemocristianononpentito

                LA TOLLERANZA NON ESISTE (NESSUNO E’ TOLLERANTE)
                Chi ha almeno una convinzione farà di tutto per farla prevalere: anche chi si dichiara tollerante usa le maniere forti contro chi non la pensa come lui (l’esempio tragicomico della Nivea)
                di Rino Cammilleri

                Beh, con buona pace dell’apologeta rino Cammmilleri, c’è gente che è veramente tollerante e che verameente riconosce come fondamentale il diritto di tutti di esprimere e propagandare le proprie opinioni.

                Poi stiano attenti i sostenitori dell’intolleranza e coloro che negano le varie libertà, perchè così si finisce per giustificare J. Locke il quale diceva che non bisognava assolutamente concedere la libertà religiosa ai “papisti” perchè essi sono intollleranti e la tolgono non appena hanno il potere, e si finisce pure per giustificare Popper il quale diceva che bisogna essere tolleranti coi tolleranti e INTOLLERANTI con gli intolleranti.
                Bisogna accettare anche le conseguenze spiacevoli della proprie convinzioni, cari signori!
                Chesterton parlava così perchè un secolo prima il governo Peel aveva emancipato i cattolici e concesso loro i diritti politici, ma se così non fosse stato O se ne sarebbe andato dall’Inghilterra O avrebbe parlato diversamente, non foss’altro perchè si sarebbe trovato di fronte un potere politico che “gliel’avrebbe fatta vedere lui l’intolleranza!”

                No, no, dare piena cittadinanza all’intolleranza (sopratutto in materia di religione) ha conseguenze imprevedibili e pericolose!
                Con l’eccezione però dell’islam che (e qui c’avete ragione in pieno!) veramente un pericolo per l’occidente e per tutte le nostre libertà politche, culturali e religiose.

                1. Luigi

                  Indicami per favore un esempio – uno solo – di un governo, di uno Stato, di un regime, nei secoli e di qualsivoglia tipologia, che sia stato effettivamente tollerante – cioè non per mera convenienza del momento – con quanti non si riconoscessero nei fatti con le fondamenta di quell’edificio.
                  Ovviamente non conta la tolleranza “finta”, quella esercitata verso quanti non disturbano effettivamente i manovratori: di questa ne abbiamo vista a tonnellate, negli ultimi 70 anni…

                  Da Roma e Cartagine giù giù fino alla “Manif pour tous”, mai – mai – una costruzione umana ha potuto tollerare che ne venissero minate le fondamenta. Già il verbo “tollerare” è indicativo: si accetta quello che si può accettare senza eccessivo nocumento, ma arriva sempre il momento del “questo non lo tollero” (“si tolga la giubba, manovale!”).

                  Riguardo a Cammilleri scelgo il silenzio, perché ho ancora una certa considerazione di me stesso; ma sul fatto che la tolleranza non esista, almeno su grande scala, ha ragione da vendere.
                  La dimostrazione au reverse è che, solitamente, i più grandi intolleranti sono proprio quelli che più magnificano la tolleranza a parole.

                  Ciao.
                  Luigi

                  1. Fabrizio Giudici

                    La dimostrazione au reverse è che, solitamente, i più grandi intolleranti sono proprio quelli che più magnificano la tolleranza a parole.

                    Ad esempio: i voltairiani.

                    1. Luigi

                      Del resto, a suo tempo la tolleranza era confinata in apposite case.
                      Chiuse, onde evitare che ne uscisse 😀

                      Ciao.
                      Luigi

                    2. exdemocristianononpentito

                      La battuta delle case di tolleranza è di G. Papini (è vecchia!). Comunque, se è consentita anche a me una battura spiritosa uno con la faccia di Papini da giovane, sicuramente doveva essere un assiduo frequentatore delle suddette case (del resto da giovane non era credente, quindi non cadeva in nessuna contraddizione se lo faceva).

