Philippe Ariño , uno degli iniziatori della Manif pour Tous, venerdì (stasera) a Bologna Philippe presenterà il suo libro appena tradotto in italiano e che in Francia, pubblicato nell’ottobre 2012, ha avuto un grandissimo successo. Il titolo scelto dall’editore, Effatà, contiene già tutto il senso di questo breve saggio: “Omosessualità controcorrente. Vivere secondo la Chiesa ed essere felici”.
Giovane francese di origine spagnola, Philippe Ariño non ha peli sulla lingua e parla molto chiaramente della sua esperienza, non esitando ad affermare che “La Chiesa è la sola ad aver capito tutto sull’omosessualità”. Docente di spagnolo al liceo, cresciuto in una famiglia cristiana, Ariño ha vissuto a lungo la sua situazione adattandosi al modo di fare propostogli dalla società odierna, conoscendo a fondo tutta la realtà del cosiddetto “mondo gay”, con la sua cultura, con i suoi pregiudizi, con le sue false luci. Una vita di continenza e di castità, così come proposta dalla Chiesa, gli sembrava impossibile, lontana ed irrealizzabile. Tanto valeva continuare come gli altri, in uno stile di vita che può apparire la norma in una metropoli come Parigi.
Ma un giorno affiora una consapevolezza nuova e l’esperienza che lo cambia prende vita da una semplice constatazione: “Prima di iniziare il percorso che propone la Chiesa non ero felice, e vedevo che non lo erano nemmeno molte delle persone che mi stavano intorno e ho deciso – dichiara in un’intervista – per la prima volta, di obbedire a quello che la Chiesa chiede alle persone omosessuali. Da quel momento ho scoperto non solo un’unità che non avevo mai avuto prima, ma soprattutto mi sono sentito amato senza dover rinnegare quello che sono”. E da questa consapevolezza di sentirsi amato nasce in Philippe un grande desiderio di comunicare agli altri che sì, è possibile vivere nella Chiesa anche avendo tendenze omosessuali e che, anzi, è solo con Cristo e nella Chiesa che ci si può sentire pienamente persona, indipendentemente dai propri desideri o pulsioni, sperimentando il Cielo già su questa terra.
Di qui la grande attenzione dedicata da Ariño alle parole usate: dal momento che è l’essere persona ad identificarci, non ha più senso definire qualcuno omosessuale o eterosessuale. Un inganno in cui cadono molti, afferma Philippe, con il risultato di mette il desiderio sessuale al centro di tutto e di utilizzare gli stessi schemi mentali di coloro che promuovono le unioni tra persone dello stesso sesso, l’ideologia del genere e la distruzione della famiglia.
Andare al di là di questi schemi significa cambiare paradigma e guardare al desiderio di tipo omosessuale non come ad una condanna o ad uno status di vita, ma come ad una vera e propria “ferita spirituale. Il coraggio di squarciare il velo sulla violenza e la sofferenza che si celano dietro al comportamento omosessuale apre uno spiraglio di speranza, che restituisce senso a quest’esperienza in una prospettiva escatologica che solo la Chiesa cattolica è riuscita a cogliere”[1]. Un messaggio da comprendere e da diffondere, in questi tempi di attacchi sempre più persistenti all’istituto del matrimonio e alla dualità inestimabile del maschile e del femminile. (N.S.)
NOTE (1) Estratto dalla premessa al libro di Philippe Ariño: Omosessualità Controcorrente. Vivere secondo la Chiesa ed essere felici (Effatà Editrice, 80 p., Euro 8,00).
fonte: Zenit
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Venerdì 4 aprile, alle 20.30,
al Teatro San Salvatore di Bologna
via Volto Santo, 1
l’incontro con l’autore di un saggio di grande successo in Francia,
tra gli iniziatori della Manif pour Tous
“uno dei massimi esperti francesi di omosessualità” (SIC!!!)
dici che ti ha usurpato il ruolo?
😀
Alvise hai ragione, espressione infelice.
scusate, ma dove sta questa frase? nell’articolo?
Nel testo dell’articolo originale 😉 (concordo “espressione infelice”)
Scusate: quella frase io lo copiata e incollata col “mouse” e quindi c’era (all’inizio dell’articolo).
Ora non c’è più!
sì, infatti non piaceva neanche a me e l’ho tolta 😉
forse roboante, ma considerando che sarà uno dei pochi ad aver provato sia l’approccio mondano che quello proposto dalla Chiesa, non immeritato.
