Giustizia universale, misericordia personale

sinodo-panoramica

di Costanza Miriano

Lo so, mi ero ripromessa di non parlare del Sinodo. Prima di tutto perché una figlia della Chiesa – a cui pure l’autonomia di giudizio non è negata, anzi è incoraggiata – cerca di mettersi sempre in una disposizione di obbedienza, ma molto di più perché non sappiamo realmente di cosa parliamo, finché non ci sarà un documento definitivo (e non mi riferisco tanto a quello che verrà votato il 19 ottobre, perché anche quello sarà preparatorio del sinodo che si chiuderà tra un anno, seppure qualcosa di significativo ce lo dirà).

Ma si dà il caso che oltre a essere figlia della Chiesa sono anche una giornalista, e purtroppo i giornali li leggo, e ascolto anche i briefing nella Sala Stampa della Santa Sede. Vabbè, i giornali si sa, grondano mala fede da tutti i pori (ieri, come notava Mario Adinolfi, su Repubblica il titolo in prima dell’intervista a Scola era “La Chiesa lenta sugli omosessuali”, mentre il testo recitava: “Non è giusto suscitare, direttamente o indirettamente, confusione su una cosa decisiva come la famiglia. Ritengo che la parola famiglia insieme alla parola matrimonio vada riservata all’unione stabile aperta alla vita tra l’uomo e la donna”. Cioè esattamente il contrario del titolo. Una mala fede così sfacciata e maldestra da risultare quasi controproducente (forse di domenica c’era lo stagista a fare i titoli), certo offensiva dell’intelligenza del lettore.

Quanto alla Sala Stampa, si è scelto di non raccontare gli interventi, e di non riferirne gli autori, quindi non è facile per chi deve mediare con i giornalisti raccontare il Sinodo senza svelare niente di decisivo, e alla fine succede che i miei colleghi riportino pressoché indisturbati – cioè senza temere smentite né confutazioni – quello che vogliono loro.

Insomma difficilissimo capire quello che realmente si stia dicendo là dentro. Certo non si può negare che sulla questione dei divorziati risposati gli animi si stiano accendendo. Si continua a dire, in sintesi, che la dottrina non cambierà, ma che bisognerà adottare l’ermeneutica della misericordia voluta dal Papa. E da lì giù a discutere e a fare ipotesi (ma se una è lasciata, ma se lui non ha colpa, me se lei tira su i figli di un altro, ma se ma se ma se).

A me sembra, forse la sto facendo troppo semplice, che la vera quadratura del cerchio sia semplicemente ricordare che la giustizia deve necessariamente essere universale, la misericordia non può che essere personale, individuale, singolare. La giustizia personale non funziona, a tutti noi istintivamente suscita una ribellione immediata.

Ma allo stesso modo una misericordia universale, incondizionata, una specie di tana libera tutti, anche quella non funziona. Perché perdonare tutto e tutti in modo universale, senza guardare veramente alla singola vita, alla storia, al cuore, alla coscienza, è prima di tutto una mancanza di amore verso il peccatore, paradossalmente.
Una mamma, per esempio, lo sa bene: il figlio vuole essere guardato anche quando si ribella. Anzi a volte lo fa proprio per quello, è una richiesta di uno sguardo. Oppure è semplicemente uno sbagliare per seguire se stesso, ma anche in quel caso ha un bisogno profondo di qualcuno che gli dica che ha sbagliato. Quella è la vera misericordia verso di lui. “Io voglio peccare senza il consenso dei vescovi” ha scritto Giuliano Ferrara in una di quelle sue felicissime sintesi che per me da sole lo collocano nel mio personale empireo dei geni viventi (nel quale sta anche Totti, peraltro).

Chi sbaglia non può che partire dal riconoscimento del proprio errore per cominciare a perdonarsi (perché i giudici più severi di noi stessi siamo noi). Gli altri, quelli che stanno lì al proprio posto magari a fatica, magari tra i dubbi, sono certamente custoditi nella loro fedeltà dalla certezza del fatto che se dovessero cadere la misericordia non sarebbe garantita, facile, generalizzata e incondizionata, ma qualcosa in cui si può sperare solo dopo un incontro personale e singolare con una Persona, una Persona che vale la pena di andare a cercare, per chiedergliela, questa misericordia.

233 pensieri su “Giustizia universale, misericordia personale

  1. Elena Maffei

    Penso che la Chiesa, cioè noi tutti, debba continuare ad assumersi il pesi del peccato insito nell’agire umano, anche in questo caso ci siamo dentro tutti.
    I sacerdoti dovranno continuare ad avere cuore e cervello sostenuti dallo Spirito per accogliere con misericordia. E noi continuiamo a pregare.

  2. Salvatore Scargiali

    La voglia di chiarezza di Costanza mi fa venire in mente : « Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi » (Matteo 20,1-16) e anche il canone 1643, del diritto canonico:
    “Le cause sullo stato delle persone non passano mai in giudicato.” Che vuol dire? Che non esiste un accertamento assoluto. Lo stesso diritto canonico riconosce che neppure i tribunali ecclesiastici possono presumere di raggiungere la certezza sull’effettività delle scelte di vita delle persone. Vi si approssimano, ma non la raggiungono. E perché? Perché – anche canonisticamente – tale certezza è solo di Dio.

  3. Antonella

    La sintesi migliore la fece il Papa BXVI che disse ” solo la Verità può essere veramente pastorale.”
    Altre alchimie mi sembrano veramente pericolose per la salvezza delle anime , specialmente di chi mercanteggia la Misericordia di Dio con il plauso del mondo.

        1. Nigoula:

          …ma ci riflettete su quello che leggete e su quello che scrivete?

          E quale è la verità? Quella che uscirà dal Sinodo sarà necessariamente la vera verità? Allora quella sarà pastorale!
          Sennò cosa?

          p.s. 3 non mi dire più “piantala una buona volta” , io sono qui dentro come ci sei te, non è colpa mia se mi capita di dovere vedere ragionamenti circolari (la verità è pastorale e la pastoralità è la verità) (o altrimenti quello che dirà il Papa sarà la verità e perciò pastorale in quanto digià di per sé pastorale etc.)

          1. Ribadisco, piantala… Piantala di dire cose inutili alla discussione, a prescindere da quello che uno possa pensare. Piantala di non leggere (nel senso di comprendere, non in senso strettamente tecnico) quello che gli altri scrivono. Piantala di tentare di far passare l’ostinazione nel controbattere (da bastian contrario patologico) per argomentare. Piantala… non vedi che vieni sempre più ignorato? La frase che contesti un senso ce l’ha, e non devi essere d’accordo per riconoscerlo. Vuoi argomentare? Tira fuori le palle e fallo. Non ti interessa? Allora per favore, piantala… Passo e chiudo.

            1. Salvatore Scargiali

              Non possiamo a priori e in modo assoluto accostare la Dottrina con la parola Verità. Lo ha fatto la Chiesa Cattolica e lo fanno le altre chiese con le loro dottrine. Ma, prendendo atto che le dottrine sono diverse, ad esempio sull’Eucaristia, sul matrimonio etc… definirle Verità rivelate è un assunto di ogni chiesa, ma, né la logica, né il linguaggio, ma solo l’opinione, può accettarlo. Quindi la frase “solo la verità può essere pastorale” è una frase che significa poco se riferita alla dottrina, se riferita a Dio ha una valenza, ma chi è in grado di conoscere del tutto il giudizio di Dio? Allora l’unica pastorale umana è la Carità perché, riprendendo san Paolo, dove non c’è la Carità ogni altra virtù perde significato.

      1. Giusi

        Vuol dire più o meno Alvise che la Pastorale dovrebbe armonizzarsi con la Dottrina. Difficile che Benedetto dicesse cose senza senso….

        1. Salvatore Scargiali

          Non possiamo a priori e in modo assoluto accostare la Dottrina con la parola Verità. Lo ha fatto la Chiesa Cattolica e lo fanno le altre chiese con le loro dottrine. Ma, prendendo atto che le dottrine sono diverse, ad esempio sull’Eucaristia, sul matrimonio etc… definirle Verità rivelate è un assunto di ogni chiesa, ma, né la logica, né il linguaggio, ma solo l’opinione, può accettarlo. Quindi la frase “solo la verità può essere pastorale” è una frase che significa poco se riferita alla dottrina, se riferita a Dio ha una valenza, ma chi è in grado di conoscere del tutto il giudizio di Dio? Allora l’unica pastorale umana è la Carità perché, riprendendo san Paolo, dove non c’è la Carità ogni altra virtù perde significato.

        2. Nigoula:

          ;Ma sono sempre i soliti doscorsi da secoli, sempre uguali, sempre per non arrivare mai a nulla
          di nuovo (ovviamente) (anche perchè che ci sia qualcosa di nuovo non è mica necessario)
          Che bisogno di smanie c’è, Il Vangelo è già scritto, la Chiesa è la Chiesa, la storia della Chiesa è la storia della Chiesa. Io da che sono al mondo nella Chiesa ho solo potuto vedere, di “rivoluzionario”, amche se non è necessario che vi sia nulla di rivoluzionario, il cambiamento dal latino all’italiano, dalle musiche antiche alle
          schifezze moderne, alle quali del resto vi siete presto abituati tutti voi cattolici.Quali palle dovrei mostrare che sono un povero vecchio raggrinzito? Allora perché sono vecchio raggrinzito dovrei stare zitto e approvare tutto quello che scrivete?

          Ribadisco: falla finita! E voi tutti fatela finita di fare finta che vi possa mai essere nella Chiesa qualcosa di “nuovo” quando lo sapete benissimo che non sarà mai così!

          1. Giusi

            Alvise son d’accordo con te. Io peraltro alle schifezze moderne non mi sono nemmeno abituata…..Temo però che adesso corriamo veramente il rischio di vedere qualcosa di nuovo nel senso di eretico. Che Dio non voglia!

                1. Giusi

                  Che ti devo dire Lord Bariom? Spero che sia tutta colpa della mia monotonia ma lo spero veramente!

                  1. Speriamo Lady Giusi… speriamo 😉

                    (anche se non conosco esattamente il corrispettivo al femminile di Lord… Viviana do you know?)

                    1. LADY. Dall’anglosassone “hlæfdige” (hlaf= pane + dige= colei che impasta; tanto per gradire LORD invece deriva da “hlaford” o “hlafweard”((hlaf= pane + weard= custode).
                      Lady non è solo il titolo di cortesia dovuto alla moglie del Lord (o del Baronet o dello Knight) o alla figlia dei Pari più alti in grado (da Earl in su). Ci sono anche delle Ladies a titolo proprio (Peeresses in their own right) cioè che “nascono titolari del titolo” o vengono titolate in proprio (laThatcher).
                      My goodness, si è fatto tardi: devo lasciare il Debrett e correre a preparare l’afternoon tea 😉

                    2. Quindi Lei (la Lady) impasta e Lui (il Lord) custodisce…

                      Interessante…

                      Sposati e sii sottomessa – Sposala e muori per Lei 😉

          2. 61angeloextralarge

            “falla finita… fatela finita…”: ma non sei tu quello che se l’è presa con qualcuno perché ti ha lasciato scritto: “Piantala”?
            Stai perdendo la memoria?

  4. 61angeloextralarge

    Grazie, carissima Costanza! Soprattutto per la chiarezza e lucidità di questo post. Smack! 😀

  5. Personalmente credo che se lascio la Giustizia Universale “a chi di competenza” e mi preoccupo della misericordia (esercitata personalmente appunto), mi sbaglio di poco… 😉

    Ne ho poi tutto l’interesse visto che ci usa misericordia, misericordia ottiene.

    ( Ciò non implica ovviamente il giudizio che è necessario avere sulla “materia” sottoposta a giudizio e sempre ancora, in primis, rivolgendo questo discernimento verso se stessi – laddove generalmente si largheggia parecchio in quanto a misericordia 😉 )

    1. vale

      e magari anche un tantinello pilotato( e non pare dallo Spirito Santo) almeno stando alla”Stampa”:

      La Relazione finale, invece, di norma è stilata dal Relatore, il cardinale ungherese Erdo, il segretario generale del Sinodo, Baldisseri, e il segretario aggiunto, il teologo Bruno Forte.

      Ma il Papa ha deciso, con un gesto senza precedenti, di aggiungere sei nomi per aiutare a stendere questo documento: il card. Gianfranco Ravasi, il card. Donald W. Wuerl, l’arcivescovo Victor Manuel Fernandez, e padre Nicòlas Pachòn Superiore generale dei gesuiti insieme ad altri due vescovi.

      Come osserva acutamente John Thavis, per molti anni capo dell’ufficio del Catholic News Service a Roma, “col rischio di ipersemplificare tutto” si può dire che tutti e sei sono sulla stessa onda di lunghezza di Kasper.

      In questo modo papa Francesco ha compiuto un forte gesto di intervento sul Sinodo.

      E forse sarà confermata in questo modo la profezia che ci ha fatto un Uffiziale del Sinodo: “Tutto è già scritto, si sa già come andrà”.

      http://www.lastampa.it/2014/10/13/blogs/san-pietro-e-dintorni/sinodo-quanto-libero-zdibS9pLuDOU7X9Kui4RWJ/pagina.html

      1. E forse… e forse… e forse…

        E forse ciò che si ipotizza “già scritto”, non sarà affatto ciò che si ipotizzava venisse scritto…
        Quante chiacchiere INUTILI! 😐

        1. 61angeloextralarge

          Mario: concordo in pieno, anche perché Costanza nel post dice: “si è scelto di non raccontare gli interventi, e di non riferirne gli autori, quindi non è facile per chi deve mediare con i giornalisti raccontare il Sinodo senza svelare niente di decisivo, e alla fine succede che i miei colleghi riportino pressoché indisturbati – cioè senza temere smentite né confutazioni – quello che vogliono loro.”

