L’indissolubilità del matrimonio è un dono non una norma

fiocco

Intervista al cardinal Caffarra

 di Matteo Matzuzzi

Bologna. Due settimane dopo il concistoro sulla famiglia, il cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, affronta con il Foglio i temi all’ordine del giorno del Sinodo straordinario del prossimo ottobre e di quello ordinario del 2015: matrimonio, famiglia, dottrina dell’Humanae Vitae, penitenza.

La “Familiaris Consortio” di Giovanni Paolo II è al centro di un fuoco incrociato. Da una parte si dice che è il fondamento del Vangelo della famiglia, dall’altra che è un testo superato. È pensabile un suo aggiornamento?

Se si parla del gender e del cosiddetto matrimonio omosessuale, è vero che al tempo dellaFamiliaris Consortio non se ne parlava. Ma di tutti gli altri problemi, soprattutto dei divorziati-risposati, se ne è parlato lungamente. Di questo sono un testimone diretto, perché ero uno dei consultori del Sinodo del 1980.

Dire che la Familiaris Consortio è nata in un contesto storico completamente diverso da quello di oggi, non è vero. Fatta questa precisazione, dico che prima di tutto la Familiaris Consortio ci ha insegnato un metodo con cui si deve affrontare le questioni del matrimonio e della famiglia. Usando questo metodo è giunta a una dottrina che resta un punto di riferimento ineliminabile. Quale metodo? Quando a Gesù fu chiesto a quali condizioni era lecito il divorzio della liceità come tale non si discuteva a quel tempo, Gesù non entra nella problematica casuistica da cui nasceva la domanda, ma indica in quale direzione si doveva guardare per capire che cosa è il matrimonio e di conseguenza quale è la verità dell’indissolubilità matrimoniale. Era come se Gesù dicesse: “Guardate che voi dovete uscire da questa logica casuistica e guardare in un’altra direzione, quella del Principio”. Cioè: dovete guardare là dove l’uomo e la donna vengono all’esistenza nella verità piena del loro essere uomo e donna chiamati a diventare una sola carne. In una catechesi, Giovanni Paolo II dice: “Sorge allora cioè quando l’uomo è posto per la prima volta di fronte alla donna la persona umana nella dimensione del dono reciproco la cui espressione (che è l’espressione anche della sua esistenza come persona) è il corpo umano in tutta la verità originaria della sua mascolinità e femminilità”. Questo è il metodo della Familiaris Consortio.

Qual è il significato più profondo e attuale della “Familiaris Consortio”?

“Per avere occhi capaci di guardare dentro la luce del Principio”, la Familiaris Consortioafferma che la Chiesa ha un soprannaturale senso della fede, il quale non consiste solamente o necessariamente nel consenso dei fedeli. La Chiesa, seguendo Cristo, cerca la verità, che non sempre coincide con l’opinione della maggioranza. Ascolta la coscienza e non il potere. E in questo difende i poveri e i disprezzati. La Chiesa può apprezzare anche la ricerca sociologica e statistica, quando si rivela utile per cogliere il contesto storico. Tale ricerca per sé sola, però, non è da ritenersi espressione del senso della fede (FC 5). Ho parlato di verità del matrimonio. Vorrei precisare che questa espressione non denota una norma ideale del matrimonio. Denota ciò che Dio con il suo atto creativo ha inscritto nella persona dell’uomo e della donna. Cristo dice che prima di considerare i casi, bisogna sapere di che cosa stiamo parlando. Non stiamo parlando di una norma che ammette o non eccezioni, di un ideale a cui tendere. Stiamo parlando di ciò che sono il matrimonio e la famiglia. Attraverso questo metodo laFamiliaris Consortio, individua che cosa è il matrimonio e la famiglia e quale è il suo genoma uso l’espressione del sociologo Donati , che non è un genoma naturale, ma sociale e comunionale. È dentro questa prospettiva che l’Esortazione individua il senso più profondo della indissolubilità matrimoniale (cf FC 20). La Familiaris Consortio quindi ha rappresentato uno sviluppo dottrinale grandioso, reso possibile anche dal ciclo di catechesi di Giovanni Paolo II sull’amore umano. Nella prima di queste catechesi, il 3 settembre 1979, Giovanni Paolo II dice che intende accompagnare come da lontano i lavori preparatori del Sinodo che si sarebbe tenuto l’anno successivo. Non l’ha fatto affrontando direttamente temi dell’assise sinodale, ma dirigendo l’attenzione alle radici profonde. È come se avesse detto, Io Giovanni Paolo II voglio aiutare i padri sinodali. Come li aiuto? Portandoli alla radice delle questioni. È da questo ritorno alle radici che nasce la grande dottrina sul matrimonio e la famiglia data alla Chiesa dalla Familiaris Consortio. E non ha ignorato i problemi concreti. Ha parlato anche del divorzio, delle libere convivenze, del problema dell’ammissione dei divorziati-risposati all’Eucaristia. L’immagine quindi di una Familiaris Consortio che appartiene al passato; che non ha più nulla da dire al presente, è caricaturale. Oppure è una considerazione fatta da persone che non l’hanno letta.

il cardinal Caffarra con il Santo Padre
il cardinal Caffarra con il Santo Padre

Molte conferenze episcopali hanno sottolineato che dalle risposte ai questionari in preparazione dei prossimi due Sinodi, emerge che la dottrina della “Humanae Vitae” crea ormai solo confusione. È così, o è stato un testo profetico?

Il 28 giugno 1978, poco più di un mese prima di morire, Paolo VI diceva: «Della Humanae Vitae, ringrazierete Dio e me». Dopo ormai quarantasei anni, vediamo sinteticamente cosa è accaduto all’istituto matrimoniale e ci renderemo conto di come è stato profetico quel documento. Negando la connessione inscindibile tra la sessualità coniugale e la procreazione, cioè negando l’insegnamento della Humanae Vitae, si è aperta la strada alla reciproca sconnessione fra la procreazione e la sessualità coniugale: from sex without babies to babies without sex. Si è andata oscurandosi progressivamente la fondazione della procreazione umana sul terreno dell’amore coniugale, e si è gradualmente costruita l’ideologia che chiunque può avere un figlio. Il single uomo o donna, l’omosessuale, magari surrogando la maternità. Quindi coerentemente si è passati dall’idea del figlio atteso come un dono al figlio programmato come un diritto: si dice che esiste il diritto ad avere un figlio. Si pensi alla recente sentenza del tribunale di Milano che ha affermato il diritto alla genitorialità, come dire il diritto ad avere una persona. Questo è incredibile. Io ho il diritto ad avere delle cose, non le persone. Si è andati progressivamente costruendo un codice simbolico, sia etico sia giuridico, che relega ormai la famiglia e il matrimonio nella pura affettività privata, indifferente agli effetti sulla vita sociale. Non c’è dubbio che quando l’Humanae Vitae è stata pubblicata, l’antropologia che la sosteneva era molto fragile e non era assente un certo biologismo nell’argomentazione. Il magistero di Giovanni Paolo II ha avuto il grande merito di costruire un’antropologia adeguata a base dell’Humanae Vitae. La domanda che bisogna porsi non è se l’Humanae Vitae sia applicabile oggi e in che misura, o se invece è fonte di confusione. A mio giudizio, la vera domanda da fare è un’altra.

Quale? L’Humanae Vitae dice la verità circa il bene insito nella relazione coniugale? Dice la verità circa il bene che è presente nell’unione delle persone dei due coniugi nell’atto sessuale?

con il card Caffarra a Bologna - 12/9/2013
Costanza con il card Caffarra a Bologna – 12/9/2013

Infatti, l’essenza delle proposizioni normative della morale e del diritto si trova nella verità del bene che in esse è oggettivata. Se non ci si mette in questa prospettiva, si cade nella casuistica dei farisei. E non se ne esce più, perché ci si infila in un vicolo alla fine del quale si è costretti a scegliere tra la norma morale e la persona. Se si salva l’una, non si salva l’altra. La domanda del pastore è dunque la seguente: come posso guidare i coniugi a vivere il loro amore coniugale nella verità? Il problema non è di verificare se i coniugi si trovano in una situazione che li esime da una norma, ma, qual è il bene del rapporto coniugale. Qual è la sua verità intima. Mi stupisce che qualcuno dica che l’Humanae Vitae crea confusione. Che vuol dire? Ma conoscono la fondazione che dell’Humanae Vitae ha fatto Giovanni Paolo II? Aggiungo una considerazione. Mi meraviglia profondamente il fatto che, in questo dibattito, anche eminentissimi cardinali non tengano in conto le centotrentaquattro catechesi sull’amore umano. Mai nessun Papa aveva parlato tanto di questo. Quel Magistero è disatteso, come se non esistesse. Crea confusione? Ma chi afferma questo è al corrente di quanto si è fatto sul piano scientifico a base di una naturale regolazione dei concepimenti? È al corrente di innumerevoli coppie che nel mondo vivono con gioia la verità di Humanae Vitae? Anche il cardinale Kasper sottolinea che ci sono grandi aspettative nella Chiesa in vista del Sinodo e che si corre il rischio di una pessima delusione se queste fossero disattese. Un rischio concreto, a suo giudizio? Non sono un profeta né sono figlio di profeti. Accade un evento mirabile. Quando il pastore non predica opinioni sue o del mondo, ma il Vangelo del matrimonio, le sue parole colpiscono le orecchie degli uditori, ma nel loro cuore entra in azione lo Spirito Santo che lo apre alle parole del pastore. Mi domando poi delle attese di chi stiamo parlando. Una grande rete televisiva statunitense ha compiuto un’inchiesta su comunità cattoliche sparse in tutto il mondo. Essa fotografa una realtà molto diversa dalle risposte al questionario registrate in Germania, Svizzera e Austria. Un solo esempio. Il 75 per cento della maggior parte dei paesi africani è contrario all’ammissione dei divorziati risposati all’Eucaristia. Ripeto ancora: di quali attese stiamo parlando? Di quelle dell’Occidente? È dunque l’Occidente il paradigma fondamentale in base al quale la Chiesa deve annunciare? Siamo ancora a questo punto? Andiamo ad ascoltare un po’ anche i poveri. Sono molto perplesso e pensoso quando si dice che o si va in una certa direzione altrimenti sarebbe stato meglio non fare il Sinodo. Quale direzione? La direzione che, si dice, hanno indicato le comunità mitteleuropee? E perché non la direzione indicata dalle comunità africane?

Il cardinale Müller ha detto che è deprecabile che i cattolici non conoscano la dottrina della Chiesa e che questa mancanza non può giustificare l’esigenza di adeguare l’insegnamento cattolico allo spirito del tempo. Manca una pastorale familiare?