Non mi intendo di politica ma le ultime votazioni francesi mi sembrano una risposta degna, anzi una botta nei denti a chi con la teoria del genere vuol farci carriera.
La dittatura prossima ventura:
http://www.ilmessaggero.it/tecnologia/hitech/mozilla_si_dimette_il_capo_di_firefox_aveva_criticato_i_matrimoni_gay/notizie/612941.shtml
http://www.tempi.it/germania-genitori-attaccati-dagli-attivisti-lgbt-insulti-sputi-e-sterco-su-chi-non-vuole-il-gender-a-scuola#.Uz5WNecayK0
Un commento di Mario Adinolfi sulla vicenda di Brendan Eich:
Mario Adinolfi
SE SONO I GAY I DISCRIMINATORI
di Mario Adinolfi
Il 4 aprile 1968 veniva ucciso a Memphis il reverendo Martin Luther King. Oggi, 4 aprile 2014 mi trovo ancora a scrivere di una storia di discriminazione che avrebbe meritato un discorso appassionato del leader non violento che ha trasformato la sua vita e la sua morte in un monumento alla lotta contro ogni comportamento discriminatorio.
Presentando insieme a padre Maurizio Botta una settimana fa il mio Voglio la mamma ho avuto l’ardire di affermare che “Rosa Parks siamo noi”, citando un’altra persona che con il suo coraggio ha aperto la strada alla fine della discriminazione dei neri negli Stati Uniti. Ne sono nate polemiche. Oggi, nell’anniversario della morte del reverendo Martin Luther King, devo raccontarvi la storia di una Rosa Parks del ventunesimo secolo, secolo in cui tendono a raccontarvi tutto al contrario e io provo a darvi la mia versione dei fatti, controvento.
Il protagonista dei fatti si chiama Brendan Eich ed è unanimemente considerato un genio nel suo campo: l’informatica e il web. Eich è l’inventore del linguaggio Javascript. Meno di un mese fa Brendan veniva nominato amministratore delegato di Mozilla, l’azienda di Firefox per capirci e Firefox è il secondo browser più utilizzato al mondo dopo Chrome di Google. Mozilla è un’azienda importantissima del mondo della rete e sceglie Brendan perché in questo mondo è tra i più bravi in assoluto: non è, per capirci, un posto nel cda della Rai, non funziona come in Italia, non si arriva a quei livelli per chi si conosce, ma per quel che si vale. E Brendan Eich è bravo, bravissimo. Un genio, secondo tutti. La meritocrazia, quando funziona, funziona così.
Brendan Eich ieri si è dovuto dimettere dal posto che si era meritato per il suo valore, per le sue capacità, per la sua storia di persona che ha reso migliore il web negli ultimi vent’anni. Perché si è dovuto dimettere? Per motivi di salute? Per grane giudiziarie (in Italia non si dimettono manco per quello)? Perché aveva taroccato il curriculum?
No. Brendan Eich si è dovuto dimettere perché un sito di accoppiamenti on line in cerca di pubblicità insieme ad alcuni attivisti gay ha “scoperto” che nel 2008 aveva dato un piccolo finanziamento (mille dollari) a sostegno del referendum di chi era contrario ai matrimoni gay in California. Referendum che si tenne e che i proponenti vinsero, nella liberalissima California, stato americano ricco e aperto, lo stato di Hollywood e degli Studios, dove alle presidenziali vincono quasi sempre i democratici. Gli attivisti gay hanno minacciato di boicottare Firefox, hanno preteso le dimissioni di Brendan Eich, lui ha spiegato in un’intervista al New York Times che sapeva tenere distinte le opinioni personali dall’attività lavorativa (ovviamente, che c’entra mai l’opinione sui modelli familiari con la gestione di un browser?), non è bastato. I gay hanno preteso la sua testa, hanno reiterato la minaccia di boicottaggio invitando gli utenti omosessuali a usare Chrome invece di Firefox, è finita che Mozilla ha costretto Brendan Eich alle dimissioni.