                  2. MenteLibera65

                    Le democrazie moderne non hanno bisogno di essere tolleranti, perchè ringraziando il cielo le leggi negli stati occidentali garantiscono libertà anche a chi dissente.
                    La tolleranza non è una caratteristica dello stato, ma delle persone nei confronti dei loro simili.
                    Basta vedere in italia , se effettivamente ci fosse stata la possibilità di ostacolare la nascita di un movimento come il M5S o il family day, sarebbe stato certamente fatto dai governi .
                    Eppure sia il primo che il secondo, in momenti diversi, sono stati determinanti per far cadere o per non far formare certi governi.
                    Di certo nei regimi antichi certe libertà di espressione o di pensiero non venivano tollerate, ne dai governi ne dalle leggi, e basta vedere la Turchia di oggi , che è passata in pochi anni da stato quasi moderno ed una para-democrazia teocratica. Anche li, per farlo, hanno dovuto passo passo modificare le leggi precedenti, annullando le libertà previste.
                    Ma è sacrosanto che ci sia un limite a tutto. perchè chi vuole svuotare e danneggiare le fondamenta non del singolo governo (che oggi c’è e domani no) ma dell’intera nazione andando ad alterare proprio i principi su cui si regge e mettendone a rischio la natura, l’esistenza e la pace interna, va contrastato in tutti i modi possibili.
                    D’altra parte il discorso è semplice: I valori fondanti di una nazione non appartengono al governo, e neppure allo “stato” astratto, ma a tutti i singoli cittadini ed è compito dei governi (di tutti i governi di tutti i segni politici) difenderli perchè non sono propri ma sono di altri (cioè dei singoli cittadini).
                    Si può essere tolleranti quando qualcuno prende a calci la tua macchina. Ma se vedi che prende a calci la macchina di una altro, devi reagire.
                    Salve.

                    1. Luigi

                      “La battuta delle case di tolleranza è di G. Papini (è vecchia!)”

                      Non ho mai letto Papini, quindi la battuta non è vecchia. Semmai antica.

                      “Le democrazie moderne non hanno bisogno di essere tolleranti, perchè ringraziando il cielo le leggi negli stati occidentali garantiscono libertà anche a chi dissente.”

                      Come direbbe un tuo ex (ex?) presidente del consiglio, #CREDICI.
                      Bisognerebbe chiederlo ai sei milioni e mezzo di Italiani sterminati con l’aborto – legge dello Stato, rammento – quanto sia garantita la libertà negli Stati occidentali.

                      “I valori fondanti di una nazione non appartengono al governo, e neppure allo “stato” astratto, ma a tutti i singoli cittadini ed è compito dei governi (di tutti i governi di tutti i segni politici) difenderli perchè non sono propri ma sono di altri (cioè dei singoli cittadini)”

                      E quali sarebbero i valori fondanti di una nazione?
                      Fede, patria, famiglia?
                      Perché se sono questi, mi sembra che non siano nè di tutti nè tanto meno difesi dai governi.
                      E se non sono questi, i loro surrogati non sono certo i miei…

                      Luigi

                    2. exdemocristianononpentito

                      Purtroppo, caro amico, gli abportisti non riconoscono la status di persona al nascituro, e finchè questo nodo non sarà sciolto, molti riterranno che a coloro che invece sono sicuramente “persone”, una tolleranza e una libertà molto maggiori, vengano effettivamente garantite

                      Non è colpa mia se ,molta gente (fra cui tanti medici e giuristi) ritengono che i feti non siano persone! Il referendum per far valere la personalità dell’embrione fu fatto (e io partecipai) e fu perso con una maggioranza schiacciante (per cui è lecito pensare che anche un impegno maggiore e più intenso, non avrebbe potuto ribaltare l’esito, ma, al massimo, attenuarlo).

                      La propaganda antibortista non mi sembra che venga proibita e c’è quindi la speranza (un po’ tenue in verità) che, in futuro la gente cambi idea.

