Fuochi d’Autunno

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Di Francesco Natale

Ok: in apparenza siamo fuori tempo massimo. Ci troviamo nel cuore dell’Inverno, come termometro e igrometro denunciano con implacabile severità. Ma, consentitemi, le stagioni, ciascuna presa singolarmente e tutte quattro percepite nel loro insieme, possiedono qualità e suscitano stimoli che vanno ben oltre il loro cronologico susseguirsi.

Per questo oggi, dopo adeguata decantazione, ho voglia di distillare e di dare forma più o meno compiuta a qualche trascorsa reverie autunnale.

Tutto parte da un profumo. Un profumo assolutamente inconfondibile che ho avuto la fortuna di percepire fin dalla più tenera infanzia: quello degli sterpi bruciati. Un profumo che, al di là della variazione di essenze, suscita le stesse sensazioni nella mia terra di origine, ovvero la Lunigiana, così come nella mia terra di adozione, la Liguria. E nulla mi induce a pensare che qualcosa cambi in Veneto, in Puglia o nelle Marche.

E’ il profumo del lavoro duro, è il profumo alfiere della millenaria tradizione, il quale traccia la via da cui discendono altre innumerevoli millenarie tradizioni. Basta respirare a pieni polmoni quella fragranza di rami d’ulivo bruciati nei fuochi d’Autunno per accorgersi di una infinita rete di azioni e relazioni tra uomo e uomo così come tra uomo e terra che perdura senza sosta da millenni. In sintesi, una profonda relazione tra Uomo e Dio.

Da quei gesti sapienti e pazienti con cui i coltivatori delle mie rudi terre potano, raccolgono e infine bruciano gli sterpi, al fine di tenere ordinati e puliti i terrazzamenti (le “fasce”) la mente corre ai salumi, frutto del maiale appena macellato, che iniziano la stagionatura in cantine profonde dopo che la “macaja” (afa) estiva ha ceduto il passo a quell’aria diafana carica di nebbia ove si mescolano i sentori della farina di granturco messa a bollire per fare la polenta e di ragù che cuociono per ore amalgamando salsiccia e funghi secchi con il pomodoro messo in conserva durante l’Estate. Inizia la vendemmia, con la quale le viti stracariche vengono alleggerite del loro prezioso tesoro ormai pronto alla pigiatura, parte del quale diverrà Sangue Eucaristico (è bene ricordarlo).

Dall’Abruzzo alla Val d’Aosta i pastori abbandonano gli alpeggi (Settembre andiamo, è tempo di migrare…) e scendono al piano, officiando quel rito che taluni chiamano “desarpa”. Nei boschi che si arrossano giorno dopo giorno si raccolgono castagne, porcini e trombette. Sul mare riprende la pesca di novellame e le acque che progressivamente si raffreddano garantiscono a pesci e crostacei una fragranza inimitabile. Quante cose incredibili confluiscono in quell’odore di legna bruciata! Quanti i doni che il Creato, domato e fecondato dall’estenuante e diuturno lavoro dell’Uomo, ci offre durante l’Autunno.

Pensiamo a quanto ingegno, a quanta fatica, a quanto spirito di abnegazione e sacrificio sono stati necessari per arrivare a quel salubre fumo di sterpi e a tutto ciò che esso, con un semplice sbuffo, implica: l’uscita dalla barbarie, ovvero la civiltà.

Civiltà che in assenza di tradizione, di continuità, di ascrizione del singolo gesto ad un disegno più ampio (universale?) tale non è più: diviene semplicemente una pozza graveolente di materia aplastica, senza radici, senza tronco, senza rami. In una parola, senza futuro.

A questo punto mi chiedo, e invito anche a voi a riflettere al riguardo, in questo contesto autunnale letto semplicemente per quello che è, ovvero come un qualcosa che oggettivamente esiste, funziona e procede, poiché ha superato l’ordalia dei millenni, che spazio potrebbero mai trovare le nevrosi, le ubbie, le capziosità da leguleio figlie della cosiddetta “modernità”?