È mancata. È una gravissima responsabilità di noi pastori ridurre tutto ai corsi prematrimoniali. E l’educazione all’affettività degli adolescenti, dei giovani? Quale pastore d’anime parla ancora di castità? Un silenzio pressoché totale, da anni, per quanto mi risulta. Guardiamo all’accompagnamento delle giovani coppie: chiediamoci se abbiamo annunciato veramente il Vangelo del matrimonio, se l’abbiamo annunciato come ha chiesto Gesù. E poi, perché non ci domandiamo perché i giovani non si sposano più? Non è sempre per ragioni economiche, come solitamente si dice. Parlo della situazione dell’Occidente. Se si fa un confronto tra i giovani che si sposavano fino a trent’anni fa e oggi, le difficoltà che avevano trenta o quarant’anni fa non erano minori rispetto a oggi. Ma quelli costruivano un progetto, avevano una speranza. Oggi hanno paura e il futuro fa paura; ma se c’è una scelta che esige speranza nel futuro, è la scelta di sposarsi. Sono questi gli interrogativi fondamentali, oggi. Ho l’impressione che se Gesù si presentasse all’improvviso a un convegno di preti, vescovi e cardinali che stanno discutendo di tutti i gravi problemi del matrimonio e della famiglia, e gli chiedessero come fecero i farisei: “Maestro, ma il matrimonio è dissolubile o indissolubile? O ci sono dei casi, dopo una debita penitenza…?”.Gesù cosa risponderebbe? Penso la stessa risposta data ai farisei: “Guardate al Principio”. Il fatto è che ora si vogliono guarire dei sintomi senza affrontare seriamente la malattia. Il Sinodo quindi non potrà evitare di prendere posizione di fronte a questo dilemma: il modo in cui s’è andata evolvendo la morfogenesi del matrimonio e della famiglia è positivo per le persone, per le loro relazioni e per la società, o invece costituisce un decadimento delle persone, delle loro relazioni, che può avere effetti devastanti sull’intera civiltà? Questa domanda il Sinodo non la può evitare. La Chiesa non può considerare che questi fatti (giovani che non si sposano, libere convivenze in aumento esponenziale, introduzione del c.d. matrimonio omosessuale negli ordinamenti giuridici, e altro ancora) siano derive storiche, processi storici di cui essa deve prendere atto e dunque sostanzialmente adeguarsi. No. Giovanni Paolo II scriveva nella Bottega dell’Orefice che “creare qualcosa che rispecchi l’essere e l’amore assoluto è forse la cosa più straordinaria che esista. Ma si campa senza rendersene conto”. Anche la Chiesa, dunque, deve smettere di farci sentire il respiro dell’eternità dentro all’amore umano? Deus avertat!

Si parla della possibilità di riammettere all’Eucaristia i divorziati risposati. Una delle soluzioni proposte dal cardinale Kasper ha a che fare con un periodo di penitenza che porti al pieno riaccostamento. È una necessità ormai ineludibile o è un adeguamento dell’insegnamento cristiano a seconda delle circostanze?

Chi fa questa ipotesi, almeno finora non ha risposto a una domanda molto semplice: che ne è del primo matrimonio rato e consumato? Se la Chiesa ammette all’Eucarestia, deve dare comunque un giudizio di legittimità alla seconda unione. È logico. Ma allora – come chiedevo – che ne è del primo matrimonio? Il secondo, si dice, non può essere un vero secondo matrimonio, visto che la bigamia è contro la parola del Signore. E il primo? È sciolto? Ma i papi hanno sempre insegnato che la potestà del Papa non arriva a questo: sul matrimonio rato e consumato il Papa non ha nessun potere. La soluzione prospettata porta a pensare che resta il primo matrimonio, ma c’è anche una seconda forma di convivenza che la Chiesa legittima. Quindi, c’è un esercizio della sessualità umana extraconiugale che la Chiesa considera legittima. Ma con questo si nega la colonna portante della dottrina della Chiesa sulla sessualità. A questo punto uno potrebbe domandarsi: e perché non si approvano le libere convivenze? E perché non i rapporti tra gli omosessuali? La domanda di fondo è dunque semplice: che ne è del primo matrimonio? Ma nessuno risponde. Giovanni Paolo II diceva nel 2000 in un’allocuzione alla Rota che “emerge con chiarezza che la non estensione della potestà del Romano Pontefice ai matrimoni rati e consumati, è insegnata dal Magistero della Chiesa come dottrina da tenersi definitivamente anche se essa non è stata dichiarata in forma solenne mediante atto definitorio”. La formula è tecnica, “dottrina da tenersi definitivamente” vuol dire che su questo non è più ammessa la discussione fra i teologi e il dubbio tra i fedeli.

Quindi non è questione solo di prassi, ma anche di dottrina?

Sì, qui si tocca la dottrina. Inevitabilmente. Si può anche dire che non lo si fa, ma lo si fa. Non solo. Si introduce una consuetudine che a lungo andare determina questa idea nel popolo non solo cristiano: non esiste nessun matrimonio assolutamente indissolubile. E questo è certamente contro la volontà del Signore. Non c’è dubbio alcuno su questo.

Non c’è però il rischio di guardare al sacramento solo come una sorta di barriera disciplinare e non come un mezzo di guarigione?

È vero che la grazia del sacramento è anche sanante, ma bisogna vedere in che senso. La grazia del matrimonio sana perché libera l’uomo e la donna dalla loro incapacità di amarsi per sempre con tutta la pienezza del loro essere. Questa è la medicina del matrimonio: la capacità di amarsi per sempre. Sanare significa questo, non che si fa stare un po’ meglio la persona che in realtà rimane ammalata, cioè costitutivamente ancora incapace di definitività. L’indissolubilità matrimoniale è un dono che viene fatto da Cristo all’uomo e alla donna che si sposano in lui. È un dono, non è prima di tutto una norma che viene imposta. Non è un ideale cui devono tendere. E’ un dono e Dio non si pente mai dei suoi doni. Non a caso Gesù, rispondendo ai farisei, fonda la sua risposta rivoluzionaria su un atto divino. ‘Ciò che Dio ha unito’, dice Gesù. E’ Dio che unisce, altrimenti la definitività resterebbe un desiderio che è sì naturale, ma impossibile a realizzarsi. Dio stesso dona compimento. L’ uomo può anche decidere di non usare di questa capacità di amare definitivamente e totalmente. La teologia cattolica ha poi concettualizzato questa visione di fede attraverso il concetto di vincolo coniugale. Il matrimonio, il segno sacramentale del matrimonio produce immediatamente tra i coniugi un vincolo che non dipende più dalla loro volontà, perché è un dono che Dio ha fatto loro. Queste cose ai giovani che oggi si sposano non vengono dette. E poi ci meravigliamo se succedono certe cose”.

Un dibattito molto appassionato si è articolato attorno al senso della misericordia. Che valore ha questa parola?

Prendiamo la pagina di Gesù e dell’adultera. Per la donna trovata in flagrante adulterio, la legge mosaica era chiara: doveva essere lapidata. I farisei infatti chiedono a Gesù cosa ne pensasse, con l’obiettivo di attirarlo dentro la loro prospettiva. Se avesse detto “lapidatela”, subito avrebbero detto “Ecco, lui che predica misericordia, che va a mangiare con i peccatori, quando è il momento dice anche lui di lapidarla”. Se avesse detto “non dovete lapidarla”, avrebbero detto “ecco a cosa porta la misericordia, a distruggere la legge e ogni vincolo giuridico e morale”. Questa è la tipica prospettiva della morale casuistica, che ti porta inevitabilmente in un vicolo alla fine del quale c’è il dilemma tra la persona e la legge. I farisei tentavano di portare in questo vicolo Gesù. Ma lui esce totalmente da questa prospettiva, e dice che l’adulterio è un grande male che distrugge la verità della persona umana che tradisce. E proprio perché è un grande male, Gesù, per toglierlo, non distrugge la persona che lo ha commesso, ma la guarisce da questo male e raccomanda di non incorrere in questo grande male che è l’adulterio. «Neanche io ti condanno, va e non peccare più». Questa è la misericordia di cui solo il Signore è capace. Questa è la misericordia che la Chiesa, di generazione in generazione, annuncia. La Chiesa deve dire che cosa è male. Ha ricevuto da Gesù il potere di guarire, ma alla stessa condizione. È verissimo che il perdono è sempre possibile: lo è per l’assassino, lo è anche per l’adultero. Era già una difficoltà che facevano i fedeli ad Agostino: si perdona l’omicidio, ma nonostante ciò la vittima non risorge. Perché non perdonare il divorzio, questo stato di vita, il nuovo matrimonio, anche se una “reviviscenza” del primo non è più possibile? La cosa è completamente diversa. Nell’omicidio si perdona una persona che ha odiato un’altra persona, e si chiede il pentimento su questo. La Chiesa in fondo si addolora non perché una vita fisica è terminata, bensì perché nel cuore dell’uomo c’è stato un tale odio da indurre perfino a sopprimere la vita fisica di una persona. Questo è il male, dice la Chiesa. Ti devi pentire di questo e ti perdonerò. Nel caso del divorziato risposato, la Chiesa dice: “Questo è il male: il rifiuto del dono di Dio, la volontà di spezzare il vincolo messo in atto dal Signore stesso”. La Chiesa perdona, ma a condizione che ci sia il pentimento. Ma il pentimento in questo caso significa tornare al primo matrimonio. Non è serio dire: sono pentito ma resto nello stesso stato che costituisce la rottura del vincolo, della quale mi pento. Spesso – si dice – non è possibile. Ci sono tante circostanze, certo, ma allora in queste condizioni quella persona è in uno stato di vita oggettivamente contrario al dono di Dio. LaFamiliaris Consortio lo dice esplicitamente. La ragione per cui la Chiesa non ammette i divorziati-risposati all’Eucaristia non è perché la Chiesa presuma che tutti coloro che vivono in queste condizioni siano in peccato mortale. La condizione soggettiva di queste persone la conosce il Signore, che guarda nella profondità del cuore. Lo dice anche San Paolo: “Non vogliate giudicare prima del tempo”. Ma perché – ed è scritto sempre nella Familiaris Consortio– “il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quella unione di amore fra Cristo e la Chiesa significata e attuata dall’Eucaristia” (FC 84). La misericordia della Chiesa è quella di Gesù, quella che dice che è stata deturpata la dignità di sposo, il rifiuto del dono di Dio. La misericordia non dice: “Pazienza, vediamo di rimediare come possiamo”. Questa è la tolleranza essenzialmente diversa dalla misericordia. La tolleranza lascia le cose come sono per ragioni superiori. La misericordia è la potenza di Dio che toglie dallo stato di ingiustizia.

Non si tratta di accomodamento, dunque.
Non è un accomodamento, sarebbe indegno del Signore una cosa del genere. Per fare gli accomodamenti bastano gli uomini. Qui si tratta di rigenerare una persona umana, e di questo è capace solo Dio e in suo nome la Chiesa. San Tommaso dice che la giustificazione di un peccatore è un’opera più grande che la creazione dell’universo. Quando viene giustificato un peccatore, accade qualcosa che è più grande di tutto l’universo. Un atto che magari avviene in un confessionale, attraverso un sacerdote umile, povero. Ma lì si compie un atto più grande della creazione del mondo. Non dobbiamo ridurre la misericordia ad accomodamenti, o confonderla con la tolleranza. Questo è ingiusto verso l’opera del Signore.

Uno degli assunti più citati da chi auspica un’apertura della Chiesa alle persone che vivono in situazioni considerate irregolari è che la fede è una ma i modi per applicarla alle circostanze particolari devono essere adeguati ai tempi, come la Chiesa ha sempre fatto. Lei che ne pensa?

