Pari e dispari

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Maria Gabriella Filippi (Zenit.org) 

“Il mondo ha le sue catechesi, che sono più potenti di quelle della Chiesa” e passano attraverso tanti canali che ci raccontano di un amore romantico, di una simbiosi di coppie perfette… “Ma è possibile amare per sempre un principe in pantofole e una principessa struccata?”, ha dichiarato Costanza Miriano durante l’incontro di martedì sera su “La speranza della famiglia. Il Sinodo e dopo”, tenutosi all’Università Europea di Roma. A margine dell’incontro, la giornalista e scrittrice ha risposto ad alcune domande di ZENIT in merito all’esito dell’assemblea sinodale – da lei seguita come giornalista per Rai Vaticano – e, in generale, alle problematiche odierne della famiglia.

Come ha vissuto queste settimane di Sinodo da giornalista e da madre di famiglia?

Non dovendo rendere conto del Sinodo quotidianamente, sono contenta di essere rimasta fuori dai meccanismi giornalistici, che purtroppo hanno bisogno di notizie, di esasperare le divisioni, di vedere trame e collegamenti, anche dove non ci sono. Io, in realtà, più ancora che da madre, ho vissuto il Sinodo da fedele, fiduciosa della sapienza dei pastori nella Chiesa. Nonostante alcune perplessità per le cose che ho sentito, faccio sempre lo sforzo di ricordare che comunque loro sono i pastori e sono parte del gregge. Se dovessi fare la vaticanista sarebbe difficile mantenere questo atteggiamento: io, invece, a Rai Vaticano, mi occupo degli speciali, delle cose non legate all’attualità, quindi ho potuto mantenere questo sguardo da fedele. Sono certa che la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo e che non si perderà.

Ci sono tematiche che, secondo lei, avrebbero potuto essere sviscerate più a fondo?

Da madre, se dovessi fare una piccola notazione, ho rilevato come si sia parlato poco dei bambini, non solo dal punto di vista dei divorziati e risposati, ma anche in generale; anche nel discorso sulle coppie omosessuali, credo che bisogna capovolgere la questione dal punto di vista dei più deboli, come farebbe Gesù. Anche rispetto al tema dell’aborto, a volte noi, nella Chiesa, ci dimentichiamo di partire dai più deboli, dai bambini prima della nascita, non solo quelli malati e disabili, ma tutti i bambini. Da madre, mi aspetto che quest’anno il tema dell’infanzia sia portato di più alla luce, senza retorica, senza ‘poveri bimbi’, ma con la consapevolezza che loro sono il futuro della Chiesa e del mondo: se fossi un capo di Stato investirei prima di tutto nella scuola, nella formazione.

Per quanto riguarda invece la famiglia, penso che oggi un’assemblea straordinaria sulla famiglia debba partire non tanto dai casi limite come quelli dei pochissimi divorziati risposati, che hanno un cammino di fede molto profondo e molti di loro (ma non tutti) soffrono per l’assenza della comunione. Mi sembra che il tema grosso della famiglia oggi sia invece il significato vero dell’amore, opposto a quello che dà il mondo di utilità: l’amore cristiano è un amore fondato sul rapporto con Cristo, che ha pochissimo di emotivo e non sempre è gratificante. Quindi mi sembra che un discorso utile alle famiglie che rimangono fedeli alla loro fatica quotidiana sia dire: “guarda che questa fatica non è segno che è tutto sbagliato, ma è proprio la pasta, la materia di cui è fatta la vita quotidiana, dell’amore e della famiglia”; “siamo con te in questa fatica, ti aiutiamo a portare un peso per un pezzo di strada”. Penso che i cristiani e i pastori debbano farsi fratelli di chi fa questa fatica dicendo che è una fatica buona e non un errore, una fatica che salva e non un contrattempo. La fatica la fanno tutti, la famiglia del Mulino Bianco, dove le cose funzionano da sole, non esiste.

Il messaggio dei media sulle spaccature e i contrasti tra i Padri Sinodali corrisponde alla realtà dei fatti?

Io penso che i Padri Sinodali siano anche uomini, quindi sicuramente, a volte, vi sarà stata tra di loro la tentazione di alimentare rivalità. Tuttavia penso che, come hanno detto in molti e come già è avvenuto per il Concilio Vaticano II, c’è stato quello che è successo veramente e quello che è stato raccontato, cioè il concilio mediatico, il Concilio di carta: i giornalisti fanno il loro lavoro, però noi dobbiamo essere fiduciosi, aspettare e sapere che l’ultima parola verrà dal Papa che è il nostro pastore. Ho fatto un po’ di digiuno mediatico, non ho letto tanto, non ho ‘sficcanasato’ nei siti in questi giorni… Mi dà fastidio quando si parla di progressisti, di quelli che fanno proposte in avanti, di cordate, di gesuiti da una parte e altri dall’altra. Insomma, non mi piace e penso che non faccia bene alla Chiesa.

