La vita in ghiaccio

regina-nevi

di Costanza Miriano

Amiche ultratrentacinquenni senza figli, mi raccomando, congelate i vostri ovuli se sperate di concepire nel futuro. Ve lo consiglia l’esperto britannico di fecondazione in vitro, Paul Serhal, uno che sulla manipolazione della vita umana ha costruito la sua carriera, valutate voi se c’è da fidarsi. Certo non siete fortunate come le dipendenti delle aziende della Silicon Valley, a cui l’operazione viene finanziata dal datore di lavoro: ventimila dollari, un po’ di stimolazione ormonale, un po’ di devastazione fisica e psicologica, ma la carriera è salva.

Voi invece dovete anche pagare se volete salvare una qualche possibilità di diventare madri, oltre a sottoporvi al bombardamento che vi renderà irritabili e sconvolte (gli ormoni regolano una grande fetta delle nostre funzioni vitali e anche del nostro delicato mondo interiore), che aumenterà sensibilmente i rischi di tumore all’apparato riproduttivo e al seno e di altre malattie circolatorie, che triplicherà le possibilità che il bambino muoia entro le prime settimane o che sia malato al concepimento a causa dei farmaci usati per iperstimolare le ovaie, rese più grandi di un grosso melone e poi operate per prendere gli ovetti, e poi dovrete solo tollerare il pensiero che alcuni “progetti di figlio” siano conservati in un frigo invece che dentro di voi, cosa di cui non sono certissima non rimanga traccia nella sua mente, nel suo corpo di certo sì (molte malattie del piccolo vengono imputate a questo, senza che i dati vengano tanto pubblicizzati, perché il giro di affari è enorme), ammesso che il progetto arrivi a diventare vita.

Care donne, siete sicure che valga la pena correre tutti questi rischi, e farli correre ai vostri eventuali figli, rischi che per voi sono altissimi a fronte di una bassa possibilità di successo, mentre per le cliniche c’è solo la certezza di arricchirsi? Siete sicure che non sia meglio fare i conti con la natura e con la realtà? Non è meglio guardare in faccia la vostra storia, e capire che forse, con l’illusione del controllo, avete immolato magari sull’altare della realizzazione personale e professionale il sacrificio più grande, il rischio di non diventare mai madri? E anche se vi costasse ammettere di avere fatto un errore, questa è l’unica strada per uscirne: guardare in faccia l’errore e chiedere perdono di questo, prima di tutto a se stesse. Care donne, nessuno può giudicare il desiderio di maternità di una donna, perché tra i desideri è certo il più profondo, e non ci si può permettere di entrare nella stanza più intima di un’altra persona, se non in punta di piedi. Vorremmo però che rifletteste sul fatto che qualcuno vuole sfruttare i vostri desideri senza dirvi la verità, magari dopo che qualcun altro ha sfruttato il vostro bisogno di amore portandovi a letto senza che ci fosse un’apertura alla vita, e qualcun altro ancora ha sfruttato le vostre capacità di lavoro senza tenere conto del fatto che una donna non può lavorare come un uomo, perché ha questa bizzarra cosa che la caratterizza, cioè che in una fase della sua vita, e solo in quella, può avere dei figli. Vorremmo soprattutto che ci riflettessero le più giovani, quelle che sono ancora in tempo per non farsi fregare. Vorremmo che sia chiaro che chi vi propone di congelare gli ovuli in realtà vi sta dicendo di congelare la vostra vita. Il problema è che poi non sempre si scongela.

fonte: Avvenire

50 pensieri su “La vita in ghiaccio

  1. L’ha ribloggato su Luca Zacchi, energia in relazionee ha commentato:
    Articolo che trovo geniale, contro gli Stranamore dei nostri giorni… “Vorremmo che sia chiaro che chi vi propone di congelare gli ovuli in realtà vi sta dicendo di congelare la vostra vita. Il problema è che poi non sempre si scongela.”