La Chiesa può limitarsi ad andare là dove la portano i processi storici come fossero derive naturali? Consiste in questo annunciare il Vangelo? Io non lo credo, perché altrimenti mi chiedo come si faccia a salvare l’uomo. Le racconto un episodio. Una sposa ancora giovane, abbandonata dal marito, mi ha detto che vive nella castità ma fa una fatica terribile. Perché, dice, “non sono una suora, ma una donna normale”. Ma mi ha detto che non potrebbe vivere senza Eucaristia. E quindi anche il peso della castità diventa leggero, perché pensa all’Eucaristia. Un altro caso. Una signora con quattro figli è stata abbandonata dal marito dopo più di vent’anni di matrimonio. La signora mi dice che in quel momento ha capito che doveva amare il marito nella croce, “come Gesù ha fatto con me”. Perché non si parla di queste meraviglie della grazia di Dio? Queste due donne non si sono adeguate ai tempi? Certo che non si sono adeguate ai tempi. Resto, le assicuro, molto male nel prendere atto del silenzio, in queste settimane di discussione, sulla grandezza di spose e sposi che, abbandonati, restano fedeli. Ha ragione il professor Grygiel quando scrive che a Gesù non interessa molto cosa pensa la gente di lui. Interessa cosa pensano i suoi apostoli. Quanti parroci e vescovi potrebbero testimoniare episodi di fedeltà eroica. Dopo un paio d’anni che ero qui a Bologna, ho voluto incontrare i divorziati-risposati. Erano più di trecento coppie. Siamo stati assieme un’intera domenica pomeriggio. Alla fine, più d’uno m’ha detto di aver capito che la Chiesa è veramente madre quando impedisce di ricevere l’Eucaristia. Non potendo ricevere l’Eucaristia, comprendono quanto sia grande il matrimonio cristiano, e bello il Vangelo del matrimonio.

Sempre più spesso viene sollevato il tema del rapporto tra il confessore e il penitente, anche come possibile soluzione per venire incontro alla sofferenza di chi ha visto fallire il proprio progetto di vita. Qual è il suo pensiero?

La tradizione della Chiesa ha sempre distinto – distinto, non separato – il suo compito magisteriale dal ministero del confessore. Usando un’immagine, potremmo dire che ha sempre distinto il pulpito dal confessionale. Una distinzione che non vuol significare una doppiezza, bensì che la Chiesa dal pulpito, quando parla del matrimonio, testimonia una verità che non è prima di tutto una norma, un ideale verso cui tendere. A questo momento entra con amorevolezza il confessore, che dice al penitente: “Quanto hai sentito dal pulpito, è la tua verità, la quale ha a che fare con la tua libertà, ferita e fragile”. Il confessore conduce il penitente in cammino verso la pienezza del suo bene. Non è che il rapporto tra il pulpito e il confessionale sia il rapporto tra l’universale e il particolare. Questo lo pensano i casuisti, soprattutto nel Seicento. Davanti al dramma dell’uomo, il compito del confessore non è di far ricorso alla logica che sa passare dall’universale al singolare. Il dramma dell’ uomo non dimora nel passaggio dall’universale al singolare. Dimora nel rapporto tra la verità della sua persona e la sua libertà. Questo è il cuore del dramma umano, perché io con la mia libertà posso negare ciò che ho appena affermato con la mia ragione. Vedo il bene e lo approvo, e poi faccio il male. Il dramma è questo. Il confessore si pone dentro questo dramma, non al meccanismo universale-particolare. Se lo facesse inevitabilmente cadrebbe nell’ipocrisia e sarebbe portato a dire “va bene, questa è la legge universale, però siccome tu ti trovi in queste circostanze, non sei obbligato”. Inevitabilmente, si elaborerebbe una fattispecie ricorrendo la quale, la legge diventa eccepibile. Ipocritamente, dunque, il confessore avrebbe già promulgato un’altra legge accanto a quella predicata dal pulpito. Questa è ipocrisia! Guai se il confessore non ricordasse mai alla persona che si trova davanti che siamo in cammino. Si rischierebbe, in nome del Vangelo della misericordia, di vanificare il Vangelo dalla misericordia. Su questo punto Pascal ha visto giusto nelle sue Provinciali, per altri versi profondamente ingiuste. Alla fine l’uomo potrebbe convincersi che non è ammalato, e quindi non è bisognoso di Gesù Cristo. Uno dei miei maestri, il servo di Dio padre Cappello, grande professore di diritto canonico, diceva che quando si entra in confessionale non bisogna seguire la dottrina dei teologi, ma l’esempio dei santi.

fonte: Il Foglio

 

93 pensieri su “L’indissolubilità del matrimonio è un dono non una norma

  1. Angelina

    Chiaro, illuminante, sostanziale. Matrimonio e annuncio cristiano di Dio che si fa alleanza, tanto da “sposare” l’umanità, sono intimamente connessi. Un uomo e una donna – insieme – per sempre: questo è il linguaggio che Dio usa per parlare di sé e per attrarre ogni anima, come nel Cantico dei Cantici.
    Vorrei tanto sentire l’esperienza di parroci, viceparroci, assistenti di gruppi e movimenti. Come declinano l’accompagnamento alle persone (futuri sposi, giovani, gruppi di famiglie, singole confessioni) con un linguaggio “comprensibile” ma autentico, senza sconti alla verità.
    Per rinnovare una pastorale spesso limitata a mera precettistica morale (percepita in fondo come un No a quasi tutto), troppo spesso si è finiti ad un atteggiamento di cordialità e invito ad un’appartenenza comunitaria un po’ troppo orizzontale. Un mio amico la chiamava “teologia della pizza”: cioè, incontriamoci, stiamo insieme, parliamo, stando anche attenti a non proporre argomenti che “allontanano”.
    La verità, vi prego sacerdoti, sull’amore. Niente di meno.

  2. Giancarlo

    Questo è Parlare. Questa è la chiesa che conosco e che amo.

    Il Matrimonio ci parla della verità dell’uomo, della sua realtà profonda. Ci dice che l’amore è per sempre, oppure non è amore. La chiesa continui a difendere questa verità e non si adegui alle pressioni del mondo, a chi invoca misericordia ma cerca solo liceità.

    Col passare delle settimane e dei mesi, vedo con sempre maggiore chiarezza lo scisma che si sta preparando. Scisma che è già nei fatti, nella prassi. Papa Francesco, illuminato dallo Spirito Santo, ha chiesto ai fedeli di tutto il mondo cosa pensano delle questioni relative al matrimonio ed alla famiglia. Con questa semplice e straordinaria iniziativa, che è stata causa di lungo scandalo per me, si è messo a fuoco il profondo divario, che esiste ormai da decenni, tra l’insegnamento della chiesa e quello che credono e vogliono tanti fedeli, soprattutto del nord del mondo. Il sinodo straordinario sulla famiglia che si terrà ad ottobre, anch’esso fortemente voluto da papa Francesco, farà scoppiare queste profonde contraddizioni e la verità verrà alla luce.

    Il sinodo sarà l’ultimo appello per i fedeli che vogliono restare cattolici.

    1. @Giancarlo, sempre “apocalittico”… 😉

      Spero e credo non si prepari alcuno scisma. Certamente lo “scisma” o “strappo” o dicotomia tra Dottrina – Prassi – Vita di molti (anche cattolici), a cui Giancarlo penso tu ti riferisca, è nei fatti.

      Questo Sinodo – momento di Grazia per la Chiesa tutta e certamente per il mondo – augurandomi non sia “l’ultimo”, non credo porterà profondi sconvolgimenti… si potrebbe dire paradossalmente che non porterà neppure reali “novità”.
      La Novità fermamente ribadita, sarà quella della Verità del Vangelo, Verità anche della Dottrina, Verità del Matrimonio (tanto per stare in tema) Cristiano così come da sempre è stato vissuto e offerto all’Uomo.
      Dici bene in questo Giancarlo, sarà Dono, ma anche Segno di contraddizione.

      Ma non illudiamoci, non sarà il Sinodo a “cambiare le cose” o le prassi distorte o il cuore dell’Uomo (comprendetemi, non che sia o sarà inutile o superfluo… ANZI).
      Ciò che potrà portare al cambiamento saranno quei Matrimoni che rettamente formati dalla Sapienza della Chiesa, sostenuti dalla Sua amorevole presenza e dalla Grazia di Dio, spinti da un Volontà operosa e obbediente, rinnovati ogni giorno dalla Misericordia (anche e soprattutto da quella vissuta reciprocamente tra i coniugi), vivificati dallo Spirito Santo, brilleranno di Luce propria… o più correttamente della Luce dall’Amore di Dio.

      Se questi Matrimoni (i NOSTRI) non brilleranno della Luce della Trasfigurazione – riandiamo al Vangelo di oggi – anche la Parola di questo nuovo Sinodo, rischierà di restare “lettera morta”.

      1. Giancarlo

        Bariom, come tu stesso rilevi, lo scisma è già nei fatti. Nei giorni scorsi Giusi dava un link di certi foglietti che girano nelle parrocchie, pubblicati dalle paoline mi pare, in cui vengono insegnate tesi eretiche. Ma poi, basta guardare a quello che succede nella realtà: secondo un recentissimo studio di Introvigne, ci sono già tantissimi sacerdoti che danno la comunione ai divorziati risposati; e questo succede in Italia. Figuriamoci cosa succede nel nord Europa e nel nord America. La prassi, ma anche e sempre più apertamente la dottrina di vaste parti del mondo cattolico è, ormai, eretica e con tendenze vistosamente scismatiche. Tanti cardinali, come Kasper e Marx, andranno al sinodo sulla famiglia non certo per farsi una passeggiata: questi vogliono un cambiamento della dottrina. Naturalmente non credo che papa Francesco sia disponibile per queste cose, anzi credo che il sinodo si risolverà in una forte riaffermazione di tutta la dottrina su matrimonio e famiglia. Dubito però che i i fautori del cambiamento si lasceranno ricondurre docilmente nell’ovile di santa madre chiesa. Lo scisma è inevitabile.

        Oppure io non ho capito niente di quello che sta succedendo. Cosa possibile.

        1. @Giancarlo, appunto dicevo, le premesse sono quelle che indichi, quelle che come si usa dire “sono sotto gli occhi di tutti” – anche se su questo non possiamo dimenticare il famoso e veritiero detto: “fa più rumore un albero che cade nella foresta che il crescere degli altri mille…” 😉

          Ciò in cui divergiamo è la prospettiva o le realtà a cui queste premesse porteranno…
          Non credo a “scismi” della Chiesa e della sua Gerarchia. Poi (se qualche autonoma testa pensante, tirerà per la sua strada – non mi riferisco a nessun in particolare – questa non sarà una novità).
          Lo “scisma” tra Verità e vita (o prassi o come vogliamo…) come dici, per molti è in atto, ma anche questa non è una novità e il mio pensiero – per quel che vale – l’ho già espresso.

          Anche qui, non si tratta di “non ho capito niente io o non ha capito niente tu”… è una diversa visone in prospettiva e credo sia lecito esporle entrambe o per entrambi contrapporre la propria.