Con una surreale lettera pubblicata sul sito la presidente di Mozilla, Mitchell Baker, ha spiegato che le dimissioni a Eich sono state richieste perché “Mozilla crede nell’uguaglianza e nella libertà di parola”. Vedete che vi raccontano le cose al contrario? Ma come? Minacciano boicottaggi, fanno perdere il posto di lavoro ad una persona di assoluto valore, lanciano un avvertimento terrorizzante verso tutti coloro che la pensano come Brendan Eich e poi ci dicono pure che lo fanno perché credono nella libertà di parola?
Inutile dirvi che la storia di Brendan Eich l’abbiamo già vissuta in Italia con il linciaggio di Guido Barilla che aveva osato dirsi contrario ai matrimoni gay alla Zanzara di Giuseppe Cruciani e David Parenzo, stesso trattamento è stato riservato alla scrittrice Costanza Miriano e già ho scritto dell’intervista di Daria Bignardi a Ivan Scalfarotto in cui il sottosegretario spiegava che chi ha una posizione contraria ai matrimoni gay è equiparabile a antisemiti e razzisti dunque non ha diritto ad un confronto in regime di contraddittorio.
Ormai funziona così, l’ho sperimentato sulla pelle dopo aver scritto Voglio la mamma, gli insulti di cui sono stato fatto oggetto da questi “liberali” potete leggerli qui sulla rete e ne ho ricevuti per strada. Se credi che la maternità vada difesa, che Ugo e Pippo non potranno mai essere genitori perché è una legge di natura, che genitore 1 e genitore 2 è un’offesa dei burocrati a madre e padre, allora automaticamente sei un omofobo. E se sei un omofobo c’è una bella legge antiomofobia che ti aspetta e dietro l’angolo c’è la galera, se passa la legge Scalfarotto. E Voglio la mamma diventa un libro che non puoi scrivere per legge e se lo scrivi è da bruciare perché “incita all’odio”.
Contro ogni discriminazione domani, sabato, alle 17 mi unirò alle Sentinelle in Piedi – Roma per vegliare silenziosamente con un libro in mano contro questo capovolgimento della verità. E’ sempre più evidente, Rosa Parks siamo noi. And I have a dream, nel giorno del sacrificio del referendum Martin Luther King: io ho il sogno di poter dire quello che penso sulla famiglia senza rischiare di perdere il posto di lavoro, senza dove essere boicottato, senza dover ascoltare parole di odio.
mi piace moltissimo l’idea proposta che a identificarci sia l’essere persona. capisco meno la questione della ferita spirituale. Mi paiono due concetti che vengono accostati troppo forzosamente. O meglio se ad identificarci è l’essere persona, la ferita spirituale può riguardare qualsiasi persona. Indipendentemente dal proprio orientamento sessuale. O no? (Non mettetevi tutti sulla difensiva è solo una riflessione che mi viene leggendo l’articolo!)
La ferita o le ferite spirituali riguardano ovviamente tutti. Non sono certo solo gli omosessuali ad essere feriti nello spirito. Anch’io ho numerose e profonde ferite spirituali, pur non essendo omosessuale. L’unico modo per evitare che queste ferite ci portino alla morte è evitare di identificarsi in esse e riconoscerle non come facenti parte della nostra natura ma come conseguenze del nostro essere peccatori.
Gli omosessuali che chiedono di essere riconosciuti come tali fanno esattamente il contrario: trasformano un loro comportamento sbagliato nella parte più rilevante e qualificante della loro identità. La prima e più devestante conseguenza di questo è “sentirsi e quindi essere diversi”. In realtà non sono affatto diversi, nè distinguibili in alcun modo, dagli eterosessuali. L’unica diversità consiste nel comportamento.
Cambiare il proprio comportamento è l’unica strada aperta verso la gioia.
Finalmente qualcuno che parla chiaro e che lo fa per esperienza personale. E’ dirompente e liberante la scoperta che non esistono persone omosessuali ma persone che adottano comportamenti omosessuali. In effetti basterebbe pensare al semplice fatto che l’unico modo per capire se una persona “è omosessuale” è osservarne il comportamento. Insomma, l’omosessualità è un comportamento, non fa parte dell’identità della persona. Inquadrato in questo modo, il problema dell’omosessualità lascia subito intravedere uno spiraglio per la possibile soluzione. Infatti, se è vero che l’omosessualità è un comportamento, allora esso è determinato da una scelta della persona. Naturalmente non sto dicendo che debba essere per forza una scelta consapevole, né, tantomeno, libera. Ma si tratta comunque di una scelta e, se è una scelta, allora si può provare a cambiarla.