  6. Riccardo

    Ho letto l’articolo, sono d’accordo. A tratti. Credo che il cristianesimo sia innanzitutto un’esperienza comunitaria ma il rapporto con Dio è essenzialmente individuale. Ognuno è unico e inimitabile. Come tale ha sofferenze e problematiche uniche e inimitabili. Ciò che come viene definito sopra può essere usato come “tana libera tutti” per me è la sincera e spontanea contrizione. Nulla più. Dal Miserere, Salmo 50, se sincero, riafferriamo la mano di Cristo e tutto comincia a trasformarsi tramite l’amore. Permettiamo a Lui di lavorare su di noi e i Valori tanto discussi non andranno né imparati né ingoiati ma nasceranno in noi spontanei e armonici . Proprio come una melodia e soprattutto con lo stesso batticuore di un primo amore adolescenziale.

  7. Alessandro

    1) La soluzione-Kasper (ammissione alla comunione eucaristica per i divorziati risposati malgrado non rinuncino a vivere more uxorio con chi loro coniuge non è davanti a Dio) non potrà essere in alcun modo accolta dalla Chiesa perché (volente o nolente, al di là delle dichiarazioni d’intenti) contraddice all’indissolubilità del santo matrimonio e mistifica l’indole stessa della Santa Eucarestia, che non è un sacramento di guarigione (non cancella il peccato grave di chi in stato di peccato grave vi si accostasse) ma “funziona” come ricorda proprio oggi suor Maria Gloria Riva su La Nuova Bussola: “Se sei in grazia di Dio, sei conservato nel bene; se non sei in grazia di Dio si accelera il processo di corruzione”.

    2) pare probabile invece che si promuova uno “snellimento” dei processi giudiziali sulla nullità matrimoniale, forse associando a questo snellimento un incentivo a sostituire in determinati casi il processo giudiziale con una procedura meramente amministrativa.
    Non è chi non veda come anche questa seconda soluzione celi insidie nefaste nefastissime. Per dirla con il cardinal Ruini: “È molto importante però che qualsiasi cambiamento di procedura non diventi un pretesto per concedere in maniera surrettizia quelli che in realtà sarebbero divorzi: un’ipocrisia di questo genere sarebbe un gravissimo danno per tutta la Chiesa.”

    http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350894

    Per dirla con chi, essendo eccellente canonista e prefetto della Segnatura Apostolica, ha le mani in pasta e se ne intende di processi giudiziali su presunte nullità matrimoniali, il cardinal Burke, che partecipa al Sinodo: “sentita la discussione nel Sinodo, temo che non sia compresa la natura stessa del processo per la dichiarazione di nullità matrimoniale.
    Per molti [dei padri sinodali], sembra che [questo processo giudiziale] sia un mezzo per concedere agli individui una “seconda chance” di sposarsi, anziché un processo giudiziale finalizzato a pervenire a un giusto giudizio per una parte o più parti che contestano una questione giuridica, la nullità di un matrimonio celebrato”.

    http://www.breitbart.com/Big-Peace/2014/10/12/Cardinal-Raymond-Burke-Changing-Church-Language-is-Neither-Possible-nor-Desirable

    Insomma: il processo giudiziale in questione non deve diventare un erogatore automatico di dichiarazioni di nullità, ma è esclusivamente finalizzato ad accertare la verità sul matrimonio. Nient’altro che la verità: quel matrimonio è VERAMENTE valido o VERAMENTE nullo? Ogni riforma procedurale che rendesse più difficile l’accertamento della verità sul matrimonio (e affrettasse la pronuncia di nullità purchessia, cioè senza occuparsi con ogni premura di creare le condizioni processuali perché la sentenza faccia piena luce sulla verità del matrimonio, e quindi perché un’eventuale sentenza che dichiari la nullità dichiari nullo un matrimonio VERAMENTE nullo) costituirebbe un palese attentato al santo matrimonio, e perciò alla volontà stesso di Dio.
    In definitiva, si perpetrerebbe un errore non meno grave che se “passasse” la soluzione-Kasper: si svilirebbe il santo matrimonio e a cuor leggero si consentirebbe che si accostino all’Eucarestia persone la presunta nullità del cui matrimonio non è stata accertata in modo sufficientemente rigoroso.

    Così san Giovanni Paolo II (Allocuzione alla Rota Romana, 18 gennaio 1990):

    “ogni contrapposizione tra pastoralità e giuridicità è fuorviante. Non è vero che per essere più pastorale il diritto debba rendersi meno giuridico. Vanno, sì, applicate le tante manifestazioni di quella flessibilità che, proprio per ragioni pastorali, ha sempre contraddistinto il diritto canonico. Ma vanno altresì rispettate le esigenze della giustizia, che da quella flessibilità possono venir superate, ma mai negate. La vera giustizia nella Chiesa, animata dalla carità e temperata dall’equità, merita sempre l’attributo qualificativo di pastorale. Non può esserci un esercizio di autentica carità pastorale che non tenga conto anzitutto della giustizia pastorale.

    Occorre, pertanto, cercare di comprendere meglio l’armonia fra GIUSTIZIA e MISERICORDIA, tema tanto caro alla tradizione sia teologica che canonica. “Iuste iudicans misericordiam cum iustitia servat”, recitava una rubrica del Decreto del Maestro Graziano (D. 45, c. 10). E san Tommaso d’Aquino, dopo aver spiegato che la misericordia divina, nel perdonare le offese degli uomini, non agisce contro la giustizia bensì al di sopra di essa, concludeva: “Ex quo patet quod misericordia non tollit iustitiam, sed est quaedam iustitiae plenitudo” (Summa theologiae, I, q. 21, a. 3, ad 2).

    Convinta di ciò, l’autorità ecclesiastica si studia di conformare la propria azione, anche nella trattazione delle cause sulla validità del vincolo matrimoniale, ai principi della giustizia e della misericordia. Essa perciò prende atto, da una parte, delle grandi difficoltà in cui si muovono persone e famiglie coinvolte in situazioni di infelice convivenza coniugale, e riconosce il loro diritto ad essere oggetto di una particolare sollecitudine pastorale. Non dimentica però, dall’altra, il diritto, che pure esse hanno, di NON ESSERE INGANNATE con una sentenza di nullità che sia in contrasto con l’esistenza di un vero matrimonio. Tale ingiusta dichiarazione di nullità matrimoniale non troverebbe alcun legittimo avallo nel ricorso alla carità o alla misericordia. Queste, infatti, non possono prescindere dalle esigenze della verità. Un matrimonio valido, anche se segnato da gravi difficoltà, non potrebbe essere considerato invalido, se non facendo violenza alla verità e minando, in tal modo, l’unico fondamento saldo su cui può reggersi la vita personale, coniugale e sociale. Il giudice pertanto deve sempre guardarsi dal rischio di una MALINTESA COMPASSIONE che scadrebbe in SENTIMENTALISMO, solo apparentemente pastorale. Le vie che si discostano dalla giustizia e dalla verità finiscono col contribuire ad allontanare le persone da Dio, ottenendo il risultato opposto a quello che in buona fede si cercava.

    L’opera invece di difesa di un valido connubio rappresenta la tutela di un dono irrevocabile di Dio ai coniugi, ai loro figli, alla Chiesa e alla società civile. Soltanto nel rispetto di questo dono è possibile trovare la felicità eterna e quella sua anticipazione nel tempo, concessa a coloro che con la grazia di Dio, s’identificano con la sua Volontà, sempre benigna malgrado possa apparire talvolta esigente. Va allora tenuto presente che il Signore Gesù non ha esitato a parlare di un “giogo”, invitandoci a prenderlo e confortandoci con questa misericordiosa assicurazione: “Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero” (Mt 11, 30).”

    1. E’ infatti bene ricordare che le condizioni per la dichiarata nullità di Matrimonio, sono ben precise e piuttosto “stringenti”, collegabili anche ad un diretto “fallimento” del Matrimonio stesso, ma, nella stragrande maggioranza dei casi (ahimè), le cause di “fallimento” dei Matrimoni non coincidono affatto con le cause riconosciute per la Dichiarazione di Nullità.

      Far rientrare queste “altre” e diverse cause, riducibili sostanzialmente, quasi sempre, al limite e alla caducità dell’Uomo, al non intraprendere o proseguire, assieme al Matrimonio stesso, un serio cammino di conversione, corrisponderebbe appunto ad annullare i Matrimoni di fatto validi a tutti gli effetti. Creando di fatto – come è stato già sottolineato – il riconoscimento “religioso” al divorzio.

      Ma è appunto ben diverso un “matrimonio nullo”, che equivale ad un matrimonio mai esistito (in parole estremamente spicce) da un Matrimonio “annullato”: Matrimonio realmente in essere, che viene cancellato, depennato, spezzato. Segno di un fallimento accolto e “certificato”…

      Se da una parte, in più di una occasione della vita è necessario e talvolta anche saggio, accettare ed arrendersi ad un umano fallimento, ciò non è mai buono quando significa arrendersi ad una situazione di peccato, ad un limite che la Grazia potrebbe ampiamente superare con prassi e percorsi che andassero in direzione diametralmente opposta a quella dell’arrendersi di fronte all’umano limite.

      Se estendessimo la razio dell’ “annullamento-divorzio” ad ogni situazione di umano limite e di peccato, dovremmo anche avere il coraggio di dire che Cristo è morto invano…. ha miseramente fallito. Che è rimasto appeso alla croce a cui è stato inchiodato… che non è realmente risorto… che non è KIRIOS, Signore …che la Morte non è stata vinta.
      😐 🙁

      1. Alessandro

        infatti, la misericordia di Dio (cui siamo chiamati a conformarci) non è quella che “si arrende a una situazione di peccato”, si astiene dal trattare come peccato ciò che è peccato, cooperando così a lasciare nel peccato il peccatore, ma quella che incessantemente predispone per il peccatore i rimedi di Grazia cui il peccatore possa liberamente aderire, pentendosi e purificandosi, e così ritrovando la via della piena amicizia con Dio, indispensabile perché l’uomo non fallisca.
        A chi non si “arrende al peccato”, Dio non fa mai mancare la propria Grazia misericordiosa.

        1. Giusi

          Sono d’accordissimo con Alessandro che farei Papa o almeno Cardinale. Burke Cardinale lo è ma lo hanno esiliato a Malta…….

    2. “come ricorda proprio oggi suor Maria Gloria Riva su La Nuova Bussola: “Se sei in grazia di Dio, sei conservato nel bene; se non sei in grazia di Dio si accelera il processo di corruzione”.

      (ma il cervello!)

      1. Alessandro

        Alvise, è perfettamente inutile che tu intervenga sugli effetti della ricezione delle comunione eucaristica, visto che non credi nell`Eucaristia.

    3. Aleph

      Grazie per questo intervento, che mi sembra chiarissimo nello spiegare la posta in gioco. Una domanda che mi pongo è come mai non si insista sul problema a monte… ossia la carenza di preparazione al matrimonio cristiano che fa sì che tanti si accostino al Sacramento senza sapere bene quale sia l’insegnamento della Chiesa in proposito. I corsi prematrimoniali sono spesso davvero penosi e “annacquati” (ne ho parlato con tante amiche e tutte – anche in realtà geograficamente diversissime, raccontano la stessa delusione…). Io credo che la preparazione al matrimonio dovrebbe essere il centro del dibattito, per usare un vecchio slogan “prevenire è meglio che curare” 😉 e una preparazione e un discernimento adeguati eviterebbero che si arrivi al matrimonio cattolico quando manca la volontà di onorarne gli impegni. Che voi sappiate, ci sono iniziative in tal senso?

        1. Giusi

          Però (giusto per non farlo gioire troppo tutto su un colpo, gli dovesse fare male….) bisogna vedere chi li fa questi corsi prematrimoniali. Li facesse dappertutto un Padre Botta si potrebbe stare tranquilli ma purtroppo non è così: se ne sentono di tutti i colori!

          1. E su questo ahimé debbo convenire con Lady Giusi…

            Molto spesso ho avuto l’impressione che (livello + o – alto rispetto quello di Padre Botta) la preoccupazione sia quella di “non scocciare troppo la gente…”

            Cioè, dato che molti, volenti o nolenti vengono “ob collo torto” (chi glielo fa fare poi?), non possiamo pretendere troppo, non possiamo insistere troppo, non possiamo essere troppo “inopportuni”, ecc, ecc.

            Lo stesso dicasi della preparazione dei genitori, ad esempio, per la preparazione ai battesimi (4 previsti incontri di preparazione e approfondimento, ridotti a 1 e fatto in massimo un’ora, perché se no dopo, ecce, ecc, vedi sopra…)

            Così si sprecano tante opportunità… opportunità per ribadire la bellezza, la gioia, la speranza intrinseca nei Sacramenti. L’opportunità di annunciare l’amore di dio per le Sue Creature, di annunziare il Kerigma, la Lieta Novella e non per ultimo il valore, la responsabilità, l’impegno che ci si assume (o ci si dovrebbe assumere) di fronte ad un Sacramento importante come il battesimo e il Matrimonio…

            In fondo si potrebbe considerare un successo se uno/una dei fidanzati arrivasse a dire: “un momento, ma io non sono (mica) pronto…!”
            O no?
            Ma per il solito fott….issimo “rispetto umano”, che assume i connotati di una proposta in “offerta speciale”, in “saldo”, in “svendita”, del cui valore neppure il “proponente” è così certo, ci si riduce a consegnare un altro bollino da attaccare sulla “scheda punti”…

            Peccato che la “tessera premio” per il Paradiso (e per la Gioia qui in terra), non la trovi in nessun “fustino” e non c’è “bollino” che conti… 😐

            1. Aleph

              Giustissimo, Bariom! Condivido tutto quello che scrivi. Potrei raccontarne tantissimi di episodi capitati a me o ad amiche nel corso degli incontri di preparazione al matrimonio, roba davvero da far impallidire… Come se il compito di chi conduce il corso fosse star attento a non “far scappare” le coppie, presentando il tutto in versione edulcorata, e non invece educarle e preparale su quello che davvero stanno per fare! Questa non è carità, anche se per alcuni potrebbe sembrarlo.