          Se dovessi anch’io spingermi ad una visone da “fine dei tempi”, vedo l’evolversi di un tempo in cui la Chiesa, al di là dei mondani e mondiali plausi all’attuale Papa, dovuti ad una distorta e utilitaristica visione di alcuni aspetti del suo porsi (che io, sia chiaro, NON imputo in alcun modo al Santo Padre),
          sarà messa in seria minoranza, sarà SERIAMENTE perseguitata (e questo sarà il vero vaglio di chi è profondamente Cristiano Cattolico, non l’adesione più o meno formale a questo o quel Sinodo), resterà l’unica voce, che in tutti i modi si cercherà di soffocare, ad annunziare la Verità all’Uomo.
          Darà il suo Sangue nel Martirio e seguirà il Suo Signore sul Calvario e sulla Croce…

          Ma questo è già stato scritto e detto, in vari tempi, luoghi e modi e non è certo mio discernimento o mio speciale carisma profetico… 😉

    1. Alessandro

      Che il cardinal Kasper prospetti la possibilità che la Chiesa riconosca seconde nozze malgrado le “prime nozze” (per così dire) siano valide è quanto si apprende da questi passaggi della sua nota relazione al Concistoro straordinario del febbraio scorso:

      “Pertanto dobbiamo prendere in considerazione anche la questione più difficile della situazione del matrimonio RATO e CONSUMATO [e quindi VALIDO] tra battezzati, dove la comunione di vita matrimoniale si è irrimediabilmente spezzata e uno o entrambi i coniugi hanno contratto un secondo matrimonio civile…

      Un divorziato risposato: 1. se si pente del suo fallimento nel primo matrimonio, 2. se ha chiarito gli obblighi del primo matrimonio, se è definitivamente escluso che torni indietro, 3. se non può abbandonare senza altre colpe gli impegni assunti con il nuovo matrimonio civile, 4. se però si sforza di vivere al meglio delle sue possibilità il secondo matrimonio a partire dalla fede e di educare i propri figli nella fede, 5. se ha desiderio dei sacramenti quale fonte di forza nella sua situazione, dobbiamo o possiamo negargli, dopo un tempo di nuovo orientamento, di “metanoia”, il sacramento della penitenza e poi della comunione?”

  3. 61Angeloextralarge

    Grazie per questo post, che divulgherò a più non posso. Smack! 😀
    Concordo in particolare con “è deprecabile che i cattolici non conoscano la dottrina della Chiesa”: spesso parliamo senza sapere cosa dice la Chiesa… non solo sul matrimonio ma anche su altro. Per Chiesa intendo anche Parola di Dio, non solo Magistero e Tradizione. magari sappiamo bene, invece, cosa dicono altre religioni… abbiamo letto, ovviamente. 😉

  4. “Manca una pastorale familiare?

    È mancata. È una gravissima responsabilità di noi pastori ridurre tutto ai corsi prematrimoniali. E l’educazione all’affettività degli adolescenti, dei giovani? Quale pastore d’anime parla ancora di castità? Un silenzio pressoché totale, da anni, per quanto mi risulta. Guardiamo all’accompagnamento delle giovani coppie: chiediamoci se abbiamo annunciato veramente il Vangelo del matrimonio, se l’abbiamo annunciato come ha chiesto Gesù. […] Il fatto è che ora si vogliono guarire dei sintomi senza affrontare seriamente la malattia.”

    *********************************************

    Posso prendermi 5 minuti di gloria, visto che qualche giorno fa scrissi praticamente le stesse cose su Facebook? 😉 Scherzi a parte, senza sminuire il problema dei divorziati – risposati, credo che altrettanta se non maggiore attenzione meriterebbero i fidanzati: sul fidanzamento si gettano le fondamenta del matrimonio, se le fondamenta non sono salde…

    1. @Stefano te li do tutti volentieri e mi metto in coda… (chi ha la bontà di ricordare qualche mio intervento comprende) 😉

      Una è l’urgenza dell’emergenza, l’altra è l’urgenza del profondo risanamento che l’emergenza mette in luce.

  5. Alessandro

    “Dopo un paio d’anni che ero qui a Bologna, ho voluto incontrare i divorziati-risposati.
    Erano più di trecento coppie. Siamo stati assieme un’intera domenica pomeriggio.
    Alla fine, più d’uno m’ha detto di aver capito che la Chiesa è veramente madre quando impedisce di ricevere l’Eucaristia. Non potendo ricevere l’Eucaristia, comprendono quanto sia grande il matrimonio cristiano, e bello il Vangelo del matrimonio.”

    1. Il Cardinal Caffarra, che ho avuto il privilegio di incontrare in più di un’occasione e di ascoltare “dal vivo” nei suoi discorsi, oltre ad avere una grande Sapienza, un profonda Conoscenza e perfetta Comunione con Chiesa (che non sta a me indicare, ma che si evince semplicemente dal suo dire), ha una forte capacità comunicativa, che è fatta anche di un esprimersi con amore e con misericordia, che non arretrano di fronte all’esigenza di annunziare una Verità talora esigente (o dura direbbero taluni…), ma che per il modo in cui questa Verità e porta e posta, rendono accettabile il suo accoglimento anche a chi, pur trovandosi eventualmente in difetto, ha un cuore disposto ad un ascolto aperto e sincero.

      Questo è lo stile dell’Annuncio del Vangelo, d’altronde di fronte alla Parola di dio e all’annuncio dei Profeti, chi potrebbe dire di non trovarsi “in difetto”.

      Chi si dice senza peccato, fa di Cristo un bugiardo.

  6. Alessandro

    Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica “Familiaris consortio”, 20 (su indissolubilità dell’unione coniugale e indissolubilità dell’unione tra Cristo e la Chiesa, Sua dilettissima Sposa):

    “La comunione coniugale si caratterizza non solo per la sua unità, ma anche per la sua INDISSOLUBILITA’: «Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l’indissolubile unità» («Gaudium et Spes», 48).

    E’ dovere fondamentale della Chiesa riaffermare con forza – come hanno fatto i Padri del Sinodo – la dottrina dell’indissolubilità del matrimonio: a quanti, ai nostri giorni, ritengono difficile o addirittura impossibile legarsi ad una persona per tutta la vita e a quanti sono travolti da una cultura che rifiuta l’indissolubilità matrimoniale e che deride apertamente l’impegno degli sposi alla fedeltà, è necessario ribadire il lieto annuncio della definitività di quell’amore coniugale, che ha in Gesù Cristo il suo fondamento e la sua forza (cfr. Ef 5,25).

    Radicata nella personale e totale donazione dei coniugi e richiesta dal bene dei figli, l’indissolubilità del matrimonio trova la sua verità ultima nel disegno che Dio ha manifestato nella sua Rivelazione. Egli vuole e dona l’indissolubilità matrimoniale come frutto, segno ed esigenza dell’amore assolutamente fedele che Dio ha per l’uomo e che il Signore Gesù vive verso la sua Chiesa.

    Cristo rinnova il primitivo disegno che il Creatore ha iscritto nel cuore dell’uomo e della donna, e nella celebrazione del sacramento del matrimonio offre un «cuore nuovo»: così i coniugi non solo possono superare la «durezza del cuore» (Mt 19,8), ma anche e soprattutto possono condividere l’amore pieno e definitivo di Cristo, nuova ed eterna Alleanza fatta carne. Come il Signore Gesù è il «testimone fedele» (Ap 3,14), è il «sì» delle promesse di Dio (cfr. 2Cor 1,20) e quindi la realizzazione suprema dell’incondizionata fedeltà con cui Dio ama il suo popolo, così i coniugi cristiani sono chiamati a partecipare realmente all’indissolubilità irrevocabile, che lega Cristo alla Chiesa sua sposa, da Lui amata sino alla fine (cfr. Gc 13,1).

    Il dono del sacramento è nello stesso tempo vocazione e comandamento per gli sposi cristiani, perché rimangano tra loro fedeli per sempre, al di là di ogni prova e difficoltà, in generosa obbedienza alla santa volontà del Signore: «Quello che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi» (Mt 19,6).

    Testimoniare l’inestimabile valore dell’indissolubilità e della fedeltà matrimoniale è uno dei doveri più preziosi e più urgenti delle coppie cristiane del nostro tempo.
    Per questo, insieme con tutti i confratelli che hanno preso parte al Sinodo dei Vescovi, lodo e incoraggio tutte quelle numerose coppie che, pur incontrando non lievi difficoltà, conservano e sviluppano il bene dell’indissolubilità: assolvono così, in modo umile e coraggioso, il compito loro affidato di essere nel mondo un «segno» – un piccolo e prezioso segno, talvolta sottoposto anche a tentazione, ma sempre rinnovato – dell’instancabile fedeltà con cui Dio e Gesù Cristo amano tutti gli uomini ed ogni uomo.
    Ma è doveroso anche riconoscere il valore della testimonianza di quei coniugi che, pur essendo stati abbandonati dal partner, con la forza della fede e della speranza cristiana non sono passati ad una nuova unione: anche questi coniugi danno un’autentica testimonianza di fedeltà, di cui il mondo oggi ha grande bisogno. Per tale motivo devono essere incoraggiati e aiutati dai pastori e dai fedeli della Chiesa.”

    Giovanni Paolo II, Lettera alla Famiglia, 8 (su unione sponsale e unione delle Persone divine nella Trinità):

    “Il Concilio Vaticano II parla della somiglianza con Dio usando termini quanto mai significativi. Esso fa riferimento non soltanto all’immagine e somiglianza divina che ogni essere umano già possiede di per sé, ma anche e soprattutto ad « una certa similitudine tra l’unione delle Persone divine e l’unione dei figli di Dio nella verità e nella carità » (Gaudium et Spes, 24)

    Questa formulazione, particolarmente ricca e pregnante, innanzitutto conferma ciò che decide dell’intima identità di ogni uomo e di ogni donna. Tale identità consiste nella capacità di vivere nella verità e nell’amore; anzi, e ancor più, consiste nel bisogno di verità e di amore quale dimensione costitutiva della vita della persona. Tale bisogno di verità e di amore apre l’uomo sia a Dio che alle creature: lo apre alle altre persone, alla vita « in comunione », in particolare al matrimonio e alla famiglia. N
    elle parole del Concilio la « comunione » delle persone è, in un certo senso, dedotta dal mistero del « Noi » trinitario e quindi anche la « comunione coniugale » viene riferita a tale mistero. La famiglia, che prende inizio dall’amore dell’uomo e della donna, scaturisce radicalmente dal mistero di Dio. Ciò corrisponde all’essenza più intima dell’uomo e della donna, alla loro nativa ed autentica dignità di persone.”