Passeggiando per le fasce ove lampeggiano i nostri (si: nostri!) fuochi d’Autunno a chi verrebbe mai in mente di elucubrare seriamente su “libertà civili”, “laicità dello Stato”, “diritti delle coppie di fatto”, “diritti dei gay”, “diritti delle donne”, “diritti degli animali”, “diritti dei diritti”, “tolleranza”, “solidarietà”, “uguaglianza”, “equidistanza”, “femminicidio” e via così, di banalità in banalità?

Semplice: a nessuno dotato perlomeno di elementare buon senso. Per una evidente ragione: mentre una cosa è naturale e ci riallaccia alle nostre profonde radici (anche e soprattutto per coloro che nel vissuto quotidiano cercano di rinnegarle), le altre cose naturali non sono: sono anzi un costrutto senza capo né coda il quale, non riallacciandosi a nulla di pregresso e di esterno all’Uomo, nulla può generare se non violenza. Una violenza che in primo luogo perpetriamo verso noi stessi, una sorta di stupro autoinflitto che, poveri pazzi, non vediamo l’ora talvolta di praticare per quell’ansia terribile e tutta “moderna” di apparire belli agli occhi del mondo. Ora, e qui sta il punto focale della questione, finché continuerà ad esistere questo legame oggettivo tra Uomo-Terra-Dio, esso fornirà baluardo efficacissimo contro la propagazione di “idee” infami e profondamente disumane.

Ne consegue che ogni aggressione, sia essa normativa o semplicemente “culturale”, nei confronti di quello che i commentatori più tiepidi chiamano malvolentieri “stile di vita” (guai oggi ad usare espressioni che implichino la pur minima differenziazione tra soggetti!) e che io preferisco chiamare Civiltà tout court, risulta chiaramente propedeutico all’incistidamento metastatico di falsi bisogni, di falsi diritti, di false “libertà”.

Impariamo a diffidare e a reagire con estremo pregiudizio, quindi, di fronte alle legioni di “commissari europei” per la caccia, la pesca, i boschi, l’ambiente; di “paladini verdi” antiumanisti; di pitonesse infervorate che, forse perché incapaci di costruirsi una famiglia propria, vorrebbero demolire quelle altrui; di “nutrizionisti” d’assalto per i quali tutto è cancerogeno tranne la soja e l’erba gatta; di falsi “sacerdoti” perennemente infatuati dalle nozze di Sodoma.

Sono tutti servi di Berlicche: e di fronte alla elementare poesia dei nostri fuochi d’Autunno non vedono l’ora di metter mano all’estintore…

25 pensieri su “Fuochi d’Autunno

  1. Anonimo

    Un commento completamente fuori argomento in risposta a quello di Alessandro, in un post dove non è più possibile replicare:

    http://costanzamiriano.com/2013/01/13/siamo-tutti-nati/#comment-49183

    Volevo ringraziarLa dell’interessante scambio di opinioni, schietto ma sempre rispettoso dell’altro (merce rara, purtroppo).

    Avrei voluto dirglielo di persona, se fosse stato Lei la persona che ho incrociato qualche giorno fa. Pazienza.

    Come ha ben scritto, chi lo ha letto (o lo leggerà) potrà concordare con uno di noi o farsi una propria idea.

    1. Alessandro

      Grazie a lei.
      Se ripassa di qui avremo magari occasione di scambiare qualche considerazione.

  2. Lisa

    Bellissimo articolo. Come persona che vive in campagna non posso che concordare in pieno soprattutto di fronte al continuo attacco che c’è nei nostri confronti. Oggi come oggi se vivi in campagna o se hai una famiglia o cmq se fai un qualcosa che ha un fondamento vieni continuamente attaccato nel tuo essere da chi non ha ne capo ne coda. In quanto al mio modo di vivere assisto da ormai 20 anni a un continuo attacco del mio lavoro da quelli che tu chiami “paladini verdi” antiumanisti, che per difendere i diritti degli animali, siano essi cinghiali o lupi o caprioli o tordi, distruggono il nostro lavoro, ci fanno piangere e tribolare. Solo la caparbietà di chi vive la terra e di terra è impastato ci fa andare avanti e la sicurezza che anche se la zizzania è stata seminata in mezzo al grano, verrà bruciata nel fuoco dopo il raccolto. Il fuoco che inonda le campagne di profumo.