              1. Aleph

                Aggiungo che chi diventa sacerdote deve fare un percorso vocazionale e di studio lunghissimo, con varie tappe, discernimento, ecc… Come mai invece per la preparazione al matrimonio – che è comunque una vocazione difficile – sembra non serva nessuna preparazione e quattro incontri in croce senza approfondimento e una pizzata tra coppie alla fine basta?

              2. Di fatto dovrebbe essere l’inizio di un cammino…

                Non è quella al Matrimonio anch’essa una chiamata a conversione e ad un percorso di Santità?
                Non sono forse i nostri fratelli Sacerdoti e le nostre sorelle Consacrate, “iniziati” alla pienezza dell’esercizio della loro vocazione, attraverso un cammino ed un discernimento che dura addirittura anni che li aiuti nella consapevolezza e li prepari anche ai combattimenti appoggiandosi a Dio?

                Purtroppo il Matrimonio, che risente ovviamente dell’essere la normale prassi (una volta forse…) per concedere l’unione (in tutti i suoi aspetti) dell’Uomo e della Donna, è visto e vissuto come la cosa “più semplice” e “normale” di questo mondo…. ma per il Matrimonio Cristiano non è così.
                O almeno così non dovrebbe essere…

                I corsi quindi dovrebbero essere, a vantaggio in primis dei futuri Sposi, l’inizio di un percorso.

                Se vuoi che una macchina ti porti lontano, ma molto lontano… non è che gli dai una gonfiatina alle gomme o un lavatina al parabrezza e poi via, finché c’è benzina! (se mi è concessa la metafora…) 😉

              3. Freya

                Anche io ho sentito tanti che parlavano di corsi per non farsi sfuggire le coppie, anche quello che hanno fatto i miei genitori nell’82 non si potrebbe certo chiamare corso prematrimoniale.
                Invece noi abbiamo avuto un’esperienza diversa, nella nostra parrocchia non c’era possibilità di trovare un corso che non fosse pieno e così in quelle limitrofe… così di telefonata in telefonata mi sono imbattuta in un corso di 6 incontri (tanti rispetto agli altri corsi di 3-4) e ci siamo iscritti.
                Era condotto da 3 coppie sposate più il parroco, un incontro era tenuto solo dal parroco e in parte di un altro interveniva un ginecologo.
                Ci hanno fatto ragionare moltissimo su diverse dinamiche di coppia che vissute male possono portare a frustrazione e su tanti altri aspetti concreti della vita da sposati. Poi hanno chiesto ad ogni coppia cosa fosse il matrimonio per loro… e lì son cominciate le magagne, ma da parte delle coppie. Coppie che ammettevano candidamente che si volevano sposare in Chiesa per l’atmosfera solenne (!) altri che convivenano da anni e volevano mettere “la ciliegina sulla torta”, poi è stato molto difficile individuare la differenza tra matrimonio civile, cristiano o convivenza; per non parlare di quelli che mentre si preparavano a “vivere cristianamente il matrimonio” dicevano che avevano “aperto i cantieri” per cercare il primogenito (!).
                Per quanto il parroco e gli altri si sforzassero di dire che le cose così non andavano bene e qual’è la via giusta alla fine ognuno è rimasto sulle sue posizioni. “E’ meglio provarsi, come si fa altrimenti a vivere tutta la vita insieme al buio?” La più in linea è stata “Sposarsi in Chiesa è meglio perchè c’è qualcuno che alimenta il fuoco del’amore anche quando i due coniugi sono stanchi e non ci riescono da soli” salvo poi agire in totale disaccordo con questo qualcuno, crecando il figlio prima ancora di sposarsi.
                Eravamo sette coppie, e solo noi e altri due ragazzi non avevamo convivenze alle spalle e avevamo quantomeno provato a vivere il fidanzamento secondo gli insegnamenti della Chiesa.
                Mi sono dilungata un po’ però per dire…. alle volte non è solo colpa dei corsi prematrimoniali, alle volte la gente se la va proprio a cercare!

                1. @Freya, non mi pare nessuno qui volesse “dare delle colpe”, semmai indicare possibili strade da approfondire…

                  Perché resta un fatto: il Matrimonio Cistiano o lo si affronta con l’ottica che la conversione è principalmente personale, e quindi si parte anche dall’entrare in questo Sacramento, per rivedere la propria disposizione ad accettare PER SE’ la proposta del Vangelo o a che vale? A salvare le apparenze?

                  Io non mi aspetto da nessun corso, né da nessuna predicazione la “garanzia matematica” della conversione di chichessia, giacché è in gioco la libertà di ogni individuo, mi piacerebbe solo che ogni opportunità fosse portata avanti nel migliore dei modi possibili, senza pressapochismi, o troppe attenzione agli “umori umani”.
                  Con misericordia sempre, ma altrettanto amore per la Verità e zelo per ciò che si annuncia.

                  1. Freya

                    Bariom sono d’accordo e mi sono espressa malissimo… come al solito ha ragione il marito, quando vado di fretta per arginare la mia non pervenuta capacità di sintesi finisco per tagliare il necessario o sbagliare parole.

                    Non volevo giocare a rimpallare la “colpa” tra corsi e fidanzati, volevo solo testimoniare come tante volte le persone questi corsi non li fanno con la disposizione d’animo di chi vuole, almeno, stare a sentire ma ci vanno perchè non possono fare altrimenti e supponendo di sapere già tutta la verità su come dovrebbe essere il matrimonio, e se quello che viene detto cozza col loro pensiero….. “non c’è peggior sordo…..”.
                    Tutti i corsi dovrebbero essere tenuti nel migliore dei modi, ma, mi chiedo, a volte non è che lo zelo manca per la frustarzione di non essere quasi mai ascoltati.
                    Cioè a me proprio preoccupa questa prassi secondo la quale a parole “tutti” possano dire la loro, ma intanto nessuno ascolta davvero; poi si può decidere che quello che è stato detto non ci interessa, ma almeno ascoltare?

                    Poi magari sarà che sono “giovane” e cado dal pero… però non mi ero ancora accorta di quanto questo atteggiamento sia condiviso dalla maggiorparte delle persone.

            2. Vanni

              Oltre al Dio minuscolo ci sarebbe da perdonare anche quell’ imperdonabile “ob collo torto” invece di “obtorto collo”.

  8. Giusi

    Mi sono fatta un’ umile domanda. Al Sinodo hanno invitato a parlare anche delle famiglie. Ho letto di una con un figlio gay che voleva invitare il compagno per Natale e i genitori hanno acconsentito dicendo: “E’ mio figlio” (mi pare che più o meno sia così la telenovela). Mi sono chiesta: ma perchè non è stata invitata una famiglia di un ex gay? Cioè di qualcuno che è uscito dall’omosessualità, si è sposato e ha fatto un figlio? Tipo Luca Di Tolve (ma ce ne sono tanti).. Queste famiglie sono discriminate dalla società, mai invitate in televisione, parlano senza farsi annunciare in qualche giornata di preghiera perchè hanno ricevuto minacce di morte eppure hanno abbandonato una strada di peccato (per la Chiesa la sodomia è uno dei peccati che gridano vendetta davanti a Dio) e, tramite la preghiera e psicologi carbonari a rischio radiazione dall’Albo, hanno ripreso la strada indicata dal Signore (maschio e femmina li creò, si uniranno e formeranno una sola carne, etc.). Questi non stanno nelle periferie, stanno proprio nelle catacombe! Addirittura nelle loro giornate di preghiera mandano le Iene con infiltrati per svergognarli (di cosa non si è capito). Certo difficile che il giorno dopo una simile testimonianza la Repubblica inneggi a Papa Francesco ma bisogna piacere al mondo o a Dio? E poi che periferie rappresentano i gay e i divorziati? Mi pare siano piuttosto espressione di una società ricca, viziosa e satolla!

    1. Così posta Giusi è una giusta domanda…
      Scivoli sul finale, perché dire che gay e divorziati sono (diciamo “solo”) “espressione di una società ricca, viziosa e satolla!” è già un giudizio, non del tutto corretto e che si legge come un vero e proprio pre-giudizio…

      Costoro, rappresentano propriamente le “periferie più periferiche” dell’Umanità… quelle dove regna il peccato appunto, dove spesso la Verità del Vangelo neppure arriva (lasciamo stare per un momento chi semplicemente la rifiuta, che è altra cosa….), la dove “regnano le tenebre” – per usare un’espressione biblica – dove l’inganno è aver scambiato il male per il bene, la propria debolezza per l’unica realtà esistenziale.

      Società che si crede, che si dice, “ricca e satolla”, che in realtà è la più povera e disperata…

      1. Giusi

        In questo senso son d’accordo ma mi pare che di queste periferie che tu dici si parli poco….,.,

        1. Può essere Giusi… non saprei dire.
          Ma non vedo in che altro modo le si possa intendere partendo dal “punto di vista” (per così dire) del Vangelo.

        1. Giusi

          “Il Papa deve soffrire per la famiglia”: che insegnamento! Che commozione! Che differenza! L’Angelus sulla famiglia di un Santo!

    1. Alessandro

      Portiamo pazienza. La relatio post disceptationem può essere criticata ed emendata dai padri sinodali riuniti nei circuli minores…

      1. vale

        non mi pare sia così, almeno da quel che ho letto( e dall’art. di tosatti della “stampa” che ho postato sopra)ovvero: il succo, mi pareva di capire, è che nei circuli minores, come “moderatori” che aiuteranno la scrittura della relazione di gruppo che servirà per quella finale( quella che dovrebbe scrivere Erdo, per capirsi) siano stati eletti parecchi, per così dire, antikasperiani ( ad esempio Burke nell’Anglicus A, Sarah nel Gallicus A, Bagnasco per Italicus B,ecc.i nomi fanno riferimento alla lingua di appartenenza dei varii appartenenti ai circuli minores).

        D’altronde,che esistano due correnti contrapposte lo ha affermato padre Lombardi.

        il messaggio finale e la relazione finale saranno i documenti sui quali si lavorerà per tutto l’anno nelle varie conferenze episcopali.in vista del sinodo dell’anno prossimo.

        il messaggio sarà redatto da una commissione di 8 persone non scelte dall’assemblea( c’è dentro ,fra gli altri il cardinale Ravasi e mons.Fernandez.(cons. teologico del Papa)

        la relazione-che sarà la guida per le discussioni delle conf.episcopali- dovrebbe essere stilata, preso atto delle relazioni dei circuli minores, da Erdo( relatore),Baldisserri ( segr.generale del sinodo), e dal teologo Bruno Forte ( segr. aggiunto).
        ora,sostiene Tosatti,siccome al contrario di quel che si supponeva, come “moderatori” dei varii circuli minores, sono stati eletti( a voto segreto) “troppi” conservatori, il Papa avrebbe compensato la faccenda-con procedura inusuale- nominando altre sei persone più propense alla linea Kasper per evitare che ne uscisse un documento contrario alle aspettative.

        se mi son sbagliato mi corrigerete……

        1. Giusi

          Spero che ti corriga la realtà,,,,,, Mi sembra di vivere in un incubo……. Ma adda passà a nuttata!

        2. Alessandro

          Vale

          da quanto capisco, la Relatio post disceptationem sarà discussa nei circuli minores (“nelle riunioni dei Circoli minori, che avranno luogo durante la seconda settimana dei lavori sinodali, si procederà alla discussione della Relatio post-disceptationem seguendo lo stesso ordine tematico”), che non modificheranno il testo, ma, sulla base delle annotazioni che faranno sulla Relatio, forniranno indicazioni per la stesura del documento finale, la Relatio Synodi, che sarà affidata alle persone che hai detto. Questo documento finale, “dopo gli opportuni ammendamenti dei Circoli minori sarà presentato in Aula nella sua stesura definitiva per l’approvazione dell’Assemblea”.

          Insomma: in Assemblea si voterà la Relatio Synodi, quindi i padri sinodali che non condividessero questo documento finale saranno liberi di votargli contro.

          “Questa Relatio Synodi, una volta approvata dall’Assemblea, sarà consegnata al Santo Padre perché ne disponga a sua discrezione e decisione. Essa sarà anche il punto di partenza per la preparazione della seconda tappa del processo sinodale, cioè la XIV Assemblea Generale Ordinaria da celebrarsi nel mese di ottobre di 2015. In altre parole, tale Relatio diventerà, con i necessari adattamenti, il Documento Preparatorio per l’Assemblea sinodale successiva. Tale documento sarà poi inviato agli aventi diritto, i quali dopo averlo discusso e approfondito, lo rinvieranno alla Segreteria Generale per l’elaborazione dell’Instrumentum laboris della XIV Assemblea Generale Ordinaria.”

          http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/10/06/0711/03002.html

  9. lara

    carissima costanza, come sempre centri il cuore delle cose… misericordia personale, questo è tutto quanto si possa sperare dal sinodo e da noi stessi! sono così infinite le sfumature sulle vicende umane ma così altrettanto determinanti che sarebbe poco scaltro non tenerne da conto… continuiamo dunque a pregare lo Spirito Santo affinchè vigili e illumini cuori e menti dei vescovi.

  10. Io ho paura. No, forse esagero, diciamo che sono inquieto e pervaso da una sottile angoscia. Sbaglio, certamente, perché – mi ripeto – la Chiesa è di Cristo e sappiamo che le porte degli inferi non prevarranno sopra di essa. Ma ho paura. Paura che la Chiesa venga rovinata dal mondo. Rovinata, non distrutta o annientata. Paura che la santa, luminosa, gloriosa dottrina cattolica venga sfregiata da compromessi, da ammiccamenti, da ambiguità, da connivenze col mondo. La Chiesa custodisce una Verità che non le appartiene. Studiamo la santa dottrina cattolica per essere pronti a difenderla! Ecco cosa possiamo fare, concretamente: colmiamo la nostra ignoranza, perché nessuno possa ingannarci. Scrittura e Tradizione. Come diceva Sant’Agostino: crede ut intelligas, intellige ut credas.