    1. Elena Maffei

      Care mamme cattoliche: mi rivolgo solo a voi perché desidererei non alimentare polemiche. Educhiamo nelle nostre figlie la vocazione alla maternità: giustissimo dare loro gli strumenti migliori per affermarsi professionalmente, ma non lasciamole in balia di un sistema economico che le utilizza esclusivamente come lavoratrici e consumatrici. Oggi, e sempre, facciamo sentire alle nostre figlie che essere la loro mamma è un miracolo quotidiano.

  2. Giulia

    Quando parlate di donne ultratrentenni senza figli cercate anche di ricordare quelle che i figli non li fanno perché non trovano nessuno con cui farlo… e non solo quelle fissate con la carriera!!!
    C’è chi ci pensa ogni giorno ad una famiglia non trova nessuno con cui formarla cristianamente!

      1. saras

        è verissimo, io ci penso spesso e con una certa intensità perché ho tante amiche che davvero si meriterebbero un uomo come si deve, non gli manca nulla e non mi capacito del perché non possano essere amate da qualcuno e quindi realizzare una famiglia, che è desiderio buono e santo. Però qui Giulia stiamo parlando di un’altra cosa. Anche se le due situazioni sono accomunate dall’impossibilità di avere qualcosa che pure ci sembra così giusto per non dire perfetto per noi! Allora nel caso del post si sta cercando di rendere possibile l’impossibile attraverso il trucchetto della tecnoscienza, ovviamente illudendosi; nel caso che dici tu, Giulia, per ora nessuno ha ancora proposto di congelare l’uomo ideale! Bisogna solo desiderarlo con tutto il cuore, mai rassegnarsi, chiedere ma senza pretendere. Un’impresa eroica.

  3. Condivido appieno il tuo dire, mio malgrado…. Ho 42 anni e i figli nn sono arrivati. Dio solo sa quanto mi mancano! Quando ero più giovane sono stata letteralmente bombardata dal sistema “figli a tutti i costi” e a dire il vero anche ora…. Ho detto di NO! Ritengo che nella vita ci siano cose ben più gravi del “nn essere madri” e che le medicine si prendano quando nn si sta bene e nn per un “esperimento”! Un figlio è frutto di un amore e viene dall’unione di due corpi in una sola anima….. Mi sento un pesce fuor d’acqua in questa società, e in effetti sono sempre da sola…. Davvero complimenti per la tua professione e per la tua vita. Sono una sportiva anch’io e ti ammiro molto anche come donna. Ti abbraccio augurandoti una Buona Vita. Ciao Costanza😊

  4. “ventimila dollari, un po’ di stimolazione ormonale, un po’ di devastazione fisica e psicologica, ma la carriera è salva”

    Però (aldilà di tutte le considerazioni possibili) nell’articolo non viene detto se la congelazione ovulare è obbligatoria o
    facoltativa e che ne sarebbe di chi non accettasse il congelamento, e se poi in caso di una eventuale gravidanza naturale intercorsa le uova verrebbero scongelate e i ventimila dollari dovrebbero essere rimborsati alla ditta e le donne verrebbero licenziate.

  5. Sara

    Una preghiera per le ultratrentacinquenni cui si riferisce l’articolo, ma anche e soprattutto per le quasi trentacinquenni che non hanno figli, ma li desiderano, li chiedono insistentemente come grazia a Gesù (insieme alla loro guarigione spirituale), e soffrono sotto il peso di una croce che sembra non volgere mai verso la risurrezione.