    1. Alessandro

      Giovanni Paolo II, Mulieris Dignitatem, 7 (ancora su comunione maschio-femmina e comunione trinitaria)

      “In questa fondamentale verità su Dio il Nuovo Testamento introdurrà la rivelazione dell’imperscrutabile mistero della vita intima di Dio. Dio, che si lascia conoscere dagli uomini per mezzo di Cristo, è unità nella Trinità: è unità nella comunione.
      In tal modo è gettata una nuova luce anche su quella somiglianza ed immagine di Dio nell’uomo, di cui parla il Libro della Genesi. Il fatto che l’uomo, creato come uomo e donna, sia immagine di Dio non significa solo che ciascuno di loro individualmente è simile a Dio, come essere razionale e libero.
      Significa anche che l’uomo e la donna, creati come «unità dei due» nella comune umanità, sono chiamati a vivere una comunione d’amore e in tal modo a rispecchiare nel mondo la comunione d’amore che è in Dio, per la quale le tre Persone si amano nell’intimo mistero dell’unica vita divina. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, un solo Dio per l’unità della divinità, esistono come persone per le imperscrutabili relazioni divine. Solamente in questo modo diventa comprensibile la verità che Dio in se stesso è amore (cf. 1 Gv 4, 16).”

  7. sara s

    “L’indissolubilità matrimoniale è un dono che viene fatto da Cristo all’uomo e alla donna che si sposano in lui. È un dono, non è prima di tutto una norma che viene imposta. Non è un ideale cui devono tendere. E’ un dono e Dio non si pente mai dei suoi doni”

    Di tutto questo fenomenale intervento, mi commuove la parte sul fatto che l’indissolubilità del matrimonio è un dono. Se è così, a noi tocca “solo” disporci ad accogliere questo dono; vuol dire che non è più un capestro, dal quale cercare di fuggire; è di una liberazione sconcertante! Come ogni legge divina, del resto, anche quella sui rapporti prematrimoniali. Che si faccia fatica, una fatica boia, è fuori discussione, ma ciò non vuol dire che non sia un dono, cioè una cosa per il nostro bene, anche se lo capiremo a tentoni e a sprazzi. E poi serve a tutti, anche a chi non è separato e non lo farebbe mai (ma mai dire mai…)
    Ringrazio di cuore tutte le persone che testimoniano (come Marta, i Messori ecc) e che vorranno testimoniare come sia possibile vivere da separati senza risposarsi, perché oltre alle parole dei cardinali, noi abbiamo bisogno di vederli, questi miracoli che accadono! Come abbiamo bisogno di vedere che è possibile versare il sangue per Cristo, nei secoli, che il martirio è possibile, e questa è una forma di martirio, in fondo.

  8. paulette

    Grazie per questa bella intervista, ci voleva. Ho conosciuto Caffarra 23 anni fa e ho sempre apprezzato il suo pensiero. Sono cresciuta in una famiglia allargata e non era l’unica . Tutti,mi hanno sempre testimoniato di non aver risolto i problemi con un secondo matrimonio e tutti hanno saputo fare quello che nel primo matrimonio non hanno fatto, cioè resistere e sacrificarsi sopratutto per il bene dei figli.

  9. rosa

    Sentite io capisco che il apstore si deve occupare della pecorella smarrita: ma quante sono ‘ste pecorelle smarrite?
    E poi siam sicure che son smarrite e non si sino smarrite da per loro?
    Perchè poi sullo stesso Foglio qualche tempo fa c’era un bellissimo articolo di Roberto Volpi che dopo accurata indagine statistica che i divorzi son attribuibili per la stragrande maggioranza ai matrimoni civili Cito :”Confrontando i due indici relativi si scopre che il rischio di un matrimonio civile di chiudersi con una separazione è praticamente il doppio del rischio che corre un matrimonio religioso: 1,62/0,84 = 1,93. La qual cosa equivale a dire che il rischio di un matrimonio religioso di chiudersi con una separazione è poco più della metà del rischio che corre un matrimonio civile: 0,84/1,62 = 0,52″
    (i spaice, ma ho salvato l’articlo e non il link)

  10. Angelina

    ‘Negando la connessione inscindibile tra la sessualità coniugale e la procreazione, cioè negando l’insegnamento della Humanae Vitae, si è aperta la strada alla reciproca sconnessione fra la procreazione e la sessualità coniugale: from sex without babies to babies without sex. Si è andata oscurandosi progressivamente la fondazione della procreazione umana sul terreno dell’amore coniugale, e si è gradualmente costruita l’ideologia che chiunque può avere un figlio. Il single uomo o donna, l’omosessuale, magari surrogando la maternità. Quindi coerentemente si è passati dall’idea del figlio atteso come un dono al figlio programmato come un diritto: si dice che esiste il diritto ad avere un figlio.’
    C’è anche questo, nell’intervista. Davvero l’HV fu profetica, e proprio per questo inascoltata. Dibattiamo spesso di aborto, matrimonio indissolubile, gender; non ricordo se ci sia stata occasione in cui si sia affrontato l’argomento procreazione responsabile (e attuali derive in materia di fecondazione artificiale, il rovescio della medaglia). Che poi, è un po’ il “core business” della relazione coniugale. Che ne dite?

  11. giuseppe

    Il cardianle Caffarra dice “Giovanni Paolo II…anche eminentissimi cardinali non tengano in conto le centotrentaquattro catechesi sull’amore umano” Di che si tratta qualcuno ne sa qualche cosa? C’è qualche testo?

  12. vale

    quel che non capsico di tutta la vicenda è che il kasper,per sostenere la sua posizione, si rifà a padri della chiesa,teologi e alla considerazione che la humanae vitae e la familiaris consorzio siano superate dai tempi.

    ora sia de mattei che il perez soba ( sia a proposito dei padri della chiesa che dei teologi alla cereti) dicono che l’interpretazione è esattamente il contrario di quella che il kasper fa per sostenere i suoi argomenti.
    di più, ora, caffarra, esplicitamente dice che non si vede perché bisognerebbe tener conto dell’opinione dei fedeli del nord europa( che tra l’altro son sempre meno- vedasi le vendite e demolizioni di chiese in olanda,francia,belgio ecc) e non, per esempio, di quelli africani che ,al 75%, si son espressi contro la posizione di kasper,sostanzialmente.( come anche oggi su “il foglio” pag.2

    di più ancora: ” Mi stupisce che qualcuno dica che l’Humanae Vitae crea confusione. Che vuol dire? Ma conoscono la fondazione che dell’Humanae Vitae ha fatto Giovanni Paolo II? Aggiungo una considerazione. Mi meraviglia profondamente il fatto che, in questo dibattito, anche eminentissimi cardinali non tengano in conto le centotrentaquattro catechesi sull’amore umano. Mai nessun Papa aveva parlato tanto di questo. Quel Magistero è disatteso, come se non esistesse. Crea confusione? Ma chi afferma questo è al corrente di quanto si è fatto sul piano scientifico a base di una naturale regolazione dei concepimenti? È al corrente di innumerevoli coppie che nel mondo vivono con gioia la verità di Humanae Vitae?”

    La domanda di fondo è dunque semplice: che ne è del primo matrimonio? Ma nessuno risponde.
    Il fatto è che ora si vogliono guarire dei sintomi senza affrontare seriamente la malattia.

    è,quindi, lecito interpretare( per non dire che sono state utilizzate indebitamente fonti che affermano il contrario) tali passi allo scopo di farli coincidere con la prorpia tesi anche quando non lo sono? epperdipiù da parte di un cardinale?
    e che nessuno in quel sinodo straordinario/preparatorio abbia detto a lui che citava inesattamente- o peggio- testi contrarii alla sua opinione?

    1. @vale, senza tornare sulla polemica pro/anti-Kasper, già ampiamente sviscerata qui e altrove, una piccola nota che può valere una riflessione, quando si parla di Padri della Chiesa e se vogliamo ai primissimi secoli è quella che ci ricorda come “ai tempi” appunto, per i peccati gravi e pubblici (tra cui ovviamente l’adulterio) vi era la prassi di un periodo penitenziario che prevedeva anche l’allontanemento dalla vita comunictaria, non contemplava ovviamente il perdurare dello stato di peccato e prevedeva che questo iter o prassi fosse applicabile UNA e UNA sola volta nella vita di ciascun Cristiano.

      Per capire cosa si deve intendere per “allontanamento”, si deve pensare ad una vita “ai margini”, più che una netta separazione. Un esempio tra tutti, di ordine squisitamente architettonico – ma che rende perfettamente l’idea, era la presenza in molte chiese e soprattutto nelle cattedrali, del “narcete”, luogo antistante il vero e proprio ingresso alle navate principale, ove sostavano e partecipavano alle funzioni i catecumeni non battezzati (se non erro…) e tutti i “peccatori pubblici” penitenti.
      Troviamo ancora spesso visibile la presenza del narcete in motissime chiese, quella specie di “primo porticato” o sorta di grande anticamera oggi utilizzata per cartellonistica o altro (Duomo di Ferrara ad esempio e se non ricordo male).

      Proviamo ad immaginare oggi l’utilizzo al fine per cui nacque, del narcete… (figuriamoci – io stesso non dico che accetterei di rimanerci 😉 )… il suo essere oggi presumibilmente vuoto se fosse ancora utilizzato – certo è un mia illazione – dà, o darebbe, bene l’idea di come si vive pubblicamente il concetto di peccato e di penitenza e non lo dico solo riguardo chi fosse oggetto della penitenza, ma anche agli atteggiamenti che potrebbero riguardare chi si trovasse al di là del narcete stesso.

      Non so se ho reso l’idea… 😉

    2. Giancarlo

      Io son davvero curioso di vedere, dopo il sinodo sulla famiglia, che non potrà che ribadire tutta la dottrina ed il magistero, come Kasper e compagni di merende riusciranno a sfilarsi dal vicolo cieco nel quale si sono cacciati. Delle due l’una: o dovranno rimangiarsi le sonore sciocchezze, oppure, ed è quello che temo, tireranno dritto per la loro strada.

      1. Giusi

        Spero che sia come dici tu anche se mi sfugge il motivo di tutto il rilievo dato a Kasper……

        1. Dai Giusi, non credo ti sfugga…
          Chi soffia nelle trombe di una mentalità che diviene squisitamente mondana?

          (parlo di chi soffia, non di chi ha esternato… non vorrei essere frainteso)

  13. Alessandro

    Vale, non conosciamo che cosa esattamente i cardinali abbiano obiettato a Kasper durante il Concistoro straordinario. Inoltre, è ragionevole ipotizzare che alcuni porporati abbiano preferito affidare i propri rilievi a un intervento scritto trasmesso al Segretario generale del Sinodo.

    Sappiamo per certo che la discussione è stata vivace, perché al Corriere della Sera il Papa stesso ha detto: “Mi sarei preoccupato se nel Concistoro non vi fosse stata una discussione intensa, non sarebbe servito a nulla. I cardinali sapevano che potevano dire quello che volevano, e hanno presentato molti punti di vista distinti, che arricchiscono. I confronti fraterni e aperti fanno crescere il pensiero teologico e pastorale. Di questo non ho timore, anzi lo cerco”.

    Quello che – ribadisco – più sconcerta me dell’intervento di Kasper e dell’esaltazione che ne viene fatta sui media cattolici è ciò che Caffarra ha ben indicato:

    “Sì, qui si tocca la dottrina. Inevitabilmente. Si può anche dire che non lo si fa, ma lo si fa”.