    1. Giusi

      Ieri sera ho seguito fino a tardi la diretta a Fatima su Telepace. Lei non lo permetterà. Alla fine il Suo Cuore Immacolato trionferà!

  11. zimisce

    Non so se questo commento andrà a scaldare gli animi o a rasserenarli ma butto lì questa argomentazione. Poi ditemi se ha un senso.
    la preoccupazione di molti è che un eventuale apertura verso i divorziati possa annacquare la dottrina, e non solo adattarne l’applicazione. Allora ho pensato se nella storia c’è qualcosa in cui l’atteggiamento della chiesa è cambiato molto nei secoli senza intaccare il principio fondamentale.
    Così mi è venuto in mente l’esempio dei suicidi. E in effetti potrebbe non essere un paragone del tutto campato in aria, perché un divorzio può essere considerato una sorta di suicidio visto che va a spaccare una coppia divenuta una sola carne. Ora, pare che nel medioevo ci fosse una estrema rigidezza verso chi ne era vittima (e carnefice). Nessun funerale cristiano, nessuna sepoltura cristiana, abbandono dei cadaveri nei crocicchi delle strade. Perché il principio non fa una piega: per avere un peccato perdonato c’è bisogno di pentimento, ma il pentimento richiede tempo e il suicida azzera il tempo a sua disposizione.
    Tuttavia oggi prevale un atteggiamento di misericordia, e ai suicidi si fa il funerale, la messa e gli si dà sepoltura. Però non si dice che la Chiesa ha sdoganato il peccato di suicidio. Non può valere la stessa cosa per i divorziati. Non si può partire dal dato di fatto del fallimento di quella vita congiunta e aiutarli a raccoglierne i pezzi e a ripartire?
    Non conosco bene le questioni dottrinali quindi ditemi se il paragone non regge e perché.

    1. Non occorre andare indietro sino al medioevo per ritrovare certe rigide posizioni…

      Per il resto, molto stringatamente, c’è una “piccola” differenza tra una Messa in memoria, un rito funebre religioso e il cibarsi del Corpo de del Sangue di Cristo nel caso di una perdurante situazione che rimane (a oggi) definibile come adulterio.

      Il paragone potrebbe valere nel paradossale caso in cui ci si potesse chiedesse se concedere l’Eucaristia ad un suicida che non sia pentito e non voglia promettere di non peccare più… 😉

      1. zimisce

        Aspetta aspetta: suppongo che la messa in suffragio si basi sulla possibilità che l’anima del suicida sia da qualche parte a fare un “percorso penitenziale”, come quello ipotizzato per i divorziati. O no?

        1. Sarebbe sempre bene ripassare il CCC e quant’altro necessario in questi casi (lo dico per me nel risponderti…) ma in ogni caso credo di non errare gravemente dicendo che la Messa in suffragio si basa sulla nostra speranza innestata nella Misericordia di Cristo, affinché i nostri cari al di là di ciò che è per noi palese e conosciuto (nel bene e nel male), possano ottenere appunto da Dio misericordia in Cristo e accedere, Purgatorio o meno, alla Sua visione beatifica.

          E’ chiaro che nel caso in cui il defunto sia morto in stato di grave peccato mortale e in rifiuto a Dio, il rischio che neppure la Misericordia, che si arresta difronte al pervicace (in questo caso) libero arbitrio, è concreto e nel caso neppure tutte le Messe di questo mondo potrebbero modificare la sua scelta che diviene eterna.

          Quindi la Messa in suffragio non si basa sulla convinzione di un possibile “percorso penitenziale” (semmai di purificazione – bisogna intendersi), ma sul valore delle nostre preghiere di intercessione inserite nel preziosissimo Sacrificio di Cristo e nel Rendimento di Grazie che è l’Eucaristia.

          Ad ogni modo questo non cambia, a mio modesto parere, quanto ho sottolineato nel mio commento precedente.

          Se invece con il “partire dal dato di fatto del fallimento di quella vita congiunta e aiutarli a raccoglierne i pezzi e a ripartire” si intende il ripartire nella ricostruzione del matrimonio umanamente fallito (cosa ASSOLUTAMENTE possibile se vi è la volontà e ci si appoggia alla Grazia di Dio – e questa è la strada), allora si parla di tutt’altra cosa dal ri-partire con un nuovo rapporto che non trova modo di risanare la separazione procurata (non subita) e di ottemperare, anche secondo giustizia, agli impegni presi con il precedente e unico Matrimonio-Sacramento.

        2. Aleph

          La dottrina sul suicidio non è cambiata: è ancora considerato materia di peccato grave. Però la Chiesa non può sapere se vi siano state piena avvertenza e deliberato consenso in quel frangente mentre il suicida compiva il gesto, né si può sapere se non vi sia stato un istante di pentimento, quando già era troppo tardi… per questo si tratta di una cosa completamente diversa. Riguardo ai divorziati, ricordo che comunque l’impedimento è il secondo matrimonio, non il divorzio. Se uno fosse pure colpevole di aver distrutto il suo matrimonio, ma si pentisse e confessasse, cercando di riparare, allora potrebbe tranquillamente accostarsi alla Santa Comunione, anche se il coniuge non volesse più saperne di lei/lui. Il problema è quando il divorziato contrae seconde nozze.

          1. Aggiungo che le scelte apparentemente drastiche di non concedere messe di esequie o sepoltura religiosa, hanno sempre avuto e mantengono principalmente un aspetto pedagogico e di monito decisamente rivolto ai viventi più che per i defunti.

            E’ lecito pensare infatti che proprio per i motivi sopra descritti da Aleph, l’anima del suicida, possa essere comunque ammessa alla Salvezza Eterna e questo per Grazia, Misericordia e l’Onniscienza di Dio che scruta nell’intimo ogni cuore. Nel caso nessuna assenza di rito o non-sepoltura religiosa potrebbe modificare la situazione di quell’anima perdonata.

          2. zimisce

            Non sotenevo infatti che fosse cambiata la dottrina, ma che la sua applicazione si è evoluta molto nel senso di una maggiore misericordia. Comunque siete stati entrambi molto chiari e vi ringrazio per gli spunti di riflessione.

      1. Giusi

        Io lo lascerei pure perdere ma Papa Francesco lo ha nominato consultore al Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani! Pensa uno che a Bose, tra le altre amenità, nel giorno della Medaglia Miracolosa, festeggia San Budda!

        1. fortebraccio

          Bianchi, Bose… Bose… dove l’ho già sentito?
          ma Bose è una comunità di audiofili?

          1. fortebraccio

            come quei tipi che aspettano bus/tram/metro con quelle enormi cuffie al collo…
            sono loro?

        2. Aleph

          San Budda? Ma dove hai sentito questa cosa? Io Enzo Bianchi l’ho incontrato e sentito parlare diverse volte, è un uomo di Dio ed è un vero peccato leggere queste cose… Evidentemente Giusi ne sai più del Papa… 🙁

                  1. Giusi

                    Se Bianchi è un uomo di Dio mi dò……… a Budda! Inoltre è ora di finirla con la storia che se il Papa fa uno starnuto devo essere d’accordo con la direzione presa dai bacilli! La nomina di Bianchi non è una verità di Fede e io non sono d’accordo! Ah!

                1. Aleph

                  Giusi, ognuno ha i suoi “gusti” personali, ma se una comunità, un ordine religioso, un’associazione dei fedeli è approvata dalla Chiesa, allora io mi fido che siano comunque all’interno dell’ortodossia. Poi posso preferire altri stili, altri approcci, ma non vado in giro a denigrare i miei fratelli nella fede, è davvero poco cristiano. Monsignor Livi esprime il suo parere personalissimo su Bose, tre Papi l’hanno pensata diversamente.

                  1. Bariom

                    In linea di principio sono assolutamente concorde con il commento di Aleph e aggiungo che sono molto, molto diffiedente verso chi mette in piedI un sito piuttosto che altro tipo di comunicazione, che ha come UNICO ed evidente scopo quello di denigrare qualcun altro, soprattutto quando questo “qualcuno altro” dovrebbe (dovrebbe per chi denigra naturalmente…) essere un fratello in Cristo. Considerando poi che esiste una Autorità superiore destinata a vegliare e discernere.

                    Essendo detta Autorità Nostra Santa Madre Chiesa, implicitamente e neppure tanto velatamente, si afferma che detta Autorità manchi ai propri compiti o sia in malafede.

                    Ne trovo molto edificante che ognI singolo individuo nel proprio spesso misero e limitato discernimento, solo perché si trova concorde con chi fa questo tipo di “propaganda”, rilanci quelle che potrebbe scoprirsi essere calunnie o comunque gravi affermazioni per nulla prive di meschini interessi o azioni di rivalsa.

                    Pare proprio che la “facilita” del “mezzo” (internet) abbia del tutto cancellato l’uso di una conveniente (santa) prudenza e che abbia del tutto cancellato la possibilità di cadere in veri e propri peccati (calunnia, maldicenza, giudizo) o anche “solo” in una mancanza di Carità.

                    A poco vale (a mio parere) che chi intraprende tali azioni si giustifichi – come sempre si fa – adducendo lo zelo per la difesa della verità o altro (di “correzione fraterna” poi non se ne può proprio parlare).
                    Nella Chiesa e stando al Vangelo, esistono altre strade nel caso ci si sentisse “mossi dallo Spirito”. Certamente meno eclatanti, che danno meno notorietà, meno “seguito”, meno “soddisfazione”… Ma forse il problema sta proprio lì… 😉

                    Tutto ciò in linea di principio. Non mi interessa qui la diatriba “Bose si, Bose no”.

                    1. Giusi

                      Qua non si parla di principi ma di Enzo Bianchi che è un ragioniere, non un consacrato. Non si parla di pettegolezzi e calunnie ma di concetti da lui affermati e vagliati alla luce della dottrina e del magistero da monsignori, teologi e docenti di bioetica. Pertanto quello che dici, condivisibile in linea di principio, nella fattispecie non c’entra nulla.

                    2. Bariom

                      Se lo dici tu…

                      Nel qualcaso, dato che mi sono espresso in linea di principio – e credo di poterlo qui fare – anche la tua sottolineatura… non c’entra nulla.

                    3. Giusi

                      Giusto per chiarire che in questo caso la mancanza di carità consisterebbe nel non ribadire la retta dottrina.

                    4. Aleph

                      Grazie, Bariom! 🙂 Hai espresso splendidamente quello che anch’io stavo cercando di dire.

            1. Aleph

              Libera di preferire altri uomini di Dio, per carità, o di non essere d’accordo con le nomine del Papa. Ma le fonti che citi sanno più di malelingue che di pareri davvero informati e onesti. Ci sei stata tu a Bose? Io sì. E mi fido più di quello che ho sperimentato che degli “articoli” su lanuovabq.

              1. Giusi

                No e neanche mai ci andrò da quel finto monaco. Non vedo perchè vergognoso. Io trovo vergognoso Bianchi non Mons. Livi, Francesco Agnoli, Gnocchi, Palmaro e Padre Cavalcoli.

                1. Giusi

                  In ogni caso, che io sappia, la Comunità di Bose non ha mai ricevuto alcun riconoscimento giuridico dalla Chiesa nè mi risulta che Enzo Bianchi abbia mai avuto altre nomine oltre a questa di Papa Bergoglio. Ah si quest’anno ha vinto il premio Artusi. Si vede che cucina bene.

                    1. Giusi

                      Io gli darei pure un altro premio, diffuso nel mio paese di origine, il premio: Petrosino Ogni Minestra.

                  1. Aleph

                    Sbagli. La regola monastica di Bose è stata approvata dall’Arcivescovo di Torino, allora il Card. Pellegrino, negli anni ’70. Nel 2010 il Vescovo di Biella, Mons. Mana, ha formalmente riapprovato regola e statuto, confermando l’acquisizione della personalità giuridica canonica. Riguardo a Enzo Bianchi, Papa Benedetto lo ha chiamato a partecipare come “esperto” ai due sinodi del 2008 e 2012, sulla Parola e sulla Nuova Evangelizzazione.
                    Ho un caro amico monaco a Bose, fa un percorso molto serio. Peccato denigrare così per partito preso, senza conoscere e senza esserci nemmeno mai stati.

                    1. Giusi

                      Ascolta Bianchi fa la Madonna Pellegrina, va dappertutto. L’ho sentito, l’ho letto e non mi piace.

                    2. Appunto… non ti piace, tutto qui.
                      Questo non vale come imprimatur e sinceramente per il resto toni e termini mi paiono gratuiti (sempre in linea di principio…)

                      Quello che spesso dimentichiamo (tutti, me compreso) è che in certi casi il “non mi piace” (sebbene lo si giustifichi con – per noi – validissimi motivi) non viene espresso solo come personalissima opinione, anzi viene ribadito a corollario e rafforzativo di chi esprime, guarda caso, la stessa opinabile valutazione. La prudenza ci invita a ricordare che la mente umana – chissà come mai – trattiene più facilmente i giudizi di segno negativo e chi si divesse accostare per la prima volta all’oggetto delle nostra negativa valutazione, trova nella sua testa un “pre-concetto”, più che una neutra apertura che consenta eventuali più corrette valutazioni o diversamente ci si basa poi sul “sentito dire” o “letto da qualche parte”, quando ci si trova in argomento, generando un inevitabile vizioso propagarsi, di cerhi concentrici.