                      E poi caro amico, suvvia! il discorso sulla tolleranza e libertà delle idee e loro espressione non riguarda esattamente l’abortyo!

                      Il discorso di Papini e te sulle case di tolleranza, sarà vero per te e lui, per me (e non solo solo) no.

                      Fede, patria e famiglia, sono statii sostituiti da valori più neutri: quali la convivenza pacifica, la tendenziale eguaglianza di fronte alla legge e, appunto, una tolleranza (non totale) reciproca di idee e stili di vita.

                      Te, caro Luigi, non sai accettare una società fondata su valori diversi da Fede, patria e famiglia? Posizione lecitissima e cristianamente ineccepibile.
                      Ma, tu puoi esprimere vivacemente il tuo dissenso, puoi riunirti liberamene con chi la pensa come te, puoi vivere in conformità coi valori che sono stal mal surrogati e che te (legittimamentissimamente) ritieni ancora attuali.

                      Ma agli eretici nel tardo medioevo e nell’età rinascimentale-barocca, ai dissidenti nell’URSS e paesi comunisti, agli ebrei e comunisti durante il nazismo, ai desaparesidos in Cile e Argentina, non andò così bene, eppure i sunnominati sarebbero stati felici di trovarsi nella tua condizione.

  26. Pingback: La gaia festa di Babilonia continua (a Manchester e altrove) – Breviarium

  27. Antonio Spinola

    Porgere l’altra guancia e nel contempo combattere, rappresenta uno dei tanti straordinari “paradossi del cristianesimo”, per cui l’ortodossia cristiana resta nel tempo e nello spazio perfettamente ancorata alla realtà della vita umana e dei suoi fini.
    Infatti, Chesterton:
    “Quelli che rimproveravano al Cristianesimo la mansuetudine e la non-resistenza dei monasteri erano gli stessi che gli rimproveravano anche la violenza guerresca delle Crociate. In qual mondo di enigmi erano nate questa mostruosa criminalità e questa mostruosa mitezza? La forma del Cristianesimo diventava più bizzarra ad ogni istante.
    La vita non è illogica; pure, è un trabocchetto per i logici. Ora è questo che io propongo si dica del cristianesimo, …se talora diventa illogico vuol dire che ha trovato – diciamo così – una verità illogica.”

    (Ortodossia di G. K. Chesterton, cap.VI I paradossi del cristianesimo)

  28. Ma io vi dico di non resistere al malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra. Se uno vuol litigare con te, per toglierti anche la tunica, cedigli anche il mantello. (Mt. 5,35-41). Sono parole contenute nel discorso della montagna e non sono che l’esplicazione dell’invito di Gesu’ ad essere perfetti come e’ perfetto il Padre che e’ nei cieli. Non sono la formulazione di una legge sociale, ma sono una chiamata che il Signore fa personalmente a ciascuno di noi che non può avere che una risposta personale che riguarda la propria persona e i propri beni e non gli altri e i loro beni. Se qualcuno li mette in pericolo, a meno che non sappiamo che il titolare abbia rinunciato a difenderli, non possiamo rimanere inerti proprio per quel l’amore per i nostri fratelli di cui il discorso della montagna vuole essere il compendio e il programma. Se uno è’ padre di famiglia, non può’ esimersi di difendere quanto e’ necessario alla vita dei suoi.Ecco perché’ non c’e’contrasto, quando l’ispirazione e’ quella di seguire il Signore, tra il santo guerriero che difende le popolazioni assalite dai turchi e p. De Foucault che vive indifeso tra genti ostili. Nella pratica, come sempre, non sara’ sempre facile scegliere la soluzione migliore, ma sul piano dei principi le cose sono chiare.