    Insomma, non è vero che la proposta Kasper modificherebbe la disciplina lasciando illesa la dottrina. Il punto è che la proposta Kasper – esplicitamente o implicitamente poco importa (“Si può anche dire che non lo si fa, ma lo si fa”) – revoca in dubbio l’indissolubilità del matrimonio valido.
    Ma è proprio ciò che nessuno può permettersi di fare: revocare in dubbio un contenuto del Magistero infallibile, perché tale è l’ìndissolubilità del matrimonio valido, come Caffarra stesso rimarca citando Giovanni Paolo II:

    “Giovanni Paolo II diceva nel 2000 in un’allocuzione alla Rota che “emerge con chiarezza che la non estensione della potestà del Romano Pontefice ai matrimoni rati e consumati, è insegnata dal Magistero della Chiesa come dottrina da tenersi definitivamente anche se essa non è stata dichiarata in forma solenne mediante atto definitorio”. La formula è tecnica, “dottrina da tenersi definitivamente” vuol dire che su questo non è più ammessa la discussione fra i teologi e il dubbio tra i fedeli.”

    Pertanto, come evidenzia Caffarra citando Giovanni Paolo II, l’indissolubilità del matrimonio valido è dottrina DEFINITIVA (anche se non dichiarata con atto definitorio), e quindi INFALLIBILE (irreformabile, indiscutibile), infallibile essendo ogni dottrina definitiva in quanto tale, sicché “su questo non è più ammessa la discussione fra i teologi e il dubbio tra i fedeli”.

    Perciò non è nemmeno vero che una proposta che revocasse in dubbio l’indissolubilità del matrimonio valido potrebbe costituire uno “sviluppo della dottrina”, giacché è impossibile che uno sviluppo della dottrina revochi in dubbio (cioè tratti come fallibile) un dottrina infallibile.

    Questo è il punto. Il concetto che “non passa” (o passa poco) anche in molti media cattolici è che certe
    proposte non possono nemmeno essere oggetto di discussione in un Sinodo, nella misura in cui revocano in dubbio una dottrina indubitabile, e indubitabile perché infallibile.

    1. Giusi

      Alessandro i foglietti di Credere che circolano già nelle chiese si basano sulla dottrina Kasper…..

      1. Alessandro

        Per dirla tutta, la proposta Kasper (avanzata da questo porporato o da altri, poco importa), spacciata come geniale novità, è vecchia e stravecchia, ed è già stata discussa e stradiscussa nella Chiesa, e bocciata e strabocciata dal Sinodo del… 1980!
        Non occorre essere fini interpreti del cardinal Caffarra per capire che questo ci sta dicendo l’arcivescovo di Bologna:

        “Se si parla del gender e del cosiddetto matrimonio omosessuale, è vero che al tempo della Familiaris Consortio non se ne parlava. Ma di tutti gli altri problemi, soprattutto dei divorziati-risposati, se ne è parlato lungamente. Di questo sono un testimone diretto, perché ero uno dei consultori del Sinodo del 1980.

        Dire che la Familiaris Consortio [cioè l’esortazione apostolica che è frutto del Sinodo del 1980] è nata in un contesto storico completamente diverso da quello di oggi, non è vero… non ha ignorato i problemi concreti. Ha parlato anche del divorzio, delle libere convivenze, del problema dell’ammissione dei divorziati-risposati all’Eucaristia. L’immagine quindi di una Familiaris Consortio che appartiene al passato; che non ha più nulla da dire al presente, è caricaturale. Oppure è una considerazione fatta da persone che non l’hanno letta…

        Mi meraviglia profondamente il fatto che, in questo dibattito, anche eminentissimi cardinali non tengano in conto le centotrentaquattro catechesi sull’amore umano [di Giovanni Paolo II]. Mai nessun Papa aveva parlato tanto di questo. Quel Magistero è disatteso, come se non esistesse.”

        D’altronde, come scrive il teologo Juan Josè Perez Soba, “risulta sorprendente che lo stesso cardinale tedesco, nella lunga relazione presentata nell’ambito dell’ultimo concistoro, non affronti in nessun momento questo argomento [dell’indissolubilità del vincolo]. Anzi, egli parla di mantenere la giustizia senza far alcun riferimento al vincolo sacramentale come al bene di giustizia da difendere nel matrimonio cristiano, respingendo qualsivoglia offesa lo possa colpire.
        Quest’ultimo aspetto è meglio noto in quanto Familiaris consortio sul tema dei divorziati che cercano una nuova unione si riferisce esplicitamente al vincolo sacramentale (nn. 83-84) che rappresenta la base per il successivo documento della congregazione per la Dottrina della fede (14-IX-1994), promulgato proprio per ribadire l’inammissibilità della proposta dei vescovi dell’Alta Renania, tra i quali lo stesso Kasper, sui divorziati risposati”.

        Come a dire: già nel 1994 (vent’anni fa!) tra i vescovi dell’Alta Renania che proponevano la riammissione ai sacramenti dei divorziati risposati c’era Kasper, e la risposta di Ratzinger e Giovanni Paolo II è arrivata chiara e forte.

        Inoltre, “nella relazione presentata al concistoro, possiamo addirittura identificare frasi letteralmente tratte dal libro che Kasper stesso ha scritto sulla famiglia più di trent’anni fa (nel 1978) alle cui argomentazioni rimanda e da cui trae la proposta che presenta (cfr. p. 68). Si tratta quindi di una VECCHIA formulazione, precedente alla Familiaris consortio, che ignora quasi tutto ciò che è stato detto successivamente dal Magistero e dalla teologia.”

        http://costanzamiriano.com/2014/03/10/legame-sacro-vincolo-indissolubile/#more-10283

        Quindi, Kasper sta riscaldando per l’ennesima volta la solita minestra indigesta già troppe volte riscaldata da trent’anni e più a oggi, già rifiutata e strarifiutata dalla Chiesa. Altro che novità! Altro che ascolto dei “segni dei tempi”!

    2. @Alessandro, non possiamo però neppure escludere che anche di questo punto fondamentale e inamovibile (o immodificabile) si possa e debba discutere e lo si possa e si debbe fare – viste alcune premesse o ipotesi (vedi Card. Kasper) – anche durante il Concistoro.

      Anzi, proprio perché a quanto sembra, sfugge il “nocciolo”, anche in molti media e/o parte del popolo cattolico, ben venga una discussione che rimette in luce una verità fondamentele, ben venga il confronto.
      Vero è che non ci si aspetterebbero ipotesi o “varianti” proprio da chi sta ad alti vertici nella Chiesa stessa, ma tant’è e non sarebbe la prima volta e tutto sommato credo lo si debba anche sapere accettare, se e quando si resta all’interno del dialogo e del confronto.

      Ribadisco se, come credo, questo porterà tutti, ad una maggior conoscenza ed aderenza alla Verità da sempre proposta dalla Chiesa, ben venga.

      1. Succede a volte che verità date per acquisite e come tali non più discusse o discutibili, con il passare del tempo e con la spinta di una mentalità che tali verità mai ha riconosciuto o in altri casi ha “perduto di vista”, perdano quasi di valore o di “attualità”.
        Ciò che è necessario quindi è semplicemente riproporle fermamente e con rinnovata decisione e renderle vive non perché non lo fossero più, ma semplicemente la mente dell’Uomo le aveva “accantonate”.

        La loro “attualizzazione” non sta quindi nel modificarne “aggiornarne” i termini, ma riproporle e riportarle alla luce, ri-educare, farle ri-emergere dal profondo.
        Una “profondità” che per taluni è fondamento, per altri “cosa che si è persa negli abissi” (e nel ricordo)… 😉

        1. Alessandro

          @Bariom, certo, il problema sta nel significato della parola “discutere”.

          Se per “discutere” si intende ritornare a presentare il valore di un insegnamento per scoprirlo e riscoprirlo, allora ben venga la discussione (è il senso in cui tu parli di discussione: “proprio perché a quanto sembra, sfugge il “nocciolo”, anche in molti media e/o parte del popolo cattolico, ben venga una discussione che rimette in luce una verità fondamentele, ben venga il confronto), anzi, aggiungo che, in questo senso, SEMPRE l’insegnamento della Chiesa va discusso, cioè instacabilmente proposto e riproposto, con sempre rinnovato sforzo di intelligenza e di cuore, nei modi più adatti all’epoca e alla cultura (“la loro “attualizzazione” non sta quindi nel modificarne “aggiornarne” i termini, ma riproporle e riportarle alla luce, ri-educare, farle ri-emergere dal profondo”), perché tutti possano sempre di nuovo attingere alla sua forza liberante e rigenerante.

          Se invece per “discutere” si intende invece “mettere in discussione un insegnamento indiscutibile perché infallibile”, allora questa discussione la eviterei… 😉 ma su questo siamo d’accordo.

          Comunque sulla relazione Kasper ho detto tutto quello che ritenevo opportuno, e quindi aderisco all’invito da te formulato in un precedente commento, quello di non tornare sulla questione, già ampiamente sviscerata su questo blog.
          Così faccio anche un po’ di salutare penitenza quaresimale 😉

          1. Giancarlo

            Si, però scusa Alessandro; non mi pare che Kasper e compagnia cantante abbiano l’intenzione di riproporre il valore dell’indissolubilità del matrimonio per scoprirlo e riscoprirlo. Di qui lo sconcerto mio, ma credo anche tuo.

            Cosa può nascere da tutto questo?

            1. Alessandro

              Noi possiamo solo pregare (anche per Kasper), sforzare di convertirci, avere fiducia nel Signore e stare sempre sempre uniti a Lui!
              Sempre lieti e fiduciosi nel Vincitore della morte e del peccato! Il segreto della santità è “nello stare sempre molto allegri” (San Domenico Savio, credo). Ecco perché sono così cupo, perché non sono santo! 😉

      2. Giancarlo

        @Bariom

        Si, dunque… un momento… Bariom, non so se ne sei consapevole, ma stai sostenendo esattamente l’opposto di quello che dice Alessandro. Alessandro è stato chiaro: “su questo (indissolubilità del matrimonio) non è più ammessa la discussione fra i teologi e il dubbio tra i fedeli… Il concetto che “non passa” (o passa poco) anche in molti media cattolici è che certe proposte non possono nemmeno essere oggetto di discussione in un Sinodo, nella misura in cui revocano in dubbio una dottrina indubitabile, e indubitabile perché infallibile.”.

        E’ sconcertante, come giustamente rileva Alessandro, che invece se ne discute ai più alti livelli. Proprio per questo motivo io penso che papa Francesco sia davvero stato guidato dallo Spirito Santo quando ha posto il questionario ai fedeli ed ha stabilito che si tenga un sinodo straordinario proprio su queste cose. Il questionario e l’imminenza del sinodo hanno messo in evidenza l’apostasia in atto ormai da tanti anni. A questo smascheramento dell’apostasia non possono che seguire due soluzioni: o l’apostasia viene abbandonata ed i cardinaloni, seguiti dal loro popolo, fanno docile rientro nell’ovile di santa madre chiesa, oppure l’apostasia sarà vieppiù confermata, ed allora si ufficializzerà lo scisma che è già nei fatti.

        1. Alessandro

          No, Giancarlo, Bariom e il sottoscritto sono sotanzialmente d’accordo (Bariom mi smentirà se del caso), basta intendersi sul significato di “discutere”, vedi mio commento sopra.