                      Quei “venticelli” di maldicenza (dire male) molto simili al mondano pettegolezzo, da cui anche Papa Francesco ci ha messo in guardia e che affliggono (ahinoi) oltre alle nostre menti, anche la vita delle nostre parrocchie.

                      (Sempre in linea di principio…) 😉

                    3. Il “principio” non cambia… e una volta spiegate le “ragioni” penso sia sufficiente o si ritorni su argomenti specifici e eventuale critica punto su punto…

                      A che vale (frase presa come esempio) “…fa la Madonna Pellegrina, va dappertutto”? Come se la cosa di per sé costituisca una colpa…

                    4. Giusi

                      Allora sei de coccio! Poichè Aleph mi ha invitata ad andare a Bose ho voluto spiegare che non ce n’è bisogno perchè Enzo Bianchi lo trovi dappertutto come le offerte speciali!

                    5. Roberto

                      Bose ha ricevuto una approvazione dall’allora Cardinal Pellegrino ma non è e non può essere un ordine monastico, canonicamente parlando, perché non rispetta le leggi della Chiesa sulla vita comune religiosa. E’ un laico, ma nei fatti, nei modi e finanche nelle vesti “millanta” di essere altro.

                      Negli anni ’90 Bianchi firmò la famosa lettera di dissenso contro la Sede Apostolica in ribellione del Magistero di San Giovanni Paolo II

                      http://www.paginecattoliche.it/modules.php?name=News&file=article&sid=594

                      Non risulta che abbia mai rinnegato tale atto.

                      Nel suo libro “Per un’etica condivisa” cosucce come “l’assoluto diritto dello stato di legiferare su tutte quelle realtà sociali fondate o meno sul matrimonio (sia religioso che civile)” in base alla Costituzione.

                      e, parola e analisi di Monsignor Livi “nei suoi discorsi la scrittura non è la parola di Dio custodita e interpretata dalla chiesa ma solo un espediente retorico per la sua propaganda a favore di un umanesimo che nominalmente è cristiano ma sostanzialmente è ateo”.

                      http://www.totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=4182

  12. Pingback: Giustizia universale, misericordia personale | Sopra La Notizia

  13. Alessandro

    La Relatio post-disceptationem (troppo debitrice dell’… estro creativo – per non dire altro – di Bruno Forte) non è stata indiscriminatamente accolta con favore tra i sinodali, come molti media, pure cattolici, vogliono far credere. Anzi…

    “Nel pomeriggio di lunedì 13 ottobre “L’Osservatore Romano” ha fornito un primo pallido resoconto della battaglia campale scoppiata in mattinata nell’aula del sinodo dopo la lettura della “Relatio post disceptationem” redatta dal cardinale relatore Péter Erdö con la collaborazione – a tratti prevaricante, come lo stesso Erdö ha fatto capire nella conferenza stampa della mattina – del segretario speciale Bruno Forte.

    Nel fuoco di fila di ben 41 interventi, hanno preso la parola tra gli altri i cardinali Pell, Ouellet, Filoni, Dolan, Vingt-Trois, Burke, Rylko, Müller, Scola, Caffarra, tutti contrari a un’apertura alle seconde nozze come prospettato dal cardinale Kasper, anche lui intervenuto.

    Ma tra le proteste di cui ha dato conto “L’Osservatore Romano” ve n’erano anche che riguardavano i paragrafi (redatti da Forte) sull’omosessualità, sulla quale “è stata chiesta una formulazione che tenga conto delle persone ma che non contraddica in alcun modo la dottrina cattolica su matrimonio e famiglia”.

    E ancora “è stata proposta una parola più forte sul dramma dell’aborto così come sulla questione della fecondità assistita”.

    Ma “soprattutto è stato invocato un grande incoraggiamento profetico rivolto a tutte quelle famiglie che, anche a prezzo di enormi sacrifici, testimoniano ogni giorno la verità cristiana sul matrimonio. Insomma – è stato rilevato – sarebbe opportuna un’affermazione positiva dell’amore matrimoniale, come anche del valore sociale delle famiglie”.

    http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/10/13/alla-comunione-ai-divorziati-risposati-anche-il-beato-angelico-dice-no/

    “Alla relazione sono seguite quasi due ore di interventi liberi, in cui si sono espressi dapprima una serie di padri sinodali favorevoli ai contenuti più delicati della relazione. E’ però seguito, molto critico della relazione, un fuoco di fila di numerosi padri anche europei (non solo dell’Europa centro-orientale, ma anche occidentale… e di gran nome) che hanno avanzato valutazioni severe, osservazioni pungenti, domande incisive. “Una vera bomba”, ha osservato qualcuno che ha ascoltato in aula gli interventi. E qualcun altro: “Un clima di battaglia, altro che da volemose bene”.

    Rispondendo a una nostra domanda sullo svolgimento del dibattito libero, il cardinale Erdoe ha esordito rilevando molto onestamente, che “sempre, e non solo oggi, ci sono state critiche”. Critiche alla “cosiddetta mia relazione” (Ndr: notare quel ‘cosiddetta’ che fa capire molto), che in realtà “è una relazione comune” (presumiamo con la segreteria del Sinodo, in particolare con il card. Baldisseri e l’arcivescovo Forte). “Sono emersi altri punti di vista – ha detto Erdoe – osservazioni circa la chiarezza del testo, che deve essere tale da non creare confusione, domande di approfondimento sopra questo o quest’altro aspetto”. Ha rilevato qui il presidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee: “Spero proprio che durante i prossimi giorni si migliori molto il testo”. Che, si evince, così com’è non soddisfa proprio chi ufficialmente ne è l’estensore… Esempio di linguaggio fumoso al punto 51 (prima parte): “La questione omosessuale ci interpella in una seria riflessione su come elaborare cammini realistici di crescita affettiva e di maturità umana ed evangelica integrando la dimensione sessuale”. Chi ci capisce qualcosa è bravo: può anche essere che il linguaggio sia volutamente fumoso come era quello di certi politici democristiani italiani e campani degli Anni Ottanta.

    Ancora: si sa che sempre i relatori generali del Sinodo ricevono testi già preparati da integrare, ma suscettibili ancora di essere modificati dalla stessa Segreteria. Se il relatore non è d’accordo, deve faticosamente mercanteggiare il testo che appare con il proprio nome.

    Non solo. Pure in occasione dell’ultima domanda sul riconoscimento delle convivenze omosessuali, il relatore generale ha ribadito che nei fatti la relazione era anche di altri (diremmo, conoscendo un poco il cardinale Erdoe: sui punti delicati fondamentali, soprattutto di altri). Infatti l’arcivescovo di Esztergom-Budapest ha invitato a rispondere alla domanda citata il segretario generale aggiunto del Sinodo, l’arcivescovo Bruno Forte, dicendogli: “Il brano (paragrafo) l’hai redatto tu, rispondi tu”. Non è finita. Dopo la risposta di mons. Forte (“Non si può escludere la codificazione di diritti per le coppie omosessuali, è un discorso di civiltà!”), ancora il card. Erdoe si è sentito in dovere di aggiungere, per “integrare” la risposta: “Il tema è emerso anche negli interventi liberi. Infatti nella relazione manca un accenno al disordine di tali convivenze. Perciò l’affermazione citata va integrata con l’accenno al disordine del comportamento”.

    Scarsa camerateria da parte del Relatore generale? dicono alcuni. Ma il Sinodo non è una squadra di calcio in cui tutti assimilano gli stessi schemi per buttare la palla nella porta avversaria.”

    http://www.rossoporpora.org/rubriche/vaticano/424-sinodo-sassolini-negli-ingranaggi-della-gioiosa-macchina.html

  14. JoeTurner

    Questo sinodo mi fa venire in mente la pubblicità della Y10 degli anni ’80: “piace alla gente che piace”. C’è da dire che non si vede più una Y10 in giro.

    1. Alessandro

      Direi che parecchi paragrafi della relatio post disceptationem piacciono ai vescovi che piacciono e che ci tengono un sacco a piacere. Una relazione gradita ai piacioni.

        1. Risposta a Giusi 14 ottobre 2014 alle 12:49

          Giusi, se tu impasti gli scones io mi invito per custodire il forno (e aiutarti a spazzolar via lo sfornato…). I muffins li so fare ma la sola volta che ho provato a fare gli scones il risultato andava bene per tirarlo con la fionda.

          1. Giusi

            Ho un’amica inglese che ogni anno prima di Natale fa pure l’high tea! (Come li fa lei però non li fa nessuno!)

  15. vale

    @joe turner
    sai d’altronde quando senti il segr.spec. Bruno Forte dire che lo spirito sta soffiando e soffia dove vuole, mi pare che si sia messa in atto una recita per giustificare cambiamenti-sì,lo so,solo pastorali ( fosse vero….)- già decisi.
    tutto sommato penso potevano spendere meglio il loro tempo.
    chissà perché mi viene in mente,in questo momento, Papa Liberio….

      1. vale

        S:Girolamo,mi pare,disse che dopo la famosa firma di papa Liberio sulla questio -consustanziale/ di sostanza simile-il mondo si scoprì ariano.
        non vorrei svegliarmi domani e scoprirmi protestante…

          1. vale

            @thelonius
            guarda, se è preoccupato Burke( vedasi intervista di oggi sul”Foglio” ins.I),proprio tranquillo tranquillo non mi sento

  16. vale

    poi uno dice di star tranquillo: hai voglia:

    (e sia chiaro che non entro nel merito della valutazione per uno stato di regolarizzare le unioni”civili” qualunque esse siano. eè la parte finale che m’inquieta))

    «I gay non sono malati da curare. Il Sinodo supera i pregiudizi ecclesiastici che riducevano l’omosessualità a perversione e pericolo pubblico. Al centro deve esserci sempre la persona». Secondo il vescovo canonista di Mazara del Vallo Domenico Mogavero, ex sottosegretario Cei, ora commissario per le migrazioni, il legislatore civile non può far finta che non esistano le unioni gay e le coppie di fatto. E «non hanno alcun fondamento» le proteste dell’episcopato per le proposte di riconoscimento delle coppie gay: «Uno Stato laico non può fare scelte di tipo confessionale e la Chiesa non può interferire nella sfera delle leggi civili».

    Dio non discrimina nessuno e allarga il banchetto della salvezza oltre ogni limite.
    Nessuno può dire a un gay che è fuori dalle nostre comunità. O che la sua unione lo esclude dalla Chiesa»

    http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/buone-notizie-molti-religiosi-sinodo-vescovi-apre-gay-86441.htm

    insomma, mi par di capire che anche le nozze”civili” omo, vanno bene. (chi diceva qualche post fa “love is love”?)

    direi che adesso mancano solo i preti e vescovi omo e le donne prete.
    come nella chiesa protestante e anglicana.

    1. Thelonious

      Allora, se preferisci, àgitati e stai inquieto.
      Dico solo che tutto questo parlare di ipotesi e di gossip crea un clima da “reality show” cattolico che semplicemente NON serve.
      Né a noi, nè alla Chiesa.

        1. fortebraccio

          Hai ragione: ma come caspita si fa ad intitolare una scuola ad uno che si chiama(va) Cecioni?!

          No dai, cosa non va bene? Che il vescovo cerchi di educare all’affettività?
          A me pare che che stia cercando di buttare le reti in un mare piuttosto agitato (e non da lui).

  17. Se c’è una cosa che mi piace in questo blog, è che i post stimolano un dibattito perchè sono veramente provocanti. Anche in questa sede dove Costanza premette che non avrebbe voluto entrare nel merito del dibattito interno al Sinodo, sono stato stimolato – come lei – a produrre una mia proposta.
    Io partirei dai primi scritti cristiani, che sono scevri dai condizionamenti culturali e storici, ma presentano la dottrina nella prima formulazione, nella semplicità di un contenuto non ancora elaborato dai teologi.
    Due riferimenti: prima lettera ai Corinzi capitolo 5, e lettera ai Galati capitolo 6.
    Cosa si desume: la vita del cristiano è comunitaria. Cioè essere cristiani vuol dire necessariamente far parte di un gruppo. Parrocchia, CL, Gen, Azione Cattolica, Opus Dei; non importa quale. Importa che la relazione sia vera. Concreta. Costante. Assidua. Umile. Il cristiano si sottopone agli indirizzi della propria comunità. Altrimenti ne viene scacciato, come appunto in 1Cor5. Il cristiano coltiva la correzione fraterna, attiva e passiva, con l’amore indicato in Gal 6. Ma l’appartenenza non può essere estemporanea. Non si può cresimare o sposare uno e poi attendersi che nel 90% dei casi sparisca. I Sacramenti vengono amministrati dalla Chiesa, ovvero dalla comunità. Chi non ne fa parte non deve essere ammesso. La porta della comunità deve essere aperta a chiunque, ma chi entra deve provare di fare sul serio. Non ci sono associazioni formali o di comodo. La comunità è il requisito necessario. Per chiunque, e soprattutto chi è vittima di disturbi affettivi o relazionali, come gli omosessuali, i pedofili, i divorziati. La comunità dovrebbe dire a costoro: vi accettiamo ma a condizione di un serio percorso di conversione. Un percorso da fare in comunità.

  18. “Ma un uomo chiamato Anania, con Suffira sua moglie, vendette un podere e, d’accordo con la moglie,
    si trattenne parte del prezzo, prese il resto e lo depose ai piedi degli apostoli. Ma pietro gli disse: Anania, come mai ti sei lasciato riempire il cuore dal Satana fino al punto di mentire allo Spirito Santo eccetera…?Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio!! Anania, udite queste parole, cadde e spirò.!

    Altri tempi!

          1. fortebraccio

            insomma, neanche la soddisfazione di vederla cader per prima, quest’Eva tentatrice…
            cmq, il testo dev’essere rivisto, insisto: Anania, confermando ciò che già aveva stabilito Suffira…
            Oh, dobbiamo o non dobbiamo esser ligi alle tradizioni?