  29. Intanto “vuoto a forma di Dio” è una citazione (U2). Inoltre credo solo chi ha paura di perdere ciò che ha si preoccupi di mettersi in posizione da “conservatore”. Il cattolico sa solo una cosa (con S. Paolo): Cristo ha già vinto la morte. anche e sopratutto di fronte alle bambine che ascoltano le canzoni “sbagliate”. e poi per sfidare i ragazzi di oggi non basta ( e spesso non serve) parlare di castità, infinito ecc: occorre fargli compagnia, la dove sono. Solo là dove sono possono essere presi.

    1. Fabrizio Giudici

      Il cattolico sa solo una cosa (con S. Paolo): Cristo ha già vinto la morte. anche e sopratutto di fronte alle bambine che ascoltano le canzoni “sbagliate”.

      Nella battaglia tra Cristo e la morte noi sappiamo con certezza chi è il vincitore; da questo punto di vista noi siamo ininfluenti sull’esito della battaglia, ma la battaglia fa morti e feriti – “Cristo ha già vinto la morte” non vuol dire che l’Inferno sia vuoto – , e ciò su cui possiamo influire è proprio il bilancio delle vittime.

    2. Digital

      @ profferrari
      Che non basti parlare di castità ai giovani siamo assolutamente d’accordo. Infatti, serve prima di tutto viverla e testimoniarla ai propri figli.
      Lo aveva capito benissimo Giovanni Paolo II che riferendosi al padre un giorno disse: “mio padre non ha avuto mai bisogno di essere esigente con me perché lo era con se stesso”. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che si ricorre alle parole solo quando l’esempio non c’è oppure è insufficiente… altrimenti basterebbe quello.

      1. E di fatto la castità non è neppure il punto di partenza… è semmai un punto di arrivo a cui si da preciso senso e significato, valore e bellezza, con tutto ciò che precede: il rapporto personale che si instaura con Cristo e verso il Padre nello Spirito Santo.

        La castità è un atto di amore e non di semplice “rinuncia” (sia nel Matrimonio che nella Consacrazione e/o nei tempi che questi precedono).

        Se non si ha coscienza di Chi e perché sia ama, ma soprattutto da Chi e perché si è amati, la castità diviene un immane sforzo senza senso (ed infatti non si regge).

        Certamente un rapporto casto, ma anche un vivere casto (parole, atteggiamenti, commenti, ecc.) i figli lo imparano e “respirano” sin da tenera età dai genitori e quindi non necessariamente si apre un tempo in cui parlare loro di castità come se fosse una “novità”.

        Ciò che già conoscono si adatterà – e in questo li si aiuterà – ai mutamenti anche fisici e psicologici che vanno affrontando crescendo e alle scelte che dovranno compiere.

        Due i principali problemi:
        – La catechesi del mondo
        – E che quando il combattimento si fa serio e si vede la loro umana difficoltà, spesso il genitore per primo arretra (qui la vicinanza e l’accompagnamento che sarebbero necessari), per paura di mettere troppi “paletti”, di apparire troppo intransigente, nella paura di vedere scemare il lor affetto filiale, ma in fondo per paura di vederli soffrire nel loro combattere.
        (Dando così ragione al mondo che ti racconta che sei infelice “se non lo fai”).

    3. Luigi

      “poi per sfidare i ragazzi di oggi non basta ( e spesso non serve) parlare di castità, infinito ecc: occorre fargli compagnia, la dove sono”

      A me sembra invece che di animali da compagnia, veri o sedicenti tali, ne abbiano già a sufficenza.
      Spesso cominciando dai genitori, che invece di essere genitori fanno gli amici; con il risultato, ovvio, che non riescono nè come genitori nè come amici.

      In generale, direi che il testo indicato da Ola è straordinario nel far piazza pulita del buonismo demente e imperante (grazie per averlo segnalato!).
      Per la salvezza dell’anima, risulta più saggio perfino andare a combattere per la conquista dell’Impero… altro che Ariana Grande, il Bataclan, la festa del 14 luglio, i gessetti colorati, le ONG e tutto l’Amba Aradam annesso!