          Non t’arrabbiare, Giancarlo, rimaniamo fiduciosi, ciò che è confuso si chiarirà!

          1. Giancarlo

            Guarda Alessandro, lontana da me ogni tentazione di polemica. Personalmente sono qui per capire. Non ho tesi da difendere. Io ho un’idea su quello che sta per succedere e l’ho detta ormai diverse volte: credo che siamo alla vigilia di uno scisma, o comunque di un forte sconquasso che disorienterà ulteriormente (come se non bastasse già l’attuale disorientamento) tanti fedeli. Sono, con te, pienamente fiducioso e certo che la verità sarà finalmente ribadita con forza, a giovamento di tutti coloro che amano Dio e la chiesa. La putredine e la sporcizia saranno spazzate via.

            1. Giusi

              C’era un film che s’intitolava non ci resta che piangere, parafrasandolo: non ci resta che attendere. Io son convinta che la putredine e la sporcizia saranno spazzate via ma non in questo mondo….

            2. Alessandro

              E allora preghiamo e operiamo, per quanto ci è possibile, perché tutta la sporcizia sia spazzata via, anche quella che produco io coi miei peccati!

            3. Per usar le tue parole Giancarlo: “non so se ne sei consapevole, ma stai sostenendo esattamente l’opposto di quello che di…ci” e cioè che non hai tesi da difendere…
              La tua tesi sullo “scisma” l’hai più volte e sposta e la riproponi ad ogni piè sospinto… 😉

              Ad ogni modo, fatta la tara alle possibili incomprensioni dovute ai termini (es. discutere = trattare, esaminare un tema confrontando opinioni diverse) diverso da “rimettere in discussione” o addirittura “confutare”), per comprendere una frase o un concetto va un po’ compresa anche la persona (su un blog dall’insieme delle sue esternazioni), il contesto e la conclusione del discorso.

              Non mi pare che anche solo la conclusione del mio discorso, porti a poter ipotizzare che io ammetta vi sia una Verità come quella sull’indissolubilità del Matrimonio che possa essere RI-discussa…
              Che poi si dica “non è più ammesso di questo si discuta” è una condivisibile affermazione ma nei fatti non viene talvolta ancora oggi rimessa in discussione chessò, la divinità di Cristo? O anche la sua stessa Resurrezione?
              Non dovremmo perciò noi, a la Chiesa meglio, accettare la “discussione”? E’ ben comprensibile in che termini affronterà suddetta discussione…

              Ciò detto posso solo confermare l’affermazione di Alessandro di vedere lui e il sottoscritto sostanzialmente d’accordo una volta chiarito (credo di averlo fatto) cosa si debba intendere per “discutere”.

              A cosa porterà (cosa potrà nascere da) tutto questo?

              Come ho detto ad un rinnovato (non “nuovo”) annuncio della Verità – sostanzialmente del Vangelo.
              Un invito alle pecorelle “smarrite” o disorientate a “rientrare nell’ovile (ricordando che come Cristo insegna spesso bisogna “assentarsi” dal “recinto” che le custodisce e protegge, per cercare la smarrita.
              Forse altre “tireranno dritto” e rischieranno di smarrirsi o allontanarsi troppo, ma, fossero anche più di una, questo non sarebbe un “scisma”.
              Qualcuno resterà deluso? Solo i Santi di Dio non restano mai delusi… quindi forza e coraggio, periamo ad arrivare a questa prossima, fulgida Pasqua come a Dio piace.

              1. Alessandro

                “Ciò detto posso solo confermare l’affermazione di Alessandro di vedere lui e il sottoscritto sostanzialmente d’accordo una volta chiarito (credo di averlo fatto) cosa si debba intendere per “discutere”.”

                Perfetto Bariom, non avevo dubbi sull’intesa, perché era chiaro in che senso parlavi di “discussione” nel tuo commento e perché frequentando da un po’ questo blog credo di averti “capito” abbastanza da escludere categoricamnente che tu intenda mettere in dubbio l’indissolubilità del Matrimonio 😉

              2. Giancarlo

                Bariom, la mia “tesi dello scisma” è semplicemente quello che penso avverrà. Ma non ho intenzione di convertire nessuno alla mia visione delle cose; anzi, sono ben consapevole che potrei sbagliarmi. Penso, semplicemente, che, delle due l’una: o Kasper e compagnia cantante si rimangiano le sciocchezze che hanno detto, si cospargono il capo di cenere e, a testa bassa, rientrano nell’ovile della chiesa cattolica, oppure dovranno prendere atto che sono fuori.

                Tu pensi davvero che gente come Kasper possa tranquillamente accettare che il sinodo finisca semplicemente per ribadire la dottrina di sempre? Pensi che i “cattolici” del nord Europa e del nord America siano disposti a rinunciare ai loro vergognosi errori? Io non so se quello che seguirà al sinodo potrà tecnicamente essere definito uno scisma, quello che è certo (secondo me naturalmente) è che milioni e milioni di “cattolici”, con a capo i loro pastori, usciranno clamorosamente dalla chiesa cattolica e lo faranno sbattendo la porta. Forse non costituiranno una nuova chiesa, ma anche se finissero per confluire nelle varie chiese protestanti, non sarebbe questo un grande sconquasso per la chiesa cattolica? E non preluderebbe, sempre secondo me, ad un altrettanto e, forse, ancora più forte “risposta” di Dio?

                Poi, sulla “discussione interna alla chiesa” fai delle affermazioni che non capisco. Se qualcuno rimette in discussione la divinità di Cristo, semplicemente, è fuori. Certamente non è cattolico, probabilmente neanche cristiano. Cosa c’è da discutere? Stessa cosa dicasi per la resurrezione: se uno la mette in dubbio è fuori dalla chiesa cattolica. Punto. Se con la parola “discutere” intendi quello che intende Alessandro, allora dovresti avere ben chiaro, come ha ben chiaro anche Alessandro, che Kasper non ha inteso ribadire, riproporre, riconsolidare il valore dell’indissolubilità del matrimonio. Kasper ha inteso fare l’esatto contrario.

                1. @Giancarlo come sempre ci stiamo “avvitando” su cose che tanti avvitamenti non richiederebbero…
                  e mi dispiace dirlo (per l’ennesima volta…) il tuo modo di esprimerti fa sempre pensare ad un giudizio negativo già espresso e incontrovertibile: “gente come Kasper” (e già ai fatto un mucchio), “pensi davvero che gente ecc…” ( tu evidentemente già pensi NO, perché io non dovrei pensare SI? Ti invito a rileggere l’inno alla Carità 😉 ), e al limite “rietrino all’ovile” ma dopo il giusto scorno per la pubblica vergogna…

                  Mi spiace in non trovo qui agganci per un confronto di alcun genere.

                  Su altro “discutere” tu fai differenza tra “intra ed extra”, che ci può e ci deve stare, ma il “se sei dentro allora no, e se sei fuori allora nemmeno… perché sei fuori” non mi para porti molto lontano.

                  D’altronte sei tu quello che “ma quale dialogo!” (o giù di lì).

                  Tu ti sei mai trovato nell’errore? Anche in buona fede, mettendo in discussione (per ignoranza o altro) questioni fondamentale sul Credo? No…. sei nato con la Scienza infusa…
                  Se invece si, qulcuno o qualcosa (anche un libro, perché anche un libro con te “dialoga” . magari non discute…) ti avrà pure “illuminato”? O ti è stato detto: “ma allora tu sei fuori, non sei dei nostri… Allora nulla con te non dialogo, discuto, parlo (mettici quel che ti pare) nemmeno!!”

                  E poi non capisco, che vai cercando nel mio scrivere? Un filo-Kasperiano da additare al pubblico ludibrio? Io penso ci sia di peggio. Vai a “trovarmi in fallo”, in contraddizione… può essere, può capitare… non sono nato “imparato”. 😉

                  1. Giancarlo

                    Certo Bariom, sulle parole di Kasper e compagnucci vari il mio giudizio negativo è senza appello. Sulle parole, non sulla persona ovviamente. Ma perché mi costringi tutte le volte a dover specificare quello che è ovvio? Sulla persona nessuno può azzardare giudizi, lo sappiamo, è inutile ribadirlo ogni volta. Quando dico “gente come Kasper” tu sei pregato di leggere “gente che si COMPORTA come Kasper” oppure “il COMPORTAMENTO di Kasper”. Chiaro? I miei giudizi sono SEMPRE sui comportamenti o sulle parole, MAI sulle persone. Poi, se una persona esprime idee o pone in essere comportamenti che lo situano oggettivamente fuori dal recinto cattolico, non dovrebbe essere uno scandalo per nessuno che qualcuno lo dica. Invece tu ti scandalizzi: ma non delle vergognose sciocchezze dette da Kasper, ma del fatto che qualcuno trova da ridire sulle parole di Kasper. Infatti, se non ricordo male, non ti è piaciuta la splendida replica del prof. De Mattei. Per te tutto deve essere dialogo; nessuno, mai (Dio ci guardi) è in errore; oppure, se lo è, allora lo siamo tutti e nessuno può avere la pretesa di correggere, di stabilire dei confini.

                    Sai che c’è? A me il dialogo fa schifo. Preferisco la Parola, la gerarchia, i confini e chi sbaglia paga. Dialogo cosa? Intanto il dialogo è fra pari e nella chiesa non siamo tutti pari: c’è una gerarchia che deve (o dovrebbe) essere ascoltata. Quindi chi dovrebbe dialogare, con chi? Da sempre c’è un magistero; questo vuol dire che c’è chi insegna e c’è (o dovrebbe esserci) chi ascolta ed impara. Cosa ha a che fare tutto questo, il magistero, la gerarchia, i confini e tutto quello che sappiamo con il dialogo? Un bel niente. Non ti è chiaro come funziona (o dovrebbe funzionare) la chiesa cattolica? C’è una Parola, affidata a dei pastori, ed un gregge che deve essere guidato e pasciuto da questi pastori. Niente dialogo quindi, niente democrazia. Verticalità piuttosto. Responsabilità. Così funziona la chiesa cattolica, non con il dialogo. Che, Gesù Cristo ha dialogato forse? Ha mai permesso che qualcuno mettesse in “discussione” la sua parola? “Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”.

                    Purtroppo ora devo lasciare. Poi ci torniamo.

                    1. Salvatore Scargiali

                      Se dobbiamo giudicare dai frutti, non è che questa organizzazione gerarchica abbia dato i frutti aspettati. I cristiani sono divisi, ci sono state guerre e violenze inaudite in nome di Dio, adesso sembrate delusi della situazione… non penso che il Signore ha ragioni per essere contento, mi sa che si rivolgerà ancora una volta a samaritani e simili … pubblicani e prostitute passeranno davanti?

                    2. Ho detto, scritto che non mi è paiciuta la splendida risposta del prof. De Mattei? Dove? Quando?
                      “Per te tutto deve essere dialogo; nessuno, mai (Dio ci guardi) è in errore…” l’ho mai dettto? Perché travisi sempre?
                      Perché (per usare le tue stesse parole “…mi costringi tutte le volte a dover specificare quello che è ovvio?”