  6. sara

    Hai detto bene “nessuno può giudicare il desiderio di maternità di una donna, perché tra i desideri è certo il più profondo”
    Forse è facile parlare per chi ha desiderato dei figli e li ha ottenuti con il più semplice e naturale gesto d’amore..provate ad immaginare anche solo lontanamente come sarebbe la vostra vita senza quei piccoli e teneri esseri che vi chiamano mamma…

  7. fortebraccio

    Amiche >35, due considerazioni:
    ormai quel che è stato, è stato, guardiamo al futuro: non è ancora troppo tardi.
    Fare un figlio ora sarà difficile, ma non impossibile – e per difficile intendo che farete un po’ più fatica ad alzarvi la notte (rispetto a quando avevate 20 anni) per le tipiche incombenze delle neomamme, ma non vi mancherà l’entusiasmo, e l’amore, e lo spirito materno: quello non ha data di scadenza!
    Secondo ma non meno importante: dopo i 35 anni, e sei mesi di prove assidue, non c’è niente di male a rivolgersi ad un centro sterilità (e considerando che le liste d’attesa per una prima visita prevedono tempi compresi tra i 6-12 mesi -in un centro serio- fate i vostri conti… anche perchè a disdire un’appuntamento si fa sempre in tempo e basta una telefonata). Considerate che la maggior parte dei casi si risolvono in tempi ristretti e senza il ricorso a tecniche invasive (ma un paio di visite, sì, e magari qualche farmaco). ICSI e FIVET sono pratiche alle quali si ricorre solo nei casi più difficili. Intendiamoci: non è una passeggiata di salute (in quest’ultimo caso: tutto vero quello che è stato detto, ma capiamoci: cosa siete pronte a sopportare per iniziare e portare a termine una gravidanza?).
    La medicina non è onnipotente (e nel caso dell’infertilità i casi di successo non sono esaltanti), ma qualche problema -soprattutto i più semplici- li risolve.
    Se volete consultare dati obiettivi, cercate il rapporto CeDAP (Certificato di Assistenza al Parto) pubblicato sia sul sito del ministero della salute che dalle varie regioni (solitamente più aggiornato).

    ps. Nel caso in cui vogliate affidarvi ad un ginecologo privato, controllate prima che sia un’esperto di infertilità e non un semplice ginecologo (sì, ci sono differenze, e purtroppo fondamentali)

    1. Elena Maffei

      Care aspiranti mamme, immagino che quello che sto per dire forse non vi basti, ma esistono donne senza figli che sono madri. Mi riferivo a questo quando parlavo di vocazione alla maternità. Io ne ho conosciute tante, la mia maestra di quinta elementare, ad esempio. Ma anche tante signore anziane in parrocchia che aiutano le mamme più giovani, tante consacrate…La Chiesa ha riconosciuto questa vocazione femminile in Maria, ne parla spesso il papa…un abbraccio forte alle madri senza figli e una preghiera perché possano rispondere serenamente alla loro chiamata.

  8. tiziana

    Beh diciamo che vivere una situazione di infertilità non è semplice. A volte il desiderio è così forte che faresti pazzie. È come quando uno ama qualcun’altro ma non è ricambiato…farebbe di tutto per averlo. Io sono una donna che non ha avuto figli e che ancora non riesco a darmene una spiegazione. Li’ il progetto di Dio su di me non riesco proprio a capirlo. Riempio le giornate con mille rumori ma quando la sera rimango sola con me stessa è molto dura e guardare mio marito negli occhi senza piangere non è facile. Certo ad ogni situazione c’è un limite, io non farei mai congelare nulla di me però non mi sento di criticare chi fa una scelta di questo tipo.

    1. Elena Maffei

      Grazie Tiziana per il dolore che condividi con noi. Sono una mamma e capisco benissimo. Prego sempre perché il dono di un figlio sia esteso a tutte voi. Posso solo pregare e amare, soprattutto per le donne e gli uomini che si impongono un limite negli “esperimenti procreativi” (mi scuso per la sintesi brutale), trasformandolo nella loro Croce. Per me, siete le mamme e i papà anche dei nostri figli: grazie alla vostra testimonianza saranno educati alla fede, meglio di come potremmo educarli noi con tante parole.