      Ciao.
      Luigi

  30. Uncristiano

    It was falling too upon every part of the lonely churchyard where Michael Furey lay buried. It lay thickly drifted on the crooked crosses and headstones, on the spears of the little gate, on the barren thorns. His soul swooned slowly as he heard the snow falling faintly through the universe and faintly falling, like the descent of their last end, upon all the living and the dead.

    The Dead
    James Joyce

    La differenza tra la Chiesa militante (Michael Furey ) e quella accomodante e mondana (Gabriel O’Connor).

    Quindi. … anche lei è uno che ha letto Martini… eh si, li avevo capito.

    Cosa volete che se ne facciano i giovani della Chiesa di quelli che leggono Martini o di quelli che seguono le Conferenze al Monastero di Bose….

  31. admin @CostanzaMBlog

    caro exdemocristianononpentito
    nella ultima tua risposta (che non pubblico), rispondi polemicamente a Fabrizio ma usi la seconda persona plurale. E’ un omaggio al ventennio, ai partenopei o un modo per buttarla in caciara (come diciamo a Roma)?

    1. exdemocristianononpentito

      Volevo riferirmi a lui e a Luigi, ma se vuoi la depuro del voi e dei toni più polemici……………..

      L’avrei ri-formulata come segue (vedi se così può andar bene):

      Eh..ma vedete, cari Fbrizio e Luigi, la tolleranza non è un “quid”, ma un “quantum” per cui ce ne può essere di più come ce ne può essere di meno.
      La perfezione (un crstiano lo sa bene) NON è di questo mondo, per cui una tolleranza completa a cui Luigi faceva confusamente riferimento, NON è conseguibile. Quello che si cerca di conseguire è la maggior misura di tollenranza possibile, in un dato momento
      E sicuramente nei moderni stati democratici, pur con le innumerevoli storture e diseguglianze che conosciamo bene sono un po’ più tolleranti di quelli che combattevano idee e stili di vita eterodossi con i processi per eresia e sodomia.
      Bene o male tutti noi c.d. “liberi cittadini” possiamo parlare e criticare finchè vogliamo, pur con qualche limite (ingiuria, diffamazione: ma spesso, tali limiti, vengono superati) , Tanta gente nel medioevo e nell’età rinascimentale e barocca, nemmeno questo potè.
      Certamente ci sono poteri forti che sono in grado di ridurre in ” non cale” ogni libertà, ma si è detto sopra che la libertà di espressione politiica, religiosa, artistica NON è totale (soprattutto quella politica), ma sempre più o meno parziale e attiene prevalentemene alla sfera personale. Ma in passato nemmeno quelle libertà parziali e personali c’erano.
      E poi, considerato che, a volte, le elezioni danno esiti imprevedibili, non bisogna poi credere che la libertà di esprimere le proprie idee, non interferisca assolutamente con il manovratore, perchè magari interferirà lentamente,nel lungo periodo e solo parzialmente.
      E bene o male, di quel processo che ha portato ad una misura assai maggiore di tolleranza e di libertà personali, il buon Voltaire è parte. Che lo si voglia o no.

  32. @un cristiano. Questa idea che basti solo stare vicino a chi sbaglia, mi sembra assi poco cristiana. Cristo e’ il Logos, cioe’ la parola che si è’ fatta carne, cioe’ una verita’ che parla e vive. E si comunica a noi, non come verita’ astratta, ma come persona. Se Cristo vive in noi (questo e’ il cristianesimo), come è falso solo parlare, e’ altrettanto falso stare vicini all’errante tacendo. Che oggi sembra prevalere questo secondo aspetto, non e’ certo sintomo di vitalita’ nella Chiesa che laddove si rinuncia a predicare la buona Novella sembra quasi morente.