    1. vale

      @alessandro
      era appunto l’intervista a burke sul “foglio” di oggi da parte di A.Gnocchi che citavo prima…

  19. vale

    ed ecco un altro esempio di giustizia universale e misericordia

    Sull’ultimo numero della rivista, diffusa domenica ( Dabiq,per la cronaca)….

    Non vogliamo dimenticarci di rivolgere un messaggio al popolo musulmano (…). La nostra guerra contro i curdi è una guerra di religione. Non è una guerra nazionalistica (…). Non combattiamo i curdi perché sono curdi. Piuttosto noi combattiamo gli infedeli che si trovano tra di loro, gli alleati dei crociati e degli ebrei nella guerra contro i musulmani».

    «lo Stato islamico si è trovato davanti una popolazione di yazidi (…). Le loro donne possono essere schiavizzate» perché eretiche, al contrario delle «apostate» o «infedeli» che «possono solo ricevere l’ultimatum di convertirsi o affrontare la spada».

    DONNE VENDUTE». Di conseguenza, «dopo la cattura, le donne yazide insieme ai loro bambini sono state divise tra i combattenti dello Stato islamico che hanno partecipato alle operazioni di Sinjar. In seguito, un quinto delle schiave sono state trasferite nel centro dello Stato islamico per essere divise come khums», cioè la quinta parte del bottino che Maometto storicamente teneva per sé e per la comunità.
    «Questa riduzione in schiavitù di famiglie politeiste è la prima probabilmente da quando è stata abbandonata la sharia. (…) Le yazide schiavizzate ora sono state vendute ai soldati dello Stato islamico».

    SCHIAVITÙ E CORANO. La schiavitù forzata delle donne eretiche non viene solo presa come un fatto positivo, ma anche giustificato alla luce dell’islam: «Bisogna ricordare che rendere schiave le famiglie degli infedeli e prendere le loro donne come concubine è un aspetto stabilito in modo chiaro dalla sharia. E se qualcuno la negasse o la prendesse in giro, negherebbe e prenderebbe in giro i versi del Corano e le narrazioni del Profeta, e di conseguenza diventerebbe un apostata».

    http://www.tempi.it/stato-islamico-ritorno-schiavitu-abbiamo-rese-schiave-le-famiglie-degli-infedeli-come-stabilito-da-sharia-e-corano

    1. Bariom

      Bellissima testimonianza.
      Grazie Alessandro di averla riportata.

      É la testimonianza di come la Grazia di Dio (e la fede) é capace di “fere nuove tutte le cose” e di andare ben oltre i nostri limiti e anche le nosre aspettative.

      Sono molti gli spunti di riflessione che pur nella sua semplicità e sinteticità questo racconto propone, ma credo ognuno può ben coglierli…

  20. vale

    a proposito di ipotesi che non corrisponderebbero alla realtà-come sopracitato da thelonius,-oggi, fo’notare che intervistato sul “Foglio” (aho’ oramai è più informato dell’Avvenire e dell’Osservatore romano messi assieme):
    il cardinale Fox Napier dice ” Ho paura che ciò che è uscito lunedì( la relaz. di Erdo) non corrisponda alla realtà.” ed aggiunge” per come è scritto, il documento lascia intendere che c’è l’accordo su cose sulle quali l’accordo non c’è”

    Pell,Ouellet;Dolan,Vingt-Trois,Burke,Rylko, Muller,Scola,Caffarra.tutti han preso la parola per chiedere da dove saltassero fuori quei paragrrafi aperturisti che mai o poco erano stati discussi. “Il sinodo non è stato convocato per discutere di contraccezione,aborto e matrimonio tra persone omosessuali. è stato convocato per discutere di famiglia” tuona il cardinale Napier.

    in conferenza stampa Erdo ha preso addirittura le distanze dalla relazione dicendo a Forte” l’hai redatto tu,quindi rispondi tu”
    …”nella relazione manca accenno al disordine di tali convivenze(ndr omosessuali)” la folta delegazione africana-totalmente esclusa dal comitato ristretto della relatio synodi…ha promesso e dato battaglia…

    Burke giudica il documento”irricevibile”…il presidente della conf.episcopale polacca, mons.Gadecki. “la relazione è inaccettabile,si distanzia dall’insegnamento di G.Paolo II e mostra tracce di un’ideologia contro il matrimonio”

    Muller” la chiesa non può riconoscere le coppie omosessuali” “Io dico ciò che voglio in qualità di prefetto della congr. per la Dottrina della Fede”aggiungendo “che non faccio più parte della regia”

    ( tutto tratto da “i padri sinodali vanno alla guerra-critiche al documento che ” non corrisponde a realtà” m.matzuzzi “il Foglio” pagg. 1 e 4)

    adesso ,visto che ci sono-come peraltro le altre volte-i virgolettati di cardinali e padri sinodali che confermano che il sinodo parrebbe essere-sostanzialmente- la foglia di fico per far passare le idee di qualcuno-giuste o sbagliate che siano -in tema di morale e pastorale sulla famiglia,( e anche dottrina,come afferma Muller), possiamo continuare anche a chiamarlo gossip.
    ma i preoccupati paiono essere proprio loro per la piega che stanno prendendo gli eventi.
    e un poco anch’io.

    1. Alessandro

      I circuli minores lavoreranno ancora sulla “famigerata” relatio per tutta la giornata di oggi, la Relatio Synodi (documento conclusivo dell’assise) dovrà recepire le osservazioni critiche e le proposte migliorative che stanno emergendo nei circuli.

      Dai contenuti della Relatio Synodi e dal voto che questo documento riceverà in assemblea dovremmo avere finalmente le idee un po’ più chiare su quali siano, tra i padri sinodali, i reali rapporti di forza fra posizioni marcatamente diverse che (come è impossibile ormai nascondere e come d’altronde era prevedibilissimo alla vigilia) si stanno misurando in aula e fuori.

      Ciò che si può dire senza tema di smentita fin da ora è che la Relatio post disceptationem, almeno in taluni punti non marginali (rapporto tra verità e misericordia, questione dei divorziati risposati, omosessualità, convivenze…) , non ha rispecchiato fedelmente la discussione assembleare, suscitando tra parecchi padri sinodali reazioni piccate che nemmeno padre Lombardi riesce più a dissimulare, tanto che (anche per placare l’entusiasmo dei media laici sulle “rivoluzionarie aperture” del Sinodo) s’è visto costretto a diramare un documento ufficiale per ridimensionare il valore della Relatio post disceptationem, “declassandola” a niente più che strumento di lavoro da emendare, modificare, perfezionare:

      “La Segreteria Generale del Sinodo, in seguito alle reazioni e discussioni seguite alla pubblicazione della Relatio post disceptationem, e al fatto che le è stato spesso attribuito un valore che non corrisponde alla sua natura, ribadisce che tale testo è un documento di lavoro, che riassume gli interventi e il dibattito della prima settimana, e ora è proposto alla discussione dei membri del Sinodo riuniti nei Circoli minori, secondo quanto prevede il Regolamento del Sinodo stesso.”

      http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2014/10/14/0757/03040.html

  21. Annarita

    Avete letto l’intervista di A.Gocchi al cardinal Burke? la consiglio per capire un po’ cosa sta succedendo. Sarà in mala fede anche il cardinal Burke come tutti i giornalisti?

        1. vale

          Ho letto quel che dice Ruini. ma non capisco cosa c’entri nel dibattito che si è sviluppato.
          Non mi pare che si siano riportate se non virgolettati di cardinali e partecipanti. ovvero di gente che i mezzi concettuali li dovrebbe avere.
          oppure Muller, prefetto della congregazione per la dottrina della Fede che definisce-come riportato tra virgolette ( e va bene che Repubblica – link di joe turner-ci ha abituati anche a virgolettare il Papa e poi ad essere smentita) “indegna,vergognosa,completamente sbagliata” la relazione di Erdo è uno al quale mancano gli strumenti concettuali?

          1. Alessandro

            A Radio Vaticana il cardinale Erdo ha spiegato molto onestamente come ha scritto la Relatio post disceptationem e che valore possa realisticamente avere questo documento…

            “La sfida più grande è stata quando un pensiero veniva fuori in 30-40 interventi, perché ciascuno ha formulato sì lo stesso pensiero, ma in un modo diverso: quale terminologia da preferire? Quale accento mettere? Come esprimere stilisticamente il fatto che quella cosa sia venuta fuori in quattro interventi e quell’altra in 40? A volte si poteva dire “molti propongono” o “alcuni dicono”, ma questo non sempre era stilisticamente possibile.

            Certamente questo riassunto è frutto del lavoro collettivo di 16 esperti [!], degli addetti della Segreteria, del segretario generale del Sinodo, del segretario speciale di questa assiste sinodale, che hanno lavorato insieme e anche abbastanza IN FRETTA, perché c’era una scadenza molto chiara: domenica mattina dovevamo essere pronti, perché anche i traduttori avevano poi bisogno di tempo.

            E’ così è nato questo documento, che – secondo me – contiene almeno i temi principali della discussione.

            Certamente ognuno potrà dire che qualche punto di vista o qualche elemento manchi ancora: ma è proprio per questo che i gruppi linguistici, i Circoli Minori stanno ora lavorando per preparare le loro proposte testuali da cambiare, da aggiungere, da perfezionare…

            Quindi questo testo rappresenta una fase intermedia del lavoro sinodale, NON è il frutto dell’intero Sinodo.

            Speriamo, dopo le discussioni di questa settimana, di arrivare ad una Relazione finale che possa essere accettata dalla grande maggioranza. Tanto più che questo testo non era neanche un testo votato, ma un testo intermedio per il lavoro successivo. Penso che l’interesse dei mass media mondiali sia così grande che, forse, hanno visto in alcuni capoversi più di quanto sia stato realmente detto.

            Per questo penso che durante questa settimana si possa arrivare anche ad una maggiore chiarezza, che non lasci alcun equivoco nei singoli capitoli. E questo anche perché i fedeli hanno bisogno di una voce chiara, di un incoraggiamento, di un insegnamento: una voce chiara di orientamento anche per poter parlarne dopo nelle loro diocesi, nelle chiese particolari. Quindi, speriamo che il testo finale sia un testo chiaro e soddisfacente per tutti.”

            http://it.radiovaticana.va/news/2014/10/15/il_card_erd%C3%B6_sinodo_trasmetter%C3%A0_messaggio_di_cristo/1108615

            1. JoeTurner

              Alessandro quello che mi preoccupa non sono i cambiamenti dottrinali che sono certo non ci saranno (per ora), ma i danni mediatici che si stanno concretizzando. Solo oggi ho sentito tre trasmissioni televisive e radiofoniche a livello nazionale dove nel dibattito sulle unioni omosessuali veniva detto “ora che anche la chiesa si è aperta al riconoscimento dei gay, come stiamo vedendo nel sinodo di questi giorni…”. Una balla? Certo, ma sta creando disorientamento e danni enormi nella discussione pubblica e soprattutto nelle coscienze (un po’ come è successo con l’improvvido “chi sono io per giudicare”).
              Sembra (sembra?) che una parte della chiesa si stia sfilando da questa battaglia, anzi stia proprio remando contro. Non so se è una precisa strategia (voglio ancora dire che spererei di no), o è solo mancanza di strategia ma se anche fosse così la Chiesa non si può permettere di essere cosi sprovveduta a livello comunicativo.
              .

              1. JoeTurner

                Leggo che anche Mario Adinolfi oggi scrive questo:

                “…Repubblica fa tre pagine e un editoriale su questa novità. In ogni pagina si ripete ossessivamente che tutto questo orrore avverrà con il via libera della Chiesa e della Conferenza episcopale italiana. E che anzi la Chiesa è “più avanti”, avete visto il Sinodo no? Tutti citano il Sinodo, tutti esperti di questioni ecclesiali. Lo cita Ivan Scalfarotto, lo cita Concita De Gregorio nell’editoriale di prima pagina a supporto, lo cita Francesco Bei nel pezzo che racconta la notizia. Bei fa di più. Cita i particolari. E parla di un baratto: cinquecento milioni alle famiglie numerose in cambio del via libera silenzioso della Chiesa e della Conferenza episcopale italiana al ddl sul matrimonio gay. Citiamo testualmente Repubblica: “Ai primi di settembre all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, ai piedi dei Parioli, Renzi incontrò il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, il segretario del Sinodo Lorenzo Baldisseri e il presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco. E durante il pranzo annunciò la novità in arrivo, senza incontrare opposizioni. Del resto Papa Bergoglio stava già preparando la rivoluzione del Sinodo, dove l’apertura ai gay è risultata il piatto forte dell’assemblea”.

                Sia chiaro, non ci crediamo. Nulla può essere vero di quello che leggiamo. La strategia mediatica di prendere un foglio di lavoro come la “Relatio post disceptationem” del cardinale Erdo e spacciarla come nuova posizione pro gay della Chiesa ci è apparsa immediatamente in tutta la sua malafede e ne abbiamo dato immediatamente conto. Certo, ora ci aspettiamo una risposta chiara e ferma.”

                1. Giusi

                  D’accordissimo con Jo. Io ho sentito persino dire che Papa Francesco è più deciso di Renzi sulle unioni civili! Visto che il Papa parla continuamente potrebbe pure dire qualcosa di chiarificatore!

              2. Alessandro

                Joe,

                la questione è complessa. Non è solo comunicativa. I media che vogliono vedere una rivoluzione pro gay della Chiesa sono rozzi e malandrini ma hanno qualche buona pezza giustificativa per sostenere questa tesi. Non si sono inventati tutto.