  9. quando sento dire che i figli sono un diritto rido per un’ora almeno. A chiacchiere. Basta andare su un qualsiasi sito di queste belle clinichette che propongono miracoli per capire che le percentuali di riuscita (si intende bimbo in braccio, non concepimento, vista l’altissima percentuale di aborti precoci in caso di fecondazione artificiale) sono bassissime. Però, appunto, questo non fa altro che aumentare il tempo che dovrete passare nelle cliniche.
    Ai tempi del referendum sulla legge 40 ho conosciuto più di una donna (tra le promotrici) che non poteva avere figli ma non si era mai e poi mai azzardata a fare cure. Perchè lunghe, distruttive, costose (se non altro per il tempo da dedicarci) e magari senza risultato. Insomma erano promotrici per principio ma mica sceme. Ecco appunto.
    Quindi chiamiamo le cose con il loro nome, non diritto delle coppie ad avere figli, ma diritto di qualche medico, clinica e casa farmaceutica a sfruttare il desiderio di quei pochi (secondo me) che vogliono e possono imbarcarsi nell’avventura della fecondazione artificiale.

  10. Vero

    Non esiste il diritto ad “avere” un figlio. Un figlio, occorre ricordarlo, è una persona a sé stante e non si può “avere” una persona. Quella si chiama schiavitù. È un caso se nella nostra Costituzione sono previsti il diritto alla libertà di pensiero, di parola etc ma non il diritto ad avere un figlio? No (i nostri padri costituenti erano presenti a se stessi). E poi, allora, perché non sancire il diritto per le zitelle ad avere un marito e per i figli unici ad avere dei fratelli?!? Ed infine: oggigiorno tutti si scandalizzano per i cibi OGM ma sembra a tutti normale la costruzione dei figli in provetta. Mah. Mi sembra quantomeno contraddittorio. Rispetto, anzi, sono vicina a coloro che desidererebbero dei figli, ma non posso non constatare che si tratta appunto di un desiderio, non do un diritto. Se tutti i desideri fossero diritti staremmo freschi.

  11. Non sarebbe anche il caso di ricordarsi, ogni tanto, della bellissima strada dell’adozione?
    (per quanto irta di ostacoli e il salita – ma in certi casi la “ricerca” del figlio biologico non lo è da meno…)

  12. Aleph

    Grazie a Costanza per questo post. Se Admin o altri utenti hanno dei link a studi seri che dimostrano gli effetti nocivi di queste tecniche sulla salute dei bambini, possono postarli per favore? Bisogna parlare di queste cose, io vivo circondata da quel tipo di “salutiste” che non mangerebbero mai una banana di agricoltura non biologica, ma non si fanno scrupoli a bombardare di ormoni il proprio corpo e manipolare la vita nascente… 🙁

    1. Giusi

      E poi a Pasqua fracassano i cabasisi (per dirla con Montalbano) con la storia che è crudele mangiare l’agnello!

  13. Mari

    Ho trovato la persona giusta per me a 36 anni e incontrando lui ho desiderato intensamente avere figli che potessero completare il nostro matrimonio .
    Dopo una gravidanza extra uterina e due aborti spontanei ho fatto una FIVET,senza successo e molte sofferenze ….
    non è stato facile fare una serie di iniezioni,controlli seriati dal ginecologo e poi il prelievo degli ovuli, poi l’impianto dell’unico utile fecondato ……ho sofferto tanto …ho sofferto anche perché mio marito non condivideva la possibilità di una adozione ….ma poi ho capito che il disegno di Dio per me non era avere un bambino ma rendermi madre de facto x i miei pazienti,i miei collaboratori,gli amici …il Signore mi ha dato serenità e lo Spirito Santo costantemente illumina i miei giorni …non posso che ringraziare e pregare per quanto quotidianamente mi regala …..

    1. @Mari, quella che si chiama a ragione una “ricca fecondità spirituale”. 😉

      Ma ciò che mi permetto di sottolineare è che è giusto desiderare le “buone cose” e cercarle, ma ancor più – soprattutto quando pare queste sfuggano – domandare: “Signore cosa vuoi da me?”
      “Dove sta la mia fecondità, la Tua Volontà?”.