Si parla molto dell’olio della misericordia sulle ferite dei malati, della Chiesa come “ospedale da campo”: qual è la sua esperienza di misericordia in famiglia?

Penso che l’amore assomigli moltissimo alla misericordia, al perdonarsi reciprocamente le proprie imperfezioni: intanto uno è maschio e l’altra è femmina, e c’è una profonda differenza e non sovrapponibilità tra maschi e femmine, che la cultura del gender vuole eliminare, ma che invece è una differenza fortissima. Capire, per esempio, che la donna ha bisogno di ascolto mentre l’uomo viene gravato dal suo eccesso di comunicazione (l’uomo ci deve perdonare per non essere capaci di tacere!). Amare una persona e una creatura significa perdonarla mille volte per essere così limitata, così fallace… L’amore rimanda a Cenerentola, alla zucca e al bacio finale: credo, invece, che l’amore tra marito e moglie assomigli alla misericordia, a guardare con un sorriso alle miserie dell’altro, e anche alle nostre ovviamente, che sono diverse ma dello stesso peso.

Allontanandoci dal tema del Sinodo, sappiamo che a Roma, nei giorni scorsi, vi è stata la trascrizione nei registri comunali di unioni omosessuali…

Lo ritengo uno strappo contro la legge ma penso anche che sia necessario ripartire dai diritti dei bambini, perché tutti si riempiono la bocca con la parola ‘diritti civili’ ma credo che gli omosessuali siano già titolari di tutti questi diritti che nessun diritto, giustamente, sia loro negato. Quello che deve essere negato è la possibilità di adottare bambini o addirittura di comprarli con uteri in affitto: questo non è assolutamente un diritto civile perché va contro il diritto dei bambini ad avere un padre maschio e una madre femmina. Qui c’è da dare battaglia fino al costo della vita stessa, ma non sarà necessario, spero che vinca il buon senso.

Sentendo parlare di quote rosa, di incentivi alle donne (ora le aziende sono disposte a pagare loro le spese per congelare gli ovuli per fare carriera), lei dice che occorre invece essere per le “dispari opportunità”…

Penso che il mondo del lavoro abbia delle regole di funzionamento a parte, totalmente maschili, e che noi donne, nonostante tanto femminismo, abbiamo lottato per entrare in questo mondo del lavoro, dove soffriamo tantissimo perché, se vogliamo riuscire nel lavoro dobbiamo ‘amputare’ la nostra vita personale o, in alternativa, far soffrire le persone che ci sono affidate; se invece vogliamo investire sulle persone care, dobbiamo rinunciare al lavoro (al quale personalmente io rinuncerei pure, ma non sempre è possibile farlo, anzi, quasi mai). Dovremmo combattere perché il mondo del lavoro sia a misura di madre e di donna (comunque anche le non madri sono sempre madri di qualcuno di cui si fanno carico, perché è scritto così nel cuore della donna). Come sempre, le battaglie femministe partono da un’esigenza giusta ma poi adottano le logiche maschili e sbagliano obiettivo, quindi mi piacerebbe ricercare le “dispari opportunità” e adottare discriminazioni che siano a nostro favore.

fonte: Zenit

19 pensieri su “Pari e dispari

  1. “La fatica la fanno tutti, la famiglia del Mulino Bianco, dove le cose funzionano da sole, non esiste.”

    A parte il riferimento ai Mulini Bianchi eccetra, credi che ci sia qualcheduno che creda che in famiglia le cose
    funzionino “da sole”.? O non invece che la più parte è consapevole che si sia noi a doverle far funzionare il meglio che sia possibile, senza aiuti dal cielo ( o dalla chiesa)?

    1. ti contraddico..ci sono molte persone che credono nella famiglia del mulino bianco..ma soprattutto credono che l’amore sia la soluzione a tutti i problemi e così il matrimonio vien preso da molti alla leggera( a parte che molti si sposano anche senza amore giusto per non restar soli o per l’apparenza)..e poi ai primi problemi, conflitti o semplicemente appena il sogno romantico si scontra con la realtà del quotidiano e della vita in “carne e ossa” ..ecco che si molla tutto e si ricomincia a cercare altrove..un nuovo principe e principessa..
      La società ci mostra e legittima questo modello di ricerca della perfezione e di facile e pratica sostituzione in caso di “guasti tecnici” del modello robot moglie-marito…
      Sarebbe perciò importante trasmettere un modello alternativo(è questo ciò che la Chiesa si sforza di fare) nel quale il centro sia l’Amore con l’A maiuscola..l’amore verso Dio e per chi non crede potrebbe essere almeno la centralità di un valore assoluto di spiritualità …mettendo da parte il proprio io e accettando le proprie imperfezioni, mediocrità e meschinità si può scoprire la VERA BELLEZZA ..che è in ognuno di noi ..(ovviamente mi riferisco a situazioni di coppia di normalità e non certo a forme paracriminali o criminali vere e proprie come violenze ect)