Ma c’è di più e, soprattutto, di più importante. Se si considera , come è corretto fare, l’omosessualità un comportamento, allora cade subito l’idea di essere diversi:
– “Non sono un diverso, sono figlio di Dio come tutti gli altri, pari in dignità e capace, come tutti, di avere anch’io una famiglia, dei figli e di lasciare una discendenza. Forse non riuscirò ad abbandonare i miei comportamenti omosessuali e questo mette una grossa ipoteca sulla mia felicità, ma proverò con tutte le mie forze, con tutta la mia anima e con tutto me stesso a modificare il mio comportamento e, se non ci riuscirò, potrò almeno dire: io ho provato.”
Ecco la strada che si apre nella mente di una persona con tendenze omosessuali, se abbandona l’idea di “essere omosessuale”. Una strada che, in realtà, è possibile percorrere, come hanno già dimostrato in tanti e che porta alla gioia di vivere, di costruire una famiglia ed una rete di relazioni d’amore destinate ad accompagnarci per il resto della vita ed oltre la morte.
Se sei omosessuale e vuoi trovare la gioia… la prima cosa da fare è vergognarsi del proprio comportamento e riconoscere che non è Dio ad averti fatto così. L’omosessualità è solo un vizio.
Giancarlo, come direbbe Alvise: proprio così!
Ben detto!
>>>>>L’omosessualità è solo un vizio..
>>>>>la prima cosa da fare è vergognarsi del proprio comportamento …
Giancarlo. Le parole hanno un senso ed un peso. Io capisco ed accetto che qualcuno possa esprimere idee diverse dalle mie, approvare o non approvare chi sono, come vivo e cosa faccio. Quello che scrivi è (inutilmente) offensivo. Esistono molti modi per esprimere il proprio dissenso senza necessariamente offendere la gente (e credo che peraltro questa sia la risposta a tutti coloro che accusano la legge anti-omofobia di tappargli la bocca…non vedo perchè si debba per forza esprimere il proprio dissenso/credo religioso offendendo la gente e non, semplicemente, manifestando il proprio credo). Se la mia omosessualità non è accettata dalla tua religione, basterebbe semplicemente dire “per la mia religione l’omosessualità è un peccato”. Vivo una relazione con un’altra donna da 11 anni, e con lei condivido la mia casa, i miei amici, la mia famiglia, il mio sonno, la mia vita. Quando si scrivono certe cose si dovrebbe riflettere sul fatto che si parla sulla pelle e sulle relazioni di persone reali, di carne ed ossa, non di concetti astratti. Definire la mia relazione “SOLO un vizio” è offensivo e, lasciamelo dire, poco cristiano. Grazie.
Cara Cristina: secondo te, che cos’è l’omosessualità?
cristina ha ragione. Lo stesso Catechismo della Chiesa inoltre, parlo di quello del 1982 almeno, parla di disordine, non di vizio ed inoltre, afferma che l’omosessualità ha un’origine oscura(come secondo me l’eterosessualità). Se ha origine oscura, non può essere vizio, perchè il vizio(es la pornografia)non ha origine oscura, ma origine ben definita. Inoltre, si può essere d’accordo o meno con la sessualità(etero o gay), ma non bisogna mai dimenticare che si parla di persone, non di cose astratte.
se sei omosessuale e vuoi trovare la gioia, se sei eterosessuale e vuoi trovare la gioia … la prima cosa da fare è riconoscere che Dio ci ha fatto uomo e donna a sua immagine e somiglianza e ci ha amato così tanto da mandare suo Figlio per noi. Il peccato ci allontana da questo amore e ci espone come fragili alle difficoltà. L’amore di Dio per noi in quanto figli ci rende forti e provare ad avvicinarci sempre più a questo amore, ancora di più.
L’ha ribloggato su Marketing & Pastoralee ha commentato:
interessante articolo.
lo ribloggo.
commenti?
interessante articolo e libro. almeno per rifletterci sopra.
grazie
L’ha ribloggato su Ropa Esposti Stefanoe ha commentato:
Ogni tanto una voce fuori dal coro…
si ma philippe fa di più, fondando il gruppo Cattolici contro l’eterosessualità, egli dice che nemmeno l’eterosessualità esiste in quanto tale. Anzi, critica aspramente le teorie di riiparazione e non perchè sia un bigotto.