    2. Elena Maffei

      Grazie mari. Le mamme in spirito si riconoscono subito. Io ho una collega così. ..con lei mi concedo perfino i capricci che la mia mamma non avrebbe sopportato. E le obbedisco, anche. Io lo so che vi manca il “bambino in braccio” e non mi sogno di sottovalutare il vostro dolore. Ma vi voglio bene come una figlia. Ad un certo punto anche i figli naturali crescono e resta questo rapporto, meno fisico, ma che, secondo me, è molto più importante.

  14. Mari

    Questa parità che abbiamo voluto a tutti i costi e’ stata la nostra rovina! Adesso lavoriamo esattamente come gli uomini ,ci comportiamo nello stesso modo ,parliamo nello stesso modo ,…..ma abbiamo perso la nostra vera essenza, la capacità di guardare oltre il mero guadagno e la futile carriera …..
    E una volta raggiunti i più alti livelli ? A quanti momenti belli abbiamo rinunciato ,a quanti affetti…….dobbiamo riflettere e soprattutto parlare con le giovani donne che sono accanto a noi ….grazie ancora una volta a Costanza che va controcorrente e ci permette di ragionare su questi argomenti

  15. Laura

    Io mi sottoporrò a questo tipo di trattamento il prossimo mese; ho 27 anni e purtroppo molte cose non sono andate come avrei voluto. Nonostante i miei buoni propositi sono single e non ho un lavoro, per cui mi tocca far fronte a una miriade di problemi quali: trovare un uomo, trovare un lavoro e mantenere il posto di lavoro, senza contare la fatidica domanda che viene posta durante i colloqui : ” ha intenzione di avere figli? ” e intanto l’ orologio biologico corre. Non sapete quanto invidi la mia bisnonna che alla mia età aveva già 4 bambine! Ma ormai la società si è evoluta, le donne sono al pari degli uomini.
    Che le cliniche si arricchiscano su questo non ci piove, ma per 2.000 euro io povera non divento.
    Non sono serena nel pensare di dover far fronte a tutti gli effetti collaterali sopra descritti per arrivare a un terzo del mio sogno di diventare mamma, ma il metodo alternativo propostomi dal ginecologo non mi sembra tanto più sano ( assumere la pillola contraccettiva senza mai interromperla ). Certo potrei mettermi tranquilla e aspettare ma, dato che già a 23 anni mi sono state pronosticate difficoltà di concepimento, preferisco percorrere questa strada così anche se non riuscirò a diventare mamma saprò di aver fatto tutto il possibile.

    1. pibitzeri

      @ laura
      ti assicuro che il motivo per cui seguire Cristo é così spaventoso ed entusiasmante é che non puoi mai sapere cosa aspettarti da Lui.. Anche io sono tanto giovane e anche il mio corpo ha grosse difficoltà specialmente nel portare avanti le gravidanze. Eppure mentre scrivo sento accanto a me il respiro della mia prima bambina, nata pochi mesi fa, che é un miracolo vivente. Non avere paura, grida al tuo Padre che ti ama e ti ascolta. Non avere paura

    2. Aleph

      Cara Laura, posso raccontarti cosa è capitato a me? A 27 anni ero sola e reduce da una relazione disastrosa. Pensavo che mai mi sarei sposata e avrei avuto dei figli. Però a un certo punto ho deciso che sarei andata avanti e basta, senza disperarmi e cercando invece di fare il bene, di vivere il mio desiderio di maternità in altro modo. Pochi mesi dopo questa “svolta interiore”… mi sono fidanzata! Un anno dopo eravamo sposati. A 29 anni ho avuto la nostra prima bimba… Se a 27 anni qualcuno mi avesse detto “tra due anni sarai sposa e mamma” avrei pensato vaneggiasse!!!
      Questa ovviamente è la mia esperienza. Ma te l’ho raccontata per dirti che a volte ci si fascia davvero la testa prima di rompersela. Non sappiamo che incontri la vita ci riserva. E, per parte mia, io credo che non sarei stata “pronta” all’incontro con il mio futuro marito, se prima non avessi trovato pace dentro di me. Chiusa nella mia negatività e disperazione, non avrei potuto avere occhi per vedere.