  33. Fabrizio Giudici

    “Le democrazie moderne non hanno bisogno di essere tolleranti, perchè ringraziando il cielo le leggi negli stati occidentali garantiscono libertà anche a chi dissente.”

    https://www.lifesitenews.com/news/breaking-ontario-passes-totalitarian-bill-allowing-govt-to-take-kids-from-c

    Pro-family advocates warn Bill 89 gives the state more power to seize children from families that oppose the LGBTQI and gender ideology agenda, and allows government agencies to effectively ban couples who disagree with that agenda from fostering or adopting children.

    Ecco come sono garantiti in Ontario, e come presto saremo garantiti pure noi.

    1. Fabrizio Giudici

      En passant… nessuna parola dalla Santa Sede riguardo alla dittatura che sta prendendo piede in Canada. Il bill 89 è per ora attivo solo in Ontario, ma passerà anche negli altri stati: è portato avanti dal partito liberale, a cui appartiene il premier Justin Trudeau. Il quale ha recentemente fatto un tour in Italia, con scenografia d’avanguardia (come lo stare inginocchiato davanti al Giudizio Universale in Cappella Sistina). Il massimo leccaculo è stata TV 2000, che ha dedicato al suo orribile Canada una trasmissione intitolata “Il gigante tranquillo”.

      1. exdemocristianononpentito

        Ma. adesso ho dato una scorsa ad alcuni articoli sul bill 89 in Ontario, ma mi sembra che non facciano riferimento ad una discriminazione sulla base dell’adesione alla c.d. ideologia gender, mi sembra che lì venga stabilito che lo stato possa intervenire sull’educazione dei figli,sulla base dell’ascolto della volontà del bambino.
        Quello che dice lui, diventa decisivo, che siano da evitare forzature da lui non gradite sulla sua educazione, insomma.
        Mi sembra di aver capito che sia questo il motivo ispiratore della legge. Almeno mi sembra………….
        Se poi coloro che saranno chiamati ad applicare la legge, SI SA che sono tutti abortisti e “genderisti” e si metteranno sistematicamente a colpire le famiglie cattolich e antiabortiste, allora è un altro paio di maniche.
        Comunque, saremmo sull’onda di ciò che più gravemente è accaduto in URSS nei confronti dei figli dei deportati nei gulag, nella Spagna franchista coi figli dei repubblicani e in Cile e Argentina coi figli dei desaparesidos (ci siamo scordati le madri di plaza de mayo?).
        E lì non c’erano rimedi giurisdizionali, mentre (almeno credo….) che in Ontario, la possibilità di ricorrere in giudizio per ribaltare il giudizio delle autorità che applicassero iniquamente le norme di cui sopra, sarà senz’latro prevista dalla legge medesima.

  34. Luigi

    “La perfezione (un crstiano lo sa bene) NON è di questo mondo, per cui una tolleranza completa a cui Luigi faceva confusamente riferimento, NON è conseguibile. Quello che si cerca di conseguire è la maggior misura di tollenranza possibile, in un dato momento”

    Prima di pensare alla confusione – vera, presunta o immaginaria – in casa d’altri bisognerebbe badare a quella in casa propria. Salvo pensare che basti questa maskirovka da due soldi per spostare l’attenzione dell’interlocutore…
    Io non facevo riferimento a tolleranze totali, ma a tolleranze vere.
    Se la tolleranza è permettere le idee accettate, essa c’era già nel lungo Medio Evo. Infatti la Santa Inquisizione non si interessava a chi professava la retta dottrina.

    Oggi non c’è tolleranza, almeno non più di quanta ve ne fosse nell’URSS di Stalin.
    Infatti abbiamo una dottoressa De Mari denunciata per istigazione all’odio razziale; un dottor Gava radiato dall’ordine dei medici per aver osservato che, almeno in Occidente, le vaccinazioni dovrebbero essere profilate sul singolo; un dottor Ricci deferito al suo ordine professionale per aver enunciato la straordinaria verità che, per un bambino, è fondamentale la presenza di un padre e di una madre.
    Taccio, per evidenti motivi, di quei professori e ricercatori universitari condannati alla morte civile -quando non a quella per fame – con la sola colpa di aver espresso idee non conformi su taluni accadimenti del XX secolo.