      1. @aracne
        Correggo una piccola parolina (solo per pignoleria, eh?) che rafforza anche di più il tuo intervento: ci sono persone che credono che l’INNAMORAMENTO sia la soluzione a tutti i problemi.
        La parola “amore” ormai è talmente abusata che bisogna sempre specificare…

      2. .aracne78

        …non mi contraddici per nulla: persone ce n’è di tutte le categorie possibili immaginabili, non tutte sono per forza imbecilli, non tutte le non imbecilli sono per forza cattoliche. Non capisco cosa tu voglia intendere con la espressione “VERA BELLEZZA”. Sembra la pubblicità di qualche crema cosmetica!

        sembra la pubblicità di qualche cosmetico!

  2. fortebraccio

    Buongiorno a tutti!
    Vorrei soffermarmi sull’ultima parte, quella dei “dispari diritti”.
    Partiamo da due punti fermi: il mondo del lavoro ha regole maschili; non esistono rivoluzioni vincenti, solo evoluzioni, maturazioni.
    Le regole del lavoro le stabiliscono le aziende (all’interno di un quadro normativo delineato dalle leggi). Le leggi le emana il parlamento; le aziende sono dirette da una struttura che ha al suo vertice il consiglio d’amministrazione.
    Ora, volendo cambiare le regole del mondo del lavoro, ditemi, dove bisogna stare? In catena di montaggio, al livello di impiegato/quadro, o altrove? Prima bisogna stare dove le regole si scrivono; quindi dove si decide di applicarle; terzo, dove si organizzano le decisioni prese altrove.
    L’unico modello che ha funzionato -per ora- è questo, ma non si capisce per quale motivo qui non piaccia.
    O per lo meno, avete modelli alternativi da proporre? Bene, ma al momento la catena decisionale è quella che ho indicato prima: allora, che vogliamo fare?
    Cominciamo dagli asili e dalle scuole: devono aprire almeno alle 7.30. Nooo, e i figli degli insegnanti?
    Permettiamo ai negozi di restare chiusi qualche ora in più durante il giorno ed aperti un po’ di più il tardo pomeriggio (fino a lambire l’ora di cena). Nooo, ed i dipendenti dei commercianti, come fanno?
    Informatizziamo una parte della PA così alcune pratiche le automatizziamo. Nooo, e poi tutti quegli sportellisti?

    Nonostante tanto femminismo, molte donne aspettano (ancora) che gli uomini propongano una soluzione buona.
    Ah ah, prego, aspettate pure!

    1. sinceramente da come sta andando il mondo del lavoro e dell’economia non mi pare proprio che le cose stiano funzionando bene..la crisi economica mondiale è il prodotto proprio di un pensiero e di una logica che non mette al centro la persona e i suoi bisogni profondi…quando cambierà questo pensiero ecco che muteranno anche leggi e regole …ma bisogna partire dalla consapevolezza che il sistema non funziona e va mutato e questo deve partire dalle donne che non devono più adattarsi passivamente sul modello di così fan tutte, ma cambiare la società stessa con uno sguardo materno e femminile..veramente femminile…

  3. saras

    c’è la possibilità di avere un resoconto dettagliato, un video o una cronaca degli incontro che si stanno tenendo in questi giorni, come questo di martedì a Roma? grazie!

  4. Giuseppe

    Gentilissima Costanza, ho provato a contattarti attraverso facebook. Mi piacerebbe tanto che tutto questo venissi a presentarlo a me e ai miei colleghi insegnanti di religione di Palermo durante un’incontro di formazione.

    1. admin

      Mi dispiace Giuseppe, Costanza ha già preso impegni superiori alle proprie forze e per il momento non può prenderne altri.
      Saluti
      Admin

      1. Velenia

        Giuseppe io ci provo da 4 anni a chiederle di venire a Palermo, potremmo fare una raccolta firme, io proporrei Aprile 2015, admin la settimana santa in Sicilia è affascinante.

        1. Grazie Admin per la solerte risposta. Il mio è un invito valido non solo nell’immediato ma anche per il lungo termine.
          X Velenia: Anche tu sei insegnante? Ti offro piena disponibilità per qualsiasi iniziativa finalizzata a far conoscere il modo di pensare la famiglia e la donna nella società da parte di Costanza. Sperando che un giorno trovi un po’ di tempo per noi palermitani. Puoi contattarmi attraverso facebook o all’indirizzo peppediana86@alice.it.

  5. Pingback: Pari e dispari – di Costanza Miriano | Infodirilievo

  6. Ancora una volta, a costo di essere banale… Grazie Costanza, per quello che dici e per come lo dici. E poi perdonatemi, lo so che questo blog non è la posta del cuore, ma volevo fare gli auguri a mio figlio Francesco che è nato esattamente un anno fa a quest’ora… il 23/10 alle 23 e 10.. grazie Gesù per il dono di Francesco…

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