  16. Flaminio Alberici

    Tutto vero, ma come si fa a dirlo a chi parla un altro linguaggio, a chi ha un’altra storia, a chi non ha imparato a dare un nome alle cose, magari così bene come, ringraziando Dio, ci riesci tu? Il problema è trovare il modo di parlare a chi ha bisogno di aiuto perché non ha e idee così chiare. Il problema è ermeneutico. Una persona ha magari bisogno di aiuto, ma se non lo sa, non ascolta chi glielo propone con un linguaggio che non capisce. Questa è la sfida.

    1. @Flaminio è molto vero quello che dici…

      Poi ci sono anche le persone (magari a noi molto care…), che hanno un gran bisogno d’aiuto e LO SANNO… magari hanno già l’acqua alla gola, ma sembra che quel che proponi loro (fidarsi, abbandonarsi a Dio, iniziare un cammino, credere ad una Parola) non serva… 🙁

      Forse siamo noi (io) poco credibili, forse sul Cristianesimo ci sono troppi preconcetti, forse non hanno ancora veramente “toccato il fondo” (ma a volte il fondo è l’autodistruzione!).

      Altre volte penso all’episodio della Scrittura tra Nàaman, re prode ma lebbroso e il profeta Eliseo:
      “Eliseo gli mandò un messaggero per dirgli: «Va’, bagnati sette volte nel Giordano: la tua carne tornerà sana e tu sarai guarito». Nàaman si sdegnò e se ne andò protestando: «Ecco, io pensavo: Certo, verrà fuori, si fermerà, invocherà il nome del Signore suo Dio, toccando con la mano la parte malata e sparirà la lebbra. Forse l’Abana e il Parpar, fiumi di Damasco, non sono migliori di tutte le acque di Israele? Non potrei bagnarmi in quelli per essere guarito?». Si voltò e se ne partì adirato.”

      Più facile a volte credere a strani riti scaramantici o stregoneschi (quanti ce ne sono) che ti impongano le cose più strampalate e assurde, che alla semplicità di un Dio che non ti chiede nulla… se non credere, avere Fede.

  17. ….ma come si fa a sentirsi di avere l’autorità di dire agli altri (ermeneuticamente!) cosa dovrebbero o non dovrebbero fare? Non è mica facile sentirsi di prescrivere o di non prescrivere. Il meglio che possiamo fare per gli altri è starci insieme quando hanno bisogno che qualcuno ci stia insieme. Che loro capiscano che anche noi sappiamo, o abbiamo saputo,, o potremmo sapere, cosa vuole dire patire quello che loro patiscono, e che anche noi ci siamo trovati in momenti difficili. Che siamo come loro e insieme a loro. Forti e fragili nello stesso tempo. Ma non ci arrendiamo. Qualsiasi cosa questo possa significare (ermeneuticamnte o nemmeno).

    1. …ma come si fa a travisare sempre come fai, Alvise?

      Ho parlato di “avere autorità” (ermeneuticamente o non ermeneuticamente)? Non ho forse accennato a “persone a noi care”? Non sto quindi forse parlando di essere loro vicini, di “con-patire” e che proprio perché si “con-patisce” e si sono spesso passati momenti difficili a loro simili che non possiamo NON parlare loro della strada che ha dato a noi salvezza…
      Perché tu non lo faresti? Non dire no per fare il “superiore” che non ci credo! Che se vedi un amico che sta per cadere in un burrone ti butti… o quando meno gli gridi: “Attento! Non di là, di qua…!”

      Ma no, tu per rispetto e perché non sembri tu voglia imporre a lui qualcosa, lasci che cada… ma abbi pazienza!