                Il problema ovviamente non nasce con questo sinodo, ma nella relatio post disceptationem è erotto fragorosamente. Ritengo che da anni molti vescovi europei si stiano facendo ammaliare dagli argomenti omosessualisti.
                Tanti presuli si stanno convincendo che

                1) non è vero che l’inclinazione omosessuale sia patologica (e quindi trattabile come tale, anche al fine di modificarla)
                2) se anche lo fosse (e sempre meno vescovi lo pensano), è comunque inclinazione profondamente radicata, contrastare la quale è molto difficile, per non dire eroico. Conseguenza ovvia: questi presuli attenuano la gravità della valutazione morale sull’atto omosessuale (se l’inclinazione è molto difficile da non assecondare, pare iniquo emettere un giudizio morale severo sull’atto con cui la si asseconda)

                A ciò si aggiunga che certo personalismo teologico tende a enfatizzare eccessivamente la bontà morale di ogni relazione umana stabile in cui i relati in qualche modo si beneficano reciprocamente.

                Poiché esistono coppie di omosessuali che hanno relazioni stabili e i cui membri compiono atti buoni l’uno rispetto all’altro (è indubbiamente buono, ad esempio, assistere l’infermo o sovvenire alle sue difficoltà economiche), e stanti le premesse 1 e 2 (che impediscono di percepire con adeguata lucidità che due omosessuali coinvolti in una relazione stabile si faranno anche del bene a vicenda, ma soprattutto si danneggiano gravemente a vicenda nel compiere tra di loro atti omosessuali che contravvengono al disegno di Dio sulla sessualità umana, ostacolandosi reciprocamente nel cammino verso la santità), ecco la conclusione di sempre più vescovi: certo agli omosessuali coinvolti in un rapporto stabile di coppia non daremo la Comunione (San Paolo è troppo esplicito al riguardo), ma sulla loro condotta occorre affievolire di molto il giudizio morale della Chiesa; inoltre, per quanto riguarda il trattamento di queste coppie da parte dell’ordinamento civile, codesti vescovi pensano che le relazioni stabili che contengono elementi di mutuo sostegno siano benefiche per la società, e quindi vadano protette: no al matrimonio, dunque, ma sì a un trattamento che, a tutti gli effetti, “riproduce” alcune delle tutele tipiche previste per la coppia sposata.

                Mi rendo conto che l’analisi che ho fatto è sommaria e assai sintetica e andrebbe molto affinata e approfondita, ma sono dell’avviso che se applichi il mio ragionamento ti spieghi con buona approssimazione le parole di Bruno Forte in conferenza stampa e comincia a diventare meno inspiegabile da quale concezione antropologica e sociologica della inclinazione omosessuale nascano i paragrafi sull’omosessualità della relatio post disceptationem.

                Se ci aggiungi il “buonismo” (diabolica parodia della misericordia divina) che sta contagiando sempre più vescovi e il fatto che costoro si stanno facendo contagiare pure dal verbo individualista (nella sua versione cristiana: la quasi-insindacabilità morale del giudizio della coscienza soggettiva, insomma una forma di “ognunismo” teologico), ecco sfornate le dichiarazioni sugli omosessuali di Forte, Kasper e altri.

                E nota che il dissenso più vasto e compatto contro queste posizioni viene dai vescovi africani, meno esposti al fascino delle “parole d’ordine” della cultura occidentale che invece stanno a grado a grado convincendo sempre più vescovi dell’Europa occidentale e dell’America latina (sovente “discarica” delle stupidaggini ideologiche partorite a tavolino nelle accademie europee: vedi la deriva marxisteggiante della teologia della liberazione…).

                1. “Tanti presuli si stanno convincendo che

                  1) non è vero che l’inclinazione omosessuale sia patologica (e quindi trattabile come tale, anche al fine di modificarla)
                  2) se anche lo fosse (e sempre meno vescovi lo pensano), è comunque inclinazione profondamente radicata, contrastare la quale è molto difficile, per non dire eroico. Conseguenza ovvia: questi presuli attenuano la gravità della valutazione morale sull’atto omosessuale (se l’inclinazione è molto difficile da non assecondare, pare iniquo emettere un giudizio morale severo sull’atto con cui la si asseconda)”

                  Degli imbecilli?

                  1. Alessandro

                    Che tu sia d’accordo con loro non mi stupisce minimamente. Non sono imbecilli, sbagliano. Distinguiamo tra l’errore e l’errante (senza dimenticarci però che l’errore non esisterebbe se non lo commettesse un errante, altrimenti si comincia a pensare che l’errore sia una monade irrelata che gode di esistenza autonoma). Una sana pastorale non umilia l’errante, ma sa che l’errore è commesso dall’errante e che, per sanare l’errore, occorre prendere in seria considerazione l’errante.

                    1. Giusi

                      Che c’entra Bariom? Seguivo il discorso di Alessandro che non fa una piega. L’humus di un luogo ha il suo peso

                      Da Leonardo Castellani, superbo scrittore e prete italo-argentino sulla Chiesa Argentina:

                      El cuadro del catolicismo mistongo es algo que requeriría
                      un libro, que yo no he de escribir. Baste decir
                      aquí que la plebe tiene una tal incultura religiosa que
                      su religiosidad frisa la superstición y el fetichismo; las
                      clases cultas un cristianismo tan adulterado que su religiosidad
                      frisa la herejía naturalista (deísmo, protestantismo,
                      modernismo) y el clero tan poca fe sobrenatural
                      y formación teológica que su religiosidad frisa el fariseísmo..

                    2. Si, si… cerca pure di dare “spessore” culturale alla tua sibillina affermazione che nella migliore delle ipotesi si riduce al banalissimo fare di tutta l’erba un fascio…

                    1. Giusi

                      Ma che vuoi che m’importi dello spessore culturale delle mie affermazioni? Mi importa della realtà. E non è bella. E non certo per colpa delle mie sibilline affermazioni!

                2. fortebraccio

                  Ciao Alessandro,
                  una nota su quello che hai scritto.
                  “inoltre, per quanto riguarda il trattamento di queste coppie da parte dell’ordinamento civile, codesti vescovi pensano che le relazioni stabili che contengono elementi di mutuo sostegno siano benefiche per la società, e quindi vadano protette: no al matrimonio, dunque, ma sì a un trattamento che, a tutti gli effetti, “riproduce” alcune delle tutele tipiche previste per la coppia sposata.” questo è per l’appunto l’accreditamento del pensiero “laico” di matrimonio, nell’estensione LGBT, ovverosia la logica conseguenza delle premesse insite nel matrimonio civile, estese a qualsiasi coppia purché stabile (ovvero che intenda sottoscrivere quei doveri esplicitati nella formula di matrimonio civile) – legittimazione che sta nella piena disponibilità di uno stato aconfessionale.
                  Credo che rigirando si possa dire: poiché gli Stati stanno dando questo tipo di riconoscimento, noi potremmo abbassare il livello di conflittualità (limitatamente alla sola unione di due persone), pur rimanendo titolari di qualsiasi altro giudizio, comportamento e prassi. Un po’ quello che è successo con il sesso prematrimoniale. La dottrina non è cambiata, è cambiato l’approccio quotidiano.
                  (spero di essermi spiegato)

              3. vale

                non ci saranni cambiamenti dottrinali?

                “Allo stesso modo potremmo pensare che la Parola di Gesù sul “non sciogliere” debba necessariamente identificarsi con la dottrina dell’indissolubilità elaborata nel medioevo e persino con la sua disciplina canonica.
                questo però non è depositum fidei ma la traduzione medioevale del depositum. oggi è possibile tradurre diversamente tanto la disciplina quanto la dottrina.la forza della Parola di Dio sta proprio nel poter dar vita a comprensioni e pratiche che con il tempo capiscono meglio il Vangelo”

                (mons.A.Grillo in “per il teologo novatore il testo controverso su gay e matrimonio è un punto di svolta sulla scia del Vat.II” di M.Burini “Il Foglio” di oggi ins.I.)

                come a dire la dottrina si adatta ai tempi e al mondo…..

                  1. vale

                    eppoi che ci si deve aspettare-la notizia l’ho letta adesso- quando persino un Maradiaga, uno degli 8 scelti per riformare la curia- è il presidente de:

                    la potente organizzazione cattolica Caritas Internationalis, non solo ha sostenuto dal 2004 l’attività del World Social Forum con sede in Brasile, ma dal gennaio 2011 ne fa parte ed oggi è anche membro del suo Consiglio internazionale, fissandone obiettivi, politiche e strategie, tra cui figurano, sin dall’inizio, i cosiddetti «diritti civili» e «sessuali» ovvero ideologia gender, rivendicazioni Lgbt, omosessismo spinto, liberalizzazione universale dell’aborto e delle varie tecnologie riproduttive, controllo globale delle nascite, marxismo, femminismo, ecologismo e dintorni.
                    Le ha sponsorizzate ed appoggiate, aderendo alle varie campagne di mobilitazione, alle varie marce, ai convegni. Smentendo così quanto annunciato nell’home page del suo stesso sito ove afferma di riflettere «la missione sociale ed i Valori di base della Chiesa Cattolica». La quale, però, su questi discorsi ha una posizione esattamente opposta

                    Che punta l’indice anche contro il vertice, in questo caso rappresentato niente meno che da un Cardinale, il salesiano Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), peraltro collaboratore stretto di Papa Francesco in quanto coordinatore del cosiddetto “C8”, il gruppo di otto Cardinali voluto dal Pontefice per aiutarlo nel riformare la Curia romana.

                    Nel suo rapporto annuale 2003-2007, la Caritas Internationalis ha dedicato un’intera sezione circa la sua partecipazione al World Social Forum. All’edizione 2009 si è presentata con ben 150 rappresentanti da 14 Paesi, per dire che «un altro mondo è possibile», un mondo «basato sulla giustizia»; lo stesso nel 2010. Non sembrino tanti: all’edizione 2005 del World Social Forum, ad esempio, parteciparono circa 155.000 aderenti del partito comunista, inneggianti alla «IV Internazionale», provenienti da 135 differenti Paesi con stand straripanti di gadget “a tema”, riscuotendo per questo l’esplicito ed entusiastico appoggio del Presidente del Venezuela, Hugo Chavez, abbandonatosi ad uno sperticato elogio di Marx, Lenin, della Cina e di Gheddafi.

                    È questo l’humus, cui aderiscono Caritas Internationalis ed altre sigle cattoliche europee e mondiali, come Pax Christi International, Center of Concern, Sisters of Notre Dame de Namur, Catholic Relief Services, Cidse ed altre minori. Oltre a diverse Caritas: quella spagnola, quella svizzera, quella statunitense e… quella italiana! Da qui l’appello lanciato dall’American Life League, affinché da una parte la gerarchia cattolica conduca un’indagine approfondita in merito e valuti l’opportunità che vi aderiscano sigle ecclesiali; dall’altra, affinché gli stessi Cattolici scrivano a Caritas Internationalis ed, in particolare, al Card. Maradiaga, affinché cessi immediatamente questa scandalosa collaborazione col World Social Forum, tagliando completamente i ponti e prendendone le distanze in modo chiaro ed inequivocabile.

                    Certo è legittimo chiedersi come sia possibile anche solo immaginare che, di tutto questo, il Card. Maradiaga fosse totalmente all’oscuro…

                    http://www.corrispondenzaromana.it/la-caritas-nel-world-social-forum-marxista/

  22. JoeTurner

    Per capire un po’ le dimensioni del fenomeno che sta occupando il dibattito pubblico, politico, cattolico.
    Nell’ultimo censimento effettuato dall’ISTAT, quello del 2011, in Italia le coppie formate da un uomo e una donna, con o senza figli, sono risultate essere circa 14 milioni, mentre le famiglie monogenitoriali, con un solo genitore, sono risultate essere 2 milioni e mezzo.
    Le coppie formate da persone dello stesso sesso sono 7.591, cioè lo 0,05 per cento del totale delle coppie censite (cioè vuol dire che il 99.95% delle coppie sono formate da un uomo e una donna).
    I figli delle coppie dello stesso sesso sono 529

    http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/10/15/omosessualita-sulla-relatio-anche-san-paolo-dice-la-sua-e-anche-listat/

  23. Annarita

    Appunto, già i matrimoni sacramentali sono ridotti all’osso, così gli diamo la mazzata finale, il fatto è che il buon Dio non si interessa di statistiche, ma ci vuole fedeli fino alla fine. Se poi la maggioranza vive in peccato mortale ciò non giustifica il peccato. L’Inferno c’è e non è vuoto.

  24. Alessandro

    La cosa che mi fa un po’ ridere (e un po’ no) è leggere, perfino sul quotidiano cattolico, spericolati pronostici sui numeri con cui si prevede che alla fine sarà approvata dai padri sinodali una Relatio Synodi in continuità (per così dire) con la Relatio post disceptationem:

    «Per come si stanno svolgendo i lavori dei circoli minori una totale revisione del documento già presentato, seppure possibile poiché garantita dal regolamento, è (quasi) del tutto improbabile. I voti per approvare la linea sinodale presentata dal relatore cardinale Erdo ci sono». Lo si legge in una nota diffusa in serata dal Sismografo, autorevole blog vicino alla Sala Stampa della Santa Sede”.

    http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/La-Relatio-Un-testo-di-lavoro.aspx

    Con tutto il rispetto per il “fiuto” di Avvenire e del Sismografo, farei notare che Relatio Synodi ancora non esiste, perché si comincerà a scriverla domani dopo la presentazione dell’esito (pertanto ad oggi ignoto) dei lavori dei Circuli minores.

    Ma non sarebbe più serio, almeno da parte della stampa cattolica, evitare di fare gli indovini ed aspettare qualche ora, quando finalmente ci sarà il voto vero sulla vera Relatio Synodi?

    Sembra di assistere alla guerra dei sondaggi preelettorali.

      1. Giusi

        La stampa cattolica che ha qualcuno sopra, non va a ruota libera, riceve delle direttive….. Tutto questo non sta succedendo per caso!

        1. Ma quale alto Giusi… Il giornale (i giornali) deve (devono) vendere… e come fai a non parlare dell’argomento del giorno, della settimana, del momento… anzi la stampa cattolica, deve saperne più degli altri… così finisce che le spara più grosse!