    Questa la tolleranza occidentale. Degna delle sunnominate case, appunto.
    Almeno, nei secoli in cui il Vangelo ordinava gli Stati, mancava l’ipocrisia. Si sapeva infatti che, esprimendo certe idee e attuando determinate azioni, si poteva incorrere nella vigilanza inquisitoriale.
    Oggi non è cambiato nulla, ma in più con l’aggiunta di un’ipocrisia ributtante. Per cui si finge la libertà delle opinioni, salvo manganellare i padri di famiglia che partecipano alla Manif pour tous (o, peggio, lasciandoli aggredire dalla feccia LGBT, come avviene in Italia).

    Per carità, non che abbia scoperto nulla (ma almeno io prendo atto della realtà, non vivendo in universi immaginari e alternativi).
    Già due secoli fa, un Alexis de Tocqueville scriveva infatti:

    “In America, la maggioranza traccia intorno all’opinione un cerchio formidabile. All’interno di questo limite lo scrittore è libero; ma guai a lui se osa varcarlo. Non già che abbia da temere un autodafè, ma è esposto a ripulse d’ogni genere e a persecuzioni quotidiane. La carriera politica gli è preclusa: egli ha offeso l’unica autorità che avrebbe la facoltà di aprirgliela. Gli viene negato tutto, anche la gloria. Prima di rendere pubbliche le sue idee credeva di avere sostenitori: ora che si è rivelato a tutti, gli pare di non averne più: chi lo biasima si esprime ad alta voce, mentre chi la pensa come lui, senza avere il suo coraggio tace e si allontana. Alla fine cede, si piega sotto gli sforzi quotidiani e rientra nel silenzio, come se provasse il rimorso di avere detto il vero”

    Fondamentale quell’osservazione, “Non già che abbia da temere un autodafè”.
    Infatti ciò era tipico di altri tempi e altri uomini, quando si prendeva sul serio la vita.
    Oggidì, invece, anche la violenza è ridotta a roba da eunuchi, che pugnalano alla schiena o usano il veleno.

    Buona domenica.
    Luigi

  35. Luigi

    “Fede, patria e famiglia, sono statii sostituiti da valori più neutri: quali la convivenza pacifica, la tendenziale eguaglianza di fronte alla legge e, appunto, una tolleranza (non totale) reciproca di idee e stili di vita”

    Convivenza pacifica? Ma in quale mondo vivi, di grazia? Perché mi ci trasferirei subito!

    La pace è la tranquillità nell’ordine. Dove non c’è ordine, non c’è pace.
    I valori più neutri che millanti sono nient’altro che l’irreligione, il mondialismo, il genocidio, l’intolleranza bigotta più sfrenata.
    L’odio nichilista per la vita e il suo Creatore.
    Il chiamare bene ciò che è male.
    Non sono neutri, sono oscuri e ripugnanti. Emanano il tanfo della morte secunda.

    Caso mai ti fosse sfuggito, sottolineo inoltre come il mio intervento replicasse a quello di qualche testa liberata dal peso del cervello (e, di conseguenza, da quello del pensare), la quale pretendeva che i valori occidentali appartenessero “a tutti i singoli cittadini”.
    Ecco, sul modello di Bartleby, ci tenevo a mettere in chiaro il mio “no”.
    I “nostri valori occidentali” non sono i miei.

    Di nuovo, buona domenica.
    Luigi

    1. exdemocristianononpentito

      Partiamo di fondo: io parlavo di convivenza pacifica, nei limiti del possibil, fra gente che pratica la retta dottrina e gente che non la pratica.

      E’ troppo facile praticare la convivenza pavifica fra chi pratica la medesima religione e l’intolleranza verso altre idee e confessioni religiose che non siano le sue, il difficile è praticarla fra coloro che non condividono credi religiosi e morali.