  3. vale

    d’accordissimo. ma stiamo in minoranza schiacciante. e per di più ha appena giurato un tizio che la pensa esattamente all’opposto( oltre ad avere un bel po’ di potere…)

  4. lidia

    “I paladini verdi”…come ogni generalizzazione, è sbagliata.
    ci sono cose molto giuste nell’articolo – io penso che stiamo andando evrso una società atomizzata e inumana, dove si chiacchera con lo schermo di un cellulare invece che con persone reali, le emozioni si vivono sul web e la famiglia è ridotta a mero simbolo.
    Ma che cosa c’entrino i nutrizionisti e i verdi, poi…io, per esempio, se posso faccio la raccolta differenziata, mangio BIO perché di pianeta il Signora ce ne ha dato solo uno, e una volta inquinato questo non ce n’è un altro dove scappare (almeno per adesso), e sì, dico che un sano pane e marmellata (magari fatta in casa) è meglio di una merendina fatta con chissà cosa.
    E dico anche che se le pellicce hanno un senso in Siberia, in Sicilia no. E sì, mi pare abbastanza inumano uccidere 20 visoncini per fare una mantellina. E sì, francamente la caccia come sport mi pare una barbarie, perché, come dice una stupenda poesia georgiana del XV secolo, “anche la madre del leopardo (ucciso da un cacciatore) piange il suo piccolo adesso”. Io mangio carne, mi sta bene uccidere per mangiare, ma uccidere e mettere trappole per far fare il tiro al piattello a quattro cacciatori…boh, ditemi voi il senso. Però ammetto un’opinione diversa dalla mia: vabene la caccia, io sarei a favore di un mondo dove l’uomo uccide per mangiare e non per sport; ma pazienza se c’è chi pensa che la nobile arte venatoria vada protetta.
    E però, per queste idee c’è chi mi bolla come “cretina ambientalista che protegge i cani e uccide i feti” (quando mai – io sono antiabortista) o che sproloquia “meglio la terra inquinata dei gay” (a parte che io non sono “contro” i gay, l’ambientalismo c’entra coi gay come i cavoli a merenda).
    Solo perché ci sono forze politiche e d’opinione che raccolgono idee ambientaliste e idee pro-matrimonio omosessuale, ecco che si fa di tutt’erba un fascio.
    E che cavolo! Io ribadisco il diritto ad essere anti-pellicce ed anti-aborto; anti-inquinamento e anti-adozioni da parte di famiglie omosessuali, e anti-armi a volontà (baluardo deglo osannati tea Party americani) e anti-divorzio.
    infine, una cosa: quanti di voi hanno un bambino, gli chiedano se secondo lui è giusto uccidere un visone per fare la pelliccia alla mamma o uccidere una volpe per stendere la pelle davanti al camino o inquinare i campi coi pesticidi.
    Gli chieda e mi faccia sapere la risposta.

    1. Se sia “inumano” uccidere i visoni non saprei… letteralmente direi no. Ma che dire dei polli, dei suini, degli ovoni e dei bovini? Non credo abbiamo meno diritti (hanno diritti?).
      Lo so non piacerà questo discorso, ma a me mangiare carne piace e mi risulta faccia bene … Ah e il pesce? Dove mettiamo il pesce?