    1. Giusi

      Questa è un’intervista: l’ho postata altrove ma è più in tema qui. Il solito Kasper: bisognerebbe imbavagliarlo! Intervistato dall’agenzia Zenit, il “teologo in gamba” ha espresso pensieri razzisti nei confronti della Chiesa africana.
      Riporta il portale internazionale.it:
      “Al sinodo, più in generale, il “problema” è che “ci sono problemi diversi in diversi continenti e diverse culture” e ad esempio “l’Africa è completamente diversa dall’Occidente” e anche “i paesi asiatici e musulmani sono molto diversi, soprattutto sui gay” perché per loro “è un tabù”. Per cui va lasciato “spazio” alle conferenze episcopali locali per risolvere i propri problemi”, e così gli occidentali non devono ingerirsi nei problemi africani ma anche gli africani “non dovrebbero dirci troppo cosa dobbiamo fare”.Cioè più o meno: voi africani pensate alle banane che alle cose serie pensiamo noi europei! Non ce la posso fare!

      http://www.zenit.org/en/articles/cardinal-kasper-growing-majority-in-synod-support-divorce-remarriage-proposal

  25. Giusi

    Da un’intervista a Don Giussani:

    P. Sicari: Eppure è sempre più frequente trovare dei cristiani, anche tra i nostri amici, che sono infastiditi del fatto che il Papa (Giovanni Paolo II) parli spesso della morale sessuale.Dicono che ormai quelle cose non le capisce più nessuno,e che comunque ormai è necessario insistere su ben altro. Bisogna appunto rifare l’evangelizzazione, dicono, bisogna ridonare lo stupore davanti a Cristo, o non è possibile partire dall’ etica o insistere su questo.

    Giussani: Io non sono affatto d’accordo. E per due motivi diversi, anche se legati fra loro. Il primo è che il Papa (Giovanni Paolo II) insiste sugli aspetti fondamentali, essenziali per la costruzione di ogni società: il valore della persona, della ragionevolezza, dell’atto. Si tratta dell’uomo che è in gioco in quei problemi sessuali che sembrerebbero così particolari. Il secondo motivo è che un cristiano , quando riflette sulle indicazioni del magistero, anche se gli sembra che esso parta da lontano, è costretto subito a ritrovare l’imponenza di Cristo nella sua vita.

    ( tratto da : Antonio Maria Sicari, Breve catechesi sul matrimonio, p. 99, Jaka Book)

    E si è risparmiato Kasper! Dal Cielo lo sopporta meglio…..

  26. Io aspetterò la fine del 2015, quando dovrebbe uscire l’Esortazione Post Sinodale, che di tutto questo minestrone sarà l’unica cosa che conterà. E qualsiasi cosa ci sarà scritta vi aderirò, come ho sempre fatto, anche se dovesse stridere con quelle che sono le mie idee. Perché come cristiano Dio mi chiede questo. Tutto il resto son chiacchiere il più delle volte inutili, se non dannose.

  27. SINODO

    Pell: misericordia nella verità.
    Paglia: dibattito vivace

    Il cardinale George Pell

    Sulle relazioni dei Circoli minori lette questa mattina in aula del Sinodo si sofferma al microfono di Paolo Ondarza il cardinale George Pell, prefetto della Segreteria per l’Economia:

    R. – I documenti di stamane sono veramente cattolici, nel senso migliore della parola. C’è qualche differenza tra una relazione e l’altra ovviamente, ma c’è questa fedeltà radicale al Vangelo e a Gesù Cristo. Secondo me è stata molto, molto incoraggiante questa atmosfera di franchezza, verità, di pluralità e diversità nell’unità: la dottrina della Chiesa di Gesù, il Vangelo sono assolutamente essenziali e centrali. Ovviamente questo significa misericordia, ma misericordia nella verità.

    D. – La situazione si sta chiarendo riguardo al dibattito sulla Relatio post disceptationem?

    R. – Sì. Dopo la pubblicazione delle relazioni dei Circoli minori la situazione sarà molto, molto più chiara. Sono certo che questa linea di chiarezza continuerà anche nel messaggio finale.

    Questo il commento ai lavori del Sinodo espresso da mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia, al microfono di Paolo Ondarza:

    R. – Si nota quello che il Papa aveva voluto: una grande vivacità nel dibattito. Andiamo verso una Relatio attenta, importante che non chiude ovviamente tutto il dibattito, ma apre un anno straordinario di lavoro e di impegno. Quello che io vorrei fosse accantonato sono rassegnazione e chiusura. Non c’è dubbio che quello che sta accadendo qui, in questi giorni, nel nostro Sinodo, sia un atto di amore per il mondo intero. Sulle spalle dei padri sinodali non c’è solo una questione intraecclesiale, ci sono in verità tutte le famiglie del mondo. Questi padri, seppur in maniera dialettica, vogliono che le famiglie del mondo possano essere sostenute nel loro cammino di indispensabile pilastro per l’umanità di domani.

    http://it.radiovaticana.va/news/2014/10/16/pell_misericordia_nella_verit%C3%A0_paglia_dibattito_vivace/1108736
    ………………………………………………

    L’arcivescovo di Bratislava: Sinodo troverà risposte adatte a sfide odierne

    Valorizzare, oltre alle varie criticità, gli esempi positivi di famiglie cristiane e di quelle coppie che vivono con gioia e impegno il Vangelo prima e dopo il matrimonio. E’ quanto chiesto dai padri sinodali riuniti in Vaticano. Si sofferma su questo aspetto al microfono di Paolo Ondarza l’arcivescovo di Bratislava, mons. Stanislav Zvolenský:

    R. – Ci sono molte cose positive da valorizzare. Forse il documento che è stato pubblicato lunedì (la Relatio post disceptationem, ndr.) si è concentrato sulle cose negative di cui soffre la Chiesa, ma nei Circoli minori abbiamo parlato anche molto di ciò che è positivo. La Chiesa è orgogliosa dei suoi fedeli, perché ci sono anche molti giovani che vivono il valore della castità prematrimoniale ad esempio; sono molte le famiglie in cui i coniugi restano fedeli per tutta la vita cercando di vivere e praticare la fede insieme ai propri figli.

    D. – Quanto è importante per queste persone ricevere da questa sede del Sinodo delle parole di conforto per non essere confuse?

    R. – Stiamo lavorando su questo. Gesù aveva molta misericordia verso i peccatori, verso tutti noi. Ma dall’altra parte, non dobbiamo dimenticare che Gesù era anche esigente; Gesù vuole qualcosa che sia bello, importante, forse anche faticoso, non semplice, ma dà la forza per camminare. Forse ci si dimentica che Dio esige le cose e non lascia l’uomo da solo. Noi dobbiamo contare sull’aiuto di Dio, sull’aiuto della grazia.

    D. – Questo concetto di “amore esigente” è stato tante volte espresso da San Giovanni Paolo II, canonizzato da Papa Francesco, che tante volte ha insistito su come la misericordia sia un dono che Dio fa ai cuori pentiti …

    R. – La vera misericordia è necessariamente connessa alla verità. La misericordia non è una pura compassione verso qualcuno che si lamenta; deve essere necessariamente connessa alla verità.

    D. – Come è stato anche ribadito qui al Sinodo, la misericordia non è un dono offerto a chi non lo chiede, a chi non lo cerca …

    R. – Sì, è vero. La misericordia deve essere cercata; è pronta per tutti, ma Dio aspetta un certo movimento interiore da parte della persona che manifesta il desiderio di riceverla e di accettare la verità riguardo la situazione della propria vita personale. Anche nella mia vita di vescovo, ottenere la misericordia è connesso alla mia conversione personale.

    D. – La Chiesa tiene molto, al fatto che non sia deformata la coscienza morale del Popolo di Dio, ed è per questo che non si stanca di indicare la bellezza, la bontà e la verità del matrimonio cristiano …

    R. – Sì, è molto importante tenere questa coscienza morale nella verità della Dottrina cattolica di tutti noi. Nelle prime pagine dei giornali in questi giorni, i giornalisti liberali hanno messo in evidenza alcune cose che più interessavano loro della Relatio. Ma, poi saranno il consensus fidei della maggioranza dei padri sinodali, dei vescovi e il sensus fidei dei nostri fedeli, guidati dallo Spirito Santo, che ci aiuteranno a trovare le risposte più adatte a tutte le domande importanti del tempo che viviamo.

    http://it.radiovaticana.va/news/2014/10/16/larcivescovo_di_bratislava_sinodo_trover%C3%A0_risposte_adatte/1108738

  28. Annarita

    Visto l’aria che tira forse ha ragione il mio dottore che mi chiede sarcastico e stupito: ma sei sposata ancora con lo stesso uomo? C’è chi dice che non ci saranno errori dottrinali, ma ci rendiamo conto che già divorziati e riaccompagnati fanno la comunione? e ci rendiamo conto che due transessuali di cui uno è Luxuria (impenitenti, anzi promotori nelle scuole di tale deviazione) hanno preso il corpo e sangue di Gesù dal cardinal Bagnasco? Ma che pie illusioni vi fate ancora? Se dal CVII la Chiesa non è più l’unica sposa di Cristo, perchè ci sono delle verità in tutte le religioni, allora cosa speriamo che non demoliscano pure il matrimonio tra uomo e donna che è appunto la raffigurazione del celestiale matrimonio tra Gesù e la sua Chiesa? E se persino la S.Messa detta da almeno 15 secoli è ritenuta extra ordinaria, mentre la nuova Messa (ricordo che fu redata da Bugnini noto massone e 6 protestanti) e detta ordinaria, non è come se io fossi sposata con un uomo da 15 e poi mi trovo un nuovo uomo e questo viene definito il compagno ordinario? A me pare che è stato capovolto tutto. Da un primo errore (libertà religiosa) vediamo bene a cosa siamo arrivati.

    1. Thelonious

      ??? “Se dal CVII la Chiesa non è più l’unica sposa di Cristo, perchè ci sono delle verità in tutte le religioni” ??? Il fatto che ci siano elementi di verità fuori dalla Chiesa non implica affatto che la Chiesa non sia l’unica sposa di Cristo.
      Se si parte da un approccio cristocentrico, l’implicazione è che ovunque, anche fuori dalla Chiesa, possono esserci elementi di verità che derivano, in modo consapevole o meno, dall’unica Verità, ossia Cristo risorto. E questo implica anche un vero atteggiamento ecumenico, ossia di valorizzazione del vero dov’è, dato che ciò che è vero deriva, ultimamente, da Cristo. Non vedo proprio nulla di eretico in questo

    2. @Annarita metti insieme un po’ di tutto… errori umani, seri peccati che attengono alla libera scelta dei singoli, una incapacità ad accettare ciò che la Chiesa ritiene buono (adesso la rinnovata Liturgia e Massonica…) e chi più ne ha più ne metta…
      La solita cupa catastrofistica visione, che implicitamente suggerisce una misera fine sulla quale né Cristo, né lo Spirito Santo, né Dio Onnipotente potrà fare nulla ( salvo ovviamente mandare fuoco dal Cielo che tutto divora – e vediamo poi chi rimane… 😉 )

      Fatti una chiesa a tua immagine e somiglianza ed emigra e se tanto ti pesa ti venga sarcasticamente fatto osservare che sei troppo monogama da troppo tempo.. cambia anche il marito…

      Ah, e sia bandita la “libertà religiosa” (e già che ci siamo quella di pensiero) che non è che Dio per primo riconosce la libertà ad ogni Uomo – perché LIBERAMENTE vuole essere amato.

  29. vale

    Il giorno nero di Kasper
    17-10-2014

    Per il cardinale Walter Kasper ieri non è stata una bella giornata.
    Non solo dai circoli minori è arrivato un deciso stop ai suoi sogni di riforma della Chiesa, ma soprattutto è incappato in un incidente diplomatico le cui conseguenze si faranno sentire anche nei prossimi giorni.
    Ieri infatti ha fatto il giro del mondo una sua intervista pubblicata dall’agenzia Zenit in cui, facendo il punto della situazione, si lasciava andare a giudizi piuttosto pesanti sui vescovi africani, che si erano opposti piuttosto vigorosamente a certe affermazioni contenute nella Relatio, soprattutto in materia di omosessualità….

    ma il caso è diventato tanto imbarazzante al punto che ieri pomeriggio il cardinale Kasper ha smentito nettamente di aver rilasciato qualsiasi intervista a Zenit o ad altri con quel genere di dichiarazioni.

    La secca presa di posizione di Kasper ha così consigliato Zenit di togliere l’ntervista dal sito, ma ieri sera ecco il colpo di scena.

    Edward Pentin, il giornalista inglese che aveva firmato l’articolo, non solo conferma tutto ma sul suo blog mette l’audio con l’intervista a Kasper (clicca qui). A fargli domande, martedì sera all’uscita dal Sinodo, erano addirittura in tre, due inglesi e una francese, e dalle prime battute che il cardinale dice è evidente che è ben consapevole di avere a che fare con dei giornalisti, con cui si trattiene per sette minuti.

    Si tratta di uno scivolone clamoroso, che difficilmente finirà qui. Del resto con il ritmo di interviste rilasciate che Kasper ha tenuto in questi mesi, la possibilità di un incidente cominciava a essere alta.

    http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-giorno-nero-di-kasper-10658.htm

    come ricordava qualcuno in questo blog, se rilasciassero un po’ meno interviste…..

    1. Una volta si diceva “verba volant scripta manent”, ma adesso anche del verbo finisce per rimanere traccia “manent” e hai voglia poi a corrergli dietro per riprendertelo… 😉

      La lingua può essere spada affilata ma nel maneggiarla con poca prudenza ci si può ferire.

      (come ricordava qualcuno in questo blog, se rilasciassero un po’ meno interviste…)

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