      I valori morali occidentali sono quelli derivati dalla rivoluzione francese che prescindono da UNA religione, ma in effetti non possono essere i tuoi, caro Luigi, perchè tu quella rivoluzione lì (e del resto anche la riforma protestante che la precede) NON li hai ancora digeriti………….

      Nel medioevo, dove anche un viaggio fra Roma e Milano era pericolosissimo, di pace, tramquillità e ordine ce n’erano iochini.

      C’è gente che rivendica il diritto di non credere nel Creatore e, quindi, di non amarlo e spesso di non amare nemmeno la vita (che, purtroppo, spesso presenta elementi che non la fanno amare: è tristissimo doverlo dire), e la tolleranza praticata in occidente, funziona anche per loro.

      La dr.ssa De Mari è stata accusata (ma il suo linguaggio, con tutto il rispetto, è un tantino aggressivo, bisogna riconoscerlo: le stesse cose si possono dire con modi e toni diversi: la sig.ra Costanza, docet), ma deve essere ancora condannata e poi c’è l’appello ecc. ecc. e poi anche se fosse condannata, a cosa sarebbe condannata? Ad una temporanea sospensione dall’ordine (è pure prossima alla pensione!) e, considerato che ha pure l’attività di scrittrice il danno sarebbe lieve: con la “santa” inquisizione molti eretici non ebbero altrettante garanzie e pene lievi.

      Una tolleranza valida solo per chi pratica la retta dottrina è una tolleranza che fa ridere.

      Non mi risulta affatto che ci siano medici ridotti alla fame per aver detto detto che ci vogliono il padre e la madre: qualche censura, qualche critica, qualche mese di sospensione, ma nulla di più.

      Riguardo ai vaccini, magari la questione è po’ più delicata e andrebbe discussa a parte (io, per quel che mi riguada ho fatto anche il vaccino contro la menigite: non si sa mai…………….)

      Il dr. Ricci esercita sempre a qual che mi risulta, e scrive e rilascia interviste ribadendo le sue opinioni, come Gandolfini, come Roberto Marchesini.

      A parte critiche furiose e, per i medici, eventuali deferimenti all’ordine medico (che quasi sempre si risolvono con un nulla di fatto o in punizioni che possono essere definite “tiratine d’orecchi”) chi propone opinioni come le tue, caro Luigi, può continuare a farlo.

      Certo sarà criticato aspramente, ma la libertà e la tolleranza funzionano anche per la controparte e comprendono il diritto di ribattere aspramente, a qualunque dottrina retta o storta.

      Sai che mi ha detto un mio collega di lavoro, omosessuale (professionalmente, una persona non corretta ma correttissima), a cui dicevo delle deprecate e deprecabili aggressioni a manif pour tous? “Certo , sono censurabili, ma in passato, qui in Europa e nel presente, in molti paesi, CI hanno fatto e CI fanno molto peggio. L’esasperazione e la paura di “tornare indietro” provocano violenza”.

      Ho replicato che ciò non giustifica la violenza verso chi, personalmente NON ce ne ha fatta, ma non sono andato oltre perchè so cosa significa l’esasperazione verso qualcuno.

      Quello che ti dà noia carp Luigi,se mi è consentita la franchezza, non è il non poter esprimere le tue opinioni, ma il fatto che chi ha opinioni avverse (e per te abnomi) possa, in base a tali opinioni, contrastare pubblicamente le tue, senza che nessuna “santa inquisizione” possa intervenire per farlo tacere

      A mio modesto avviso, caro amico, è la tolleranza verso la “storta” dottrina, la vera intolleranza che tu lamenti (se ho capito bene).

      Buona domenica (anche se per me è il giorno più uggioso della settimana) e resta inteso che io discuto le idee, le opinioni e non le persone, verso le quali le mia stima personale rimane immutata (se no, non ci discuterei nemmeno).

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