Un po’ di tempo con il prossimo

AppuntamentoaBelleville40

di Costanza Miriano

Amare il povero bambino africano derelitto è abbastanza facile, amare la vecchia zia noiosa con la frutta finta sulle scarpe non tanto. Nel primo caso il cuore si stringe, le emozioni fluiscono facili. Tanto che ci costa? Il povero bambino sta di là dal mare, non è molesto, e aiutarlo, che è comunque una cosa buona e santa, ci fa stare bene.

La vecchia zia, essendo reale, è piena di difetti. Anche noi lo siamo, è per questo che ci dà fastidio qualcuno che ce lo ricordi, cosa che succede se la frequentiamo. Lo sa bene il diavolo, che – come racconta C.S. Lewis ne Le lettere di Berlicche – ci sussurra alle orecchie parole malevole, per farci notare i difetti del vicino di panca in chiesa, i suoi vestiti ordinari o il cattivo odore che emana. Eppure Gesù, a chi gli chiede cosa si debba fare per essere perfetti, risponde di amare il prossimo, cioè il più vicino. A volte il più vicino è proprio la vecchia zia, che magari in estate, fuori dal serratissimo ritmo quotidiano lavoro-casa-poste-riunione-a-scuola-pediatra, abbiamo la possibilità di andare a trovare.

Anzi, proprio questo potrebbe essere un buon proposito per gli ultimi giorni di vacanza. Andare a trovare, non come gesto di cortesia o di buone maniere, parenti di città lontane, oppure vicini, ma non facili da frequentare nel ritmo quotidiano fatto di incastri a orologeria. Portare anche a loro la buona notizia, Cristo è risorto. L’estate come tempo del prossimo, dunque. Non parlo tanto dei più cari, come dei figli (il tempo per rileggere ai bambini per la quattrocentosedicesima volta la storia dei dolci di Frate Jacopa si trova sempre, o anche per ascoltare una disquisizione sulla guerra di secessione o sul modulo tattico della Roma; basta riuscire a tenere gli occhi aperti), ma di quelli con cui magari nessuno trascorre del tempo, e che chissà, forse hanno bisogno di una carezza affettuosa. I poveri ce li avevamo anche vicini e forse non ce ne eravamo accorti.

P.s. (per me stessa): che non sia una scusa per non aiutare i lontani…

fonte> Credere

23 pensieri su “Un po’ di tempo con il prossimo

  1. Carlo Baroni

    La vecchia zia insopportabile ma a cui volere bene sempre e comunque è la cifra vera del nostro amore per il prossimo. Ma com’è difficile…

  2. maria

    Dostoevskij nei Fratelli Karamazov:
    “Per amare un uomo bisogna che quello si nasconda, ma appena tira fuori il viso l’ amore svanisce”.
    Ci aiuti Cristo ad amare i visi che ben comosciamo!
    Buona giornata!

  3. Sara

    La storia dei dolci di donna Jacopa è splendida! Un vero gioiello la lettera che San Francesco le scrisse in prossimità di morte: è bellissimo come un penitente come lui, sapendo di star per morire, chieda all’amica di affrettarsi a raggiungerlo portando un panno di cilicio e la cera per la sepoltura, ma anche “di quei dolci” che sono il simbolo di quell’amicizia e di quell’affetto!

    LETTERA A DONNA GIACOMINA
    [253] A donna Jacopa, serva dell’Altissimo, frate Francesco poverello di Cristo, augura salute nel Signore e la comunione dello Spirito Santo.
    [254] Sappi, carissima, che Cristo benedetto, per sua grazia, mi ha rivelato che la fine della mia vita è ormai prossima.
    [255] Perciò, se vuoi trovarmi vivo, vista questa lettera, affrettati a venire a Santa Maria degli Angeli, poiché se non
    verrai prima di tale giorno, non mi potrai trovare vivo.
    E porta con te un panno di cilicio in cui tu possa avvolgere il mio corpo e la cera per la sepoltura. Ti prego ancora di portarmi di quei dolci, che eri solita darmi quando mi trovavo ammalato a Roma.

      1. Sara

        Mmmhhh… una giornata “storicamente” dolcissima! Grazie del link con la ricetta dei mostaccioli: li proverò senz’altro!

  4. Proprio vero… il nostro prossimo (il prossimo inteso come in una bella fila indiana, quello proprio dietro di me o avanti a me – o me medesimo, quando dallo sportello gridano: “chi è il prossimo?”) spesso puzza, ha l’alito cattivo, è di una inopportunità indicibile, di un “tempismo” destabilizzante, a volte pretenzioso e pure ingrato.

    Per questo ci vuole veramente un mega-iper-surplus di grazia per andare oltre…

    Ci vuole, in fondo, un vero “surlpus” di Amore che non può venire da noi, perchè è ancora una volta l’Amore (la Caritas, la Pietas) che fa la differenza.
    Normalmente, non andiamo forse oltre le disgustose schifezze che sono in grado di produrre i nostri figli, neonati o fanciulli? O non facciamo lo stesso per il coniuge nella malattia (e comunque non è sempre facile…)?