      E quindi “non ci arrendiamo” (qualsiasi cosa questo possa significare ermeneuticamnte o nemmeno).
      Tu con i tuoi mezzi, io con quelli che conosco e che Dio mi ha dato…
      E che ha dato anche a te, se ti fermi a con-patire e ti fai prossimo, ma se oltre a compatire, posso fare qualcosa perché quel patire possa trovare fine o almeno senso e ragione, non dovrei??

      1. .Bariom:

        …non prendere le cose troppo sul personale.

        …sì, hai ragione, ognuno ha il suo modo per compatire, Non tutti, a ogni modo, sono capaci di mostrare strade da seguire. Quanto al burrone…quale burrone? Dove te vedi un burrone un altro può vedere che non è un burrone e così di seguito.
        Te devi fare come credi, è giusto. Io, non avendo le tue certezze, bisogna che mi arrangi, anche con gli altri, come sento e come posso. Quanto al fatto che Iddio ci perseguita tutti, con la sua assidua presenza, come potrebbe fare
        uno a scancellarsi dalla lista delle creature.? Io non mi sento di essere la creatura di nessuno e non credo al bene di un padre ubicumque nella mia vita!

        p.s. Lasciate perdere l’ermeneutica!

        1. Alvise:

          La prendo sul personale perché è a situazioni personali che sto pensando, non la prendo sul personale nel senso che non me la sono “presa” 😉

          Quanto ai “burroni”, non sto pensando alla libera scelta di mettere questo o quel cappello in testa… tu non sei uno sciocco e sai benissimo che vi sono strade che portano letteralmente a cedere in un aratro in cui difficilmente si esce (se qualcuno non ti riprende – e non sto parlando solo e unicamente di Dio…)

          Hai ragione, è ben difficile “scancellarsi” dalla lista delle Sue Creature… come recita Isaia:

          “Si dimentica forse una donna del suo bambino,
          così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?
          Anche se queste donne si dimenticassero,
          io invece non ti dimenticherò mai.
          Ecco, ti ho disegnato sulle palme delle mie mani…”

          e lasciamo perdere l’ermeneutica…
          😉

  18. Guarda un po’ il “baratro” è diventato un “aratro” senza la B… che se veramente lo potesse divenire, non sarebbe in verità un gran male.

  19. Flaminio Alberici

    Un interessante dibattito, basato su un problema, devo dirlo, abbiate pazienza, e non per vano puntiglio, squisitamente ermeneutico: una insuperabile incomprensione. Proprio di questo parlavo, e, nei post sopra si è inverato, in una disarmante evidenza. Uno parla e l’altro non capisce o, come dice Barion, correttamente, travisa. Comunque, sono d’accordo, lasciamo perdere l’ermeneutica: si tratta di una pratica filosofica debole in un mondo intrinsecamente conflittuale. Se così non fosse, forse, non saremmo liberi.

    1. fortebraccio

      Certe cose si “insegnano” solo con l’esempio, temo.
      È spronando, raccontando la propria storia e rispondendo alle domande….

      Però credo che la cosa più difficile resti trovare la persona giusta – che non è detto che a 24 anni ci s’abbia la testa per riconoscerla, ecco.
      Poi si deve fare un’altra cosa: essere di quelli che mettono in circolo l’idea che fare 1-2-3 eccetera figli presto dovrebbe essere normale (perché è nella nostra natura) e non una cattiveria verso gli altri colleghil. Cominciando dai datori di lavoro che non si dovrebbero permettere mai di fare domande simili!

  20. Flaminio Alberici:

    …ognun per sé e Dio per tutti! (questo vocabolo “dio” che ormai si è piantato, bene o male, nel cervello degli omini)
    (a ogni modo presente dai tempi delle paure presitoriche) (ora, forse. sbiadito) (bene o maleche sia) ( o soppiantato da altre mitologìe) (cosiddette).

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