                      A te il dialogo fa schifo? Si era capito… ma non capisco perché stai sempre qui a interloquire allora…fai dei monolighi, dei soliloqui, fai altro…

                      “Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Dovresti imparare a mettere la Parola di Dio nel giusto contesto, non piegarla a rafforzare i tuoi concetti… ma che posso insegnarti io che “non ho è chiaro come funziona (o dovrebbe funzionare) la chiesa cattolica?” (giudizio sul pensiero, sulle intenzioni, sulle supposizioni, non sulla persona… Dio mi scampi…)

                      Ah quarda che dire “gente come lui” non è lo stesso che dire “questo tipo di pensiero o queste posizioni…ecc.” e se io devo capire e interpretare cosa vorresti realmente dire, fai anche tu uno sforzo nei miei confronti o impara ad usare correttamente la grammatica e le parole.

                      Poi non capisco il tuo atteggiamento… già acclarato che noi due “non ci si prende” (e io vivo bene uguale), sforzi personalmente credo di averne fatto più d’uno, quindi “lasciamoci così senza rancor…” o hai preso la cosa come una particolare penitenza nonché di servizio alla Chiesa nello smascherare le mie recondite eresie?

                      A t’salud 😉

                2. Giusi

                  Ma che bisogno c’è di uno scisma se ognuno fa quello che vuole? Se ne vedono e sentono di tutti i colori e non c’è nessuna sanzione. Non succederà un bel niente secondo me. Qualsiasi cosa dovesse dire il Papa ognuno farà di testa sua. Intanto la maggior parte della gente pensa che il Papa abbia aperto ai gay e ai divorziati (lo sento tutti i giorni tanto che mi sono stufata pure di replicare) ma anche se non lo pensassero farebbero comunque di testa propria. Tanto la Chiesa è un supermarket e ognuno va dove c’è il prodotto che gli fa comodo. C’è il sacerdote che dice che confessarsi non serve (strasegnalato al vescovo ma sta sempre là a ricevere le sue folle oceaniche), c’è quello che confessa ma fa lo stesso la comunione ai divorziati risposati, c’è quello che va in piscina con le fanciulle in fiore, c’è quello che consola chi è incappato in un confessore severo dicendo di non dargli retta, c’è quello che canta Bella ciao in chiesa, c’è quello che fa il divo spargendo eresie ma non solo non viene redarguito ma anzi si consigliano i suoi libri e gli si affidano relazioni introduttive…. Ma perchè si dovrebbero separare? Ma dove vanno? Dove la trovano ‘sta pacchia?

                  1. Comunque lo SCISMA è un’altra cosa (credo)… cerchiamo di usare i termini correttamente sennò va bene tutto.
                    Poi lo so che Giancarlo usa “scisma” non “per modo di dire…” 😐

                    1. Giusi

                      Certo lo scisma è una cosa seria! Di epoche dove si facevano ammazzare per sostenere la retta dottrina! Non son tempi di scisma questi, son tempi di ognuno dice e fa quello che vuole……

                  2. … e se è stato “strasegnalato” al Vescovo, si lasci fare al Vescovo.
                    … oppure si “strasegnali” anche il Vescovo al Papa, che rimuova il Vescovo.
                    … poi se il Papa non lo rimuove, si strasegnali…. ooopsss 😐

                    1. Giusi

                      Bariom è ‘na vita che lo sa! Anni fa lo trasferì (in una chiesa più bella e più centrale peraltro, mai capita la ratio di questi trasferimenti) continua a fare e a dire le stesse cose, ha folle oceaniche e la chiesa dove stava prima ha chiuso perchè da un sacerdote “normale” non ci andava nessuno……. Se scrivo al Papa alla fine scomunicano me fidati…… Preferisco attendere il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria…..

  14. vale

    appunto. ed al di là delle discussioni avvenute nel sinodo, vi sono state altrettante “esternazioni” di vescovi e cardinali su giornali e riviste di varii paesi.
    a parte pochissimi- e senza contare tutti quelli che non conosciamo, mi stupisce come pochi abbiano puntualizzato tale “falsificazione” delle citazioni addotte.
    siccome-come avevo già precisato- le citazioni me l’ero andate a controllare, continuo a non capire come si possa utilizzarle in modo così parziale o difforme da quel che sono.
    tutto quì

  15. silvia

    Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. (Vangelo di Luca)
    Rispondo in particolare a Sara che vuole vedere i miracoli. Eccomi qua. Ho scritto qualcosa di me circa dieci giorni fa.
    Il mio sposo è andato via da casa lasciando le mie figlie e me poco più di quindici anni fa. Nel dolore straziante dell’abbandono ho ritrovato il Nostro Signore. Mi vengono in mente le parole di S. Paolo che dice “per grazia di Dio sono quello che sono” non mi attribuisco nessun merito. Credo che davvero il Signore mi abbia donato tanta grazia per rimanere fedele e credo anche che sia vero quello che si diceva una volta “fuggire il peccato” o più semplicemente evitare le occasioni in cui ci si potrebbe cadere. Nell’omelia del Santo Padre Giovanni Paolo II per la beatificazione di G. Beretta Molla e E. Canori Mora egli dice, tra l’altro : Vi ringraziamo, madri eroiche, per il vostro amore invincibile! Vi ringraziamo per l’intrepida fiducia in Dio e nel suo amore.
    Vi ringraziamo per il sacrificio della vostra vita. Oggi Cristo nel Mistero pasquale vi restituisce il dono che gli avete fatto. Egli infatti ha il potere di restituirvi la vita che gli avete portato in offerta.
    Queste parole toccarono profondamente il mio cuore e mi diedero forza per continuare nel mio cammino di fedeltà al matrimonio.
    Nell’intervista il Card. Caffarra poi dice “meraviglie della grazia di Dio” e si domanda “perché nessuno ne parla?”.
    Azzardo un ipotesi DIAMO FASTIDIO!
    Ma Gesù è stato chiaro “hanno perseguitato me” e poi “rallegratevi perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.
    Non sono migliore di nessuno sono una figlia di Dio che come la B.V. Maria ha detto sì.
    La porta del mio cuore è sempre aperta e se un giorno il mio sposo si pentirà e vorrà ricomporre la nostra famiglia io ci sarò.
    Pace a tutti. Silva

    1. Alessandro

      Grazie Silvia, pace a te!

      “E’ doveroso anche riconoscere il valore della testimonianza di quei coniugi che, pur essendo stati abbandonati dal partner, con la forza della fede e della speranza cristiana non sono passati ad una nuova unione: anche questi coniugi danno un’autentica testimonianza di fedeltà, di cui il mondo oggi ha grande bisogno.
      Per tale motivo devono essere incoraggiati e aiutati dai pastori e dai fedeli della Chiesa” (Familiaris consortio, n. 20).

    2. @Silvia ti abbraccio.

      La tua (sono certo lo sai) non è attesa né vana, né inoperosa… non è il tessere e disfare la tela della moglie di Ulisse.
      Ogni tua piccola e grande sofferenza offerta a Dio è una grazia in più “strappata” alla Misericordia di Dio per tuo marito.
      Il tuo non è il vivere della “vedova bianca”, è l’operare fiducioso e amorevole della moglie che non abbandona il capezzale del marito o le cure che ha per lui, neppure quando la cancrena lo ha pervaso… neppure quando “manda cattivo odore”.
      Il tuo è “eroico” combattimento, combattuto contro chi non temiamo per la morte fisica, ma perché la morte dell’anima ci può procurare.
      E per quell’anima, per la redenzione e la santificazione del coniuge che Dio ti ha affidato (come per tutti affida), stai combattendo, sostenuta dalla Potenza dell’Altissimo (Dios Todopoderoso).
      Se l’anima (e con essa il corpo) di tuo marito, ritroverà la strada del ritorno, la Grazia e la Salvezza a te lo dovrà oltre che a Dio, perché nel momento del bisogno – e quale altro potrebbe essere se non questo? – non lo hai abbandonato, seppur lui abbandonava te.

      Tu, sono certo, nel tuo cuore sai, che le parti avrebbero potuto essere esattamente invertite… Dio per strade che spesso a noi rimangono in questa vita misteriose, ha scelto te.

      Grazie Silvia e Grazie a Dio, perché al di là di tanta Teologia (o supposta tale) questa è la conferma della concretezza, della ricchezza, del valore salvifico dell’indissolubilità del Matrimonio.

      Ma questo per molti rimane “stoltezza”…non possiamo meravigliarcene.

  16. ….se per molti rimane stoltezza io questo non lo so e NON MI INTERESSA SAPERLO. Io credo che sia giusto che, come per esempio Silvia, ognuno segua la strada che gli sembra giusto seguire. Punto.

  17. Certo Alvise, “ognuno segua la strada che gli sembra giusto seguire. Punto” rimane un po’ riduttivo (c’è anche a chi pare giusto sparare all’amata che se ne vuole andare… Sono certo che non approvi… è un’iperbole).

    Rimane il fatto che ad alcun (consolati anche a tanti cattolici…) il discorso, ma più che il discorso l’ “agire” di cui sopra sembra solo una stoltezza o stupidità (come più ti piace).
    Questo è un fatto che non si può negare, non è di per sé un giudizio su chi non segue questa strada.
    Punto 😉

    1. …ogni volta che l’officiante (cosiddetto) celebra un matrimonio sembrerebbe essersi dimenticato o della parole di San paolo (sposati e sii sottomessa) o del libro della Miriano o tutt’e due.

      1. @Alvise, il libro della miriano è venuto certamente dopo la liturgia del rito…

        La lettura di San Paolo, quarda caso, è scelta da moltissime coppie (donne comprese quindi) come una delle letture su cui si poggerà lo svolgersi della Cellebrazione.

        Capisco che per te il “passaggio” significante è arduo… 😉

  18. Alessandro

    Dopo Caffarra, un altro cardinale contesta pubblicamente il “collega” Kasper.

    Giovedì sera Gerhard Ludwig Müller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, intervenuto all’Istituto superiore di scienze religiose di Capua per presentare il sesto volume dell’opera omnia di Joseph Ratzinger e per ritirare il premio dell’associazione cattolica “Tu es Petrus”, ha duramente criticato Kasper – e il suo protagonismo mediatico -, senza mai nominarlo.

    Müller ha detto infatti di non essere per niente contento “quando sento cardinali che vanno in giro parlando di tante cose”, magari mostrandosi favorevoli a “dare la comunione ai divorziati risposati”.
    Anche perché “la misericordia, che è “iustitiae plenitudo”, non può essere relativizzata con l’assenza della giustizia”.

    http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201403/140322matzuzzi.pdf


    1. “…cardinali favorevoli a “dare la comunione ai divorziati risposati”eccetra…
      Ecco, a proposito del del discorso sul blog cattolico o meno, questa credo che sia proprio una discussione strettamente riservata, se non agli ultra-cattolici, Alessandro, Bariom, Giancarlo, vale, Giusy, Angeloextralarge eccetra, perlomeno solo ai cattolici allo stato puro, non ai semplici omi cristiani (per esempio), ammesso che per sia concepibile concepibile l’esistenza di cristiani non cattolici o non fosse quasi (o nemmeno quasi) una ovvia contraddizione…

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