    Con più il cerchio della parentele si allarga e il sentimento si fa meno “viscerale”, con più la fatica aumenta (già certa cura dei figli per padri e madri, non è scontata o tra fratelli e sorelle della stessa famiglia…). Ecco che è veramente un dono e un aiuto serio da chiedere, quando di queste (o simili) situazioni il Signore ci presenta, l’Amore al prossimo.
    Vedere nell’altro nostro fratello, nostra sorella… vedere lo stesso Cristo sofferente e avere per il prossimo gli stessi occhi, la stesa cura che Cristo ha avuto per noi. Noi malati, noi paralitici, stesi sul duro lettuccio del nostro cuore, indurito dal peccato e dai nostri egoismi.

  5. shoesen

    Ricordo ogni giorno a me stessa che non devo darla vinta al diavolo che mi tenta in ogni occasione in cui mia suocera dà sfoggio esagerato del suo amore follle per sua figlia e suo genero e vi garantisco che ogni momento è buono …. E per attrezzarmi meglio per la battaglia ho deciso di stampare e portare con me una copia di questo bellissimo post. Grazie signora Miriano

  6. Fuori luogo, ma mi permetto di segnalare qua (anche perché là i commenti sono chiusi) il decisivo commento di Anonimo sulla questione degli avvocati canadesi…
    Barion e Alessandro permettendo…

    1. Ecco appunto, fuori luogo, dato che i commenti “di là” sono chiusi – e ci mancherebbe pure di riaprirli di qua (!) – commento che peraltro, ho trovato molto interessante e avrei commentato, ma “di là” non “di qua”…

      Detto questo io permetto, dato che non è in mio potere non-permettere 😉
      Il mio nick con “m” finale, grazie.

    2. Alessandro

      Il commento di Anonimo non ha alcunché di “decisivo”.

      Quanto al punto 1, si veda

      http://costanzamiriano.com/2013/08/23/omofobia-in-canada-se-credi-nella-castita-non-farai-lavvocato/#comment-61945

      Sul punto 2 avrei qualcosa da dire, ma sostazialmente Anonimo dice che la condotta dell’università non è discriminatoria, quindi nel complesso mi può andar bene.

      Quanto al punto 3, dissento: mi pare del tutto evidente che la lettera dei presidi esprima aperta ostilità alla TWU a causa della sua posizione nei confronti del matrimonio, dell’astinenza, della castità, e si precipiti in modo scriteriato a denunciare iniqua discriminazione nei confronti di LGBT, laddove questa iniqua discriminazione (come d’altronde Anonimo sostine nel punto 2) non c’è.

      Per me l’argomento è definitivamente e decisivamente chiuso qui.

      1. Anonimo

        Alessandro,

        Non ho mai sostenuto che il codice di condotta di questa università non sia discriminatorio, ma che l’avversione verso gli omosessuali non è così esplicita come invece denunciata dalla lettera dei presidi di facoltà. Credo che bisognerebbe anche vedere come lo stesso regolamento venga (in)applicato.

        Fatto è che nella lettera non viene chiesto di non ammettere (come sostenuto da Lei e dall’autore dell’articolo) al mestiere di avvocato chi si laurea in questa università, ma di tener conto del regolamento proposto/imposto agli studenti nell’autorizzare l’istituzione di una facoltà del genere in questa università, la quale non dovrà far nulla per “evitare di dover chiudere la sua facoltà di Giurisprudenza, perché nessuno s’iscrive a Legge sapendo che poi non potrà fare l’avvocato” (altra affermazione sbagliata dell’autore dell’articolo) visto che tale facoltà ancora non esiste (v. sito dell’università).

        Per il resto ho proposto una chiave di lettura alternativa (e che considero maggiormente plausibile) alla Sua: chi leggerà saprà farsi un’opinione.

  7. vale

    @ alessandro
    ma che vuoi farci…..uno vede quel che vuol vedere. o non vedere.
    che la famosa e decantata “tolleranza” sia alla base di queste leggi antiomofobia è una bufala.
    e lo dimostra non solo il caso canadese, ma anche quello della torta di matrimonio rifiutata alle due donne che volevano sposarsi, alla sala per matrimoni rifiutata alla coppia di maschi.( tutto negli usa, e , ovviamente, con denunce, picchettaggi,minacce ingiurie, ecc) per motivi religiosi. il motivo sarebbe che luoghi o negozi aperti al pubblico come esercizi pubblici( anche una università) non possono discriminare.
    è, come appare evidente, una bufala. nel senso che una volta passate le leggi non saprai mai se ti verranno a chiedere cose contro la tua morale solo per poterti denunciare( colpirne uno per educarne 100….).
    figuriamoci cosa accadrà in italia.e se non passasse la legge-speriamo-scommetto che tireranno fuori i poteri forti, i servizi segreti del vaticano( ah, sì. perché ci sono anche quelli. parola di gesuita.
    http://archivioufofiles.blogspot.it/2013/02/secretum-omega-un-gesuita-confessa-un.html
    così l’alvise di turno ha qualcos’altro su cui sfruculiare….

    1. Alessandro

      ormai bisogna ficcarsi in testa che chiunque non la pensa come un attivista Lgbtetc. è un omofobo. E poiché il ddl Scalfarotto punisce l’omofobia equiparandola al razzismo, se passa il ddl Scalfarotto chi non la pensa come un attivista Lgbtetc. sarà punibile come un razzista, un antisemita.

    1. Sara

      Le lettere di Eliseo del Deserto sono davvero splendide. E autentiche. Che Dio lo benedica!

I commenti sono chiusi.