      Mi fermo qui. Cmq a parziale assoluzione non vado a caccia, non ho pellicce (ma il piumino d’oca si, mannaggia…) e non mi diverto certo a seviziare alcuna bestiolina. 😉

        1. lidia

          sai giusy che il sarcasmo è davvero inutile qui.ho scritto che mangio carne, ma che uccidere per sport lo trovo sbagliato
          del resto, chi non vuol capire non capisce, è inutile anche stare a perdere tempo a spiegare

        1. Bellissima questa Pietro come candid camera 😉 in realtà la dice lunga sull’ipocrisia che ci vede un po’ tutti coinvolti del tipo “occhio non vede, cuore non duole”.
          In fondo siamo in tema con il “profumo del lavoro duro” della campagna. Ricordo con quanta disinvoltura mia suocera tirava il collo alla gallina o spezzava quello dei conigli che si gustavan la domenica.

          Poi, chiaro, ci fa tutti inorridire (me compreso) il vedere cuccioli di foca presi a randellate per non bucare la pelliccia, ma il discorso ci porterebbe lontano (e forse anche fuori del “seminato”). Resto con il dubbio che sinchè ci sarà un bambino, un’uomo o una donna che viene trattato come “carne da macello”, anche un minuto speso per difendere “altro”, potrebbe essere speso meglio.

      1. lidia

        bariom, se tu avessi letto il post avresti capito che io mangio carne. I bovini ovini e suini uccisi per nutrire mi vanno bene, quelli uccisi per sport no.

        Alla fine del post ripetevo che uno può essere anti-abortista e anti-pellicce senza doversi subire tutte le volte il sarcasmo idiota di chi dice “eh ma se ti preoccupi per gli animali allora togli tempo ai bambini”.
        Io ribadisco il diritto di in cristiano di essere anti-pellicce, anti-caccia e anti-inquinamento senza dovere essere bollato come “perditempo”. Che poi la priorità assoluta la abbiano altre battaglie è chiaro.
        Che poi, mi chiedo, quanti di quelli che dicono così spendono tempo per i bambini davvero, a parte scriverci su….mia mamma qualche anno fa aveva iniziato un servizio di sostegno alla maternità – leggi: abbiamo ospitato A CASA NOSTRA (e non abito a Versailles) una peruviana battuta dal marito, senza un posto dove stare che sennò avrebbe abortito.
        Insomma, l’essere anti-pellicce non toglie tempo ad altro, direi…però ci sarà sempre qualcuno che ti chiede “eh ma allora le mucche, il pesce e le piante?”. Amarezza.
        Magari, prima di dire così uno dovrebbe calcolare chi ha davanti, se un bieco ambientalista pronto a buttare bambini nei cassonetti o gente che a parte le priorità ovvie difende anche altre cause.

        1. Cara Lidia come si fa in un blog a “calcolare chi hai” davanti? Secondo me la prendi troppo sul personale. Il più delle volte si parte da una affermazione altrui per farne un discorso più generale. Forse il mio errore é stato fare il mio commento come “risposta” ma non mi pare di aver usato termini tipo “ambientalismo idiota” (vedi la tua definizione del sarcasmo). Sono contento delle belle cosa che fate tu e famiglia, continua così e se trovi tempo per tutto ottimo (ma c’è chi – ribadisco – spende tempo solo x le bestie e choi x loro ucciderebbe anche un “umano”. Ti risulta?)
          Buona giornata.

          1. Giusi

            Conosco anch’io queste persone e veramente non hanno alcuna umanità se non….. per le bestie.

  5. Francesco Natale

    @ Vale: il cuordileone kenyota non ha più remore o difficoltà a spararle grosse, per il semplice fatto che non si pone più il problema della rielezione tra 4 anni. E’ auspicabile, tuttavia, che la forza contrattuale dei Repubblicani, con i quali è indispensabile raggiungere un accordo a pena di precipitare giù per il “fiscal cliff”, possa costituire argine efficace alle istanze “progressive” dei liberals. Quanto alla “vecchia” Europa, l’osmosi automatica con l’oltreoceano non è mai stata prassi: preghiamo perché così continui ad essere… 😉

    @ Lidia: non saprei: la questione mi pare posta in maniera un tantino pretestuosa. Per prima cosa domanderei al bambino in questione come la pensa sulla permanenza normativa di una “legge” che consente di uccidere un suo simile (in tutto e per tutto simile). Dopo possiamo pure affrontare la impellente questione del cincillà o del visone.

    1. vale

      a francesco natale
      speriamo. ma non sono molto fiducioso.anche se è vero che dove abbonda il male poi sovrabbonda la grazia.
      quì i don gallo cantano bella ciao e sventolano bandiere rosse dall’altare al termine di una messa.
      là -ma anche quì- c’è già chi vorrebbe sostituire il crocefisso in chiesa con la bandiera arcobaleno( che si sa bene che rappresenta…).
      teniamo “botta”come suol dirsi. ma a fatica…

    2. lidia

      scusa, ma la possibilità di avere leggi contro l’aborto E anche leggi contro la caccia noi non la contempliamo?
      O l’una esclude l’altra?
      Ecco – io penso che la legge contro l’aborto ha la priorità, ma la mia mente – forse offuscata – non vede la contrapposizione con una legge sulla caccia o sulle pellicce o sui pesticidi.
      Comunque, ripeto che con chi non vuol sentire è inutile parlare.

      1. Francesco Natale

        @ Lidia: non ho capito: il punto focale non mi risulta sia avere una legge “contro” l’aborto, quanto più la necessità di combattere ed abrogare una “legge” che lo consente. A parte ciò, dal tuo discorso pare emerga il postulato tale per cui io o chi per me passi le giornate a spargere cartacce, incendiare cassonetti e a torturare lemuri e chihuahua. Rasserenati: non è così. In ultima istanza, nessuno qui discute sulla bontà intrinseca della tutela dell’ambiente, che è tuttavia cosa ben diversa dall’ambientalismo: la prima è semplice e doverosa curatela di qualcosa che ci è dato, del quale siamo signori e che, pertanto, dobbiamo preservare laddove il secondo, l’ambientalismo, è una vera e propria religione laica, con i suoi dogmi, i suoi comandamenti, le sue liturgie. Una religione, ovviamente, falsa e profondamente disumana. Mi permetto di suggerire al riguardo la lettura dei seguenti, brevi, interventi: http://www.caravella.eu/?s=Ambientalismo+demoniaco&search=Cerca . PS tutte le notizie ivi riportate sono purtroppo vere. Fai tu.

  6. Grandissimo post. L’accostamento è azzeccatissimo e rispecchia il mio sentimento. Quante volte dopo aver letto su facebook o visto alla televisione notizie sempre più inumane e laiciste mi sono rinfrancato con delle passeggiate in collina, con la gente semplice lontana anni luce da quel mondo che stanno costruendo. Sembra proprio la contea degli Hobbit così apparentemente sicura e placida mentre gli orchetti da altre parti stanno preparando la distruzione.

    1. exileye, webmistress:
      …sempre la natura è stata rifugio dalla bassezza e barbarie del mondo degli uomini (noi) o laici o non laici, uguale.
      Finché esisterà ancora, la natura, ammesso che sia possibile che non esista.
      Uno vede il deserto, le sterpaglie, la desolazione e pensa che non sia natura, o per natura.
      Allora bisognerebbe o che l’uomo non esistesse o che esistesse un terzo (almeno)d’omini che c’è ora.
      Nel sub-continente indiano, per esempio, solo per accendere un focherello che riscaldi un po’ di mangiare, si sta disboscando ogni cosa, e questo è “naturale”. Una volta il Sahara non era il Sahara. Ma anche il deserto ha la sua magìa. Non per nulla anche Gesù andava lì a meditare, e prima di lui, e poi, tanti altri.

  7. Ehi! Non c’era bisogno di tirarmi in ballo 😉
    In ogni caso non posso che concordare. Può darsi che conosciate già questo frammento di Mounier, a proposito dei suoi genitori contadini:
    “È dalla terra, dalla solidità, che deriva necessariamente un parto pieno di gioia e il sentimento paziente di un’opera che cresce, di tappe che si susseguono, aspettate con calma, con sicurezza. Occorre soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina, ma nasca dalla carne.”
    Il guaio è che, quando passeggio nella campagna, il più delle volte non vedo nessuno.

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